Medici e infermieri, maggiori benefit per le zone periferiche

Medici e infermieri sono sempre meno coloro che vogliono spostarsi nelle zone periferiche, ecco quindi le idee del sistema sanitario per aumentare i benefit.

Medici e infermieri, si preferiscono le città centrali

I medici e gli infermieri sono la colonna dorsale del nostro sistema sanitario nazionale. Ma è carenza di personale soprattutto nelle zone più periferiche delle diverse regioni italiane. Tutti vogliono lavorare nelle grandi città, anche all’estero, dove sicuramente le strutture ospedaliere spesso puntano verso l’avanguardia e attrezzature migliori e gli spostamenti sono più semplici. Ma i malati, purtroppo, ci sono ovunque anche nei centri più piccoli o nelle isole minori. E anche loro hanno bisogno di bravi professionisti pronti a curarli.

Così in vista di nuovi concorsi, occorre riuscire a spostare coloro che sono già operativi. Ed è proprio su questo punto che le ASL locali stanno proprio inventando qualsiasi tipo di benefit per attrarli. Del resto l’idea è quella di semplificargli la vita e rendere un luogo più attraente rispetto ad altri, anche se questo dovesse comportare un notevole aumento degli stipendi rispetto ad altri colleghi.

Medici e infermieri, i benefit previsti

Asl e Regioni offrono diversi benefit ad infermieri, medici ed operatori sociali che si spostano verso le zone meno note. Perché come in qualsiasi mercato, l’offerta di posti di lavoro è maggiore rispetto a quella dei professionisti e quindi questi hanno la possibilità di scegliere dove prestare la loro preziosa attività lavorativa.

I bonus sono davvero diversi. Ad esempio un contributo sul canone mensile di locazione per chi prende appunto in immobile in locazione con relativo contratto.  Contributo che può anche coprire i primi sei mesi totalmente gratuiti. Ma sono previsti anche bonus per palestre, piscine o attività ludico ricreative. Ma anche aumentare lo stipendio attraverso l’introduzione di indennità professionali. Ecco quindi cosa stanno offrendo le diverse Regioni ed Asl per attrarre i professionisti del settore sanitario.

Alcuni esempi provenienti dalle diverse realtà italiane

Ad esempio la Sardegna ha stanziato 5 milioni di euro per finanziare un’indennità a medici e infermieri che si spostano nelle zone più periferiche. In Toscana ai medici già assunti nel sistema sanitario regionale che sono disposti a trasferirsi per un periodo da 1 a 8 settimane, vengono fatte convenzioni, come quella per l’ombrellone negli stabilimenti balneari. Ma ci sono anche biglietti di cinema e teatri, sconti in ristoranti, palestre e autonoleggio.

A Venezia, ai medici di famiglia è garantito l’ambulatorio gratis. Invece a Padova una grande casa di riposo offre in maniera gratuita sei mesi di alloggio gratuito per coloro che accettano di lavorare nella struttura. Ed ancora a Belluno, per chi accetta di stare in zone di montagna più remote, la Asl offre più soldi in busta paga, con un bonus di poco meno di 8 mila euro. Altre regioni stanno attivando diverse attività come l’attivazione dello Skypass, dei buoni per attività balneari, cinema, teatri e sport o per gli sposamenti verso le grandi città.

 

 

Carburanti estate 2023, il caro benzina coinvolge anche i NO LOGO

I carburanti estate 2023 sono ancora in rialto mettendo in seria difficoltà i vacanzieri che rientrano dalle ferie. Ed il caro benzina coinvolge anche i NO LOGO.

Carburanti estate 2023, rincari in tutta Italia

Finite le ferie si ritorna a casa e chi lo ha fatto con spostamenti in automobile si è trovato davanti a prezzi fuori norma. Il caro carburanti delle ultime settimane potrebbe costare agli italiani, tra effetti diretti e indiretti, 10,7 miliardi. Per una famiglia tipo la mazzata è di 417 euro in più all’anno. Lo stima Assoutenti, che ha realizzato una simulazione per capire l’impatto del caro-benzina sulla collettività.

Rispetto ai prezzi medi nazionali in vigore sulla rete a maggio 2023 – rileva Assoutenti – “la benzina costa oggi +13,2 centesimi al litro equivalenti a +6,6 euro a pieno. Il gasolio è rincarato di +17,7 centesimi al litro, pari a +8,9 euro a pieno. Considerata una media tra i due carburanti e nell’ipotesi di 2,5 pieni al mese ad autovettura, l’aggravio di spesa con i listini attuali raggiunge i +232,5 euro all’anno a famiglia solo per il rifornimento. Ma i rialzi alla pompa hanno effetti anche sul tasso di inflazione, considerato che in Italia l’88% della merce viaggia su gomma”.

Carburanti estate 2023, rincari anche nei NO LOGO

Le pompe bianche (o distributori no logo) sono stazioni di rifornimento che non dipendono da una grande marca della distribuzione. Si tratta di impianti indipendenti che a volte, a seconda di dove si vive, non è neppure facile trovare. A differenza dei distributori delle grosse marche, nelle stazioni no logo non troveremo offerte e promozioni, campagne pubblicitarie, raccolte punti, premi, bollini. Il gestore, generalmente un imprenditore privato, non investe particolarmente sul marketing e sulla diffusione del marchio.

Per questo motivo può applicare prezzi più bassi della concorrenza, accorciando anche  la filiera distributiva. Ma in questo tipo di distributori, a volte, la differenza di prezzo rispetto ai loghi è stata anche di 30 centesimi a litro. Ma oggi le cose sono notevolmente diverse con differenze pasi solo a 5% a litro. Tanto che non conviene nemmeno spostarsi per trovarli.

I prezzi sulle autostrade

Il prezzo della benzina è stabile sulla rete autostradale. Secondo l’aggiornamento quotidiano del ministero delle Imprese e del made in Italy, il prezzo medio della verde in modalità self resta oggi a 2,019 euro al litro come venerdì scorso. Il gasolio sempre self in autostrada ha un prezzo medio di 1,930 euro (1,928 venerdì scorso). Il gpl servito è a 0,843 euro (0,842) e il metano servito a 1,527 euro (1,528). Tra le regioni la benzina più cara in modalità self è in Basilicata a 1,970 euro al litro mentre costa meno nelle Marche a 1,925 euro. Tocca 1.983 euro al litro la verde nella Provincia di Bolzano.

 

Prodotti alimentari costosi anche nei mercati, ecco i motivi

Prodotti alimentari costosi anche nei mercati all’aperto è l’amara sorpresa che gli italiani si trovano al ritorno dalle ferie, ma quali sono i motivi?

Prodotti alimentari, anche nei mercati è un delirio

I mercati rionali all’aperto sono una piccola realtà che permettono di trovare delle occasioni interessanti. Di solito eliminando la lunga trafila della grande distribuzione si riesce a comprare prodotti alimentari come frutta e verdura a prezzi più vantaggiosi. Meno costosi rispetto ad esempio ai prodotti venduti all’interno dei supermercati. Una certezza che ormai non esiste più. E questa è la sorpresa che si sono ritrovate molte famiglia al rientro dalle ferie.

Dopo quanto già raccontato con l’aumento dei prezzi dei servizi turistici, il caro voli e benzina, il rientro non è da meno. E chi ha l’abitudine di comprare al mercato, per risparmiare un pò, ha dovuto fare i conti con nuovi rincari. I beni come verdure e frutta hanno avuto un incremento di almeno il 30%. Dunque è possibile fare un giro nei mercati per rendersi conto che scegliere solo prodotti di stagione non basta per mettere a riparo il bilancio familiare.

Ma quali sono i motivi per chi i prodotti alimentari costano tanto?

I motivi per cui i prodotti alimentari costano tanto sono svariati. L’inflazione con cui occorre fare i conti già da mesi, ma che sembra aver subito una battuta di arresto nei mesi di giugno e luglio. Ma ciò nonostante i prodotti non diminuiscono il loro prezzo. Ebbene se non è l’inflazione ci pensa il repentino cambio climatico. Gli eventi catastrofici degli ultimi mesi, hanno distrutto diversi raccolti che rovinano la stagionalità.

Ma sono aumentati anche i costi di produzione degli imballaggi e dei trasporti a causa del caro benzina. Si parla di circa il 15% di rincaro che inevitabilmente  deve essere pagato dal consumatore finale. Tra i prodotti che sono aumentati di più c’è senza dubbio l’olio di oliva. In questo caso il problema è legato al crollo della produzione in tutta Europa, blocco delle esportazioni in Turchia e giacenze italiane decisamente ridotte.

Rincari previsti anche sul mondo della scuola

Tra pochi giorni si riapriranno le scuole e i genitori dovranno fare i conti con il corredo scolastico. E anche in questo settore arrivano delle notizie negative.  A lanciare l’allarme è stata la Sil Confcommercio, che ha evidenziato un rialzo medio dei prezzi di copertina dei libri dell’8% con punte fino al 12% per alcuni titoli. Sarebbe ora di inserire misure a sostegno delle famiglie, che si tratti di detrazioni come avviene già in altri Paesi, oppure di fondi da stanziare per sostenere il diritto all’istruzione.

Proprio per questo motivo sono sempre di più gli studenti che ricorrono al mercato dell’usato. Eppure in qualche modo le famiglie cercano di risparmiare anche fino al 50% della spesa prevista per l’istruzione. E se si hanno più figli da mandare a scuola è chiaro che la spesa sulle famiglie si moltiplica e triplica. Per questo nascono gruppi spontanei i cui membri scambiano tra loro i libri scolastici a discapito però dell’editoria.

Fisco agosto e settembre, sarà un salasso per i contribuenti

Fisco agosto e settembre un vero e proprio salasso per diversi contribuenti che si sono trovati di fronte tantissimi adempimenti fiscali a cui far fede.

Fisco agosto e settembre, previsti più di cento adempimenti

Fine le feste e le vacanze per molti italiani si ritorna ad effettuare versamenti. E propri oggi lunedì 21 agosto sono previste diverse scadenze come quelle dell’INPS. Infatti artigiani e liberi professionisti dovranno pagare la seconda rata dei contributi fissi. Sono ben 148 i versamenti immediati e tra questi ci sono: versamenti IVA, Irpef con annessi addizionali, Irap per i redditi delle imprese e la cedolare secca sulle locazioni degli immobili ad uso abitativo. Ma che secondo quando stabilito dal Governo a breve la cedolare secca sarà estesa anche agli immobili commerciali.

Tuttavia entro il 31 agosto sono previsti altri 40 versamenti. Un mese davvero pesante per i contribuenti che stanno provvedendo anche a versare le quote delle dichiarazioni dei redditi per il 2022. Tasche degli italiani sempre più vuote e caro vita che non tende a diminuire, anche se l’inflazione sembra aver rallentato la presa. Ma i prezzi dei beni anche alimentari non sembrano voler diminuire.

Fine agosto e settembre, difficile anche i pagamenti

Oltre alla quantità di versamenti da dover eseguire, occorre fare i conti anche con i metodi di pagamento. Anche i commercialisti dichiarano che ormai il calendario delle scadenze è davvero fuori controllo e va ridefinito. I contribuenti persone fisiche NON Titolari di partita Iva, tenuti ad effettuare i versamenti risultanti dalle dichiarazioni dei redditi annuali delle persone fisiche (Modelli 730/2023, Redditi PF 2023), che hanno scelto il pagamento rateale e hanno effettuato il primo versamento entro il 30 giugno 2023, devono versare la 3° rata delle imposte risultanti dalle dichiarazioni annualità titolo di saldo per l’anno 2022 e di primo acconto per l’anno 2023, con applicazione degli interessi nella misura dello 0,66%. E anche settembre non sarà da meno.

Più prelievi contro la lotta all’evasione

Contribuenti sempre più stanchi, ma non si frena la lotta all’evasione da parte dell’Agenzia delle entrate riscossione.  Il direttore Ruffini si sente soddisfatto del lavoro di recupero e di lotta che sta portando avanti l’ente che gestisce. Anche perché rappresentano risorse finanziare importantissime da rinvestire nella sanità o nell’istruzione.

In Italia secondo gli ultimi dati presentati, circa l’80% dell’evasione esegue la dichiarazione dei redditi infedele o non la presenta affatto. L’evasione da versamento si attesta solo al 20% degli evasori, cioè coloro che non pagano le proprie tasse. Ma poi per fortuna ci sono tantissimi italiani che lavorano e pagano correttamente o se si sono stati degli scostamenti, provvedono a sanare eventuali errori.

 

Detrazione spese funebri nel modello re-compilato. Istruzioni

I contribuenti possono avvalersi della detrazione spese funebri sostenute, questa è una delle spese che generalmente è già presente all’interno della dichiarazione precompilata. Vi sono però dei casi che possono fare eccezione, ecco quando.

Detrazione spese funebri, a quanto ammonta?

Tra le spese che possono essere portate in detrazione al momento della presentazione della dichiarazione del redditi, vi sono le spese funebri. Per questa particolare categoria di spesa si può ottenere una detrazione pari al 19% della spesa sostenuta nel limite massimo di 1.550 euro per ogni decesso per il quale si è provveduto al pagamento delle spese.

Ad esempio se in un anno fiscale si è provveduto al pagamento delle spese funebri per due familiari, si possono ottenere le detrazioni per entrambi. Visto il limite di spesa, per ogni decesso si può ottenere avere un risparmio fiscale di è di 294,50 euro.

Per ottenere le detrazioni è necessario indicare nella dichiarazione le spese funebri sostenute nel rigo da E8 a E10, qui sono annotate con il codice “14” . Naturalmente può avvalersi delle detrazioni chi ha effettivamente sostenuto i costi.

Trattandosi di spese da pagare con strumenti tracciabili, quindi bonifico, carta di credito o di debito, la stessa viene comunicata immediatamente all’Agenzia delle Entrate che nel momento in cui predispone il modello precompilato, inserisce anche questa detrazione. Cosa succede però nel caso in cui tali spese non siano indicate?

Perché nel modello pre-compilato della dichiarazione non sono indicate le spese funebri?

Il caso è stato esposto all’Agenzia delle Entrate da un contribuente: Come mai nel mio 730 precompilato non ho trovato inserite nel quadro E le spese funebri che ho sostenuto lo scorso anno? L’importo è presente solo nel foglio riepilogativo.

L’Agenzia, come noto, ha fornito chiarimenti attraverso la rubrica Fisco Oggi. Ha sottolineato che effettivamente le detrazioni per le spese funebri sono una delle voci già presenti nel modello pre-compilato. Nel caso in oggetto evidentemente la comunicazione del decesso da parte del Comune all’Anagrafe tributaria è avvenuta dopo che l’Agenzia aveva già predisposto il modello. Per questo motivo la spesa risulta correttamente indicata nel modello riepilogativo, ma non nella dichiarazione.

Questo non implica che il contribuente perda il beneficio fiscale delle detrazioni spese funebri, semplicemente deve provvedere alla modifica del modello pre-compilato inserendo anche tali spese funebri.

Ricordiamo nuovamente che tali spese devono essere indicate nel rigo da E8 a E10 con il codice 14.

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Detrazione spese veterinarie, come si calcola?

Reddito energetico, arriva la nuova agevolazione per le famiglie

Con decreto firmato dal Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase) Gilberto Pichetto Fratin, diventa attivo il reddito energetico. Ecco di cosa si tratta e chi potrà usufruirne.

Cos’è il reddito energetico?

Il reddito energetico è un incentivo rivolto alle famiglie in difficoltà economiche e che non possono installare pannelli fotovoltaici. Il fondo a disposizione, per gli anni 2024-2025, è di 200 milioni di euro a valere sul Fondo nazionale reddito energetico di natura rotativa e mira ad agevolare l’installazione di impianti fotovoltaici per l’autoconsumo. Il fondo potrà inoltre essere incrementato con risorse di regioni e comuni che volontariamente incrementano con ulteriori supporti economici. Inoltre possono intervenire organizzazioni no profit ed enti pubblici.

L’80% delle risorse sarà destinato alle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e consentirà alle famiglie di risparmiare fino al 75% sulla spesa energetica. Le famiglie non solo potranno installare i pannelli fotovoltaici con i contributi statali, ma otterranno anche un notevole risparmio sulla loro bolletta energetica, inoltre riusciranno a migliorare la classe energetica del loro edificio con notevoli vantaggi al momento dell’entrata in vigore della direttiva Case Green.

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Chi potrà ottenere il reddito energetico?

Vediamo ora chi sono i destinatari di questa particolare agevolazione che, come già detto, permette di installare pannelli fotovoltaici per la produzione di energia diretta all’autoconsumo.

I fondi sono destinati a famiglie con un reddito Isee inferiore a 15.000 euro, nel caso in cui si tratti di famiglie numerose, l’importo del reddito sale a 30.000 euro (devono però esservi almeno 4 figli a carico). L’incentivo prevede la realizzazione di impianti con potenza nominale tra 2 e 6 kilowatt. Gli impianti dovranno essere realizzati su coperture e superfici, aree e pertinenze di cui i beneficiari siano titolari di un diritto reale (anche di godimento, quindi usufrutto e uso). I fondi per il reddito energetico saranno gestiti dal GSE, per i beneficiari si tratta di un incentivo a fondo perduto, quindi non sarà necessario restituire le somme.

Ricordiamo che generalmente un impianto fotovoltaico su tetto con capacità di 6 kW ha un costo che oscilla tra 18.000 e 25.000 euro. Questo costo per le famiglie in difficoltà può essere eccessivo da sostenere, questo va ad aumentare le difficoltà delle famiglie che si trovano già in condizione di povertà energetica che secondo i dati dell’Istat sono l’8,9% delle famiglie italiane.

Per conoscere tutti i dettagli di questo importante incentivo è necessario attendere ulteriori indicazioni del ministero dell’Ambiente.

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I paletti al Superbonus 90%, reddito e abitazione principale

Il Superbonus continua a creare confusione, si è detto che è possibile usufruire della detrazione al 110% fino al 31 dicembre 2023 per coloro che al 30 settembre 2022 avevano realizzato il 30% dei lavori, per tutti gli altri sarà possibile usufruire per i lavori eseguiti nel 2023 del Superbonus al 90%. Per i lavori del 2024 la percentuale della detrazione fiscale scende al 70%. Quali sono però gli altri paletti al Superbonus?

I paletti del Superbonus 90%

Quando con il decreto Rilancio si è provveduto all’introduzione del Superbonus 110% i limiti erano davvero pochi, si poteva ottenere cessione del credito e sconto in fattura, era possibile ottenere i benefici fiscali per la prima casa e per qualunque altro immobile, inoltre non c’erano limiti di reddito. Bastava recuperare due classi energetiche per avvalersi dei benefici fiscali su lavori trainanti e trainati. Con il tempo le cose sono cambiate. Ecco quindi i paletti al Superbonus 90%.

Si può ottenere la detrazione fiscale al 90% solo per i lavori di efficientamento energetico sull’abitazione principale. Su questo punto occorre però precisare che l’Agenzia delle Entrate con la risposta a Interpello 377 del 10 luglio 2023 ha precisato, in riferimento a un immobile demolito e poi ricostruito che il requisito della dimora abituale deve sussistere al momento del termine dei lavori o entro il 31 dicembre 2023.

I limiti di reddito per poter usufruire del Superbonus 90%

Paletti al Superbonus sono previsti anche per quanto riguarda il reddito, infatti la regola generale è che per poter usufruire delle detrazioni fiscali il reddito, calcolato con il Quoziente familiare non deve essere superiore a 15.000 euro. Ma cosa vuol dire esattamente? Ecco i reali limiti:

  • single, reddito 15.000 euro (in questo caso il reddito con quoziente familiare coincide con quanto effettivamente percepito);
  • coppia, soglia di reddito 30.000 euro;
  • single con un figlio a carico, reddito percepito fino a 22.500 euro;
  • coppia con un figlio, 37.500 euro;
  • coppia con due figli, 45.000 euro;
  • coppia con più di 2 figli, 60.000 euro.

Molti hanno criticato la scelta di inserire un reddito come limite alla possibilità di usufruire del Superbonus, specialmente per i lavori iniziati dopo 17 febbraio 2023, data in cui entra in vigore il decreto blocca cessioni che di fatto ha bloccato l’accesso alla cessione del credito e allo sconto in fattura. Con i limiti di reddito visti, infatti non vi è sufficiente capienza fiscale per potersi avvalere in pieno delle detrazioni fiscali che deriverebbero dal Superbonus.

Ricordiamo nel frattempo che per coloro che hanno crediti fiscali maturati prima del decreto blocca cessioni, a breve sarà ripristinata la piattaforma di Poste Italiane per la cessione del credito. La stessa sarà attiva a partire da ottobre ma solo per le prime cessioni.

Per saperne di più, leggi l’articolo: Cessione del credito, Poste Italiane riapre la piattaforma

Petizione salario minimo, è boom di firme

Uno dei dibattiti che sta infuocando l’estate 2023 è quello sul salario minimo, online è disponibile la petizione per la raccolta firme che ha ottenuto subito un successo inaspettato, ma cosa vuol dire salario minimo?

Salario minimo, gli svantaggi

Il salario minimo a 9 euro l’ora (lordi) è una misura richiesta dalle opposizioni, tranne Italia Viva, che chiedono di fissare con legge una paga minima oraria sotto la quale non si può andare.A supporto del salario minimo anche la CGIL, mentre la UGL è contraria.

Le forze di maggioranza dal loro canto osteggiano questa misura in quanto ritengono che per molti lavoratori potrebbe deteriorare le condizioni di lavoro visto che molti contratti collettivi di lavoro prevedono un salario minimo più elevato rispetto a tali 9 euro.

Le forze di maggioranza, tra cui Fratelli d’Italia, la Lega e Forza Italia, preferiscono agire sul cuneo fiscale come misura per aumentare gli stipendi. Si è parlato del salario minimo come una misura assistenzialista, una misura che potrebbe deprimere la contrattazione privata e in molti settori portare una riduzione dei salari e, infine, di una misura che potrebbe mettere in difficoltà molte imprese.

Petizione salario minimo, un boom di firme in poche ore

Proprio per questo motivo si è pensato di lanciare una petizione, cioè lasciare che siano gli italiani a manifestare la loro volontà e “scegliere” se chiedere un salario minimo previsto da legge.

La petizione può essere firmata al sito https://www.salariominimosubito.it/ e in poche ore ha avuto un successo inaspettato. Infatti, nonostante i problemi tecnici verificatisi nelle prime ore dal lancio della piattaforma, in soli due giorni, sebbene l’iniziativa non abbia ricevuto adeguata pubblicità, sono state raccolte 240 mila firme e si ritiene che con il rientro dalle vacanze che inizia in questi giorni le firme possano ulteriormente incrementarsi. Segno che gli italiani ritengono il salario minimo una misura auspicabile. L’obiettivo è raggiungere un milione di firme.

Per firmare non serve un’identità digitale, infatti la raccolta non mira a una proposta di legge che d’altronde già esiste, ma solo a manifestare la volontà degli italiani. Basta inserire nome e cognome e in pochi minuti la procedura è conclusa.

Contrasto al lavoro povero affidato al CNEL

Si ricorda che il presidente del consiglio Giorgia Meloni, in seguito a pressioni, ha deciso di chiedere al CNEL di esprimersi sulla questione e di avanzare una proposta di legge sul lavoro povero, non deve per forza trattarsi del salario minimo, ma di misure volte a superare lo sfruttamento nel mondo del lavoro. In Italia infatti vi sono molti lavoratori, quindi non disoccupati, che purtroppo ricevono un salario insufficiente a una vita dignitosa.

Non manca chi, come il Fatto Quotidiano, è andato a ritroso e ha trovato proposte di legge dei partiti dell’attuale maggioranza governativa che auspicavano l’applicazione di un salario minimo previsto per legge che evitasse l’odiosa pratica dello sfruttamento dei lavoratori.

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Aumento prezzo della benzina, il Governo intervenga

Il Governo non sembra voler accogliere l’appello dei consumatori, nessun intervento per ridurre il prezzo della benzina e degli altri carburanti attraverso interventi sulle accise.

Nuovo record per il prezzo della benzina

Continua la corsa del prezzo della benzina che lungo la rete autostradale arriva a costare 2,50 euro al litro, intanto le associazioni dei consumatori chiedono un intervento del Governo perché, a questi livelli, con il Governo Cobnte c’era stato il taglio delle accise supportato, dal punto di vista economico, dall’aumento delle entrate Iva.

Tagliare le accise ora per il Governo non avrebbe un costo improponibile perché, superati i due euro, di fatto aumentano le entrate Iva collegate all’aumento dei prezzi, proprio per questo sono in tanti a chiedere un deciso intervento. Dal canto suo il Governo sembra non essere sensibile a queste richieste e di fatto stanno semplicemente arrivando maggiori controlli da parte della Guardia di Finanza, gli stessi sono volti a scovare eventuali truffe, come quella sul carburante effettivamente erogato dalle pompe di servizio.

D’altronde sono in molti a ritenere che di fatto il semplice obbligo di esporre il prezzo medi dei carburanti sia un misura inconsistente e senza alcun reale valore o meglio, senza nessuna reale capacità di incidere effettivamente sui prezzi.

Governo intervenga sul prezzo della benzina

I dati ufficiali del ministero delle Imprese e del Made in Italy dicono che il costo della benzina è aumentato per 16 giorni consecutivi. Il prezzo medio nazionale della Super in autostrada è di 2,019 euro al litro. Ricordiamo che per via dei costi delle concessioni, i carburanti in autostrada costano comunque di più rispetto alla rete “ordinaria”. Considerati tali dati sono in molti a chiedersi cosa aspetta il Governo a tagliare le accise visto che comunque proprio tale taglio è una promessa elettorale della Lega ormai da decenni e che i prezzi sono diventati nuovamente proibitivi.

La Federazione Gestori Impianti Carburanti e Affini ha sottolineato che gli aumenti di questi giorni non sono dovuti a speculazioni, bensì all’aumento dei prodotti sui mercati internazionali. Proprio per questo la stessa Federazione chiede al Governo di agire sulla tassazione in modo da consentire una riduzione del prezzo finale a vantaggio dei consumatori. In questo modo è possibile anche consentire un rientro dalle vacanze più tranquillo per gli italiani.

Tutti i prezzi in aumento

L’allarme sui prezzi dei carburanti non è l’unico che attende gli italiani al rientro dalle vacanze, infatti, nonostante le stime sull’inflazione siano in calo da mesi, sono in salita i prezzi di moltissimi prodotti di largo consumo. In particolare bevande analcoliche e prodotti alimentari vedono i prezzi salire del 10,7%. Per abbigliamento e calzature i prezzi sono in salita del 3,4% mentre abitazione, acqua, combustibili ed elettricità vedono i prezzi salire del 9%.

Vista la situazione è difficile capire quale impatto potrebbe avere la scelta del Governo di proporre alla grande distribuzione il programma anti-inflazione che mira a contenere i prezzi dei beni di prima necessità per il trimestre che va dal 1° ottobre al 31 dicembre.

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Trimestre anti-inflazione, prezzi calmierati per i molti beni

Aumento spese del conto corrente, è allarme

Dopo la decisione del governo di tassare gli extraprofitti delle banche, per gli italiani arriva un nuovo allarme, cioè gli aumenti del conto corrente.

Tassazione degli extra-profitti e aumenti costo conto corrente

Al fine di contrastare gli effetti dell’aumento del costo del denaro attuato a tappe dalla Bce che di fatto hanno portato i mutui alle stelle e finanziare il taglio delle tasse previsto dalla riforma fiscale che sta per essere varata attraverso i decreti delegati, il Governo, in realtà se n’è assunta tutte le responsabilità il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha stabilito la tassazione degli extraprofitti.

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Ora sono in molti a temere una risposta da parte delle banche con l’aumento dei costi del conto corrente.

La maggior parte delle persone per motivi di lavoro, altri per comodità hanno un conto corrente, su questo avvengono addebiti, accrediti, operazioni di gestione delle operazioni ordinarie. Il conto corrente ha naturalmente dei costi che dipendono dalla banca e dalla tipologia di operazioni che si compiono.

Perché è allarme aumento costi del conto corrente?

Generalmente il costo di un conto corrente prevede una quota fissa mensile a cui si possono aggiungere costi accessori correlati alle operazioni compiute. In media ogni anno ciascuno correntista paga 94,7 euro l’anno di spese per il conto corrente, le stesse sono cresciute di 3,8 euro nell’ultimo anno, sempre in media, c’è chi lamenta aumenti più elevati.

Assoutenti, associazione dei consumatori, ha sottolineato che questo aumento della tassazione nei confronti delle banche molto probabilmente sarà scaricato dalle banche sui consumatori e lancia un nuovo allarme aumenti costi del conto corrente.

Considerando il trend rialzista degli ultimi mesi, si stima un ulteriore aumento annuo di 10,3 euro, questo dovrebbe portare le spese annuali medie a oltre 100 euro, spese di gestione che rappresentano una vera e propria tassa. Che si aggiunge effettivamente anche al bollo prelevato dai conti la cui giacenza media nel trimestre supera i 5.000 euro. L’impatto dovrebbe essere di circa mezzo miliardo di euro.

Per evitare questo effetto Assoutenti chiede al Governo di intervenire preventivamente al fine di evitare che ci siano per i consumatori ulteriori aumenti dei costi, questo anche perché effettivamente non si può fare a meno di avere un conto corrente. Gli aumenti saranno più elevati per coloro che hanno un’operatività più alta, infatti saranno con molta probabilità distribuiti tra spese fisse e commissioni.

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