Addio assegno di inclusione? Aumenta la povertà

Critiche all’Italia arrivano dall’Unione Europea all’assegno di inclusione. La Commissione Europea esprime perplessità sul meccanismo del riconoscimento del diritto di percepire il reddito di inclusione. I criteri restrittivi (rispetto al reddito di cittadinanza) diminuiscono la fascia dei percipienti e di conseguenza allargano le fasce di povertà del Paese. Questo è il succo delle critiche espresse dalla Commissione europea verso l’Italia.

Cos’è l’assegno di inclusione e a chi spetta

L’assegno di inclusione è una misura volta a sostituire il reddito di cittadinanza. Rispetto alla misura introdotta dal M5S, l’assegno di inclusione ha importi minori e una platea limitata. La misura è rivolta a nuclei familiari che abbiano al loro interno almeno una persona minorenne, con più di 60 anni, con disabilità o seguita dai servizi socio sanitari perché in condizione di grave svantaggio. Il sostegno economico istituito con il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri il 1° maggio 2023 e convertito nella legge n. 85/2023 è vincolato alla partecipazione attiva a percorsi di inclusione sociale e lavorativa costruiti ad hoc sui bisogni del nucleo familiare. Ai beneficiari potrà essere chiesto l’impegno a partecipare ad attività relative alla cura familiare, formative, di lavoro, di politica attiva o a
progetti utili alla collettività.

Perché la Commissione europea critica l’assegno di inclusione?

In base alle analisi svolte dall’Unione europea in media, senza tenere conto dei potenziali effetti della riforma come maggiori incentivi al lavoro, si prevede che l’assegno di inclusione determinerà una maggiore incidenza della povertà assoluta e infantile di 0,8 punti percentuali e 0,5 punti percentuali rispetto al precedente schema

La Commissione non esprime solo critiche, infatti ritiene positivo il fatto che il reddito di inclusione possa essere affiancato anche da attività di lavoro con redditi percepiti fino a 3.000 euro e esprime apprezzamenti anche per la riduzione del periodo di residenza in Italia per poterne beneficiare a 5 anni. Tuttavia, questa riforma riduce significativamente la copertura del reddito minimo

In base alle simulazioni della Banca d’Italia il nuovo meccanismo riduce la platea dei beneficiari del 40% tra le famiglie italiane e del 66% per le famiglie con cittadinanza diversa.

Naturalmente non sono mancate reazioni da parte dell’Italia e in particolare del Ministero del Lavoro che ha sottolineato come le critiche dell’Unione europea non tengano in considerazione l’aumento dell’occupazione in Italia che di fatto riduce la povertà e della dinamicità delle analisi stesse

Piano salva casa e superbonus, arrivano delle novità

Il Piano salva casa promosso dal ministro Salvini non sarà un condono edilizio. Ed arrivano anche delle novità per spalmare i crediti da superbonus.

Piano salva casa, No ad un condono su tutto

Riflettori puntanti  su quello che viene definiti piano salva casa e sulla possibilità di un condono edilizio. Secondo uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri, quasi l’80% del patrimonio immobiliare italiano è rappresentato da abitazioni che presentano piccole o grandi difformità rispetto quanto registrato dal Catasto.  Il condono dovrebbe riguardare la “sistemazione” di difformità di questo tipo.

Ed infatti il Ministro Matteo Salvini lo ha chiarito subito: “Non sarà un condono edilizio perché un condono significa sanare chi costruisce la villetta sulla spiaggia o dove non si può costruire: lì c’è la ruspa. Ma se uno ha dei problemi da anni per una cameretta o un bagno in più, per me quello va regolarizzato”. Ancora non ci sono i dettagli della normativa, ma questo concetto sembra essere molto chiaro.

Piano salva casa, alcune precisazioni

Come anticipato le difformità devono essere regolarizzate dai proprietari di case per difformità dentro le mura di casa. Si tratta di difformità che non devono impattare negativamente sulla sicurezza degli immobili o di azioni che hanno bisogno di permessi comunali, come il permesso di costruire. Pertanto gli immobili dovrebbero avere la “doppia conformità”.

Si prevede che per sanare situazioni realizzate senza permessi o in difformità dai permessi, è necessario che l’immobile sia conforme sia alle regole del tempo nel quale sono stati materialmente realizzati che alle regole del tempo nel quale viene chiesta la sanatoria. Tuttavia la regolarizzazione degli immobili non sarà gratuita. Ci sarà il pagamento di alcune somme che dovrebbero entrare nelle casse dei Comuni e dello Stato.

Superbonus, crediti spalmabili in 10 anni

Novità annunciate anche per quanto riguarda il Superbonus. Arriva l’obbligo di spalmare i crediti del Superbonus a 10 anni. Quindi i crediti da superbonus non saranno spalmabili in 4-5 anni, ma in 10 e sarà obbligatorio. Inoltre come ha anche detto il ministro Giorgetti: nessun provvedimento può essere retroattivo. Escludiamo che ci sia una retroattività, altrimenti avrebbe un impatto fortissimo su imprese, banche e cittadini. Non resta che aspettare l’approvazione del piano casa e delle nuovo possibili regole sul superbonus.

Diminuisce la povertà, dati incoraggianti sulla popolazione italiana

Diminuisce la povertà per le famiglie italiane, ecco cosa rivelano gli ultimi dati sulla popolazione resi noti dall’Istat, e sono buone notizie.

Diminuisce la povertà, l’Italia punta alla ripresa

Dati incoraggianti sulla ripresa dell’Italia e delle famiglie. L’ultima rilevazione dal parte dell’Istat sembra evidenziare segnali di ripresa. Infatti nel 2023, il 22,8% della popolazione italiana è a rischio di povertà o esclusione sociale. Un valore in calo rispetto al 2022 (24,4%) a fronte di una riduzione della quota di popolazione a rischio di povertà, che si attesta al 18,9% (da 20,1% dell’anno precedente). E di un lieve aumento della popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,7% rispetto al 4,5%).

Le persone residenti in Italia che risultano a rischio di povertà sono circa 11 milioni e 121mila individui. La riduzione della popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è invece particolarmente marcata al Nord e il Nord-est. Si conferma la ripartizione con la minore incidenza di rischio di povertà (11%). Mentre la quota di popolazione in questa condizione è stabile al Centro (19,6%). Infine si riduce nel Mezzogiorno, l’area del Paese con la percentuale più alta di individui a rischio (39% rispetto al 40,6% del 2022).

Gli elementi che aiutano le famiglie

Secondo l’Istituto il valore positivo è legato al contributo dell’insieme delle misure di sostegno alle famiglie, quali l’Assegno unico universale per i figli, i bonus una tantum per contrastare l’aumento nei costi dell’energia e le modifiche intervenute nella tassazione. Si ricorda che l’assegno unico è il contributo che spetta a tutti i nuclei familiari in cui vi sono figli a carico di età compresa entro i 21 anni. L’importo mensile è legato all’indicatore della situazione economica equivalente, ed ha un valore minimo di 50 euro.

Nel 2023 l’incidenza del rischio di povertà o esclusione sociale si riduce per tutte le tipologie familiari. In particolare per gli individui che vivono in famiglie con quattro componenti (21,8% rispetto al 24,8% del 2022). Ma anche per le coppie con due figli (20,6% rispetto a 23,4% del 2022) e con un figlio (19% rispetto a 21,3%) che hanno beneficiato del nuovo Assegno unico universale per i figli.

Altre analisi sulla popolazione

Sempre in tema di famiglie, l’Istata ha fatto altre rilevazioni. Per le famiglie numerose aumentano gli individui in condizione di bassa intensità di lavoro, in particolare aumentano se vi sono cinque e più componenti (6,6% rispetto a 5,1% dell’anno precedente) e in caso di coppie con tre o più figli (6% rispetto al 3,5% dell’anno precedente), presumibilmente per una maggiore difficoltà nella conciliazione delle attività di lavoro e cura. Infine, il rischio di povertà o esclusione sociale si riduce per gli individui in famiglie con solo italiani e aumenta leggermente per i componenti delle famiglie con almeno un cittadino straniero (40,1% rispetto al 39,6% del 2022).

Opzione donna 2024, tutti i requisiti necessari per usufruirne

L’opzione donna 2024 è richiedibile per tutto il 2024. Ecco quindi i requisiti necessari per permettere alle donne di andare prima in pensione.

Opzione donna 2024, quando si può richiedere?

Per andare in pensione sfruttando opzione donna 2024 è necessario avere 61 anni e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023.  Con la circolare INPS 3 maggio 2024, n. 59 l’Istituto fornisce i requisiti e le condizioni per l’accesso alla pensione anticipata Opzione donna 2024.

In particolare, possono accedere alla pensione anticipata le lavoratrici che, entro il 31 dicembre 2023, abbiano maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età anagrafica di almeno 61 anni e che, alla data della domanda, si trovino in una delle condizioni indicate nella medesima norma. Inoltre il requisito anagrafico di 61 anni è ridotto di un anno per ciascun figlio, nel limite massimo di due anni. Infine restano confermati anche nel 2024 gli altri requisiti già previsti dalla legge n. 197/2022 (Finanziaria 2023).

Opzione donna 2024, gli altri requisiti necessari

La  nota dell’INPS evidenzia altri requisiti necessari. Infatti al momento della presentazione della domanda la lavoratrice deve trovarsi in una delle seguenti condizioni:

  • svolgere assistenza da almeno sei mesi al coniuge o a un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni d’età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
  • soffrire una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74%;
  • essere lavoratrice licenziata o dipendente da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa.

Le lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese in crisi, possono accedere con 59 anni e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023, a prescindere dal numero di figli.

Come presentare la domanda

La circolare specifica, inoltre, che la decorrenza del trattamento pensionistico non può essere anteriore al:

  • 1° febbraio 2024 per le lavoratrici dipendenti e autonome la cui pensione è liquidata a carico dell’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO);
  • 2 gennaio 2024 per le lavoratrici dipendenti la cui pensione è liquidata a carico delle forme esclusive della stessa.

Le istanze di cui sopra possono essere presentate attraverso i seguenti canali:

  • direttamente dal sito internet www.inps.it, accedendo tramite SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) almeno di Livello 2, CNS (Carta Nazionale dei Servizi) o CIE (Carta di identità elettronica 3.0), seguendo il percorso “Pensione e Previdenza” > “Domanda di pensione” e proseguendo all’interno del servizio “Domanda Pensione, Ricostituzione, Ratei, Certificazioni, APE Sociale e Beneficio precoci”;
  • utilizzando i servizi offerti dagli Istituti di Patronato riconosciuti dalla legge;
  • chiamando il Contact Center Integrato al numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06164164 (da rete mobile a pagamento in base alla tariffa applicata dai diversi gestori)

SMS dell’Agenzia delle Entrate a cosa fare attenzione

L’Agenzia delle Entrate rende noto che sono in arrivo SMS che sembrano provenire dall’Agenzia stessa e che palesano la necessità di comunicare i dati per ottenere degli accrediti. Ecco a cosa prestare attenzione.

SMS dall’Agenzia delle Entrate, ma è una truffa

Tutti sognano di ricevere dei rimborsi di imposte da parte dell’Agenzia delle Entrate e, sebbene avvenga spesso, ad esempio in seguito alla presentazione della dichiarazione dei redditi, non si deve commettere l’errore di fidarsi di comunicazioni che apparentemente arrivano dall’Agenzia delle Entrate, infatti, l’AdE non invia messaggi per richiedere dati. Questa volta si tratta di “smishing”, ovvero di “phishing” tramite sms.

Il messaggio che arriva sul cellulare chiede all’utente di compilare un form con alcuni dati personali in modo che l’Agenzia delle Entrate possa completare la pratica, verificare i dati in suo possesso e mettere in riscossione il pagamento. L’SMS invita a seguire un link per compilare il form e inserendo i dati, gli stessi sono utilizzati per perpetrare la truffa.

Cosa non fare per evitare di cadere nella truffa dell’SMS

L’Agenzia delle Entrate invita i contribuenti a prestare molta attenzione a sms simili e anche a e-mail con tali contenuti. Consiglia agli utenti di non cliccare mai sul link, ma in caso di dubbio contattare l’Agenzia delle Entrate attraverso il sito ufficiale in modo da verificare la veridicità della comunicazione. Per evitare di incappare in truffe si raccomanda anche di prestare attenzione al linguaggio utilizzato, ad esempio l’Agenzia delle Entrate nelle sue comunicazioni non usa mai il “Voi”, seconda persona plurale. È bene prestare attenzione a errori ortografici e grammaticali grossolani.

Ricordiamo che i rimborsi in genere avvengono attraverso il sostituto di imposta, in assenza di sostituto, si può ottenere il rimborso, eventuale, inserendo sul sito dell’Agenzia delle entrate, identificandosi con Cie, Spid o Cns, il proprio codice Iban, infine, in assenza di Iban si procede con assegno.

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Occupazione 2024, si registra un nuovo record per l’Italia

Occupazione 2024 arrivano buone notizie sul fronte delle assunzioni che stanno via via crescendo. Bene anche i nuovi contratti.

Occupazione 2024, cresce il numero dei lavoratori

L’Italia se pur lentamente sta crescendo attraverso l’aumento del numero delle assunzioni. Secondo gli ultimi dati Istat si tratta di circa 70 mila occupati in più mese di marzo, rispetto a quello precedente. Mentre rispetto allo stesso mese del 2023, il dato è di 425 mila lavoratori in più. L’altra buona notizia è che per  la maggior parte si tratta di contratti a tempo indeterminato. Oppure di contratti a tempo determinato, ma con buone possibilità che si trasformino in indeterminato.

In generale le persone impiegate sono pari al 62%. Il dato fa riferimento a persone la cui età è compresa tra i 25 e i 64 anni. E’ un record per il nostro paese, che sta piano piano abbandonando le forme di assistenzialismo come il noto reddito di cittadinanza, a favore di una politica di occupazione e di crescita attraverso la forza lavoro. Un buon risultato che registra via via nei mesi sempre piccole crescite.

Occupazione 2024, buone notizie anche per le donne

Buone notizie arrivano anche dal settore femminile. Infatti aumenta al 53% il numero delle lavoratrici italiane, un dato che anche in questo caso evidenzia una crescita. Si ricorda inoltre che la legge di Bilancio ha prorogato per il 2024 Opzione donna, la misura sperimentale che consente alle lavoratrici di ottenere un trattamento pensionistico con requisiti notevolmente ridotti rispetto a quelli previsti per la pensione anticipata ordinaria.

Il livello di disoccupazione scende la 7,2%. Ma quella che preoccupata è la disoccupazione giovanile che registra una percentuale del 21%. I giovani hanno una bassa occupazione, forse dovuta a fatto che cambia il modo di lavorare, come ad esempio crescono nuove professioni come quella di influencer, il trading online e altre forme di reddito. E’ anche vero che l’andamento demografico mostra, come il numero di giovani italiani, sia diminuito negli ultimi anni. Il motivo principale è che si fanno pochi figli, le guerre, e l’incertezza per il futuro. Tuttavia si parla di circa 4 milioni di giovani inattivi che vanno recupati.

Contratti, settori e previsioni future

In ripresa i settori della tecnologia, dei semiconduttori e dell’elettronica. L’abbassamento dei tassi di interessi, stanno spingendo anche il settore dei mutui e di conseguenza quello dell’immobiliare. Legati alla casa anche tutti i servizi accessori sembrano essere in ripresa. Il mercato del lavoro sta ottenendo buoni risultati anche sul campo dei contratti. Nelle ultime settimane sono stati rinnovati i contratti del comparto alimentare, della grande distribuzione, del commercio e si attende il settore statale.

Le previsioni sembrano essere quelle di crescita, del resto stiamo uscendo da una crisi economica mondiale non indifferente. Infine servono sempre più politiche attive di impiego, soprattutto per donne e per giovani. C’è anche molta attesa degli esiti sull’occupazione aiutati dalle nuove politiche di incentivi per le imprese che assumono, soprattutto gli ex percettori di reddito di cittadinanza e chi ne ha davvero bisogno.

 

 

Mini condono, cosa prevede? Le ultime notizie

Mattero Salvini, ministro delle Infrastrutture, torna a parlare di condono edilizio e in questo caso l’occasione è la presentazione del suo nuovo libro.

Difformità sanabili con il condono edilizio

Dove eravamo rimasti? Il condono edilizio è stato più volte annunciato, nelle ultime occasioni il Ministro ha ribadito che la bozza del decreto sarebbe stata pronta a maggio. Subito la replica del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni che ha ribadito il No a una sanatoria generalizzata e comunque avrebbe vagliato di persona la proposta. Si è quindi parlato di un mini condono e ora sono più chiari i contorni che dovrebbe assumere il provvedimento.

Dovrebbero essere sanabili:

  • difformità di natura formale legate a incertezze interpretative della disciplina vigente;
  • difformità edilizie interne inerenti le singole unità immobiliari a cui i proprietari hanno apportato lievi modifiche come lo spostamento di un tramezzo;
  • difformità  che potevano essere sanate nel momento in cui sono state realizzate, ma che non sono più sanabili a causa della disciplina della “doppia conforme” che impedisce di sanare interventi risalenti nel tempo;
  • cambio di destinazione d’uso degli immobili tra categorie omogenee.

Perché serve un condono edilizio?

L’obiettivo è tutelare i proprietari che non possono vendere o dare in locazione l’immobile in quanto non risulta essere in regola, per interventi che di fatto non minano la sicurezza dell’immobile. Tra le ipotesi vi è anche quella della regolarizzazione degli immobili costruiti prima degli anni Sessanta e da ristrutturare. In questo caso sarà possibile procedere anche se i proprietari non sono in possesso di tutta la documentazione.

Perché si parla di doppia conformità? Questa richiede che un “abuso” per poter essere sanato, oltre ad essere conforme alla disciplina vigente al momento dell’abuso, se non sanato in quel momento, può essere sanato successivamente solo se è conforme anche alle regole ora vigenti. Naturalmente è difficile rispettare i requisiti della doppia conforme e spesso ci si perde nelle pratiche burocratiche.

Naturalmente il condono edilizio non sarà a costo zero, sarà necessario effettuare dei pagamenti, gli stessi dovrebbero essere proporzionali rispetto all’abuso commesso, ma per ora non è dato sapere di più.

Leggi anche: Fotovoltaico da giardino, produrre energia senza toccare il tetto

Fotovoltaico da giardino, produrre energia senza toccare il tetto

Arriva il fotovoltaico da giardino che permette di produrre energia elettrica senza dover istallare i pannelli sul tetto, le novità.

Fotovoltaico da giardino, addio pannelli sui tetti

Andare verso la produzione di energia attraverso le rinnovabili è cosa importante per tutti gli abitanti di questo pianeta. Passare ad un cambiamento radicale è più difficile da attuare. Tuttavia le politiche mondiali sembrano muoversi in tal senso, altrimenti si rischia il collasso del pianeta come lo conosciamo. Pertanto ormai scienziati e ricercatori sono a lavoro per trovare dei sistemi di produzione di energia elettrica alternativa e sempre più efficienti.

La novità riguarda il settore del fotovoltaico. Così dopo lo scaldabagno fotovoltaico, i kit da balcone e tanto ancora, arriva il fotovoltaico da giardino: un kit solare fotovoltaico pieghevole e plug and play. Un nuovo prodotto francese messo sul mercato dalla DualSun, con sede a Marsiglia, in Francia. Società esperta nella produzione di pannelli fotovoltaici per risparmiare sui costi a lungo termine.

Alcune caratteristiche tecniche, come funziona?

Questa soluzione potrebbe essere utile per chi non ha un tetto su cui istallare l’impianto classico. Oppure anche per chi non ha il giusto orientamento per i raggi solari. Il sistema presenta dei pannelli bifacciali TOPCon da 420 W con tecnologia a cellule monocristalline M10. Ogni pannello, del peso di 36 kg, è dotato di tutti gli accessori necessari per l’installazione: un micro-inverter, un dispositivo di gestione, una struttura portante in legno e una connessione elettrica standard.

Questo kit, offerto al costo di 680 euro, consente agli utenti di iniziare a produrre energia elettrica semplicemente collegando il pannello a una presa domestica, facilitando così la diffusione dell’uso del solare. La produzione elettrica annua di energia elettrica è di circa 670 kWh. Infine l’azienda garantisce i suoi pannelli per 30 anni e il micro-inverter per 25 anni.

Fotovoltaico da giardino e non solo

Il Kit fotovoltaico da giardino può essere installato anche in condominio su ampi balconi, terrazze, verande o nel giardino della casa. Quindi l’importante è avere uno spazio, anche piccolo esposto al sole che consente di avere un risparmi immediato sulle bollette dell’energia elettrica.

Sembra che per l’istallazione non sia prevista nessuna autorizzazione richiesta, ma occorre effettuare una comunicazione al distributore locale di energia, e se si abita in condominio anche all’amministratore. Il consiglio è quello di farsi dare un feedback positivo da parte di un elettricista o esperto. Sia per evitare di arrecare eventuali danni, ma anche per garantirsi un installazione corretta.

 

 

Bonus tredicesime, cos’è, come funziona e quando viene erogato

100 euro in più in busta paga nel mese di gennaio 2025, questo è ciò che prevede il bonus tredicesime, ma non mancano polemiche, ecco la struttura del nuovo aiuto ai lavoratori.

Bonus tredicesime per pochi lavoratori

La detassazione delle tredicesime è una misura annunciata e in un certo senso il bonus tredicesime rappresenta una sorta di contentino, infatti, sarà erogato nel mese di gennaio 2025, sarà una misura una tantum, coinvolgerà circa un milione di lavoratori, non tutti quindi.

Il Bonus tredicesime è disciplinato dal decreto Coesione, sarà erogato nel mese di gennaio come misura una tantum ai lavoratori dipendenti con coniuge e almeno un figlio oppure nuclei monogenitoriali, anche con un solo figlio. Insomma non si tratta di una misura per tutti, ma 100 euro lordi in busta paga a coloro che hanno una famiglia da sostenere. Previsto un altro requisito, cioè il reddito non deve essere superiore a 28.000 euro.

Come anticipato, più volte si era parlato di una detassazione delle tredicesime, misura purtroppo impossibile, come annunciato dal ministro Giorgetti, a causa del debito pubblico elevato, attribuito soprattutto ai bonus fiscali riconosciuti negli anni passati. Il problema delle coperture ha portato la misura a slittare nel 2025 e non come detassazione delle tredicesime, cosa che avrebbe comunque portato maggiori entrate a tutti i lavoratori che percepiscono la tredicesima, ma in misura di 100 euro una tantum.

Come sarà erogato il bonus tredicesime

Lo stanziamento previso per la misura è di almeno 100 milioni di euro a valere sul Fondo Coesione, alimentato dai fondi europei erogati ogni 7 anni, all’Italia dovrebbero spettare 43 miliardi di euro da spendere in politiche del lavoro, sociali e di sostegno alle imprese.

Il vice ministro Leo ha parlato di reddito della famiglia, si dovrebbe presupporre quindi che non si tenga in considerazione il reddito del singolo lavoratore, ad esempio se in un nucleo lavorano entrambi i coniugi è più semplice superare il limite reddituale dei 28.000 euro.

Il bonus tredicesime sarà erogato nel mese di gennaio previa dichiarazione del sostituto di imposta inerente i requisiti, che devono essere autocertificati dal lavoratore al datore di lavoro visto che potrebbero esservi redditi di cui il sostituto non è a conoscenza.

Il bonus tredicesime sarà erogato sui redditi del 2024. Critiche sono state espresse dai sindacati e dall’opposizione a causa della platea di beneficiari ristretta.

Leggi anche: La tredicesima mensilità sarà detassata? Ecco le novità annunciate

Sportello semiconduttori, da oggi è possibile presentare la domanda

Al via lo sportello semiconduttori per la presentazione delle domande per sostenere lo sviluppo economico, tutti i dettagli.

Sportello semiconduttori, al via da oggi

Lo sportello semiconduttori è aperto da oggi 30 aprile alle ore 12. Lo sportello permette la presentazione di domande a valere sullo strumento agevolativo dei Contratti di sviluppo, destinato a sostenere la crescita e lo sviluppo tecnologico della catena di approvvigionamento dei semiconduttori.

Si ricorda che il settore dei semiconduttori e dei microchip sta uscendo da un periodo di forte crisi. Pertanto i nuovi incentivi potrebbero essere di grande aiuto per le imprese italiane. Imprese che da sempre si stanno muovendo verso un interesse crescente per il settore tecnologico, in linea anche con le linee guida europee. Ma vediamo nel dettaglio in cosa consistono le domande dello sportello semiconduttori e come presentarle.

L’iniziativa si inserisce nel più ampio contesto di politica industriale che vede l’Unione europea impegnata a rafforzare la catena del valore continentale dei semiconduttori nel medio-lungo periodo, al fine di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la resilienza del settore (Chips Act).

Sportello semiconduttori, la dotazione finanziaria

La dote finanziaria è pari a 3.292.000.000 euro ed è gestita da Invitalia. Le domande possono essere presentate per progetti realizzati in tutto il territorio nazionale. In particolare si possono finanziare i progetti di sviluppo Industriale, tutela ambientale ed, eventualmente, progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, con costi ammissibili non inferiori a 20 milioni di euro. Nello specifico si tratta di progetti, realizzati da una o più imprese, finalizzati:

a) al rafforzamento e allo sviluppo della capacità e dell’industria nazionale di produzione di semiconduttori, attraverso la realizzazione di investimenti concernenti le singole fasi che ne compongono il processo di produzione ovvero più fasi del processo in maniera integrata, e/o

b) alla crescita e allo sviluppo tecnologico delle imprese appartenenti alla catena di approvvigionamento dei semiconduttori

Come presentare la domanda

Possono presentare domanda le imprese – di qualsiasi dimensione – interessate a sviluppare programmi industriali comprendenti progetti di investimento produttivo, per la tutela ambientale e, eventualmente, di ricerca e sviluppo. Per presentare domanda di agevolazioni sarà necessario:

  • essere in possesso di una identità digitale (SPID, CNS, CIE);
  • accedere alla nuova Area Personale per compilare direttamente online la domanda, caricare il business plan e gli allegati;

Per concludere la procedura di presentazione della domanda è necessario disporre di una firma digitale e di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC). Al termine della compilazione del piano di impresa e dell’invio telematico della domanda e dei relativi allegati, verrà assegnato un protocollo elettronico. I modelli sono scaricabili sul sito di Invitalia insieme a tante altre informazioni relative ai progetti finanziabili.