Detrazione spese universitarie, ecco perché si perdono

Ci sono numerosi studenti universitari che per non pesare troppo sulle spalle dei genitori decidono di lavorare, che si tratti di fare i camerieri, pizzaioli, lavorare part time per qualche azienda, questo porta alla formazione di un reddito. Tale reddito potrebbe precludere la possibilità di avvalersi delle detrazioni fiscali per le spese universitarie. Ecco come comportarsi.

Detrazione spese universitarie per i figli, ecco quando si possono perdere

La detrazione spese universitarie consente di “scalare” dall’Iperf il 19% delle spese sostenute per la frequentazione di corsi universitari. La detrazione può essere fatta valere anche nel caso in cui lo studente sia iscritto a facoltà private, riconosciute dal Miur, in questo caso dei limiti di spesa che dipendono dalla facoltà frequentata e dall’ubicazione della facoltà.

I genitori che pagano le tasse universitarie dei figli ed altre spese connesse, ad esempio l’abbonamento per il trasporto pubblico, possono richiedere la detrazione delle spese sostenute per il figlio, ma cosa succede nel caso in cui il figlio non sia più considerabile fiscalmente a carico sebbene appartenga allo stesso nucleo familiare?

Ecco i chiarimenti.

Un figlio non si considera fiscalmente a carico nel caso in cui abbia un reddito proprio che supera 4.000 euro l’anno per figli fino a 24 anni di età, scende a 2.840,52 età per i figli di età maggiore. In questo caso i genitori pur continuando a pagare le tasse universitarie per il figlio, ad esempio come regalo o perché oggettivamente con un reddito di 4.000 euro non si è autonomi, non potranno comunque avvalersi delle detrazioni per spese universitarie.

Al limite è il figlio che in dichiarazione dei redditi può far valere la detrazione fiscale in oggetto, sebbene, vista la detrazione per lavoro dipendente spettante ai lavoratori, potrebbe comunque risultare “incapiente” non versare imposte e di conseguenza non avere capienza fiscale per far valere la detrazione.

Leggi anche: Detrazioni 730/2023: l’elenco completo delle spese che si possono scaricare

Pensioni delle donne, possibile rinnovo dell’opzione o uscita a 60 anni

Pensioni delle donne sono al centro di un dibattito parlamentare che prevede diverse opzioni. In ogni casa, tra rinvii e nuove idee occorre una riforma delle pensioni al più presto.

Pensioni delle donne, le ipotesi in campo

Tutti d’accordo sul fatto che in Italia occorre una Riforma delle pensioni globale. Sia uomini che donne devono poter andare in pensione e godere di un pochino di riposo senza essere preoccupati di non arrivare alla fine del mese. Ma è anche vero che occorre avere la possibilità di farlo, senza essere troppo in là con l’età. Tuttavia in merito alla pensione delle donne, ecco quali sono le ipotesi in campo per il 2023-204.

L’Opzione donna è un trattamento pensionistico calcolato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo ed erogato, a domanda, in favore delle lavoratrici dipendenti e autonome che hanno maturato i requisiti previsti dalla legge. Con la Legge di bilancio è stata prorogata la possibilità di andare in pensione a 60 anni. Ma possono diventare 59 o 58 a seconda del numero dei figli e per le lavoratrici più svantaggiate. In particolare 59 anni se si ha un figlio e 58 da due in su. Inoltre queste regole sono applicabili per il caregiver o per le persone invalide al 74% o dipendenti di aziende in crisi con 60 anni e 35 anni di contributi. Mentre per le disoccupate resta a 58 anni a prescindere dal numero di figli che si possiede.

Ma nel 2024 la pensione delle donne potrebbe essere molto simile all’Ape sociale. Infatti tra le ipotesi più accreditate c’è quella di uscire dal lavoro all’età minima di 60 anni che, oltre a lavorare, si prendono cura di una persona non autosufficiente in casa, siano invalide civili per almeno il 74% o che abbiano perso il lavoro per causa del licenziamento.

Altre idee in campo per il Governo

Al tavolo per discutere sulla nuova opzione donna sarà presente anche l’Osservatorio sulla spesa previdenziale, il nuovo organo istituito presso il ministero del Lavoro per il controllo dei costi delle pensioni e per proporre misure di pensionamento anticipato. L’appuntamento è previsto per il  5 settembre. Ma altre misure sembrano via via emergere.  Ad esempio la creazione di un unico scivolo che permette di andare in pensione attraverso degli accordi privatistici. C’è la possibilità che nel prossimo anno i vari scivoli possano avere un unico canale di uscita anticipata.

Tuttavia la quota 103 potrebbe essere riconfermata per il 2024. Il motivo è semplice: ha un costo contenuto. Infatti è stimabile intorno ai 572 milioni di euro (per il 2023) e a circa 1,2 miliardi per il 2024. C’è però da dire che è in corso un meccanismo di aumento delle pensioni minime che riguarderanno i pensionati under e over 75 anni per il pagamento INPS del mese di luglio 2023. Ma è anche vero che anche per il 2024 il Governo Meloni dovrà fare i conti con l’adeguamento delle pensioni all’indice di inflazione

Rimborso Irpef 2023, il calendario

Chi ha presentato la dichiarazione dei redditi e deve avere dei rimborsi maturati in base alle trattenute del sostituto di imposta e alle detrazioni e deduzioni fatte valere, ora attende con ansia di ricevere i rimborsi Irpef 2023 e molti fremono per averli prima delle vacanze estive, ma qual è il calendario dei pagamenti?

Il calendario fiscale dei rimborsi Irpef 2023

Il calendario dei rimborsi Irpef 2023 dipende da diversi fattori, in primo luogo se trattasi di lavoratori dipendenti o pensionati, in secondo luogo la data entro la quale è stata presentata la dichiarazione dei redditi con il modello 730/2023.

La prima cosa da sottolineare è che i lavoratori potranno ricevere il rimborso Irpef 2023 nel mese di luglio se hanno presentato la dichiarazione entro il 31 maggio 2023. Vediamo quali saranno le prossime date.

Per i lavoratori è previsto che il datore di lavoro eroghi il rimborso Irpef nel mese successivo rispetto a quello in cui riceve il prospetto di liquidazione, quindi per chi ha presentato la dichiarazione a maggio, il prospetto di liquidazione arriva a giugno e quindi il datore eroga con la mensilità di luglio. Per i pensionati è previsto invece che l’Inps, o altro ente che eroga la pensione, accrediti il rimborso nel secondo mese successivo rispetto alla presentazione del modello 730/2023.

Tutte le date del rimborso Irpef 2023 per lavoratori e pensionati

Il calendario segue in questo modo. Il datore di lavoro riceve il prospetto di liquidazione entro:

  • 29 giugno per quelle presentate dal 1° al 20 giugno (eroga quindi ad agosto);
  • 23 luglio per quelle presentate dal 21 giugno al 15 luglio;
  • 15 settembre per quelle presentate dal 16 luglio al 31 agosto;
  • 30 settembre per quelle presentate dal 1° al 30 settembre.

Per i pensionati i tempi di elaborazione del prospetto di liquidazione sono:

15 giugno per le dichiarazioni presentate entro il 31 maggio, in questo caso il rimborso si ottiene nel mese di agosto;

le date dell’elaborazione del prospetto di liquidazione restano poi uguali a quelle viste per i lavoratori, ma sempre con rimborso ritardato di due mesi. Quindi per la seconda fascia, il rimborso arriva a settembre, per la terza ad ottobre e così via.

Ricordiamo che i rimborsi possono essere ritardati nel caso in cui dalla dichiarazione emergano delle anomalie o elementi di incoerenza e quindi siano necessari ulteriori controlli. I controlli sono sempre disposti nel caso in cui dal prospetto di liquidazione emerga un credito fiscale superiore a 4.000 euro.

Leggi anche: Rimborso Irpef oltre 4.000 euro, come funziona?

Ricordiamo che il modello 730/2023 può essere inviato entro il 2 ottobre 2023 e che in caso di invio del modello pre-compilato senza modifiche non vi sono controlli da parte dell’Agenzia delle entrate.

Lettere dal Fisco, cattive notizie per molti contribuenti

Lettere dal Fisco stanno arrivando a molti contribuenti direttamente nella buca della posta, ecco che cosa sta succedendo e cosa aspettarsi.

Lettere dal Fisco, non si può mai stare tranquilli

Quando c’è di mezzo il fisco non si può stare tranquilli ed infatti da pochi giorni molti contribuenti stanno ricevendo lettere non desiderate. Si tratta di lettere di anomalie fiscali. Perché l’Agenzia delle entrate sta controllando le dichiarazioni dei redditi, e molti altri documenti e dichiarazioni. E così passare da tregua fiscale, a nuovi pagamenti è proprio un attimo.

Ma in particolare quello che sta arrivando sono lettere che riguardano i Modelli ISA. Gli ISA sono particolari strumenti che forniscono al contribuente una valutazione complessiva sulla propria affidabilità fiscale, graduata su una scala di valori da 1 a 10, che è il risultato dell’applicazione di singoli indicatori. Quindi sono indici sintetici di affidabilità che valutano l’accuratezza fiscale complessiva di un contribuente e incoraggiano il rispetto delle responsabilità fiscali.

Lettere dal Fisco, di cosa si tratta?

Il fisco sta mandando diverse lettere per irregolarità o difformità del pagamento delle imposte. Le comunicazioni sono semplici avvisi, perché secondo i loro calcoli ci sono delle incongruenze. Ma si dà anche la possibilità al contribuente di dire la sua, e di difendersi. Per questo motivo è sempre meglio controllare il proprio cassetto fiscaleInfatti i contribuenti possono accedere al proprio cassetto fiscale e verificare la corrispondenza tra la propria posizione e la comunicazione ricevuta.

Come già anticipato, per accedere al proprio cassetto fiscale si deve essere in possesso dello SPID, o essere registrato ai servizi telematici Fisconline/Entratel dell’Agenzia delle Entrate. Fatto ciò, andare sul menù Consultazioni dell’area riservata del portale dell’ADE. Gli utenti di Entratel dovranno inserire il proprio codice personale, gli utenti Fisconline dovranno inserire il proprio codice PIN. E’ semplice, facile e sicuro e si può controllare la proprio posizione direttamente da casa propria.

Controllare prima di pagare è importante

L’operazione di controllo è importante, perché a volte le comunicazione riguardano gli anni passati, ma magari la situazione è stata sanata. Questo capita spesso quando ci si affida ad un commercialista o una persona di fiducia. Magari si accorge dell’errore e provvede subito a sistemare la situazione, ma la comunicazione è già partita. Quindi controllare tutto è davvero molto importante per evitare di pagare due volte la stessa difformità.

Case cantoniere, ecco come si possono acquistare

Case cantoniere in vendita, avete mai pensato di comprare una? Adesso vi sveliamo come fare per comprarne una, anche in posti bellissimi.0

Case cantoniere, cosa sono e dove si trovano

Un’idea per acquistare un immobile deriva dalle case cantoniere e del complesso  di magazzini, ed immobili ad esse legate. Le case cantoniere vennero istituite nel 1839. Le case cantoniere sono immobili di proprietà demaniale e gestite dall’ANAS. Di solito sono caratterizzate per avere il tipico colore rosso pompeiano dell’intonaco e per il loro posizionamento vicino alla linea ferroviaria. Quelle invece gestite dalle Ferrovie dello Stato sono di colore giallino, ma a volte sono anche di colore rosa.

Il cantoniere, per motivi lavorativi, aveva l’obbligo di risiedere sul luogo del servizio, in case situate ai margini di ciascun cantone, da qui il termine case cantoniere. A causa dei costi eccessivi di mantenimento, negli anni ’80 del Novecento gran parte delle case cantoniere sono state dismesse. Con la declassificazione delle strade statali a inizio anni 2000, altre cantoniere sono state completamente chiuse o sono passate in mano agli enti regionali e provinciali.

Case cantoniere, chi gestisce le vendite?

La vendita o l’acquisto delle case cantoniere è gestito da Ferservizi, che gestisce il patrimonio immobiliare attraverso un portale dedicato. Nel portale sono indicate tutte le opportunità nelle diverse regioni e città d’Italia.  Tuttavia la società non gestisce solo case, ma anche: appartamenti, fabbricati, terreni, caselli ferroviari ed aree edificabili. Ogni singolo immobile offerto, oltre ad essere identificabile sul territorio nazionale attraverso un sistema di georeferenziazione, comprende immagini, documentazione fotografica e descrizioni.

Il Portale permette una ricerca di dettaglio sia per tipologia di offerta (vendita o affitto) che per tipologia di bene, anche attraverso un motore di ricerca per località. Una volta dentro al portale e dopo aver stabilito i canoni per la ricerca si può trovare davvero una grande opportunità di acquisto. Come ad esempio, Bologna, Bolzano, Catania, Lecce, Milano, Rapallo, Roma, Trapani, Trento e tanto altro.

Alcune offerte davvero allettanti

Alcuni appartamenti, intorno ai 100 metri quadri sono invece presenti a Bologna, ad un prezzo poco sopra i 150mila euro. A Genova in via Greto di Cornigliano ci si può aggiudicare una ex casa cantoniera di circa 140 mq articolata su tre livelli e circondata da cortile. Prezzo 62mila euro.

A Lecce un complesso immobiliare libero costituente l’ex mensa ferroviaria della stazione di Lecce con accesso da via di Ussano, composto da un fabbricato principale di circa 923 mq su due piani f.t., fabbricato deposito e centrale idrica, e area cortilizia pertinenziale della sup. tot. tra coperto e scoperto di 756 mq catastali al prezzo di 200 mila euro. Ci sono tantissime opportunità da non perdere. Chi fosse interessato dopo aver individuato l’immobile che più le piace, deve contattare il referente e procedere alla compravendita.

 

 

Tregua fiscale, arriva la non punibilità per i reati tributari

Con il decreto 34 del 2023 arriva la non punibilità per molti reati per i quali è prevista la tregua fiscale attraverso la definizione agevolata. Anche in caso di dilazioni molto lunga i contribuenti potranno beneficiare della depenalizzazione. Ecco i reati coinvolti.

Reati tributari per i quali non c’è la punibilità penale

Con il decreto 34 del 2023 è prevista una nuova causa di non punibilità per alcuni reati tributari. In particolare si tratta di:

  • articolo 10 bis del decreto legislativo 74 del 2000, cioè omesso versamento di ritenute;
  • articolo 10 ter del decreto legislativo 74 del 2000, quindi omesso versamento Iva;
  • articolo 10 quater comma del decreto legislativo 74 del 2000 indebita compensazione con utilizzo di crediti non spettanti.

Non si tratta di una depenalizzazione generalizzata, cioè non sarà valevole in tutti i casi in cui siano commessi questi reati e per sempre ma solo, come precisa il decreto “quando le relative violazioni sono correttamente definite e le somme dovute sono versate integralmente dal contribuente secondo le modalità e nei termini previsti dall’art. 1, commi da 153 a 158 e da 166 a 252, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, purché le relative procedure siano definite prima della pronuncia della sentenza di appello”.

Si tratta dei casi in cui il contribuente abbia richieda la definizione agevolata per “Le somme dovute dal contribuente a seguito del controllo automatizzato delle dichiarazioni relative ai periodi d’imposta in corso al 31 dicembre 2019, al 31 dicembre 2020 e al 31 dicembre 2021” con istanza da produrre entro il 30 settembre 2023.

L’adesione alla pace fiscale, con il pagamento degli importi dovuti anche con dilazione, viene quindi parificata all’estinzione del debito tributario prima del dibattimento. Ipotesi già prevista dallo stesso decreto legislativo 74 del 2000 articolo 13.

Questo scudo penale ha l’obiettivo di incentivare i contribuenti ad aderire alle misure di pace fiscale e quindi anche a snellire i processi tributari attraverso questo che può essere considerato un vero e proprio strumento deflattivo di liti tributarie.

Attenzione alla non punibilità in caso di pagamento rateale

Precisa l’Agenzia delle entrate che sebbene l’articolo 13 del decreto legislativo 74 del 2000 preveda la non punibilità solo nel caso in cui il pagamento anche rateale, con conseguente estinzione, sia avvenuto prima dell’apertura del dibattimento, in materia è intervenuta la Corte di Cassazione pronuncia n. 28031 del 28 giugno 2023 che dà rilevanza all’avvenuto pagamento rateale sebbene completato dopo l’apertura del dibattimento, nel caso in cui il fatto appaia caratterizzato da una particolare tenuità e nel caso in cui il comportamento appaia non abituale.

Nel caso in cui non ricorrano queste circostanze, cioè particolare tenuità del fatto e comportamento non abituale, il contribuente per poter ottenere l’applicazione della causa di non punibilità deve prima versare integralmente le somme.

Questo perché la Corte di Cassazione ha sempre ritenuto che la richiesta “gli effetti della causa di non punibilità si producono soltanto al momento dell’integrale pagamento del debito e degli accessori, non essendo dunque sufficiente la sottoscrizione di un accordo con l’Ufficio (…) o comunque una istanza volta a dichiarare la propria volontà ad aderire ad una specifica definizione agevolata cui consegua un pagamento dilazionato, posto, peraltro, che l’interessato, una volta ammesso alla rateazione, ben potrebbe restare inadempiente”.

Precisa quindi l’Agenzia delle Entrate che per ottenere la non punibilità il contribuente deve:

  • proporre domanda di definizione agevolata entro il 30 settembre 2023;
  • eseguire il pagamento integrale delle somme dovute prima dell’apertura del dibattimento di primo grado;
  • invocare l’applicazione della circostanza attenuante.

Leggi anche: Definizione agevolata-rottamazione quater: quali debiti non vi rientrano?

Sport Bonus 2023: prorogati i termini per la domanda

Lo Sport Bonus 2023 prevede che le imprese che effettuano donazioni in favore di associazioni sportive dilettantistiche ed altri enti che si occupano di manutenzione, restauro e realizzazione di impianti sportivi pubblici, possano ottenere un credito di imposta. Inizialmente la disciplina prevedeva che la domanda per ottenere il riconoscimento del credito di imposta si inoltrasse entro il 30 giugno 2023. Tale termine è ora oggetto di proroga ed è possibile procedere all’inoltro entro il 15 luglio 2023.

Sport Bonus 2023, cos’è?

Lo Sport Bonus 2023 vuole essere un incentivo alle imprese alla donazione nei confronti di soggetti che si occupano di mantenere attivi gli impianti sportivi. Lo sport  si considera un’attività in grado di migliorare il benessere psico-fisico della persona e aumentare la socialità in modo sano. Proprio per questo c’è una tutela particolare attraverso interventi mirati che hanno l’obiettivo di creare spazi per poter effettuare la pratica sportiva.

Il Bonus 2023 consente di avere una credito di imposta pari al 65% della donazione effettuata e finalizzata a interventi di manutenzione e restauro di impianti sportivi pubblici e alla realizzazione di nuove strutture sportive pubbliche. È previsto un limite massimo di spesa agevolabile pari al 10 per mille dei ricavi annui della stessa impresa, si deve fare riferimento ai ricavi del 2022.

Il credito di imposta una volta riconosciuto può essere utilizzato con il modello F24.

Come chiedere il credito fiscale con proroga dei termini

Per chiedere il bonus Sport 2023 è necessario utilizzare la piattaforma https://avvisibandi.sport.governo.it/en-US in questo caso si presenta istanza per essere ammessi a effettuare l’erogazione liberale in favore dell’ente scelto e ottenere il credito di imposta. Ottenuta l’ammissione si effettua la donazione e in seguito si può utilizzare il credito di imposta.

La proroga dei termini per richiedere lo Sport Bonus 2023 è prorogato al 15 luglio 2023 in quanto il Registro Nazionale delle Attività Sportive Dilettantistiche è stato chiuso nel periodo intercorrente tra il 26 giugno 2023 e il 1° luglio, di conseguenza molte imprese che volevano aderire non hanno potuto farlo.

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Luglio 2023, tutte le scadenze da segnare in calendario

E’ arrivato anche luglio 2023 con le sue scadenze da segnare in agenda. Soprattutto per i lavoratori autonomi e le imprese, ecco tutte le novità.

Luglio 2023, si parte dal 10 e 17 luglio

L’estate è arrivata, il caldo anche, ma le scadenze fiscali quelle non danno tregua in qualsiasi mese dell’anno. E anche se qualcuno è già partito per le vacanze, occorre non dimenticare gli appuntamenti con il Fisco e gli altri enti creditizi. Così si parte direttamente dal 10 luglio. Lunedì 10 luglio scadono i termini per il versamento all’INPS dei contributi da lavoro domestico. I datori di lavoro di Colf, badanti o baby sitter dovranno versare i contributi trimestrali per i collaboratori domestici, con riferimento al precedente trimestre.

Per il 17 luglio sono previsti ben 79 versamenti. Previsto il versamento della seconda rata dell’imposta sostitutiva operata nella forma della “cedolare secca”, a titolo di saldo per l’anno 2022 e di primo acconto per l’anno 2023 con applicazione degli interessi nella misura dello 0,18%. Inoltre versamento della seconda rata dell’Irpef risultante dalle dichiarazioni annuali, a titolo di saldo per l’anno 2022 e di primo acconto per l’anno 2023 con applicazione degli interessi nella misura dello 0,18%. Ed ancora liquidazione Iva del mese di giugno 2023 per chi fa la liquidazione mensile e il versamento della rata del saldo Iva 2022.

Inoltre il versamento delle ritenute operate dal sostituto d’imposta nel mese di giugno. Sempre per il 17 luglio non dimentichiamo il versamento mensile dell’imposta sulle transazioni finanziarie, anche conosciuta come Tobin Tax, da effettuare con Modello F24 con modalità telematica.

Continuano i versamenti per tutto il mese

Altra importante scadenza è quella prevista per il 20 luglio. Entro tale data sono previsti ben 48 versamenti, secondo lo scadenziario messo a disposizione dall’agenzia delle entrate. Tra questi adempimenti c’è il versamento, in unica soluzione o come prima rata, dell’Irpef risultante dalle dichiarazioni annuali, a titolo di saldo per l’anno 2022 e di primo acconto per l’anno 2023, senza alcuna maggiorazione. Ed ancora: Iva, Ires, addizionali ed irap.

Il 24 luglio con riferimento alle dichiarazioni dei redditi (modello 730/2023) presentate dal 21 giugno al 15 luglio 2023 ricevono dal CAF o dal professionista abilitato che presta l’assistenza fiscale la copia della dichiarazione elaborata (Mod. 730/2023) e il relativo prospetto di liquidazione mod. 730-3. Mentre il 25 luglio, devono essere presentati gli elenchi INTRA mensili e trimestrali. Le operazioni oggetto di comunicazione sono quelle relative al mese di giugno per i soggetti Iva con obbligo mensile e quelle relative al secondo trimestre 2023 per i soggetti con l’obbligo Iva trimestrale.

Anche il 31 luglio sono previsti versamenti

E si concludono gli adempimenti con il 31 luglio. Scadono i termini per la presentazione all’Inps delle domande di CIGO (Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria) per eventi oggettivamente non evitabili verificatisi nel mese precedente. Ed ancora presentazione della richiesta di rimborso o utilizzo in compensazione del credito Iva trimestrale (Modello IVA TR). E se ancora è rimasto qualche euro in tasca, sarebbe anche ora di prenotare qualche giorno di vacanza, dopo tutte queste scadenze, i contribuenti lo merito proprio.