Enel Green Power leader del solare in Brasile

Enel Green Power è diventato leader nel solare in Brasile grazie a 533 mw aggiudicati nella gara pubblica Leilao de Reserva.

Questo significa che EGP ha vinto il diritto di sottoscrivere contratti ventennali di vendita di energia in Brasile per un totale di 553 MW relativi ai tre nuovi progetti fotovoltaici di Horizonte MP (103 MW), Lapa (158 MW) e Nova Olinda (292 MW).

Ovviamente, Enel Green Power era già attivo in Brasile, quindi la capacità aggiudicata va ad aggiungersi a quanto già in suo possesso, ed è per questo che è diventata il principale player nell’intero settore del solare in Brasile, in termini di potenza installata e portafoglio di progetti.

Il risultato di questa gara, che ha assegnato piu capacita ad EGP che ad ogni altro partecipante, si aggiunge infatti agli 11 MW di Fontes Solar I e II, il più grande parco fotovoltaico in Brasile attualmente in esercizio e ad ulteriori 254 MW aggiudicati all’azienda a novembre dello scorso anno per la costruzione dell’impianto solare Ituverava.

Francesco Venturini, AD di EGP, ha dichiarato: “Siamo entusiasti del grande successo di questa gara, grazie alla quale siamo diventati l’azienda leader nel solare in Brasile, gli 818 MW di capacità complessiva vinti in tutte le gare sul fotovoltaico lanciate fino ad oggi in Brasile, i 700 MW di capacità vinti nelle gare sull’eolico e i 102 MW vinti nelle gare sull’idroelettrico nel Paese dal 2010, rappresentano un’ulteriore conferma della validità della nostra strategia di crescita in America Latina, la cui forza sta nel concentrarsi su tecnologie che si stanno avvicinando o hanno già raggiunto la grid parity, nella realizzazione di soluzioni innovative e nelle sinergie con le altre società del Gruppo Enel nella regione“.

Per la costruzione dei tre nuovi impianti fotovoltaici, Enel Green Power investirà circa 600 milioni di dollari statunitensi e si stima che i lavori verranno completati entro il 2017, in linea con gli obiettivi di crescita previsti dall‘attuale piano industriale della Società, che prevede la costruzione di 7,1 GW di capacita aggiuntiva in tutto il mondo entro il 2019.

I tre progetti, che saranno realizzati in aree con elevati livelli di radiazione solare, genereranno circa 1,2 TWh di energia rinnovabile e contribuiranno a soddisfare in maniera significativa il bisogno del Brasile di nuova produzione di energia.

Vera MORETTI

Eni, che scoperta!

Le fonti energetiche non rinnovabili, finché quelle eco sostenibili non saranno in grado di sostituirle al 100%, e ci auguriamo che un giorno possa davvero accadere, rappresentano ancora la maggiore risorsa per la nostra vita quotidiana.

Tra esse, il gas è quello che ha visto aumentare il suo utilizzo nel mondo del 40% negli ultimi dieci anni, grazie alla sua efficienza, considerando che libera più del doppio dell’energia del carbone e il 50% in più del petrolio, nella versatilità, poichè usato da forni industriali, elettricità e trasporti, e nell’essere meno inquinante: le emissioni sono inferiori del 30% rispetto al petrolio e del 45% rispetto al carbone.

Per questi motivi, la scoperta, da parte di Eni, del più grande giacimento di gas nel Mediterraneo, e precisamente in Egitto, è da considerarsi sensazionale e capace di rivoluzionare lo scenario energetico mondiale.

Il giacimento nell’offshore egiziano, presso il prospetto esplorativo denominato Zohr, ha un potenziale di 850 miliardi di metri cubi di gas, equivalente a 5,5 miliardi di barili di olio, e potrà garantire la soddisfazione della domanda di gas naturale del Paese per molti decenni.

Ad oggi non si può prevedere quale quantità di quel gas verrà esportata in Europa e, di conseguenza, in Italia, ma Eni non ha potuto nascondere la sua soddisfazione, affidando all’amministratore delegato Claudio Descalzi i primi commenti: “È un giorno davvero importante per la nostra società, è la conferma delle nostre competenze e delle nostre capacità di innovazione tecnologica. Ora possono essere sfruttate importanti sinergie con le istallazioni esistenti permettendoci una rapida messa in produzione“.

L’Eni è presente in Egitto da oltre sessant’anni, è un Paese strategico per il Gruppo. Il Cane a sei zampe negli ultimi 7 anni ha scoperto 10 miliardi di barili di risorse e 300 milioni negli ultimi sei mesi.

Anche Matteo Renzi ha voluto mettersi in contatto con Eni e con il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi, considerando che la scoperta acquista un significato strategico per i rapporti tra Italia ed Egitto, in un’ottica di partnership economica che riguarda non solo il singolo Paese ma più in generale l’intero continente africano.

Anche il vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha sottolineato l’importanza della scoperta: “Tutte le risorse energetiche sono utili all’Italia e sono fonte positiva. Per la competitività delle nostre imprese, con la crisi in Ucraina, la situazione in Libia e i costi dell’energia, è fondamentale trovare nuove risorse“.

Vera MORETTI

Eni approda nel Golfo di Perla

E’ iniziata la produzione del giacimento giant a gas di Perla, nel golfo del Venezuela, ad opera di Eni.

Questo importante risultato è diventato possibile grazie alla collaborazione, molto proficua, tra il ministero del Petrolio e delle Miniere del Venezuela, la compagnia di Stato venezuelana PDVSA, Cardon IV e i suoi azionisti.

Claudio Descalzi, ad di Eni, ha dichiarato in proposito: “Eni raggiunge un altro importante risultato con la messa in produzione del campo offshore di Perla, in linea con i tempi presentati al mercato a marzo in occasione della Strategy Presentation. Perla rappresentava per Eni uno dei progetti di start up piu’ significativi del 2015, e il risultato odierno conferma la validita’ del nostro modello di sviluppo per fasi che ci ha consentito di arrivare alla produzione con un time to market al top del settore”.

Lo sviluppo di Perla è stato pianificato in tre fasi per ridurre i tempi di sviluppo e diluire gli investimenti:

  • Fase 1 (Early Production) ha un plateau di produzione di circa 13 Mmc/g (pari a circa 40.000 barili di olio equivalente in quota Eni) incrementato dagli 8,4 Mmc/g pianificati inizialmente,
  • Fase 2 prevede un plateau di circa 23 Mmc/g dal 2017 (pari a circa 73.000 boed in quota Eni)
  • Fase 3 un plateau finale di circa 34 Mmc/g dal 2020 (corrispondenti a circa 110.000 boed in quota Eni).

Il piano di sviluppo prevede la posa a mare di quattro piattaforme collegate da un gasdotto di 30″ ad una unità centrale di trattamento (Central Processing Facility) ubicata a terra a Punto Fijo (nella penisola di Paraguana’) e l’esecuzione di 21 pozzi di produzione. Nella CPF sono stati installati due impianti con una capacita’ di trattamento rispettivamente di 4,2 e 8,4 Mmc/g.

Lo sviluppo del campo, scoperto a fine 2009, è stato portato a termine in soli 5 anni, un tempo che si posiziona fra i migliori nel settore. Questa eccellente performance è stata ottenuta grazie all’utilizzo di moduli prefabbricati per la costruzione degli impianti di trattamento a terra, per minimizzare i lavori di costruzione.

Cardon IV ha firmato un Gas Sales Agreement con PDVSA per le tre fasi di produzione, fino al 2036. Il gas verrà principalmente utilizzato da PDVSA nel mercato domestico.

Non si tratta, comunque, dell’unica presenza di Eni su suolo venezuelano, poiché è presente anche nel campo ad olio pesante di Junin-5 (PDVSA 60%, Eni 40%), ubicato nella Faja dell’Orinoco, che contiene 35 miliardi di barili in posto certificati. La produzione di Junin-5 è iniziata a marzo 2013.

Eni detiene inoltre una partecipazione nella società mista PetroSucre (PDVSA 74%, Eni 26%) che opera il campo offshore di Corocoro. La produzione attuale di Eni nel Paese è di circa 12.000 boed e supererà i 50.000 boed a fine anno, principalmente grazie alla crescita della produzione di Perla.

Vera MORETTI

Generali cede le quote di Telecom Italia

Il sodalizio tra Generali e Telecom Italia si è sciolto: la società di assicurazioni, infatti, ha ceduto la sua quota del 4,3% che deteneva sul capitale della compagnia telefonica ammiraglia, percentuale che ha un valore ci circa 690 milioni di euro.
Benché tale operazione sia avvenuta ormai qualche settimana fa, la notizia è stata ufficializzata solo in questi giorni.

La decisione della compagnia del Leone è una conseguenza dello scioglimento di Telco, il veicolo finanziario costituito nel 2007 per rilevare il controllo della compagnia telefonica.
Dopo questa operazione Generali, Intesa SanPaolo, Mediobanca e Telefonica si sono viste assegnare direttamente quote della compagnia telefonica, avendo così la facoltà di disfarsene.

Ma questa uscita di Generali dal mondo delle telecomunicazioni segue la politica di Mario Greco, group ceo della società triestina, il quale ha infatti dichiarato: “Già nel 2013 ho detto che non avevamo partecipazioni strategiche e che avremmo disposto nelle maniere più opportune di tutte le vecchie partecipazioni strategiche e questo rimane vero. Siamo una società di assicurazioni e facciamo assicurazioni“.

A queste parole ha fatto eco anche il cfo Alberto Minali, che ha anche smentito voci relative a una vendita a termine della partecipazione: “Abbiamo fatto una protezione sul valore della quota di Telecom Italia, per cui ci siamo protetti da eventuali discese del valore. Non è una vendita“.

Vera MORETTI

Niente di fatto per Exor e PartnerRe

Fumata nera per Exor, che ancora ci sperava di spuntarla nel progetto PartnerRe.
Ma la compagnia di riassicurazione Usa sembra essere più favorevole ad una fusione con Axis Capital, molto poco attratta dalla holding della famiglia Agnelli.

La spiegazione per questo cambio di tendenza è stata data da Axis chiamando in causa direttamente l’impegno che il gruppo italiano ha in Fca, un investimento troppo importante per Exor e quindi in grado di distogliere risorse ed energie dall’eventuale coinvolgimento in PartnerRe.

La compagnia di riassicurazione ha anche preparato un testo, intitolato “Presentazione di documenti che dettagliano i rischi inaccettabili posti dall’offerta inferiore di Exor“, in cui vengono citati tre fattori che spiegano il rifiuto: “La capacità e il desiderio di Exor di chiudere potrebbero risultare notevolmente danneggiati da pressioni finanziarie sulla leva cui avviene la transazione dalla capacità di Exor di far cassa e dai suoi impegni nei confronti di altri investimenti (tra cui Fiat Chrysler). I regolatori e le agenzie di rating probabilmente vorranno esplorare le intenzioni di Exor per PartnerRe, in particolare visti i report frequenti sulla ricerca di soluzioni strutturali per le prossime sfide che riguardano Fiat Chrysler“.

Infine i tempi di esecuzione dell’operazione, che con Exor “non si chiuderà quest’anno” mentre nel caso di fusione con Axis non andrebbero oltre il terzo trimestre.

Vera MORETTI

Enel Green Power si espande in Sudafrica

Continua l’espansione di Enel Green Power sui mercati emergenti. Questa volta la società del gruppo Enel specializzata in energie alternative ha messo a segno un colpo in Sudafrica, dove si è aggiudicata due contratti ventennali per la fornitura di energia con l’utility sudafricana Eskom.

Per Enel Green Power si tratta di ulteriori 280 MW di progetti eolici, inseriti nella quarta fase della gara del cosiddetto REIPPPP (Renewable Energy Independent Power Producer Procurement Programme), programma per le energie rinnovabili, promosso dal Governo Sudafricano in cui Enel Green Power gioca una parte sempre più importante.

Per accedere al programma sudafricano REIPPPP, Enel Green Power ha dovuto partecipare alla gara attraverso alcune società veicolo delle quali ha mantenuto una quota di maggioranza, in partnership con importanti player locali.

I due progetti eolici ai quali parteciperà Enel Green Power si chiamano Soetwater (da 142 MW) e Garob (da 138 MW) e saranno realizzati nella provincia di Northern Cape. Si prevede il loro completamento, con la relativa operatività in esercizio, entro il 2018 e, una volta realizzati, i due impianti saranno in grado di generare circa 1000 GWh all’anno.

L’investimento di Enel Green Power è di circa 340 milioni di euro, in linea con quelli che sono obiettivi di crescita strategica che la società si è data nel proprio piano industriale.

Eni, Umberto Vergine a capo di Midstream Gas & Power

Giri di poltrone in Eni. L’azienda del cane a sei zampe ha fatto registrare uno spostamento e un incrocio di manager ai vertici che fa di Eni sempre più un’azienda dalle “porte girevoli”, in virtù soprattutto delle molte controllate che incorpora al suo interno.

Il cambio ai vertici in casa Eni ha interessato soprattutto Umberto Vergine, ex ad della controllata Saipem, che è subentrato a Marco Alverà a capo dell’area Midstream Gas & Power della casa madre, ovvero la società che controlla l’attività di import del gas in Italia, principalmente dall’Algeria, dalla Russia e dal Mare del Nord.

Vergine, sostituito da Stefano Cao alla guida di Saipem, è di fatto “tornato a casa”, dal momento che aveva guidato questa divisione di Eni nel 2011. Eni ha inoltre istituito la nuova posizione di chief retail market Gas&Power officer per piazzare alla sua guida Marco Alverà; a questa divisione riporterà la direzione retail market Gas&Power guidata da Angelo Zaccari.

Sia Vergine sia Alverà sono a diretto riporto dell’AD di Eni, Claudio Descalzi.

Da Expo 2015 finanziamenti alle imprese agricole

Lo hanno detto e ripetuto in tanti che Expo 2015 sarà anche un’opportunità per le chi fa business, sotto molti punti di vista. Anche sotto quello dei finanziamenti alle imprese. E, essendo il focus di Expo 2015 sull’alimentazione, quali realtà potranno fruire di questi finanziamenti alle imprese, se non quelle dell’agroalimentare?

Va infatti in questo senso l’accordo definito tra Intesa Sanpaolo e la Banca europea per gli investimenti per attivare una linea di credito da 150 milioni di euro di finanziamenti alle imprese piccole e medie del settore agroalimentare italiano.

Un plafond al quale si aggiungeranno altrettanti 150 milioni messi sul piatto dalla stessa Intesa Sanpaolo attraverso Mediocredito Italiano e altre banche del gruppo, per irrobustire i finanziamenti alle imprese agroalimentari.

L’accordo à stato presentato nei giorni scorsi proprio a Expo 2015, nel Padiglione di Intesa Sanpaolo, alla presenza del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, dell’ad della Banca, Carlo Messina, e del vicepresidente della Bei, Dario Scannapieco.

I finanziamenti alle imprese di Bei andranno, stando a quanto specificato nel progetto, alle aziende attive in tutte le filiere del sistema agroalimentare: da quello specializzate nelle produzioni alimentari, alle produzioni agricole, da quelle forestali a quelle ittiche.

Colpo di Saipem in Mozambico

Saipem mette a segno un colpo importante in Mozambico. La società specializzata in oil & gas è stata infatti selezionata, grazie alla sua joint venture Saipem con Chiyoda e Cb&I, come contrattista sviluppare il parco Gnl onshore nel Paese del Corno d’Africa.

Come ha spiegato Saipem, la selezione è però condizionata alla negoziazione e alla stipula di un accordo definitivo prima della decisione finale di investimento da parte della società selezionatrice e delle società partner.

Il parco Gnl onshore per il quale concorre Sapiem è un progetto molto complesso, che prevede due treni per il trattamento di gas naturale liquefatto, due serbatoi di stoccaggio dello stesso gas, stoccaggio di condensati, un molo marino con ormeggio multiplo e tutti i servizi e le infrastrutture associate.

La joint venture tra Saipem, Chiyoda e Cb&I ha un rapporto di lungo periodo con la società selezionatrice per la pianificazione e lo sviluppo del progetto in Mozambico e, come comunica la società, farà forza proprio sull’esperienza delle tre società nel settore del gas naturale liquefatto per realizzare il parco Gnl onshore in Africa.

Brillano i conti di Intesa Sanpaolo

Mentre nei confronti delle imprese continua certa stretta del credito, i conti delle banche migliorano. Questo, almeno, è il caso di Intesa Sanpaolo, che ha da poco pubblicato i conti relativi al primo trimestre 2015. Buoni. E buon per loro.

Intesa Sanpaolo ha infatti più che raddoppiato l’utile netto rispetto al primo trimestre 2014: dai 503 milioni dello scorso anno ai 1064 del 31 marzo. Un utile netto pari a oltre il 50% dei dividendi annunciati per l’esercizio 2015 e, contemporaneamente, il dato trimestrale più elevato dal primo trimestre 2009 per Intesa Sanpaolo.

Con questi numeri aumenta il risultato della gestione operativa, che sale a circa 2.647 milioni di euro che, secondo la nota diffusa dall’istituto bancario, è “il dato trimestrale più elevato dal secondo trimestre 2007, +48,6% rispetto al quarto trimestre 2014 e +30,9% rispetto al primo trimestre 2014“.

Parallelamente calano gli interessi netti, pari a circa 1,9 miliardi contro i 2,1 del primo trimestre 2014, mentre il complesso degli accantonamenti e delle rettifiche di valore nette per Intesa Sanpaolo è pari, nel primo trimestre 2015, a 890 milioni di euro, rispetto ai 1.412 milioni del quarto trimestre 2014 e ai 1.144 milioni del primo trimestre 2014.

Gongola Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo: “Gli ottimi risultati raggiunti nel primo trimestre rappresentano la miglior base di partenza del 2015 e la conferma del ruolo svolto da Intesa Sanpaolo a sostegno della ripresa italiana. Si tratta di una performance che posiziona il nostro gruppo ai vertici europei in termini di crescita dei ricavi e di solidità patrimoniale“.