Auto italiana, esci dal freezer!

di Davide PASSONI

Noi di Infoiva, lo sapete, siamo degli inguaribili ottimisti. Sì, è vero, in questo periodo ci capita di dare più spesso notizie brutte (se non nere o nerissime), ma la realtà è difficile da negare e a nessuno giova nascondere la testa sotto alla sabbia.

Prendiamo la situazione del settore auto, per esempio. Dopo i dati sulle immatricolazioni in Italia diffusi una decina di giorni fa, non potevamo restare indifferenti e abbiamo deciso di approfondire i perché di un settore in crisi. Un settore che, nel nostro Paese, è fatto da un solo, grande (o ex grande…) player e da una miriade di piccoli che lavorano per lui ma anche per le grandi case estere. Un settore per il quale qualunque contrazione, grande o piccola che sia, ha delle ripercussioni immediate su aziende le quali, per quanto eccellenti e tecnologicamente avanzate, non sono sufficientemente strutturate per reggere botte di decrementi a due cifre. Con un conseguente, grave danno per l’intera economia del Paese.

Ecco il perché della nostra cavalcata attraverso le associazioni che, a vari livelli, rappresentano la filiera dell’auto italiana. Dalle bordate di Anfia ai dubbi di Federauto, dai numeri di Unrae alle rivendicazioni di Federcarrozzieri fino allo scenario fosco dei veicoli commerciali. Cifre, tendenze, scenari che dipingono una situazione in stallo ma che, da inguaribili ottimisti, ci sforziamo di proporvi perché possiate farvi un’idea di come stiamo e pensare, insieme agli attori della filiera, a come uscire dal tunnel. Parlando di auto, ci sembra un’espressione più che adeguata…

Leggi l’intervista al presidente di Anfia

Leggi l’intervista al presidente di Federauto

Leggi l’intervista al direttore generale di Unrae

Leggi l’intervista al presidente di Federcarrozzieri

Leggi le cifre sul mercato italiano dei veicoli commerciali

Veicoli commerciali? Magari…

Quando si pensa a un mercato dell’auto in crisi, si pensa a centinaia di migliaia di berline, station wagon, monovolume, city car e affini che giaccione mestamente nei parcheggi dei grandi costruttori, invendute. In realtà, l’altra metà del cielo automobilistico è costituito dai veicoli commerciali, una componente non di secondo piano nel mondo delle quattro ruote, specialmente per buona parte dei lettori di Infoiva: artigiani, commmercianti, professionisti, per i quali l’auto o il furgone non sono un bene come un altro ma un vero e proprio partner, il cui acquisto è, molto spesso, un investimento.

Ebbene, anche in questo settore stiamo messi maluccio. Dopo le critiche e le analisi, di Anfia, Unrae, Federcarrozzieri e Federauto era difficile pensare il contrario. Calo delle immatricolazioni a doppia cifra, costruttori in panne quanto i loro mezzi, previsioni tutt’altro che rosee. Brutto sintomo. Perché se il veicolo commerciale frena, significa che il primo attore dell’economia italiana, il suo utilizzatore, ha grossi problemi a poterselo permettere. E se questi problemi esistono, è perché ne esiste uno più grande che si chiama crisi.

Leggi le analisi sull’andamento delle immatricolazioni di veicoli commerciali

Italia o estero, l’auto si è fermata

E gli stranieri? Nella sua intervista pubblicata lo scorso lunedì su Infoiva, il presidente di Anfia Roberto Vavassori aveva affermato che il calo della domanda di auto in Italia “riguarda per il 70% veicoli esteri“. Oggi vediamo che cosa ne pensa Unrae, l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, che per bocca del suo direttore generale, Romano Valente parla di cifre diverse ma di una situazione sostanzialmente grigia.

In un mercato sempre più globalizzato, infatti, non ha senso guardare alla crisi di un costruttore straniero come all’opportunità per un costruttore (perché uno solo, grande, ne abbiamo…) italiano. Produttori in crisi, di qua e di là delle Alpi, significano ripercussioni sull’indotto di casa nostra, visto che in questo settore la filiera è piuttosto lunga e, ci si passi il termine, transnazionale. Per cui altro che mors tua, vita mea. Qui, italiani o stranieri, siamo tutti sulla stessa barca… pardon, sulla stessa auto. E se il motore grippa, siamo tutti a piedi. Nell’attesa che il carro attrezzi della ripresa passi per farci ripartire.

Leggi l’intervista a Romano Valente, direttore generale di Unrae

L’auto in Italia non si vende, si aggiusta

 

Siamo partiti dal Presidente di Federauto, passando per il mondo variegato delle concessionarie in Italia. Oggi Infoiva focalizza la sua attenzione su un altro tassello fondamentale del settore automobilistico in Italia: le carrozzerie. Tappa obbligata per chi incorre in sinistri o provoca danni alla propria autovettura, ma anche porto sicuro quando gli italiani, con le tasche svuotate da crisi e pressione fiscale, e meno disposti a spendere, decidono di riparare la cara vecchia auto. Il nuovo può attendere momenti più propizi.

Ne abbiamo discusso con il Presidente della neonata Federcarrozzieri, Davide Galli, l’associazione che riunisce le carrozzerie indipendenti in Italia. Il bilancio non è dei più rosei: in Italia dilaga il sommerso e il controllo dello Stato è praticamente assente. Federcarrozzieri chiede più rispetto delle regole e un mercato più liberale, che non sia appannaggio delle ‘solite’ compagnie assicurative.

Leggi l’intervista a Davide Galli, Presidente di Fedecarrozzieri

 

Crisi dell’auto, le colpe di governo e costruttori

Nell’intervista pubblicata ieri su Infoiva, il presidente di Anfia Roberto Vavassori ha fatto un’analisi cruda ma lucida e realistica delle difficolta che, in Italia, affliggono la filiera del settore auto. Uno dei protagonisti di questa filiera è senza dubbio il comparto delle concessionarie.

Federauto le rappresenta e per bocca del suo presidente, Pavan Bernacchi, lancia l’allarme sulla tenuta del sistema, avanza proposte per ridare ossigeno al mercato ma formula anche dure accuse tanto al governo quanto ai costruttori. Perché se la crisi è di sistema, per uscirne bisogna fare sistema anziché procedere in ordine sparso. E se un attore va a fondo, si trascina dietro tutti gli altri.

Leggi l’intervista al presidente di Federauto Filippo Pavan Bernacchi

Le agenzie di viaggio: giù l’Iva sul nostro comparto

Chiudiamo la settimana dedicata a un primo bilancio sulla stagione estiva al declino, sentendo chi del turismo fa una professione pur senza avere un hotel. Parliamo delle agenzie di viaggio, che sono quasi sempre delle piccole imprese e che, per questo, sono molto esposte alle turbolenze di questa crisi carogna.

Per il presidente di Fiavet, associazione che riunisce le agenzie di viaggio, il quadro è chiaro: calo delle prenotazioni a due cifre in tutte le regioni, 2 e 3 stelle in forte sofferenza e un umore nero per via delle normative di rendicontazione fiscale che, nel voler introdurre la trasparenza e combattere l’evasione, finiscono per ostacolare il lavoro e la produttività di tutti i giorni. E, infine, una richiesta chiara: giù l’Iva per l’intero comparto.

Leggi l’intervista al presidente di Fiavet Fortunato Giovannoni

Turismo in crisi? Il governo è il grande assente

Quella appena trascorsa è stata una lunga settimana per Infoiva. La prima, vera settimana di rientro dalle vacanze che abbiamo deciso di impegnare proprio cercando di fare un primo bilancio della stagione in via di chiusura. Ci abbiamo visto lungo, dal momento che in settimana sono uscite le prime stime elaborate da Federalberghi

E siccome ci abbiamo visto lungo, abbiamo voluto andare sul territorio a sentire alcune delle più importanti Federalberghi locali, per tastare il polso degli operatori che ogni giorno “si sporcano le mani”. Le istanze che abbiamo raccolto sono state molto simili tra loro: la tassa di soggiorno? Una jattura. L’Imu? Una rapina? Le misure del governo a sostegno del turismo? Inesistenti.

Insomma, chi più chi meno, gli operatori locali hanno passato un’estate vissuta pericolosamente, confortati unicamente dal bel tempo di agosto (dopo un giugno e un luglio altalenanti) e già proiettati con molti timori chi alla stagione invernale, chi all’estate 2013. Con un solo, unico auspicio: che gli italiani, la prossima estate, abbiano di che spendere per le ferie.

 

Federalberghi Emilia: lasciateci liberi di fare impresa

Confturismo Veneto: investire nel settore, via tasse e rigidità

Più città d’arte, meno mare in Toscana. La parola a Paolo Corchia

Estate all’ombra del Colosseo. Qual è il bilancio?

Agriturismo, vero trend dell’estate 2012

Italia, il turismo è “verde” speranza

Ascoltare in questi giorni le varie Federalberghi regionali non è stata un’esperienza particolarmente consolante. La stagione turistica che ci lasciamo alle spalle è stata difficile per Emilia Romagna, Lazio, Veneto, Toscana e molte altre regioni; Federalberghi ha poi confermato a livello globale le stime dei cali, specialmente su agosto: -10% di presenze dall’inizio dell’anno.

Ma c’è un settore che pare abbia sofferto meno degli altri: quello dell’agriturismo. Secondo Turismo Verde – Cia l’aumento, seppur minimo (+1%), è dovuto ai picchi di presenze registrati soprattutto nel week-end di Pasqua, nei ponti del 25 aprile e dell’1 maggio e nel periodo estivo; in controtendenza rispetto al dato globale, per esempio, è agosto, con più di 1,5 milioni di ospiti, e le prenotazioni di settembre fanno prevedere un aumento di soggiorni in campagna stimato fino al 3%.

Infoiva non poteva quindi lasciarsi sfuggire l’occasione di sentire chi rappresenta questo settore ancora “vivo”, Giuseppe Gandin.

Leggi l’intervista al presidente di Turismo Verde – Cia Giuseppe Gandin.

Federalberghi Lazio: “Governo, maggior attenzione al turismo”

Imu, controlli fiscali, caro carburante, tassa di soggiorno… Anche le imprese turistiche del Lazio hanno vissuto “pericolosamente” l’estate che si sta chiudendo. Le voci che arrivano dal territorio laziale, raccolte e riportate dal presidente della Federalberghi regionale Walter Pecoraro, non sono diverse da quanto abbiamo sentito dalla viva voce dei suoi colleghi emiliano – Alessandro Giorgetti – toscano – Paolo Corchia – e Veneto – Marco Michielli.

Dagli operatori emerge chiara una preoccupazione che va al di là delle pur legittime paure derivanti da cali di fatturato e di presenze: la preoccupazione che un ministero pensato per promuovere le politiche turistiche non abbia in realtà un indirizzo chiaro su come muoversi. L’incapacità tutta italiana di fare sistema si dimostra anche in un settore vitale e cruciale come quello del turismo.

Dal presidente di Federalberghi Lazio una richiesta forte: “E’ necessaria una maggiore incisività da parte del Ministero nelle politiche governative, che da sempre è molto attento ad un’industria che ormai mostra i segni di un irreversibile declino, ma è troppo poco attento e interessato all’unico vero volano economico del nostro Paese: il turismo e le risorse culturali ed ambientali dell’Italia“. Sarà ascoltata?

Leggi l’intervista al presidente di Federalberghi Lazio Walter Pecoraro

Più città d’arte, meno mare in Toscana. La parola a Paolo Corchia

 

di Alessia CASIRAGHI

Le città d’arte, amate, celebrate e sognate dai turisti stranieri in viaggio in Italia, sono state la meta più ambita del turismo in Toscana in questa estate 2012. Più sofferente si è rivelata invece l’offerta balneare, anche se Versilia e Forte dei Marmi conservano il loro fascino immutato. Infoiva ha intervistato Paolo Corchia, Presidente di Federalberghi, per stendere insieme a lui un primissimo bilancio della stagione appena trascorsa in una delle regioni più belle d’Italia, tra speranze, delusioni e nuovi obiettivi di chi decide di fare l’imprenditore nel settore turistico.

Un primo bilancio a caldo sull’andamento, in Toscana, della stagione turistica che si sta concludendo.
E’ stato un anno difficile e tormentato. Uso questo due aggettivi perchè testimoniano una crisi del mercato interno italiano, compensato però da una decisa conferma dell’internazionalizzazione della domanda turistica in Toscana. Le città d’arte continuano ad avere un segno positivo, mentre gli altri due settori importanti per il turismo regionale, quello balneare e termale, che vivono maggiormente di mercato interno, rivelano una forte crisi. Crisi compensata in parte, per quanto riguarda certe località, pensiamo ad esempio a Forte dei Marmi, dalla forte domanda dei mercati dell’Est, russo in particolare. Sia la Versilia che l’Isola d’Elba, le località che rappresentano il nostro mercato balneare, non nascondono però in questo 2012 la crisi del mercato interno italiano.

Quali tipologie di strutture hanno privilegiato i turisti? Il piccolo albergatore riesce ancora a trovare il suo spazio? (Hotel, Bed & Breakfast, grandi catene ..)
Il 90% della nostra offerta alberghiera è fatta di piccole strutture che non superano spesso le 40-50 camere, soprattutto nelle zone balneari della Versilia, dell’Elba e in Maremma. Si tratta di imprese a conduzione familiare, che hanno registrato, soprattutto nei mesi di giugno e luglio, prenotazioni inferiori alle aspettative.

Quali aree della Regione hanno registrato il maggior numero di prenotazioni?
Direi le aree del turismo balneare che presentano un’offerta del lusso, le città d’arte, come sempre e non va male nemmeno il turismo all’aria aperta, come mi confermano i miei colleghi della Faita, la Federazione dei Campeggi. Il settore che soffre di più è invece quello degli alberghi tradizionali, con cali molto sensibili rispetto al 2011, che era stato al contrario un anno di ripresa. Parliamo di un calo che si aggira, secondo i primi dati parziali, attorno al 15%, con la parziale tenuta del mese agosto, complice il clima favorevole, e in maniera sorprendente, una certa tenuta di settembre.

L’applicazione della tassa di soggiorno ha inciso negativamente sul turismo?
E’ la voce che più ha influito negativamente: intanto perché si tratta, a nostro avviso, di un balzello medievale che colpisce un solo settore, e poi perché è assolutamente priva di coerenza nella sua applicazione. Mi spiego meglio: i territori e i comuni decidono autonomamente se adottarla o mano, si tratta di una situazione a macchia di leopardo. Ma l’aspetto più grave riguarda la finalità della tassa, che è completamente disattesa: ad oggi gli introiti generati servono unicamente a ripianare bilanci, mentre la legge direbbe e vorrebbe che venisse reinvestita nel settore turistico. In Toscana esistono degli Osservatori di destinazione turistica, in cui le imprese dovrebbero avere una voce importante: quello che chiediamo come Federlaberghi è di trasformare la tassa di soggiorno in una tassa di scopo, da reimpiegare in investimenti che guardano alla creazione di infrastrutture per il turismo, o alla promozione del territorio stesso. Ma solo in pochissimi casi riusciamo a condizionare in questo modo i Comuni.

Capitolo Imu. Che impatto ha avuto e avrà sul settore alberghiero regionale?
L’aumento rispetto all’Ici in Toscana è stato in alcuni casi superiore al 100%, per cui si è avuto un netto raddoppio rispetto alla tassa precedente. L’Imu non è però l’unica tassa ad aver pesato sul bilancio degli albergatori. Un esempio su tutti: a Forte dei Marmi c’è stato un aumento del 90% in soli due anni della Tarsu, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti.

Il rincaro dei carburanti e la stretta del fisco quanto hanno inciso sull’ afflusso di turisti nella Regione?
Accidenti se ha influito! I rincari hanno penalizzato fortemente il turismo, sia italiano che internazionale, sia per chi ha deciso di venire in vacanza in Toscana, che per chi, una volta qui, desidera muoversi all’interno della regione.
Sono stato in questi giorni all’EuroBike sul lago di Costanza, una manifestazione che anticipa i mondiali di ciclismo che si terranno in Toscana nel 2013, un avvenimento sportivo di altissimo livello, e ho trovato un differenziale di almeno 60 centesimi al litro in meno per la benzina, passando tra Austria, Germania, tralasciando poi i prezzi della Svizzera.

Quali iniziative sono state promosse per incentivare il turismo nella Regione Toscana? Quali vorreste?
Vorremmo che ci fosse una strategia che premiasse i tre settori principali del turismo: città d’arte, turismo balneare e turismo termale. Parola d’ordine: valorizzare, entro una logica di prodotto che porti alla promozione di questi tre aspetti in maniera diversa da quello che si sta facendo ora. Ci attendono delle scadenze importanti: come anticipavo prima, i Mondiali di Ciclismo che si terranno l’anno prossimo, potrebbero trasformarsi nell’occasione per offrire un’immagine diversa e nuova della Toscana, promuovendo i percorsi in bicicletta della nostra Regione, dalla Lunigiana alla Maremma, ancora scarsamente conosciuti. Altra occasione di promozione, la presenza di un tratto della Via Francigena in Toscana, che permetterebbe di portare alla luce angoli suggestivi e finora inediti, piccoli centri, di conoscere da vicino la nostra offerta enogastronomica. Si tratta di possibilità inespresse e risorse in grado di trasformarsi in prodotto turistico, la questione è saperli commercializzare, valutando quali siano i mercati che in questo momento storico rispondono meglio.

Quanti sono i giovani che impegnati nel settore turistico o che desiderano ‘fare impresa’ in questo settore in Toscana? Esistono dei finanziamenti erogati dalla Regione per chi decide di avviare un’attività?
E’ l’aspetto più vitale di Federalberghi. Padroni di nuove tecnologie, capaci di raggiungere mercati e clienti in maniera innovativa, i giovani sono una risorsa fondamentale per noi e per il turismo in Toscana. Anche se non bisogna dimenticare che il nostro lavoro richiede doti particolari: la tradizionale capacità d’accoglienza che si eredita dalle generazioni passate. L’albergo è una passione.

Com’è attualmente l’umore dei vostri associati? C’è ottimismo, pessimismo…
Chi decide di fare l’imprenditore deve essere per forza ottimista: in questo momento gli albergatori stanno scontando la difficoltà della stagione che ci stiamo lasciando alle spalle, tra le più difficili e tormentate degli ultimi 10-15 anni. E’ evidente che non siamo soddisfatti dei risultati, ma dall’altro lato c’è anche la speranza di essere alla fine di un ciclo, e soprattutto la forza che nasce dalla consapevolezza di possedere un brand unico, che è la Regione Toscana stessa. Una regione, unica in Italia, che da sola, grazie al suo brand, potrebbe farsi promozione all’estero senza bisogno del marchio Italia. I trend di crescita della domanda estera in Toscana sono stati costanti negli ultimi 10 anni e sempre in crescita. E questo compensa anche la crisi del mercato interno.

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa chiederebbe come priorità per il turismo in Toscana?
La cosa più importante è la riqualificazione dell’offerta. Mi spiego meglio: molti dei nostri alberghi sono nati negli anni ’60 e hanno bisogno di riqualificarsi. La migliore forma di promozione del turismo consiste anche nell’offrire strutture eccellenti e all’avanguardia. Questo però si scontra troppo spesso con la difficoltà per gli imprenditori di accedere al credito: per cui chiederei al ministro Gnudi una detassazione degli investimenti per chi decide di ristrutturare e riqualificare la propria impresa turistica. E di diminuire la pressione fiscale. E una politica di crescita, che stentiamo ancora a vedere. Ne ho elencate troppe?