200 euro e rimborsi 730, luglio sarà un mese molto interessante

200 euro e rimborsi 730 potrebbero portare molti italiani ad avere delle belle sorprese, proprio alle soglie delle vacanze, ecco perché.

200 euro e rimborsi 730, aspettando il mese di luglio

C’è molta attesa per il ristoro di 200 euro che il Governo ha promesso e che sarà accreditato sui conti degli italiani. Il contributo dovrebbe, secondo i ministri, rappresentare un piccolo aiuto per le famiglie, a seguito dell’alto valore dell’inflazione e del caro bollette soprattutto di gas e luce. Anche se un pò scarno visto i reali importi che stanno ricevendo le famiglie proprio in queste settimane e da quando è cominciata la guerra tra Russia ed Ucraina. Ma si aspetta l’arrivo per il mese di luglio.

Ma luglio è anche il mese dei rimborsi del modello 730. L’agenzia delle entrate già dal 23 maggio, ha dato la possibilità di presentare il 730 precompilato. Anche se a dire il vero, rispetto agli altri anni, si è un po’ in ritardo. Tuttavia il ritardo sembra potersi attribuire alle varie proroghe e alla situazione economica italiana non delle più floride degli ultimi anni. Ma attenzione perché basta un ritardo di presentazione o un errore nella compilazione per avere un rimborso nei mesi successivi.

200 euro e rimborsi 730, accrediti direttamente sul conto corrente

Se arrivano entrambi nel mese di luglio, la busta paga farà tornare il sorriso a molti. Tuttavia c’è la possibilità di accreditare i rimborsi del 730 direttamente sul proprio conto corrente. Basta farne richiesta in qualsiasi momento, tramite la specifica applicazione che consente la compilazione e l’invio dei dati via web. Dunque occorre accedere all’area riservata del sito dell’Agenzia delle entrate e dopo l’identificazione seguire il seguente percorso:

Servizi per – Richiedere – Accredito rimborso e altre somme su c/c).

Questa modalità di pagamento consente di velocizzare l’erogazione dei rimborsi ed evitare inconvenienti. Inoltre l’accredito dei rimborsi sul conto corrente può essere richiesto anche compilando l’apposito modulo. Una volta compilato va consegnato attraverso i seguenti metodi:

  • pec di uso esclusivo dell’interessato;
  • presso qualsiasi ufficio territoriale, allegando copia di un documento di identità in corso di validità del contribuente e in caso di delega la copia del documento deve essere anche del delegato.

Anche il contributo direttamente sul conto corrente

Non solo i rimborsi del modello 730 possono essere accreditati direttamente sul conto corrente, ma anche il contributo dei 200 euro. Questo perché il bonus 200 euro è automatico per i lavoratori dipendenti, pensionati che hanno un reddito annuale lordo non superiore a 35 mila euro. Mentre però i disoccupati con Naspi e Discoll ed i lavoratori domestici dovranno presentare domanda attraverso si Patronati.

Inoltre i percettori del reddito di cittadinanza avranno il contributo come i lavoratori dipendenti e pensionati, quindi con accredito diretto. Quindi soprattutto per i pensionati a luglio dovrebbe arrivare un maxi cedolino della pensione, con bonus, rimborsi della dichiarazione dei redditi e quattordicesima, dove prevista. Infine anche per i lavoratori autonomi, sembra essere stato accordato il contributo, purché però si rispetti il valore del reddito prodotto, che ancora è da definire. Si attende il decreto attuativo per tutte le risposte in merito e che dovrebbe essere previsto per metà giugno.

 

 

Nuovi aumenti prezzi carburanti, c’è attesa per un nuovo taglio accise

Non accennano a fermarsi gli aumenti prezzi carburanti con nuovi record nonostante il taglio delle accise. La guerra in Ucraina ha ormai superato i 100 giorni, chi credeva in una breve soluzione del problema deve purtroppo ricredersi e a pagarne le conseguenze sono tutti, anche i cittadini italiani che si ritrovano la benzina nuovamente oltre i due euro al litro, questo nonostante ci sia il taglio delle accise ormai in vigore da molti mesi e prorogato fino al giorno 8 luglio 2022.

Benzina e diesel: quanto costano a giugno 2022?

Mai come in questo periodo gli italiani vorrebbero ritornare in smart working, infatti proprio il lavoro da casa aveva contribuito a una discesa del prezzo durante il periodo del Covid, ma sembra che ora nulla riesca a far fermare almeno la corsa dei prezzi.

Chi ha fatto il pieno in questi giorni, soprattutto chi si è allontanato da casa per qualche giorno di relax approfittando del ponte per 2 giugno, sicuramente lo avrà notato, il prezzo della benzina ha superato 1,91 euro al litro al self service, al servito è oltre i due euro. C’è qualche distributore in cui il prezzo è schizzato oltre i due euro anche in modalità self.

Non va meglio per il prezzo del diesel che al self costa in media 1,83 euro. Secondo i calcoli di Federconsumatori una famiglia che nell’arco di un mese fa due pieni di carburante spende in media oltre 260 euro in più all’anno. Purtroppo l’aumento del costo dei carburanti si ripercuote anche su molti altri prodotti di largo consumo e in particolare sugli alimentari, sia perché attualmente il trasporto su gomma è il più utilizzato, sia perché la produzione ha costi maggiori proprio a causa dell’aumento del costo dell’energia, questo implica che tutti i prezzi sono in salita.

La corsa dei prezzi è in parte mitigata dal credito di imposta riconosciuto per agricoltori e imprese del settore pesca che possono utilizzare  in compensazione il 20% di quanto speso in carburanti, ora grazie al codice tributo reso noto dall’Agenzia delle Entrate la misura è diventata operativa e consente anche di contenere il costo di frutta, verdura e pescato al banco.

Per saperne di più leggi: Bonus carburanti per agricoltura e pesca, arrivato codice per compensazione

Nonostante le varie misure adottate, si stima un’attuale inflazione all’8% e probabilmente non accenna a diminuire.

Proroga del taglio accise sui prezzi carburanti quasi certa, aumenterà anche l’importo?

Buone notizie per gli italiani potrebbero arrivare dal Governo, infatti è quasi certa la proroga del taglio delle accise sui carburanti oltre il giorno 8 luglio 2022 (scadenza prevista per il taglio delle accise attualmente in vigore). Non è però esclusa qualche ulteriore buona notizia, infatti è possibile che ci sia un incremento del taglio e questo perché l’aumento del prezzo dei carburanti porta un gettito extra-iva e lo stesso potrebbe essere utilizzato per calmierare almeno in parte il costo alla distribuzione. A dare conferma che non si tratta solo di voci di corridoio è Maria Cecilia Guerra, Sottosegretario al Ministero dell’Economia.  Non ci sono invece particolari novità sul fronte del controlli dei prezzi che era stato più volte annunciato.

Non resta che attendere.

Scontrino parlante farmacia: qual è il significato delle abbreviazioni?

Come si legge lo scontrino parlante della farmacia necessario per la detrazione delle spese sanitarie in fase di dichiarazione dei redditi? Chi acquista farmaci, ai fini della detrazione fiscale, deve accertarsi di documentarne le relative spese attraverso la fattura oppure lo scontrino cosiddetto “parlante”. In questi documenti si deve riportare:

Se manca il codice fiscale di chi provvede all’acquisto, non si può procedere con la detrazione fiscale della relativa spesa. E non è possibile sanare la mancanza del codice fiscale in un momento successivo all’emissione.

Quali spese sanitarie si possono effettuare in farmacia ed essere detratti fiscalmente?

Gli acquisti che si possono effettuare in farmacia e che sono ammessi alla detrazione fiscale in dichiarazione dei redditi comprendono:

  • i farmaci, compresi quelli omeopatici;
  • le prestazioni galeniche, ovvero i preparati della farmacia. Il  documento di vendita oppure lo scontrino parlante deve riportarne la quantità;
  • i dispositivi medici, come siringhe, cerotti, test autodiagnostici, gel lubrificanti, provette e saturimetri. Il documento di vendita deve specificare la quantità dei prodotti comprati, la marcatura “CE” e il regolamento comunitario 2017/746 o 2017/745. In alternativa la direttiva comunitaria (90/385/CEE, 93/42/Cee o 98/79/Ce);
  • il ticket, se previsto, a favore di chi compra se la Regione contribuisce alla spesa sanitaria. Non è occorrente conservare la ricetta del dottore.

Spese sanitarie: qual è il significato delle abbreviazioni sugli scontrini della farmacia?

Ecco dunque che negli scontrini parlanti emessi dalla farmacia sono presenti delle abbreviazioni a seconda della tipologia di spesa. Per i medicinali di fascia “A”, con erogazione a carico del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), il contribuente non paga nulla o, in alternativa, paga semplicemente il ticket o una quota del prezzo nel caso in cui rifiuti la sostituzione con un farmaco generico. In tal caso, non occorre indicare la qualità e la natura dei farmaci acquistati. Nello scontrino si trovano normalmente le abbreviazioni “Tkt” e “Tick”.

Farmaci dispensati con spesa a carico del contribuenti e di fascia ‘C’: cosa sono e quali abbreviazioni si trovano sullo scontrino?

Nel caso di spese dispensate con costo a carico del contribuente (come farmaci, medicinali, etici, fascia “A”, classe “A”, generici, equivalenti), nello scontrino parlante si trova il numero di Aic. Si tratta di un codice identificativo dei medicinali ad uso umano riportante un numero attribuito dall’Agenzia Italiana del Farmaco all’atto dell’autorizzazione dell’immissione in commercio in Italia. Le abbreviazioni che si possono riscontrare sullo scontrino sono “F.co”, Fco”, “Med.”, “Med.le”, “Gen”, “Equiv.” e “Cl. A”. Per i medicinali di fascia “C”, che necessitano della prescrizione del medico, l’acquisto è a carico del cittadino che presenta in farmacia la ricetta bianca. Si tratta di farmaci, medicinali, fascia “C”, classe “C”, etici, generici ed equivalenti. Nello scontrino è presente il codice Aic. Le abbreviazioni che si possono trovare sono: “F.co”, Fco”, “Med.”, “Med.le”, “Gen”, “Equiv.” e “Cl. C”.

Codici sullo scontrino per i medicinali di libera vendita: quali sono?

Tre le tipologie di spesa per i medicinali di libera vendita:

  • medicinali di fascia “C” che non necessitano della prescrizione (“Sop”);
  • medicine di fascia “C bis”, indicati con “Otc” o medicine da banco o di automedicazione;
  • i medicinali equivalenti o generici, che non necessitano della prescrizione del medico.

La natura di queste spese riguarda i farmaci, i medicinali, la fascia “C bis”, i generici, gli equivalenti e l’automedicazione. Nello scontrino è riportato il codice Aic. Le sigle che possono trovarsi nello scontrino parlante sono: “F.co”, Fco”, “Med.”, “Med.le”, “Gen”, “Equiv.” “Otc” e “Automed”.

Medicine omeopatiche, veterinarie e preparazioni galeniche: cosa è riportato sullo scontrino fiscale?

Per le medicine omeopatiche acquistate in farmacia (farmaci, medicinali e omeopatici), sullo scontrino è presente il numero identificativo univoco. Le sigle che riporta lo scontrino, in questo caso, sono: “F.co”, Fco”, “Med.”, “Med.le” e “Omeo”. Le preparazioni geleniche sono considerate farmaci e medicinali. Sullo scontrino la qualità è descritta come “preparazione galenica”, “galenico”, “magistrale” e “officinale”. Le sigle che possono trovarsi sono: “F.co”, Fco”, “Med.”, “Med.le”, “Galen”, “Gal.”, “Magist.” e “Officin”. I medicinali veterinari devono avere tra le indicazioni il codice Aic. Si tratta di medicinali con natura corrispondente a “veterinaria”, “farmaco veterinario” e “medicinale veterinario”. I relativi codici che si possono trovare sullo scontrino sono: “F.co”, Fco”, “Med.”, “Med.le”, “Vet”, “Fco Vet.” e “Med Vet”.

Acquisti di farmaci on line: quali sono le informazioni necessarie?

Per i farmaci acquistati on line, solo dai siti autorizzati dal ministero della Salute, sono previste le stesse informazioni degli acquisti effettuati nelle farmacie. Tuttavia, non sono presenti ancora dei chiarimenti in merito alla possibilità il documento commerciale non fiscale al posto dello scontrino o della fattura.

Acquisto in farmacia di dispositivi medici di utilizzo comune, come mascherine, provette, apparecchi acustici: ecco le indicazioni

Per l’acquisto in farmacia di dispositivi medici di utilizzo comune si fa riferimento alla circolare numero 20 del 2021. Si tratta di bende, cerotti, siringhe, apparecchi acustici, mascherine chirurgiche, provette per feci o per urine, termometri e test di autodiagnosi. In questo caso, per la detrazione fiscale è sufficiente lo scontrino e la prova della marcatura “Ce”. La natura degli acquisti riguarda i dispositivi medici, i dispositivi diagnostici in vitro e gli impiantabili attivi con codice “Ad”. Il documento commerciale deve descrivere il prodotto, contenere la dicitura “marcatura Ce” e il numero del Regolamento o della direttiva Ue di riferimento. I codici che si potranno trovare sullo scontrino sono: Codice “Ad” o “PI” di trasmissione al sistema della Tessera sanitaria (“Ts”) oppure “D. Med”, “Disp. Med”, “Md”, “Diagn. Vitr. Ivd”, “DMm”, “Direttiva 93/42/Cee”, “Direttiva 98/79/Ce”, “Disp. Articolo 15, comma 2 del Dl 18-2020”, “Direttiva 90/385/Cee”, “Dlgs 46/97”.

Dispositivi medici per diagnosticare il Covid, test sierologici,  e tamponi rapidi: quali abbreviazioni sullo scontrino?

Per i dispositivi medici ai fini di diagnosticare il Covid come test sierologici e tamponi rapidi è sufficiente lo scontrino per la detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi, insieme alla marcatura “Ce” sul dispositivo se non fosse presente sullo scontrino. La natura dei dispositivi è medica e in vitro. Il prodotto acquistato deve riportare la descrizione in chiaro come ad esempio “Test diagnostico Covid-19”, insieme alla marcatura “Ce” e al numero della direttiva europea al quale si riferisce. I codici che si potranno trovare sullo scontrino sono: Codice “Ad” o “PI” di trasmissione al sistema della Tessera sanitaria (“Ts”) oppure “D. Med”, “Disp. Med”, “Md”, “Diagn. Vitr. Ivd”, “DMm”, “Direttiva 93/42/Cee”, “Direttiva 98/79/Ce”, “Disp. Articolo 15, comma 2 del Dl 18-2020”, “Direttiva 90/385/Cee”, “Dlgs 46/97”.

Altri dispositivi medici: quali diciture sullo scontrino?

Per gli altri dispositivi medici è necessario conservare la prova della natura del dispositivo e la marcatura “Ce”. Si tratta di dispositivi medici classificati in questo modo, dispositivi in vitro, dispositivi impiantabili attivi o su misura con codice “PI”. Il prodotto acquistato deve riportare la descrizione in chiaro, insieme alla marcatura “Ce” e al numero della direttiva europea al quale si riferisce. I codici che si potranno trovare sullo scontrino sono: Codice “Ad” o “PI” di trasmissione al sistema della Tessera sanitaria (“Ts”) oppure “D. Med”, “Disp. Med”, “Md”, “Diagn. Vitr. Ivd”, “DMm”, “Direttiva 93/42/Cee”, “Direttiva 98/79/Ce”, “Disp. Articolo 15, comma 2 del Dl 18-2020”, “Direttiva 90/385/Cee”, “Dlgs 46/97”.

Acquisti di servizi in farmacia relativi al noleggi di apparecchiature e refertazioni: quali sono le indicazioni?

L’acquisto in farmacia può riguardare anche i servizi come, ad esempio:

  • la messa a disposizione di operatori socio-sanitari;
  • il noleggio di apparecchiature medicali;
  • i test diagnostici;
  • le refertazioni.

In tutti questi casi, ai fini della detrazione fiscale, è necessaria la descrizione del tipo di servizio sanitario che viene messo a disposizione della farmacia. Sono ammesse le abbreviazioni sul documento commerciale a patto che risultino di facile comprensione.

Assicurazione polizze vita, infortuni e rischio calamità: quale detrazione spetta nel 730?

Qual è la detrazione fiscale che spetta sulle assicurazioni di polizze vita, rischio infortuni e rischio calamità per gli immobili in sede di dichiarazione dei redditi? Si tratta della detrazione del 19% dei premi pagati alle assicurazioni sulla vita e contro gli eventuali infortuni, oppure per il rischio calamità di immobili adibiti ad utilizzo abitativo . La disciplina relativa alle detrazioni sul modello 730 dei contribuenti segue specifiche regole. Una prima grande distinzione dei contratti assicurativi per il rischio morte e infortuni riguarda quelli stipulati (o rinnovati) entro la fine del 2000 e quelli stipulati (o rinnovati) a decorrere dal 1° gennaio 2001.

Detrazione fiscale del 19% sui premi assicurativi vita e infortuni: distinzione dei contratti

La prima tipologia di contratti assicurativi di polizze vita o contro gli infortuni riguarda quelli stipulati (o rinnovati) entro il 31 dicembre del 2000. Si tratta delle detrazioni sui premi di contratti di durata eccedente i 5 anni, anche se stipulati con compagnie estere o i cui premi siano stati versati all’estero. I contratti stipulati o rinnovati successivamente al 31 dicembre 2000 trovano diversa disciplina per i premi versati alle assicurazioni. Tali contratti hanno per oggetto il rischio di morte o di invalidità permanente (per almeno il 5%) contemplando tutte le cause possibili.

Come si calcola la detrazione fiscale del 19% sui contratti assicurativi vita e infortuni?

Il calcolo della detrazione del 19% sui contratti assicurativi vita e infortuni va fatto su un ammontare totale dei premi versati nel periodo di imposta pari a 530 euro. Tale limite sussiste anche nel caso in cui si siano stipulati più contratti. L’ammontare totale della detrazione può essere elevato a 750 euro nel caso in cui i contratti siano stipulati per coprire il rischio di morte di persone aventi disabilità grave.

Contratti assicurativi causa morte per persone con disabilità grave: come deve essere accertata?

A tal proposito, le casistiche sono disciplinate dal comma 3, dell’articolo 3, della legge numero 104 del 1992. La disabilità grave deve essere accertata dall’unità sanitaria locale e dalle commissioni mediche incaricate. L’accertamento, inoltre, deve essere integrato dall’esame di un operatore sociale e di un esperto in servizio presso l’unità sanitaria locale. Il codice di spesa per i premi relativi a questa tipologia di assicurazione è “38”.

Come vanno compilati i campi del modello 730 per la dichiarazione dei redditi dei premi assicurativi vita e infortuni?

Nel modello 730 di dichiarazione dei redditi, in linea generale, deve essere utilizzato il codice di spesa “36” da immettere ai righi E 8, E 9 ed E 10 del quadro E del 730. In questi righi dovranno essere indicati i premi assicurativi versati nell’anno di imposta 2021 per la dichiarazione dei redditi del 2022. Il codice “39” deve essere utilizzato, invece, nel caso di premi assicurativi a copertura dei rischi di persone non autosufficienti.

Ecco i codici da utilizzare nel quadro E del modello 730 per la detrazione dei premi assicurativi

Si beneficia della detrazione fiscale nel modello 730 nel caso in cui la compagnia di assicurazioni non possa recedere dal contratto. L’ammontare complessivo massimo sul quale va calcolata la detrazione fiscale è pari a 1.291,14 euro, al netto dei premi relativi alle assicurazioni:

  • per il rischio di morte o di invalidità permanente (per i quali va utilizzato il codice “36”);
  • per le assicurazioni aventi ad oggetto la tutela delle persone con disabilità grave (il codice da utilizzare è il “38”).

Quale codice va utilizzato nel modello 730 per i premi assicurativi aventi ad oggetto il rischio di eventi calamitosi?

La polizza assicurativa può avere ad oggetto anche eventi calamitosi e, dunque, la tutela di unità immobiliari ad uso abitativo. In questo caso, l’assicurazione tutela gli immobili per i contratti stipulati a decorrere dal 1° gennaio 2018. Vi rientrano anche i contratti stipulati precedentemente, ma rinnovati prima di tale data alle medesime condizioni. Per la detrazione nel modello 730 di dichiarazione dei redditi il contribuente deve utilizzare il codice “43”. Non si può procedere con la detrazione se il contratto assicurativa ha per oggetto la sola pertinenza.

Premi assicurativi contro rischi di calamità degli immobili abitativi: quando la detrazione fiscale è del 90%?

Per questa tipologia di premi assicurativi è prevista la detrazione fiscale del 90% di quanto versato nell’anno di imposta per la copertura dei rischi legati a eventi calamitosi. La polizza assicurativa deve essere stata stipulata contestualmente alla cessione a una compagnia assicurativa del credito di imposta derivante da lavori rientranti nel sisma bonus. In questo caso, nel modello 730 di dichiarazione dei redditi va utilizzato il codice “81”.

Come si compila il modello 730 per i premi assicurativi?

In linea generale, nella compilazione del quadro E del modello 730 di dichiarazione dei redditi, il contribuente deve prestare attenzione ai premi inseriti nella Certificazione unica dell’anno in corso. In particolare, nella Certificazione unica, il contribuente deve prestare attenzione ai punti:

  • 341;
  • 342;
  • 343;
  • 344;
  • 345;
  • 346;
  • 347;
  • 348;
  • 349;
  • 350;
  • 351;
  • 352.

I codici che risulteranno riportati a questi punti possono essere: “36”; “39”; “43”; “81”.

Detraibilità dei premi assicurativi nella dichiarazione dei redditi: i limiti di reddito

Ulteriore raccomandazione per la detrazione dei premi assicurativi deriva dal livello del reddito dichiarato. La detrazione del 19% dei premi assicurativi è al 100% nel caso in cui si tratti di redditi complessivi fino a 120 mila euro. Tale detrazione scende fino ad azzerarsi per i redditi superiori e fino al limite di 240 mila euro. Infine, per essere detraibili i premi devono essere stati versati con metodi di pagamento tracciabili.

Come scegliere l’utenza di lavoro sul portale Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate

Per la gestione completa del flusso relativo alle fatturazione elettronica c’è sul web un portale istituzionale che, con accesso tramite le credenziali, è ad accesso ed a fruizione gratuita. Il che significa che il titolare di partita IVA, volendo, non ha bisogno di dover utilizzare software a pagamento per essere in regola con tutto il ciclo della fatturazione elettronica.

Questo portale è ‘Fatture e Corrispettivi‘ dell’Agenzia delle Entrate con l’autenticazione che è subordinata sia all’uso di un browser aggiornato, sia alla scelta dell’utenza di lavoro. Vediamo allora, nel dettaglio, proprio come scegliere l’utenza di lavoro sul portale Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate.

Accesso al portale Fatture e Corrispettivi solo con un browser aggiornato

In particolare, come sopra accennato, prima di scegliere l’utenza di lavoro sul portale Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate è necessario che il browser di navigazione che è stato scelto per l’accesso tramite le credenziali, per esempio ‘Chrome’, sia correttamente aggiornato. Ovverosia, che sia aggiornato ad una versione recente.

Al riguardo, nella sezione relativa all’assistenza online per il portale ‘Fatture e Corrispettivi’, l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione degli utenti proprio il servizio web di verifica rapida del proprio browser. Un servizio di verifica che è ad accesso libero e quindi senza alcun bisogno di autenticazione.

Portale Fatture e Corrispettivi, dall’utenza di lavoro alla sola opzione ‘Me stesso’

Accedendo al portale ‘Fatture e Corrispettivi’ con le proprie credenziali, l’utente è chiamato a selezionare l’utenza di lavoro quando opera per conto di altri. Ed al riguardo è stato legittimamente incaricato e delegato.

Invece, l’utente che accede al portale ‘Fatture e Corrispettivi’ in proprio per la propria partita IVA, e quindi in assenza di deleghe, la scelta dell’utenza di lavoro si riduce alla presenza della sola opzione ‘Me stesso‘. Ed in tal caso, si legge altresì sul portale dell’Agenzia delle Entrate, il sistema, in quanto non ci sono utenze di lavoro tra cui scegliere, mostrerà direttamente quelli che sono i servizi disponibili.

Ricordiamo infine che per autenticarsi al portale ‘Fatture e Corrispettivi’ serve il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), la Carta d’Identità Elettronica (CIE) oppure la Carta Nazionale dei Servizi (CNS). Così come i titolari di partita IVA, a differenza dei privati, possono ancora utilizzare le credenziali rilasciate dal Fisco. Ovverosia, il Codice Fiscale/Codice Entratel unitamente alla password ed al codice PIN.

Nuove imprese, alcuni consigli per non chiude nel breve periodo

Le nuove imprese devono affrontare parecchie difficoltà lungo la loro fase iniziale. Ecco quindi alcuni consigli per evitare di chiudere.

Nuove imprese, gli aspetti positivi di una nuova impresa

La creazione di nuove imprese genera degli aspetti positivi. Tra i benefici più frequenti vanno evidenziati quelli relativi alla creazione di nuovi posti di lavoro e magari all’introduzione e diffusione di nuove innovazioni. E’ anche vero, che soprattutto nella fase iniziale, si tratta di imprese di piccole dimensioni, che poi si allargano al crescere del proprio business.

La creazione di lavoro permette quindi la possibilità a nuove persone di trovare un’occupazione. Talvolte anche la possibilità di sviluppare modelli basati sulla specializzazione e flessibilità dei propri lavoratori. Ma anche la possibilità di creare nuovi gruppi produttivi che possono trovare insieme delle soluzioni innovative. E chissà produrre dei nuovi prodotti o servizi che possono essere anche ben pubblicizzati, trovare un largo consumo e crescere anche nel breve  periodo.

Nuove imprese, perché a volte si chiude nel breve periodo?

Molte nuove imprese chiudono nei primi anni di vita. Oppure danno vita a piccole imprese che rimangono sempre tali, senza svilupparsi in modo significativo. Uno dei motivi per cui le imprese chiudono troppo presto è la scarsa capacità organizzative e imprenditoriali dell‘imprenditore. Com’è noto negli ultimi 20 anni l’economia italiana si basa su modelli di flessibilità e di divisione specialistica del lavoro. Dunque un’impresa ben strutturata ed organizzata al proprio interno ha più possibilità di resistere e di crescere.

Un altro motivo è legato alla scarsa disponibilità finanziaria. Quando si apre occorre stare attenti a tutte le spese da sostenere nella fase inziale e la previsione dei primi periodi. Anche perché in questa prima fase i costi sono superiori ai ricavi. E’ poco provabile, che oggi si aprono le porte e subito si comincia a guadagnare, anche perché occorre un periodo di recupero, che si può definire “fisiologico“.

A questo punto è anche importante capire se ci sono dei finanziamenti o aiuti di Stato. Molto spesso infatti Invitalia propone dei contributi per le giovani imprese. Ad esempio spesso ci sono incentivi per giovani e le donne che vogliono diventare imprenditori. Le agevolazioni sono valide in tutta Italia e prevedono un mix di finanziamento a tasso zero e contributo a fondo perduto per progetti d’impresa con spese spesso detraibili.

Alcuni consigli utili, per non chiudere nel breve periodo

Due elementi che caratterizzano le imprese di successo sono “novità” e “valenza di imprenditorialità“. In merito alla novità occorre fare riferimento al concetto di sperimentazione, cioè a qualcosa che sia sperimentato per la prima volta. In altre parole, se l’azienda nuova nasce dalle ceneri di una vecchia, statisticamente ha meno probabilità di riuscita. Mentre una nuova esperienza, che non ha legami con il passato, a parte le eventuali conoscenze acquisite, spesso risulta maggiormente di successo.

Il secondo concetto è quello della “valenza di imprenditorialità“. Soprattutto nella fase iniziale la figura dell’imprenditore è il perno principale. Infatti occorre che sia preparato, abbia esperienza, conoscenza nel settore in cui vuole operare e sia capace di cogliere le opportunità che gli offre il mercato e l’ambiente circostante. Quindi il profilo individuale dell’imprenditore in termini dei suoi bisogni psicologici, la sua voglia di autorealizzazione, la propensione alla gestione del rischio, sono elementi molto importanti per una buona riuscita.

A questo va aggiunto anche un altro suggerimento, quello della gestione e controllo dell’andamento. Questo perché a volte le imprese di accorgono di essere in difficoltà, quando già stanno fallendo. Mentre un’attività di controllo sui feedback, briefing con il personale permettono di avere costantemente la situazione sotto controllo. Quindi la realizzazione anche di business plan per ogni singolo progetto ne evidenziano la fattibilità e le risorse da impiegare. Solo così si conosce la capacità di realizzazione da parte dell’impresa.

Contributi a fondo perduto export e digitale Simest 394, domande dal 12 luglio

Sono stati riaperti i termini per la presentazione delle domande dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti agevolati Simest del Fondo 394 per la digitalizzazione delle imprese, la transizione ecologica e per l’export. A deciderlo è stato il Comitato agevolazioni di Simest che ha deliberato la possibilità di ottenere gli incentivi della transizione digitale ed ecologica delle piccole e medie imprese. Le agevolazioni rientrano nei contributi erogati dal Fondo 295 del 1973 e dal Fondo 394 del 1981.

Contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati Simest per investimenti nel digitale ed export, i riferimenti normativi

I finanziamenti agevolati sono previsti dal finanziamento delle risorse a valere sul Programma Next Generation EU, Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr), alla misura 1, componente 2, investimento 5 della linea progettuale “Rifinanziamento e ridefinizione del fondo 394 del 1981”. La gestione dei finanziamenti è affidata a Simest e la pubblicazione del relativo decreto è avvenuto nella Gazzetta Ufficiale numero 126 del 31 maggio scorso.

Quali sono le condizioni di ammissibilità degli interventi Simest?

Ammessi ai finanziamenti agevolati e ai contributi a fondo perduto del Fondo 394 di Simest sono:

  • gli investimenti in spese digitali per una quota non inferiore al 50%;
  • le spese per promuovere la sostenibilità e la competitività sui mercati internazionali per il rimanente 50%.

Quali sono le imprese che possono richiedere le agevolazioni del Fondo 394 per l’export e la digitalizzazione?

Le imprese, per poter richiedere i finanziamenti e i contributi a fondo perduto per l’export e la digitalizzazione devono avere i seguenti requisiti:

  • deve trattarsi di una piccola e media impresa che abbia sede legale sul territorio italiano;
  • al momento della presentazione dell’istanza, l’impresa deve avere la forma di società di capitali da non meno di 2 anni;
  • deve aver depositato almeno 2 bilanci inerenti a 2 esercizi completi presso il Registro delle imprese;
  • il fatturato estero deve consistere in almeno il 20% del fatturato totale dell’azienda degli ultimi due esercizi;
  • non deve rientrare nei settori esclusi alle agevolazioni, reperibili nella circolare numero 1 del Pnrr 394 del 2021 “Transizione digitale ed ecologica delle Pmi a vocazione internazionale”.

Contributi a fondo perduto Simest, quanto si può richiedere di agevolazione?

Le imprese interessate possono richiedere finanziamenti e contributi per l’importo che sia minore tra:

  • i 300 mila euro;
  • il 25% dei ricavi medi degli ultimi bilanci approvati e depositati presso il Registro delle imprese.

Le imprese possono dunque chiedere una quota di finanziamenti degli investimenti nel digitale e nell’export che può essere pari al:

  • 40% per le imprese che, alla data di presentazione della domanda, abbiano la sede operativa attiva in sei regioni. Ovvero, in Sicilia, Sardegna, Puglia, Molise, Campania, Calabria, Basilicata e Abruzzo;
  • fino al 25% dell’importo degli investimenti per le imprese che abbiano sede operativa nelle restanti regioni.

Cosa avviene se l’impresa ha già presentato una domanda al Fondo Simest per la transizione ecologica e digitale?

Nel caso in cui l’impresa abbia già presentato una domanda al Fondo 394 di Simest per la transizione ecologica e digitale si può inoltrare una nuova istanza che va ad aggiungersi a quella precedente. In tal caso, l’importo del finanziamento si somma fino alla concorrenza del totale massimo ammissibile pari a un milione di euro. Una quota dell’agevolazione può essere riconosciuta a titolo di cofinanziamento. In ogni caso, fermo restando l’importo limite dell’agevolazione, l’impresa non può esporsi per oltre il 50% dei ricavi medi ottenuti nei precedenti 2 bilanci.

Domande di finanziamento Simest per transizione ecologica e digitale: da quando si può presentare?

Le domande di finanziamento al fondo Simest per la transizione ecologica e digitale e per l’export possono essere presentate a partire dal 12 luglio 2022. L’apertura della piattaforma è prevista per le ore 9:00. La chiusura delle domanda è fissata alle ore 18:00 del 31 ottobre 2022.

Contributi a fondo perduto e finanziamenti fino all’80% per le imprese creative

È stato pubblicato il decreto del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) che assegna contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati a copertura dell’80% delle spese ammissibili delle imprese attive nella creatività. Si tratta, principalmente, delle imprese operanti nei settori della moda, dei media, del design e dell’oggettistica. Il provvedimento ministeriali prevede, dunque, un mix di incentivi a determinate condizioni. Ci saranno due vie per la presentazione delle domande.

Piccole e medie imprese (Pmi) creative: il mix di finanziamenti fino all’80% delle spese ammissibili

Il mix di incentivi messo in campo del ministero per lo Sviluppo Economico prevede contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso zero. Il Mise ha stanziato 40 milioni di euro a sostegno della nascita, dello sviluppo e del consolidamento delle imprese creative. Venti milioni di euro saranno destinati ai finanziamenti di ciascuno dei due anni 2021 e 2022. L’agevolazione può arrivare alla copertura delle spese ammissibili fino all’80%. Il decreto del Mise è stato publicato in data 30 maggio 2022 in attuazione del decreto del 19 febbraio scorso.

Contributi a fondo perduto Pmi creative: quali sono gli ambiti di intervento?

Due sono le tipologie di interventi finanziabili grazie ai contributi a fondo perduto e ai finanziamenti a tasso zero del decreto del Mise. Nel decreto del 30 maggio scorso si fa riferimento al Capo II, relativo alla nascita, allo sviluppo e al consolidamento delle piccole e medie imprese creative; e al Capo III, relativo alla collaborazione tra le imprese creative e i soggetti che operano negli altri settori.

Nascita, sviluppo e consolidamento delle Pmi creative: quali sono i contributi e i finanziamenti a disposizione?

Gli incentivi a favore della nascita, dello sviluppo e del consolidamento delle piccole e medie imprese creative previsti dal Capo II sono destinati ai seguenti investimenti:

  • spese ammissibili relative al capitale circolante entro i 500 mila euro;
  • investimenti della durata massima di due anni, con decorrenza dalla sottoscrizione del provvedimento che concede gli incentivi;
  • perimetro dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti a tasso zero riservato alle imprese costituite da massimo cinque anni. La decorrenza è a partire dal momento in cui si presenta l’istanza di richiesta dei contributi;
  • per le Pmi costituite da oltre cinque anni, si possono richiedere gli incentivi per ampliare o diversificare la propria attività. In alternativa la richiesta può prevedere nuove soluzioni di efficientamento energetico dei processi produttivi e le innovazioni.

Quali sono i contributi a fondo perduto e i finanziamenti a tasso zero previsti le la nascita, sviluppo e consolidamento delle Pmi creative?

Il mix di incentivi (fino all’80%) dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti a tasso zero per la nascita, lo sviluppo e il consolidamento delle Pmi creative consiste:

  • in sovvenzioni che possono coprire fino al 40% degli investimenti;
  • in finanziamenti a tasso zero o agevolato, di durata di dieci anni, con copertura delle spese per il restate 40%.

Area di incentivi sulle collaborazioni delle piccole e medie imprese e gli altri settori

L’area di intervento relativa al Capo III del decreto del ministero per lo Sviluppo Economico riguarda le collaborazioni tra le piccole e medie imprese e gli altri settori. In questo ambito, i contributi a fondo perduto e i finanziamenti possono essere richiesti per i seguenti investimenti:

  • servizi specialistici erogati da micro, piccole e medie imprese creative o da enti di ricerca e università;
  • investimenti negli ambiti di sviluppo del marketing o del brand; design (anche industriale); di innovazioni in campo tecnologico nella conservazione, nella fruizione e nella commercializzazione di specifici prodotti di valore artistico, creativo o artigianale; per l’aumento del valore dei profili identitari delle Pmi.

Per gli investimenti di cui al Capo III del decreto del Mise gli incentivi possono arrivare all’80% degli investimenti. Si tratta, principalmente, di spese effettuate per acquistare i servizi specialistici nell’ambito della creatività. Il tetto massimo di spesa è fissato in 10 mila euro.

Quali sono le spese finanziabili con il decreto del ministero per lo Sviluppo economico per le Pmi creative?

Sono quattro le tipologie di investimenti di spesa che danno origine alla richiesta del mix di incentivi delle piccole e medie imprese creative. In particolare:

  • le spese relative a immobilizzazioni materiali come macchinari, attrezzature e impianti. I beni devono essere nuovi di fabbrica;
  • gli investimenti in immobilizzazioni immateriali, come brevetti, licenze d’uso, programmi informatici, software;
  • le opere murarie devono avere valore massimo del 10% rispetto alle altre spese ammissibili;
  • il capitale circolante, costituito da materie prime, merci, materiali di consumo, servizi, fidejussioni per il progetto, costi del lavoro alle dipendenze. Il capitale circolante non può superare il 50% del totale dei costi ammissibili.

Contributi a fondo perduto Mise e finanziamenti a tasso zero per le Pmi creative: come presentare domanda?

Per la presentazione delle domande è necessario far riferimento a due date:

  • la compilazione delle domande per gli investimenti del Capo II del decreto Mise può avvenire già dalle ore 10:00 del 20 giugno prossimo. Per gli interventi ammessi al Capo III bisognerà attendere il 6 settembre 2022, con apertura della piattaforma Mise alle ore 10:00;
  • l’invio della domanda vera e propria avverrà dalle ore 10:00 del 5 luglio prossimo per gli investimenti del Capo II del decreto Mise e dal 22 settembre 2022 (ore 10:00) per gli investimenti del Capo III del decreto Mise.

 

Parcheggi disabili, ecco le novità del parcheggio gratis anche sulle strisce blu

 

Con il via libera al decreto ormai approvato ecco che finalmente il parcheggio gratuito per i disabili diventa realtà. Naturalmente si parla di parcheggio a pagamento con le strisce blu, perché negli spazi dedicati ai disabili per chi espone il contrassegno relativo, il parcheggio è gratuito da tempo. La questione dei parcheggi in Italia e degli spazi per le auto è sempre una problematica in numerose città. La carenza di spazi dove mettere l’auto è un problema serio per tutti gli automobilisti. E i disabili non sono da meno. Anzi, il problema dei parcheggi è ancora più pesante, naturalmente, per i disabili. Gli invalidi hanno serie problematiche a trovare dove collocare l’auto nonostante siti loro dedicati. Ma gli spazi relativi all’utilizzo del contrassegno sono assai inferiori alle necessità.

Però adesso il governo ha approvato il decreto che permette il parcheggio gratuito sulle strisce blu per i disabili. E questo sarà un notevole vantaggio per loro.

Il decreto infrastrutture e ciò che prevede per il parcheggio per i disabili

Con la canonica pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto, il governo ha finalmente reso esecutivo il progetto di sostenere i disabili in materia di parcheggi auto. Infatti come si legge sul Sole 24 Ore, sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il testo di conversione in legge del noto decreto Infrastrutture. E tra i tanti punti del decreto, quello tanto atteso era proprio questa agevolazione per i disabili.

Dal decreto esce fuori che per i disabili nasce il diritto alla sosta gratuita anche nei posti riservati al parcheggio a pagamento. In pratica tutti coloro che hanno il contrassegno per disabili avranno il diritto e la relativa autorizzazione a sostare in maniera gratuita, oltre che nei parcheggi loro riservati, anche nelle postazioni contrassegnate dalle strisce blu. E sono quelle postazioni che prevedono il pagamento del parcheggio tramite ticket e parchimetro.

L’autonomia dei comuni in materia di parcheggi a pagamento

Era dal novembre 2021, dopo il passaggio in Senato del decreto Infrastrutture, che si attendevano novità in materia. Si attendeva la definitiva entrata in vigore del decreto con il via libera alla novità dei parcheggi gratis sulle strisce blu. Adesso il decreto numero 121 del 2021, per l’appunto il decreto Infrastrutture, è stato definitivamente approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Come si legge nel testo, l’entrata in vigore del decreto autorizza gli invalidi con contrassegno per disabili esposto al posto del ticket per il parcheggio, a sostare gratuitamente. Finisce così la piena autonomia dai Comuni che fino a ieri adottavano regole e regolamenti differenti gli uni dagli altri.

Il contrassegno resta sempre fondamentale

A dire il vero da tempo il governo ha suggerito ai Comuni di rendere gratuito questo genere di parcheggio per i portatori di handicap. Naturalmente, essendo soltanto un semplice suggerimento, non tutti i Comuni si sono allineati. I disabili che non trovano spazio nei posti loro riservati, ed hanno necessità di parcheggiare, adesso potranno farlo liberamente anche nei parcheggi dove la sosta è a pagamento. Come evidente, al posto del ticket, che tutti gli automobilisti devono mettere esposto dopo aver pagato il corrispettivo per il parcheggio tramite parchimetro, dovranno esporre il loro contrassegno per disabili.

Altre novità del decreto infrastrutture non solo per i disabili

La materia dei parcheggi auto, oltre che per la novità delle strisce blu gratis per i disabili, presenta un’altra grande  novità nel prima citato decreto Infrastrutture. Infatti nel testo dello stesso decreto viene confermato il parcheggio gratuito e facilitato per le donne in gravidanza o per quelle con figli fino ai 2 anni di età. Si tratta naturalmente degli ormai noti parcheggi rosa. I Comuni dovranno adeguarsi a trovare spazi da riservare alle donne in dolce attesa o a quelle con figli piccoli. Sia sui parcheggi rosa che per le strisce blu a pagamento, o ancora per i parcheggi per disabili, vengono inasprite le multe per chi non essendone autorizzato, utilizza comunque questi stalli. Un mal costume tutto italiano quello di occupare spazi e parcheggi che sono destinati a soggetti con determinate problematiche.

La normativa quindi inasprisce pesantemente le sanzioni. Chi viola queste regole Adesso sarà assoggettato a sanzioni doppie rispetto al passato. Per esempio chi sosta nelle aree riservate ai disabili non essendo realizzati Adesso sarà multato con una sanzione che va da 168 a 672 euro. E pare che l’indirizzo sia quello della tolleranza zero per chi commette quelle che a tutti gli effetti sono violazioni del Codice della Strada.

Deducibilità contributi colf e badanti: come procedere nel modello 730?

Come procedere con la deducibilità e la detraibilità dei contributi a favore di colf e badanti e, in generale, dei lavoratori domestici per i relativi oneri nella dichiarazione dei redditi? Con la presentazione del modello 730 le famiglie datrici di lavoro hanno la possibilità di dedurre, e dunque di recuperare, una parte delle spese sostenute per i contributi previdenziali versati a favore dei lavoratori domestici e degli addetti all’assistenza personale. L’operazione prevede sia la deduzione che la detrazione Irpef.

Contributi previdenziali a favore di colf e badanti, le famiglie possono recuperarne una parte

Le famiglie datrici di lavoro, infatti, possono diminuire il reddito imponibile ai fini del calcolo dell’Irpef dovuta mediante la deduzione dei contributi previdenziali pagati nell’anno di imposta. Le categorie di lavoratori domestici per i quali normalmente si versano i contributi sono rappresentate da colf, badanti, baby-sitter e personale che assiste le persone anziane.

Dove sono riportati nel modello 730 di dichiarazione dei redditi i contributi previdenziali a colf e badanti?

I datori di lavoro devono iscrivere i contributi previdenziali nel rigo E 23 del modello 730. La quota limite dei contributi che si possono portare in deduzione è pari a 1.549,37 euro. Invece, non si possono detrarre i contributi che sono stati rimborsati dal datore di lavoro. Tali contributi sono riportati nella Certificazione unica ai punti che vanno dal 701 al 706.

Contributi previdenziali a lavoratori domestici per l’assistenza personale di persone non autosufficienti: la disciplina

Particolare disciplina spetta nel caso di lavoratori domestici addetti all’assistenza personale di persone non autosufficienti. Si tratta di lavoratori domestici che si occupano di persone che non possono compiere le normali attività quotidiane, siano esse lo stesso contribuente che uno o più familiari, come ad esempio i genitori o il coniuge. In questo caso, la deducibilità è assicurata anche se si tratta di assistenza di persone non a carico fiscalmente.

Come procedere con la detrazione fiscale dei contributi ai lavoratori domestici addetti alla cura di persone non autosufficienti?

I datori di lavoro devono iscrivere i contributi previdenziali nel rigo E 8 o E 10 con il codice di spesa “15” del modello 730. Per questa tipologia di lavoro domestico si può procedere alla detrazione del 19% su una spesa limite di 2.100. Chi sostiene il costo dei contributi non deve avere un reddito eccedente i 40 mila euro. Tale livello di reddito deve essere considerato singolarmente, indipendentemente dal numero delle persone alle quali spetta l’assistenza. Se i costi sono sostenuti da più persone, il limite deve essere ripartito.

Assistenza personale di persone non autosufficienti: quali sono le condizioni per la detrazione fiscale del 19%?

Per la detrazione fiscale del 19% dei contributi versati a favore dei lavoratori domestici che si prendono cura di persone non autosufficiente è necessario che:

  • lo stato di non autosufficienza abbia relativa certificazione medica;
  • le persone non autosufficienti abbiano bisogno della sorveglianza continua;
  • oppure, in alternativa, le persone non autosufficienti non possano svolgere attività come assunzioni di alimenti, provvedere personalmente all’igiene personale o agli alimenti, deambulare o indossare gli indumenti.

Assistenza personale per servizi resi da case di riposo, di cura, da cooperative o da lavoratori interinali

La detrazione fiscale spetta anche se le prestazioni sono svolte dalle case di riposo, di cura o dalle cooperative. È necessario documentare le spese con l’indicazione dei dati anagrafici e del codice fiscale del soggetto che effettua i pagamenti. Nel caso in cui il servizio sia svolto da case di riposo o di cura, è necessario separare le spese per l’assistenza dalle altre tipologie di spese per prestazioni fornite. Se il servizio viene svolto da una cooperativa, deve essere inserita la natura del servizio stesso. Per i lavoratori interinali, si deve specificare la qualifica contrattuale.

Come compilare il modello 730 per le spese di assistenza?

Ai fini della compilazione del modello 730 devono essere inserite le spese già detratte dal datore di lavoro. Tali spese risultano nella Certificazione unica, ai punti che vanno dal 341 al 352. Il codice spesa è “15”. Non devono essere inserite, invece, quelle spese che il datore di lavoro ha già rimborsato come sostituzioni delle retribuzioni premiali. Il contribuente può procedere con la detrazione fiscale della parte a lui a carico.