Novità fotovoltaico, tre metodi per migliorarne l’efficienza

Novità fotovoltaico per migliorarne l’efficienza sono elementi di dibattito soprattutto per coloro che hanno in mente di istallare un impianto.

Novità fotovoltaico, sempre più famiglie lo scelgono

Il fotovoltaico sembra essere l’unica vera risposta per abbattere il costo delle bollette di energia. Anche perché dal 2024 dovrebbero venire meno anche gli stop alle tariffe legate al mercato tutelato, come già comunicato da Arera. Infatti l’interesse per il settore cresce costantemente, soprattutto in merito all’attenzione verso le nuove direttive europee che puntano sempre più ad un impatto zero sull’ambiente. Ecco che quindi a fronte di un investimento iniziale, si possono avere delle buone soluzioni di risparmio nel tempo, legati all’auto produzione di energia. Altro motivo di scelta è proprio legato al costo dei pannelli solari, che negli anni sono molti diminuiti.

Oltre a tutte le motivazioni già elencate si ricorda che l’istallazione di impianti fotovoltaici rientrano tra i costi detraibili con il Superbonus al 90% almeno per il 2023. Ma questo tipo di intervento è stato sempre presente anche nella prima versione del superbonus al 110%. E sembra mantenersi anche per l’anno 2024, quando la quota scenderà al 70%.

Novità fotovoltaico, tre metodi per migliorare l’efficienza

Durante gli ultimi anni sono state apportate sempre delle modifiche per migliorare l’efficienza degli impianti. Ad esempio le pompe di calore permettono di sfruttare l’energia dei pannelli fotovoltaici per produrre gratuitamente acqua calda, riscaldamento e climatizzazione esterna. Ovviamente i due impianti sono collegati da un professionista esperto.

Altro metodo per migliorare l’efficienza è quello di utilizzare gli ottimizzatori. Si tratta di componenti del sistema installate sul resto dei pannelli solari per collegare il singolo modulo con l’inverter in modo da renderlo indipendente dagli altri. Sono quindi dei dispositivi intelligenti che fanno aumentare la resa dell’impianto del 20-25%.

Il caso degli accumulatori

Gli accumulatori sono il terzo metodo per migliorare l’efficienza dei proprio pannelli. Si tratta di dispositivi che permetto non di disperdere l’energia prodotta e di consumarla successivamente. Proprio per l’istallazione di questo tipi di dispositivi sono anche predisposto un apposito bonus. Tuttavia oltre agli accumulatori elettrici ci sono anche quelli termici, grazie ai quali una famiglia media può interamente coprire il proprio fabbisogno di acqua calda nei periodi più caldi dell’anno.

Infine tra le novità c’è anche quella che prevede l’utilizzo della domotica, che punta a migliorare l’abitabilità e la funzionalità delle nostre case, grazie a un insieme di automazioni e tecnologie domestiche che consentono di gestire da remoto tutti gli apparecchi di casa tramite l’impianto elettrico. Ad esempio attivare gli elettrodomestici con un semplice comando quando l’impianto produce energia e disattivarli nelle ore notturne.

 

 

Milleproroghe: balneari, smart working, mutui giovani

Con 198 voti favorevoli, 128 contrari e 4 astenuti è stata approvata la legge di conversione del decreto Milleproroghe. Lo stesso è stato approvato con tutti gli emendamenti già approvati al Senato, ecco le principali misure che riguardano gli italiani.

Nel decreto Milleproroghe la proroga delle concessioni balneari

Il decreto Milleproroghe è legge, è stato approvato dalla Camera, il Governo sulla manovra aveva presentato la questione di fiducia.

Uno dei provvedimenti che ha destato maggiore clamore e critiche è stata la proroga delle concessioni ai balneari per un altro anno. Nel frattempo sulla questione che interessa anche l’Unione Europea è stato costituito un tavolo di lavoro a Palazzo Chigi ed è stata avviata la mappatura delle spiagge interessate dalla scadenza delle concessioni.

Un ulteriore punto di interesse è la proroga dello smart working per lavoratori fragili e con figli fino a 14 anni, fino al 30 giugno 2023.

Tra le norme introdotte nel periodo Covid che trovano ulteriore proroga anche passata l’emergenza sanitaria, vi è la proroga dell’utilizzo della ricetta elettronica.

Medici di base e pediatri potranno posticipare il pensionamento fino al compimento di 72 anni.

Nel settore sanità è stato inoltre rifinanziato il piano oncologico.

Proroga del termini ai Comuni per lo stralcio delle cartelle esattoriali

Novità anche per quanto riguarda lo stralcio delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro affidate all’agente di riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015. È stato prorogato il termine concesso ai Comuni per poter comunicare la scelta di non aderire allo stralcio, lo stesso ora è al 31 marzo.

Leggi anche: Proroga stralcio cartelle esattoriali, presentato l’emendamento

Buone notizie anche per i giovani, infatti le agevolazioni previste per gli under 36 che decidono di acquistare casa sono prorogate al 30 giugno 2023. Ricordiamo che per poter accedere all’agevolazione è necessario un Isee di valore inferiore a 40.000 euro.

Leggi: Mutui under 36, prorogate le agevolazioni con Milleproroghe

Novità concorsi scuola nel decreto Milleproroghe

Nel decreto Milleproroghe è inserita anche l’autorizzazione al Ministero dell’Istruzione a bandire nel 2023 il concorso per titoli ed esami per l’assunzione a tempo indeterminato nel 2024 di 59 dirigenti tecnici. Ulteriori assunzioni (87) sono previste nel 2025. Viene inoltre autorizzato l’avvio delle procedure concorsuali per l’assunzione di insegnanti di religione cattolica per la copertura del 50% delle posizioni vacanti. L’altro 50% delle assunzioni potrà essere effettuato in favore di docenti che abbiano già maturato 3 anni di incarico.

Novità importanti sono previste anche per i dirigenti che abbiano sostenuto il concorso nel 2017 e che abbiano sostenuto almeno la prova scritta. In questo caso, per coloro che hanno presentato ricorso avverso la procedura, vi è la possibilità di partecipare a un corso intensivo di formazione con relativa prova finale con costo a carico dei partecipanti. I dirigenti che superano il corso saranno inseriti in graduatoria, sebbene in coda rispetto alla graduatoria di merito derivante dal superamento di tutta la procedura del concorso indetto con DDG 1259/17 n° 194.

Bonus Imu, richiedibile entro il 28 febbraio 2023

Il bonus Imu può essere richiesto tra ancora pochi giorni per le imprese che operano nel settore turistico, ecco quindi come fare per averlo.

Bonus Imu, in cosa consiste l’agevolazione?

Il bonus Imu consiste nella detrazione d’imposta pari al 50% da sfruttar sul secondo acconto dell’Imposta municipale. Possono richiederlo le aziende operanti nel settore turistico, come complessi termali e agriturismi. Per le imprese del settore del turismo è riconosciuto, quindi, un credito d’Imposta per l’Imu versata a titolo di seconda rata dell’anno 2021 per gli immobili rientrati nella categoria D/2 nei quali è gestita l’attività turistica.

Tuttavia nei casi di crediti d’imposta superiori a 150 mila euro, questi saranno fruibili in seguito alle verifiche previste dal Codice delle leggi antimafia (Dlgs. n. 159/2011) e alla comunicazione dell’autorizzazione all’utilizzo.

Bonus Imu, chi può usufruire del credito

Il bonus Imu nel settore turistico nasce soprattutto dalla possibilità di sostenere le imprese turistiche, uno dei comparti della nostra economia che hanno maggiormente risentito delle restrizioni dalla pandemia da Covid-19. I destinatari del credito d’imposta per il turismo sono le imprese che si occupano di:

  • turismo;
  • strutture ricettive;
  • comparto fieristico e congressuale;
  • agriturismi;
  • imprese che gesticono struttura all’area aperta;
  • complessi termali;
  • parchi tematici;
  • parchi acquatici e faunistici.

Per usufruire del credito d’imposta i proprietari delle imprese devono essere anche i gestori delle attività esercitate. Inoltre, i contribuenti devono aver subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi nel secondo trimestre del 2021 di almeno il 50% rispetto al secondo trimestre del 2019.

Come fare per accedere all’agevolazione

Chi possiede i requisiti indicati deve inviare una domanda ad hoc entro il 28 febbraio 2023. Per usufruire del credito è necessario inviare all’Agenzia delle entrate, un’autodichiarazione attestante il possesso dei requisiti. Inoltre chi richiede il bonus all’Agenzia delle Entrate deve dichiarare di essere in regola con quanto stabilito nella Comunicazione della Commissione europea del 19 marzo 2020 C(2020).

Entro 5 giorni dall’invio l’Agenzia delle entrate rilascerà una ricevuta di presa in carico o ne comunicherà lo scarto, sempre però indicandone le motivazioni. Entro 10 giorni dell’invio, lo stesso ente rilascia una seconda ricevuta per comunicare ai richiedenti il riconoscimento o il mancato riconoscimento del credito d’imposta. Uno dei casi più comuni è che il richiedere non è titolare di una partita Iva attiva alla data di entrata in vigore del Dl n.21/2022. Una volta ricevuto il riconoscimento, a partire dal giorno successivo il contribuente potrà utilizzare il credito d’imposta in compensazione tramite modello F24. Una misura che almeno tenta di aiutare la ripresa del settore turistico che sono una parte importante della crescita del nostro Paese.

 

 

Esenzione ticket, occorre rinnovarla per non prederla

Esenzione ticket è un diritto che spetta a molte persone che non hanno redditi elevati. Ma va rinnovato, e c’è ancora qualche giorno per farlo.

Esenzione ticket, cos’è e quando spetta?

L’esenzione per reddito permette di effettuare, senza pagare alcun costo, tutte le prestazioni di diagnostica strumentale, di laboratorio e le altre prestazioni specialistiche ambulatoriali garantite dal Servizio sanitario nazionale, necessarie e appropriate alla condizione di salute. Il servizio sanitario nazionale, nell’ordinamento giuridico italiano prende in esame il complesso delle funzioni, delle attività e dei servizi assistenziali gestiti ed erogati dallo stato italiano.

Ad oggi hanno diritto all’ esenzione i cittadini di età inferiore a 6 anni e quelli di età superiore a 65 anni. Ma che siano appartenenti ad un nucleo famigliare con un reddito complessivo non superiore a €36.151, 98 annui. I cittadini possono essere esentati dal pagamento del ticket per diverse ragioni:

  • reddito;
  • malattie croniche;
  • invalidità;
  • malattie rare;
  • cecità e sordità civile.

Attenzione alla prossima scadenza

Il prossimo 31 marzo 2023 scadranno i certificati di esenzione ticket per il reddito. Tuttavia chi ne ha diritto o lo vuole rinnovare per condizione economica dovrà collegarsi sul portale Sistema Tessera Sanitaria (Sistema TS), al seguente link:  https://sistemats1.sanita.finanze.it/portale/esenzioni-da-reddito-cittadini. Inoltre è possibile accedere al Sistema Tessera Sanitaria anche attraverso il sito aspct.it. Dal menù “Come fare per” e cliccando sulla voce “Esenzione ticket”.

In ogni caso sul sito Sistema Tessera Sanitaria è possibile fare anche altre cose, come richiedere certificati, consultare la sezione Covid, i piani terapeutici, ricette telematiche e spese sanitarie.

I codici previsti per l’esenzione

Di seguito sono riportati tutti i codici previsti per l’esenzione del ticket:

  • Esenzione con codice E01: è riconosciuta solo ai soggetti che hanno meno di 6 anni e più di 65 anni di età e appartengono ad un nucleo familiare con reddito entro i 36.151,98€ annui;
  • Codice E02: per disoccupati e loro familiari a carico, con reddito familiare inferiore a 8.263,31 euro, incrementato a 11.362,05 euro in presenza del coniuge e di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico;
  • Esenzione con codice E03: riconosciuta per i soggetti titolari (o a carico di altro soggetto titolare) di assegno sociale;
  • Codice E04: titolari di pensione al minimo, con più di 60 anni, e per i loro familiari a carico, con reddito familiare inferiore a 8.263,31 euro incrementato a 11.362,05 euro in presenza del coniuge e di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio.
  • Esenzione dal ticket sanitario con codice E14: per i soggetti con età uguale o superiore a 66 anni con reddito familiare fiscale annuale fino a 18mila euro, esenzione ticket farmaceutica.

 

Caldaie a gas vietate dal 2025, le nuove norme dell’Unione Europea

Nell’Unione Europea è in atto un processo di conversione energetica, si andrà sempre più verso l’abbandono di fonti energetiche fossili per sfruttare invece fonti rinnovabili come l’eolico e il solare. In questa ottica si va verso il divieto di vendita e installazione di caldaie a gas, ma a differenza delle auto, in questo caso il divieto entrerà in vigore a breve e cioè dal 2025. Ecco cosa cambia con il divieto di installazione di caldaie a gas dal 2025.

UE dal 2025 divieto di installazione caldaie a gas

La direttiva UE approvata dalla Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento Europeo prevede che dal 2025 in caso di nuove costruzioni o ristrutturazioni edili non potranno più essere installate caldaie a gas. Questo implica che per la produzione di acqua calda e per il riscaldamento vi dovranno essere altre fonti energetiche. Siccome l’Italia ad oggi riconosce incentivi per l’installazione di caldaie a gas a condensazione, si prevede non solo il divieto a partire dal 2025 delle nuove installazioni, ma anche l’eliminazione già dal 2024 di ogni forma di incentivo destinato all’installazione di questa tipologia di dispositivi.

Incentivi per l’installazione di sistemi di riscaldamento ibridi

La direttiva, oltre al prevedere il divieto di installazione di caldaie a gas, prevede anche la possibilità di incentivare l’accesso a sistemi di riscaldamento a basso impatto ambientale, tra questi vi sono quelli all’idrogeno, inoltre sono previsti incentivi alla riqualificazione energetica degli immobili.

Quest’ultimo non è un dettaglio perché, in vista del superamento definitivo del Superbonus che consente di ottenere un importante ritorno economico a fronte di interventi che consentono di recuperare almeno due classi energetiche, è molto probabile che siano previsti nuovi incentivi anche se probabilmente non saranno così vantaggiosi.

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Deve, infine, essere ricordato che la direttiva attualmente prevede comunque la possibilità di installare anche dal 2025 dispositivi ibridi, cioè alimentati da fonti fossili e non fossili. Questo vuol dire che in realtà non si prevede un abbandono totale delle fonti fossili, inoltre i modelli già installati, potranno continuare ad essere utilizzati molto probabilmente fino al loro normale fine ciclo vitale.

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Bitcoin e halving: il valore della scarsità

Le criptovalute, così come le risorse fisiche, determinano il loro valore grazie al rapporto tra domanda e offerta. Al contrario delle valute come Euro e Dollaro, però, non esiste alcun organo o banca centrale che ne regoli l’emissione e quindi l’inflazione. Per questo è importante che vi sia un sistema predeterminato che riduca periodicamente la quantità di Bitcoin prodotti come ricompensa per la validazione dei blocchi della blockchain.

Per capire meglio questo fenomeno dobbiamo addentrarci meglio all’interno del concetto di risorsa digitale, il valore di questa criptovaluta non è legato a nessun tipo di risorsa ed è deciso dal mercato. Per mantenere regolare l’inflazione di coin, nel codice con cui è stato programmato Bitcoin è incluso il sistema dell’halving.

Cos’è l’halving nello specifico?

Iniziamo con il dare una prima informazione precisa, l’ultimo Bitcoin verrà creato  nel 2140. Com’è possibile dare una fine a qualcosa che è completamente digitale? Grazie agli smart contract, software che regolano sia il mining che l’halving da quando Bitcoin è nato e all’infinito, poiché il funzionamento di questa blockchain è immutabile. Così, dimezzando di volta in volta il risultato del mining della criptovaluta si arriverà al punto oltre al quale non sarà più possibile produrre Bitcoin.

Confrontandolo con il funzionamento di altre criptovalute sul mercato, possiamo vedere come l’halving sia un fenomeno tipico di Bitcoin. Questa soluzione è stata pensata dal programmatore e inventore della criptovaluta, Satoshi Nakamoto, per evitare che un’eccessiva e brusca emissione di monete ne causasse l’iperinflazione e quindi la svalutazione. In pratica, l’halving prevede una progressiva e periodica riduzione del numero di Bitcoin pagati a coloro che verificano la validità delle transazioni sulla rete, ossia i miner. L’intento di questo meccanismo è di mantenere progressivamente scarsa l’offerta in modo che il prezzo sia sostenuto da una domanda costante.

Ogni quanto si verifica un halving di Bitcoin?

Così come determinato nel whitepaper di Bitcoin, avviene un halving ogni quattro anni ed è così fin dalla creazione della moneta. In questo modo si mira a ridurre drasticamente, di volta in volta, l’immissione all’interno del mercato di BTC

L’evento è permesso dall’algoritmo, non può essere bloccato, ed è completamente automatico. Tenendo conto di questo viene spontaneo chiedersi: qual è il numero massimo di Bitcoin che potranno essere immessi nel mercato? La risposta è semplice ovvero 21 milioni.

Quanti halving si presenteranno nella storia di Bitcoin?

All’inizio della sua storia Bitcoin premiava i miner con 50 criptomonete per ogni blocco creato, oggi ovviamente non è così proprio per via del fenomeno dell’halving. Conoscendo questo è importante allora chiedersi quanti eventi sono stati pensati per questa blockchain? Sono 32 gli eventi di halving o dimezzamento che interesseranno la criptovaluta.

Il prossimo evento halving quando avvererà?

Ogni evento halving dimezza la quantità di Bitcoin emessi. Per chi è interessato a questa moneta digitale è allora opportuno scoprire quali sono stati gli eventi già avvenuti e quando si presenteranno i prossimi:

  • Nel 2012 la quantità di Bitcoin emessa è scesa dall’iniziale ricompensa di 50 criptomonete a 25;
  • Nel 2016 si è scesi da 25 a 12,5 BTC dati in ricompensa ai miner;
  • Nel 2020 la quantità di valuta digitale creata è scesa da 12,5 a 6,25 Bitcoin.

Seguendo questo schema è facile comprendere quando avverrà il prossimo evento di halving ovvero nel 2024 quando il numero di BTC emessi per ogni blocco scenderà a 3,125. 

Non è possibile avere una data precisa ma solo una stima, questo perché l’halving della moneta è programmato in base all’altezza del blocco della catena e non su di una data precisa. Tenendo conto che l’halving avviene precisamente ogni 210.000 blocchi è certo che il prossimo dimezzamento avverrà al 840.000 blocco ed è per questo che probabilmente si verificherà tra i mesi di febbraio e giugno 2024.

Superbonus, si punta alla compensazione dei crediti

Il superbonus è la misura che in questo momento sta creando maggiore polemica e paura per molte imprese che combattono con i crediti, cosa fare adesso?

Superbonus, lo stop del Governo

Lo stop del Governo alla crisi dell’industria edile creata dal superbonus era inevitabile. Infatti il governo ha bloccato le cessioni dei crediti e gli sconti in fattura, creando non poco malcontento tra gli esperti del settore. Tuttavia servono delle probabili soluzioni per evitare ulteriori danni alle imprese. La scelta più plausibile è la compensazione dei crediti, attraverso il modello F24. Tuttavia questa misura potrebbe entrare in vigore con qualche slittamento rispetto alla data del 17 febbraio 2022.

I crediti incagliati sono circa 19.9 miliardi, di cui 12 miliardi per il superbonus e 7 miliardi tra bonus facciate e sismabonus. La cartolarizzazione o l’intervento della Cassa depositi e prestiti sono delle scelte più lunghe che magari possono essere utilizzate per una parte restanti dei crediti residui. Adesso serve agire subito per evitare il fallimento di molte imprese che operano nel settore dell’edilizia e la relativa perdita di posti di lavoro.

Altre soluzioni tra Confindustria e Banca d’Italia

A seguito dei continui confronti tra il Governo e le parti sociali in merito ai crediti arrivano anche altre soluzioni. Ad esempio Confindustria sembra essere disponibile ad acquistare, dalle aziende, parte dei crediti maturati. Le banche invece ritengono che la detrazione con l’utilizzo del modello F24 sia la soluzione più veloce da applicare per uscire dallo stallo. Ad esempio l’Abi propone lo scudo penale agli istituti di credito.

Le banche potrebbero acquistare i crediti incagliati dei bonus edilizi in modo da far completare i lavori a chi ha presentato la Cila prima dell’entrata in vigore del provvedimento che fermo gli sconti in fattura. Gli istituti di credito, Poste italiane, assicurazioni e cassa depositi e prestiti avranno una protezione dai sequestri della magistratura anche per quei crediti che risultano oggetto di frode, ma che hanno acquistato in “buona fede“.

Sul tema si è espressa anche la Banca d’Italia che valuta positivamente l’impatto dei bonus in termini di valore aggiunto nell’occupazione, ma gli oneri per il bilancio pubblico sono pesanti e crescenti nell’ultimo biennio. Non resta che aspettare le decisioni prese dal tavolo tecnico a cui sono stati invitati: Abi, Cdp, Sace, Agenzia delle Entrate. Presenti anche le associazioni di categoria che hanno già partecipato all’incontro a Palazzo Chigi (Ance, Confedilizia, Confindustria, Confapi, Alleanza cooperative, Confartigianato, Cna, Confimi, Rete professioni tecniche, Casartigiani, Confassociazioni). Tuttavia la parola finale spetterà comunque al prossimo Consiglio dei Ministri.

 

Gestione Separata Inps: le aliquote contributive aggiornate

Con la Circolare 12 del primo febbraio 2023 l’Inps ha provveduto a rendere note le aliquote contributive previste per gli iscritti alla Gestione Separata Inps. Ecco quanto dovranno pagare di contributi gli iscritti alla cassa previdenziale.

Cos’è la Gestione Separata Inps e chi deve iscriversi

La Gestione Separata Inps è la cassa previdenziale rivolta ai liberi professionisti non ricadenti in altre casse previdenziali, o meglio, non tenuti ad iscriversi ad altre casse previdenziali, ad esempio gli avvocati devono iscriversi alla cassa forense. Solo a fini esemplificativi, ricordiamo che devono iscriversi alla Gestione Separata Inps i venditori a domicilio, gli amministratori locali, i beneficiari di assegni di ricerca, dottorati di ricerca, borse di studio, spedizionieri doganali senza cassa, liberi professionisti senza cassa.

Aliquote Gestione Separata Inps 2023

Le aliquote contributive previste dalla circolare 12 del 2023 per gli iscritti alla Gestione Separata Inps sono:

  • 26,23% per i professionisti non iscritti ad altre forme previdenziali, in questo caso l’aliquota è formata dal 25% a cui si aggiunge lo 0,72% per maternità, assegni nucleo familiare, malattia, degenza ospedaliere e si aggiunge lo 0,51% come contributo Iscro.
  • Aliquota del 24% per professionisti e collaboratori titolari di pensione o provvisti di altra tutela pensionistica;
  • 33,72% per collaboratori e altre figure professionali assimilate per i quali non è prevista la contribuzione Dis-Coll;
  • 35,03% per collaboratori e altre figure professionali per le quali è prevista la contribuzione aggiuntiva Dis-Coll.

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Minimali e massimali per iscritti alla Gestione Separata Inps

L’iscrizione alla Gestione Separata Inps resta obbligatoria per coloro che dalla attività generano un reddito imponibile superiore a 5.000 euro.

Ricordiamo che per avere il riconoscimento di un’annualità piena di contributi è necessario avere un minimale di reddito per il 2023 di 17.504,00 euro.

I contributi minimi da versare di conseguenza saranno:

  • 4.200,96 euro per chi applica l’aliquota al 24%;
  • 4.591,30 euro per chi applica l’aliquota del 26,23%;
  • 5.902,35 euro per chi sconta l’aliquota del 33,72%;
  • 6.131,65 euro per chi sconta l’aliquota del 35,03%.

Ricordiamo che chi versa meno perché di fatto ha un reddito inferiore, vedrà riconosciuti in proporzione i contributi a fini previdenziali. Infine, il massimale di reddito oltre il quale non aumentano i contributi da versare è di 113.520,00 euro.

 

Hybrid working o lavoro ibrido, il nuovo modo di lavorare

Durante la pandemia le aziende hanno scoperto lo smart working con tutte le sue qualità positive, soprattutto risparmio economico e con i difetti, cioè il distacco del dipendente dall’azienda e il venir meno di un aspetto rilevante, la socialità. L’hybrid working è una formula ibrida che permette di superare questi ostacoli. Vediamo ora di cosa si tratta.

Cos’è il lavoro ibrido o hybrid working

Il lavoro ibrido nasce dalla commistione tra lavoro tradizionale in azienda e il lavoro in smart working, quindi da remoto. In Italia è già realtà in molte aziende ed è un modello che si sta diffondendo in modo veloce. Non si esplica in una sola formula ma in diverse tipologie che possono essere scelte dalle aziende tenendo in considerazione le loro esigenze e le loro peculiarità. Nella maggior parte dei casi i lavoratori hanno a disposizione comunque un ufficio virtuale in cloud quindi è come se si trovassero nello stesso luogo contemporaneamente e possono “socializzare” o comunque scambiarsi opinioni, collaborare, supportarsi.

Le aziende che sono interessate all’hybrid working possono già trovare in rete aziende disponibili a fornire piattaforme per il lavoro in cloud personalizzate sulle esigenze delle committenti.

I modelli di hybrid working

Nel modello base il lavoratore e l’azienda stabiliscono in quali giorni e orari il dipendente deve essere in azienda e in quali può lavorare da casa o comunque da remoto. Il vantaggio è il risparmio economico legato al fattore energetico anche perché la stessa postazione può essere usata a turno da vari dipendenti, inoltre l’azienda ha comunque in sede dei dipendenti per le esigenze che è necessario gestire sul luogo.

La seconda formula è particolarmente interessante, si tratta infatti del modello denominato Club House, questo prevede che l’azienda permetta al lavoratore di operare da remoto, ma, allo stesso tempo, per mantenere la socialità e per costruire il fattore identitario tra aziende e dipendente prevede l’uso di spazi comuni come sale meeting e sale convegni dove si possono svolgere diverse attività, ad esempio brainstorming, oppure elaborazione di progetti, discussione dei risultati aziendali o altre attività che mirano a rafforzare l’azienda stessa. Solo in tale contesto di riunione è necessaria la presenza in sede.

Infine il terzo modello di hybrid working viene denominato Hub & Spoke dove il termine hub rappresenta l’azienda mentre gli uffici spoke rappresentano delle postazioni di co-working, oppure degli uffici satellite. Questo modello è utilizzato soprattutto per le aziende che hanno una sede centrale e lavoratori dislocati in zone diverse. Con questa soluzioni si possono avere i migliori professionisti sul mercato, sebbene siano collocati in luoghi magari molto distanti. Le attività in azienda sono sporadiche ed essenziali mentre la maggior parte del lavoro è in remoto.

 

Bonus zanzariere 2023, come ottenerlo in vista dell’estate

Il bonus zanzariere 2023 è attivo per acquistare o sostituire prodotti di protezione a schermatura solare, ecco come funziona e quanto spetta.

Bonus zanzariere 2023, per quali prodotti è possibile?

In attesa del caldo, è meglio non farsi trovare impreparati. Soprattutto dalle zanzare pronte sempre a pizzicare la pelle, piccolo inconveniente dell’estate. Tuttavia c’è un rimedio che è anche detraibile. Il bonus zanzariera è stato attivato già dal 2020 (con il decreto rilancio) e sarà richiedibile fino al 31 dicembre 2024. Riguarda l’acquisto o la sostituzione di zanzariere con schermatura solare fatte con la rete doppia che permette da una parte il contatto con il vetro. Si solito è metallizzata e riesce a respingere il calore e dall’altra parta la rete è una grigia che impedisce alle zanzare di entrare in casa.

Inoltre ogni zanzariera con schermatura solare e dall’indice GTOT inferiore a 0,35% può rientrare nelle detrazioni fiscali di Bonus 50% e Superbonus. Infine per ottenere il bonus occorre che i prodotti acquistati rispettino i seguenti parametri:

  • marcatura CE come marchio di garanzia che il prodotto rispetta i requisiti previsti dall’Ue in sicurezza, salute e tutela dell’ambiente;
  • fissaggio in modo stabile all’immobile e regolabile;
  • valore Gtot (fattore totale di energia solare) inferiore a 0.35.

Bonus zanzariera 2023, come funziona l’agevolazione?

Il bonus zanzariera 2023 è una detrazione del 50% sull’acquisto e sulla posa in opera di zanzariere su finestre e portefinestre. Il limite di spesa è fissato in 60 mila euro per unità immobiliare. Ciò vuol dire che la detrazione massima ottenibile è pari a 30 mila euro. Quindi sicuramente un valido aiuto, almeno per sostenere questo tipo di spese. Non è previsto nessun limite ISEE 2023 per ottenere l’agevolazione.

Il bonus può essere richiedibile non solo dai proprietari di casa, ma anche degli inquilini o abitanti dell’immobile in base ad un valido titolo, come il comodato d’uso. Se si è inquilini, occorre comunque richiedere l’autorizzazione dal proprietario di casa, prima di procedere all’istallazione della zanzariera.

Si può utilizzare anche in caso di Superbonus?

L’agevolazione rientra tra quelle previste per i bonus edilizi, in particolare nell’Ecobonus casa, ma anche il superbonus. L’acquisto e la posa in opera delle zanzariere rientra tra i lavori trainati. Ciò vuole dire che devono rientrare in lavori molto più importanti come le ristrutturazione che prevedono il miglioramento di almeno due classe energetiche dell’immobile. Per esempio, si possono effettuare lavori di isolamento termico, provvedere alla sostituzione degli impianti di climatizzazione o effettuare lavori per la riduzione del rischio sismico. Si ricorda anche occorrano essere zanzariere a schermatura solare, che permettono anche un miglioramento di efficienza energetica dell’immobile.