Fondi pensione, quali sono i documenti informativi per l’adesione e quale investimento scegliere?

Prima di aderire a un fondo pensione è importante leggere attentamente tutta la documentazione informativa che il fondo stesso mette a disposizione dei nuovi sottoscrittori. Inoltre risulta utile compilare il Questionario di autovalutazione. Con questo strumento l’interessato, prima di aderire al fondo, può scoprire quanto ne sappia della previdenza complementare e quali potrebbero essere le linee di investimento più adatte alle proprie esigenze.

Cosa contiene il Questionario di autovalutazione della previdenza complementare?

Le domande contenute nel Questionario di autovalutazione permettono inoltre di fare un’analisi sulla capacità di risparmiare del sottoscrittore del fondo pensione. È importante rispondere esattamente alle domande contenute per tracciare anche un orizzonte temporale che separa il sottoscrittore dalla pensione stessa. Infine, per il tipo di investimento da perseguire con la pensione complementare, il Questionario permette anche di dare importanti indicazioni sulla propensione al rischio. Con le risposte al Questionario, e in base al punteggio ottenuto, si può avere un profilo del sottoscrittore e della soluzione più idonea per l’adesione al fondo.

Adesione alla previdenza complementare, quali sono i documenti informativi?

Prima di aderire alla previdenza complementare, all’interessato verranno consegnati vari documenti. In primis, le informazioni chiave per l’aderente, documento che spiega in modo semplice quali siano le più importanti caratteristiche della formula previdenziale. In questo documento sono riportate le informazioni sulle linee di intervento, sui costi, sui rendimenti che sono stati raggiunti nei passati anni. Inoltre, nel documento è presente la Scheda dei costi. Si tratta di un foglio riepilogativo di tutte le spese che dovranno essere sostenute dall’aderente durante la sua partecipazione al fondo pensione.

Quale pensione si può ottenere dalla previdenza complementare?

È ovvio che il sottoscrittore di un fondo voglia sapere anche quale sarà il risultato della sua adesione alla previdenza complementare. Per quante informazioni è indispensabile prendere visione del documento “La mia pensione complementare“. Qui si trovano le stime della pensione integrativa che si potrà ricevere nel momento in cui si va in pensione da lavoro. La stima della pensione integrativa viene fatta attraverso calcoli, ipotesi e simulazioni definiti dalla Commissione di Vigilanza sul Fondi Pensione (Covip).

Quale linea di investimento scegliere per la previdenza complementare?

La previdenza complementare ha diverse linee di investimento corrispondenti a differenti combinazione di rischio e di rendimento. Chi è interessato ad aderire a un fondo pensione può scegliere la linea di investimento che maggiormente soddisfa le proprie aspettative prendendo in esame comparti differenti tra loro. Si può optare su una linea di investimento garantita che offra garanzie di rendimento minime o di restituzione di quanto versato al verificarsi di specifici eventi come, ad esempio, l’uscita dal lavoro per il pensionamento. Ma si può optare per linee di investimento obbligazionarie, con destinazione dei risparmi principalmente in obbligazioni, o azionarie, con investimento principalmente in azioni. Infine si può scegliere una linea bilanciata, che permetta un investimento nella stessa percentuale in obbligazioni e in azioni.

Opzioni da considerare nella scelta del tipo di investimento della previdenza complementare

La varietà di possibilità di investimento dei propri risparmi nella previdenza complementare implica dunque la conoscenza delle varie opzioni. La scelta, infatti, definirà la propria esperienza con il fondo pensione e, in particolare, con l’investimento stesso in termini di durata dell’adesione e di combinazione tra rendimenti e rischi. Proprio rendimenti e rischi possono essere valutati in base al periodo di tempo nel quale si decide di fare l’investimento e dunque sul come il sottoscrittore impiegherà le proprie risorse future. Quindi, è indispensabile tener conto degli anni che mancano al pensionamento, del patrimonio personale e del reddito a disposizione e delle aspettative future dell’investimento.

Cosa può avvenire in base al tipo di investimento fatto nella previdenza complementare?

La scelta su un investimento di tipo azionario può offrire dei guadagni potenzialmente più elevati nel lungo periodo, ma anche delle oscillazioni più evidenti da un anno all’altro. Il che significa che questo tipo di investimento può generare, anno per anno, rendimenti molto alti alternati a periodi bassi o addirittura nulli. Chi sceglie questo tipo di investimento dovrebbe mettere in conto un periodo abbastanza ampio della durata dell’investimento stesso per fare in modo che gli anni nei quali i rendimenti risultino più bassi possano essere recuperati da anni di rendimenti alti.

Cosa avviene se si sceglie di investire in obbligazioni per la propria pensione integrativa?

Se invece la scelta ricade su un investimento di tipo obbligazionario, i rendimenti potrebbero risultare più contenuti rispetto all’investimento di tipo azionario. Anche in questo caso, è necessario verificare i rendimenti ottenuti nel lungo periodo. Rispetto a un investimento azionario, in ogni modo, quello obbligazionario offre delle oscillazioni meno evidenti. Di conseguenza, questa scelta può essere dettata da un profilo di sottoscrittore solo in parte rischioso. E, nello specifico, se si ha l’intenzione di investire per un numero di anni limitato nella previdenza complementare, è bene che il rendimento abbia oscillazioni limitate.

Scelta del tipo di investimento nell’adesione al fondo pensione

Come si può notare, dunque, la scelta del tipo di investimento conseguente alla volontà di aderire alla previdenza complementare implica la valutazione di diversi fattori. Il Questionario di autovalutazione serve proprio a fare chiarezza “sul come” si voglia che i propri risparmi vengano investiti dal fondo pensione. Ci si può affidare a un percorso appositamente studiato dal fondo per avere la migliore risposta possibile nel caso in cui ci si trovi ad avere difficoltà nella scelta dell’investimento. Il fondo pensione può essere di aiuto nella scelta del finanziamento in base all’età e all’ottimizzazione dei rischi rispetto alle aspettative di rendimento.

Pensione integrativa, quale migliore investimento se mancano pochi o tanti anni alla pensione?

In linea generale, più si è giovani e lontani dalla pensione e più si possono adottare profili di rischio maggiormente elevati. Eventuali rendimenti al di sotto delle proprie aspettative possono essere recuperati da anni di rendimenti alti. Il lungo periodo della scelta di aderire a un fondo pensione aiuta pertanto a prendere decisioni anche più rischiose nell’ottica di risultati più elevati nel tempo. Chi invece è più vicino alla pensione potrebbe optare per soluzioni di investimento a basso rischio per meglio salvaguardare l’investimento stesso da oscillazioni negative dei mercati finanziari.

Vitivinicolo, più tempo per la domanda per il fondo perduto: scadenza posticipata al 30 novembre 2021

Più tempo per presentare la domanda del fondo perduto per le imprese vitivinicole interessate al contributo di settore. La scadenza della domanda degli investimenti previsti è stata posticipata infatti dal 15 novembre al 30 novembre 2021. La misura riguarda gli investimenti in cantina e per la riconversione o ristrutturazione dei vigneti. Entrambi gli interventi rientrano nel Piano nazionale di sostegno.

Quali sono le domande di fondo perduto presentabili per il settore vitivinicolo?

La misura di riconversione e ristrutturazione dei vigneti può contare su un fondo di 144 milioni di euro. Quella per gli investimenti in cantina su 57,7 milioni di euro. Si tratta pertanto di misure che vanno a sostegno dei produttori vitivinicoli. Si può presentare domanda anche per promuovere i prodotti sui mercati esteri: a disposizione ci sono 98 milioni di euro. Infine, altri 19 milioni di euro sono destinati alla distillazione dei sottoprodotti e 4,8 milioni alla vendemmia verde.

Difficoltà informatiche per la presentazione domanda del 15 novembre 2021 settore vitivinicolo

A seguito delle difficoltà informatiche per rispettare la prima scadenza del 15 novembre 2021, il decreto Mipaaf numero 594640 del 12 novembre scorso ha accordato la proroga per presentare le domande alla fine del mese. I nuovi termini di domanda sono riportati nella circolare dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) numero 76438 del 15 novembre 2021.

Domanda finanziamenti settore vitivinicolo campagna 2021-2022, la circolare Agea

Nella circolare Agea si legge infatti che “a seguito dell’emanazione del decreto ministeriale 12 novembre 2021 numero 594640 che emenda il decreto ministeriale 911 del 14 febbraio 2017 a il decreto ministeriale 1411 del 3 marzo 2017, modifica il punto 7 della Circolare di Agea Coordinamento numero 47789 del 29 maggio 2019 relativo alla data del 15 novembre quale termine ultimo per la presentazione delle domande di aiuto alla Misura Investimenti del PNS, prorogando tale termine, per la sola campagna 2021/2022, al 30 novembre 2021”.

Proroga domanda di dichiarazione annuale di vendemmia

Per le stesse difficolta informatiche, il Mipaaf ha posticipato anche i termini di scadenza della domanda entro cui i produttori vitivinicoli devono presentare la dichiarazione annuale di vendemmia. Anche per questa domanda gli operatori del settore avranno tempo fino al 30 novembre 2021. Gli interessati possono prendere visione del decreto Mipaaf numero 594646 del 12 novembre scorso.

 

Comprare un fabbricato recuperato da meno di 5 anni da impresa di recupero: quali tasse?

Quali imposte, tasse e Iva si pagano per acquistare un fabbricato strumentale, recuperato da meno di 5 anni, comprato direttamente dall’impresa che ha provveduto al recupero? In primis si parla di un immobile accatastato nella categoria catastale A/10 e nei gruppi catastali B, C, D ed E. Nel caso di recupero da meno di 5 anni, ai fini delle tasse da pagare, è necessario distinguere il soggetto qualsiasi dal fondo immobiliare.

Che cos’è l’impresa di recupero?

È importante sapere quale sia l’impresa di recupero. Si intende impresa di recupero qualsiasi soggetto Iva che svolga interventi previsti dal comma 1, lettera c), d) ed f), dell’articolo 3, del decreto del Presidente della Repubblica numero 380 del 6 giugno 2001. E, pertanto, l’impresa di recupero svolge interventi di risanamento conservativo e di restauro, di ristrutturazione edilizia e di ristrutturazione urbanistica.

Acquisto fabbricato strumentale recuperato da meno di 5 anni da impresa di recupero: quale Iva va applicata?

Se il fabbricato strumentale è stato recuperato da meno di 5 anni e si tratta di qualsiasi soggetto compratore (a eccezione di un fondo immobiliare), l’Iva da applicare è al 10%. Lo disciplina l’articolo 10 numero 8 ter, punto numero 127 quinquiesdecies, Tabella A, III del Dpr numero 633 del 1972. Oltre all’imposta sul valore aggiunto, sono da pagarsi altre tasse e imposte.

Comprare un fabbricato da impresa di recupero: quali imposte per un soggetto qualsiasi?

Nel caso in cui si compri un fabbricato strumentale recuperato da meno di 5 anni dall’impresa che ha provveduto al recupero, sono da pagarsi le seguenti imposte:

  • di registro di 200 euro, ai sensi di quanto prevede il comma 10 ter 1, dell’articolo 35 del decreto legge numero 223 del 4 luglio 2006, poi convertito nella legge numero 248 del 4 agosto 2006;
  • di bollo per 230 euro, secondo quanto dispone del comma 1 bis, numero 1) dell’articolo 1, della tariffa Allegata A al decreto del Presidente della Repubblica numero 642 del 26 ottobre 1972;
  • la tassa ipotecaria per 90 euro ai sensi di quanto disciplinato dai punti 1.1 e 1.2 dell’articolo 1, della Tabella delle Tasse ipotecarie allegata al decreto legislativo numero 347 del 31 ottobre 1990.

Imposta ipotecaria e catastale nell’acquisto di un fabbricato strumentale

Se l’acquisto del fabbricato recuperato è stato effettuato da un soggetto qualsiasi, l’imposta ipotecaria e quella catastale da pagare corrispondono:

  • al 3% secondo quanto dispone la Nota all’articolo 1 bis della Tariffa allegata al decreto legislativo numero 347 del 31 ottobre 1990;
  • all’1% nel secondo caso, secondo quanto prevede il comma 1, dell’articolo 10, del decreto legislativo numero 347 del 31 ottobre 1990.

Imposte e tasse se a comprare il fabbricato strumentale è un fondo immobiliare

L’acquisto di un fabbricato strumentale recuperato da meno di 5 anni dall’impresa di recupero può essere effettuato anche da un fondo immobiliare. In questo caso, l’Iva da pagare è applicata al 10%. L’aliquota dunque è applicata nella stessa misura di un qualsiasi soggetto acquirente. Le altre imposte a carico corrispondono:

  • all’imposta di registro di 200 euro;
  • a quella ipotecaria dell’1,5% con la riduzione dal 3% operata dal comma 10 ter, dell’articolo 35, del decreto legge numero 233 del 4 luglio 2006;
  • all’imposta catastale con percentuale dello 0,5%, ridotta dalla stessa legge precedente;
  • all’imposta di bollo di 230 euro;
  • alla tassa ipotecaria di 90 euro.

Previdenza complementare, cosa avviene quando si va in pensione?

L’accumulo del capitale con le rate versate alla previdenza complementare ha il massimo risultato nel momento in cui si va in pensione da lavoro. Ma cosa succede quando si smette di lavorare? E quali sono le possibilità che hanno gli aderenti al fondo pensione che hanno versato contributi per anni? Ecco tutte le opzioni possibili.

Cosa si può fare del capitale accumulato nella previdenza complementare quando si va in pensione da lavoro?

Nel momento in cui si va in pensione da lavoro e si hanno almeno cinque anni di partecipazione al fondo pensione, si può decidere di:

  • trasformare il 100% della posizione individuale in rendita, in modo da ricevere un assegno di pensione complementare che va a integrare la pensione lavorativa;
  • ricevere subito e tutto in una soluzione fino a un massimo del 50% del capitale versato e accumulato nel tempo e destinare la restante parte alla rendita;
  • liquidare tutto il capitale accumulato se si rientra nei casi previsti dalla legge. In particolare, questa opzione è possibile se il capitale accumulato risulti esiguo. Oppure se si è un vecchio sottoscrittore. In quest’ultimo caso bisogna essere iscritto alla previdenza complementare non più tardi del 29 aprile 1993 a fondi pensione che erano stati già istituiti entro il 15 novembre 1992.

Cosa valutare prima di prendere una decisione su come impiegare il capitale accumulato della previdenza complementare

Nel momento in cui si va in pensione da lavoro è importante, dunque, valutare attentamente quale opzione scegliere in merito al montante accumulato nella previdenza complementare. Il primo passaggio consiste nel pensare bene a quali saranno le esigenze personali nel periodo in cui non si svolgerà più alcuna attività lavorativa. Se la scelta ricade nell’ottenere una rendita vitalizia, l’assegno mensile che si riscuoterà andrà a integrare quello della pensione lavorativa. E, inoltre, la rendita è reversibile sia nei confronti del coniuge che di un’altra persona indicata dal sottoscrittore del fondo pensione.

Previdenza complementare: cosa avviene se si decide di prelevare tutto il montante accumulato subito?

Se la scelta ricade sull’ottenere tutto il capitare in un’unica soluzione, si potranno soddisfare le necessità del breve periodo dopo il pensionamento. Ma si corre il rischio di non avere entrate a sufficienza per mantenere lo stesso tenore di vita in futuro con la sola pensione da lavoro. Tuttavia, il montante accumulato con la previdenza complementare può servire, in determinate situazioni, a ottenere la rendita prima di andare in pensione da lavoro.

Previdenza complementare, le possibilità di anticipare la rendita rispetto alla pensione di vecchiaia

Infatti, se mancano meno di cinque anni alla pensione di vecchiaia dei 67 anni e si hanno almeno cinque anni di versamenti alla previdenza complementare, si può richiedere che le prestazioni previdenziali del fondo vengano anticipate. Questa possibilità può essere sfruttata anche nell’ipotesi in cui si è disoccupati da oltre 24 mesi oppure ci si trovi nella situazione di invalidità permanente che impedisce di svolgere un’attività lavorativa. Si tratta del meccanismo della Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) che permette di richiedere al fondo di previdenza complementare di ricevere la rendita in anticipo rispetto al conseguimento della pensione di vecchiaia.

Quando si può ottenere un riscatto del montante versato alla previdenza complementare?

Rispetto all’attesa della maturazione della pensione di vecchiaia, il sottoscrittore di un fondo di previdenza complementare può richiedere un riscatto di quanto versato. In particolare:

  • può chiedere un riscatto del 100% di quanto versato nel caso di invalidità permanente. Oppure per la situazione di disoccupazione di oltre 48 mesi;
  • in alternativa per dimissioni, per licenziamento e per decesso del sottoscrittore del fondo pensione.

Inoltre si può richiedere un riscatto parziale, fino alla metà del capitale accumulato per disoccupazione per oltre 12 mesi e da meno di 48 mesi nel caso in cui il datore di lavoro ricorra alla mobilità, alla cassa integrazione guadagni straordinaria o ordinaria.

Agevolazioni fiscali, decontribuzione e incentivi: ecco le misure 2022 per l’agricoltura

La legge di Bilancio 2022 ha assegnato risorse per complessivi 2 miliardi di euro al settore dell’agricoltura. La fetta più grossa delle risorse andrà alla gestione del rischio, con 940 milioni di euro da assegnare. La rimanente parte riguarderà le agevolazioni fiscali e gli incentivi di varia natura da destinare alle imprese.

Fondi al settore agricolo dalla legge di Bilancio 2022: la gestione del rischio

Circa metà delle risorse che il governo ha assegnato all’agricoltura nella legge di Bilancio 2022 andrà al fondo mutualistico nazionale (per 690 milioni di euro) e al sistema delle assicurazioni agevolate (per 250 milioni di euro). La gestione del rischio affrontata dal governo per il comparto agricolo mira a favorire l’equilibrio tra le varie forme di copertura da parte delle aziende del primario e per i differenti settori produttivi.

Fondi agli agricoli per gli eventi avversi

In particolare, con la gestione del rischio il governo andrà incontro agli agricoli per rendere sostenibile lo strumento assicurativo. I fondi della legge di Bilancio verrano impiegati per equilibrare gli alti premi assicurativi. Inoltre, si andranno a coprire le richieste delle imprese e dei lavoratori del settore in merito ai risarcimenti per i frequenti eventi avversi.

Misure fiscali, decontribuzione, esenzione Irpef: ecco le leve sul settore agricolo per il 2022

La metà delle risorse che il governo ha stanziato nella legge di Bilancio 2022 per il settore agricolo andrà alle misure fiscali e agli incentivi. Più nel dettaglio, saranno quattro le leve fiscali previste per l’agricoltura:

  • esenzione dell’Irpef sui redditi domenicali e agrari per il 2023 per 237 milioni di euro;
  • proroga al 2022 della decentribuzione a favore dei giovani coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali. L’età per l’esonero contributivo non deve superare i 40 anni. L’esonero dei contributi da versare all’Inps ai fini previdenziali è totale;
  • proroga per tutto il prossimo anno della percentuale di compensazione Iva incrementata al 9,5% sulle cessioni di suini e bovini vivi;
  • proroga per altri 3 anni del bonus verde e detrazione ai fini dell’Irpef del 36%. La detrazione interessa le spese sostenute per sistemare le aree scoperte private, in particolare come incentivo per il settore florovivaistico.

Incentivi all’agricoltura dalla legge di Bilancio 2022: 120 milioni al distretto cibo

Variegata è la quota delle risorse assegnata dalla legge di Bilancio 2022 per gli incentivi all’agricoltura. In primis è previsto un finanziamento da 120 milioni di euro per i distretti del cibo. L’incentivo è a favore dei distretti agroalimentari e rurali e delle diverse formule di produzione locale e di prodotti biologici. I criteri per l’assegnazione delle risorse alle imprese agricole sono stabiliti dal bando Mipaaf.

Finanziamenti ai fondi agricoli per il 2022: risorse anche per pesca e acquacoltura

Per le imprese che producono e commercializzano mais, soia e leguminose saranno destinate risorse per 10 milioni di euro. La legge di Bilancio 2022 andrà dunque a rifinanziare il fondo per la competitività delle filiere agricole. Altri 10 milioni di euro andranno al fondo per i cereali. Le risorse andranno a favore degli agricoltori che producono frumento duro e che sottoscrivano il contratto di filiera triennale. Altri 80 milioni di euro andranno a finanziare il fondo per lo sviluppo e per il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura. Altri 80 milioni e mezzo di euro sono destinati al fondo Ismea.

 

 

Fondo pensione, come scegliere se si è lavoratori dipendenti, pubblici o autonomi?

Una volta presa la decisione di aderire a un fondo pensione in vista di un trattamento previdenziale più alto per il futuro e per usufruire dei vantaggi fiscali connessi all’adesione stessa, il passaggio successivo consiste nella scelta della formula pensionistica alla quale affidare i propri risparmi. Si tratta di un passaggio fondamentale che richiede una particolare attenzione al fine di soddisfare tutte le esigenze presenti e future.

Aderire alla previdenza complementare, quanto versare al fondo pensione?

A tal proposito è utile verificare se, in base alla propria condizione lavorativa, esista già un fondo di riferimento. Inoltre, è indispensabile decidere quanto versare al fondo pensione. Questa valutazione può essere presa consapevolmente una volta che il sottoscrittore abbia individuato il livello di reddito ritenuto maggiormente adeguato per se stesso e per la propria famiglia nel momento in cui uscirà dal lavoro per la pensione.

Adesione al fondo pensione, la valutazione dei costi

Naturalmente, risulta importante verificare i costi applicati dal fondo pensione al quale si aderisce. Le spese, infatti, possono incidere sull’importo della futura rendita pensionistica. E, pertanto, risulta decisivo anche verificare quali siano le linee di investimento che vengono offerte dal fondo, le garanzie a disposizione e i rischi finanziari.

Come scegliere il fondo pensione se si è lavoratori dipendenti?

I lavoratori dipendenti, inoltre, nella loro scelta devono considerare anche la possibilità di lasciare il Trattamento di fine rapporto (Tfr) in azienda oppure destinarlo alla previdenza complementare. In questo ultimo caso, devono decidere anche in quale misura. Tuttavia, esistono soluzioni di previdenza complementare che prevedono l’ottenimento di un contributo anche da parte del datore di lavoro.

Come scegliere il fondo pensione giusto per le proprie esigenze?

La scelta di aderire a un fondo pensione, dunque, dipende molto anche dal tipo di lavoro o di attività che si svolge. Un lavoratore del settore privato può partecipare a un’adesione collettiva qualora lo preveda il proprio contratto di lavoro. E, dunque, può iscriversi a un fondo pensione di tipo negoziale, aperto o preesistente che faccia da punto di riferimento per le necessità del settore di attività, dell’azienda stessa o della regione. Gli edili, come i lavoratori di altri settori, partecipano in automatico al fondo pensione della propria categoria. L’iscrizione (in questo caso contrattuale) avviene già al momento dell’assunzione.

Previdenza complementare, il lavoratore autonomo deve iscriversi necessariamente al fondo pensione aziendale?

I lavoratori alle dipendenze del settore privato possono non avere un fondo pensione di riferimento. Oppure possono decidere di non iscriversi alla previdenza complementare aziendale. Ma possono comunque avere la necessità di iscriversi a un fondo pensione. In questo caso, si può costruire una futura pensione integrativa partecipando, individualmente, aderendo a un fondo pensione aperto o a un Piano individuale pensionistico (Pip).

Previdenza complementare di un lavoratore del pubblico impiego

I lavoratori dipendenti del pubblico impiego hanno la possibilità di aderire alla previdenza complementare relativa alla categoria di riferimento. Inoltre, hanno anche l’opzione di aderire a un fondo regionale laddove sia previsto. Tuttavia, chi aderisce a un fondo pensione ed è un lavoratore del settore pubblico dovrebbe verificare le prestazioni erogate soprattutto per quanto riguarda il diverso trattamento fiscale che si ottiene rispetto ai fondi pensione dei dipendenti del settore privato.

Lavoratori autonomi, quale fondo pensione scegliere?

I lavoratori autonomi possono aderire individualmente a un fondo pensione aperto o a un Piano individuale pensionistico (Pip). Queste due opzioni sono alla portata anche di un lavoratore del pubblico impiego nel caso in cui volesse integrare ulteriormente la propria pensione complementare con un investimento differente da quello previsto dall’adesione collettiva al fondo pensione di categoria. Le due opzioni, inoltre, sono sempre praticabili dai lavoratori che abbiano un’altra tipologia di contratto, oppure se il contratto di lavoro non preveda l’adesione a un fondo pensione. E, in ogni caso, qualora il lavoratore dovesse decidere di aderire a un fondo pensione differente da quello previsto dal contratto di lavoro.

Scegliere di aderire a un fondo pensione per i familiari a carico

Un lavoratore può decidere di iscrivere i familiari fiscalmente a carico a un fondo pensione. Ad esempio, possono essere iscritti alla previdenza complementare i figli come formula di investimento dei propri risparmi e, soprattutto, per assicurare loro di poter disporre di una pensione integrativa futura. Anche in questo caso, chi dovesse decidere di investire i propri risparmi verso una fondo pensione, può beneficiare della deducibilità fiscale entro il limite di 5.164,57 euro per ogni anno di adesione.

Uni-Cig, ecco come presentare passo passo le domande di cassa integrazione anche dal cellulare

Datori di lavoro e consulenti avranno a disposizione un nuovo sistema per presentare le domande di cassa integrazione. È stato chiamato “Uni-Cig” il nuovo sistema di presentazione delle domande, operazione che si può portare a termine sia mediante l’utilizzo del personal computer che con dispositivi mobili come smartphone e notebook.

Quali tipologie di domanda di cassa integrazione si possono presentare con Uni-Cig?

Le tipologie di domande che si potranno presentare con il nuovo sistema Uni-Cig riguardano tutte le istanze di cassa integrazione guadagni a modalità unificata. Pertanto, il sistema è utilizzabile per le causali ordinarie e le causali “Covid”. Nel dettaglio, la nuova piattaforma può essere utilizzata per le prestazioni Aso (ovvero di assegno ordinario), la cassa integrazione e guadagni in deroga e quella in deroga plurilocalizzata avente causale “Covid-19”. Al momento, si può utilizzare la piattaforma per le domande di cassa integrazione salariale. In un successivo momento, si potranno presentare anche le domande Aso e Cigo.

Vantaggi nell’utilizzo della nuova piattaforma Inps Uni-Cig

I vantaggi dell’utilizzo della nuova piattaforma Uni-Cig consistono innanzitutto nella possibilità di una verifica e di controllo dei dati già dalla fase di inserimento o di conferma, con avviso immediato in caso di incongruità della domanda stessa. Inoltre, la nuova modalità consente di utilizzare una piattaforma più facile e intuitiva.

Cosa si può fare con la nuova piattaforma Uni-Cig?

L’utilizzo della nuova piattaforma Uni-Cig consente al datore di lavoro o ai consulenti di lavoro di utilizzare una modalità di compilazione delle istanze strutturata per quadri successivi. Questi ultimi si alternano fino all’invio della domanda stessa. Per ciascun quadro, il sistema rileva eventuali errori ed anomalie che possono essere corretti da chi sta compilando la domanda.

Quali sono i dati che dovranno essere inseriti nel modello Uni-Cig?

I datori di lavoro e i consulenti, per ciascuna domanda di prestazione di cassa integrazione, devono indicare i seguenti dati:

  • inizio e fine effettiva del periodo interessato alla riduzione dell’attività di lavoro o della sospensione;
  • quanti sono i beneficiari;
  • il numero delle ore di integrazione salariale da richiedere;
  • si può allegare il file con i codici fiscali dei beneficiari della cassa integrazione;
  • si può indicare l’Iban dei beneficiari e le ore richieste per ciascun lavoratore nel caso in cui si richieda l’anticipo del 40% della prestazione.

Uni-Cig, quali anomalie può rilevare la piattaforma?

Nel momento in cui il datore di lavoro inserisce i dati nella piattaforma, quest’ultima potrà già segnalare eventuali anomalie o errori. A questo punto, si potrà comunque forzare la procedura immettendo nell’apposito campo, le motivazioni. All’invio della domanda, la nuova piattaforma Uni-Cig effettua in automatico dei controlli immediati volti ad accertare che la domanda sia ricevibile. All’esito positivo della procedura corrisponde un numero di ticket e di protocollo. Se l’esito dovesse essere negativo, la domanda diventa irricevibile.

Verifica di una domanda già inviata con la piattaforma Uni-Cig

La piattaforma Uni-Cig consente anche di visualizzare e di seguire le domande già presentate e in fase di verifica. Durante questa fase, il sistema fa dei controlli sia sui requisiti dei lavoratori che beneficeranno della cassa integrazione, sia sulla congruità della domanda stessa. In caso di anomalie, quando ormai la domanda è stata inviata e si ha il numero di ticket, si può procedere alla rettifica della domanda. Il termine è di 5 giorni dall’invio.

Come presentare domanda di cassa integrazione sulla piattaforma Uni-Cig passo passo

La domanda di cassa integrazione sulla piattaforma Uni-Cig segue quadri disposti in ordine successivo da compilare. Il primo quadro, quello “A”, prevede la selezione dell’anagrafica aziendale dall’elenco apposito. Il quadro risulta precompilato perché il sistema prende le informazioni dall’archivio unificato delle aziende. Pertanto, non è possibile modificare i dati, non si può inserirne di nuovi, oppure modificare i campi della posta elettronica certificata (Pec), della mail e dei recapiti.

Piattaforma Uni-Cig, il quadro B

Il quadro successivo, quello “B”, della piattaforma Uni-Cig presenta la scelta del tipo di trattamento al quale si voglia accedere. In questa sezione della domanda al datore di lavoro viene richiesto se voglia accedere alle prestazioni che abbiano la clausola “Covid-19”. Anche per questo quadro, il sistema fa un primo controllo segnalando al datore di lavoro se il tipo di trattamento richiesto non sia compatibile con l’inquadramento contributivo della propria azienda. Nel quadro “B” si può anche selezionare la possibilità di ricevere l’anticipo del 40%.

Quadri C e D della piattaforma per la richiesta della cassa integrazione Uni-Cig

Il quadro “C” della piattaforma Uni-Cig permette di inserire e di scegliere l’unità produttiva per la quale il datore di lavoro richieda l’integrazione salariale. Anche questo quadro risulta precompilato dalle informazioni che il sistema recupera in automatico dalle banche date. Il quadro “D”, infine, è quello che consenti di inserire:

  • l’inizio e la fine effettiva del periodo interessato alla riduzione dell’attività di lavoro o della sospensione;
  • il numero di quanti siano i beneficiari;
  • il monte delle ore di integrazione salariale da richiedere.

Controlli della piattaforma Uni-Cig sulla domanda di cassa integrazione inserita

L’ultima fase della piattaforma, prima dell’assegnazione del ticket e del protocollo della domanda, è un controllo automatico nel quale il sistema verifica:

  • che il periodo richiesto per la riduzione o la sospensione lavorativa sia coerente con la scelta effettuata;
  • che detto periodo non vada a sovrapporsi con altre domande già presentate precedentemente con la stessa procedura;
  • il tetto massimo delle ore che possono essere richieste;
  • l’orario contrattuale dei lavoratori per i quali viene inoltrata la richiesta.

Cosa avviene se la piattaforma Uni-Cig segnala errori o anomalie?

In caso di anomalie, apparire in automatico l’alert di correzione della domanda o di inserimento della nota nel caso di forzatura della procedura. Al superamento della verifica, la schermata successiva permette di allegare il file con l’elenco dei lavoratori beneficiari. Il formato del file deve essere Csv o Xml: è denominato Uni-Cig e può essere scaricato dal software delle paghe. Dopo l’allegato, le ultime due schermate riguardano le dichiarazioni di responsabilità e la possibilità di allegare l’accordo sindacale. In quest’ultimo caso, l’allegato deve essere in formato Pdf.

Fondo perduto a partite Iva, firmato il decreto sul contributo perequativo: ecco chi può beneficiarne e come

Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha firmato il decreto sul contributo perequativo che assicurerà il fondo perduto alle partite Iva che abbiano subito un calo degli utili o un aumento delle perdite di almeno il 30%. In tutto il governo ha messo a disposizione dei lavoratori autonomi 4,4 miliardi di euro per le difficoltà del periodo di pandemia da Covid. Il meccanismo perequativo si baserà su cinque scaglioni con aliquote di rimborso decrescenti al crescere dei compensi e dei ricavi.

Quali partite Iva e autonomi possono accedere al fondo perduto perequativo?

Avranno accesso al fondo perduto perequativo le partite Iva che siano residenti in Italia (o stabili in Italia) e che svolgano attività di impresa, di arte o di professione oppure che producano reddito agrario. Per accedere al beneficio del fondo perduto è necessario che si sia verificato un peggioramento del risultato economico di esercizio inerente al 2020 pari ad almeno il 30% in rapporto a quello del 2019.

Scaglioni di fondo perduto alle partite Iva, ecco a chi andranno gli aiuti

Il calcolo del contributo a fondo perduto delle partite Iva seguirà il meccanismo degli scaglioni. Infatti, sono previsti cinque scaglioni a seconda dei ricavi e dei compensi dei lavoratori autonomi. La percentuale spettante deve essere calcolata al netto degli aiuti già ricevuti, fino a un massimo di contributo ricevibile di 150 mila euro. Nel dettaglio:

  • la percentuale del 30% di aiuti andrà alle partite Iva e ai professionisti che abbiano compensi o ricavi fino a 100 mila euro;
  • il 20% andrà agli autonomi che abbiano ricavi e compensi tra i 100 mila e i 400 mila euro;
  • la percentuale del 15% andrà a partite Iva e autonomi con ricavi tra i 400 mila e il milione di euro;
  • il 10% andrà alle partite Iva tra il milione e i 5 milioni di euro di ricavi e di compensi;
  • il 5% andrà a chi ha ricavi tra i 5 e i 10 milioni di euro.

Quali sono i valori di compensi e ricavi da prendere in considerazione per il fondo perduto delle partite Iva?

I valori che le partite Iva e i lavoratori autonomi devono prendere in considerazione per definire le aliquote a gli scaglioni di competenza sono:

  • la dichiarazione dei redditi del 2020 che è stata trasmessa entro il 30 settembre 2021;
  • eventuali integrazioni e correzioni dopo il 30 settembre 2021 non devono essere prese in considerazione se il contributo che ne derivi dovesse risultare maggiore;
  • la dichiarazione dei redditi relativa al 2019 già validamente presentata.

Fondo perequativo alle partite Iva, non bisogna includere gli aiuti ricevuti in precedenza

Particolare avvertenza nel calcolo degli aiuti spettanti deve essere prestato dalle partite Iva in merito ai contributi già ottenuti in precedenza. Infatti, come specifica l’articolo 2 del decreto del ministero dell’Economia, il contributo da ottenere deve essere calcolato al netto degli aiuti a fondo perduto già eventualmente riconosciuti dall’Agenzia delle entrate dai vari decreti che si sono succeduti a partire da maggio del 2020. In particolare, si devono sottrarre gli aiuti ricevuti dal decreto “Rilancio”, dai decreti “Ristori” che si sono avuti tra l’autunno e il Natale dello scorso anno, e i due decreti “Sostegni” del 2021.

Come presentare la domanda di fondo perduto perequativo per le partite Iva o i professionisti?

Le partite Iva e i professionisti interessati a chiedere il fondo perduto perequativo per le perdite subite durante il periodo di pandemia, dovranno accedere alla piattaforma che verrà messa a disposizione dall’Agenzia delle entrate nei prossimi giorni. Si tratterà di un tempo limitato per presentare la domanda. Infatti, gli autonomi avranno 30 giorni di tempo per procedere con l’invio dell’istanza dal momento in cui verrà aperta la piattaforma stessa.

Come sapere da quando si può presentare domanda per il fondo perduto perequativo delle partite Iva?

Inoltre, i fondi messi a disposizione dal governo in attuazione delle misure del decreto “Sostegni bis” devono essere utilizzati entro la fine del 2021. Diventa dunque necessario che l’accesso alla piattaforma arrivi prima della fine di novembre. In ragione di ciò è necessario attendere il nuovo provvedimento in uscita nei prossimi giorni da parte dell’Agenzia delle entrate che fissi il giorno di apertura delle domande, nonché quello di chiusura.

Acquistare un fabbricato strumentale da una banca o società di leasing: quali tassi si pagano?

L’acquisto di un fabbricato strumentale, oltre a poter essere effettuato da un privato, da un’impresa costruttrice, da una di recupero o da un’impresa che non sia né costruttrice, né di recupero, può avere come venditore una banca o una società di leasing che non siano né costruttrici, né recuperatrici del fabbricato stesso.  In questo caso, è importante distinguere se la banca e la società di leasing esercitino l’opzione Iva oppure no.

Si paga l’Iva sull’acquisto di un fabbricato da una banca o società di leasing che non eserciti l’opzione Iva?

Nel caso di acquisto di un fabbricato strumentale, quale che sia l’epoca di costruzione, da una banca o una società di leasing che non eserciti l’opzione Iva, l’acquisto fatto da un qualsiasi soggetto è esente da Iva. Lo stabilisce l’articolo 10 numero 8 ter del decreto del Presidente della Repubblica numero 633 del 1972. Tuttavia, dovranno essere pagate altre tasse e imposte.

Imposta di registro e altre tasse da pagare per l’acquisto di un fabbricato strumentale

Infatti, le imposte da pagare corrispondono a quella di registro, quella ipotecaria, quella catastale, la tassa ipotecaria e l’imposta di bollo. Nel dettaglio:

  • l’imposta di registro, l’imposta ipotecaria e l’imposta catastale sono tutte di importo pari a 200 euro ai sensi di quanto dispone il comma 10 ter dell’articolo 35 del decreto legge numero 223 del 4 luglio 2006, convertito nella legge numero 248 del 4 agosto 2006;
  • imposta di bollo pari a 230 euro, secondo quanto dispone il comma 1 bis, numero 1) dell’articolo 1, della tariffa Allegata A al decreto del Presidente della Repubblica numero 642 del 26 ottobre 1972;
  • la tassa ipotecaria di 90 euro ai sensi dei punti 1.1 e 1.2 dell’articolo 1, della Tabella delle Tasse ipotecarie allegata al decreto legislativo numero 347 del 31 ottobre 1990.

Acquisto fabbricato con opzione Iva: qual è l’aliquota?

Nel caso in cui l’acquisto del fabbricato strumentale avvenga da una banca o da una società di leasing con esercizio dell’opzione Iva, è necessario distinguere il soggetto Iva dal soggetto diverso. In tutti e due i casi, l’Iva da versare è al 22% ai sensi di quanto dispone l’articolo 10 numero 8 ter, dell’articolo 16 del Dpr numero 633 del 1972.  L’unica differenza tra i due soggetti è che per il soggetto Iva c’è la possibilità di ricorrere al reverse change in applicazione del comma 6, lettera a bis, dell’articolo 17, del decreto del Presidente della Repubblica numero 633 del 26 ottobre 1972.

Tasse e imposte a carico se l’acquisto è fatto da una banca o società di leasing con opzione Iva

Se si tratta di acquisto di un fabbricato strumentale e il venditore è una banca o una società di leasing che eserciti l’opzione Iva, sia nel caso di acquirente soggetto Iva che di diverso soggetto, le imposte e le tasse da pagare sono le seguenti:

  • l’imposta di registro per 200 euro;
  • imposta ipotecaria di 200 euro;
  • l’imposta catastale di 200 euro;
  • imposta di bollo di 230 euro;
  • tassa ipotecaria di 90 euro.

 

Polizza previdenziale: che cos’è, come funziona e chi può aderire

La polizza previdenziale permette di aderire alla pensione complementare, ovvero a una formula di previdenza volontaria e privata che va ad aggiungersi a quella obbligatoria, senza tuttavia sostituirla. Chi possiede una polizza previdenziale accumula regolarmente risparmi in una formula di pensione integrativa, come assicurato ad esempio dall’adesione a un fondo pensione, affinché una parte delle somme messe da parte durante la vita lavorativa possano far ottenere al sottoscrittore una pensione che vada a integrare quella lavorativa, composta quest’ultima dai versamenti fatti presso gli enti di previdenza obbligatoria come l’Inps e le Casse previdenziali dei professionisti.

A cosa serve aderire a una polizza previdenziale?

L’adesione a una polizza previdenziale permette, pertanto, di destinare una parte dei risparmi all’integrazione della pensione lavorativa futura. Nel momento in cui maturerà la pensione lavorativa si potrà disporre di una pensione integrativa, peraltro reversibile a favore del coniuge. Tuttavia, con la polizza previdenziale è possibile anche affrontare eventuali esigenze improvvise, anche impreviste all’atto della sottoscrizione, e personali che possono presentarsi con il passare degli anni.

Si può richiedere un anticipo delle somme versate per una polizza previdenziale?

Ad esempio, il fondo pensione può anticipare delle somme per delle spese sanitarie, oppure per comprare o ristrutturare la prima casa. Alcune soluzioni permettono di richiedere fino al 75% per sostenere delle spese mediche gravi della famiglia, oppure per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa. Inoltre si può richiedere fino al 30% di quanto accumulato senza motivarne l’utilizzo dopo 8 anni dall’iscrizione alla formula previdenziale prescelta. Infine, la polizza previdenziale permette anche di poter anticipare l’uscita dal lavoro rispetto all’età pensionabile attraverso il meccanismo della Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita).

Per quanto tempo bisogna pagare le rate di una polizza previdenziale?

La valutazione del tempo necessario per accumulare una pensione integrativa dipende da vari fattori. In primo luogo dal reddito del quale si vorrebbe disporre una volta che si va in pensione. In secondo luogo, è necessario valutare attentamente quali siano le varie formule di risparmio e di reddito ottenibili nel momento in cui si va in pensione. Per arrivare alla giusta decisione si può fare una stima di quale sarà la pensione futura da lavoro attraverso le simulazioni dell’Inps o delle Casse previdenziali. Naturalmente, maggiore è il lasso di tempo di adesione a un fondo pensione e più alti saranno i vantaggi, anche fiscali durante il versamento delle rate, che si potranno ottenere nel momento di uscita dal lavoro.

Flessibilità, costi e deducibilità delle polizze previdenziali

Il piano della polizza previdenziale prevede la possibilità di adesione in maniera flessibile e dinamica. È il sottoscrittore a decidere quanto, quando e come versare. L’importo può essere mensile o annuale. Oppure si può destinare alla polizza una parte o tutto il Trattamento di fine rapporto (Tfr). Molti piani prevedono che il risparmiatore versi le rate senza alcun costo di entrata e di intermediazione per tutta la durata dell’adesione al fondo pensione. Inoltre, i premi versati possono essere dedotti dal reddito imponibile del sottoscrittore fino a 5.164,57 all’anno.

Polizza previdenziale, come funziona?

Si può sottoscrivere una polizza previdenziale tra varie tipologie di pensioni che servono a raccogliere le somme risparmiate dai sottoscrittori. In particolare, si può aderire a un fondo pensione negoziale, a un fondo pensione preesistente, a un fondo pensione aperto o a un piano individuale pensionistico. Ogni aderente a un fondo ottiene un conto individuale nel quale convergono i versamenti fatti periodicamente per l’adesione stessa. I versamenti vengono investiti nei mercati finanziari dagli operatori specializzati in modo da ottenere rendimenti che incrementino, nel tempo, quanto risparmiato sul conto individuale.

Da cosa dipende il trattamento futuro della polizza previdenziale?

Il trattamento futuro della polizza previdenziale dipende dalle somme che si sono versate periodicamente, dalla durata del periodo in cui si sono versati i contributi, dai costi sostenuti nel periodo in cui si è stati iscritti al fondo e, infine, dai rendimenti maturati investendo i risparmi nei mercati finanziari. Nel momento in cui maturi il diritto a ricevere il trattamento si può decidere se ottenere la rendita mediante una quota fissa mensile, oppure richiedere una parte del capitale maturato (ad esempio, al 50%) e lasciare la parte rimanente come rendita mensile.

Chi può aderire alla polizza previdenziale?

L’adesione alla polizza previdenziale è a vantaggio dei lavoratori. Non vi sono differenze tra lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi e liberi professionisti. Ma può sottoscrivere una polizza previdenziale anche chi non esercita un’attività lavorativa, ovvero familiari e figli minori che siano fiscalmente a carico.