Obbligo di tutele anche per le imprese familiari

E’ stato deciso, con la sentenza n. 20406/2017 della Corte di Cassazione, che le disposizioni di sicurezza per l’utilizzo delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuale previste dal decreto legislativo n. 81/2008, il Codice Unico della Sicurezza, si applicano anche altre imprese familiari.
Questo significa che il premio INAIL è dovuto anche per i collaboratori dell’impresa familiare e che, in caso di decesso per infortunio sul lavoro, deve essere riconosciuto alla moglie del collaboratore deceduto la costituzione della rendita.

Con la stessa sentenza la Cassazione ha stabilito anche il diritto dell’INAIL alla rivalsa, nel caso in cui il titolare non abbia predisposto adeguate misure di sicurezza, anche se con il collaboratore familiare non c’è rapporto di subordinazione.

In questa particolare sentenza, i giudici hanno riconosciuto alla titolare di un’impresa familiare, coniuge del lavoratore deceduto per infortunio professionale, il diritto alla costituzione della rendita come superstite, confermando la compensazione con quanto richiesto dall’INAIL a titolo di rivalsa per i premi non versati come datrice di lavoro.

La decisione è stata motivata ricordando che:

  • la legge prevede che la titolarità dei poteri di organizzazione e gestione anche in materia di sicurezza sul lavoro rimangono in capo all’imprenditore;
  • alla titolarità dei poteri di organizzazione e gestione posti in capo all’imprenditore corrisponde simmetricamente il dovere di predisporre le necessarie misure di sicurezza a favore dei partecipanti che prestano l’attività soggetta a rischio assicurabile;
  • i partecipanti all’impresa familiare che prestano la loro opera in maniera continuativa nella stessa impresa rientrano comunque tra i soggetti assicurabili INAIL.

Vera MORETTI

Industria 4.0 spinta del recupero degli investimenti

Si è svolto a Torino il G7 ministeriale su Industria e ICT.
In particolare, per quanto riguarda la ripresa degli investimenti, sono stati trattati i temi riguardanti la Nuova Rivoluzione della Produzione, “Next Production Revolution – NPR” che è basata su robotica, intelligenze artificiali applicate alla manifattura, stampa 3D e big data.

Si tratta di cambiamenti radicali che interesseranno il mercato del lavoro e che influenzeranno profondamente l’economia italiana, che già nella prima metà del 2017 è stata caratterizzata dalla ripresa degli investimenti, che già si era rimessa in marcia lievemente nel 2015 (+1,4%) e rafforzata nel 2016 (+3,1%) e ulteriormente nel 2017 (+3,2% negli ultimi quattro trimestri, tra III trimestre 2016 e II trimestre 2017).

Il recupero degli investimenti è sostenuto dal Piano Industria 4.0, con una serie di incentivi e detassazioni, come iper-ammortamento e credito di imposta in ricerca e sviluppo.
Questo progetto sta funzionando bene, considerando che negli ultimi quattro trimestri gli investimenti sono saliti del 4,8%. A maggio, inoltre, i nuovi ordinativi per macchinari degli ultimi dodici mesi salgono del 4,6%, aumento trainato dall’eccezionale +9,1% degli ordini interni, il tasso di crescita massimo degli ultimi 5 anni.

Nel mese di maggio il fatturato delle imprese produttrici di macchinari ha segnato un rialzo del 2,9%, completamente indotto dal mercato interno che segna un aumento del 7,1% mentre ristagna (-0,3%) il fatturato estero. Sale anche l’attività ad alta vocazione artigiana dell’installazione dei macchinari e la loro integrazione nel processo di produzione, settore in cui il 42,1% degli addetti lavora nelle imprese artigiane: nei primi sette mesi del 2017 la produzione di installazione di macchine ed apparecchiature industriali sale del 5,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il sostegno degli incentivi sta riportando gli Investimenti al netto delle costruzioni verso i livelli medi del periodo pre crisi (2000-2007) e manifestando segnali positivi sulla domanda di lavoro.

Vera MORETTI

La Cina in tour nei distretti italiani dell’arredo

Una delegazione cinese appartenente ad importanti aziende del settore real estate ha effettuato in Italia un tour tra i più conosciuti distretti dell’arredo e del design Made in Italy.

Si tratta di nomi già noti, anche agli appassionati di sport, come Suning, ma anche Greentown Property Group e Hainan Jianfeng Group. Questa delegazione è stata accompagnata da Federlegno Arredo Eventi che ha organizzato l’iniziativa in collaborazione con Ice.

L’obiettivo è quello di far conoscere le realtà produttive italiane e favorire lo sviluppo dei rapporti commerciali, non solo per le aziende già conosciute e ben consolidate anche in Cina, ma anche per quelle che si addentrano in questo mercato per la prima volta.

Il tour è partito da Milano e Brianza, con la visita allo showroom di Visionnaire e alla fabbrica-museo di Molteni&C. E’ poi proseguito in Veneto dove, oltre a due aziende del mondo dell’arredo, Atmosphera e Caccaro, il gruppo ha avuto modo di conoscere Secco Sistemi, azienda produttrice di sistemi integrati per serramenti e facciate, e Citco, azienda del veronese produttrice di superfici in marmo. La terza tappa è sbarcata prima in Emilia Romagna con Sicis, e poi a Pesaro-Urbino con Scavolini. L’ultima tappa del tour è stata la Toscana dove la delegazione è stata in ben quattro aziende: Formitalia, Tosconova, Maggi Massimo e Savio Firmino.

Questo progetto sarà seguito da un altro importante evento, ovvero la seconda edizione del Salone del Mobile Milano. Shanghai, che si svolgerà dal 23 al 25 novembre allo Shanghai Exhibition Center con il meglio della produzione del Made in Italy con oltre 100 marchi in un’area espositiva molto estesa.
In quell’occasione, torneranno il Salone Satellite dedicato ai giovani designer emergenti e le Master Classes, che offriranno notevoli possibilità di incontro e di confronto tra le due culture.

Vera MORETTI

Le imprese di Calabria a scuola di export

Le imprese del settore agroalimentare calabresi sono state inserite in un programma che vede Confartigianato Calabria e ICE-Agenzia collaborare per dare la possibilità alle pmi di confrontarsi direttamente con gli operatori esteri e capire se i propri prodotti hanno chance ed attrattiva nei confronti dei mercati esteri.

Capire, dunque, le opportunità commerciali di export delle imprese italiane del settore agroalimentare è il principale obiettivo di questa collaborazione, e cruciale, considerando l’impatto che i prodotti di questo comparto esercitano all’estero, secondi solo al manifatturiero.

L’evento prevede una prima fase, che avrà luogo a novembre 2017 e per il quale sono state selezionate 25 imprese, e che si dedicherà allo studio approfondito dei paesi target e le tecniche di packaging e comunicazione. A gennaio 2018, invece, ci sarà la possibilità di incontrare i 10 buyers provenienti da Belgio, Austria, Ungheria, Corea del sud, Spagna e Svizzera.

Si tratta indubbiamente di una opportunità importante e da non perdere, poiché i mercati esteri sono molto aperti alla possibilità di importare prodotti italiani, e i numeri lo dimostrano: nel 2016, le esportazioni delle micro e piccole imprese italiane hanno superato i 117 miliardi di euro, con un incremento dell’1,3% rispetto all’anno precedente.
Sono proprio i mercati esteri a sostenere le piccole imprese italiane, che sono uscite dalla crisi malconce e penalizzate da un mercato interno ancora in difficoltà. E, in questo caso, la Calabria è tra le ultime regioni per numero di imprese che esportano.

Roberto Matragrano, Presidente di Confartigianato Calabria, ha dichiarato in proposito: “Questa è un’occasione di business per le imprese associate per conquistare nuove e più ampie fette di mercato. L’agroalimentare è uno dei principali comparti della nostra economia regionale, che in termini di export ha già conseguito importanti risultati nel corso del 2016, confermati al rialzo nel primo semestre dell’anno in corso, e che, unitamente agli altri settori, dobbiamo e vogliamo sostenere con iniziative di questo genere“.

Vera MORETTI

Gli ingegneri scrivono al Miur per la formazione terziaria

E’ stato inviato, dal Consiglio nazionale Ingegneri al sottosegretario del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, un documento, ancora in stato di bozza, relativo alla formazione terziaria elaborato dalla cabina di regia nazionale per il coordinamento del sistema di istruzione tecnica superiore e delle lauree professionalizzanti.
Questi nuovi percorsi formativi dovranno necessariamente essere distinti sia dalle classi di Laurea di primo di primo livello sia dalle classi di laurea magistrale.
Inoltre, per quanto riguarda i passaggi da un percorso accademico all’altro, è stato chiarito dagli ingegneri che ciò è possibile solo per accedere ai corsi di Laurea di primo livello ma non a quelli di laurea magistrale. L’accesso a questi ultimi dovrà restare riservato ai soli possessori di Laurea di primo livello. Le nuove lauree professionalizzati a carattere potranno abilitare all’esercizio di una unica e specifica professione.

I contenuti abilitanti dei nuovi percorsi accademici, soprattutto per le professioni che riguardano l’area tecnica, saranno circoscritti alle mansioni esecutive e di supporto alle prestazioni più complesse, che rimarranno ovviamente di competenza dei professionisti con percorsi accademici di livello più elevato.

Altro tema importante è quello delle risorse finanziarie, per il quale è previsto un incremento del finanziamento a favore degli Its ma questa misura non è sufficiente a permettere alle Università di svolgere tutte quelle complesse attività necessarie allo sviluppo di un nuovo percorso accademico, che sia effettivamente differente nei contenuti e negli obiettivi da quelli esistenti.

Vera MORETTI

Imprese culturali e creative in ripresa

Sono stati anni difficili per le imprese culturali e creative, ma ora pare che il peggio sia passato e che finalmente stiano rialzando la testa, registrando dati positivi sia per l’andamento economico (per il 17,7% nel 2016-17 e per il 32% nel 2018-19) sia per i ricavi (per il 14% nel 2016-17 e per il 18,1% nel 2018-19).

Si tratta di dati emersi dall’indagine La cultura che crea valore, realizzata da Confcommercio-Imprese per l’Italia e Agis, in collaborazione con Format Research, sulle sensazioni delle imprese culturali e creative, e anche sui consumi culturali degli italiani.

Ciò che fa ben sperare sono anche le stime del settore per il prossimo biennio, che sono positive per l’88% delle imprese del settore, così come positiva è la ripresa della capacità di fare fronte al fabbisogno finanziario (per il 10,7% nel 2016-17 e per il 13,4% nel 2018-2019).

Nonostante questi segnali, comunque, tre imprese su quattro hanno espresso il loro parere negativo circa il costo della burocrazia e le politiche pubbliche considerate inadeguate, quindi di ostacolo alla ripresa del settore, mentre oltre l’80% è d’accordo sulla coesistenza tra l’offerta culturale pubblica e privata e oltre il 95% sull’idea di un palinsesto di eventi condiviso.
L’86,1% vorrebbe una maggiore interconnessione tra la promozione turistica e le attività culturali.

Se, inoltre, il trend dei consumi culturali è positivo, soprattutto nelle città di Milano, Roma e Bologna, bel il 90% degli italiani vorrebbe una migliore accessibilità, una migliore comunicazione e formule di pagamento più efficienti renderebbero più fruibile l’offerta culturale sia pubblica che privata.
Ad essere apprezzata è soprattutto la varietà di spettacoli (per il 78,9%), seguita dal numero e dalla qualità delle attività culturali e commerciali connesse a cinema e teatri (74,7%) e dalle novità introdotte nei palinsesti (70,8%).

Vera MORETTI

Sanità in netto ritardo con i pagamenti ai fornitori

Un debito di 22,9 miliardi di euro è quanto la sanità italiana ha accumulato nei confronti dei suoi fornitori.
Nonostante sia in calo, il debito non rientra ancora sui limiti fisiologici, con criticità urgenti soprattutto nel Mezzogiorno, dove le Asl sono in evidente affanno con i pagamenti, e ciò mette in seria difficoltà molte piccole e medie imprese.

Tra le cause di questo problema davvero spinoso c’è anche la disparità delle forniture, che, come ha dichiarato Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, “continuano ad essere acquistate con forti differenze di prezzo tra le varie regioni. Se, come ha avuto modo di denunciare la Fondazione Gimbe, nella sanità italiana si annidano circa 22,5 miliardi di euro di sprechi, è verosimile ritenere che una parte dei ritardi nei pagamenti sia in qualche modo riconducibile alle distorsioni sopra descritte. In altre parole, non è da escludere che in alcune regioni, in particolar modo del Sud, avvengano degli accordi informali tra le parti per cui le Asl o le case di cura impongono ai propri fornitori pagamenti con ritardi pesantissimi, ma a prezzi superiori rispetto a quelli, ad esempio, praticati nel settore privato”.

Renato Mason, segretario della CGIA, ha poi aggiunto: “Nonostante l’ammontare degli sprechi, sarebbe sbagliato generalizzare. E’ importante sottolineare che la nostra spesa sanitaria pubblica è inferiore di un punto percentuale di Pil rispetto a quella francese e di 0,5 punti rispetto a quella britannica. Inoltre, l’ottima qualità del servizio reso a molti cittadini italiani, soprattutto del nord Italia, non ha eguali nel resto d’Europa”.

Guardando le cifre, la sanità regionale più indebitata è quella del Lazio, con 3,8 miliardi di euro, seguita dalla Campania con 3 miliardi di euro, la Lombardia con 2,3 miliardi, la Sicilia e il Piemonte entrambe con 1,8 miliardi di euro ancora da onorare.
Considerando invece la popolazione residente, primo è il Molise, con 1.735 euro pro capite. Seguono il Lazio con 644 euro per abitante, la Calabria con 562 euro pro capite e la Campania con 518 euro per ogni residente.

Peggiore pagatrice dell’anno scorso è stata la Asl del Molise, che ha pagato i propri fornitori con un ritardo medio ponderato di 390 giorni. L’Asp di Catanzaro, invece, ha saldato i propri debiti dopo 182 giorni, mentre l’Asl Napoli Centro dopo 127 giorni. Le aziende sanitarie più virtuose, invece, sono state l’Usl Umbria 1 e l’Azienda sanitaria universitaria di Trieste. Addirittura in questi due casi il saldo è avvenuto con anticipo, rispettivamente di 24 e 13 giorni.

Considerando i tempi di pagamento relativi alle forniture di dispositivi medici, del 2016, in Molise il saldo della fattura è avvenuto mediamente dopo 621 giorni, in Calabria dopo 443 giorni e in Campania dopo 259 giorni.
In teoria, i pagamenti delle strutture sanitarie dovrebbero avvenire entro 60 giorni dall’emissione della fattura, ma nessun valore medio regionale rispetta questo termine e per questo motivo da giugno 2014 è stata aperta dalla Commissione europea una procedura di infrazione contro l’Italia, ritenuta responsabile d aver violato la Direttiva europea sui ritardi di pagamento entrata in vigore nel marzo 2013, ad oggi ancora in corso.

Vera MORETTI

I mestieri di una volta ancora molto presenti in Italia

Nonostante Milano sia sempre un passo avanti rispetto a tante città italiane, anche e soprattutto per quanto riguarda tecnologia ed innovazione, sembra che nel capoluogo lombardo anche i mestieri di una volta resistano, alla faccia della modernità, e alla faccia della crisi.

A testimoniarlo sono i dati della Camera di Commercio di Milano, che nel secondo trimestre 2017 attestano l’esistenza di 826 mila imprese di questo tipo in tutta Italia, e ben 60 mila nella sola Lombardia.
Il settore, dunque, si mantiene stabile, con un -1% in un anno.

Quali sono i settori in questione? I principali sono quelli relativi ad agricoltura (723 mila), produzione di pane e dolci (30 mila), commercio tradizionale con tessuti, panifici, latterie (22 mila) e lavanderie (20 mila), sarti (10 mila).
Si tratta di mestieri che, nella loro semplicità e tradizione, offrono opportunità di lavoro a circa un milione di addetti nel Paese e 114 mila in Lombardia.

Occorre comunque puntualizzare che il settore resiste anche grazie alla massiccia presenza di stranieri, che svolgono queste attività in 24 mila nell’intero Paese e 3 mila, corrispondenti al 3% totale, in Lombardia (5%).
Prime per attività in Lombardia sono Brescia (12 mila imprese e 16 mila addetti), Milano (9 mila e 27 mila addetti), Mantova (8 mila e 10 mila addetti) e Pavia (7 mila imprese e 8 mila addetti). Ed è proprio Milano che cresce dello 0,5% grazie anche agli stranieri (+5,7%), che pesano il 16% dei settori tradizionali.

Vera MORETTI

Parte Tecnonidi, progetto per finanziare le pmi pugliesi

E’ attiva da oggi la piattaforma telematica per presentare la domanda di partecipazione a Tecnonidi, un progetto lanciato dalla Regione Puglia dedicato alle piccole imprese che vogliono investire in tecnologia.

Si tratta di una dotazione di 30 milioni di euro che finanzierà piccole imprese appena costituite, o comunque operative da un massimo di cinque anni, ovviamente attive in territorio regionale, e che vorranno avviare o sviluppare piani di investimento a contenuto tecnologico appartenenti ad una delle aree di innovazione, quali Manifattura sostenibile, Salute dell’uomo, Comunità digitali, creative e inclusive, o delle tecnologie chiave abilitanti individuate dalla Regione Puglia nel documento Smart Specialitation Strategy.

Il singolo progetto imprenditoriale dovrà avere un importo complessivo compreso tra 25mila e 350mila euro, di cui massimo 250mila euro destinati ai costi di investimento e 100mila euro destinati ai costi di funzionamento.

A presentare questa importante iniziativa sono stati i dirigenti di Puglia Sviluppo, i quali hanno voluto illustrare, durante la presentazione del progetto, alcune novità salienti, a partire dalla concessione delle agevolazioni, che per i costi di investimento è pari all’80% dei costi ammissibili ed è costituita da una sovvenzione (40% del totale) e da un prestito rimborsabile (40% del totale).

L’agevolazione per i costi di funzionamento è pari all’80% delle spese ammissibili. Il bando è a sportello, ovvero fino ad esaurimento della dotazione finanziaria.

E’ possibile accedervi online, collegandosi direttamente con il sito Sistema.puglia.it.

Vera MORETTI

Agricoltura biodinamica sempre più Made in Italy

L’agricoltura biodinamica Made in Italy sembra godere di ottima salute, tanto da essere aumentata del 20% in un solo anno.
Si tratta di un dato reso noto dall’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, in occasione del Sana, seminario che si è tenuto a Bologna l’8 settembre scorso e dove è stato organizzato un seminario che affrontava il tema.

Carlo Tricarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, ha dichiarato in quell’ambito: “Il seminario di oggi è un’occasione unica di incontro con i buyer tra i più importanti del settore biologico e biodinamico. All’estero aumenta la domanda di prodotto biodinamico italiano, ormai ben oltre l’offerta oggi vogliamo mettere la basi per organizzare i rapporti con la domanda e rafforzare l’organizzazione dei produttori per rispondere a questa opportunità. Inoltre si affronterà il tema dell’iter per l’ingresso qualificato delle aziende nel sistema biodinamico a protezione della qualità”.

Nel mondo ci sono più di 2 milioni di ettari coltivati in modo biodinamico e certificati, ma sono molto più numerose le aree agricole dove si produce secondo le pratiche agronomiche biodinamiche. L’Italia è al terzo posto, dopo Germania e Francia, tra i Paesi europei per superficie destinata all’agricoltura biodinamica e conta oltre 4.500 aziende che ne applicano le tecniche, tra cui alcune grandi realtà. Più del 50% di quanto raccolto e trasformato in Italia viene esportato in Giappone, Usa e Scandinavia.

La biodinamica ha il pregio di rafforzare i terreni, renderli fertili e più resistenti alla siccità, nonché al dissesto idrogeologico, argomento sempre più attuale e cruciale nel mondo. Inoltre, il modello agricolo attuato dalla biodinamica crea aziende più forti sul mercato, anche quando si parla di prezzi, perché i prodotti biodinamici sono pagati al produttore di più rispetto ai convenzionali, garantendo una stabilità complessiva maggiore delle aziende biodinamiche.

Vera MORETTI