Tributaristi: non serve un nuovo ordine

Infoiva pubblica in esclusiva un articolo tratto dal numero di giugno del “Giornale delle partite Iva”, il mensile diretto da Francesco Bogliari, pubblicato da Cigra, distribuito da Mondadori e rivolto al vasto pubblico dei professionisti autonomi.

Bisogna perseguire il riconoscimento delle associazioni professionali. E affrontare il problema chiave delle pensioni. Parla Riccardo Alemanno, presidente di Int

di ROSAMARIA SARNO

“Il tributarista è un professionista la cui attività di lavoro autonomo non prevede l’obbligo di iscrizione a Ordini professionali. Opera con codice di attività Iva 692013, è intermediario fiscale autorizzato ai sensi del D.P.R. n. 322 del 22/07/98 e successivi decreti ministeriali, può svolgere quelle attività del settore contabile-tributario non soggette a riserva a favore di altre categorie professionali; come gli altri professionisti del settore economico è soggetto agli obblighi relativi all’antiriciclaggio D. Lgs. n. 56/2004; essendo professionista privo di Cassa di previdenza privata è obbligato al versamento dei contributi previdenziali nel Fondo di Gestione separata dell’Inps ai sensi della legge 335/95.

Inoltre i tributaristi, se iscritti nei Ruoli dei periti e degli esperti in tributi, possono svolgere attività loro demandate per legge contestualmente ad altre categorie, quali l’assistenza e rappresentanza avanti le Commissioni tributarie e l’apposizione del visto di conformità”. Così Riccardo Alemanno, presidente dell’Int, l’Istituto nazionale tributaristi, una delle principali associazioni professionali di settore, illustra il ruolo e le competenze di questo professionista. Per esercitare la professione sono richieste formazione e competenze adeguate. “Bisogna distinguere se il tributarista è iscritto o meno a un’associazione di rappresentanza professionale come ad esempio l’Int”, spiega Alemanno. “Infatti, per chiarezza e correttezza, va evidenziato che per svolgere tale attività non è necessario essere iscritti a  un’associazione. Ovviamente i tributaristi iscritti a un’associazione devono sottostare a regole e obblighi che danno una maggiore garanzia all’utenza”.

I tributaristi iscritti all’Int tra i vari obblighi e regole devono:

• avere svolto un periodo di pratica e/o attività nel settore tra i tre e cinque anni, a seconda del titolo di studio;

• essere abilitati alla funzione di intermediari fiscali autorizzati;

• avere partita Iva con codice 692013;

• sottoscrivere adeguata polizza assicurativa di r.c. professionale verso terzi;

• rispettare il codice deontologico;

• svolgere aggiornamento professionale con verifica su  base biennale.

La professionalità deve partire dall’università

Quanto alle attitudini personali e alle abilità necessarie per poter operare, il presidente Int avverte che sono sicuramente fondamentali una preparazione legata al percorso di studi ed esperienza nel settore, abbinate a un costante aggiornamento professionale: “Oggi più che mai è necessario studiare con grande attenzione le incessanti modifiche e novità normative del comparto tributario che il legislatore non fa di certo mancare.

I tributaristi devono svolgere il proprio mandato con correttezza, serietà e competenza, in una sola parola con professionalità”. Ma qual è la posizione dell’Int rispetto al sistema ordinistico: per l’esercizio della professione chiede l’istituzione di un nuovo Ordine professionale o il riconoscimento delle associazioni professionali? “Noi chiediamo il riconoscimento delle associazioni ai sensi delle direttive comunitarie, ovvero la possibilità di rilasciare un attestato di competenza (che già rilasciamo ai nostri iscritti) che, se inserito in normativa diriconoscimento, permetterebbe ai tributaristi di operare anche negli altri Paesi dell’UE. Abbiamo grande rispetto”, chiarisce Alemanno, “per chi ha intrapreso il percorso dell’Ordine professionale e della successiva iscrizione all’Albo, avendo peraltro un ventaglio di opportunità professionali più vasto del tributarista non iscritto ad Albi o Ruoli, ma il nostro obiettivo non è la  costituzione dell’ennesimo Albo professionale.

Rispettiamo gli Ordini e i loro iscritti, ma esigiamo altrettanto rispetto. Non entriamo nel merito delle loro attività sino a quando le loro iniziative o richieste non rischiano di compromettere la nostra attività. Come già detto, l’iscrizione a un Albo professionale consente di avere prerogative di attività ben più ampie di quelle del tributarista e ovviamente non abbiamo mai contestato tale situazione, ma quando si vogliono creare nuove riserve allora non possiamo stare zitti e fermi. Più in generale, noi abbiamo una visione differente sulla gestione delle professioni, crediamo che sia il sistema delle università che debba dare professionalità. Vuoi fare il libero professionista? Dopo il percorso di laurea, due anni di specializzazione con un sistema coordinato tra università e mondo del lavoro, poi potrai spenderti sul mercato e, se sei bravo, troverai i tuoi spazi. Non siamo d’accordo con l’attuale sistema, troppo autoreferenziale: vorremmo che non ci fossero più diseguaglianze a seconda della latitudine o longitudine della residenza di questo o quell’aspirante professionista.

Come ha affermato una giornalista durante un’intervista, i tributaristi sono dei liberalizzatori ante litteram e, aggiungo io, non sempre compresi e spesso fraintesi; detto questo, devo sottolineare che i rapporti tra i singoli professionisti, siano essi iscritti o meno in Albi, sono spesso volti a una collaborazione professionale, un insegnamento ai dirigenti di Ordini e associazioni professionali, sottoscritto compreso”.

Due le princpali problematiche

Attualmente i tributaristi con partita Iva sono circa 30.000, suddivisi tra coloro che operano con studio o   associazione professionale e coloro che lavorano attraverso società di servizi. “Per quanto riguarda i tributaristi Int”, informa Alemanno, “sono oltre 2.000 gli attuali iscritti di cui 1.850 esercenti attività di lavoro autonomo con partita Iva e i restanti iscritti nella maggior parte dei casi lavoratori dipendenti che desiderano utilizzare i nostri strumenti di aggiornamento professionale per restare sempre al passo con le nuove disposizioni normative e gli obblighi tributari”. Quanto alle problematiche dei tributaristi, il presidente Int sottolinea che sono principalmente due:

“La prima, di tipo tecnico-professionale, si affronta giorno per giorno soprattutto attraverso un continuo aggiornamento e ciò è condiviso con tutti gli altri professionisti del settore; la seconda è causata dalla voglia di  esclusive di talune categorie, voglia che a volte viene soddisfatta dal legislatore o dalle interpretazioni di enti. In tutti e due i casi è fondamentale il lavoro svolto dalle associazioni, per la prima problematica fornendo strumenti di  aggiornamento, per la seconda intervenendo a difesa della categoria nelle sedi competenti e cercando di evidenziare  come il mercato dei servizi professionali sia profondamente mutato rispetto agli anni di creazione degli Albi  professionali. Spesso con risultati positivi, a volte no, ma senza mai abbandonare la strada di una riforma e della  liberalizzazione del settore”. Per quanto riguarda invece i problemi comuni a tutti i liberi professionisti del settore tributario, Alemanno pone l’accento sull’esclusione dai benefici riservati alle imprese di servizi e sul non pieno risconoscimento della loro importanza nello svolgimento della funzione di intermediari fiscali, nonché sulla necessità di dover operare in condizioni di continua emergenza tra norme complesse e scadenze che si susseguono senza soluzione di continuità. “Solo la loro professionalità, e mi riferisco a tutti i professionisti del settore, permette di superare questi ostacoli e di fornire servizi di qualità alla propria utenza. Infine”, aggiunge, “un problema gravissimo per i tributa risti, ma che sta diventando tale anche per chi ha un Cassa di previdenza autonoma, è quello dei contributi previdenziali e di una futura pensione. Noi siamo obbligati, in quanto professionisti privi di Cassa autonoma, al versamento nel fondo di Gestione separata dell’Inps con aliquote oltre al 27%. Un prelievo pesantissimo che impedisce di avere liquidità da investire nella previdenza integrativa. Da anni chiediamo una modifica normativa, ma le esigenze di cassa hanno avuto sempre la meglio sull’equità; anche progetti di legge giacenti in Parlamento prevedono modifiche ma sono rimasti lettera morta. Sono lontani i tempi dei professionisti privilegiati rispetto ad altre categorie”.

I costi per iniziare l’attività e per l’aggiornamento

“È difficile dire con precisione quali sono i costi medi per iniziare un’attività standard come libero professionista perché variano a seconda della sede. Un consiglio è quello di fare investimenti di pari passo con la propria crescita professionale”, suggerisce Riccardo Alemanno. “Comunque oggi il professionista che inizia un’attività deve sopportare costi che un tempo non erano sostenuti nell’ambito di attività professionali: penso alla necessità dei sistemi telematici e dei loro aggiornamenti, di avere un numero adeguato di collaboratori per poter gestire tutti gli obblighi tributari dei propri clienti, delle spese di aggiornamento professionale, di uno studio adatto alle sempre più pressanti esigenze di archiviazione della documentazione. In ogni caso, i costi iniziali minimi di investimento si possono aggirare sui 20.000-30.000 euro escludendo la locazione dello studio o il suo acquisto”. Quanto alle spese generali costanti ordinarie, l’aggiornamento software e hardware richiede circa 10.000 euro annui, altri 20.000-25.000 sono necessari per un collaboratore, 10.000-15.000 per le altre spese di studio, 5.000- 6.000 per l’aggiornamento (libri, riviste, corsi ecc.). “Per questi ultimi, c’è la possibilità di detrarne solo il 50%. Ecco perché cerchiamo di fornire strumenti di aggiornamento di qualità a costi contenuti o come nel caso dell’Int gratuiti per gli iscritti”.


Ecco il FORFETTONE. Professionisti ed Imprenditori: quali novità con la manovra?

Il Consiglio dei Ministri da il via libero al decreto legge contenente la manovra 2011-2014. Una manovra da 47 miliardi che dovrebbe consentire di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014.

Stangata sulle banche, superbollo sui suv e le auto potenti, ritorno dal 2012 del ticket sulla diagnostica e i codici bianchi del pronto soccorso e dal 2014 anche di quelli sui farmaci. Definanziamento delle opere pubbliche per quanto riguarda gli stanziamenti del 2009 non utilizzati e rinvio dei tagli dei costi della politica: li deciderà una commissione. Forfettone fiscale del 5% a favore delle nuove attività che vengono avviate da giovani sotto i 35 anni. I beni culturali entrano nella destinazione del 5 per mille. Queste sono alcune delle novità contenute nel decreto sulla manovra pluriennale per il 2011-2014 su cui il governo ha già annunciato il voto di fiducia.

L’intervento dovrebbe essere di 1,5 miliardi nel 2011, di 5,5 miliardi nel 2012, e rispettivamente di 20 miliardi nel 2013 e nel 2014.

Ma quali saranno le principali novità per il mondo dei Professionisti e delle Piccole Imprese?

  • Casse Professionali: devono prevedere l’obbligatorietà dell’iscrizione per i soggetti già pensionati che percepiscono un reddito dalla loro attività. È previsto un contributo previdenziale soggettivo minimo non inferiore al 50% di quello ordinario.
  • Giovani Imprenditori: dal primo gennaio 2012 i giovani sotto i 35 anni che iniziano una attività potranno usufruire di un forfettone del 5% che vale fino ad massimo di cinque anni.
  • Partite Iva: ci sarà una sanatoria per la mancata dichiarazione di cessazione attività. I titolari di partita iva che non hanno presentato in tempo la dichiarazione possono regolarizzare la loro posizione entro 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto usufruendo di uno sconto sulla sanzione minima. Le partite iva dormienti (inattive da 3 anni) vengono cancellate.

Il progetto di riforma punta a ridurre il numero dei tributi statali (imposte sui redditi, sul valore aggiunto, sui servizi di accisa), alla riduzione a tre sole aliquote per il prelievo dai redditi personali (20%, 30%, 40%) a semplificazioni degli adempimenti tributari, ad agevolazioni specifiche per l’attuazione di investimenti esteri, alla razionalizzazione delle agevolazioni esistenti per una loro concentrazione in regimi di favore essenzialmente su natalità, lavoro e giovani, alla graduale eliminazione dell’Irap.

Aspettando il voto del Parlamento, vi terremo aggiornati sulle novità che ci riguardano più da vicino.

Avvocatesse madri: categoria debole?


Dare attuazione al precetto costituzionale che impone di rimuovere gli ostacoli che limitano l’uguaglianza sostanziale dei cittadini, significa sapere dare il giusto rilievo e peso a situazioni ed eventi (più o meno felici) che ciascuno di noi si trova a dover affrontare nel corso della propria esistenza.

La maternità è una di queste condizioni! Dare la possibilità alle avvocatesse madri di continuare ad esercitare la professione anche nei primi anni di vita dei figli (periodo certamente più critico sotto il profilo della necessità di una presenza costante del genitore), è un grande gesto di civilità e di democrazia.

Per realizzare tale progetto è necessario ridurre al minimo ogni spostamento e concentrare i servizi erogati a favore dei bambini in età prescolare (nido, scuola materna, ecc) all’interno della stessa struttura o quanto meno in strutture adiacenti il Tribunale (qualora vi siano oggettive ed insormontabili carenze di spazio all’interno degli attuali Immobili destinati ad Uffici Giudiziari). Il problema dovrebbe essere affrontato innanzitutto a livello politico, esortando i nostri “governanti” a destinare parte dei fondi erogati per la Giustizia, alla realizzazione di un progetto che preveda la concessione in appalto ad enti privati o, ancor meglio la realizzazione diretta attraverso enti pubblici, dell’attività di asilo nido e scuola materna all’interno del Tribunale, garantendo un accesso agevolato a favore dei figli delle colleghe e dei colleghi.

Il progetto, in caso di concessione in appalto dell’attività a privati, dovrà comunque contemplare l’erogazione di contributi pubblici che coprano, quanto meno parzialmente, i costi di gestione delle strutture (personale, assicurazioni, materiale didattico, ecc). Indire un bando che sia opportunamente reso pubblico e che consenta la presentazione del maggiore numero di offerte, consentirà di poter effettuare una valutazione tra una rosa di candidati più ampia, e ciò sia per assicurare un alto livello qualitativo del servizio ma anche per consentire un risparmio in termini di costi.

L’istituzione di scuole ed asili nido all’interno degli uffici giudiziari, rappresenterebbe la migliore realizzazione del concetto di welfare tipico di Nazioni più progredite quali la Svezia, la Norvegia e la Danimarca, ma soprattutto rappresenterebbe la pena realizzazione dell’articolo 3 della costituzione. Uguaglianza formale, ma anche sostanziale, affinchè il solenne principio secondo cui È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese, non resti solo nobile lettera morta.

A dire il vero, gran parte del lavoro potrebbe già essere avviato mediante un protocollo di intesa o attraverso una convenzione tra i singoli consigli dell’ordine ed il Tribunale. Ovviamente, sarà necessario destinare, nell’ambito del bilancio preventivo, parte delle risorse economiche alla realizzazione del progetto. Non ritengo che i costi siano proibitivi e ciò anche qualora non vi fossero inizialmente finanziamenti pubblici da destinare al progetto (l’erogazione di finanziamenti pubblici presuppone procedure che richiedono molto tempo e, subordinare l’avvio del progetto all’erogazione dei finanziamenti rischierebbe di paralizzarne la realizzazione.

Ritengo che si tratta di qualche cosa di assolutamente realizzabile. Ho sentito parlare di questo progetto ormai da tanti anni, ma non ho mai conosciuto qualcuno che sapesse indicarmi il nome di chi si è realmente e fattivamente prodigato per realizzarlo.

Le pari opportunità si costruiscono non solo quando viene meno una discriminazione, ma soprattutto, quando l’impegno effettivo si sostituisce all’indifferenza o ancor peggio alle demagogiche e propagandistiche buone intenzioni.

Avv. Matteo SANTINI | m.santini[at]infoiva.it | www.studiolegalesantini.com | Roma
È titolare dello Studio Legale Santini (sede di Roma). Il suo Studio è attualmente membro del Network LEGAL 500. || È iscritto come Curatore Fallimentare presso il Tribunale di Roma; Presidente Nazionale del Centro Studi e Ricerche sul Diritto della Famiglia e dei Minori; Membro dell’AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Consigliere Nazionale AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Responsabile per la Regione Lazio dell’Associazione Avvocati Cristiani; Membro dell’I.B.A. (International Bar Association); Membro della Commissione Osservatorio Giustizia dell’Ordine degli Avvocati di Roma; Segretario dell’Associazione degli Avvocati Romani; Conciliatore Societario abilitato ai sensi del Decreto Legislativo n. 5/2003; Direttore del “Notiziario Scientifico di Diritto di Famiglia”; Membro del Comitato Scientifico dell’ A.N.A.C. || Autore del Manuale sul trasferimento dell’Azienda edito dalla Giuffré (2006); Co-autore del Manuale sul Private Equity (2009 Edizione Le Fonti). || Docente di diritto e procedura penale al Corso in Scienze Psicologiche e Analisi delle Condotte Criminali (Federazione Polizia di Stato 2005). || Collabora in qualità di autore di pubblicazioni scientifiche con le seguenti riviste giuridiche: Diritto & Giustizia (Giuffré Editore); Corriere La Tribuna (Edizioni RCS); Notiziario Giuridico Telematico; Giustizia Oggi; Associazione Romana Studi Giuridici; Il Sole 24 Ore; Studium Fori; Filo Diritto; Erga Omnes; Iussit; Leggi Web; Diritto.net; Ius on Demand; Overlex; Altalex; Ergaomnes; Civile.it; Diritto in Rete; Diritto sul Web; Iusseek.

Ravvedimento operoso, le agevolazioni

L’Agenzia delle Entrate ha attivato misure agevolative sulle sanzioni, accessibili in assenza di controlli fiscali e prima della scadenza del termine previsto per il ‘ravvedimento operoso‘.

I contribuenti possono usufruire delle agevolazioni previste anche quando la regolarizzazione avviene in modo frazionato, pagando sanzioni e interessi rapportati al debito versato in ritardo.

L’Agenzia delle Entrate avvia il ravvedimento parziale: agevolazioni sulle sanzioni solo in assenza di controlli fiscali e prima della scadenza del termine previsto per il ravvedimento.

In caso di controlli fiscali, però, decade l’opzione del ravvedimento e per la parte di debito residuo non saranno previste riduzioni sulle sanzioni previste all’articolo 13 del decreto legislativo 472/1997.
Agenzia delle Entrate – risoluzione n. 67/E

 Laura LESEVRE

Il Piemonte aiuta le nuove imprese

Aperto il bando regionale che eroga contributi per la nascita di nuove imprese, conprocedura semplificata “a sportello”.

Le agevolazioni consistono in un finanziamento agevolato a fronte delle spese di investimento ammissibili e in un contributo a fondo perduto erogabile a rimborso parziale delle spese sostenute per l’avvio, l’assistenza tecnica gestionale e la formazione.

Informazioni:
• www.regione.piemonte.it
• www.finpiemonte.info

 

Un bando per l’innovazione per la competitività

Scade il 29 luglio il bando “Innovazione per la competitività”, attivato per favorire l’innovazione delle imprese di Ferrara e provincia.

Nell’ambito delle iniziative promozionali volte a favorire lo sviluppo del sistema economico locale, la Camera di Commercio e la Provincia di Ferrara, in collaborazione con l’Associazione per l’Innovazione di Ferrara, hanno promosso il bando “Innovazione per la competitività”, per:

a) realizzare progetti di innovazione tecnologica e organizzativa nei processi, nei prodotti, nei sistemi aziendali e interaziendali;

b) incrementare la collaborazione e i rapporti con Università e i Centri di Ricerca, per favorire il trasferimento tecnologico e l’applicazione dei risultati della ricerca scientifica;

c)
aggregarsi fra loro per realizzare congiuntamente progetti di ricerca, sviluppo, riorganizzazione, acquisizione ed erogazione di servizi, favorendo il superamento dei limiti connessi alla piccola dimensione.

Link info.

 

Pronti 5ml pro internazionalizzazione

Finanziamenti agevolati fino a 5 milioni sono disponibili per realizzare progetti di internazionalizzazione, da parte di imprese italiane.
I finanziamenti sono assistiti da garanzie sui crediti derivanti dall’export.

Sono finanziabili:
– acquisto, riqualificazione o rinnovo degli impianti e dei macchinari,
– attrezzature industriali e commerciali;
– acquisizione di partecipazioni non finanziarie all’estero;
– acquisto di terreni e loro riqualificazione, immobili e loro ristrutturazioni;
– accordi di cooperazione e di joint venture con imprese estere,
– promozione, pubblicità, tutela di marchi e brevetti, ricerca, sviluppo e partecipazione a fiere internazionali.

Rinnovato l’accordo del 2010 tra BNL e SACE per finanziare l’internazionalizzazione di imprese con fatturato inferiore a 250 milioni, di cui almeno il 10% già realizzato all’estero.

I finanziamenti, la cui durata è tra 3 e 8 anni, verranno erogati da BNL con garanzia da Sace, per un importo massimo del 70% del totale, che dovrà andare da un minimo di 100mila euro ad un massimo di 5 milioni di euro.

Sono ritenute spese ammissibili quelle per acquisto, riqualificazione o rinnovo degli impianti e dei macchinari, nonché delle attrezzature industriali e commerciali; promozione, pubblicità, tutela di marchi e brevetti, ricerca, sviluppo e partecipazione a fiere internazionali; acquisizione di partecipazioni non finanziarie all’estero; acquisto di terreni e loro riqualificazione, immobili e loro ristrutturazioni; accordi di cooperazione e di joint venture con imprese estere.

 

Cucina italiana: premiati ristoratori d’eccellenza in Spagna

Il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, e il presidente della Camera di commercio e industria italiana in Spagna, Marco Pizzi, hanno consegnato a diversi ristoratori italiani in Spagna la targa “Ospitalità italiana – Ristoranti italiani nel mondo”.

Si tratta dell’esclusiva certificazione che viene rilasciata solo dopo un’attenta valutazione da parte di un apposito comitato, composto da esperti tecnici rappresentanti le principali istituzioni ed organizzazioni coinvolte. Per ottenerla, gli esercenti devono dimostrare di rispettare un dettagliato regolamento e sottoporsi a controlli serrati periodicamente.

Tra i premiati vi sono 31 gli indirizzi sicuri e certificati per mangiare veramente italiano a Madrid, Siviglia, Valencia e in altre località spagnole. Altri 22, infatti, sono i ristoranti con sede in Spagna e cuore in Italia – oltre ai 9 già premiati a Barcellona in precedenza.

Attraverso l’iniziativa delle Camere di Commercio sono hanno aderito in totale al progetto 1.131 ristoranti italiani di 41 paesi esteri. Il Presidente di Union camere commenta: “Il calore e l’entusiasmo con il quale i ristoratori italiani all’estero hanno accolto ed aderito alla nostra iniziativa testimonia la bontà dell’idea e la fiducia nei valori dell’italianità che caratterizza i nostri connazionali che vivono nel mondo. E’ un contributo concreto che il sistema camerale italiano e italiano all’estero sta dando alla promozione delle eccellenze del Made in Italy“.

Ad aprile vendite al dettaglio in crescita

Secondo i dati diffusi dall’Istat, le vendite al dettaglio sono tornate a crescere ad aprile. Complice la Pasqua che ha sostenuto il comparto alimentare l’incremento, informa l’Istat, è risultato pari allo 0,4% su base mensile, per un dato tendenziale in aumento del 2,5%, come non accadeva da marzo 2010.A marzo le vendite erano scese dello 0,2% rispetto a febbraio.

Nel confronto con marzo 2011, le vendite di prodotti alimentari aumentano dello 0,8% e quelle di prodotti non alimentari dello 0,2%. Su base annua, invece, le vendite di prodotti alimentari salgono del 4,7%, massimo da febbraio 2008, e quelle di prodotti non alimentari dell’1,5%.

Confrontando i dati con lo stesso periodo dell’anno precedente le variazioni risultano positive del 4,2% per le vendite della grande distribuzione e dell’1,3% per quelle delle imprese operanti su piccole superfici.

Cnf: uniformare i termini di impugnazione dei licenziamenti e dei contratti flessibili per evitare dubbi interpretativi

Il Cnf nei giorni scorsi ha presentato nuove proposte riguardanti diverse discipline, in particolare le priorità sembrano essere il collegato lavoro, uniformare i termini di impugnazione dei licenziamenti e dei contratti flessibili per evitare dubbi interpretativi, disparità di trattamento tra lavoratori e aumento del contenzioso.

Si vuole impedire l’incertezza normativa dettata dal susseguirsi di norme in tema di termini per impugnare i licenziamenti e i contratti di lavoro flessibile (contratti a termine, contratti di collaborazione a progetto etc.). Il collegato lavoro (legge n. 183/2010), infatti, ha esteso ad una molteplicità di vicende nel rapporto di lavoro (contratto a termine, trasferimenti d’azienda, interposizione di mano d’opera) il termine di 60 giorni già previsto per l’impugnativa al licenziamento, introducendo altresì un successivo termine di 270 giorni per il deposito del ricorso, pena l’inefficacia della impugnativa.

Per il Cnf, “la formulazione della norma produce incertezze normative laddove parla di “prima applicazione”, non chiarendo quale sia effettivamente la normativa applicabile e così “non consentendo la sanatoria che si era prefissata, ma introducendo una molteplicità di soluzioni interpretative con evidente danno non solo per la tutela che l’ordinamento ha inteso approntare ma anche per i professionisti”.

Le principali incertezze applicative riguardano il decorso dei 60 giorni per la impugnativa. No è chiaro in sostanza se possono essere sanate  le impugnative dalla locuzione “in sede di prima applicazione”; né se il termine per l’impugnativa dei licenziamenti, per effetto di tale rinvio, sia soggetto alla preesistente normativa (abrogata dal collegato lavoro) o alla nuova normativa, la cui applicazione è sospesa; né quale sia la disciplina per i licenziamenti intimati e impugnati anteriormente alla promulgazione del collegato lavoro.

Il Cnf chiede chiarezza e un’interpretazione univoca, ora si aspetta una risposta dal governo.