Pagella fiscale, il nuovo strumento contro l’evasione

Nasce la pagella fiscale, lo strumento che mira a ridurre l’evasione fiscale attraverso strumenti di premialità.

Dopo la pace fiscale e lo scudo penale, arriva la pagella fiscale

Il rapporto degli italiani con il fisco è sempre stato molto controverso, infatti l’Italia ha un elevato livello di evasione fiscale. Il nuovo Governo ha però inteso fin da subito provare a migliorarli combattendo l’evasione attraverso degli incentivi. Il primo provvedimento in tale direzione è la legge di bilancio 2023 che comprende diverse misure di pace fiscale tra cui lo stralcio delle cartelle fino a 1.000 euro affidate all’agente di riscossione nel periodo tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015.

Si è poi proceduto con lo scudo fiscale, sebbene ancora molto contestato, infine l’ultima novità è l’introduzione della pagella fiscale. Ecco di cosa si tratta.

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Cosa prevede la pagella fiscale?

A dare l’annuncio di questa novità è stato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo. La pagella fiscale prevede premi per chi accetta il patto con il Fisco e riduzione delle spese per le imprese che assumono. Queste due novità, oltre a portare una minore evasione, secondo Leo, dovrebbero anche indurre le imprese estere a fare investimenti in Italia e di conseguenza potrebbero esservi risvolti positivi per il Pil e per l’occupazione.

Il viceministro sottolinea che è essenziale non solo ridurre la pressione fiscale, ma anche semplificare il sistema, in modo da agevolare i contribuenti nel loro rapporto con il Fisco.

Cambia l’Ires

Oltre ad anticipare l’intenzione di adottare un sistema premiale per chi adempie agli oneri fiscali attraverso l’attribuzione di un punteggio con la pagella fiscale, il viceministro Leo anticipa il progetto di revisione dell’Ires, la stessa dovrebbe essere in vigore già dal 2024 sotto forma di Global Minimum Tax.

L’aliquota Ires sarà abbassata e saranno però eliminate agevolazioni e crediti di imposta, questo dovrebbe rendere il sistema più fluido. La nuova Ires dovrà prevedere:

  • una base imponibile più ampia;
  • due aliquote;
  • un sistema che fa pagare meno alle imprese che investono e assumono.

L’aliquota base dovrà comunque essere più bassa dell’attuale fissata al 24%.

In base a quanto annunciato il sistema delle pagelle fiscali dovrebbe riprendere lo schema dei Modelli ISA. Nelle idee del viceministro chi ha un voto alto dovrebbe ottenere la possibilità di accedere al concordato preventivo biennale che rappresenta una semplificazione fiscale e garantisce stabilità nelle uscite fiscali del contribuente. Chi ha invece un voto basso dovrà essere “aiutato” a sistemare archivi informatici, banche dati, fatture elettroniche e gli sarà proposta un’adesione che prevede il pagamento di imposte maggiori rispetto a quelle che pagava in precedenza, in cambio però di semplificazioni, certezze e altre misure premiali.

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bonus acqua potabile, brutte notizie per chi lo ha richiesto. Ammontare

Chi ha presentato istanza per il bonus acqua potabile per installazioni del 2022 può conoscere ora il credito di imposta riconosciuto dall’Agenzia delle Entrate. Ecco come scoprire l’importo e come utilizzarlo.

Bonus acqua potabile: le fasi per il riconoscimento

La legge di bilancio 2021, articolo 1 commi da 1087 a 1089, ha previsto la possibilità di ottenere un credito di imposta a fronte dell’installazione di sistemi per la depurazione dell’acqua. In particolare viene riconosciuto il credito di imposta per “acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e/o addizione di anidride carbonica alimentare finalizzati al miglioramento qualitativo delle acque per il consumo umano erogate da acquedotti”.

L’obiettivo è ridurre l’inquinamento causato dall’uso delle bottiglie di plastica. La percentuale di credito di imposta usufruibile dipende però dal totale delle domande presentate, in modo da poter ripartire equamente il fondo.

Le domande per il riconoscimento del credito di imposta per l’installazione di sistemi di depurazione dell’acqua nel 2022, anche chiamato bonus acqua potabile, dovevano essere presentate nel periodo compreso tra il 1° febbraio 2023 e il 28 febbraio 2023. L’ammontare massimo del credito di imposta che si poteva ottenere era il 50% su una spesa massima di 1.000 euro.

Terminata la fase di presentazione delle istanze, è iniziata la successiva di controllo delle stesse.

Leggi anche: Bonus acqua potabile, si può richiedere a febbraio 2023

Bonus acqua potabile, percentuale di credito di imposta riconosciuto

Il giorno 3 aprile l’Agenzia delle Entrate ha reso noto il provvedimento con la ripartizione dei fondi del bonus acqua potabile.

La stessa è pari al  17,9005%. In base alle indicazioni dell’Agenzia delle Entrate, ciascun beneficiario può controllare gli importi che a cui ha diritto attraverso il proprio cassetto fiscale raggiungibile dal sito dell’Agenzia delle Entrate.

Il credito di imposta potrà essere utilizzato dai beneficiari nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di sostenimento delle spese agevolabili e in quelle successive fino a quando non se ne conclude l’utilizzo.

Carta d’identità elettronica, ecco come sostituirà lo spid

La carta d’identità elettronica a breve sostitutirà lo spid, molto in uso in Italia. Del resto è l’unico documento riconosciuto e certificato dallo Stato.

Carta d’identità elettronica, addio allo spid

Era già stato annunciato all’inizio dell’anno, ma ora è realtà. La carta d’identità elettronica andrà sempre più a sostituire lo spid. l Sistema pubblico di Identità Digitale è la chiave di accesso semplice, veloce e sicura ai servizi digitali delle amministrazioni locali e centrali. Si tratta di un’unica credenziale che rappresenta l’identità digitale e personale di ogni cittadino, con cui è riconosciuto dalla Pubblica Amministrazione per utilizzare un maniera personalizzata e sicura i servizi digitali.

In realtà non ci sarà una sostituzione, ma una comparazione dei due sistemi.  Consentendo ora di associare le credenziali di livello 1 e 2 alla carta, dopo quelle di livello 3 equiparandola nei fatti allo Spid. Ma facciamo un passo indietro, per capire cos’è la carta d’identità elettronica e le sue applicazioni.

Carta d’identità elettronica, cos’è e come funziona

Secondo quanto indicato sul sito istituzionale della carta di identità, ecco la definizione. La Carta d’Identità Elettronica (CIE)  è il documento di identità dei cittadini italiani rilasciato dal Ministero dell’Interno e prodotto dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Grazie alle sue avanzate funzionalità di sicurezza e anticontraffazione, garantisce la verifica dell’identità del titolare e l’accesso ai servizi online delle Pubbliche Amministrazioni sia in Italia che nei paesi dell’Unione Europea (vedi elenco  ) .

Oltre a stabilire l’identità del titolare, il CIE è dotato anche di una componente elettronica che adotta le più avanzate tecnologie disponibili e rappresenta quindi l’identità digitale dei cittadini.

In ottemperanza alla normativa comunitaria, la Carta d’Identità Elettronica (CIE) consente ai cittadini un facile e rapido accesso ai servizi online offerti dai provider aderenti attraverso 3 livelli di autenticazione di crescente sicurezza:

  • 1 : accesso con coppia di credenziali (username e password);
  • 2 : accesso con credenziali di livello 1 e codice OTP temporaneo;
  • 3 : è richiesto un lettore o uno smartphone abilitato NFC per leggere la CIE.

Chi può averlae la validità?

Chiunque ha già un documento cartaceo può richeidere quella elettronica. Per averla è possibile richiederla al proprio comune oppure andere sul portale istituzionale ed attivare le credenziali.

lL periodo di validità della CIE varia a seconda dell’età del titolare della carta d’identità:

  • 3 anni per i minori fino a 3 anni;
  • 5 anni per i minori di età compresa tra 3 e 18 anni;
  • 10 anni per tutti gli altri.

La CIE ha un costo fisso di 16,79 euro. In alcuni Comuni questo costo potrebbe aumentare a causa di oneri amministrativi e canoni fissi.

Concorsi: in arrivo 2000 assunzioni. I profili richiesti

È stato reso noto il nuovo piano di assunzioni del comune di Roma per il 2023, sono numerose le figure professionali richieste e il numero dei posti disponibili nei concorsi.

Le figure professionali richieste nei concorsi Roma

Nel biennio 2023-2024 saranno assunti nella città di Roma ben 2000 persone, nel solo 2023, le assunzioni previste saranno 2000, di cui 1500 nel 2023 e riguarderanno i profili professionali di:

  • 800 funzionari polizia locale;
  • 400 insegnanti di scuola d’infanzia e educatori asilo nido;
  • 349 istruttori amministrativi;
  • 214 assistenti sociali;
  • 150 funzionari amministrativi;
  • 115 funzionari tecnici a tempo determinato per le attività legate al PNRR;
  • 60 funzionari economici;
  • 30 psicologi;
  • 30 funzionari servizi educativi;
  • 20 operatori servizi ambientali;
  • 10 funzionari archivio storico;
  • 5 autisti da assumere mediante scorrimento delle graduatorie del Centro per l’Impiego;
  • 1 istruttore servizi informatici e telematici;
  • 26 dirigenti.

Piano di assunzioni Roma: in arrivo i bandi per i concorsi

Il piano di assunzioni è stato presentato dall’assessore alle Politiche del personale del Comune di Roma, Andrea Catarci. Il piano del Comune è rafforzare gli uffici comunali e i servizi messi disposizione, questo anche in vista del Giubileo del 2025 che sicuramente porterà in città molte persone. Proprio per questo tra i concorsi da espletare, c’è quello per la polizia locale, il cui bando dovrebbe uscire nelle prossime settimane. In questo caso dovrebbero essere disponibili 800 posti. I nuovi vigili dovranno aiutare a mantenere ordine in città proprio in vista dell’afflusso di turisti in città.

Sempre nel corso delle prossime settimane dovrebbe uscire anche il bando per i 60 funzionari economici.

Ancora non è chiaro quando saranno disponibili i bandi, ma è probabile che già nei prossimi mesi saranno disponibili i prossimi. Le materie da studiare dipenderanno dalla tipologia di profilo a cui ci si iscrive, inoltre in base ad essi possono cambiare anche i requisiti di formazione previsti per poter accedere al concorso.

Le risorse per le assunzioni provengono in parte dal bilancio della società e in parte dai fondi PNRR.

Sembrano coppi in terracotta, ma sono pannelli solari

Sembrano coppi in terracotta, ma in realtà sono dei pannelli solari che permettono di produrre energia da impiegare ad uso domestico, le caratteristiche.

Sembrano coppi in terracotta, ma i tetti sono fotovoltaici

I tetti delle case sono per la maggior parte coperti da coppi in terracotta che oltre alla bellezza hanno la funzione di protezione dello stesso immobile. Con l’introduzione di tutte le normative green l’istallazione di un impianto fotovoltaico è sempre più di interesse. Ma spesso si scontrano con un fattore estetico ed ambientale. Il nero e blu dei pannelli a volte si scontra con lo skyline di molti luoghi. Così molte imprese che si occupano di fotovoltaico stanno puntando a varie soluzioni che permettono di combinare il fattore estetico con quello tecnologico.

Così c’è chi propone un tetto fotovoltaico rosso, grazie a pannelli fotovoltaici dal design moderno ed accattivante, adatti per l’istallazione su immobili di pregio e in zone sottoposte a vincolo paesaggistico. Il colore consente l’integrazione tra l’estetica e la produzione di energia elettrica aumentando anche il valore della casa su cui sono montati. Ma il mercato propone anche nuove soluzioni.

Sembrano coppi in terracotta, ma nascondono una sorpresa

Arrivano sempre delle nuove tecnologie che puntano al fotovoltaico. Così arrivano anche le tegole fotovoltaiche, che sembrano coppi di terracotta, ma dentro hanno una bella sorpresa. Infatti al suo interno nascondono una cella fotovoltaica capace di produrre energia per uso domestico. Il funzionamento dei moduli si basa sul principio della bassa densità molecolare. Sono formati con un composto polimerico atossico e riciclabile lavorato appositamente per incentivare l’assorbimento dei fotoni.

All’interno ci sono delle normali celle di silicio, ma con un superficie trasparente che permette di assorbire la luce, consentendo alla luce di entrare ed alimentare le celle. Secondo quanto dice l’azienda produttrice il prodotto è fatto totalmente con materiale riciclabile. Dopo diversi test di successo, Dyaqua (una delle imprese produttrici) ha installato le tegole sui tetti di un parco archeologico a Pompei per preservare l’aspetto storico del sito.

Altre caratteristiche importanti

Le lastre fotovoltaiche piane appoggiate in cima alla curvatura della tegola in cotto, con lo strato in silicio sistemato su una lastra mobile sono molto simili a quelle classiche. Ma il coppo fotovoltaico ha delle caratteristiche importanti:

  • si mimetizzano con la continuità estetica del tetto;
  • può sopportare un elevato carico statico, non teme solventi chimici e agenti atmosferici;
  • sono realizzati con materiali atossici, anche naturali o da riuso, tutti riciclabili;
  • la luce attiva un processo naturale e infinito che purifica l’aria mentre pulisce la superficie del coppo

 

 

Assegno universale per anziani non autosufficienti: cos’è?

Il DDL Anziani è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 marzo 2023 e prevede una serie di misure a sostegno delle persone anziane, il piano delineato comprende diverse misure il cui obiettivo è migliorare la qualità della vita e ciò attraverso l’uso del fondi Pnrr. Tra le misure previste appare di particolare interesse l’assegno universale per anziani non autosufficienti. Ecco cosa prevede e chi potrà avvalersene.

Assegno universale per anziani: a chi spetta?

Il nome, assegno universale per anziani, non è un caso, infatti questa misura di sostegno è molto simile all’Assegno Unico e Universale riconosciuto ai minori e in alcuni casi ai maggiorenni fino a 21 anni di età. Come l’Assegno Unico e Universale andrà ad assorbire altre indennità in modo da semplificare il sistema degli aiuti, inoltre sarà erogato a domanda e naturalmente al verificarsi dei requisiti.

L’assegno universale per anziani sarà introdotto in via sperimentale e risponderà a esigenze specifiche della popolazione avanti con l’età. In base a quanto anticipato, la misura, il cui decreto attuativo dovrà essere presentato entro gennaio 2024, andrà ad assorbire altre prestazioni economiche assistenziali e tra queste l’assegno di accompagnamento. Vi è però un limite, infatti l’ammontare dei benefici economici che la persona riceverà non potrà essere inferiore rispetto alle indennità attualmente percepite.

Le persone potranno scegliere se percepire l’assegno universale sotto forma di denaro o di prestazioni alla persona. Per far fronte alle spese necessarie a sostenere questa misura economica sarà istituito il “Fondo per la prestazione universale per gli anziani non autosufficienti” .

Leggi anche: Assistenza anziani: cosa prevede il Disegno di Legge Anziani approvato

Direttiva Casa green, gli edifici che dovranno adeguarsi e le deroghe

La direttiva casa green sta mettendo un pò in confusione il mercato immobiliare. Tuttavia ci sono alcuni edifici che dovranno adeguarsi ed altri no, ecco quali sono.

Direttiva Casa green, cosa fare entro il 2023?

La direttiva casa green sta scuotendo il mercato immobiliare. Gli immobili che non rispettano la direttiva potrebbero non essere affittabili o compravendibili. Tuttavia la direttiva non sarà immediata, ma prevede un programma di adeguamento. Lo scopo è quello di spingere verso l’ottenimento di edifici a zero emissioni. In particolare le scadenze da seguire sembrano essere le seguenti:

  • nuove costruzioni pubbliche, a zero emissioni entro il 2026;
  • immobili residenziali in ristrutturazione, dovranno avere tecnologie solari entro il 2032;
  • edifici non residenziali e pubblici: clase E/F entro il 2027 e D entro il 2030;
  • edifici residenziali in classe E entro il 2030 e D entro il 2033;
  • nuovi edifici ad emissione zero e dotati di tecnologie solari entro il 2028.

Quali sono gli edifici che dovranno adeguarsi?

La maggior parte degli immobili in Italia appartengono alla classe energetica G. Questo vuol dire che per arrivare alla D, hanno necessariamente bisogno di lavori di ristrutturazione. Oggi il costo medio potrebbe essere intorno a 40-50 mila euro per appartamento. A pagare questi costi saranno comunque le famiglie, utilizzando magari gli ultimi bonus edilizi rimasti.

La  maggior parte degli edifici possono già fare delle piccole attività di ristrutturazioni. Tra queste ci sono la possibilità di cambiare gli infissi che evitano gli spifferi e risparmiare anche sulla bolletta di gas e luce. Cambiare la caldaia di casa con una a condensazione  o l’utilizzo del pellet o altro combustibile che rispetta l’ambiente. Ed ancora la possibilità di istallare un impianto a solare termico o utilizzare un impianto eolico o fotovoltaico da balcone. In ogni caso prima di fare qualsiasi lavoro è opportuno verificare la propria classe energetica e chiedere ad un tecnico abilitato l’attività migliore da fare per il proprio immobile.

Direttiva casa green, le deroghe

Come previsto la direttiva ammette delle deroghe alle nuove regole europee. Anche perché si ricorda che il nostro patrimonio immobiliare ha delle bellezze da conservare e proteggere. Infatti le deroghe riguardano:

  • luoghi di culto;
  • edifici protetti di interesse storico o architettonico;
  • seconde case di villeggiatura;
  • fabbricati con superficie entro i 50 metri quadri;
  • edifici dell’edilizia sociale pubblica in cui le ristrutturazioni comporterebbero aumenti degli affitti non compensati da maggiori risparmi sulle bollette energetiche (in questo caso la decisione spetterà ai singoli Stati membri).

In tutti i casi sarà compito del Governo riuscire ad adottare questa direttiva e trovare la soluzione migliore per attuarla all’interno del nostro paese.

Pellet, è il momento di fare acquisti e scorte per l’anno prossimo

Pellet finalmente i prezzi sono in discesa e questo potrebbe essere il momento migliore per fare acquisti o scorte in vista del prossimo inverno.

Pellet, oggi conviene comprarlo

La primavera è arrivata e con essa le temperature migliorano. Quindi nelle case verranno annullate le spese per il riscaldamento. Anche dell’acquisto del pellet che a partire dallo scorso fine estate aveva raggiunto un prezzo a dir poco incredibile. Nonostante il pellet sia il combustibile maggiormente scelto, dopo il classico gas per uso domestico.

Ma negli ultimi giorni, chi si è trovato a comprare gli ultimi sacchi si è reso conto che il prezzo è notevolmente più basso. Forse perché le aziende devono vendere quello rimasto? In ogni caso è il momento di procedere all’acquisto e a fare scorte, anche per il prossimo anno. Del resto se ban conservato, e lontano da fonti umide può essere ben conservato e non farsi trovare impreparati con l’arrivo del prossimo inverno.

Pellet, perché il prezzo è sceso?

Il prezzo del combustibile è sceso per diversi motivi. Uno dei motivi è la riduzione dell’Iva al 10% che fa diminuire il costo. Secondo l’Associazione italiana Energie Agroforestali, grazie all’incentivo il prezzo ha subito una riduzione media del 17% rispetto allo scorso anno. Ciò si traduce in un risparmio di 1.70 euro per ogni sacchetto da 15 Kg certificato in classe ENplus. In media, a gennaio in Italia il prezzo finale medio (ivato) di un sacchetto di pellet era di 9,21 euro – valore che nelle ultime settimane è ulteriormente diminuito in modo significativo

Sempre sullo stesso sito si legge che le previsioni per i prossimi mesi suggeriscono che il pezzo non registrerà aumenti significativi e il mercato “prestagionale” potrà tornare competitivo, anche grazie a un inverno mite che ne ha ridotto i consumi. Le quotazioni di mercato si sono stabilizzate con progressivi rialzi di prezzo nell’avvicinarsi della prossima stagione termica, senza arrivare ai picchi registrati lo scorso anno.

Altre motivazione del crollo dei prezzi

Le quotazioni del gas sono scese anche loro. Questo vuol dire che le bollette potrebbero essere più clementi, anche grazie al bonus sociale. Tuttavia in questo periodo ci sono anche le “svendite” di fine stagione, quindi i rivenditori sono più aperti a cercare di svuotare i magazzini per il nuovo carico ad inizio autunno prossimo. Ed inoltre non c’è più il pericolo della poca disponibilità, come è successo allo scoppio della guerra tra Russia ed Ucraina.

Infine c’è ottimismo anche per l’inflazione che sembra un pò allentare. Quindi la somma di tutti questi fattori fa si che in questo momento il prezzo sia davvero favorevole per i consumatori. Pertanto magari è il momento di approfittarne e chi può, magari fare una piccola scorta, per evitare il verificarsi delle stesse condizioni tra qualche mese. Si ricorda una conservazione ottimale in attesa delle prossime temperature fredde.

 

 

 

Energia: tornano gli oneri di sistema. Quanto costano?

Con il decreto Bollette cambiano le misure a sostegno delle famiglie a far fronte al caro energia, visto infatti il calo del prezzi dell’energia vengono meno alcune delle importanti misure utilizzate nei mesi precedenti al fine di ridurre l’impatto delle bollette energetiche. Per la bolletta elettrica viene purtroppo meno l’azzeramento degli oneri di sistema. Ecco a quanto ammontano e che impatto avranno nelle tasche delle famiglie.

Cosa sono gli oneri di sistema?

Gli oneri di sistema sono costi fissi applicati sui consumi energetici. In una bolletta elettrica vanno ad impattare in una misura compresa tra il 20% e il 22%. Per capire l’impatto sulle bollette occorre ricordare che nel primo trimestre del 2023 la riduzione del costo dell’energia è stato più o meno della stessa misura, quindi è come se nei prossimi mesi non vi sia alcuna variazione dell’ammontare della fattura finale. Vi è però un altro elemento da sottolineare, infatti Arera ha già reso noto che nel prossimo trimestre si prevede una forte riduzione del costo della bolletta energetica di un ulteriore 20%.

Servizio elettrico nazionale e libero mercato: impatti diversi per gli oneri di sistema

Vista la previsione al ribasso delle tariffe, nonostante il ripristino degli oneri di sistema, i clienti che sono ancora nel Servizio Elettrico Nazionale potranno vedere una leggera flessione della bolletta della luce verso il basso. Diverso è invece il discorso per coloro che hanno il contratto con il mercato libero. La maggiore parte dei contratti infatti è stipulata con costo fisso per il kW e quindi per loro la riduzione del prezzo dell’energia almeno in questa fase non avrà rilevanza, mentre vedranno il ripristino degli oneri di sistema. Per loro potrebbe quindi esservi una brutta sorpresa in bolletta.

Chi ha il contratto con il mercato libero e ha stipulato recentemente un contratto con la formula mobile, cioè con tariffa basata su un costo fisso a cui si aggiunge il PUN Prezzo Unico Nazionale, potrà vedere la bolletta effettivamente scendere.

Leggi anche: Cos’è il PUN nella bolletta energetica? Cambiano i contratti

Quale sarà l’impatto degli oneri di sistema in bolletta?

Secondo i calcoli effettuati da Segugio.it l’impatto degli oneri di sistema in bolletta nell’arco di 12 mesi, sono in media di 120 euro. Considerando che fino al 31 marzo essi hanno trovato applicazione, dal 1° aprile al 31 dicembre 2023, se nulla dovesse cambiare, è probabile che l’impatto sulle famiglie avrà il valore di circa 90 euro totali. Circa 10 euro al mese e 20 euro sulla bolletta bimestrale.

 

NASpI: cos’è il prospetto di liquidazione e come trovarlo?

L’assegno di disoccupazione NASpI ( Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) spetta in caso di perdita di lavoro involontaria. Viene riconosciuto il diritto all’indennità per un periodo massimo di 24 mesi, ma l’effettiva durata dipende dalla durata del rapporto di lavoro alla cui cessazione è maturato il diritto a percepire l’assegno NASpI. L’importo dipende a sua volta da diversi fattori e soprattutto nel tempo decresce. Proprio per questo motivo è importante fin da subito prendere visione del prospetto di liquidazione. Ecco di cosa si tratta e come averlo.

Come ottenere il prospetto di liquidazione NASpI?

Per ottenere la NASpI è necessario presentare la domanda, una volta fatto ciò autonomamente attraverso il sito dell’Inps oppure tramite un patronato, entro 45 giorni l’Inps provvederà al disbrigo della pratica e con un provvedimento di accoglimento o rigetto. Nel caso in cui la domanda sia accolta per conoscere il dettaglio delle prestazioni a cui si avrà diritto è possibile accedere al proprio profilo personale sul sito Inps. Una volta effettuato l’accesso con il codice Spid, Cie o Cns occorre andare alla voce NASpI presente nella barra laterale a sinistra. Da qui occorre cliccare la voce “consultazione domande”. Si apre quindi il prospetto delle domande presentate con indicazione dello stato e la voce “dettaglio”. Cliccando su questa sarà possibile visualizzare il “prospetto di calcolo”.

Leggi anche: NASpI: si può ottenere in caso di licenziamento disciplinare?

Cosa contiene il prospetto di liquidazione NASpI?

Nel prospetto di liquidazione NASpI sono indicate le seguenti informazioni:

  • data della decorrenza della prestazione;
  • il numero di giorni spettanti;
  • il numero delle settimane di contributi maturati negli ultimi 4 anni.
  • La retribuzione lorda percepita negli ultimi 4 anni;
  • la retribuzione media mensile percepita nell’ultimo quadriennio;
  • eventuali settimane di NASpI già godute enl quadriennio;
  • l’importo lordo mensile erogabile per la NASpI;
  • l’importo lordo effettivamente percepibile.

Ricordiamo che poi dal 6° mese di percezione l’indennità Naspi viene decurtata. Per le prime erogazioni possono esserci dei ritardi, in seguito la NASpI viene erogata ogni 15 del mese. Per percepire la NASpI è inoltre necessario dopo aver presentato domanda recarsi presso il Centro per l’Impiego  competente per territorio per firmare il patto di servizio e confermare la disponibilità a un impiego.

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Naspi sospesa: perché e come fare per riattivarla?