Nuovo taglio sui carburanti, almeno fino ad agosto 2022

Il nuovo taglio sui carburanti è stato firmato, ecco tutte le novità in merito. Ancora un aiuto per le famiglie e le imprese.

Nuovo taglio sui carburanti, i prezzi medi

E’ arrivata l’estate, le famiglie vanno al mare e cominciano le vacanze per molti italiani. Ma quest’anno spostarsi sarà davvero costoso. Del resto l’estate 2022 è piena di rincari, anche nel gelato. Questo perché i costi medi dei carburanti hanno ripreso a salire. La benzina è tornata a toccare di nuovo due euro a litro. Il prezzo medio della benzina è di 2,075 euro al litro in modalità self service. Mentre in modalità servito il prezzo sale ancora e si attesta a 2,209 euro al litro. I prezzi comunque varia di pochi centesimi tra un marchio e l’altro.

Mentre passando al diesel, in modalità self il prezzo medio è di 2,040 euro al litro. Invece in modalità servito arriva fino a 2,179 euro al litro. Inoltre il costo del GPL, invece, è compreso tra 0,835 a 0,853 euro al litro (no logo 0,821 euro al litro). Ed infine il metano si colloca tra 1,809 e 1,919 euro (no logo 1,836 euro).

Nuovo taglio sui carburanti fino a quando?

Buone notizie per gli italiani e le imprese che devono fare i conti con l’inflazione ed i rincari. Tuttavia il Ministro dell’Economia e delle finanze, Daniele Franco, ed il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, hanno firmato il nuovo decreto ministeriale. Il decreto prevede la proroga fino al due agosto 2022 delle misure attualmente in vigore per ridurre il prezzo finale dei carburanti.

Il taglio si estende a tale data di 30 centesimi al litro per la benzina, gpl, metano e diesel. Ma la misura non sembra soddisfare tutte le parti coinvolte. Ad esempio Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha affermato che si tratta di uno sconto insufficiente ed inadeguato. Secondo i calcoli dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, tenendo conto delle variazioni del costo del petrolio, del livello di cambio e del taglio delle accise, sui carburanti vi è attualmente un sovrapprezzo di circa 32 centesimi, che si traduce, per una famiglia con una sola automobile che effettua 2 pieni al mese di circa 50 litri, in un aggravio di 384 euro annui in termini diretti.

Le speculazioni sono il vero problema dei carburanti

Uno dei maggiori problemi legati all’aumento smisurato del costo della benzina è legato alle speculazioni messe in atto dalle varie compagnie. Infatti secondo i calcoli dell’ O.N.F., osservatorio Nazionale Federconsumatri, tenendo conto delle variazioni del costo del petrolio, del livello di cambio e del taglio delle accise, vi è un sovrapprezzo di circa 32 centesimi. Questo si traduce, per una famiglia con una sola automobile che effettua 2 pieni al mese di circa 50 litri, in un aggravio di 384 euro annui in termini diretti.

Ecco perché è arrivato il momento di agire in modo un pò più efficaci. Ad esempio attraverso l’introduzione di un tetto massimo ai prezzi presso i distributori. Ed nel contempo attivare un sistema di controllo e sanzioni nei confronti di chi specula. Forse così ci sarebbe davvero un pò di respiro per famiglie ed imprese, almeno in questo campo.

 

 

Bonus 200 euro dipendenti: modulo ufficiale dell’INPS per auto-dichiarazione

Con il Messaggio 2559 del 24 giugno 2022 l’Inps ha reso noto che per poter ottenere il bonus di 200 euro il lavoratore deve presentare un’auto-dichiarazione, ecco il modulo ufficiale.

Bonus 200 euro lavoratori dipendenti: arriva il modulo ufficiale auto-dichiarazione dell’INPS

Il bonus di 200 euro previsto dall’articolo 31 comma 1 del decreto legge 50 del 2022 è una misura molto attesa da tutti i lavoratori in quanto consente di avere un bonus una tantum utile a far fronte agli aumenti che stanno caratterizzando gli ultimi mesi. Sebbene la misura da molti sia ritenuta irrisoria, resta un aiuto che tutti aspettano.

Per i percettori di reddito di cittadinanza e di altri sostegni al reddito e per i pensionati il pagamento è automatico nel mese di luglio 2022, senza bisogno di presentare alcuna domanda. Lo stesso principio è valido per i lavoratori del settore pubblico, non è invece così per i lavoratori dipendenti del settore privato. Sebbene nelle settimane scorse ci sia stato un continuo cambio di informazioni, ora finalmente arrivano i chiarimenti ufficiali.

Ecco il modulo ufficiale da utilizzare per ottenere il bonus 200 euro

L’INPS con il Messaggio 2559 ha sottolineato che i lavoratori dipendenti per poter ricevere il bonus di 200 euro devono presentare al datore di lavoro un’auto-dichiarazione in cui si afferma di non essere titolare delle prestazioni di cui all’articolo 32, commi 1 e 18”, cioè di non essere titolari di:

  • trattamenti pensionistici a carico di qualsiasi forma previdenziale obbligatoria;
  • di pensione o assegno sociale;
  • di pensione o assegno per invalidi civili, ciechi e sordomuti;
  • trattamenti di accompagnamento alla pensione;
  • di non appartenere a un nucleo familiare in cui ci sia un componente percettore di reddito di cittadinanza.

L’INPS nel fac simile da compilare ha inserito ulteriori informazioni, in particolare con la compilazione, il lavoratore dichiara di essere consapevole che l’indennità spetta esclusivamente ai lavoratori dipendenti destinati all’esonero di cui alla legge 234 del 2021 (esonero 0,8 punti percentuali sulla quota a carico del lavoratore. Questa misura spetta ai lavoratori che hanno un reddito annuo inferiore a 35.000 euro, quindi da tale dichiarazione si evince che il lavoratore rientra in tale range.

Infine, il lavoratore naturalmente si assume la responsabilità delle proprie dichiarazioni consapevole che nel caso di dichiarazioni mendaci sarà recuperata l’indennità indebitamente corrisposta e saranno applicate sanzioni. All’auto-dichiarazione deve essere allegato un documento di riconoscimento.

Puoi scaricare il modulo ufficiale dell’INPS per chiedere il bonus 200 euro lavoratori dipendenti cliccando sul seguente link

Messaggio_numero_2559_del_24-06-2022_Allegato_n_1

oppure andando al sito dell’INPS

Leggi anche Lavoratori autonomi: c’è il decreto attuativo per il bonus 200 euro?

Nuova proroga taglio delle accise sui carburanti: valido fino al 2 agosto

È arrivato il tanto atteso decreto interministeriale per la proroga del taglio delle accise sui carburanti, niente aumenti del taglio e proroga per meno di un mese. Ecco tutte le novità e di certo non mancheranno persone deluse.

Taglio delle accise sui carburanti confermato

Erano in molti a sperare in un aumento del taglio delle accise sui carburanti, in questo modo sarebbe stato possibile riportare il prezzo della benzina in modalità self nuovamente sotto i 2 euro al litro, ma purtroppo così non è stato. Il decreto interministeriale firmato dal Ministro dell’Economia e delle finanze, Daniele Franco, e il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani ha semplicemente provveduto ad estendere il taglio delle accise di 30 centesimi fino al giorno 2 agosto 2022.

Si tratta di una misura tampone in vista di maggiori aiuti per agosto?

Molto probabilmente si tratta di una misura temporanea dettata dalla necessità di agire prima della scadenza della precedente proroga, che sarà in vigore fino al giorno 8 luglio. Si era infatti ipotizzata la possibilità di portare il taglio delle accise a 35 centesimi, ma non sono mancate proteste da parte dei distributori, mentre ci sono politici che addirittura ipotizzano l’applicazione di un tetto al costo dei carburanti, come il responsabile economico del Pd Antonio Misiani. Chiede il prezzo amministrato anche il senatore Federico Fornaro di Leu in questo modo sarebbe possibile calmierare i prezzi man mano che aumentano.

Il fatto che si tratti di una misura tampone a breve sostituita da un’altra misura lo fanno sospettare anche le dichiarazioni che nei giorni scorsi aveva rilasciato il ministro Giorgetti che aveva dichiarato che il governo “è impegnato a trovare nuovi strumenti per mitigare i rincari“. Ha però sottolineato che non potrà esserci un intervento diretto sui prezzi. Appare inoltre improbabile che resti scoperto il periodo di maggiore transito degli italiani a causa delle ferie estive. Sembra infatti assurdo che Ferragosto non sia coperto dalla proroga del taglio delle accise. Questi indizi fanno pensare che ci sia allo studio una soluzione di più ampio respiro. Ricordiamo che il taglio delle accise costa ogni mese 1,16 miliardi di euro, ricavati comunque dall’extra gettito fiscale Iva.

Si sottolinea che tra le misure di aiuto approvate in questo giorno c’è anche la proroga del taglio degli oneri di sistema sulle bollette energetiche. Un’ulteriore misura di aiuto alle famiglie per il contrasto al caro prezzi che sta mettendo in difficoltà le famiglie.

Perché quota 102 e quota 100 hanno fatto flop: i numeri inequivocabili che non mentono

Tanto discussa, tanto criticata e alla fine interrotta, questo ciò che si può dire sulla quota 100. La misura che il governo giallo-verde di Giuseppe Conte, Matteo Salvini, e Luigi di Maio ha introdotto, è stata subito la misura più discussa negli ultimi decenni a livello previdenziale. Da primo gennaio 2022 la misura è stata cancellata è sostituita dalla quota 102. Più o meno il meccanismo identico, cambia solo l’età minima di uscita. Resta il fatto che la notizia del momento è che a conti fatti su entrambe le misure aleggia lo spettro del fallimento. Lo dicono le statistiche ed i numeri che come si dice sempre, non mentono mai.

Da quota 100 a quota 102, l’esito non è cambiato, le misure hanno fatto flop

Sono stati solo 450mila gli italiani che sono usciti dal lavoro e sono andati in pensione grazie alla quota 100. Queste sono le stime dei 3 anni di sperimentazione della misura tanto cara alla Lega e a Matteo Salvini che ne ha fatto un autentico cavallo di battaglia. Certo, nei prossimi mesi queste uscite cresceranno anche se è impossibile che crescano in maniera così esponenziale da far cambiare quel trend negativo che al momento la quota 100 ha dimostrato di avere. C’è sempre chi ha deciso di posticipare la quota 100 grazie alla cristallizzazione del diritto, ma non cambierà molto sul giudizio sull’esito della sperimentazione 2019-2021 per la misura. Pochi hanno preso la quota 100 a tal punto che c’è chi sostiene che tutti gli allarmismi sul disastro che avrebbe fatto sui conti pubblici questa misura, non si sono materializzati.

Pochi quotisti, ancora di meno quelli puri

Infatti fin dal suo varo, sulla quota 100 si è detto tutto e il contrario di tutto. Si è detto che costava troppo per le casse dello Stato, che mandava troppo presto in pensione le persone, che era una misura che penalizzava i giovani e futuri pensionati. Resta il fatto che 38 anni di contributi versati era un tetto che si è dimostrato evidentemente troppo elevato per consentire una diffusione a macchia d’olio di questa misura tra i neo pensionati. 38 anni di contributi versati sono effettivamente, soltanto 4 anni e 10 mesi meno della pensione anticipata ordinaria. E  non è certo una soglia contributiva facile da raggiungere. Forse proprio per questo solo 450mila sono stati i pensionati che sono riusciti a completare i requisiti utili ad uscire già con la quota 100.

La quota 102 ancora peggio

64 anni e l’età minima per uscire nel 2022 con quota 102. La misura che ha sostituito quota 100 infatti prevede 2 anni di età in più rispetto alla misura precedente. Per il resto sempre 38 anni di contributi versati. Resta il fatto che pare che da gennaio, solo 3.800 persone hanno sfruttato la quota 102. Pochi anche rispetto alla quota 100. Evidente che il sistema avrebbe bisogno di altro. Fissare una soglia contributiva così elevata come entrambe le misure prevedevano, ha limitato il numero dei potenziali beneficiari. Questo è un dato evidente. A tal punto che ci sono seri dubbi che due misure del genere possono essere confermate anche per il 2023. Non certo la quota 100, ormai messa in soffitta dalla politica. Ma la quota 102 che qualcuno vorrebbe estesa di qualche altro anno, potrebbe essere immediatamente cessata. Sempre che le intenzioni dell’esecutivo siano quelle di prevedere misure di maggior vantaggio per i lavoratori. Infatti stando ai numeri e stando alla spesa pubblica che una misura come 102 ha dimostrato di produrre, rimandare la sua scadenza di un anno e lasciarla attiva anche per il 2023, non sarebbe poi una soluzione nociva per le casse statali e per la spesa pubblica.

 

Contributi a fondo perduto imprese turistiche per immobili: domande fino al 31 agosto

Arrivano i contributi a fondo perduto per i soggetti pubblici e privati impiegati nel settore del turismo. Si tratta di incentivi che la Cassa depositi e prestiti (Cdp) gestirà per migliorare la ricettività. In tutto, le risorse sono pari a 150 milioni di euro e serviranno per valorizzare il patrimonio immobiliare. Ma anche per tutelare il patrimonio ricettivo, obiettivo prioritario del ministero del Turismo inserito tra le misure del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Oltre due mesi di tempo per preparare la domanda dei contributi.

Chi può presentare domanda dei contributi a fondo perduto per il patrimonio immobiliare del turismo?

Ammessi alla presentazione delle domanda per i contributi a fondo perduto del settore turistico sono i soggetti pubblici e privati proprietari degli immobili destinati alla ricettività turistica. Inoltre, rientrano tra i richiedenti anche i soggetti che abbiano avviato le pratiche per il cambio di destinazione di utilizzo degli immobili purché la domanda sia stata presentata prima del 1° novembre 2021.

Cosa finanziano i contributi a fondo perduto per gli immobili turistici?

I contributi a fondo perduto a favore degli immobili turistici finanziano:

  • la valorizzazione e la tutela del patrimonio ricettivo e turistico del territorio italiano;
  • l’acquisto o la ristrutturazione di almeno 12 immobili situate nelle aree secondarie o svantaggiate;
  • tra le aree svantaggiate e secondarie si menzionano le zone costiere, le regioni ultraperiferiche, le aree rurali e le zone costiere;
  • la riconversione in senso ricettivo di immobili pubblici;
  • gli incentivi a favore delle imprese turistiche per investimenti che possano incrementare la capacità di resilienza.

Contributi a fondo perduto per il turismo, sono inclusi anche gli investimenti nel digitale

Risultano inclusi tra gli investimenti ammissibili nell’ambito dei 150 milioni di euro stanziati per il turismo anche le spese per la digitalizzazione delle imprese e degli altri soggetti che possono presentare domanda. Inoltre, le spese possono avere a oggetto anche investimenti per sostenere la sostenibilità energetica.

Finanziamenti al turismo, entro quando si può presentare domanda?

La manifestazione di interesse ai contributi a fondo perduto per il turismo deve pervenire entro la fine del mese di agosto prossimo. Infatti, la piattaforma messa a disposizione dal ministero del Turismo sarà aperta fino alle ore 12:00 del 31 agosto 2022. L’istanza sarà vincolante fino al termine di maggio 2023 senza poter essere soggetta a nessuna condizione.

 

 

Chi è Ve.R.A.? Il nuovo software dell’Agenzia delle Entrate che trova gli evasori

Con la circolare 21/E l’Agenzia delle Entrate ha reso noto che entrerà in funzione nel corso del 2022 Ve.R.A, il nuovo software dell’Agenzia per scovare gli evasori fiscali.

Contrasto all’evasione fiscale: gli strumenti dell’Agenzia delle Entrate, non solo Ve.R.A.

Il contrasto all’evasione fiscale è una delle priorità dell’Italia e questo non solo perché ormai si è arrivati a livelli particolarmente elevati che fanno ricadere la tenuta del sistema su una piccola porzione di contribuenti, ma anche perché è l’Unione Europea a chiederlo con il rischio di perdere i fondi del PNRR che sono sbloccati in modo cadenzato e in relazione al rispetto degli obblighi assunti dall’Italia.

Possiamo però anche sottolineare che in realtà l’uso del software Ve.R.A. può essere considerato il passo finale nel contrasto all’evasione, una sorta di consuntivo finale, infatti sono molte le azioni intraprese, tra cui:

  • l’obbligo di fatturazione elettronica ( fa in modo che l’Agenzia delle Entrate abbia in tempo reale le informazioni sulle transazioni economiche);
  • l’estensione dal primo luglio dell’obbligo di fatturazione elettronica anche a soggetti prima esclusi, come i forfettari;
  • l’introduzione, sempre dal primo luglio ( ma in anticipo rispetto alle previsioni iniziali), di multe per coloro che non accettano il pagamento con il POS;
  • detrazioni fiscali in molti casi riconosciute solo se il pagamento è avvenuto con strumenti elettronici;
  • riduzione della soglia del monitoraggio fiscale per le operazioni internazionali;
  • estensione dell’uso del modello Isee per molte misure di welfare;
  • diritto di accesso a banche dati di intermediari e banche;
  • indagini della Guardia di finanza;
  • limite all’uso dei contanti ( sebbene lo stesso sia stato spesso oggetto di modifica).

Cos’è Ve.R.A.?

Ve.R.A. è acronimo di verifica dei rapporti finanziari, si tratta di un software in grado di analizzare in poco tempo numerosi dati. Almeno inizialmente saranno a sua disposizione l’Archivio dei Rapporti finanziari, formato dai dati resi disponibili dagli operatori finanziari, e gli archivi dell’Anagrafe Tributaria. L’obiettivo è evidenziare posizioni ad elevato rischio di evasione fiscale. Ricordiamo che il decreto Salva Italia del 2011 ha previsto l’obbligo per gli operatori finanziari di trasmettere tramite l’infrastruttura SID le informazioni sui saldi dei vari rapporti attivi e sulle movimentazioni. I dati devono essere trasmessi seguendo i criteri e le guide del Garante Privacy.

Per ciascuna posizione ritenuta a rischio saranno disponibili dei feedback. Su queste posizioni definite a rischio saranno poi concentrate le attività di controllo di ciascuna Direzione regionale e provinciale dell’Agenzia. Naturalmente vi è sempre stretta collaborazione tra Agenzia e Guardia di Finanza. La circolare sottolinea che sarà compito discrezionale delle Direzioni scegliere su quali contribuenti effettivamente praticare i controlli. Indica però dei criteri da usare, infatti devono essere tenute in considerazione congruità dell’operazione e sostenibilità anche economica. Le indagini hanno dei costi, questo implica che l’Agenzia vuole che gli uffici si concentrino su operazioni che possano avere un vantaggio economico maggiore rispetto ai costi che l’Agenzia stessa deve sostenere. In ogni caso deve essere preferito un approccio volto alla collaborazione, tax compliance e semplificazione dei rapporti con il contribuente.

Deve essere sottolineato che nella stessa circolare 21/E l’Agenzia ribadisce la necessità di tralasciare attività ulteriori di controllo su errori formali o comunque su piccole difformità la cui persecuzione non risponde neanche a criteri di logicità. Inoltre esorta i vari uffici a studiare il pregresso del contenzioso tributario al fine di evitare la proposizione di ricorsi dello stesso tenore di quelli che hanno già visto l’amministrazione finanziaria soccombente.

Novità per i lavoratori in ferie, da Bruxelles aumentano le tutele

L’argomento di cui trattiamo oggi interessa moltissimi lavoratori soprattutto in questo particolare periodo dell’anno. Con l’arrivo dell’estate infatti si entra nel periodo che in genere viene dedicato alle ferie. Il lavoratore dipendente che va in ferie ha diritto ad ottenere la giusta retribuzione. Le ferie poi sono un diritto inalienabile che quindi non può essere negato ai lavoratori. La novità invece arriva dalla UE che ha stabilito, come si legge su sito “laleggepertutti.it”, che il salario del lavoratore dipendente durante le ferie non può essere mai inferiore a quello normale durante i periodi di lavoro.

Le ferie del lavoratore dipendente come si maturano e come si prendono

Come dicevamo in premessa, le ferie sono un diritto che nessuno può negare al lavoratore. Non può farlo nemmeno il datore di lavoro. E nemmeno per le esigenze più impellenti a livello di produttività o di attività dell’azienda. In buona sostanza, nessuna deroga, perché non esistono motivi che possono limitare le ferie per un lavoratore. Il diritto alla salute è la motivazione che anche a livello costituzionale tutela il lavoratore che deve godere del giusto riposo durante un anno di lavoro. Il lavoratore matura quattro settimane di ferie all’anno, e queste sono quelle spettanti per ogni anno intero di lavoro svolto.

La fruizione delle ferie, le regole

Di queste quattro settimane, due vanno prese nell’anno di maturazione, e devono essere date consecutivamente. Le altre due  settimane invece possono essere anche posticipate e spostate nel tempo. Resta il fatto che le altre due settimane devono essere concesse al lavoratore entro i 18 mesi dal 31 dicembre dell’anno di maturazione delle stesse. Per questo, le ferie maturate nel corso del 2020, e non ancora fruite le lavoratori, andrebbero sfruttate entro il 30 giugno prossimo.

Anche la retribuzione durante le ferie è un diritto del lavoratore

Fatta questa premessa,  parlare della retribuzione spettante ai lavoratori durante questo periodo è strettamente necessario.  In primo luogo la Legge sottolinea che non è possibile sostituire denaro alle ferie. In pratica le ferie non posso essere monetizzate. Questo perché il lavoratore deve sempre fruire delle ferie per una questione di salute.  Solo nel caso in cui l’interruzione di un rapporto di lavoro, a prescindere dalla motivazione, sopraggiunga prima che il lavoratore abbia sfruttato i giorni maturati e spettanti, le ferie possono essere trasformate in denaro

La novità dalla UE e cosa cambia adesso per i lavoratori dipendenti

“Un contratto nazionale non può prevedere il diritto per il datore di lavoro di pagare meno un dipendente che sta in vacanza, contrastando così il dettato europeo”, e ciò che si legge sul sito prima citato ed è ciò che ha stabilito la Comunità Europea a Bruxelles. il nuovo indirizzo europeo quindi sottolinea che i datori di lavoro non possono pagare di meno un lavoratore solo perché è in ferie. E non c’è documento collettivo e quindi non c’è settore lavorativo dove questa precisa regola può essere disattesa, perché non esistono droghe come la Corte di Giustizia Europea ha ben sancito da tempo.

Anche la Cassazione si adegua ai nuovi dettami normativi

Nuovi dettami normativi da parte della UE che anche la Cassazione ha recepito. Infatti gli ermellini della suprema Corte hanno così corretto il tiro. Ed hanno modificato il loro modo di orientarsi che si evidenziava da tempo in base a sentenze precedenti. Da questo momento quindi non esistono ferie che possono essere retribuite in misura inferiore allo stipendio ordinario di un lavoratore. La novità è molto importante perché fino ad oggi i datori lavoro erano soliti eliminare dallo stipendio percepito dal lavoratore durante il periodo del meritato riposo, alcuni emolumenti occasionali del rapporto di lavoro. Tipici esempi sono gli emolumenti accessori che vanno dal lavoro straordinario al lavoro notturno.

Assegno Unico e reddito di cittadinanza: modello RdC Com/AU con arretrati dopo il 30 giugno

Con circolare del 28 aprile 2022 l’Agenzia delle Entrate aveva reso noto che i percettori di reddito di cittadinanza aventi diritto a integrazioni inerenti l’assegno unico avrebbero dovuto presentare il modello RdC Com/AU. Secondo le indicazioni iniziali il modello doveva essere presentato entro il 30 giugno 2022 per poter ricevere le integrazioni con arretrati da marzo 2022. Ora rettifica tale decisione con il Messaggio 2537/2022 che ha invece eliminato questo limiti, ma vediamo cosa succede.

Percettori di Reddito di Cittadinanza: dal 30 maggio è disponibile il modello RdC Com/AU

Fin dall’inizio l’INPS ha sottolineato che i percettori di reddito di cittadinanza avrebbero percepito in modo automatico e senza dover presentare domanda l’Assegno Unico per i figli minorenni presenti nel nucleo familiare.

Vi sono però dei casi in cui le famiglie potrebbero avere diritto ad integrazioni ulteriori di cui l’Inps non è a conoscenza. In questi casi è necessario presentare il modello RdC Com/AU. Il modello è però stato pubblicato solo alla fine del mese di maggio ed è ovvio che non tutti siano stati in grado in un breve arco temporale di provvedere alla presentazione del modello, con il rischio quindi di perdere gli arretrati.

I vari ritardi sono dovuti al fatto che l’assegno unico può essere considerato una misura ancora in fase di rodaggio. Con il passare dei mesi sono emerse situazioni che il legislatore non era stato in grado di mettere in preventivo e questo ha richiesto delle correzioni in corso d’opera.

Chi deve presentare il modello RdC Com/ AU?

Fatta questa premessa si sottolinea che il modello RdC Com/AU deve essere presentato:

  • nel caso in cui nel nucleo familiare sia presente una persona maggiorenne, under 21, che abbia comunque diritto alla prestazione;
  • in caso di nuclei “complessi”, cioè se nello stesso Isee sono compresi rapporti di filiazione differenti;
  • presenza nel nucleo familiare di madre con meno di 21 anni;
  • richiesta di pagamento dell’Assegno Unico separatamente tra i due genitori;
  • affidamento di uno o più figli minori ( ad esempio nel caso in cui nel nucleo  del dichiarante siano presenti minori in affidamento);
  • per il riconoscimento di maggiorazioni ( ad esempio maggiorazioni spettanti quando entrambi i genitori lavorano e maggiorazione prevista per i nuclei familiare con Isee inferiore a 25.000 euro e che abbiano usufruito nell’anno antecedente rispetto alla presentazione del modello RdC Com AU dell’assegno per il nucloe familiare in presenza di minori).

Non occorre presentare il modello in presenza di figli con disabilità, infatti tale situazione è già “conosciuta” dall’INPS quindi l’integrazione è automatica.

Leggi anche: Assegno Unico disabili: cambiano gli importi. le novità nel decreto Semplificazioni

Messaggio 2537 dell’INPS: percettori RdC che presentano il modello RdC Com/AU dopo il 30 giugno avranno gli arretrati

L’INPS con il Messaggio 2537 del 22 giugno 2022 ha quindi precisato che i percettori di reddito di cittadinanza che hanno diritto a integrazioni, anche presentando il modello RdC Com AU oltre il termine inizialmente previsto del 30 giugno 2022, potranno ricevere gli arretrati dal mese di marzo.

Resta invece ferma la scadenza del 30 giugno prevista per tutti gli altri soggetti che ancora non hanno presentato la domanda per l’Assegno Unico che, come più volte sottolineato, sostituisce diverse misure di welfare tra cui bonus bebè, assegno per il nucleo familiare, detrazioni per figli a carico.

Bonus Moda Tessile e Accessori: fruibile al 100%. Codice tributo

Buone notizie per gli imprenditori che entro il 10 giugno 2022 hanno richiesto il Bonus Moda, Tessile e Accessori: sarà pagato al 100%.

Bonus Moda, Tessile e accessori fruibile al 100%

Il Bonus Moda, Tessile Accessori è stato introdotto con il decreto 34 del 2022 ( decreto Rilancio) ed è gestito dal Ministero per lo Sviluppo Economico. Prevede l’erogazione in forma di credito di imposta del 30% del valore delle rimanenze finali in magazzino. Spetta alle imprese che lavorano nel settore moda e tessile, industria calzaturiera e pelletteria.

Vi è però un limite, perché tale valore deve essere commisurata alla differenza tra le rimanenze medie registrate nei tre anni precedenti e quelle dell’anno di spettanza, cioè in questo caso 2022. Naturalmente tale misura poteva essere erogata in pieno solo nel caso in cui il valore delle domande presentate entro il 10 giugno 2022 rientrasse nel fondo stanziato. Lo stesso era di 95 milioni di euro per il 2021 e 150 milioni di euro per il 2022. Chi ha presentato la domanda per la precedente tranche di aiuti purtroppo ha avuto una delusione, infatti in quel caso i fondi non bastarono a coprire le domande e quindi vi fu una riduzione proporzionale del beneficio.

Bonus Moda 2021: ridotti gli importi. Quanto ricevono le imprese?

Con provvedimento del 23 giugno 2022 l’Agenzia delle Entrate ha reso noto che i fondi stanziati per il 2022 sono sufficienti alla copertura del 100% delle domande e di conseguenza ogni soggetto ammesso potrà fruire in misura piena del credito di imposta.

Come avvalersi del credito di imposta e codice tributo

I beneficiari potranno visionare l’importo da far valere come credito di imposta all’interno del proprio Cassetto fiscale, accessibile nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate.

Il credito potrà essere fatto valere in compensazione per le imposte da pagare con l’uso del modello F24. Per potersene avvalere è necessario indicare nella sezione Erario il codice tributo “6953” da indicare nella colonna “importi a credito compensati”.

Nel caso in cui il credito di imposta sia superiore a 150.000 euro è necessario procedere alla verifica antimafia. Infine, occorre ricordare che il credito di imposta potrà essere fruito per periodi di imposta successivi rispetto al riconoscimento del credito e potrà essere spalmato anche su più periodi di imposta.

Leggi anche: Bonus Tessile e Moda, da oggi al via alla presentazione delle domande

 

 

Biliardino, nessuna nuova normativa sul Calcio Balilla ma solo fake news

Il Biliardino è uno dei giochi più classici e amati dell’estate, ma facciamo un pò di chiarezza dopo le fake news degli ultimi giorni

Il Biliardino è patrimonio dell’estate e cultura italiana

Il biliardino o calcio balilla è uno dei giochi più amati dell’estate. Mare, sole, gelati e partite infinite al biliardino tra amici, sono molti gli italiani cresciuti così. Ma da qualche giorno, è stata bufera sui social. Tutto nasce dalla denuncia di alcuni gestori di stabilimenti balneari che avevano affermato di essere stati multati perché non provvisti di una nuova autorizzazione necessaria.

Ma sembra tutto una grande fake news. Tanto che sono intervenuti anche l’Agenzia delle dogane e dei  Monopoli che hanno dichiarato che non esiste una nuova normativa sulla regolamentazione dei biliardini. Dunque possono essere istallati in tutti i luoghi aperti al pubblico secondo la normativa attualmente vigente.

Ma cosa dice l’attuale normativa?

La norma per la regolamentazione dei biliardini è del 2012. Da oltre vent’anni esiste sul biliardino l’imposta sugli intrattenimenti a carico dei gestori, ma anche in questo caso nulla è cambiato. Nella circolare 24/2022 l’Agenzia delle accise, dogane e monopoli ha spiegato che il proprietario di un biliardino installato deve presentare una semplice autodichiarazione.

La presentazione dell’autodichiarazione  deve essere presentata entro il 15 giugno di ogni anno. E comunque la richiesta permetterà al proprietario di utilizzare subito il biliardino, avendo così acquisito il nulla osta. Il costo dell’operazione? Appena 10 euro e sarà corrisposto solo una volta. Tuttavia nel 2021, nei mesi di maggio e giugno, “l’Agenzia ha adottato regole semplificate di autodichiarazione”. Quindi per l’estate 2022 salvi i biliaridini.

Biliardino, le regole dell’Agenzia

L’agenzia delle dogane si è fatta promotrice di una nuova semplificazione. Tra l’altro la nuova normativa è stata inserita nel maxiemendamento al Pnrr, approvato in Senato e prevede una precisazione. Entro il 15 novembre di ogni anno l’Agenzia deve individuare gli apparecchi “meccanici ed elettromeccanici” che nn distribuiscono tagliandi e che saranno oggetto di verifica tecnica e conseguente nulla osta da parte della stessa agenzia. Elemento essenziale per il suo utilizzo.

Ecco come commenta Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe-Confcommercio. “La riapertura dei termini per la regolarizzazione e l’imminente esonero sono provvedimenti che eliminano il rischio concreto e reale di onerose sanzioni. Snaizoni che hanno indotto molti esercenti a privare le proprie attività di giochi tradizionali, vero e proprio elemento identitario dell’estate italiana, come, del resto, lo sono gli stessi stabilimenti balneari del nostro Paese”, quindi “bene, anche se insufficiente, la norma ‘salva biliardini’, ora necessario eliminare quella ‘ammazza balneari‘”.