Rimborso 730/2023 dopo aver perso il sostituto di imposta

Quando si presenta la dichiarazione dei redditi nella stessa coloro che hanno un sostituto di imposta lo indicano, questo sarà poi tenuto a versare al dipendente il rimborso di eventuali imposte pagate in eccedenza, ma cosa succede nel caso in cui dopo la presentazione della dichiarazione, cambia il sostituto di imposta oppure si perde il sostituto di imposta? A fornire spiegazioni in merito è l’Agenzia delle Entrate con una risposta a un chiarimento chiesto da un contribuente.

Cosa faccio se devo avere un rimborso ma ho perso il sostituto di imposta?

Un contribuente ha rappresentato all’Agenzia delle Entrate il seguente quesito: In data 25 giugno 2023 ho presentato un modello 730 a credito, tramite l’applicativo web, con richiesta di rimborso. Purtroppo ho indicato i dati di un sostituto non più valido perché al momento non c’era sostituto e avrei dovuto indicare l’Agenzia delle entrate. Come posso riparare e ottenere il rimborso?

Ricordiamo che quando il contribuente non ha un sostituto di imposta, i rimborsi sono fatti direttamente dall’Agenzia delle Entrate. In questo caso per facilitare le operazioni è necessario indicare un codice Iban attraverso il proprio cassetto fiscale, accessibile dal sito dell’Agenzia delle Entrate utilizzando un’identità digitale.

Come ottenere il rimborso Irpef senza sostituto di imposta

L’Agenzia delle Entrate ha risposto tramite la rubrica “FiscoOggi”. Ha sottolineato che nel caso in cui rapporto di lavoro con il contribuente non è mai esistito o è cessato prima della data stabilita per l’avvio della presentazione del modello 730, il sostituto di imposta erroneamente indicato dovrà comunicare all’Agenzia delle Entrate che non procederà ad effettuare il rimborso (non essendo tenuto a farlo).

In seguito a tale comunicazione l’Agenzia delle Entrate comunica al contribuente che è stato formulato il diniego di rimborso da parte del sostituto erroneamente indicato.

A questo punto il contribuente può presentare, direttamente o tramite un Caf o un professionista abilitato, un modello 730 integrativo di “tipo 2”. In esso indicherà l’eventuale sostituto di imposta corretto tenuto ad effettuare le operazioni di conguaglio. In assenza di sostituto dovrà invece barrare la casella specifica prevista nel 730 integrativo di “tipo 2”.

Leggi anche: Chi è il sostituto d’imposta e quale ruolo ricopre?

Imu e Tari, possibile sconto fino al 5% su importi da mille euro

Imu e tari c’è un possibile sconto del 5% sull’importo da versare fino a mille euro. Ecco chi ha ne ha diritto e come funziona lo sconto sulle due imposte.

Imu e tari, cosa sono le due imposte

L’imu e tari sono due imposte che devono essere pagate in quanto proprietari e utilizzatore di beni immobili. In particolare l’Imu è l’imposta municipale unico o imposta municipale propria. E’ un contributo del sistema tributario italiano, che si applica sul possesso dell’immobile. La pagano tutti i proprietari di immobili in maniera diretta ed è di tipo patrimoniale, essendo applicato sul componente immobiliare del patrimonio.

Mentre la tari è la tassa relativa alla gestione dei rifiuti in Italia, destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, a carico dell’utilizzatore. Inoltre è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte suscettibili di produrre i rifiuti medesimi. Per entrambe le tasse sono previste comunque delle novità, con sconti sui versamenti.

Imu e tari, arriva lo sconto del 5%

Il Governo Meloni punta a delle semplificazioni, soprattutto nel campo delle imposte da versare. Secondo questo principio arriva la prima importante novità. Infatti è possibile compensare i crediti/debiti attraverso il modello F24 tra tributi dello stesso ente locale. Entrambe le imposte Imu e Tari vengono versate al comune in cui ha luogo l’immobile in possesso.

La seconda novità riguarda la possibilità di addebito diretto delle imposte locali sul conto corrente. Per i contribuenti che lo permetteranno, si pensa ad applicare uno sconto al contribuente del 5% fino a un massimo di 1.000 euro. Quindi nel caso in cui il comune possa addebitare direttamente sul conto corrente del contribuente le imposte da versare, questa darebbe diritto ad uno sconto del 5% sull’importo da versare. Tale accredito però non può superare le mille euro.

L’importanza delle compensazione

Ad oggi è possibile indicare sull’F24 i codici di due tributi diversi dello stesso ente, ma solo a debito. Invece se tale provvedimento dovesse essere approvato sarà permessa la compensazione tra tributi con un duplice effetto. La prima è che il contribuente, qualora avesse un credito, andrebbe a pagare solo la differenza tra crediti e debiti. Quindi l’esborso monetario potrebbe essere minore.

Tuttavia c’è anche un altro effetto, gli impiegati degli uffici comunali potrebbero snellire il proprio lavoro. Ma basterebbe solo usare il modello F24 per regolare la propria posizione. Infine le operazioni congiunte di compensazione ed addebito sul conto corrente si trasformerà in un’entrata sicura per il comune. Potrebbe quindi essere la soluzione migliore per tutti, soprattutto per i contribuenti che si troverebbero uno sconto del 5% direttamente applicato.

 

 

 

 

Fermo amministrativo auto, perché arriva in questi giorni?

Molti contribuenti in questi giorni stanno ricevendo, o riceveranno a breve comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate di fermi amministrativi auto, o ganasce fiscali. Perché questi invii massivi?

Perché contribuenti stanno ricevendo il fermo amministrativo auto?

Il fermo amministrativo auto, o ganasce fiscali, è un provvedimento adottato dall’Agenzia delle Entrate nel caso in cui risultino delle cartelle di pagamento non regolarmente pagate. Ciò che in questi giorni sembra strano è l’invio massivo da parte dell’AdE, quindi molti si chiedono come mai vi è tale particolare concentrazione in questo periodo.

Sappiamo ormai bene che entro il 30 settembre 2023 l’Agenzia delle Entrate ha comunicato ai contribuenti che hanno chiesto l’adesione alla rottamazione quater il prospetto delle cartelle che possono essere rottamate. Nello stesso sono indicati le rottamazioni totali, parziali e le cartelle che invece non possono rientrare nella rottamazione quater. Inoltre sono indicate le rate da pagare con le relative scadenze.

Cosa succede alle cartelle per le quali è stata chiesta la rottamazione quater e non sono state incluse perché non rientranti nella normativa prevista? Semplicemente riprendono vita e devono essere pagate regolarmente con il loro carico di sanzioni e interessi.

Non solo, per le stesse dove è possibile si possono applicare misure come il fermo amministrativo. Questo è il motivo per il quale molti contribuenti stanno ricevendo ora avvisi di fermo amministrativo.

Leggi anche: Rottamazione quater, avvisi inviati, attivati i servizi ContiTu e la domiciliazione

Cosa fare quando si riceve un avviso di fermo amministrativo?

Ricordiamo che quando si riceve un provvedimento con preavviso di fermo amministrativo si hanno 30 giorni di tempo per versare il dovuto oppure chiedere chiarimenti in merito se si ritiene che le somme non siano dovute.

Vi sono inoltre dei limiti alle ganasce fiscali, infatti se il veicolo è in uso a un disabile non è possibile applicare il fermo amministrativo, inoltre vi sono limiti nel caso in cui il veicolo sia utilizzato per attività di impresa.

Leggi anche: Fermo auto, arriva il risarcimento danni dall’Agenzia delle entrate

In genere quando vi è il fermo amministrativo auto, la stessa non può circolare su strada, non può essere rottamata, ma può essere vendita. Inoltre vi è il divieto di esportazione. Chi viene sorpreso alla guida di un veicolo sottoposto a fermo rischia una sanzione pecuniaria da 1.988 euro a 7.953 euro.

Rottamazione quater, avvisi inviati, attivati i servizi ContiTu e la domiciliazione

L’Agenzia delle Entrate ha completato il percorso per la comunicazione delle somme dovute a coloro che hanno fatto richiesta di adesione alla rottamazione quater entro il 30 giugno 2023, parte ora la seconda fase del lavoro con l’attivazione dei servizi online tra cui il servizio ContiTu che permette di scegliere quali avvisi pagare.

Come scaricare la comunicazione dell’AdE sulla rottamazione quater

L’Agenzia delle Entrate ha inviato 3,8 milioni di avvisi con l’indicazione degli importi dovuti da coloro che hanno aderito alla rottamazione quater. Non solo, ora sono disponibili i nuovi servizi online che consentono di scaricare copie dei provvedimenti utili a coloro che per qualsiasi motivo li avessero persi.

Oltre alla copia della comunicazione delle somme dovute, è possibile scaricare anche i moduli per i primi dieci pagamenti, utili a coloro che hanno chiesto il pagamento rateale. La copia può essere richiesta accedendo all’area riservata del sito Riscossione attraverso l’autenticazione con un’identità digitale, codice Spid, Cie o Cns.

Qui è possibile visionare tutte le cartelle in particolare le stesse sono identificate con i seguenti codici:

  • AT: accoglimento totale;
  • AP: accoglimento parziale;
  • AD per le adesioni con debiti “rottamabili” ma nessun importo da pagare;
  • AX per adesioni con debiti “rottamabili” per i quali non si deve pagare nulla e con un importo residuo da pagare per debiti “non definibili”;
  • RI: per indicare le adesioni rigettate in quanto i debiti indicati nella domanda non sono “rottamabili” e, quindi, l’importo deve essere pagato senza agevolazioni.

Come chiedere la domiciliazione per il pagamento delle rate della rottamazione quater

I servizi online disponibili consentono inoltre di chiedere la domiciliazione dei pagamenti. In questo modo gli importi saranno addebitati direttamente in conto corrente non si rischia di saltare delle rate per dimenticanza e non è necessario fare la fila. Per accedere a tale funzionalità occorre selezionare la voce “Attiva/revoca mandato SDD piani di Definizione agevolata” presente nella sezione Definizione agevolata.

Entrati in questa sezione sarà sufficiente selezionare il piano di Definizione agevolata su cui si vuole attivare la domiciliazione bancaria e inserire i dati richiesti. Terminata la compilazione l’Agenzia invia una e-mail di presa in carico all’indirizzo di posta elettronica indicato. In un secondo momento arriverà la comunicazione sempre tramite posta elettronica con la conferma dell’attivazione del servizio e l’indicazione della rata che sarà addebitata.

Nel caso in cui il contribuente non riceva la comunicazione in oggetto entro 10 giorni lavorativi antecedenti la scadenza della rata sarà necessario effettuare il pagamento con le modalità ordinarie.

ContiTu per scegliere quali importi pagare

L’Agenzia ha inoltre provveduto ad attivare il servizio ContiTu che permette di scegliere quali pagamenti effettuare scegliendo di pagare solo alcuni degli avvisi/cartelle “rottamabili”, con la possibilità di ricalcolare l’importo dovuto e ricevere i nuovi moduli di pagamento. Per esercitare questa opzione, una volta entrati nell’area sarà necessario compilare la richiesta con il codice fiscale, il numero della lettera ricevuta con la relativa data, nonché i numeri che identificano le cartelle/avvisi che si intendono pagare (presenti nella comunicazione).

Ricordiamo che la prima rata della rottamazione quater scade il 31 ottobre 2023.

Leggi anche: Rottamazione quater, non ho ricevuto i bollettini per il pagamento, dove li trovo?

Sanatoria scontrini con ravvedimento operoso, la novità

Sanatoria scontrini con ravvedimento operoso è la soluzione trovata da questo Governo per cercare di salvare migliaia di piccole imprese, i dettagli.

Sanatoria scontrini con ravvedimento operoso, ma cosa si intende?

Ci si aspettava una sanatoria sugli scontrini e sulle irregolarità fiscali già da qualche mese. Ma più che altro si è giunti alla conclusione di utilizzare il ravvedimento operoso per risolvere il problema e permettere a molte piccole imprese di rimettersi in regola. Con il “ravvedimento” (art. 13 del Dlgs n. 472 del 1997 – pdf) è possibile regolarizzare omessi o insufficienti versamenti e altre irregolarità fiscali, beneficiando della riduzione delle sanzioni. Infatti le violazioni su scontrini, ricevute fiscali, fatture potranno essere regolarizzate con il ravvedimento operoso.

Inoltre il governo ha stabilito che “chi effettua il ravvedimento operoso e paga le somme dovute sarà esentato dalla sanzione accessoria della sospensione della licenza. Il ravvedimento – applicabile anche a fatture e documenti contabili – prevede il pagamento degli importi dovuti, oltre agli interessi e una penale

Chi può aderire al ravvedimento operoso

Potranno aderire al ravvedimento operoso tutti i contribuenti che dal primo gennaio 2022 al 30 giugno 2023 abbiano commesso una o più violazione degli obblighi in materia di certificazione dei corrispettivi. Attraverso il ravvedimento operoso, potranno mettersi in regola entro e non oltre il 15 dicembre 2023. Tuttavia rimane la possibilità di contestare le violazioni, ma ciò è possibile fino al 31 ottobre 2023. 

Il ravvedimento operoso è consentito a tutti i contribuenti. Prima delle modifiche introdotte dalla legge di Stabilità per il 2015, per poterne usufruire occorreva rispettare determinati limiti di tempo. Inoltre, era necessario che:

  • la violazione non fosse già stata constatata e notificata a chi l’avesse commessa
  • non fossero iniziati accessi, ispezioni e verifiche
  • non fossero iniziate altre attività di accertamento (notifica di inviti a comparire, richiesta di esibizione di documenti, invio di questionari) formalmente comunicate all’autore.

Tali preclusioni, per i tributi amministrati dall‘Agenzia delle Entrate, non operano più e il ravvedimento è inibito solo dalla notifica degli atti di liquidazione e di accertamento (comprese le comunicazioni da controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni). Infine in ogni caso, il pagamento e la regolarizzazione non precludono l’inizio o la prosecuzione di accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di controllo e accertamento.

 

 

 

Superbonus al 90%, al via le domande dal due ottobre

Superbonus al 90% possibile per i lavori che sono stati eseguiti quest’anno. Ecco cosa contengono le istruzioni previste dall’Agenzia delle entrate.

Superbonus al 90%, le istruzione dell’Agenzia delle entrate

Il superbonus rimane uno dei problemi più grandi del Governo italiano, e pesa sul bilancio dello Stato. Ma in realtà pesa anche su tutte le scelte di politica economica di questi ultimi anni, visto che si tratta di somme che prevede anche dei crediti insoluti. Tuttavia con comunicato del 23 settembre 2023 l’Agenzia  delle entrate ha comunicato le istruzioni per accedere al contributo a fondo perduto per gli interventi di edilizia detraibili.

Si ricorda che le spese devono essere state sostenute dal primo gennaio al 31 ottobre di quest’anno. Gli immobili oggetto di intervento devo essere la prima casa o le parti comuni condominiali. Si tratta del contributo riservato ai proprietari (o titolari di altro diritto di godimento) con reddito non superiore a 15 mila euro.

Superbonus al 90%, i beneficiari

I beneficiari sono le persone fisiche che nel 2022 hanno avuto un reddito di riferimento non superiore a 15 mila euro. Occorre essere titolari di diritto di proprietà (o di diritto reale di godimento) sull’immobile che è stato oggetto di interventi edilizi che beneficiano della detrazione del 90%. Inoltre, l’unità immobiliare oggetto degli interventi deve essere adibita ad abitazione principale del richiedente. Inoltre il provvedimento annovera fra i beneficiari dell’agevolazione anche gli eredi che conservano la detenzione materiale e diretta dell’immobile, in relazione agli interventi sostenuti dal de cuius.

Base per il calcolo della misura del contributo è il quantum di spesa rimasto a carico del richiedente. Il massimo di spesa agevolabile sostenuta pari a 96 mila euro. L’ammontare del contributo richiesto, quindi, sarà pari al 10% delle spese agevolabili sostenute dal richiedente fino a un massimo di 9.600 euro. La misura del bonus riconosciuto sarà determinata in base al numero di domande presentate. Le risorse finanziarie, pari a 20 milioni di euro (articolo 9, comma 3, del Dl n.176/2022) saranno infatti ripartite in base al rapporto percentuale tra l’ammontare delle risorse disponibili e l’ammontare complessivo dei contributi richiesti. La percentuale di ripartizione sarà comunicata, con successivo provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, entro il 30 novembre 2023.

Come si presenta la domanda?

L’istanza può essere presentata dal 2 al 31 ottobre 2023, anche tramite un intermediario abilitato alla consultazione del Cassetto fiscale, esclusivamente via web attraverso una procedura che sarà disponibile nell’area riservata del sito dell’Agenzia dell’Entrate. Il modello di domanda prevede che il richiedente dichiari di essere in possesso dei requisiti richiesti per l’erogazione del contributo.

Occorre anche inserire il proprio codice fiscale (o del de cuius in caso di erede) e l’iban del suo conto corrente. Alla presentazione dell’istanza sarà rilasciata una prima ricevuta che comunica la presa in carico dell’istanza cui seguirà comunicazione dell’esito della richiesta.

 

 

 

 

 

Dichiarazione precompilata 2023, ancora pochi giorni per la presentazione

Ancora pochi giorni per la dichiarazione precompilata 2023, un servizio molto importante messo a disposizione da parte dell’Agenzia delle entrate.

Dichiarazione precompilata 2023, scadenza a pochi giorni

C’è tempo fino al 2 ottobre 2023 per presentare il modello 730 precompilato tramite l’applicazione web. Il servizio è già disponibile dal mese di maggio e che quindi adesso volge al termine. Si ricorda che come spiegato dalla stessa Agenzia delle entrate, chi accetterà ed invierà il Modello 730 così come proposto dal Fisco, non subirà alcun tipo di controllo sulla dichiarazione. Mentre se il contribuente apporterà delle modifiche, in modo diretto, o tramite sostituto d’imposta, potrebbe essere sottoposto a controllo formale.

Sono più di un miliardo e 300 milioni i dati utilizzati quest’anno dall’Agenzia per predisporre i modelli e semplificare l’adempimento per i cittadini. Si va dalle spese sanitarie ai premi assicurativi, dalle spese scolastiche alle certificazioni uniche trasmesse dai datori di lavoro, dagli interessi passivi sul mutuo ai contributi previdenziali. Mentre per chi ha poca dimestichezza con l’applicativo web o non ha la possibilità di usarlo in prima persona, può ancora delegare un familiare o una persona di fiducia a gestire la propria precompilata.

Per chi non lo avesse ancora inviato la dichiarazione precompilata 2023

Dall’accesso all’invio in pochi passi – Per accedere alla dichiarazione basta entrare nella propria area riservata sul sito www.agenziaentrate.gov.it con le credenziali Spid, Cie o Cns. Una volta all’interno dell’applicativo web si può visualizzare il modello precompilato e consultare nel dettaglio gli importi già inseriti per confermarli. Oppure tramite la funzione “Compilazione assistita”, modificarli e inserirne di nuovi in modalità guidata.

Inoltre un video-tutorial, online sul canale YouTube dell’Agenzia, spiega i passi fondamentali per procedere all’invio, mentre il sito dedicato “info730” raccoglie tutte le informazioni utili e le risposte alle domande più frequenti. Sul sito delle Entrate è inoltre disponibile la guida La dichiarazione precompilata 2023 – pdf. Il  modello 730 precompilato deve essere inviato entro il 2 ottobre 2023.

Attenzione alla data del 30 novembre 2023

Cerchio rosso sulla data del 30 novembre 2023, invece, per presentare il modello Redditi precompilato. Stessa scadenza anche per l’invio di Redditi correttivo del 730. Ricordiamo, inoltre, che si può delegare un familiare o una persona di fiducia a gestire la propria precompilata. Per farlo occorre utilizzare gli altri servizi online anche via web o in videochiamata.

Chi vuole autorizzare un familiare o un’altra persona di fiducia a operare sulla propria dichiarazione online ha ancora tempo per attivarsi: l’abilitazione può essere richiesta in modo facile e immediato dalla propria area riservata o prenotando una videochiamata con un funzionario dell’Agenzia. In alternativa, è possibile inviare una pec o presentare la richiesta presso un qualunque ufficio dell’Agenzia. Per saperne di più, basta seguire il tutorial dell’Agenzia – che spiega anche come accedere in qualità di erede – o consultare la guida L’accesso ai servizi online per rappresentanti e persone di fiducia – pdf.

Sostituzione climatizzatore, quale bonus posso sfruttare?

In Italia c’è una giungla di bonus e spesso i contribuenti fanno fatica a capire quali agevolazioni fiscali possono sfruttare e se vi è la possibilità di ottenerne. Questo è ciò che è capitato a un contribuente che ha chiesto delucidazioni all’Agenzia delle Entrate in merito ai bonus da sfruttare per la sostituzione del climatizzatore.

Quali bonus/agevolazioni fiscali sfruttare per la sostituzione del climatizzatore?

Un contribuente ha chiesto all’Agenzia delle Entrate “Devo sostituire il climatizzatore nella mia abitazione con un impianto dotato di pompa di calore. Vorrei capire se posso richiedere la detrazione per manutenzione straordinaria del 50% o quella per la riqualificazione energetica del 65%.

Il dubbio nasce dal fatto che la normativa italiana attualmente in vigore per il settore “casa” prevede la possibilità di sfruttare diversi bonus che permettono di ottenere detrazioni fiscali con percentuali diverse. Ad esempio chi esegue ristrutturazioni che consentono di recuperare almeno due classi energetiche può ottenere il Superbonus con percentuale di detrazioe al 90% nel 2023.

In alternativa è possibile ottenere il bonus ristrutturazione con percentuale di agevolazione fiscale al 50%, oppure il bonus per la riqualificazione energetica che consente di ottenere fino al 65% di detrazione. Dal punto di vista pratico cambia quanto si può realmente ottenere come risparmio di imposta, naturalmente se non vi è capienza fiscale, tutto è inutile.

Nel caso in questione a fornire chiarimenti in merito è l’Agenzia delle Entrate che ha fornito risposta al quesito tramite la rubrica sul sito FiscoOggi.

Detrazione al 65% in casi particolari per la sostituzione del climatizzatore

L’Agenzia sottolinea che “La sostituzione, integrale o parziale, del vecchio impianto di climatizzazione con un climatizzatore a pompa di calore rientra, in generale, tra gli interventi finalizzati al conseguimento di risparmio energetico” di conseguenza si può ottenere la detrazione prevista dall’articolo 16-bis, lettera h) del Tuir che consente di ottenere il 50% della spesa sostenuta per una spesa massima di 96.000 euro.

Specifica, inoltre, che nel caso in cui il nuovo impianto di climatizzazione presenti determinate caratteristiche tecniche l’intervento di sostituzione può rientrare tra quelli per i quali è prevista la detrazione del 65% delle spese sostenute, nel limite massimo di 30.000 euro.

Per rientrare in questa categoria l’impianto deve rispettate le condizioni tecniche previste nella tabella 1 dell’allegato F al decreto interministeriale del 6 agosto 2020. Risulta inoltre utile consultare la guida dell’Enea “Pompe di calore ad alta efficienza, sistemi geotermici a bassa entalpia o scaldacqua a pompa di calore”.

Specifica infine l’Agenzia che naturalmente non è possibile avvalersi di entrambe le agevolazioni per lo stesso lavoro.

Leggi anche: Superbonus, in arrivo una nuova proroga? Le ipotesi allo studio

L’Agenzia delle Entrate arriva su Whatsapp, come ricevere aggiornamenti

L’Agenzia delle Entrate è sempre più vicina ai cittadini e proprio per questo motivo ha attivato il canale WhatsApp attraverso il quale i cittadini possono ricevere notizie e novità fiscali in tempo reale. Ecco come iscriversi.

L’Agenzia delle Entrate arriva su WhatsApp, parte un nuovo servizio

Fin dall’insediamento del Governo Meloni sono state annunciate importanti novità dal punto di vista fiscale e mentre si lavora all’attuazione delle legge di delega fiscale, si compie anche il passo successivo, cioè avvicinare i contribuenti al fisco cercando di creare un rapporto quasi amicale, sicuramente di collaborazione. Tra le novità che vanno in questa direzione vi è il nuovo canale WhatsApp dell’Agenzia delle Entrate attraverso il quale è possibile ricevere gli aggiornamenti più importanti.

Il canale di comunicazione tramite Whatsapp è unidirezionale, cioè i messaggi arrivano solo dall’Agenzia delle Entrate verso il contribuente. Lo stesso è attivo dal giorno 13 settembre 2023. Si tratterà di una sorta di newsletter in cui i contribuenti potranno ricevere aggiornamenti. Nessuno potrà vedere chi sono gli iscritti a questa sorta di “mega gruppo WhatsApp” quindi la privacy è comunque tutelata.

Come accedere al canale WhatsApp dell’Agenzia delle Entrate

In questa fase il servizio WhatsApp dell’Agenzia delle Entrate è in via di sperimentazione, questo vuol dire che non tutti possono ancora accedere al servizio, ma gradualmente sarà attivato per tutti.

Ma come si possono ricevere i messaggi dell’Agenzia delle Entrate? Entrando nel proprio profilo WhatsApp, accanto alle classiche voci “chat” , “stato”, “chiamate” sarà disponibile la voce “aggiornamenti”, cliccando su questa sarà possibile scegliere il canale dal quale si vogliono ricevere gli aggiornamenti. Tra i canali dai quali sono disponibili vi è appunto l’Agenzia delle Entrate. Se non si trova, basta accedere alla voce “trova canali” e scrivere semplicemente Agenzia delle Entrate.

Per ricevere gli aggiornamenti, accanto alla voce “Agenzia delle Entrate” basterà cliccare il segno “+”, in questo modo il canale risulterà aggiunto.

A questo punto si potranno seguire gli aggiornamenti, gli stessi restano disponibili per 30 giorni.

Leggi anche: Riforma dell’Irap, novità in arrivo

Imu 2024, come e cosa potrebbe cambiare nella tassa sugli immobili

Imu 2024 è una delle tasse meno amata dagli italiani, ecco cosa c’è da aspettarci per il prossimo anno, in relazione alle decisioni del Governo.

Imu 2024, la tassa che non piace ai proprietari

L’imu è l’imposta municipale unico o imposta municipale propria. E’ un contributo del sistema tributario italiano, che si applica sul possesso dell’immobile. La pagano tutti i proprietari di immobili in maniera diretta ed è di tipo patrimoniale, essendo applicato sul componente immobiliare del patrimonio. Non piace molto ai proprietari di casa, perché spesso gli immobili si acquistano con fatica o sono lasciati che non interessano, ma in ogni caso si paga annualmente. A dire il vero, non sono tenuti al pagamento coloro che posseggono solo la prima casa su cui hanno la residenza.

Tuttavia, il decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze entrato in vigore il 7 luglio 2023 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 172/2023, ha previsto che, a partire dal 2024, verranno applicate delle nuove aliquote dell’Imu. In particolare si lascia maggiore autonomia ai Comuni che potranno modificare le aliquote per i proprietari di seconde, terze e più immobili. Si ricorda infatti che a scegliere le aliquote da applicare è proprio il comune in cui è ubicato l’immobile.

Imu 2024, cosa c’è da aspettarsi

I comuni italiani dovranno, entro il 14 ottobre 2023,  dovranno presentare le nuove aliquote. Se però queste non verranno presentate, si applicheranno quelle dello scorso anno. Ciò vuol dire che occorre aspettare le decisioni de proprio Comune per capire quali sono le nuove aliquote o se resteranno invariate.

Se si sceglie di applicare le nuove aliquote Imu è necessario farlo nel rispetto dei principi di ragionevolezza, adeguatezza, proporzionalità e senza applicare nessun tipo di discriminazione. Tuttavia se si scegliere di applicare quelle nazionali le amministrazioni locali dovranno elaborare la delibera di approvazione con il prospetto delle aliquote Imu e di presentarla attraverso il Portale del federalismo fiscale.

Non cambia il modo di pagare l’imposta

Mentre rimane invariato il modo in cui va pagata l’imposta. Infatti i proprietari dovranno versare l’imposta con il classico modello F24. Sempre predisposto direttamente dal comune e recapitato al cittadino. L’Imu, come detto, può essere assolta in due rate, la prima entro il 16 giugno, la seconda, a saldo dell’imposta dovuta per l’intero anno, entro il 16 dicembre di ciascun anno sulla base della delibera di approvazione di aliquote.

Qualora il cittadino si trovi in difficoltà economiche può chiedere al Comune una diversa rateizzazione delle somme dovute. Infine a seguito della notifica di avvisi di accertamento, il contribuente può richiedere la rateizzazione delle somme dovute, utilizzando l’apposito modello reperibile nella sezione modulistica IMU, in un numero massimo di: 12 rate mensili per importi fino ad € 3.000,00.