I bandi di finanza agevolata: invito alla lettura per evitare sorprese

I bandi di finanza agevolata sono pubblicati sui bollettini ufficiali delle istituzioni governative emittenti e presentano una serie di condizioni che devono essere analizzate attentamente dall’impresa che intende presentare domanda di partecipazione.

I punti principali di un bando di finanza agevolata riguardano le imprese beneficiarie del contributo, la data di scadenza del bando, le risorse stanziate dall‘istituzione governativa emittente e l’importo degli investimenti ammessi.
Le imprese beneficiarie del contributo sono identificate dal codice attività ISTAT.

Se un’impresa intende partecipare a un bando di finanza agevolata deve verificare che il codice attività ISTAT presente sulla visura camerale rientri in uno dei settori delle attività economiche contemplati dal bando.

Nella maggior parte dei casi, i bandi di finanza agevolata considerano come determinante il codice attività ISTAT principale, che è indicato con una “P” nella visura camerale.

In alcuni casi, invece, è richiesto che almeno uno dei codici ISTAT indicati nella visura camerale rientri nei settori previsti dal bando. In questi casi, quindi, l’istituzione emittente intende ampliare la platea dei potenziali partecipanti.
Le risorse stanziate corrispondono alle somme destinate alle imprese ammesse al bando e finanziate.

I bandi possono avere una data di scadenza, entro la quale è necessario presentare la domanda di partecipazione, oppure possono essere sempre aperti; in quest’ultimo caso, la chiusura del bando è determinata dall’esaurimento delle risorse stanziate.

L’importo degli investimenti ammessi rappresenta il valore dei costi che l’impresa ammessa al bando e finanziata deve sostenere per poter ottenere il contributo.

Conoscere bene i meccanismi di funzionamento di un bando è essenziale per poter valutare la convenienza o meno a presentare domanda, visto che l’ottenimento del contributo non è cosa certa ma probabilistica.

Il risultato del rapporto, tra le risorse stanziate dall’istituzione governativa emittente e l‘importo del contributo che sarà concesso a ogni potenziale beneficiario, indica il numero massimo di imprese che potranno rientrare in graduatoria e vedere agevolato il loro investimento. Se il valore è basso allora anche la probabilità di ottenere il contributo è bassa.

Infatti, un’alta percentuale del contributo sugli investimenti ammessi, se da un lato porta molte imprese a presentare domanda, dall’altro lato riduce il numero di imprese che potranno ottenere il contributo.

Dott. Giovanni DE LORENZI | g.delorenzi[at]infoiva.it | www.gdlstudio.it | Padova

Padovano, classe ’73, laurea in Discipline Economiche e Sociali e master in Economics presso l’Università Bocconi di Milano. Prima dell’esame di abilitazione all’esercizio della professione di Dottore Commercialista ha lavorato come analista dei processi informativi bancari. Attualmente collabora con la società Advance Group Srl per la consulenza nel campo della finanza agevolata e con la società AD Soluzioni Avanzate Srl per la consulenza nel campo dell’informatizzazione dei processi aziendali. Iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Padova e al Registro dei Revisori dei Conti dal 2007 è titolare dello studio GDL Studio, che fornisce attività di consulenza in campo fiscale, dei processi informativi e dell’organizzazione aziendale e della finanza agevolata.

Devo scegliere il codice Ateco 2007 che identifica la mia attività: come faccio?

Seconda tappa del viaggio di Luigi P. nel mondo delle partite IVA. Oggi Luigi si trova a dover scegliere la classificazione della propria attività economica. Infoiva, grazie al contributo della dott.ssa Ippolita Pellegrini, gli spiega come fare.

Chi intraprende un’attività economica, sia di tipo imprenditoriale sia di tipo autonomo, deve segnalarla all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dall’inizio dell’attività o dalla costituzione della società. Per l’avvio dell’attività viene utilizzata la Comunicazione unica che si presenta all’ufficio del Registro delle imprese e che comprende anche i modelli di inizio attività.

  

E’ necessario individuare bene la tipologia di attività svolta dall’operatore, in modo da classificarsi correttamente e conoscere gli adempimenti fiscali da osservare.

La procedura di codificazione ATECO 2007 è l’unica regola adottata per la classificazione delle attività economiche, in sostituzione della tabella ATECOFIN 2004, in vigore fino al 31 dicembre 2007. Per la prima volta il mondo della statistica ufficiale, il mondo fiscale e quello camerale adottano la stessa classificazione delle attività economiche. Ciò consente di disporre di un criterio identico di individuazione delle imprese, le quali possono così entrare in contatto con le pubbliche istituzioni, dialogando tra loro e realizzando sinergie a favore sia dei contribuenti che delle istituzioni. 

Dott.ssa Ippolita PELLEGRINI | i.pellegrini[at]infoiva.it | (+39) 346.5278117 | Bisceglie
Laureata in Economia e Commercio presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Bari nel 1995, la Dott.ssa Pellegrini è esperta in gestione aziendale e da 12 anni è Responsabile Contabilità e Bilancio di un gruppo di società di capitali, titolari di numerosi marchi, dedite alla produzione e alla commercializzazione di abbigliamento in Italia e all’estero. Iscritta all’Albo dei Dottori Commercialisti di Trani dal 2006, segue l’approfondimento della materia fiscale e tributaria e studia la fattibilità e la convenienza di operazioni aziendali particolari.

Leggi gli articoli già pubblicati dal Professionista.

Da CheBanca! ecco il Conto Deposito Business, dedicato alle aziende e ai titolari di Partita IVA

Focus pubblicitario

CheBanca! ha lanciato Conto Deposito Business, un prodotto dedicato esclusivamente alle aziende e ai soggetti con Partita IVA.

Queste le principali caratteristiche di Conto Deposito Business:

– può essere sottoscritto da tutti i titolari di Partita IVA, dai professionisti, dai commercianti e dalle imprese;
– come per i privati, anche Conto Deposito Business riconosce al cliente gli interessi in anticipo sulle somme vincolate;
– È completamente gratuito: non ha costi di apertura, di gestione e di chiusura. Anche l’imposta di bollo è a carico di CheBanca!.

Conto Deposito Business è la risposta ad una precisa esigenza che abbiamo riscontrato nel mercato: la necessità di far fruttare la liquidità aziendale – commenta Christian Miccoli, Amministratore Delegato di CheBanca! –. Per la prima volta ci rivolgiamo al segmento dei professionisti, ma l’approccio è quello di sempre: abbiamo disegnato un prodotto semplice ed efficiente, confermando la capacità innovativa di CheBanca!”.

Le somme depositate sul Conto Deposito Business possono essere vincolate in qualsiasi momento a 3, 6 o 12 mesi, effettuando anche più vincoli nella stessa giornata. Si può sempre disporre dei depositi vincolati e, in caso di svincolo, viene comunque riconosciuto il tasso base sulle somme depositate.

Altro elemento di distinzione è la remunerazione, identica a quella del Conto Deposito per privati: l’importo lordo del tasso base è l’1,00%, del tasso a 3 mesi l’1,25%, del tasso a 6 mesi l’1,75%, del tasso a 12 mesi il 2,25%.

Strategicamente Conto Deposito Business rappresenta un importante passo avanti nell’offerta di risparmio, finora dedicata solo ai privati – conclude Miccolie un ulteriore sviluppo di un portafoglio prodotti capace di rispondere alle crescenti necessità del mercato”.

Business Coach oggi: professione a tutto tondo

Nona e ultima puntata del viaggio di Infoiva, il Quotidiano online delle Partite Iva, nel mondo del Business Coaching, professione che da qualche tempo si sta diffondendo con successo anche in Italia. In collaborazione con il Dott. Giulio Ardenghi, uno dei pochi e qualificati Business Coach italiani.

Esistono oramai da anni anche in Italia associazioni di categoria che certificano gli iscritti e hanno un codice deontologico. Purtroppo non fanno massa. Dipendono molto dalle scuole di formazione di coaching (poche eccellenti, molte evanescenti) e non sempre si rivolgono a tutti i potenziali clienti, ma solo a quelli che in teoria fanno “nome”. Ma questi il coaching se lo fanno in casa, molte volte, o accedono al mercato internazionale. Credo che dovrebbero agire più sulle associazioni di categoria, camere di commercio, sindacati, unioni industriali provinciali, incubatori di start-up. Utile l’aggiornamento che propongono, ma ancora più utile sarebbe una chiara distinzione fra chi esercita operativamente con i clienti e chi insegna coaching.

In Italia il mercato, lo dicono i numeri è ancora in fase di sviluppo. I professionisti eccellenti ci sono (cercateli con cura) e si confrontano anche a livello internazionale. Ma vige ancora un po’ la vecchia formula italiana “chi fa da sé fa per tre”. Le associazioni dovrebbero unirsi e fare focus. A volte mi sembra che abbiano bisogno di un buon business coach per sviluppare un piano con obiettivi veloci, misurabili e duraturi.

Il mercato incalza, i clienti sono più esigenti e quindi sono del tutto ottimista che nei prossimi 2 anni vedremo il “business coaching d.C.”- per parafrasare Marchionne – espandersi tramite professionisti preparati.

Dott. Giulio ARDENGHI

http://www.businesscoachingefficace.com/

Festa dell’artigianato a Grosio (SO): quali saranno i migliori artigiani dell’anno?

Cari lettori di Infoiva, dopo questo piccolo ma  gustoso ponte di Halloween, segnatevi un altro appuntamento con il made in Italy. Accade domenica 14 novembre: a Grosio, verde località della Comunità Montana della Valtellina di Tirano (Sondrio), é tempo della 19ma Festa provinciale dell’artigianato.

Si tratta della tradizionale manifestazione organizzata da Confartigianato imprese Sondrio che ogni anno richiama numerosi artigiani della Valtellina e della Valchiavenna.

Il programma prevede l’apertura della manifestazione con il saluto di Giancarlo Rodolfi, presidente della Sezione ospitante, mentre sarà il Presidente di Confartigianato imprese Sondrio, Fabio Bresesti, a dare il benvenuto agli associati, ai loro familiari ed alle autorità presenti.

Saranno poi queste ultime, insieme ai presidenti delle sei sezioni territoriali, a consegnare il riconoscimento: l’attestato di benemerenza ed in una medaglia d’oro, a quegli artigiani che si sono distinti nella loro attività e nella vita associativa per la serietà e capacità, oltre che per l’impegno profuso a sostegno della crescita e sviluppo dell’artigianato.

In questa edizione saranno premiati sei artigiani segnalati dalle rispettive sezioni oltre a tre dipendenti di Confartigianato Imprese Sondrio per i loro 25 anni di collaborazione.

Paola Perfetti

Ho deciso di aprire la Partita Iva, come devo fare?

Prima tappa del viaggio di Luigi P. nel mondo delle partite IVA. Oggi Luigi deve compiere il passo iniziale: aprire una partita IVA. Infoiva, grazie al contributo della dott.ssa Ippolita Pellegrini, gli spiega come fare.

Se devi aprire una partita IVA significa che hai deciso di esercitare in modo abituale, organizzato e continuativo una qualsiasi attività di impresa, che deve essere presumibilmente remunerativa e che ti permetta di affrontare sia i costi tipici dell’attività di impresa che quelli connessi agli obblighi fiscali vari.

In passato, per aprire un’impresa era necessario rivolgersi a diversi uffici: Camera di Commercio, Inps, Inail, Agenzia delle Entrate.

Dal 1° Aprile 2010 la Comunicazione Unica è l’unica modalità possibile per creare una nuova impresa o comunicare variazioni di imprese già esistenti. Attraverso il collegamento via internet al sito del registro imprese è possibile effettuare la compilazione di tutte le schede necessarie per attivare l’impresa.

Per gli adempimenti relativi alle imprese individuali è possibile svolgere tutte le operazioni di compilazione e spedizione della pratica unicamente tramite il software Comunica Unica Impresa, senza necessità di utilizzare ulteriori strumenti.

 

Per gli adempimenti delle società è necessario utilizzare il software Fedra Plus  per compilare la modulistica e Comunica Impresa per completare e spedire la pratica. Anche le imprese individuali possono utilizzare questa modalità se la preferiscono a quella semplificata.

Prima di aprire la Partita Iva, dovrai scegliere il tuo codice attività, cioè il codice Ateco 2007 che identifica la tua attività. Per agevolarti nella ricerca del codice più adeguato, consulta il sito internet dell’Istat nella pagina relativa alla classificazione delle attività economiche Ateco 2007 e inserisci nel motore di ricerca una parola chiave che identifichi l’attività che andrai a svolgere. Il sistema ti segnalerà il codice più adeguato alla tua attività.

 

Dott.ssa Ippolita PELLEGRINI | i.pellegrini[at]infoiva.it |   (+39) 346.5278117 |  Bisceglie
Laureata in Economia e Commercio presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Bari nel 1995, la Dott.ssa Pellegrini è esperta in gestione aziendale e da 12 anni è Responsabile Contabilità e Bilancio di un gruppo di società di capitali, titolari di numerosi marchi, dedite alla produzione e alla commercializzazione di abbigliamento in Italia e all’estero. Iscritta all’Albo dei Dottori Commercialisti di Trani dal 2006, segue l’approfondimento della materia fiscale e tributaria e studia la fattibilità e la convenienza di operazioni aziendali particolari.

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Silenzio, parla il Temporary Manager…

Il 28 settembre scorso, nella sede di Atema a Milano, si è tenuta la consegna dei diplomi ai primi dieci Temporary Manager certificati Atema. Un’occasione per riflettere sulla figura e sulla professionalità del Temporary Manager, che Infoiva ha voluto valorizzare ponendo a ciascuno dei dieci insigniti 4 domande, le cui risposte potessero dare il senso di che cosa significa essere Temporary Manager oggi e, soprattutto, che valore porta in più la certificazione della propria professionalità. Ecco i primi due contributi dei professionisti che ci hanno voluto rispondere, Paola Pastorino e Marco Grassi.

Che cosa significa per lei essere un TM qualificato Atema?
PAOLA PASTORINO: Un valore che deriva dall’essere valutata, nelle mie competenze trasversali, da un comitato composto da persone con competenze specifiche nel dominio in esame. Competenze trasversali che riconosco essere indispensabili per ricoprire, in qualità di TM, un ruolo di rilievo e di sintesi in un moderno contesto aziendale. Un punto di partenza, una baseline che mi sia di supporto nel processo di miglioramento individuale.  Per affrontare al meglio le trasformazioni del contesto socio economico nazionale e internazionale nel quale opero. Condivido pienamente che la qualificazione abbia validità con durata definita e non illimitata nel tempo.
MARCO GRASSI: La qualificazione rappresenta anche un fattore importante di differenziazione, richiedendo la professione di Temporary Mangement una formazione della personalità più ampia rispetto alla mera competenza ed esperienza professionale di settore. Richiede quindi lo sviluppo di attitudini e peculiarità particolari, inclusa la capacità di gestire un contesto differente.

Qual è il percorso professionale che l’ha portata a diventare TM?
PAOLA PASTORINO: Sono stata segnalata in una realtà tecnologicamente evoluta, alla ricerca di un TM di comprovata esperienza/competenza. Il mio obiettivo è rilanciare l’azienda dal punto di vista commerciale sul mercato nazionale e internazionale.
MARCO GRASSI: Lo sviluppo di esperienze in diversi settori, l’attitudine al problem solving ed il desiderio di confrontarsi con sfide sempre nuove.

Qual è, a suo avviso, l’apporto che un TM può portare alla cultura aziendale in cui opera?
PAOLA PASTORINO: Sistematicità, cultura dei Processi, essere parte della soluzione, non del problema. Inoltre, best practices derivanti dall’esperienza, nuova linfa ed energia, determinazione ed entusiasmo e un buon network di conoscenze.
MARCO GRASSI: Direi anzitutto un apporto di innovazione, intesa anche come capacità di introdurre esperienze e cultura provenienti da settori e contesti differenti. Aggiungerei la capacità di effettuare valutazioni più oggettive, meno influenzate dal contesto e dalle abitudini locali.

Ci racconti la sua prima e la sua più recente esperienza come TM: in quali aziende, con quali mansioni e per quanto tempo, oltre a un bilancio dell’esperienza stessa.
PAOLA PASTORINO: Direttore Marketing e Comunicazione per due anni, in un’azienda che opera nel mondo ICT. Grazie alle attività di assessment e alla successiva focalizzazione tecnico/commerciale questa azienda ha conquistato la prima posizione sul mercato italiano per le soluzioni di Service Assurance. L’esperienza è stata molto gratificante. Ora sono VP Sales & Marketing da marzo 2010 e, oltre alle attività legate al ruolo, ho un rapporto molto stretto con l’imprenditore, sono coinvolta sistematicamente nel CdA e in attività con la comunità Finanziaria. E’ una esperienza molto arricchente.
MARCO GRASSI: Nella prima esperienza, per un fondo di private equity, si è trattato di rivedere le strategie di un gruppo industriale allineandole a un contesto competitivo in cambiamento. Successivamente ho diretto per 2 anni un comitato guida, cui partecipavano l’AD e il primo livello di management, appositamente costituito per allineare decisioni e azioni operative, inclusa la revisione dei processi di controllo di gestione per eliminare inefficienze e sprechi. In tre anni il gruppo ha recuperato redditività ed è entrato con successo in un nuovo mercato strategico.
L’ultima esperienza è stata la ristrutturazione della filiale italiana di un gruppo multinazionale del credito. L’azienda era reduce da un processo di acquisizione di aziende competitor e aveva necessità di allineare rapidamente cultura e gestione dei clienti ai nuovi processi, minimizzando le resistenze interne al cambiamento. L’incarico, per conto del board internazionale, è stato quello di affiancare il General Manager, occupato nella gestione ordinaria, gestendo il nuovo progetto in tutte le fasi, inclusa la riqualificazione del personale e l’assunzione di competenze esterne. Il progetto si è concluso con successo in meno di un anno, riorganizzando la filiale con la creazione di una nuova divisione, che ha accorpato funzioni precedentemente affidate a gruppi diversi, affidata successivamente a un manager interno.

Luigi P.: idee e coraggio. Così comincia la storia di un Partitivista

C’era una volta un uomo che viveva in una città qualunque di una regione qualunque della nostra bella Italia. Si chiamava Luigi P. Una persona come tante, il nostro Luigi P.: 35 anni, una laurea, una carriera lavorativa come dipendente all’interno di una grande azienda. Un bel giorno, però, Luigi P. scoprì che questa condizione di dipendente cominciava ad andargli stretta: orari rigidi da rispettare, turni fissi da onorare, un capo cui rendere sempre e comunque conto del proprio operato, nel bene e nel male. Insomma, qualche grattacapo di troppo e qualche costrizione sempre più difficile da digerire.

Ma era anche fortunato, Luigi P.: da anni coltivava svariati interessi, leggeva, si informava ed era sempre in grado di dare utili consigli agli amici che si rivolgevano a lui quando avevano bisogno di districarsi tra la burocrazia, erano a caccia di soluzioni per il loro business, avevano un problema di gestione nell’azienda di famiglia.

Ecco allora che, quel bel giorno in cui Luigi P. scoprì le angustie del lavoro dipendente, fece anche una riflessione: “Visto che hanno così tanto successo i consigli che do agli amici di fronte a una pizza o a un bicchiere di vino, perché non rendere questa mia capacità la mia vera occupazione? Perché non fare di una passione la principale fonte di reddito? Perché non smettere di ‘regalare’ e cominciare a ‘vendere”,il frutto di questa mia passione?“.

 

Detto, fatto. Dopo qualche giorno Luigi P. diede le dimissioni dalla sua azienda e, con il suo gruzzoletto di liquidazione in tasca, si trovò lungo una strada e pensò: “Ecco, ora investirò questi soldi per avviare la mia nuova attività. Ma prima… che devo fare? Qualche mio amico mi ha spiegato che devo aprire una partita IVA: ma che cos’è? E poi, quali sono i passi successivi? Cosa ci faccio con questo capitale se non so come muovermi?“. Ecco allora che Luigi P. decise di contattare gli amici di infoiva che, passo dopo passo, gli avrebbero spiegato le cose da fare per aprire una propria attività.

Seguiamolo, dunque, nel suo percorso per mettersi in proprio; un percorso che noi di infoiva aiutiamo a costruire settimana dopo settimana, grazie a semplici ma complete risposte a poche, semplici domande, che Luigi P. ci pone. Buona lettura.

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Due Diligence, utile strumento per analizzare il valore e le condizioni di un’azienda

Da oggi Infoiva ospita sulle proprie pagine i contributi dell’Avv. Matteo Santini, responsabile dello Studio Legale Santini in Roma. L’Avv. Santini darà il suo prezioso contribuito aiutando i nostri lettori a muoversi nei campi del diritto societario, marchi, brevetti, diritto di autore, due diligence.

Il procedimento finalizzato ad analizzare il valore e le condizioni di un’azienda prende il nome di due diligence. Essa, indica un complesso di operazioni e attività che vengono espletate per ottenere una valutazione e un bilanciamento dei costi/benefici connessi a una transazione finanziaria/commerciale, avente a oggetto acquisizioni, cessione, fusioni o investimenti.

Attraverso questo complesso processo, che consiste in un’analisi dettagliata di tutte le informazioni relative all’impresa, con particolare riferimento alla struttura societaria ed organizzativa, all’attività svolta, al mercato d’interesse, alle strategie commerciali, alle procedure gestionali ed amministrative, ai dati economici, contabili, legali, commerciali, fiscali e finanziari e creditizi, è altresì possibile una valutazione dettagliata, di tutti i rischi connessi ad un eventuale fallimento dell’operazione.

La due diligence può avere ad oggetto la totalità dell’azienda ovvero un ramo di essa. La realizzazione dell’operazione per cui la due diligence viene effettuata, è subordinata all’adempimento di molteplici attività che garantiscono le parti in merito alla fattibilità e ai rischi dell’operazione de qua.

L’analisi, pertanto, deve innanzitutto concentrarsi sul reperimento delle informazioni che riguardano la tipologia della società oggetto del procedimento (società target), sulle principali attività da essa svolte, sulla composizione degli organi sociali e di quelli di controllo, sull’adempimento degli obblighi di pubblicità presso il registro delle imprese, sui beni mobili ed immobili di proprietà, sugli atti di provenienza di ciascun cespite, sulla presenza o meno di eventuali pesi, sul contenzioso attivo e passivo e sui contratti (in essere o risolti). In riferimento all’analisi dei contratti, è quanto mai necessario approfondire lo studio di quelli il cui valore sia particolarmente rilevante o la cui durata sia notevole.

Lo studio di questi elementi prende il nome di due diligence legale, la quale ha ad oggetto la verifica della legittimità dei singoli negozi e tende all’acquisizione di informazioni sulle obbligazioni assunte da e nei confronti della società oggetto di studio e sul loro adempimento.

Particolare attenzione deve essere dedicata ai rapporti di lavoro, presenti e pregressi e, a tal fine, è doveroso stilare un elenco nominativo dei prestatori di lavoro che deve contenere sì, i dati anagrafici, ma anche, e soprattutto, l’anzianità di servizio, il trattamento economico complessivo, il TFR maturato, la partecipazione a piani pensionistici, eventuali patti di non concorrenza ed eventuali coperture assicurative.

Particolare riguardo deve essere attribuito ai contratti individuali di quei dipendenti i quali occupano posizioni apicali all’interno della compagine aziendale ovvero di coloro che godono di una remunerazione rilevante, con uno sguardo attento anche al contenzioso giuslavoristico, non solo per ciò che concerne il singolo giudizio, ma anche e, soprattutto, in riferimento alla possibilità che la medesima azione possa essere esercitata in futuro da altri dipendenti.

Per i prestatori di lavoro, è altresì opportuno verificare che tutti gli adempimenti previsti dalla legge in tema di protezione dei dati personali, con particolare riguardo alla individuazione delle figure preposte al trattamento, all’informativa agli interessati e all’esistenza del Documento Programmatico sulla Sicurezza, siano stati rispettati.

Una completa due diligence non potrà prescindere dall’esame dei rapporti che la società target intrattiene con le banche e gli altri istituti di credito e finanziari, così come meritano di essere esaminati gli aspetti relativi alla proprietà intellettuale ed industriale ed alle eventuali licenze correlate. Per quanto riguarda i marchi e brevetti le analisi debbono essere indirizzate a verificare se il marchio utilizzato/depositato dalla società target sia stato o meno oggetto di riconoscimento da parte dei competenti Uffici (nazionali ed internazionali) e se vi siano pretese o opposizioni da parte di terzi, i quali rivendicano diritti di esclusiva o di uso.

E’ di primaria importanza che una due diligence sia caratterizzata da assoluta riservatezza anche nel caso in cui la stessa sia condotta da risorse esterne, quali studi legali e commerciali.
L’assistenza da parte di professionisti esterni specializzati nelle singole aree di interesse è una prassi comune in quanto, garantisce la competenza di tutto il processo d’indagine e studio.
Sotto il profilo della procedura, le attività di una due diligence possono suddividersi in tre fasi principali: nel corso della prima, si predispone una lista che pianifica l’oggetto di studio (c.d. “check list”); nel corso della seconda, viene analizzata la documentazione e raccolte le necessarie informazioni (all’interno della c.d. “data room”), e nel corso della terza, viene predisposto il cd. due diligence report in cui sono riportate tutte le informazioni e le considerazioni emerse dall’analisi della documentazione visionata.

Detto rapporto, risultato della lunga procedura di due diligence, è fondamentale in quanto costituisce il fondamento della valutazione circa la convenienza dell’operazione per cui la stessa è effettuata.

Avv. Matteo SANTINI | m.santini[at]infoiva.it | www.studiolegalesantini.com | Roma

È titolare dello Studio Legale Santini (sede di Roma). Il suo Studio è attualmente membro del Network LEGAL 500. || È iscritto come Curatore Fallimentare presso il Tribunale di Roma; Presidente Nazionale del Centro Studi e Ricerche sul Diritto della Famiglia e dei Minori; Membro dell’AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Consigliere Nazionale AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Responsabile per la Regione Lazio dell’Associazione Avvocati Cristiani; Membro dell’I.B.A. (International Bar Association); Membro della Commissione Osservatorio Giustizia dell’Ordine degli Avvocati di Roma; Segretario dell’Associazione degli Avvocati Romani; Conciliatore Societario abilitato ai sensi del Decreto Legislativo n. 5/2003; Direttore del “Notiziario Scientifico di Diritto di Famiglia”; Membro del Comitato Scientifico dell’ A.N.A.C. || Autore del Manuale sul trasferimento dell’Azienda edito dalla Giuffré (2006); Co-autore del Manuale sul Private Equity (2009 Edizione Le Fonti). || Docente di diritto e procedura penale al Corso in Scienze Psicologiche e Analisi delle Condotte Criminali (Federazione Polizia di Stato 2005). || Collabora in qualità di autore di pubblicazioni scientifiche con le seguenti riviste giuridiche: Diritto & Giustizia (Giuffré Editore); Corriere La Tribuna (Edizioni RCS); Notiziario Giuridico Telematico; Giustizia Oggi; Associazione Romana Studi Giuridici; Il Sole 24 Ore; Studium Fori; Filo Diritto; Erga Omnes; Iussit; Leggi Web; Diritto.net; Ius on Demand; Overlex; Altalex; Ergaomnes; Civile.it; Diritto in Rete; Diritto sul Web; Iusseek.

Una missione utile del Business Coach: aiutare le imprese a superare la crisi

Ottava puntata del viaggio di Infoiva, il Quotidiano online delle Partite Iva, nel mondo del Business Coaching, professione che da qualche tempo si sta diffondendo con successo anche in Italia. In collaborazione con il Dott. Giulio Ardenghi, uno dei pochi e qualificati Business Coach italiani.

Le imprese che hanno difficoltà sono le aziende che innovano poco e che hanno perso l’abitudine di inventare cose nuove e di proporle in fiere e mercati internazionali. Sono le aziende che puntano sul prezzo e non sulla qualità e sull’inventiva, sullo sconto e non sull’innovazione. Sui settori stanchi e non sulle nuove aree di mercato sia geografiche che di settore come il green business o eco-business che dir si voglia. Che non conoscono il web 2.0 e non si sforzano nemmeno di tentare di capire cosa sia.

Queste mutazioni obbligano anche il business coach a un continuo aggiornamento in modo da essere sempre aggiornatissimo sulle nuove frontiere del business. Chi non si aggiorna è perduto. Chi non conosce a memoria “L’onda anomala”, breve Bibbia del web 2.0, è tagliato fuori. Così come chi non ha idea dei mercati esteri, perché non ci ha mai lavorato, o è poco sensibile agli aspetti di servizio al cliente e di produzione e logistica o del sistema fornitori.

Un mio maestro di management diceva: “Il bisognino fa correre la vecchietta”; oppure un professore di Harvard: “Quando il ghiaccio si fa sottile, bisogna pattinare più velocemente”.

C’è maggiore richiesta di servizi di qualità. C’è maggiore richiesta di vere esperienze comprovate. C’è maggiore richiesta di professionisti che vogliono essere misurati (R.O.I. del business coaching), c’è maggiore richiesta di chi sa ascoltare, porre domande intelligenti e dare risposte pertinenti.

La selezione che si osserva nelle aziende avviene, e ben venga, anche nel settore del coaching.

Dott. Giulio ARDENGHI

http://www.businesscoachingefficace.com/