Nuove regole per il riscaldamento, altri soldi da spendere per i proprietari

Nuove regole per il riscaldamento sono richieste sempre da parte dell’Unione Europea. Ecco di cosa si tratta e quando peseranno sulle tasche dei proprietari.

Nuove regole per il riscaldamento, le caldaie

Arrivano nuove regole per il riscaldamento da parte dell’Unione Europea. Regole che vanno ad aggiungersi a quelle previste per la casa green a favore del risparmio energetico. Investimenti che inevitabilmente saranno sulle tasche dei proprietari che hanno degli immobili non appena acquistati. Le nuove direttive infatti prevedono lo stop per sistemi ibridi e caldaie a condensazione entro settembre 2025. Nel considerare il consumo di energia fossile, la direttiva sottolinea il ruolo dell’acqua calda sanitaria. Quindi tra pochi mesi potrebbe essere che i sistemi a gas per riscaldare l’acqua della doccia e della cucina potrebbe a presto non essere più considerati “a norma”.

Pompe di calore e caldaia ibrida.

L’Unione Europea sta puntando quindi a valorizzare due sistemi differenti. Il primo è quello di un  sistema a pompe di calore, un sistema che permette di sfruttare la differenza di temperatura fra due ambienti per restituire energia termica da utilizzare per la climatizzazione della casa o anche per scaldare l’acqua calda sanitaria. Minore è la differenza di temperatura maggiore sarà l’efficienza.

Il secondo sistema è quello della caldaia ibrida. Una caldaia ibrida è un impianto termico con più generatori alimentati da diverse fonti di energia. Le fonti usate dagli impianti  sono di origine fossile, come gas o gasolio, per la caldaia e di origine rinnovabile come il calore ambientale per la pompa di calore.

Nuove regole per il riscaldamento, cambiano anche i bonus

A questo punto sembra piuttosto logico dire che anche l’ecobonus ed il superbonus dovranno essere modificato. In Italia l’ecobonus viene riconosciuto per l’acquisto di caldaie a condensazione almeno in classe A, pompe di calore ad altra efficienza ed impianti ibridi.  Il bonus è del 50 o 65%. E nel 2021 le caldaie a condensazione hanno generato 2,4 miliardi di euro di investimenti, mentre le pompe di calore sono altri 945 milioni.

Per quanto riguarda il superbonus l’installazione dei sistemi ibridi e delle pompe di calore, specie se abbinate ai sistemi fotovoltaici, fa raggiungere facilmente il miglioramento di almeno due classi energetiche, condizione necessaria per l’accesso al bonus. Ma se dal 2025 le caldaie a condensazione non rientreranno più fra i contributi, anche i relativi bonus non saranno più possibili per questi sistemi.

Quindi quello che c’è da aspettarsi sono dei nuovi bonus che si adattano alle nuove regole europee. Avranno invece accesso ai bonus soprattutto le pompe di calore elettriche Ma anche delle classe energetiche richieste sempre più performanti, per arrivare quanto prima possibile a quelle che sono le condizioni imposte per le case green.

Fringe benefit: aumenta la detassazione, ma solo per chi ha figli

A dare l’annuncio è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che rispondendo a un question time alla Camera ha anticipato che nel decreto Lavoro ci saranno ulteriori misure di aiuto alle famiglie e in particolare sarà innalzata la soglia esentasse dei fringe benefit per i lavoratori con figli.

Fringe benefit esentasse per chi ha figli, le novità anninciate dal Ministro

Attualmente i fringe benefit godono di una soglia di esenzione dall’imponibilità pari a 258 euro, in base a quanto emerge dalle dichiarazioni del Ministro si potrebbe arrivare a uno sdoppiamento di tale soglia. Questa dovrebbe rimanere invariata per i lavoratori dipendenti che non hanno prole e dovrebbe invece essere raddoppiata per i lavoratori che invece hanno figli.

Secondo alcune indiscrezioni la soglia potrebbe addirittura essere portata a 2.000 0 3.000 euro, ma appaiono previsioni troppo ottimistiche e inoltre potrebbero esserci margini di incostituzionalità perché i lavoratori senza figli verrebbero discriminati.

Perché la soglia esentasse dei fringe benefit viene alzata?

Queste misure secondo le previsioni dovrebbero portare un triplice risultato:

  • da un lato tenderebbero ad incentivare i lavoratori ad avere figli attraverso misure protezionistiche e quindi si avrebbe un contrasto alla denatalità;
  • in secondo luogo la misura potrebbe aiutare le famiglie nel contrasto agli effetti dell’inflazione senza però accelerare la spinta alla rincorsa salari-prezzi che potrebbe rendere l’inflazione strutturale;
  • infine, porterebbe a un incremento dei salari per le famiglie, quindi non generalizzato.

In realtà già negli anni precedenti vi sono state misure temporanee tese a calmierare gli effetti della pandemia che hanno portato a innalzare il limite dei fringe benefit esentasse. Sono però stati provvedimenti ad effetto limitato nel tempo.

Leggi anche: I vantaggi fiscali dei fringe benefit aziendali: panoramica

Rimborso 730, il calendario completo previsto per quest’anno

Il rimborso 730 può essere richiesto dal lavoratore e avviene secondo un preciso calendario in base alla data di presentazione del modello 730.

Rimborso 730, che cos’è e chi ne ha diritto?

Il rimborso 730 è una somma di denaro che si può richiedere all’Agenzia delle entrate in caso di presenza di un credito nella dichiarazione dei redditi di fine anno. I dipendenti e i pensionati possono ricevere il rimborso direttamente dal datore di lavoro con busta paga o dall’ente pensionistico con la pensione, utilizzando il modello 730 in luogo del modello Redditi.

Inoltre il contribuente può utilizzare il suo credito per pagare, attraverso la compensazione, altre imposte dovute. Il credito non utilizzato in compensazione, sarà rimborsato dal datore di lavoro, dall’ente pensionistico o dall’Agenzia. Infine per velocizzare l’accredito il contribuente può comunicare all’Agenzia il proprio codice IBAN.

Rimborso 730, il calendario previsto

I datori di lavoro o gli enti pensionistici svolgono la funzione di sostituto d’imposta. Nel caso dei dipendenti il sostituto d’imposta effettua gli eventuali rimborsi a a partire dalla retribuzione di competenza del mese di luglio. Inoltre il rimborso avverrà direttamente in busta paga. Mentre per i pensionati ci penserà l’ente pensionistico di riferimento nei mesi di agosto o settembre. 

Se il modello è presentato entro il 31 luglio, il datore di lavoro pagherà il rimborso nel mese di agosto. Quando il modello è presentato nel mese di agosto, il rimborso sarà accreditato nel mese di settembre. Per i modelli presentati entro il 2 ottobre, il rimborso del 730 sarà effettuato nel mese di ottobre. Il mese di agosto coinciderà infatti con le operazioni di abbinamento delle risultanze contabili dei modelli 730 per i pensionati che abbiano optato per l’Inps quale sostituto d’imposta, e i cui flussi siano pervenuti entro il 30 giugno.

Modello Redditi, alcune precisazioni

Nella dichiarazione dei redditi nel quadro RX il credito è considerato come un’eccedenza da utilizzare in compensazione nella successiva dichiarazione. Tuttavia il contribuente può richiederne il rimborso nella dichiarazione dei redditi successiva. L’Agenzia erogherà il rimborso dopo aver verificato che il credito non sia stato utilizzato in compensazione con il modello F24 o riportato nelle dichiarazioni successive.

Inoltre, prima di disporne il pagamento, l’Agenzia verifica anche che il richiedente sia in grado di incassare le somme di sua spettanza.   Infine per velocizzare l’erogazione del rimborso risultante dalla dichiarazione modello Redditi, il contribuente può comunicare all’Agenzia il codice IBAN del proprio conto corrente sul quale desidera che sia accreditato il rimborso.

 

Gratuito patrocinio, pubblicate le nuove soglie di reddito più basse

Brutte notizie per i cittadini, cambia infatti la soglia di reddito per la quale è possibile accedere al gratuito patrocinio e, a differenza di quanto era possibile aspettarsi, ora è più bassa. Ecco come cambia il gratuito patrocinio.

Gratuito patrocinio e revisione biennale

Il gratuito patrocinio consente di avere l’assistenza legale con spese a carico dello Stato. In Italia a ogni cittadino viene riconosciuto il diritto di difendersi in ogni stato e grado del processo e il diritto a far valere i propri diritti. Naturalmente il diritto di difesa ha un costo e al fine di rendere questo principio valido dal punto di vista sostanziale vi è l’istituto del gratuito patrocinio.

Il gratuito patrocinio non si applica alle procedure extra-giudiziali.

Per avere assistenza legale a carico dello Stato è necessario presentare la domanda in carta semplice presso la segreteria del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati competente. Coloro che sono ammessi al gratuito patrocinio possono scegliere liberamente il proprio avvocato che sarà poi pagato con i fondi disponibili per il gratuito patrocinio.

Naturalmente al fine di determinare chi può accedere a questo istituto deve farsi riferimento alla soglia di reddito imponibile fissata. Questa viene determinata in base al costo della vita accertato dall’ISTAT sulla base delle rilevazioni dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. La soglia è sottoposta a modifica ogni due anni.

La nuova soglia di accesso al gratuito patrocinio

Per il biennio 2023-2024 si è provveduto con il decreto del Ministero della Giustizia del 3 febbraio 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 aprile 2023. Ciò che stupisce è che per questo biennio, nonostante l’inflazione galoppante e i prezzi in aumento, la nuova soglia è più bassa rispetto alla precedente.

Il nuovo limite reddituale passa quindi a 11.734,93 euro. Nel biennio appena passato la soglia era 11.746,88.

Questo è possibile perché nella rilevazione non si tiene conto del costo della vita riferito al periodo presente, ma al biennio precedente, quindi al costo della vita come rilevato nel periodo compreso tra il 2018-2020 quando i prezzi erano in discesa o stabili (articolo 77 Dpr 115 del 2022).

In base ai calcoli fatti sull’inflazione reale dal deputato Devis Dori, per avere valori allineati, la nuova soglia avrebbe dovuto essere di 12.827,38 euro. Un valore quindi molto superiore rispetto a quello fissato.

Gratuito patrocinio limiti

Il gratuito patrocinio non può essere richiesto nel caso di condanna definitiva per:

  • associazione mafiosa;
  • associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri;
  • produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope.

La domanda deve essere presentata in carta semplice presso la Segreteria del Consiglio dell’Ordine degli avvocati del foro competente, indicando, in caso di processo già pendente, anche il procedimento per il quale si chiede l’assistenza legale gratuita.

Alla domanda deve essere allegata l’autocertificazione del reddito imponibile dell’anno precedente, dati anagrafici e codice fiscale di tutti i componenti del nucleo.

Infine, nella domanda deve essere indicato che saranno comunicate eventuali variazioni di reddito.

Rinuncia al reddito di cittadinanza: la guida e il modulo

Il Reddito di cittadinanza è una prestazione sociale in favore di persone disoccupate o che comunque svolgono lavori occasionali che consentono di ottenere un reddito insufficiente alla sopravvivenza. La corresponsione dello stesso è correlata alla presentazione di un’istanza da parte del soggetto potenzialmente beneficiario della prestazione, ma cosa fare nel caso in cui pur non avendo trovato collocazione nel mondo del lavoro si vuole fare la rinuncia al reddito di cittadinanza? Ecco la procedura da seguire e il modulo da utilizzare.

Perché effettuare la rinuncia al reddito di cittadinanza?

L’erogazione del reddito di cittadinanza prevede che il beneficiario accetti di stipulare presso il Centro per l’Impiego il patto di servizio, questo prevede l’impegno a collocarsi nel mondo del lavoro in caso di disponibilità di impiego, inoltre nel caso in cui siano attivati corsi di formazione utili al ricollocamento nel mondo del lavoro è tenuto a parteciparvi.

In caso di non accettazione dell’impiego proposto è possibile la perdita del reddito di cittadinanza, inoltre nel caso di dichiarazioni mendaci, ad esempio se si svolge un lavoro in nero, sono applicate sanzioni. Tutti questi limiti, inaspriti dall’attuale Governo, hanno portato molti percettori a voler rinunciare al reddito di cittadinanza sebbene, almeno dal punto di vista formale, non abbiano ancora trovato un lavoro.

Come si può esercitare la rinuncia al reddito di cittadinanza?

Per esercitare la rinuncia al reddito di cittadinanza è necessario compilare e far pervenire all’Inps il modulo contenuto nel Messaggio 2662 del 2019 dell’Inps.

Come sottolinea l’Inps, la rinuncia al reddito di cittadinanza “si configura come unanime manifestazione di volontà del nucleo beneficiario”. La rinuncia deve essere effettuata dal soggetto che ha richiesto la carta che deve però dichiarare che l’istanza viene resa in nome e per conto del nucleo familiare.

Una volta effettuata tale scelta ne deriva la disattivazione della carta decorrente dal momento della rinuncia stessa. Eventuali importi residui ancora presenti sulla carta saranno inutilizzabili.

Il modulo compilato deve essere presentato presso le strutture territoriali dell’Inps.

Scarica il modulo per scegliere di rinunciare al reddito di cittadinanza.

modulo rinuncia al reddito di cittadinanza

Leggi anche: Dal reddito di cittadinanza a Gil e Gal, cosa cambia?

Imu sui terreni agricoli, le informazioni su quanto e quando si paga

Imu sui terreni agricoli si paga, anche se molti non lo sanno. Tutte le informazioni su quanto e quando si paga la tassa comunale a carico dei proprietari.

Imu sui terrei agricoli, chi deve pagarla?

L’imu è l’imposta Municipale Unica che versano i proprietari di casa.  L’imu è una tassa del sistema tributario italiano in vigore dal 2012 e introdotta sulla base dell’art. 13 del D. L. 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011. A pagarla sono tutti i proprietari di immobile, ad esclusione di coloro che hanno la casa come prima casa. Per prima casa si intende la casa in cui si abita e si ha la residenza. Sono tenuti al pagamento dell’Imu i seguenti soggetti:

  • proprietario;
  • titolare di altro diritto reale (usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi, superficie);
  • concessionario nel caso di concessione di aree demaniali;
  • locatario in caso di leasing.

I casi di esonero dal pagamento dell’imposta

Anche i proprietari di terreni agricoli devono pagare l’imu, tranne nei casi di esenzione o in quelli seguenti:

  • posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti alla previdenza agricola comprese le società agricole e indipendentemente dalla loro ubicazione;
  • boschivi ubicati in aree montane o di collina classificati secondo i criteri di legge;
  • ubicati nei comuni delle isole minori;
  • destinati all’agrosilvicultura, pastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile.

In tutti gli altri casi l’Imu si paga tramite i bollettini che vengono inviati al contribuente direttamente dal comune. Sono dei semplici modelli F24 precompilati che devono essere pagati presso la Posta, la Banca, Pagopa, ma anche qualsiasi esercente abilitato al pagamento.

Imu terreni agricoli quando e quanto si paga?

In merito all’Imu cerchiamo di capire quanto e quando si deve pagare al comune per questa imposta. Il calcolo dell’Imu sui terreni agricoli prevede l’applicazione di un’aliquota ordinaria dello 0,76% al reddito dominicale dal primo gennaio dell’anno di riferimento, rivalutato del 25% e moltiplicato per il coefficiente 135. L’aliquota ordinaria dello 0,76%, inoltre, può essere soggetta ad aumento o diminuzione nel limite dello 0,3% da parte dei singoli Comuni.

In merito ai pagamenti l’Imu può essere pagato o in unica soluzione (entro il 16 giugno), oppure seguendo queste indicazioni:

  • il primo acconto con scadenza 16 giugno 2023;
  • il saldo con scadenza 16 dicembre 2023

Si consiglia di pagare sempre entro le date previste. Se invece si fa in ritardo, oltre al versamento dell’imposta si deve pagare una sanzione pari al 3,75 per cento.

Sostituzione caldaie e installazione pannelli, presto obbligatorio

Sostituzione di caldaie e installazione pannelli solari potrebbe essere a breve un obbligo per tutti gli edifici, ecco le nuove raccomandazioni dall’Unione.

Sostituzione caldaie e installazione pannelli, le idee dell’Unione Europea

Se c’è una cosa che la guerra nel cuore dell’Europa ha messo in evidenza è stata la totale dipendenza del gas russo. Ma proprio questo evento ha spinto l’Unione Europea ad attuare delle politiche volte a sganciarsi da tale meccanismo. Così si punta sempre di più al green e alla produzione di energia solare da fonti rinnovabili. In questo quadro il fotovoltaico e le nuove normative sulla casa green stanno mettendo in guardia tutti i proprietari di immobili.

In particolare nel mese di marzo è stata approvata una normativa che impone l’obbligo di avere edifici più efficienti. Lo scopo è quello di spingere verso l’ottenimento di edifici a zero emissioni. In particolare le scadenze da seguire sembrano essere le seguenti:

  • nuove costruzioni pubbliche, a zero emissioni entro il 2026;
  • immobili residenziali in ristrutturazione, dovranno avere tecnologie solari entro il 2032;
  • edifici non residenziali e pubblici: classe E/F entro il 2027 e D entro il 2030;
  • edifici residenziali in classe E entro il 2030 e D entro il 2033;
  • nuovi edifici ad emissione zero e dotati di tecnologie solari entro il 2028.

Sostituzione caldaie e installazione pannelli, le regole per questi ultimi

Le raccomandazioni europee sono uguali in tutti i Paesi europei. E sono rivolte anche a raddoppiare la capacità fotovoltaica nei nostri tetti. Un progetto a tappe che prevede i seguenti step:

  • entro il 2026 dovranno avere i pannelli solari tutti i nuovi edifici commerciali e pubblici con area utile maggiore di 250 metri quadrati;
  • entro il 2027 l’obbligo sarà previsto anche per gli edifici già esistenti della stessa tipologia;
  • dal 2029 l’obbligo di installazione dei pannelli solari dovrà riguardare tutti i nuovi edifici residenziali.

Si parte quindi dai pannelli solari che devono essere istallati sui tetti degli edifici pubblici e commerciali. Questo permette già agli edifici pubblici di godere della propria energia prodotta, facendo risparmiare anche sulle casse dello Stato. Infine l’Unione Europea ha anche presentato una raccomandazione per ridurre i tempi delle autorizzazioni. Dovranno arrivare entro un anno dalla richiesta, e non i lunghi anni previsti.

La sostituzione delle caldaie a gas

Sempre nell’ottica del miglioramento dell’efficienza energetica l’Unione europea consiglia la sostituzione delle caldaie a gas. Meglio caldaie a condensazione o soluzioni con combustibile green. Come vuole la direttiva approvata a marzo 2023 i passaggi previsti per la ristrutturazione delle case sono i seguenti:

  • entro il 2030 tutti gli edifici residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E;
  • entro il 2033 la classe energetica da raggiungere dovrà essere la D;
  • ed entro il 2040 si dovrà raggiungere un livello tale da garantire un parco immobiliare a zero emissioni entro il 2050.

Tuttavia si ricorda che però saranno esonerati dal nuovo obbligo di ristrutturazione edilizia per le seguenti tipologie di immobili:

  • di pregio artistico;
  • riconosciuti meriti storico-architettonici;
  • di culto;
  • seconde case.

Infine non si esclude la possibilità che il Governo Meloni possa mettere in atto una serie di azioni volte ad aiutare i cittadini a ristrutturare i propri appartamenti o magari rispettare le raccomandazioni dell’Unione Europea

Carta Risparmio Spesa 2023, a chi sarà distribuita a luglio?

È arrivato il decreto attuativo per la Carta Risparmio Spesa 2023 e da luglio le famiglie potranno utilizzarla, ecco chi sono i destinatari, gli importi e come riceverla.

Carta Risparmio Spesa 2023: cos’è?

La Carta Risparmio Spesa 2023 è diretta ai nuclei familiari formati da almeno 3 persone e con un Isee inferiore a 15.000 euro.

Per poterla ottenere non sarà necessario fare alcuna domanda, ma sarà necessario avere una dichiarazione Isee, infatti sarà l’Inps in base ai dati in suo possesso a comunicare ai Comuni quali sono i nuclei familiari che possono beneficiare di questo prezioso aiuto.

Nella legge di bilancio per questa misura sono stati stanziati 500 milioni di euro, per finanziare 1.300.000 carte prepagate del valore di 382,50 euro.

Le famiglie potranno ritirare la Carta Risparmio Spesa, si tratterà di una Postepay, presso l’ufficio postale e potranno utilizzare i fondi disponibili esclusivamente per l’acquisto di beni alimentari.

La prima cosa da sottolineare è che la carta rappresenta una misura Una Tantum volta ad aiutare le famiglie a superare gli effetti dell’inflazione.

Come utilizzare i fondi

Sarà disponibile nel mese di luglio 2023 e le famiglie dovranno utilizzarla almeno una volta entro il 15 settembre 2023, in caso di inutilizzo, gli importi andranno persi. I fondi non utilizzati saranno redistribuiti tra coloro che hanno ricevuto la Postepay e l’hanno utilizzata.

La Carta Risparmio Spesa 2023 potrà essere utilizzata solo per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità presso gli esercizi commerciali aderenti e che abbiano adottato un piano di contenimento dei costi.

Siccome i fondi sono limitati i fondi andranno distribuiti avendo come punto di riferimento dei parametri di priorità, questi sono nuclei 3 persone con Isee non superiore a 15.000 euro:

  • con almeno un membro nato entro il 31 dicembre 2009;
  • almeno un membro nato entro il 31 dicembre 2005;
  • tutti gli altri nuclei con 3 componenti.

Naturalmente la priorità è data ai nuclei con Isee più basso.

Limiti alla Carta Risparmio Spesa 2023

Non tutti i cittadini possono accedere alla Carta Risparmio Spesa, infatti vi sono percettori di altri sussidi che sono esclusi, in particolare non possono ottenere questa Postepay percettori di:

  • reddito di cittadinanza;
  • reddito di inclusione o altra misura di sostegno al reddito;
  • indennità di disoccupazione Naspi o Discoll;
  • indennità di mobilità;
  • cassa integrazione guadagni;
  • fondi di solidarietà per l’integrazione al reddito.

Stralcio dei debiti fino a mille euro, attenzione alla data del 30 aprile

Lo stralcio dei debiti ha l’importante scadenza del 30 aprile 2023, ma solo per gli enti creditori. Il nuovo modulo per fare richiesta è online.

Stralcio dei debiti fino a mille euro, è automatico per i debitori

La legge di Bilancio 2023 (legge n.197/2022) ha stabilito importanti novità in materia di riscossione. La disposizione normativa prevede la Definizione agevolata dei carichi affidati all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022. Ma anche lo “Stralcio” dei debiti di importo residuo fino a mille euro, affidati all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. Dal punto di vista del debitore, lo stralcio sarà automatico.

Tuttavia dopo le diverse modifiche che sono state apportate alla Legge di Bilancio 2023, con il famoso decreto Milleproroghe, è online il modello aggiornato che deve essere presentato da parte degli enti creditori che hanno intenzione di fare richiesta dello stralcio debiti fino a 1.000 euro.

Gli enti creditori e la scadenza del 30 aprile

C’è tempo fino al 30 giugno per permettere agli enti creditori di fare richiesta per l’adesione allo stralcio. La norma consente inoltre, agli stessi enti, di applicare l’annullamento “integrale” dei propri crediti – comprensivo quindi della quota “capitale” nonché delle eventuali spese per procedure esecutive e diritti di notifica, per il cui rimborso l’Agente della riscossione presenterà apposita richiesta all’ente creditore – adottando, entro il 30 aprile 2023, uno specifico provvedimento.

I provvedimenti, adottati dagli enti nelle forme previste dalla legislazione vigente e pubblicati nei rispettivi siti istituzionali, devono essere comunicati all’Agenzia delle entrate-Riscossione entro la medesima data del 30 aprile 2023. Si ricorda che precedentemente la scadenza era prevista per il 31 marzo 2023.

Stralcio dei debiti fino a mille euro, il modello è online

Nella sezione “Enti Creditori”, sono presenti le informazioni e i moduli da utilizzare sia per la comunicazione del provvedimento di applicazione dello stralcio “integrale” sia per i provvedimenti di diniego dell’annullamento “parziale”. Nella stessa sezione è possibile scaricare il modello. E’ necessario inviare il modulo online solo tramite Posta elettronica certificato, cioè la pec.

Tra le scadenze del mese, ma che sono rinviate al 2 maggio ci sono:

  • la scadenza per la presentazione della domanda di esenzione dal pagamento del canone RAI 2023 per gli anziani con redditi bassi;
  • la scadenza per la trasmissione della dichiarazione IVA 2023.

Entrambi i termini slittano quindi al mese successivo ed entrano nel calendario degli adempimenti di maggio 2023. Mentre si ricorda che i titolari di cartelle esattoriali, fino a mille euro, non dovranno far nulla, se non attendere che vengano annullati. In ogni caso di consiglia di andare di tanto in tanto a controllare la propria posizione debitoria.

 

NASpI, arriva la domanda precompilata sul sito Inps

Continua il tentativo di semplificazione burocratica e dopo i numerosi servizi messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate con il modello 730 precompilato e la dichiarazione Iva, arrivano i servizi dell’Inps, sebbene ancora in via sperimentale. Prende il via la domanda precompilata NASpI ( Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego). Ecco come funziona.

Come accedere alla domanda precompilata NASpI?

A rendere nota questa nuova funzionalità è l’Inps con il Messaggio 1488 del 2023. La domanda NASpI precompilata è accessibile dal sito Inps, naturalmente è necessario autenticarsi con le proprie credenziali ( Spid, Cie o Cns). Fatto questo, il percorso da seguire sarà: “Sostegni, Sussidi e Indennità” > “Per disoccupati” > “NASpI: indennità mensile di disoccupazione” > “Utilizza il servizio” > “Naspi” > “Nuova Procedura di invio domanda NASpI”.

Il nuovo servizio, come specifica il Messaggio 1488 consentirà di:

  • compilare in modo agevolato il modulo di domanda naspi precompilata;
  • avere una visione aggregata dei dati concernenti uno specifico ambito;
  • visualizzare i potenziali punti di attenzione emersi nel corso della compilazione della domanda rilevanti ai fini della misura, della durata e del diritto alla prestazione.

Le nuove funzionalità nella domanda precompilata NASpI

Nella domanda precompilata Naspi il contribuente potrà notare che alcuni dati sono già inseriti, in particolare:

  • iscrizione ad albi professionali, Ordini e Casse professionali;
  • titolarità di partiva Iva;
  • iscrizione alla Gestione Separata Inps;
  • iscrizione alla gestione Artigiani e Commercianti.

Nella sezione riorganizzata per la domanda Naspi vi è uno specifico campo riservato agli Avvisi, in esso sono segnalate criticità che possono essere da ostacolo alla corresponsione dell’assegno, ad esempio l’indicazione di redditi presunti derivanti da iscrizione ad altre gestioni. Tali avvisi sono conseguenza dei controlli automatici sulle domande per la Naspi.

Nel messaggio dell’Inps si sottolinea che la domanda pre-compilata Naspi è attualmente in fase di sperimentazione, proprio per questo i cittadini accedendo ai servizi Inps potranno trovare sia questa nuova modalità, sia la precedente tradizionale.

Leggi anche: NASpI: cos’è il prospetto di liquidazione e come trovarlo?

NASpI, per non perdere il sussidio occorre la comunicazione dei redditi