Bonus lavoratori autonomi e professionisti anche a chi non ha partita Iva

Il decreto Aiuti Ter prevede la corresponsione di un bonus di 200 euro, incrementato di ulteriori 150 euro per i redditi inferiori a 20.000 euro, in favore di lavoratori autonomi e professionisti. Con una nota del Ministero del Lavoro è stato reso noto che potranno usufruire del bonus anche lavoratori autonomi e professionisti non titolari di partita Iva.

Bonus lavoratori autonomi e professionisti esteso a chi non ha partita Iva

La nota del giorno 10 gennaio 2023 del ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, guidato dalla ministra Marina Calderone sottolinea che il bonus lavoratori autonomi e professionisti previsto all’interno del decreto Aiuti Ter (D.L. n. 144/2022, convertito nella Legge n. 175/2022) del valore di 200 euro, incrementato di ulteriori 150 euro per i lavoratori con reddito inferiore a 20.000 euro, con il decreto interministeriale del ministero del Lavoro e del ministero dell’Economia del 7 dicembre 2022 è stato esteso anche a lavoratori autonomi e professionisti non titolari di partita Iva. La ratio della disciplina è determinata dal fatto che per essere riconosciuti come lavoratori autonomi o professionisti non è necessario essere titolari di partita Iva. Con la modifica in oggetto all’interno del D.M. 19 agosto 2022, pubblicato sulla G.U. n. 224 del 24 settembre viene inserito l’articolo 2 bis che recita: 2 bis: “L’indennità di cui all’articolo 2 è riconosciuta, alle medesime condizioni, anche ai soggetti beneficiari non titolari di Partita Iva”.

Il decreto è stato quindi approvato dalla Corte dei Conti ed è quindi finalmente operativo.

La nota precisa che la misura è volta a aiutare i professionisti a far fronte ai rincari energetici. L’ampliamento, come sottolineato nella nota, interessa una potenziale platea di ulteriori 30 mila lavoratori autonomi e 50.000 professionisti. Di questi 30.000 sono specializzandi in medicina e chirurgia che non avevano in passato ottenuto tutele.

Come ottenere il Bonus lavoratori autonomi?

Per quanto riguarda le misure operative, coloro che avevano presentato già la domanda per accedere al bonus lavoratori autonomi e professionisti e gli era stato negato a causa delle mancate coperture o per il fatto di non avere partita Iva, non dovranno fare nulla in quanto le domande saranno recuperate automaticamente. Per quanto invece riguarda coloro che non hanno presentato la domanda in quanto non ricadenti nella precedente casistica, dovrà essere l’Inps a dettare le norme operative in modo che la domanda possa essere presentata e sarà sempre l’inps a curare l’erogazione. Seguiranno quindi aggiornamenti speriamo al più presto.

Indennità Iscro 2023: chi potrà fruirne e quali termini rispettare?

Coloro che sono iscritti alla Gestione Separata Inps potranno usufruire delle prestazioni Iscro 2023. Ecco i termini e le condizioni da verificare per ottenere l’indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa.

A chi spetta l’indennità Iscro 2023?

Nella legge di bilancio 2021 è prevista la possibilità per i lavoratori autonomi di ottenere l’indennità straordinaria di continuità reddituale ed operativa. Si tratta di una misura non strutturale, ma straordinaria di conseguenza non è dato sapere ad oggi fino a quando sarà erogata, l’unica certezza è la conferma anche per il 2023. L’indennità Iscro 2023 spetta a coloro che sono iscritti alla Gestione Separata Inps e che esercitano in modo abituale l’attività in qualità di lavoratori autonomi.

Affinché si possa ottenere l’indennità straordinaria continuità reddituale e operativa è necessario che si verifichi una determinata condizione economica e in particolare che sia stato prodotto un reddito inferiore almeno del 50% rispetto alla media dei redditi da lavoro autonomo prodotta nei tre anni antecedenti rispetto a quello per il quale si chiede l’integrazione. Nel 2023 sarà possibile chiedere l’indennità Iscro riferita al reddito prodotto nel 2022 che deve appunto essere del 50% inferiore rispetto alla media dei tre anni antecedenti.

Oltre a questo requisito è necessario:

  • non essere titolari di reddito da pensione;
  • non essere percettori di reddito di cittadinanza;
  • non essere iscritti ad altre forme previdenziali;
  • essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali;
  • essere iscritti alla Gestione Separata Inps da almeno 4 anni.

Quando presentare la domanda Iscro 2023?

Generalmente la domanda per poter richiedere le prestazioni Iscro possono essere presentate dal primo maggio di ogni anno, fino al 31 ottobre, si attende però la circolare dell’Inps per le istruzioni operative.

A quanto ammonta l’indennità Iscro 2023?

L’indennità Iscro non è particolarmente elevata, infatti è pari al 25% dell’importo dichiarato nell’ultimo semestre il richiedente ha prodotto reddito.

L’indennità viene erogata per un periodo massimo di 6 mesi a partire dal mese successivo rispetto alla presentazione della domanda. Una delle particolarità legate a questa indennità è il fatto che può essere percepita per una sola volta, questo vuol dire che chi ha presentato la domanda nel 2022 e ha ottenuto il contributo economico non potrà presentare istanza Iscro 2023. La normativa prevede comunque che non si possa superare l’importo massimo di 815,20 euro mentre l’importo minimo è di 254,75 euro.

La domanda può essere presentata autonomamente identificandosi sul sito Inps con Cie, Spid o Cns.

Bonus acqua potabile 2023, ancora un anno per richiederlo

Il bonus acqua potabile 2023 è stato prorogato anche per il 2023. Ecco quindi chi potrà richiederlo e il modo per ottenerlo, la guida completa.

Bonus acqua potabile 2023, cos’è e come funziona

L’acqua è un elemento vitale per tutti gli esseri viventi. Una persona dovrebbe in media berne 2 litri al giorno, anche se ancora non in tutte le case è potabile. Anche per questo motivo, e per eliminare la plastica ed il vetro delle bottiglie, è nato il bonus acqua potabile. Introdotto dalla Legge di Bilancio 2021 (Legge 30 dicembre 2020, n. 178) è diventato operativo dal 17 giugno 2021, ed ora rinnovato anche per il 2023

Il bonus acqua potabile 2023 è un incentivo che permette di ottenere un rimborso fino ad un importo pari a 500 euro, per sostenere le spese relative a depuratori d’acqua. Questo dispositivo, attraverso un sistema di filtraggio, permette di migliorare il sapore dell’acqua ed eliminare le eventuali sostanze inquinanti o nocive.

Chi può richiedere il bonus?

Il bonus, come già detto, è un credito d’imposta pari al 50% è viene riconosciuti a:

  • persone fisiche;
  • soggetti esercenti attività d’impresa, arti e professioni;
  • enti non commerciali come le associazione e gli enti del Terzo settore, enti religiosi e civilmente riconosciuti.

Le persone fische possono utilizzare l’agevolazione nella dichiarazione dei redditi nel relativo periodo d’imposta in cui sono state sostenute le spese ed in quelle successive, fino al raggiungimento del 50%. Oppure possono utillizzare la compensazione con modello F24. Mentre le persone non fisiche possono solo scegliere quest’ultima strada.

Bonus acqua potabile 2023, quali spese sono incluse?

Il credito d’imposta e del 50% delle spese sostenute per l’acquisto e l’istallazione di sistemi di :

  • mineralizzazione;
  • filtraggio;
  • raffreddamento e/o addizione di anidride carbonica alimentare;
  • miglioramento qualitativo delle acque erogate dagli acquedotti.

L’importo massimo delle spese su cui calcolare l’agevolazione è fissato a

  • 1.000 euro per ciascun immobile, per le persone fisiche
  • 5.000 euro per ogni immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale, per gli esercenti attività d’impresa, arti e professioni e gli enti non commerciali.

Come richiedere l’agevolazione?

L’importo delle spese sostenute deve essere documentato da una fattura elettronica o documento commerciale che deve contenere il codice fiscale del soggetto che  richiede il credito. Pertanto il pagamento deve essere effettuato con mezzi tracciabili come il versamento bancario o postale o con altri sistemi di pagamento diversi dai contanti.

L’ammontare delle spese agevolabili si comunica all’Agenzia delle Entrate tra il 1° febbraio e il 28 febbraio dell’anno successivo al quello di sostenimento del costo tramite il servizio web disponibile nell’area riservata del sito dell’Agenzia. Una volta acceduti all’area riservata, il servizio si trova all’interno della sezione Servizi, nella categoria Agevolazioni, alla voce Credito di imposta per il miglioramento dell’acqua potabile.

Bonus sicurezza 2023, rinnovato e richiedibile fino al 2024

Il bonus sicurezza 2023 è richiedibile fino al 2024. Ecco quando è possibile richiederlo e chi può farlo per garantirsi la possibilità di vivere più sereno.

Bonus sicurezza 2023, c0me funziona?

La sicurezza è un obiettivo che piace soprattutto quando si sta in casa. Purtroppo con l’aumento della crisi e le difficoltà economiche si registrano maggiori furti. Ecco che quanto mai la sicurezza diventa necessaria, sia quando si sta dentro che fuori casa. Il bonus sicurezza serve prevede delle agevolazioni del 50% proprio sui sistemi di sicurezza e rilevazioni di fumo. E rientra inoltre tra i tanti bonus messi a disposizione degli immobili, come l’ecobonus casa 2023.

Si tratta di un’agevolazione sull’IRPEF ripartibile in 10 anni, con quote costanti. Ma attenzione è previsto un tetto massimo di spesa pari a 96 mila euro. Ad oggi il bonus è richiedibile fino al 31 dicembre 2024. Ma ad introdurlo è stata la Legge di Stabilità del 2016. Lo scopo è quello di agevolare tutti i cittadini che hanno provveduto a mettere in sicurezza le proprie case da atti vandalici e criminali.

Bonus sicurezza 2023, quali dispositivi rientrano?

Sono tanti gli interventi che rientrano nel bonus legato alla sicurezza di casa, tra questi:

  • istallazione di saracinesche;
  • porte blindate;
  • lucchetti, serrature, spioncini e catenacci;
  • sistemi di allarme;
  • Impianti antifurto ed anti intrusione;
  • Video sorveglianza a circuito chiuso;
  • istallazione di tapparelle metalliche con relativi bloccaggi;
  • cassaforti a muro;
  • sostituzione di vetri antisfondamento;
  • sistemi di controllo degli accessi, dei parcheggi o delle aree private;
  • Impianti di rilevazione incendi, evacuazioni e controllo fumi;
  • Sistemi di controllo degli accessi, dispositivi di protezione da allagamenti e fughe di gas;
  • Rifacimento recinzioni, mura perimetrali o altre strutture perimetrali delimitanti la proprietà.

Sono comprese anche tutte le apparecchiature che servono per il funzionamento di quelle principali, ma necessarie per il corretto uso.

Elementi essenziali in fattura

Si precisa che questa, come tutte le altre agevolazioni, per essere riconosciute devono avere regolare fattura. Non solo, il pagamento deve avvenire tramite mezzi tracciabili come i bonifici, gli assegni, il pagamento con carte di credito/debito e prepagate. Inoltre nella fattura deve essere indicato l’importo realmente speso, il numero progressivo di fattura e la denominazione e partita IVA della società che ha venduto i prodotti.

Infine non dimenticare mai il Codice fiscale del beneficiario, oppure e la causale del versamento con riferimento all’art 16-bis del Dpr 917/198. cioè l’articolo che prende in esame le “Detrazione delle spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici” vigente al 19 maggio 2020.

 

 

 

 

Docente tutor per allievi in difficoltà e che si annoiano, la novità del ministro Valditara

Il ministro dell’Istruzione Valditara ha annunciato per il prossimo anno scolastico l’arrivo del docente tutor in ogni classe. Dovrà sopperire a bisogni particolari e sarà pagato di più. Il percorso di formazione prende il via a breve.

Docente tutor: chi è e quali compiti avrà? Le prime dichiarazioni del ministro Giuseppe Valditara

La scuola è sempre al centro dei piani di ogni Governo e non poteva essere da meno il Governo Meloni. Solo pochi mesi fa era stato proposto il docente esperto, non senza polemiche, visti i tempi e i limiti di questa figura professionale e siamo oggi invece al docente tutor che, secondo il ministro Valditara, dovrà far fronte a bisogni particolari degli allievi in ogni classe. La prima novità è proprio questa, ogni classe avrà un docente tutor, una sorta di primo docente che avrà in carico la classe nel suo complesso e i suoi bisogni.

Sembra però ampio lo spettro di “problemi” a cui dovrà far fronte. Il Ministro infatti ha annunciato nell’intervista a Il Messagero che dovrà essere al fianco in particolare a studenti che hanno problematiche di vario genere, infatti dovrà seguire i ragazzi che hanno difficoltà di apprendimento, ma anche quei ragazzi che invece sono molto veloci nell’apprendere e di conseguenza si annoiano in classe. Il docente tutor avrà uno stipendio più alto, ma soprattutto dovrà seguire dei corsi di formazione specifici, gli stessi, in base a quanto annunciato, dal ministro Valditara, inizieranno già dal 2023, in questo modo già dal prossimo anno scolastico potranno essere in classe.

Cambia l’orientamento, dovrà tenere in considerazione i bisogni dei territori

Questa però non è l’unica novità di cui il Ministro ha parlato, ha infatti annunciato che cambierà anche l’orientamento per i ragazzi che devono scegliere il percorso di formazione superiore. Lo stesso sarà improntato a due principi, da un lato le potenzialità degli studenti che dovranno essere una sorta di guida alla scelta per i ragazzi, dall’altro si dovrà tenere in considerazione il territorio andando ad analizzare il fabbisogno occupazionale che offre.

Visto il cronico problema dell’Italia inerente la formazione scientifica, il Ministro ha annunciato che è stato creato anche un gruppo di studio che prevede la partecipazione del premio Nobel Parisi e l’Accademia del Lincei, l’obiettivo in questo caso è delineare modalità e tecniche per l’insegnamento di materie scientifiche.

Infine, non sono mancati spunti inerenti l’alternanza scuola-lavoro e in particolare ha concentrato l’attenzione sulle difficoltà riscontrate al Sud nel trovare imprese pronte ad accogliere gli studenti. L’obiettivo è fornire degli incentivi alle imprese in particolare nei settori in cui si fa più fatica a trovare personale, sottolinea infatti il ministro che sono disponibili oltre un milione di posti di lavoro che non trovano copertura in particolare nel settore del turismo.

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Alternanza Scuola- Lavoro: come possono registrarsi le aziende

Sicurezza alternanza scuola-lavoro: arriva il protocollo di intesa. Nuovi impegni per le aziende

Benzina 2.50 euro a litro, e potrebbe non finire qui la salita

Benzina 2.50 euro a litro, è questa la novità che porta il 2023. Del resto c’era da aspettarselo con la riduzione delle accise, ma la salita si è fermata?

Benzina 2.50 euro a litro, un nuovo salasso per le famiglie

Fare benzina ritorna ad essere un salasso per le famiglie e per i lavoratori. Il nuovo anno, come preannunciato, prevede l’eliminazione delle accise sulla benzina e gasolio. Questo non ha fatto altro che schizzare il prezzo alla pompa fino a 2.50 euro a litro per la benzina e 2.55 per il gasolio. Prezzi che fanno rabbrividire, ma che si riferiscono principalmente al costo autostradale.

Secondo le elaborazioni di Quotidiano energia il prezzo medio della benzina servito sale a 1,965 euro mentre quello del diesel sale a 2,023 euro al litro. Il prezzo medio nazionale della benzina in modalità self è 1,821 euro al litro (1,814 il dato del 5 gennaio), con i diversi marchi compresi tra 1,816 e 1,835 euro al litro (no logo 1,819). Il prezzo medio praticato del diesel self è a 1,879 euro al litro (contro 1,875)

Tuttavia in questi aumenti qualcosa non torna. E si perché se da una parta sono ritornati i costi legati alle accise, dall’altra si registra una grande diminuzione del prezzo del petrolio. Quindi questa caduta del prezzo, avrebbe dovuto assorbire il ripristino delle accise. Invece questo non è accaduto, anzi.

Benzina 2.50 euro a litro, indaga anche la Procura

Dopo lo stop degli sconti sulle accise c’è un altissimo rischio di speculazione sul prezzo dei carburanti su strade ed autostrade. Infatti il Ministero dell’Economia, Giorgetti, ha dato mandato alla Guardia di Finanza di controllare la situazione. Tuttavia i risultati dei controlli saranno resi la settimana prossima. Intanto anche la Procura di Roma indicata sui rincari di diesel e benzina.

Ma denunce sono arrivate anche in circa 300 procure in tutta Italia. Come se non bastasse secondo Codacons, il pieno di benzina costa 8,9 euro in più rispetto a quanto costava a fini dicembre. Su questi dati si può stimare quindi un aumento della spesa annua per ogni automobilista pari a 214 euro.

Proteste se non ci saranno ribassi

Insorgono sia le associazioni di categoria dei consumatori che quelle dei lavoratori. Anche i taxisti sono sul piede di guerra, perché è impensabile offrire il proprio servizio con questi prezzi alla pompa. Anche perché si ricorda che sono aumentati anche i pedaggi autostradali. Un problema che riguarda anche l’intero commercio italiano. Si perché la maggior parte del trasporto delle merci, nel nostro territorio, avviene su gomma. Un maggiore costo di autostrade, benzina e diesel si ribalterà inevitabilmente sul costo finale del prodotto, quindi sul consumatore. E non è proprio la soluzione migliore, visto già la situazione provata dalle famiglie e imprese italiane.

Flat Tax incrementale 2023: un esempio pratico per l’applicazione

Nelle settimane scorse abbiamo più volte parlato della flat tax incrementale, ora la stessa la divenuta legge con l’approvazione della legge di bilancio 2023 e possiamo delineare i tratti fondamentali della tassazione, i beneficiari e i limiti.

Cos’è la flat tax incrementale 2023 e a chi si applica?

La flat tax incrementale è disciplinata dall’articolo 1, commi da 55 a 57 delle legge di bilancio 2023 ( legge 197 del 2022). Si applica a contribuenti persone fisiche, esercenti attività di impresa, arti o professioni diversi dai contribuenti che applicano il regime forfetario. Dobbiamo ricordare fin da ora che il regime agevolato con tassazione piatta per ora è previsto solo per l’anno 2023, quindi con dichiarazione presentata nel 2024. Si tratta quindi di un regime straordinario anche in vista della promessa riforma fiscale che dovrebbe portare a un nuovo sistema di tassazione con ridefinizione delle aliquote e delle detrazioni. Attualmente si parla della applicazione del quoziente familiare, ma tutto appare abbastanza poco definito.

Leggi anche: Quoziente familiare: in quali casi può essere svantaggioso

Ricordiamo che la flat tax incrementale non si applica su tutti i redditi, ma solo sui redditi del 2023 eccedenti rispetto al reddito più alto registrato nell’ultimo triennio dal 2020 al 2022. Tale importo viene decurtato del 5%. L’importo così determinato viene definito base imponibile, non può essere superiore a 40.000 euro e prevede l’applicazione di un’aliquota Irpef piatta al 15%. Questa aliquota va a sostituire quelle progressive generalmente applicate.

Nel caso in cui la base imponibile della flat tax incrementale superi i 40.000 euro, viene applicata la tassa piatta solo sul limite dei 40.000 euro mentre la rimanente parte con aliquota ordinaria progressiva.

Esempio di flat tax incrementale 2023

Vediamo ora, sebbene in modo abbastanza semplificato, come funzionerà la flat tax incrementale attraverso un esempio concreto.

Reddito ( ricavi e compensi) 2023: 100.000 euro;

reddito 2022: 60.000 euro;

reddito 2021: 55.000 euro;

reddito 2020: 70.000 euro.

Il reddito più alto è quindi quello del 2020, cioè 70.000 euro e su questo è necessario calcolare la franchigia del 5%. La stessa ammonta a 3.500 euro.

A questo punto occorre calcolare la base imponibile su cui applicare la tassazione incrementale. Il calcolo è 100.000-70.000-3.500= 26.500 euro.

Questo implica che su 26.500 euro invece di applicare l’aliquota ordinaria progressiva prevista dal Tuir, applichiamo la tassa piatta al 15%. Il risultato è 3.975 euro. Il risparmio di imposta è notevole visto che le aliquote progressive sono:

  • 23% per gli scaglioni di reddito fino a 15 mila euro;
  • 25% per i redditi oltre 15 mila e fino a 28 mila euro;
  • 35% per i redditi oltre 28 mila e fino a 50 mila euro;
  • 43% per i redditi oltre 50 mila euro.

 

Le aziende cercano oltre un milione di lavoratori in questi settori

Nuove opportunità si presentano a chi è alla ricerca di un nuovo lavoro, infatti sono stati resi noti i dati di Anpal sulle aziende che stanno cercando personale. I posti disponibili per il 2023 sono oltre 1 milione e dislocati in vari settori.

Anpal: le aziende non trovano lavoratori. Oltre 500.000 assunzioni nel solo mese di gennaio 2023

Da una ricerca condotta da Anpal ( Agenzia nazionale politiche attive lavoro)  e Unioncamere emerge che le imprese che cercano lavoratori sono davvero numerose, rispetto al 2022 i posti disponibili sono aumentati di oltre il 10%. I dati rilevati fanno emergere che nel solo mese di gennaio potrebbero esservi 504.000 assunzioni che, nel primo trimestre del 2023 dovrebbero arrivare a oltre un milione. La domanda si pone allo stesso livello pre-covid facendo ben sperare per l’economia di tutto il Paese.

I settori in cui vi è una maggiore richiesta di lavoratori sono “tradizionali”, infatti le aziende sono alla ricerca di oltre 10.000 unità nel settore turismo. Vi sono richieste elevate anche nei servizi operativi di supporto ad aziende e persone, infine 7.000 unità di personale sono richieste nei servizi alla persona, ad esempio assistenza ai disabili.

Mancanza di personale: cosa lamentano le aziende?

Le aziende lamentano anche difficoltà nel reperire personale, soprattutto nei settori dirigenziali e nella ricerca di operai specializzati.

Molte assunzioni sono previste nel settore dell’industria, a trainare la domanda di personale è il settore metallurgico, ma anche edilizia, in cui sono previste 51.000 assunzioni.

Purtroppo le aziende lamentano difficoltà a trovare i profili professionali richiesti, sottolineano che per molti profili non hanno candidati mentre in altri profili i candidati hanno una formazione non adeguata rispetto alle richieste delle stesse aziende.

In base al Borsino delle professioni ( strumento messo a disposizione online dai centri per l’impiego) le maggiori difficoltà sono presenti nella ricerca di figure dirigenziali, segue la ricerca di operai specializzati con una differenza tra offerta e domanda di lavoro pari al 61,9%, tecnici, conduttori di impianti ( ne mancano il 49%).

A sorpresa, nonostante l’elevato numero di laureati che fanno fatica a trovare un lavoro che sia in linea con la loro formazione, le imprese fanno fatica a trovare addetti a professioni intellettuali, scientifiche e con elevata specializzazione, in questo caso restano scoperte il 47,5% delle posizioni. Infine, mancano professionisti qualificati nelle attività commerciali e nei servizi.

Dai dati emerge che un’azienda che ha bisogno di assumere impiega circa 4 mesi a trovare personale.

Leggi anche: Professioni più richieste nel 2023 per scegliere la formazione giusta

Bollette gas e luce, cosa contiene il primo decreto 2023

Bollette gas e luce sono diventate la paura degli italiani ogni volta che ne arriva una si trema. Ma quali sono gli interventi messi in campo dallo Stato?

Bollette gas e luce, a lavoro contro il caro energia

Gli aiuti contro il caro energia sono al entro dei primi due provvedimenti messi in campo dal Governo Meloni. Sia il decreto Aiuti quater e la manovra 2023 cercano di prendere misure a sostegno di famiglie ed imprese. Del resto a causa del caro energia sono molte le famiglie che iniziano il 2023 con un sentimento di sfiducia. A fare da completamento anche il caro carburanti, che senza i tagli sulle accise, sono arrivati a prezzi mai visti.

Un provvedimento molto utile è proprio quello sul potenziamento dei bonus luce e gas. Per le famiglie arriva l’innalzamento del tetto ISEE da 12 a 15 mila euro per poter usufruire dello sconto in bolletta. Mentre se si hanno 4 figli il bonus può arrivare a 20 mila. Quindi anche con l’arrivo del nuovo anno è obbligatorio rifare l’Isee e chi ne avrà diritto si rivedrà direttamente accreditato in bolletta lo sconto sia per la luce che per il gas.

Decreto aiuti quater, la fine del regime di Maggior tutela

E’ stato spostato al 10 gennaio 2024 la fine del regime di Maggior tutela del gas e della luce. Si ricorda che  si tratta del servizio di fornitura di elettricità a condizioni economiche e contrattuali stabilite dall’Autorità per i clienti finali di piccole dimensioni. Infatti riguarda le abitazioni e le piccole imprese con potenza impegnata fino a 15KW, che ancora non hanno scelto un venditore nel mercato libero. In questo momento il mercato di Maggior tutela sembra essere quello più conveniente, perché le tariffe sono aggiornate dall’Autorità di regolazione per l’energia (Arera).

Tuttavia sono molti che cercano di alleggerire le bollette di luce e gas scegliendo le offerte più vantaggiose anche nel mercato libero. Un mercato composta da una grande variante di compagnie, ognuna delle quali propone la propria offerta sul mercato. Sarà l’utente a scegliere l’offerta che meglio aderisce alle sue esigenze. Un po’ come succede da tanto tempo anche per il mercato degli operatori telefonici, ma che spesso spingono ad un ribasso dei prezzi.

Bollette luce e gas, alcuni consigli utili

Secondo uno studio Eurostat nel 2021 le “Abitazioni, acqua, elettricità, gas e altri combustibili” hanno rappresentato un quarto (25%) della spesa delle famiglie dell’Ue, in calo di 0,5 punti percentuali rispetto al 2020“. Valore che sicuramente sarà peggiorato anche per questo 2022, in cui la Guerra tra Russia e Ucraina, la crisi energetica e gli effetti della pandemia hanno davvero messo a dura prova la resistenza di molte famiglie ed imprese.

Accettazione tacita di eredità obbligatoria, senza niente compravendita

L’accettazione tacita di eredità obbligatoria è un elemento molto importante della storia di un immobile, soprattutto quando c’è di mezzo una eredità.

Accettazione tacita di eredità obbligatoria, perché è così importante?

Ogni immobile racconta la sua storia. Attraverso una semplice visura catastale storica, è possible conoscerla. Sapere in buona sostanza chi ha posseduto quell’immobile prima di un eventuale acquisto. Quando l’ultimo proprietario muore, lascia i suoi averi agli eredi che possono rifiutare o accettare l’eredità. Si aprirà il testamento, se presente, oppure procedere con la normale successione dei chiamati. Successivamente gli eredi possono decidere di vendere casa, anche se un erede non è proprio dello stesso avviso. Anche se è un caso molto raro, ma succede.

L’articolo 476 del codice civile introduce il concetto di accettazione tacita e così redita: “L’accettazione è tacita quando il chiamato all’eredità compie un atto che presuppone necessariamente la sua volontà di accettare e che non avrebbe il diritto di fare se non nella qualità di erede“. Ecco che quindi deve sottoscrivere l’accettazione tacita di eredità prima di procedere alla vendita del bene.

Accettazione tacita di eredità obbligatoria, un caso specifico

Un caso di accettazione tacita di proprietà tra i più comuni è il seguente. “I Signori A. e F. sono gli eredi di una casa al mare in provincia di Catania. Essendo defunti entrambi i genitori e vivendo fuori Sicilia, hanno deciso di voler vendere quella proprietà. Hanno già provveduto alla successione, prima di parte di madre e dopo qualche anno anche per le quote di proprietà del padre. A questo punto hanno deciso di vendere e hanno trovato una famiglia disposta ad comprare quella piccola villetta a pochi passi dal mare. Qualche giorno prima del rogito notarile, in Sicilia, il Notaio li avvisa che avrebbero dovuto sottoscrivere l’accettazione tacita di eredità, pagare una cifra e procedere. I Signori si interrogano se è giusto dover pagare quella somma, o è una trovata del compratore per risparmiare sulle spese da sostenere per l’acquisto“.

Ebbene dobbiamo dare una brutta risposta ai venditori, perché è corretto dover procedere alla sottoscrizione dell’accettazione tacita di eredità proprio per garantire il principio della continuità delle trascrizioni. Si ricorda che tutti gli atti si trascrivono nei registri immobiliari pubblici. Per cui questa continuità è garantita proprio da questo documento redatto da notaio, ma sottoscritto e pagato dai venditori.

Altri motivi per chi la sottoscrizione è necessaria

Oltre al motivo giù detto, l’accettazione svolge da tutela dell’acquirente, e della banca mutuante se il compratore ha richiesto il mutuo. Infatti attesta che coloro che stanno vendendo l’immobile siano i reali proprietari e non ci siano terzi che possano vantare diritti sull’immobile. Il documento viene spesso redatto anche in maniera contestuale alla compravendita, ma le spese rimangono a carico dei venditori.