Bonus casa non utilizzati, scatta l’obbligo della comunicazione

Dal 1° dicembre 2023 i contribuenti attraverso la piattaforma messa a disposizione dall’Agenzia delle Entrate dovranno comunicare i bonus edilizi non utilizzati.

Come effettuare la comunicazione dei crediti inutilizzabili

Chi ha effettuato lavori edilizi utilizzando bonus casa, superbonus e altri incentivi in materia edilizia, nel caso in cui abbia optato per la cessione del credito o lo sconto in fattura e abbia nel cassetto fiscale dei crediti non utilizzati, deve provvedere a comunicare tale fatto all’Agenzia delle Entrate. La funzione sarà disponibile a partire dal 1° dicembre 2023. L’obbligo ricade sull’ultimo cessionario.

L’articolo 25 del Decreto Legge n. 104/2023 prevede l’obbligo di comunicare i crediti inutilizzabili, l’obbligo è diventato operativo con provvedimento dell’Agenzia delle Entrate datato 23 novembre 2023. Dal 1° dicembre 2023 il sistema sarà operativo.

Le procedure da utilizzare sono diverse a seconda che trattasi di crediti tracciabili che, quindi, risultano essere dotati di un codice identificativo, secondo quanto previsto all’interno del comma 1-quater, del Decreto Legge n 34/2020 oppure crediti non tracciabili.

Nel primo caso nella comunicazione dei bonus edilizi e del superbonus utile per censire i crediti non utilizzabili deve essere inserito il protocollo telematico attribuito al momento della prima cessione e le rate annuali di tali importi.

Per i crediti non tracciabili il contribuente deve indicare gli estremi identificativi della rata annuale del credito relativo alla comunicazione di prima cessione o sconto in fattura.

Sia per i crediti tracciabili che per i crediti non tracciabili, il contribuente deve indicare la data nella quale l’ultimo cessionario è venuto a conoscenza dell’evento che ha determinato l’inutilizzabilità del credito. Al termine della trasmissione dei dati i crediti inutilizzabili saranno scalati dalla disponibilità del cessionario.

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Comunicazione crediti inutilizzabili per sequestro

All’Agenzia delle Entrate nelle Faq ha anche precisato che tale procedura non deve essere seguita nel caso in cui i crediti inutilizzabili, siano tali a causa di un sequestro. Precisa l’Agenzia che “il sequestro di tali crediti, infatti, viene comunicato dall’Autorità giudiziaria all’Amministrazione finanziaria che ne sospende tempestivamente la possibilità di utilizzo in compensazione, eliminandoli dal cassetto fiscale.

Precisa, inoltre che devono invece essere comunicati i crediti non utilizzabili a causa di errori procedurali che ne inibiscono l’utilizzo.

Click day bonus trasporti, sta per scattare il via alle richieste

Il Click day bonus trasporti è ormai alle porte. Vi ricordiamo come richiederlo, a chi spetta e tutte le altre informazioni in merito, prima che finiscano le risorse.

Click day bonus trasporti, quando sarà?

Meno di 24 ore e si potrà di nuovo richiedere il bonus trasporti.  Secondo quanto annunciato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali a partire dalle ore 8:00 del 1° dicembre 2023 la piattaforma sarà aperta per le nuove richieste. La piattaforma resterà attiva fino all’esaurimento delle risorse.

Lo scorso 30 ottobre il ministero del lavoro ha aggiunto ulteriori 35 milioni di euro, che però sono andati tutti esauriti con le richieste del primo novembre. Quindi l’appuntamento del primo dicembre conta proprio sulle risorse residue. Ecco perché si consiglia di presentare la propria richiesta già di buon mattino, l’orario è fissato per  le 8.

Click day, a chi spetta?

Il contributo può essere richiesto da persone fisiche con un reddito entro i 20 mila euro. Il contributo ha un valore di 60 euro. Può essere utilizzato per l’acquisto di abbonamenti mensili, validi per più mesi, o annuali. Il Bonus deve essere utilizzato, acquistando un abbonamento, entro il mese solare di emissione. L’abbonamento può iniziare la sua validità anche in un periodo successivo. La lista di tutti gli operatori di trasporto aderenti è consultabile sul sito del ministero.

Il bonus si può chiedere per sé stessi o per un beneficiario minorenne a carico. Il bonus si può chiedere per sé stessi o per un beneficiario minorenne a carico. Ad esempio può richiederlo un genitore per il figlio minorenne. Inoltre il richiedente deve accedere con SPID o Carta d’Identità Elettronica (CIE) e indica il codice fiscale del beneficiario.

La misura è per tutti i cittadini italiani. Infatti non è richiesto alcun limite di età, quindi potrebbero utilizzarlo anche i pensionati, magari per fare la spesa o per andare a trovare figli e nipoti. Quindi tutti pronti davanti alle tastiere che domani mattina si può richiedere il bonus trasporti.

Non presento la dichiarazione dei redditi, quali sanzioni?

Entro il 30 novembre è possibile presentare la dichiarazione dei redditi con il modello Redditi Persone fisiche. Si tratta dell’ultimo termine utile per dichiarare i propri redditi ma cosa succede se non si presenta la dichiarazione dei redditi? Ecco le sanzioni previste.

Cos’è l’omessa peresentazione della dichiarazione dei redditi?

Si parla di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi quando la stessa la stessa non viene presentata entro 90 giorni dal termine ultimo per la presentazione. Se la dichiarazione viene presentata dopo il termine di scadenza, ma prima che siano trascorsi 90 giorni si parla invece di presentazione tardiva. Le conseguenze sono diverse perché ovviamente nel secondo caso vi è una minore gravità.

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Cosa succede se non presento la dichiarazione dei redditi?

In caso di omessa presentazione di dichiarazione dei redditi le conseguenze possono essere molteplici.

Il primo caso è quello in cui non viene presentata la dichiarazione, ma comunque il saldo dell’imposta Irpef da versare è pari a zero. Al verificarsi di questa ipotesi viene applicata la sanzione prevista nel primo comma dell’articolo 1 del decreto legislativo numero 471/1997 , cioè una multa di importo variabile tra 250 e 1000 euro. La sanzione è ridotta a un importo tra 150 euro e 500 euro se il contribuente provvede a presentare la dichiarazione entro il termine di scadenza per la presentazione della dichiarazione per il periodo di imposta successivo.

Tali sanzioni sono raddoppiate quando il soggetto passivo è obbligato per legge alla tenuta delle scritture contabili (titolari di partita Iva, esclusi i forfettari).

Omessa presentazione della dichiarazione in caso di imposta dovuta

Diverse sono le sanzioni applicate nel caso in cui dalla presentazione della dichiarazione omessa sarebbe derivato l’obbligo di versare l’Irpef. In questo caso trova applicazione la sanzione amministrativa dal 120% al 240% dell’ammontare delle imposte dovute, con un minimo di euro 250.

Se la dichiarazione viene presentata entro il termine di presentazione della dichiarazione per l’anno di imposta successivo, senza che siano prima iniziate attività di accertamento da parte dell’amministrazione finanziaria, le sanzioni sono ridotte a un importo compreso tra il 60% e il 120% dell’imposta dovuta. In nessun caso la sanzione può avere importo inferiore a 200 euro.

Non presento la dichiarazione dei redditi, è reato?

Le pene aumentano quando le imposte non versate in seguito a mancata presentazione della dichiarazione dei redditi sono superiori a 50.000 euro. In questo caso scatta l’ipotesi di reato penale punito con la reclusione da due a cinque anni. Stessa pena per chiunque non presenta, essendovi obbligato, la dichiarazione di sostituto d’imposta, quando l’ammontare delle ritenute non versate è superiore ad euro 50.000.

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Decreto legge energia, tutte le novità approvate dai Ministri

Il decreto legge energia è approvato dal Consiglio dei ministri, ecco tutte quelle che sono le novità per le imprese e per le famiglie italiane.

Decreto legge energia, a favore delle imprese energivore

Il Decreto legge energia opera una riforma delle agevolazioni a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica (cosiddette energivore). Lo scopo è quello di adeguare la disciplina nazionale a quella europea in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell’ambiente e dell’energia. In particolare le imprese di questo tipo saranno incentivate ad avere le centrali elettriche a energia pulita. Infatti per i primi 3 anni, il Gse anticiperà loro la corrente allo stesso prezzo che avrebbero dalle rinnovabili. Il Gse è il gestore è il promotore e garante dello sviluppo sostenibile del Paese.

Si introducono misure volte ad accelerare gli investimenti in autoproduzione di energia rinnovabile. Nel caso di più istanze concorrenti per la concessione della medesima superficie, gli enti concedenti, ai fini dell’individuazione del concessionario, attribuiscono una preferenza ai progetti di impianti fotovoltaici o eolici volti a soddisfare il bisogno energetico dei soggetti iscritti nell’elenco delle imprese a forte consumo di energia elettrica istituito presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali.

Decreto legge energia, stop al mercato tutelato

Nei mesi scorsi si era palesata l’idea di una proroga alla fine del mercato tutelato. Ma il decreto legge energia non lo prevede. Le tariffe in bolletta fissate dallo Stato e non dalla concorrenza finiranno come previsto il prossimo anno. Le date da segnare sono: il 10 gennaio 2024 per il gas e il primo aprile per l’elettricità.

Per chi non sceglie di passare al mercato libero, e rimane con il servizio elettrico nazionale attualmente in vigore,  entra nel Stg (servizio a tutele graduali).Il passaggio a Stg arriverà il 1° aprile 2024, per stabilire poi chi sarà il fornitore in futuro saranno fatte delle aste competitive a dicembre. Quindi alla fine si passerà  comunque al mercato libero. I clienti interessati dal passaggio hanno già ricevuto o riceveranno a breve dai rispettivi venditori una lettera in cui sono illustrate le possibili offerte, oltre ad alcuni chiarimenti sulle prossime scadenze

Tutte le altre novità

Il decreto legge energia prevede anche altre novità.  In materia di impianti eolici galleggianti in mare, per favorire il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, si prevede l’individuazione di aree demaniali marittime, in due porti del Mezzogiorno soggetti alla gestione di un’Autorità di sistema portuale. Queste aree saranno destinate alla realizzazione di infrastrutture idonee allo sviluppo degli investimenti del settore della cantieristica navale per la produzione, l’assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti.

Altra novità è la possibilità concessa a Regioni e Comuni di presentare autocandidature per ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari. Infine nel decreto vengono anche semplificate le procedure per le autorizzazioni allo stoccaggio di anidride carbonica nei giacimenti di idrocarburi esausti.

Rottamazione quater, arriva la proroga dei termini?

Il 30 novembre è in scadenza la seconda rata della rottamazione quater, ma sembra prendere sempre più piede la possibilità di una proroga della scadenza.

Le scadenze della rottamazione quater

La prima rata della rottamazione quater è scaduta alla fine di ottobre, grazie alla tolleranza di 5 giorni è stato possibile pagarla fino al 6 novembre. Nonostante questo negli ultimi giorni vi sono stati problemi con la piattaforma, questo ha portato molti contribuenti a decadere dal beneficio.

La seconda scadenza è invece fissata al 30 novembre quindi un solo mese di distanza rispetto alla prima. Se a ciò si aggiunge che le prime due rate sono le più importanti perché devono coprire il 10% del debito fiscale, appare evidente che vi possono essere difficoltà per i contribuenti.

Proprio per questi motivi da diversi fronti vi sono richieste di proroghe della scadenza della seconda rata al 31 gennaio 2024. Inoltre vi è la richiesta di concedere a chi non è riuscito a pagare la prima rata di recuperare ed evitare la decadenza. Questi due provvedimenti potrebbero portare maggiori entrate nelle casse dello Stato.

Proroga rottamazione quater, arrivano richieste da più fronti

La richiesta di proroga della scadenza della seconda rata della rottamazione quater arriva dall’associazione dei commercialisti, ancora prima era stato Ezio Stellato, Presidente del Cesfi (Centro Studi sulla Fiscalità Internazionale) a proporre la proroga della scadenza al Mef.

Il Presidente ANC, Marco Cuchel ha sottolineato che il calendario fiscale deve essere revisionato perché le troppe scadenze concentrate in brevi lassi di tempo stanno mettendo in difficoltà professionisti, imprese e comuni cittadini.

I tempi sembrano abbastanza stretti per poter procedere e andrebbero anche a discapito di chi ormai ha effettuato il versamento facendo affidamento sulla iniziale scaletta dei pagamenti. Il viceministro Maurizio Leo ha però sottolineato di essere favorevole alla modifica del calendario fiscale, “calibrando meglio i tempi in modo da rendere più agevole il rapporto tra amministrazione finanziaria e contribuente”.

Ricordiamo che per chi non riesce a seguire il piano dei pagamenti vi è la possibilità di modificarlo attraverso il servizio ContiTu che permette di scegliere quali cartelle esattoriali pagare e per quali optare per la decadenza.

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Rottamazione quater 2023, in scadenza la seconda rata

Rottamazione quater 2023 è mancano pochi giorni alla scadenza della seconda rata. Ecco tutti i dettagli per non incorrere in errori di pagamento.

Rottamazione quater 2023, la nuova scadenza

Ancora pochi giorni per pagare la seconda scadenza della rottamazione quater 2023. Giovedì 30 novembre sarà l’ultimo giorno per pagare la seconda rata della definizione agevolata delle cartelle prevista dalla legge di bilancio 2023. La rottamazione-quater dei carichi affidati alla riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022, consente ai contribuenti di versare solo l’importo del debito residuo. All’importo non sono aggiunti: sanzioni, interessi, compresi quelli di mora, e l’aggio. Mentre le multe stradali possono essere definite senza il pagamento degli interessi, comunque denominati, e dell’aggio.

La prima rata della rottamazione quater era in scadenza il 31 ottobre, ma in forza della tolleranza prevista di 5 giorni, e a causa delle festività, il termine per il pagamento è slittato fino al 6 novembre 2023. Mentre la seconda rata scadrà il 30 novembre 2023,ma anche qui sono previsti i 5 giorni di tolleranza.

Dove e come pagare la seconda rata della rottamazione quater 2023

Per ciascuna rata la legge concede cinque giorni di tolleranza rispetto al termine di versamento previsto. Pertanto, il pagamento in scadenza il 30 novembre sarà considerato tempestivo se effettuato entro martedì 5 dicembre 2023. Il versamento deve essere effettuato utilizzando i moduli allegati alla Comunicazione delle somme dovute, anche disponibili in copia sul sito www.agenziaentrateriscossione.gov.it. 

Sempre sullo stesso sito è possibile effettuare il pagamento con l’App Equiclick tramite la piattaforma pagoPa. E’ possibile pagare anche direttamente presso gli sportelli dell’Agenzia delle entrate Riscossione. Si ricorda che è obbligatorio prendere un appuntamento nella sezione “Sportello territoriale” oppure tramite il contact center al numero 060101.  Infine è possibile pagare presso gli uffici di Poste italiane,  in banca, agli sportelli bancomat (Atm) abilitati ai servizi di pagamento Cbill, con l’internet banking, nei tabaccai aderenti a Banca 5 Spa e tramite i circuiti Sisal e Lottomatica.

Le restanti scadenze previste

I contribuenti che beneficiano della definizione agevolata delle cartelle hanno potuto scegliere di versare le somme dovute in un’unica soluzione o seguendo un piano rateale fino a un massimo di 18 rate. In base al calendario fissato dalla legge, dopo la prima rata del 31 ottobre scorso e la prossima di fine novembre, le restanti rate previste dal piano dei pagamenti andranno versate entro il 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre di ciascun anno a partire dal 2024. In caso di mancato pagamento, anche di una sola rata del piano, oppure qualora venga effettuato oltre il termine ultimo o per importi parziali, verranno meno i benefici della definizione agevolata e gli importi già corrisposti saranno considerati a titolo di acconto sulle somme dovute.

 

 

 

Lavoro, mancano lavoratori specializzati in questi settori

Il mercato del lavoro è ancora in sofferenza, sono 5,5 milioni i contratti programmati dalle aziende, ma mancano le coperture. Ecco i lavori più cercati e per i quali le aziende fanno fatica a trovare lavoratori specializzati.

Mercato del lavoro, quali professioni sono da coprire?

Se da un lato vi sono tante persone che cercano un lavoro e fanno fatica ad arrivare a fine mese, ci sono tante aziende che cercano personale e non riescono a trovarlo. Lo squilibrio tra domanda e offerta è determinato prevalentemente dal fatto che spesso chi cerca lavoro non ha un grado di istruzione adeguato alle mansioni disponibili, in altri casi le posizioni restano scoperte perché poco allettanti dal punto di vista economico. Il quadro della situazione è stato riassunto il Bollettino annuale 2023 del sistema informativo Excelsior, targato Unioncamere-Anpal.

A sorpresa i settori dove si assume di più sono quelli che richiedono un titolo tecnico-professionale e di istruzione e formazione professionale. Proprio le difficoltà emerse ci dicono che c’è ancora distanza tra l’offerta formativa delle scuole e le richieste delle aziende.

Le imprese hanno avuto difficoltà a trovare il 65,5% dei diplomati presso gli istituti ITS, le difficoltà aumentano per lavoratori con diploma tecnici specializzati nei percorsi dell’area meccanica. Difficoltà elevate ci sono anche nella ricerca di tecnici ITC Information and Communication Technologies) Tecnologie riguardanti i sistemi integrati di telecomunicazione.

Per quanto riguarda invece le posizione aperte per laureati, ci sono settori dove sicuramente vi è un eccesso e altri invece in cui c’è penuria, tra questi ultimi vi sono laureati in materie tecnico-scientifiche.

Le mansioni per cui non si trovano lavoratori

Tra le mansioni più difficili da coprire vi sono:

  • ingegneri dell’informazione;
  • personale infermieristico;
  • ostetriche;
  • tecnici delle costruzioni civili.
  • Non si trovano inoltre idraulici, elettricisti, farmacisti e tecnici programmatori.

Si tratta a ben vedere di posizioni che possono fornire anche un buon riscontro economico e nonostante questo, sembra siano poco affascinanti per i giovani che preferiscono avere una formazione che porta in una direzione diversa rispetto a tali professioni.

Il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, ha precisato che il problema della irreperibilità di questi professionisti è dovuta alla incapacità di orientare i giovani nel momento in cui devono scegliere il percorso formativo da seguire.

Il problema delle assunzioni in Italia è ciclico, infatti nelle stagioni ad elevato interesse turistico le aziende lamentano la scarsità di personale da adibire a mansioni come camerieri, cuochi, addetti alla reception, guide turistiche.

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Ticket sanitario, quale reddito per non pagarlo?

Il Sistema Sanitario Nazionale può essere gratuito,  quindi si possono avere prestazioni mediche specialistiche ed esami strumentali e di laboratorio in modo gratuito. Ma vi sono casi specifici in cui si può ottenere l’esenzione dal ticket sanitario. Ecco quando non si paga.

Esenzione ticket per reddito

L’esenzione dal ticket sanitario, e quindi prestazioni sanitarie gratuite, si può ottenere solo in casi specifici e in particolare per motivi di reddito per motivi legati in maniera congiunta al fattore anagrafico e al reddito e infine per patologia. In questo ultimo caso si ottengono prestazioni gratuite solo relativamente a tale patologia, ad esempio un diabetico può ottenere dispositivi per la misurazione del diabete e insulina.

Ci soffermiamo ora sul caso di esenzione dal ticket per motivi economici.

Il welfare italiano prevede un sistema sanitario pubblico gratuito, o quasi, in particolare le prestazioni come analisi del sangue, esami diagnostici presso il servizio pubblico o presso privati convenzionati, visite mediche sempre tramite servizio pubblico sono rese dietro il pagamento di un ticket sanitario che può essere di diverso importo in base alla tipologia della prestazione. Nel caso in cui però la persona che deve ottenere la prestazione appartiene ad un nucleo con un reddito basso la prestazione si può ottenere gratuitamente.

Qual è il limite del reddito per ottenere l’esenzione dal ticket?

I casi sono diversi e per ognuno c’è un codice dedicato che deve essere inserito da chi prescrive la prestazione medica. Ecco la lista delle esenzioni ticket per reddito:

  • per bambini fino a 6 anni e ultra-sessantacinquenni, esenzione ticket con codice E02 con reddito del nucleo inferiore a 36.151,98 euro annui;
  • disoccupati e familiari a carico, reddito del nucleo familiare inferiore a 8.263,31 euro, elevati a 11.362,05 euro quando uno dei coniugi è a carico. Per ogni altro familiare a carico il limite del reddito deve essere aumentato di 516,46 euro. Il codice esenzione ticket in questo caso è E02;
  • titolari di pensione sociale o percettori di assegno sociale e familiari a carico, codice E03;
  • titolari di pensione minima di età superiore a 60 anni e familiari a carico. Codice esenzione ticket E04.

Per ottenere l’esenzione non basta dire al medico che effettua la prescrizione che si ha diritto a essa, occorre rivolgersi alla Asl di appartenenza alla Regione presentando un’autocertificazione del reddito e il documento di riconoscimento. L’Asl rilascerà un certificato provvisorio in scadenza il 31 marzo di ogni anno.

Gli over 65 non sono tenuti di anno in anno a chiedere il rilascio del certificato all’Asl, ma nel caso in cui il reddito cambi e quindi sia superato il limite, occorre comunicarlo all’Asl.

Effettuato questo passaggio, il codice viene inserito nella banca e nel momento in cui il medico compone la ricetta medica, il codice viene inserito in automatico.

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Reddito di libertà 2023, più risorse alla donne vittime di violenza

Il reddito di libertà 2023 avrà più risorse per le donne con o senza figli vittime di violenza. E’ quanto stabilito dalla manovra 2024, e prevede sei milioni di euro.

Reddito di libertà 2023, cos’è e perché è importante

Oggi è il 25 novembre e come tutti gli anni ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. E’ una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Da inizio 2023 sono circa 107 le donne vittime di femminicidio, per mano di ex mariti, fidanzati che non hanno saputo accettare la fine della loro relazione. Ma queste donne spesso denunciano e per fortuna scampano a morte certa, per trovare la vita nei centri di accoglienza per le donne vittime di violenza.

A queste donne spetta il “Reddito di Libertà”, destinato alle donne vittime di violenza, senza figli o con figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, al fine di contribuire a sostenerne l’autonomia. Se una donna denuncia il proprio marito e magari era a carico suo, deve pur trovare un modo per andare avanti, ed il reddito serve proprio a questo. Quest’anno la manovra ha stanziato ben 6 milioni di euro a favore di questo contributo.

Reddito di libertà 2023, chi può farne richiesta

Il reddito di libertà si richiede all’INPS. La misura, infatti, consiste in un contributo economico, stabilito nella misura massima di 400 euro mensili pro capite.  E’ concesso in un’unica soluzione per massimo 12 mesi, finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale. Ma anche il percorso scolastico e formativo dei figli o delle figlie minori. La misura, inoltre, è compatibile con altri strumenti di sostegno al reddito (REM, NASpI e Cassa Integrazione Guadagni)

Destinatarie del contributo sono le donne residenti nel territorio italiano che siano cittadine italiane o comunitarie. Possono richiederlo anche le cittadine di Stato extracomunitario, in possesso di regolare permesso di soggiorno e le straniere aventi lo status di rifugiate politiche o lo status di protezione sussidiaria.

Come fare la richiesta

Le richiesta deve essere presentata all’INPS tramite il comune di residenza. Il sussidio viene erogato dalle Regioni e dalle Province autonome con risorse sia statali che proprie e, proprio l’Istituto di Previdenza. Dopo aver presentato la domanda ci sarà l’invio e la registrazione sul sistema informativo dell’INPS, nonché la stampa di una ricevuta di presentazione da consegnare all’interessata.

Le domande non ammesse per insufficienza di budget potranno essere oggetto di accoglimento in un momento successivo, in caso di respingimento di domande già presentate.

Caro Natale 2023, le previsioni di spesa per le feste

Il caro Natale 2023 è una delle paure degli italiani per il prossime mese. Non mancheranno i rincari, ecco quindi tutto quello che c’è da sapere.

Caro Natale 2023, i prodotti di maggior rincari

Arriva il Natale come ogni  anno e ci si trova sempre a fare i conti con le spese da affrontare. Per i regali è sempre più di moda utilizzare le varie offerte presenti nei negozi durante il Black friday di questi giorni. Sconti e promozioni sempre da verificare e attenzione alle truffe che possono essere sempre dietro l’angolo. Ma per quanto riguarda il Natale è tempo di prepararsi. Dalle decorazioni alle idee natalizie, ormai il via è scattato.

I prodotti che registrano maggiore rincari sono i classici pandoro e panettone. I cesti natalizi registrano quest’anno un incremento medio del +16% rispetto al 2022. Per quanto riguarda i voli, un viaggio verso l’Europa può costare invece il 50% in più rispetto a un anno fa. Schizzati in alto anche i prezzi per chi volesse trascorre in montagna le vacanze natalizie.

Caro Natale 2023, il prezzo dei pandori e panettoni

Non scendono i prezzi di pandori e panettoni che sono uguali a quelli dello scorso anno. Qui il primo campanello di allarme, perché lo scorso anno i prezzi risentivano dell’aumento delle spese di produzione, ma quest’anno l’energia è tornata a livelli standard. Invece i prezzi di vendita dei prodotti natalizi sono rimasti alti. Però è anche vero che sia il panettone che il pandoro sono i simboli del Natale. E magari si è disposti a spendere un pò di più pur di averli in tavola.

Il prezzo medio di pandori e panettoni industriali classici, al netto di offerte o promozioni dei negozi, è attualmente compreso tra i 6 e i 7 euro, prezzo che sale tra gli 11 e i 13,50 euro per quelli di alta gamma. Per i panettoni artigianali il costo varia tra i 30 e i 35 euro al chilo, ma può arrivare a 55 euro per quelli realizzati dagli chef più noti.

Alti i prezzi per chi vuole andare in montagna

Considerando le spese per skipass, alloggi, ristoranti e servizi in loco, esclusi i trasporti, per la settimana bianca la spesa nella stagione invernale 2023/2024 sarà compresa in media tra i 1.500 e i 1.750 euro pro capite, con un incremento medio del +8% sul 2022. La media dei rincari nelle strutture ricettive è del 10%. Gli aumenti si aggiungono a quelli già registrati tra il 10% e il 20%.

Gli esperti di Assoutenti  hanno fatto qualche calcolo. Ecco i costi previsti per una camera doppia in un struttura ricettiva 3 stelle, o equiparata, a Madonna di Campiglio (da 2.321 a 5.355 euro), Sestriere (da 1.460 a 3.974 euro) e Cervinia (da 1.828 a 2.235 euro).