Incassi Pos non dichiarati, arrivano gli avvisi del Fisco

Arrivano i primi avvisi bonari per l’anno 2022 per il riscontro di difformità tra gli scontrini emessi e i dati provenienti dal Pos, l’Agenzia delle Entrate effettua i controlli in tempi record.

Avvisi del Fisco su incassi Pos non dichiarati

Migliaia di contribuenti stanno ricevendo comunicazioni inerenti le difformità riscontrate dall’Agenzia delle Entrate in merito a difformità tra le entrate registrate con il Pos e gli scontrini emessi, questi avrebbero un valore inferiore rispetto alle reali transazioni effettuate e di conseguenza è necessario regolarizzare la posizione. Avere entrate registrate con il Pos di valore superiore rispetto agli scontrini fiscali, di fatto vuol dire che c’è una fetta di potenziale evasione fiscale.

L’avviso che l’Agenzia delle Entrate sta inoltrando in questi giorni contiene un elenco dettagliato dei pagamenti elettronici ricevuti dall’interessato e relativi ai mesi per i quali si rileva lo scostamento.

Leggi anche: Transazioni Pos e scontrini: il nuovo sistema di lotta all’evasione fiscale

Cosa fare se si riceve una lettera di compliance dall’Agenzia?

Chi riceve una lettera di compliance dell’Agenzia delle Entrate in cui si riscontra difformità tra i dati rilevati dalle transazioni Pos e gli scontrini può chiedere ulteriori delucidazioni in merito all’Agenzia. Inoltre può segnalare fatti e circostanze non conosciute dall’Agenzia delle Entrate e che possano dimostrare la regolarità delle operazioni e quindi evitare l’accertamento fiscale. Questa operazione può essere effettuata anche con la collaborazione di professionisti e intermediari.

Nel caso in cui invece il contribuente dovesse rilevare la correttezza dei dati contenuti nell’avviso dell’Agenzia può regolarizzare la posizione avvalendosi articolo 13 del d.lgs 472/1997 (ravvedimento operoso) con riduzione delle sanzioni in base al tempo trascorso tra la violazione e la regolarizzazione della stessa.

Nel caso di omissione nel rilascio degli scontrini è ancora possibile fruire della sanatoria prevista dall’articolo 4 del decreto legge 131 del 2023. Questa consente di regolarizzare le violazioni collegate alla mancata trasmissione/ emissione anche se le stesse siano state già constatate non oltre la data del 31 ottobre 2023. L’utilizzo di tali strumenti riparatori consente di evitare conseguenze più dannose, come la sospensione della licenza collegata a plurime violazioni dell’obbligo di emissione di fatture e scontrini.

Leggi anche: Sanatoria fiscale per scontrini e fatture non in regola nel decreto Energia

 

Partite Iva, rinvio acconto novembre

Sembra essere in dirittura d’arrivo il decreto con il rinvio a gennaio 2024 dell’acconto tasse previsto a novembre, ultime novità per i lavoratori autonomi/partite Iva.

Perché abolire l’acconto tasse di novembre?

Chi ha la partita Iva lo sa, nel mese di novembre, avendo come punto di riferimento il fatturato degli anni antecedenti, deve versare il primo acconto sulle imposte generalmente dovute nell’anno successivo. Si tratta di una pratica non molto apprezzata dai lavoratori autonomi/partite Iva perché in questo mese ricadono anche ulteriori scadenze, tra cui i contributi e, di conseguenza, diventa difficile riuscire ad adempiere, inoltre gli importi sono calcolati su guadagni ipotetici e non reali.

Il Governo è però al lavoro per eliminare questa incombenza e in base alle dichiarazioni di esponenti della maggioranza già a novembre 2023 potrebbe non esservi il versamento, anche se non per tutti.

Primo passo della riforma fiscale, abolire l’acconto di novembre per i lavoratori autonomi

La riforma fiscale, come noto, si articola in diverse fasi, superata la fase di approvazione della legge di delega fiscale che segna i confini, si è passati alla fase dei dossier, ormai già consegnati e affidati a professionisti del settore ed esperti. Il Governo e in particolare il Ministro dell’Economia Giorgetti, affiancato dal vice-ministro Leo, e la Commissione attività produttive, stanno lavorando ora al dossier che prevede proprio il posticipo dell’acconto di novembre.

Leggi anche: Riforma fiscale, rafforzato lo statuto del contribuente

Si tratta di una delle misure che non prevedono una riduzione delle entrate fiscali e di conseguenza può essere atttuata fin da subito senza necessità di coperture. Nonostante questo, per evitare un ammanco nelle casse dello Stato eccessivo per gli ultimi mesi dell’anno, si sta studiando una soluzione ponderata. Si sta quindi scegliendo la soglia di ricavi che dovrebbe beneficiare di questo slittamento già ora e le ipotesi maggiormente quotate sono quelle di fissarla a 500.000 euro.

Da novembre 2024 dovrebbero invece beneficiare dell’abolizione dell’acconto di novembre tutte le partite Iva. Il passo successivo sarà invece estendere l’abolizione degli acconti anche per i lavoratori dipendenti.

Ritocco delle sanzioni

In base alle misure ora allo studio, l’acconto di novembre dovrebbe essere spalmato in pagamenti rateali da gennaio a giugno. Si verserà poi il secondo anticipo, previsto a giugno che è già ora possibile rateizzare. Questa è solo una delle misure che dovrebbe essere attuata fin da subito, infatti tra le prime misure di riforma fiscale che il Governo vuole introdurre c’è anche la riduzione delle sanzioni tributarie al fine di allinearle a quelle dell’Unione Europea e in conformità con la sentenza 46/2023 della Corte Costituzionale.

Leggi anche: Sanzioni fiscali troppo elevate, tagli fin da subito con la riforma fiscale

Detrazione spese sanitarie, la nuova guida AdE 2023

L’Agenzia delle Entrate fa il punto sulle detrazioni fiscali per le spese sanitarie sostenute nel 2023. Ecco le regole indicate nella guida pubblicata nel mese di ottobre 2023.

L’Agenzia delle Entrate conferma le regole per le detrazioni spese sanitarie

Le regole generali non cambiano, cioè possono essere portate in detrazione esclusivamente le spese elencate nell’articolo 15 del Tuir, non cambia la quota della franchigia di 129, 11 euro, inoltre si possono portare in detrazione le spese sostenute per sé o per un familiare a carico. Viene considerato a carico il familiare con reddito fino a 4.000 euro se si età inferiore a 24 anni e 2.840,51 euro se di età superiore.

Si possono portare in detrazione esclusivamente le spese effettivamente sostenute, ad esempio se la spesa medica è stata pagata dall’assicurazione, la spesa non può essere portata in detrazione. La percentuale riconosciuta continua ad essere del 19%.

Quali spese sanitarie si possono portare in detrazione?

La guida elenca quindi le spese che possono essere portate in detrazione.

  • prestazioni rese da un medico generico (incluse quelle per visite e cure di medicina omeopatica);
  • acquisto di medicinali (anche omeopatici) da banco e con ricetta medica prestazioni specialistiche;
  • analisi, indagini radioscopiche, ricerche e applicazioni, terapie prestazioni chirurgiche;
  • ricoveri per degenze o collegati a interventi chirurgici;
  • trapianto di organi;
  • cure termali (escluse le spese di viaggio e soggiorno);
  • acquisto o affitto di dispositivi medici e attrezzature sanitarie (comprese le protesi sanitarie).

Sono detraibili inoltre le spese per assistenza generica:

  • assistenza infermieristica e riabilitativa (per esempio, fisioterapia, kinesiterapia, laserterapia, eccetera);
  • prestazioni rese da personale in possesso della qualifica professionale di addetto all’assistenza di base o di operatore tecnico assistenziale esclusivamente dedicato all’assistenza diretta della persona;
  • prestazioni rese da personale di coordinamento delle attività assistenziali di nucleo;
  • prestazioni rese da personale con la qualifica di educatore professionale;
  • prestazioni rese da personale qualificato addetto ad attività di animazione e di terapia occupazionale.

Regole per ottenere le detrazioni spese sanitarie

Ricordiamo che in caso di acquisti di farmaci è possibile ancora effettuare l’acquisto con pagamento in contanti, nel caso di prestazioni rese presso una struttura del Servizio Sanitario Nazionale e convenzionate vale la stessa regola, ma nel caso di prestazioni rese da strutture private, è necessario il pagamento con strumenti tracciabili e non in contanti.

Per i medicinali preparati in farmacia (preparazioni galeniche) è necessario che la spesa risulti certificata con documenti contenenti l’indicazione della natura, qualità (in questo caso preparazione galenica), quantità e codice fiscale del destinatario.

Per questi prodotti, la farmacia, se ha difficoltà a emettere scontrini fiscali parlanti, deve certificare la spesa con la fattura.

Infine, si sottolinea che è possibile ripartire la detrazione per le spese sanitarie (tranne quelle relative all’acquisto dei veicoli per disabili) in quattro quote annuali costanti e di pari importo quando il loro ammontare complessivo annuo (righi E1, E2, E3 del modello 730 o righi RP1, RP2, RP3 del modello Redditi Persone fisiche) è superiore a 15.493,71 euro, al lordo della franchigia di 129,11 euro.

Leggi anche: Detrazione spese assistenza personale, non basta l’invalidità totale

Bonus mobili, limiti per i lavori in condominio

Quando si parla di bonus fiscali, agevolazioni legate all’edilizia, vi è sempre molta confusione e i contribuenti fanno fatica a capire esattamente a cosa si ha diritto. Molti si chiedono: se eseguo lavori su una parte comune di un edificio possono ottenere il bonus mobili? Per rispondere a questa domanda è necessario capire come funziona il bonus mobili e in particolare quali sono i limiti per i lavori in condominio. Al quesito ha risposto l’Agenzia delle Entrate sulla rubrica FiscoOggi.

Cos’è il bonus mobili e a chi spetta

Il bonus mobili è un incentivo che consente di ottenere una detrazione Irpef collegata a lavori di ristrutturazione dell’immobile per l’acquisto di mobili. La detrazione può arrivare al 50% della spesa sostenuta per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore classe A per i forni, alla classe E per le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie, alla classe F per i frigoriferi e i congelatori destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione.

Può essere richiesto entro il 31 dicembre 2024 per l’acquisto di mobili collegati a una ristrutturazione iniziata a partire dal 1° gennaio dell’anno precedente a quello dell’acquisto dei beni. La detrazione viene ripartita in 10 rate annuali di uguale importo.

Posso avere il bonus mobili per lavori condominiali?

Un contribuente ha formulato un quesito all’Agenzia delle Entrate inerente il caso in cui i lavori siano stati eseguiti esclusivamente su parti comuni di un edificio condominiale: Ho avviato lavori di manutenzione ordinaria delle parti comuni dell’edificio nel quale sono proprietario di 2 unità abitative su 3 in totale. I lavori riguardano le sole parti comuni (rifacimento intonaco e pittura interna del vano scale) e l’intervento ricade tra quelli che non necessitano di titolo edilizio alcuno. La domanda è: posso usufruire del bonus mobili per acquisto camera da letto per una delle unità abitative del quale sono proprietario e che appunto è parte dell’edificio per il quale sto manutenendo le parti comuni?

La risposta dell’Agenzia delle Entrate al quesito è negativa. I lavori in oggetto infatti sono eseguiti esclusivamente sulle parti comuni dell’edificio, questo implica che si può ottenere il bonus mobili solo per suppellettili che dovrebbero avere collocazione su tali parti comuni, ad esempio se ci fosse un ufficio per la guardiania, un eventuale arredo per questa parte se oggetto di ristrutturazione. L’agevolazione non può invece essere sfruttata per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici da destinare all’arredo della propria unità immobiliare. Sulla stessa linea anche la circolare 29 del 2013.

Leggi anche: Bonus mobili 2023: la guida dell’Agenzia delle Entrate con chiarimenti

 

Bonus bollette e incremento fondi bonus trasporti, le novità del decreto Energia

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29 settembre 2023 il nuovo decreto Energia, decreto 131 del 2023, previste diverse misure di aiuto per le famiglie al fine di contenere la spesa energetica. Tra le novità la proroga del bonus bollette e l’incremento del fondo per il bonus trasporti. Ecco le novità.

Bonus bollette, azzerati gli oneri di sistema

L’articolo 1 comma 3 del decreto prevede che Arera, Autorità di regolazione energia, reti e ambiente, provvede a mantenere l’azzeramento anche per l’ultimo trimestre 2023 delle aliquote delle componenti tariffarie relative agli oneri generali di sistema per il settore del gas. Il costo di questa misura dovrebbe essere di 300 milioni di euro a valere sulle risorse disponibili nel bilancio della Cassa per i servizi energetici e ambientali per l’anno 2023.

Sempre per il consumo di gas metano, il comma 5 dell’articolo 1 provvede a mantenere l’aliquota Iva al 5% per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2023. La disposizione di cui al comma 5 si applica anche alle forniture di servizi di teleriscaldamento e alle somministrazioni di energia termica prodotta con gas metano.

Bonus energia elettrica per famiglie bisognose

Novità importanti vi sono anche per i consumi di energia elettrica, in questo caso la misura non viene però applicata nei confronti di tutti i clienti domestici, ma solo in favore dei nuclei che si trovano in difficoltà economiche. Potranno beneficiare degli aiuti in bolletta i nuclei con Isee inferiore a 15.000 euro. Soglia innalzata a 30.000 euro per i nuclei in cui siano presenti almeno 4 figli a carico.

Il contributo straordinario è quindi riconosciuto alle famiglie che sono già titolari del bonus sociale elettrico. Il contributo dovrà essere determinato dall’Arera, spalmato sul trimestre ottobre, novembre e dicembre 2023, inoltre dovrà essere crescente in base alla composizione del nucleo familiare in modo che le famiglie numerose possano ricevere un importo maggiore.

Bonus carburanti e bonus trasporti

L’articolo 2 del decreto contiene ulteriori aiuti alle famiglie, in primo luogo si prevede l’erogazione di un bonus carburanti in favore delle famiglie che hanno già ricevuto la social card Dedicata a Te, ma non solo, infatti, sempre per l’ultimo trimestre 2023 si prevede l’integrazione del fondo per il bonus trasporti con ulteriori 12 milioni di euro.

Ricordiamo che il bonus trasporti (articolo 4 comma 1, decreto legge 5 del 2023) può essere richiesto mensilmente, il primo ottobre in poche ore i fondi disponibili sono terminati e per il mese di novembre era previsto un residuo molto basso, con l’integrazione del fondo ci sarà un maggior numero di persone che potrà accedere la beneficio.
Leggi anche:

Bonus trasporti esaurito, il 1° novembre il prossimo click day

Infine, il comma 5 prevede un incremento del fondo destinato alle borse di studio in favore di studenti meritevoli che siano utilmente collocati nelle graduatorie enti regionali per il diritto allo studio relative all’anno accademico 2022/2023.

Aperta la piattaforma per la cessione del credito Poste Italiane

Poste Italiane ha comunicato la riapertura della piattaforma per la cessione del credito da Superbonus e altri bonus edilizi a partire dal giorno 3 ottobre 2023. Ecco le condizioni di acquisto.

Aperta la piattaforma per la cessione del credito di Poste Italiane

Dal momento della riattivazione Poste Italiane valuta l’acquisto dei crediti d’imposta unicamente da soggetti persone fisiche che abbiano sostenuto in maniera diretta i relativi oneri (c.d. prime cessioni). La richiesta di cessione del credito da parte dei cedenti non implica la conclusione dell’accordo, lo stesso si intende concluso solo al momento dell’accettazione della proposta di Poste Italiane.

Possono accedere alla cessione del credito Poste Italiane solo i clienti che hanno un conto BancoPosta, per inoltrare la richiesta è necessario identificarsi sulla piattaforma attraverso lo Spid, che può essere stato rilasciato da qualunque provider.

Nell’istanza deve essere indicato anche un indirizzo di posta elettronica, infatti tutte le comunicazioni tra cedente e Poste Italiane avvengono esclusivamente con questo mezzo.

Condizioni della cessione del credito con Poste Italiane

Nel comunicato Poste Italiane indica anche le condizioni della cessione del credito. In primo luogo possono essere ceduto crediti maturati esclusivamente da Persone fisiche, non imprese, che abbiano sostenuto in maniera diretta i relativi oneri (c.d. prime cessioni). Poste Italiane, dunque, al momento non acquista nessun credito d’imposta che sia stato oggetto di precedente trasferimento, inclusi i crediti d’imposta maturati a seguito di sconto in fattura.

Inoltre l’istituto valuta proposte di cessione del credito esclusivamente nel caso in cui il cedente si sia avvalso della collaborazione di:

  • Un intermediario fiscale riconosciuto dall’Agenzia delle Entrate per effettuare la trasmissione del “modulo di esercizio dell’opzione di cessione del credito d’imposta” all’Agenzia delle Entrate.
  • Un asseveratore.

Quali crediti acquista Poste Italiane con la cessione del credito?

Possono avvalersi della cessione i contribuenti che abbiano eseguito una di queste opere:

  • Superbonus 110%, credito d’imposta ai sensi dell’art.119 del Decreto Rilancio (DL n. 34/2020);
  • Ecobonus ordinario (efficienza energetica e installazione di impianti fotovoltaici), ai sensi dell’art. 14 del DL n. 63/2013 e dell’art.16-bis, comma 1, lettera h) del Tuir;
  • Sismabonus ordinario (misure antisismiche), ai sensi dell’art. 16, commi da 1-bis a 1-septies del DL n. 63/2013;
  • Ristrutturazione (recupero patrimonio edilizio), ai sensi dell’art. 16-bis, comma 1, lettere a) e b), del Tuir;
  • Recupero o restauro facciate, ai sensi art. 1, comma 219 e 220, della L. n. 160/2019;
  • Installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, ai sensi dell’art.16-ter del DL n. 63/2013;
  • Eliminazione delle barriere architettoniche, ai sensi dell’art. 119-ter del Decreto Rilancio, a fronte di spese sostenute dal 1° gennaio 2022.

Percentuali del credito riconosciute da Poste Italiane

La cessione del credito, come risaputo, prevede comunque che il cessionario abbia un margine di guadagno, questo implica che il cedente non riceve quanto maturato nel cassetto fiscale, ma di meno. Si tratta però di una caratteristica comune a tutti i cessionari, anche se alcuni possono essere più vantaggiosi. Queste sono le percentuali riconosciute da Poste Italiane:

  • 94 euro per ogni 110 euro di credito d’imposta acquistato da Poste Italiane per gli interventi relativi al Superbonus 110 con recupero in 4 anni (pari all’85,5% del valore nominale del credito d’imposta maturato).
  • 84,5 euro per ogni 100 euro di credito d’imposta acquistato da Poste Italiane per gli interventi diversi da quelli qualificanti per il Superbonus 110% con recupero in 5 anni (pari all’84,5% del valore nominale del credito d’imposta maturato).
  • 70 euro per ogni 100 euro di credito d’imposta acquistato da Poste Italiane per gli interventi diversi da quelli qualificanti per il Superbonus 110% con recupero in 10 anni (pari al 70% del valore nominale del credito d’imposta maturato).

Leggi anche: Cessione del credito e sconto in fattura, chi può avvalersene?

 

Rimborso 730/2023 dopo aver perso il sostituto di imposta

Quando si presenta la dichiarazione dei redditi nella stessa coloro che hanno un sostituto di imposta lo indicano, questo sarà poi tenuto a versare al dipendente il rimborso di eventuali imposte pagate in eccedenza, ma cosa succede nel caso in cui dopo la presentazione della dichiarazione, cambia il sostituto di imposta oppure si perde il sostituto di imposta? A fornire spiegazioni in merito è l’Agenzia delle Entrate con una risposta a un chiarimento chiesto da un contribuente.

Cosa faccio se devo avere un rimborso ma ho perso il sostituto di imposta?

Un contribuente ha rappresentato all’Agenzia delle Entrate il seguente quesito: In data 25 giugno 2023 ho presentato un modello 730 a credito, tramite l’applicativo web, con richiesta di rimborso. Purtroppo ho indicato i dati di un sostituto non più valido perché al momento non c’era sostituto e avrei dovuto indicare l’Agenzia delle entrate. Come posso riparare e ottenere il rimborso?

Ricordiamo che quando il contribuente non ha un sostituto di imposta, i rimborsi sono fatti direttamente dall’Agenzia delle Entrate. In questo caso per facilitare le operazioni è necessario indicare un codice Iban attraverso il proprio cassetto fiscale, accessibile dal sito dell’Agenzia delle Entrate utilizzando un’identità digitale.

Come ottenere il rimborso Irpef senza sostituto di imposta

L’Agenzia delle Entrate ha risposto tramite la rubrica “FiscoOggi”. Ha sottolineato che nel caso in cui rapporto di lavoro con il contribuente non è mai esistito o è cessato prima della data stabilita per l’avvio della presentazione del modello 730, il sostituto di imposta erroneamente indicato dovrà comunicare all’Agenzia delle Entrate che non procederà ad effettuare il rimborso (non essendo tenuto a farlo).

In seguito a tale comunicazione l’Agenzia delle Entrate comunica al contribuente che è stato formulato il diniego di rimborso da parte del sostituto erroneamente indicato.

A questo punto il contribuente può presentare, direttamente o tramite un Caf o un professionista abilitato, un modello 730 integrativo di “tipo 2”. In esso indicherà l’eventuale sostituto di imposta corretto tenuto ad effettuare le operazioni di conguaglio. In assenza di sostituto dovrà invece barrare la casella specifica prevista nel 730 integrativo di “tipo 2”.

Leggi anche: Chi è il sostituto d’imposta e quale ruolo ricopre?

Imu e Tari, possibile sconto fino al 5% su importi da mille euro

Imu e tari c’è un possibile sconto del 5% sull’importo da versare fino a mille euro. Ecco chi ha ne ha diritto e come funziona lo sconto sulle due imposte.

Imu e tari, cosa sono le due imposte

L’imu e tari sono due imposte che devono essere pagate in quanto proprietari e utilizzatore di beni immobili. In particolare l’Imu è l’imposta municipale unico o imposta municipale propria. E’ un contributo del sistema tributario italiano, che si applica sul possesso dell’immobile. La pagano tutti i proprietari di immobili in maniera diretta ed è di tipo patrimoniale, essendo applicato sul componente immobiliare del patrimonio.

Mentre la tari è la tassa relativa alla gestione dei rifiuti in Italia, destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, a carico dell’utilizzatore. Inoltre è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte suscettibili di produrre i rifiuti medesimi. Per entrambe le tasse sono previste comunque delle novità, con sconti sui versamenti.

Imu e tari, arriva lo sconto del 5%

Il Governo Meloni punta a delle semplificazioni, soprattutto nel campo delle imposte da versare. Secondo questo principio arriva la prima importante novità. Infatti è possibile compensare i crediti/debiti attraverso il modello F24 tra tributi dello stesso ente locale. Entrambe le imposte Imu e Tari vengono versate al comune in cui ha luogo l’immobile in possesso.

La seconda novità riguarda la possibilità di addebito diretto delle imposte locali sul conto corrente. Per i contribuenti che lo permetteranno, si pensa ad applicare uno sconto al contribuente del 5% fino a un massimo di 1.000 euro. Quindi nel caso in cui il comune possa addebitare direttamente sul conto corrente del contribuente le imposte da versare, questa darebbe diritto ad uno sconto del 5% sull’importo da versare. Tale accredito però non può superare le mille euro.

L’importanza delle compensazione

Ad oggi è possibile indicare sull’F24 i codici di due tributi diversi dello stesso ente, ma solo a debito. Invece se tale provvedimento dovesse essere approvato sarà permessa la compensazione tra tributi con un duplice effetto. La prima è che il contribuente, qualora avesse un credito, andrebbe a pagare solo la differenza tra crediti e debiti. Quindi l’esborso monetario potrebbe essere minore.

Tuttavia c’è anche un altro effetto, gli impiegati degli uffici comunali potrebbero snellire il proprio lavoro. Ma basterebbe solo usare il modello F24 per regolare la propria posizione. Infine le operazioni congiunte di compensazione ed addebito sul conto corrente si trasformerà in un’entrata sicura per il comune. Potrebbe quindi essere la soluzione migliore per tutti, soprattutto per i contribuenti che si troverebbero uno sconto del 5% direttamente applicato.

 

 

 

 

Fermo amministrativo auto, perché arriva in questi giorni?

Molti contribuenti in questi giorni stanno ricevendo, o riceveranno a breve comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate di fermi amministrativi auto, o ganasce fiscali. Perché questi invii massivi?

Perché contribuenti stanno ricevendo il fermo amministrativo auto?

Il fermo amministrativo auto, o ganasce fiscali, è un provvedimento adottato dall’Agenzia delle Entrate nel caso in cui risultino delle cartelle di pagamento non regolarmente pagate. Ciò che in questi giorni sembra strano è l’invio massivo da parte dell’AdE, quindi molti si chiedono come mai vi è tale particolare concentrazione in questo periodo.

Sappiamo ormai bene che entro il 30 settembre 2023 l’Agenzia delle Entrate ha comunicato ai contribuenti che hanno chiesto l’adesione alla rottamazione quater il prospetto delle cartelle che possono essere rottamate. Nello stesso sono indicati le rottamazioni totali, parziali e le cartelle che invece non possono rientrare nella rottamazione quater. Inoltre sono indicate le rate da pagare con le relative scadenze.

Cosa succede alle cartelle per le quali è stata chiesta la rottamazione quater e non sono state incluse perché non rientranti nella normativa prevista? Semplicemente riprendono vita e devono essere pagate regolarmente con il loro carico di sanzioni e interessi.

Non solo, per le stesse dove è possibile si possono applicare misure come il fermo amministrativo. Questo è il motivo per il quale molti contribuenti stanno ricevendo ora avvisi di fermo amministrativo.

Leggi anche: Rottamazione quater, avvisi inviati, attivati i servizi ContiTu e la domiciliazione

Cosa fare quando si riceve un avviso di fermo amministrativo?

Ricordiamo che quando si riceve un provvedimento con preavviso di fermo amministrativo si hanno 30 giorni di tempo per versare il dovuto oppure chiedere chiarimenti in merito se si ritiene che le somme non siano dovute.

Vi sono inoltre dei limiti alle ganasce fiscali, infatti se il veicolo è in uso a un disabile non è possibile applicare il fermo amministrativo, inoltre vi sono limiti nel caso in cui il veicolo sia utilizzato per attività di impresa.

Leggi anche: Fermo auto, arriva il risarcimento danni dall’Agenzia delle entrate

In genere quando vi è il fermo amministrativo auto, la stessa non può circolare su strada, non può essere rottamata, ma può essere vendita. Inoltre vi è il divieto di esportazione. Chi viene sorpreso alla guida di un veicolo sottoposto a fermo rischia una sanzione pecuniaria da 1.988 euro a 7.953 euro.

Rottamazione quater, avvisi inviati, attivati i servizi ContiTu e la domiciliazione

L’Agenzia delle Entrate ha completato il percorso per la comunicazione delle somme dovute a coloro che hanno fatto richiesta di adesione alla rottamazione quater entro il 30 giugno 2023, parte ora la seconda fase del lavoro con l’attivazione dei servizi online tra cui il servizio ContiTu che permette di scegliere quali avvisi pagare.

Come scaricare la comunicazione dell’AdE sulla rottamazione quater

L’Agenzia delle Entrate ha inviato 3,8 milioni di avvisi con l’indicazione degli importi dovuti da coloro che hanno aderito alla rottamazione quater. Non solo, ora sono disponibili i nuovi servizi online che consentono di scaricare copie dei provvedimenti utili a coloro che per qualsiasi motivo li avessero persi.

Oltre alla copia della comunicazione delle somme dovute, è possibile scaricare anche i moduli per i primi dieci pagamenti, utili a coloro che hanno chiesto il pagamento rateale. La copia può essere richiesta accedendo all’area riservata del sito Riscossione attraverso l’autenticazione con un’identità digitale, codice Spid, Cie o Cns.

Qui è possibile visionare tutte le cartelle in particolare le stesse sono identificate con i seguenti codici:

  • AT: accoglimento totale;
  • AP: accoglimento parziale;
  • AD per le adesioni con debiti “rottamabili” ma nessun importo da pagare;
  • AX per adesioni con debiti “rottamabili” per i quali non si deve pagare nulla e con un importo residuo da pagare per debiti “non definibili”;
  • RI: per indicare le adesioni rigettate in quanto i debiti indicati nella domanda non sono “rottamabili” e, quindi, l’importo deve essere pagato senza agevolazioni.

Come chiedere la domiciliazione per il pagamento delle rate della rottamazione quater

I servizi online disponibili consentono inoltre di chiedere la domiciliazione dei pagamenti. In questo modo gli importi saranno addebitati direttamente in conto corrente non si rischia di saltare delle rate per dimenticanza e non è necessario fare la fila. Per accedere a tale funzionalità occorre selezionare la voce “Attiva/revoca mandato SDD piani di Definizione agevolata” presente nella sezione Definizione agevolata.

Entrati in questa sezione sarà sufficiente selezionare il piano di Definizione agevolata su cui si vuole attivare la domiciliazione bancaria e inserire i dati richiesti. Terminata la compilazione l’Agenzia invia una e-mail di presa in carico all’indirizzo di posta elettronica indicato. In un secondo momento arriverà la comunicazione sempre tramite posta elettronica con la conferma dell’attivazione del servizio e l’indicazione della rata che sarà addebitata.

Nel caso in cui il contribuente non riceva la comunicazione in oggetto entro 10 giorni lavorativi antecedenti la scadenza della rata sarà necessario effettuare il pagamento con le modalità ordinarie.

ContiTu per scegliere quali importi pagare

L’Agenzia ha inoltre provveduto ad attivare il servizio ContiTu che permette di scegliere quali pagamenti effettuare scegliendo di pagare solo alcuni degli avvisi/cartelle “rottamabili”, con la possibilità di ricalcolare l’importo dovuto e ricevere i nuovi moduli di pagamento. Per esercitare questa opzione, una volta entrati nell’area sarà necessario compilare la richiesta con il codice fiscale, il numero della lettera ricevuta con la relativa data, nonché i numeri che identificano le cartelle/avvisi che si intendono pagare (presenti nella comunicazione).

Ricordiamo che la prima rata della rottamazione quater scade il 31 ottobre 2023.

Leggi anche: Rottamazione quater, non ho ricevuto i bollettini per il pagamento, dove li trovo?