Quali fatture elettroniche devono essere firmate digitalmente

Nel generare e nel trasmettere le fatture elettroniche, attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate, l’uso della firma digitale garantisce al documento non solo l’autenticità dell’origine, ma anche l’integrità del contenuto della fattura elettronica. Vediamo allora quali fatture elettroniche devono essere obbligatoriamente firmate digitalmente, e quali invece no.

Quali fatture elettroniche devono essere firmate digitalmente e quali invece no

Nel dettaglio, attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate, non c’è obbligo di firma digitale per le fatture elettroniche quando gli attori in gioco sono dei privati. Di contro, per le fatture elettroniche verso la Pubblica Amministrazione, quello della firma digitale del documento è in tutto e per tutto un obbligo.

Di conseguenza, inviare una fattura elettronica alla PA senza la firma digitale è un’operazione inutile. In quanto il Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate non farà altro che scartarla. In altre parole, qualsiasi titolare di partita IVA, al fine di avere dei rapporti di natura commerciale con le Amministrazioni Pubbliche, deve necessariamente dotarsi di firma digitale.

Dalla PEC alla firma digitale, nei rapporti con la PA si chiude il cerchio sulla dematerializzazione dei documenti

Nel rapporto con la PA, inoltre, l’uso obbligatorio della firma digitale per le fatture elettroniche chiude il cerchio sulla dematerializzazione dei documenti. Visto che, per l’invio e per la ricezione della documentazione, come quando si invia una raccomandata postale con ricevuta di ritorno, nei rapporti con la PA l’uso della posta elettronica certificata (PEC) è ormai ampiamente consolidato.

Come si firma il file FatturaPA e qual è il portale istituzionale con tutte le FAQ

Detto questo, per la firma digitale del file FatturaPA è necessario un certificato di firma qualificata. Ovverosia, un certificato che, previa esibizione di un documento di identità, è stato rilasciato ad una persona fisica.

Al riguardo, per la fatturazione elettronica verso la Pubblica amministrazione, attraverso il Sistema di Interscambio (SdI), c’è il portale istituzionale fatturapa.gov.it. Dove, tra l’altro, sono presenti sulla FatturaPA, compreso l’obbligo di firma digitale, tutte le risposte alle domande più frequenti.

In merito ricordiamo, infine, che l’obbligo di fatturazione elettronica verso la PA, con addio al documento cartaceo, è entrato in vigore con la Finanziaria del 2008. Ovverosia, con la Legge numero 244 del 24 dicembre del 2007.

Qual è la differenza tra misuratore fiscale e registratore telematico

In Italia gli operatori del commercio al minuto, e quelli delle attività assimilate, sono chiamati ai sensi di legge, ed ai fini fiscali, a registrare ed a certificare i corrispettivi. Ed a trasmetterli al Fisco. Vediamo allora, tra gli scontrini fiscali, le ricevute fiscali ed i documenti commerciali, quali sono gli obblighi per gli esercenti l’attività di commercio al minuto. Partendo, in particolare, dalla differenza sostanziale che c’è tra il misuratore fiscale ed il registratore telematico.

Dal misuratore fiscale al registratore telematico dei corrispettivi per i commercianti

Nel dettaglio, il misuratore fiscale è il vecchio apparecchio che in passato veniva utilizzato dai commercianti per il rilascio degli scontrini fiscali. Mentre il registratore telematico, essendo dotato di modulo fiscale, è in grado di memorizzare e di certificare in automatico i corrispettivi. E di trasmetterli in modalità telematica all’Agenzia delle Entrate.

L’introduzione in Italia del misuratore fiscale è davvero di vecchia data. In quanto è stato istituito nel 1983 prima con la legge del 26 gennaio, e poi con il successivo Decreto ministeriale nel mese di marzo dello stesso anno in accordo con quanto riporta il sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

L’introduzione del registratore telematico, invece, è partita nel 2019 al fine di sostituire gradualmente proprio il misuratore fiscale. Passando così dall’emissione degli scontrini e delle ricevute fiscali all’emissione del documento commerciale. Che si può emettere solo con il registratore telematico oppure attraverso una procedura web. E questo al fine di rispettare, verso l’Agenzia delle Entrate, l’obbligo di certificazione dei corrispettivi attraverso la memorizzazione e la trasmissione telematica.

Come mettersi in regola con la trasmissione telematica dei corrispettivi

Essendo quello della trasmissione telematica dei corrispettivi un obbligo, gli esercenti attività di commercio al minuto, al fine di essere in regola con il Fisco, possono adattare il vecchio registratore di cassa rendendolo un registratore telematico. Oppure possono acquistare un nuovo registratore telematico. E comunque, in entrambi i casi, l’esercente ai fini fiscali può beneficiare della maturazione di un credito di imposta.

L’obbligo di utilizzo del registratore telematico, con la trasmissione dei corrispettivi all’Agenzia delle Entrate, non è inoltre legato ai ricavi. Tutti, infatti, devono rispettare tale obbligo indipendentemente da quello che è il volume d’affari per l’attività commerciale di vendita al minuto esercitata.

Come annullare i dati delle fatture elettroniche emesse e ricevute

I dati delle fatture elettroniche emesse e ricevute si possono annullare? La risposta è affermativa. In quanto se non scartati, i dati delle fatture elettroniche emesse e ricevute si possono annullare, tra l’altro, dal portale ‘Fatture & Corrispettivi’ grazie ad un’apposita funzionalità.

E lo stesso è possibile, con un file in formato XML, pure attraverso l’utilizzo di un canale accreditato da web-service o da FTP (File Transfer Protocol) così come riporta il sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

Vediamo allora, su come annullare i dati delle fatture elettroniche emesse e ricevute, quali sono tutti i passi da seguire anche nel caso in cui ad agire con delega, per conto di un titolare di partita IVA, sia un intermediario abilitato.

Come si genera il file di annullamento dei dati delle fatture elettroniche

Nel dettaglio, la funzionalità relativa all’annullamento dei dati delle fatture elettronica emesse e ricevute, che sono stati trasmessi e non scartati, si realizza attraverso l’invio di un nuovo file ‘Dati Fattura’. Ed il tutto facendo attenzione al fatto che l’operazione di annullamento è irreversibile, ragion per cui non sarà poi possibile effettuare la revoca.

Inoltre, per ogni operazione di annullamento file si deve fare riferimento, per la fattura elettronica, sempre al file originario. Ovverosia, a quello che è stato trasmesso la prima volta indipendentemente dal fatto che, sugli stessi dati, siano state apportate delle modifiche.

Ecco come i dati delle fatture elettroniche si possono annullare con una procedura guidata

Per agevolare la generazione del file di annullamento dei dati delle fatture elettroniche, l’Agenzia delle Entrate permette l’accesso, dal portale ‘Fatture e Corrispettivi’, ad una procedura guidata.

Ed il tutto fermo restando che il titolare di partita IVA, o l’intermediario abilitato e delegato, può utilizzare, al posto del portale ‘Fatture e Corrispettivi’, pure altri software che siano conformi. Ovverosia, dei software che rispettino le specifiche tecniche del formato Dati fatture. Come da documenti tecnici allegati, in data 27 marzo del 2017, ad un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate.

Attraverso la funzionalità web, inoltre, l’Agenzia delle Entrate per quel che riguarda l’annullamento dei dati delle fatture elettroniche fa altresì presente che c’è una limitazione. Ovverosia, si può generare il file di annullamento di un intero file originario ad una sola condizione. Ovverosia, solo se questi dati si riferiscono a fatture elettroniche emesse nei confronti di un solo cliente. Oppure se sono state ricevute da un solo fornitore.

Quali sono tutte le misure di pace fiscale con accesso alla definizione agevolata

In Italia i contribuenti che hanno i debiti fiscali pregressi con il Fisco possono saldare il dovuto, sotto certe condizioni, senza l’applicazione degli interessi dovuti ai sensi di legge. E nemmeno senza l’applicazione di sanzioni amministrative.

Tutto ciò è possibile, in particolare, grazie alle misure di definizione agevolata che rientrano nella cosiddetta pace fiscale. E che, nello specifico, sono state introdotte con il decreto legge numero 119 del 2018.

Vediamo allora, nel dettaglio, quali sono tutte le misure di pace fiscale proprio con l’accesso alla definizione agevolata. E con la possibilità di sanare la propria posizione fiscale in maniera agevolata non solo per i debiti fiscali pregressi, ma anche per gli atti, per le irregolarità formali e per altri adempimenti.

Quali sono tutte le misure con accesso alla definizione agevolata, dagli atti alle cartelle esattoriali

In particolare, grazie al decreto sulla pace fiscale sopra citato, i contribuenti hanno la possibilità di accedere alla definizione agevolata degli atti del procedimento di accertamento, alla definizione agevolata dei processi verbali di constatazione, ed anche alla definizione agevolata degli atti del procedimento di accertamento per le società e associazioni sportive dilettantistiche.

Inoltre, c’è pure la definizione agevolata delle controversie tributarie, la definizione delle irregolarità formali e la definizione agevolata delle cartelle di pagamento in accordo con quanto si legge sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

La definizione agevolata che, numericamente, coinvolge più contribuenti, è quella relativa alle cartelle di pagamento. Vediamo allora di approfondire proprio questa importante misura di pace fiscale.

Come funziona la definizione agevolata delle cartelle di pagamento

Nel dettaglio, la misura di pace fiscale relativa alla definizione agevolata delle cartelle di pagamento è attualmente attiva con la terza finestra di rottamazione delle cartelle esattoriali. Ovverosia, con la rottamazione-ter e saldo e stralcio per la quale, il 9 maggio del 2022, sono scaduti i termini per il versamento delle rate che sono scadute nel 2020. Ovverosia, quelle con la scadenza originaria nel pieno della pandemia di Covid-19.

Come si pagano le cartelle esattoriali della rottamazione ter e saldo e stralcio anche con il lieve inadempimento

Nel rispetto del cosiddetto inadempimento lieve, inoltre, per tutte le scadenze fissate e legate alla rottamazione ter e saldo e stralcio ci sono, rispetto alla scadenza fissata, cinque giorni di tolleranza. Così come è stato disposto dal Decreto legge numero 119 del 2018 in corrispondenza dell’Articolo 3, comma 14-bis.

Come aggiornare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche

Per la trasmissione telematica delle fatture elettroniche al Sistema di Interscambio (Sdi), che è gestito dall’Agenzia delle Entrate, i titolari di partita IVA in genere utilizzano i loro indirizzi telematici abituali. Questi canali telematici abituali di trasmissione delle fatture elettroniche possono essere censiti attraverso un apposito servizio che viene messo a disposizione proprio dal Fisco italiano.

In questo modo, il titolare di partita IVA, o comunque il soggetto che è delegato, abilitato e incaricato, può controllare in ogni momento che le fatture elettroniche provengano effettivamente da indirizzi telematici indicati e censiti proprio come canali abituali di trasmissione. Vediamo allora, nel dettaglio, come andare ad aggiornare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche.

Come controllare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche

Nel dettaglio, per controllare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche la prima cosa da fare è quella di accedere, tramite le proprie credenziali e identità digitali, al servizio web ‘Fatture e Corrispettivi‘ dell’Agenzia delle Entrate. Per poi selezionare l’utenza di lavoro.

Dopodiché, all’interno del box ‘Fatturazione elettronica e conservazione’ del portale ‘Fatture e Corrispettivi’, il titolare di partita IVA o l’intermediario abilitato, incaricato e delegato dovrà selezionare ‘Censimento dei canali di trasmissione delle fatture elettroniche’. E questo permette proprio di accedere e di controllare i canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche.

Quali sono i servizi e le funzionalità che sono associate al censimento degli indirizzi telematici

All’interno del servizio relativo al censimento dei canali di trasmissione delle fatture elettroniche. l’utente può accedere a diverse funzionalità. Precisamente, l’inserimento registrazione del contatto pec, l’inserimento dei canali abituali di trasmissione, l’aggiornamento dei contatti, l’aggiornamento dei canali abituali di trasmissione e la funzione relativa all’eliminazione del censimento.

Per quel che riguarda la funzionalità aggiornamento dei canali abituali di trasmissione, selezionando questa opzione l’utente, cliccando sul tasto ‘Gestisci canali‘, potrà effettuare gli aggiornamenti. Così come, con l’icona ‘Cestino‘, può invece eliminare all’occorrenza un canale dall’elenco dei canali precedentemente censiti.

Come eliminare il censimento dei canali abituali di trasmissione delle fatture elettroniche

In maniera diametralmente opposta, il censimento dei canali di trasmissione e del contatto PEC si possono eliminare. Sempre partendo dall’opzione ‘Censimento dei canali abituali di trasmissione‘, per poi cliccare su ‘Elimina censimento‘. Un’operazione che, avverte l’Agenzia delle Entrate attraverso il proprio sito Internet istituzionale, porterà ad eliminare tutti i dati dei contatti e dei canali abituali di trasmissione.delle fatture elettroniche.

Come sigillare correttamente una fattura elettronica

Le fatture elettroniche generate, prima di essere inviate al Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate, si possono sempre controllare in via preventiva. E questo al fine di rilevare eventuali errori e procedere poi, in tal caso, con le opportune correzioni. In più, dopo il controllo preventivo alla fattura elettronica si può apporre prima dell’invio all’SdI pure il sigillo.

Operazione che precede la trasmissione corretta dell’e-fattura. Vediamo allora, nel dettaglio, come sigillare correttamente una fattura elettronica prendendo a riferimento, nello specifico, l’uso dell’APP FatturAE dell’Agenzia delle Entrate per i dispositivi mobili con il sistema operativo iOS della Apple, e per quelli con il sistema operativo Android di Google.

Anteprima, controllo, sigillo e trasmissione di una fattura elettronica: ecco come fare con l’app FatturAE

Muniti di smartphone ioS o Android, l’Agenzia delle Entrate permette, grazie all’applicazione gratuita FatturAE, di gestire tutto il ciclo della fatturazione elettronica in pochi step. In particolare, dalla sezione ‘Riepilogo’ dell’applicazione è possibile accedere al menu con le voci ‘Anteprima fattura’, ‘Controlla e Sigilla‘ e ‘Trasmetti’.

Nel dettaglio, con la funzionalità ‘Anteprima fattura’ il titolare di partita IVA ha la possibilità di visualizzare a schermo intero la fattura prodotta, mentre con la funzionalità ‘Controlla e Sigilla‘, se non ci sono errori dopo il controllo preventivo dei dati, l’applicazione restituirà il risultato positivo della diagnosi effettuata.

Nonché la dicitura ‘la fattura è stata correttamente sigillata‘. Apposto il sigillo alla fattura elettronica, questa con ‘Trasmetti’ potrà essere inviata al Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate. Dopodiché, in questo caso, apparirà la dicitura ‘la fattura è stata correttamente trasmessa‘.

Ecco tutto quello che si può fare con l’app FatturAE dell’Agenzia delle Entrate

Chiarito come apporre il sigillo ad una fattura elettronica, elenchiamo ora quali sono tutte le funzionalità offerte dall’app FatturAE dell’Agenzia delle Entrate per i dispositivi mobili. Applicazione che, sostanzialmente, è alternativa, per la gestione del ciclo della fatturazione elettronica, al portale ‘Fatture e Corrispettivi‘.

Nel dettaglio, con l’applicazione le fatture elettroniche si possono predisporre, scegliere per tipologia, visualizzare, controllare preventivamente, memorizzarle, inviare all’SdI, archiviarle per la consultazione ed anche importarle utilizzando software che sono diversi dall’App FatturAE.

In più, attraverso l’applicazione mobile l’utente può accedere tramite autenticazione al portale ‘Fatture e Corrispettivi’, e può pure consultare l’area relativa a info e assistenza. Infine, come sopra accennato, ricordiamo che è possibile scaricare gratis l’app FatturAE dell’Agenzia delle Entrate esclusivamente dagli store Google Play e App Store.

Indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche, come si registra

I titolari di partita IVA, al fine di poter ricevere tutte le fatture elettroniche, devono effettuare la registrazione del proprio indirizzo telematico. Che può essere rappresentato, in particolare, da un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC), oppure dal cosiddetto Codice Destinatario che è composto da 7 cifre.

In più, registrando l’indirizzo telematico questo può essere utilizzato sia puntualmente, da parte di un soggetto passivo IVA, sia in maniera massiva da parte dei soggetti intermediari abilitati e delegati. Vediamo allora, nel dettaglio, tutto quello che c’è da sapere proprio su come si registra l’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche che transitano attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate.

Come si registra l’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche

Come sopra accennato, per la registrazione dell’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche i servizi attivabili sono due. Ovverosia, quello relativo alla ‘Registrazione puntuale per un singolo soggetto IVA dell’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche‘. E quello relativo alla ‘Registrazione massiva dell’indirizzo telematico dove ricevere tutte le fatture elettroniche‘.

Quando come indirizzo telematico basta la PEC e quando invece serve il codice univoco detto anche codice destinatario

Nella scelta dell’indirizzo telematico, basta la posta elettronica certificata (PEC) quando il flusso in invio ed in ricezione è di poche fatture elettroniche al giorno. Mentre quando si deve trasmettere un numero rilevante di fatture elettroniche è preferibile optare per il codice univoco, ovverosia per il cosiddetto codice destinatario con il canale accreditato di tipo SFTP o Web-Service.

In tal caso l’Agenzia delle Entrate ricorda che, per il flusso delle fatture elettroniche con il canale accreditato di tipo SFTP o Web-Service, serve a monte un adeguato grado di informatizzazione. Nonché il costante presidio di personale ai fini della gestione del sistema informativo che è collegato al Sistema di Interscambio (SdI).

Come funziona l’accreditamento e la corrispondente procedura per l’attivazione di un canale di tipo SFTP o Web-Service

Per l’accreditamento, e per la conseguente attivazione di un canale di tipo SFTP o Web-Service, l’Agenzia delle Entrate fa altresì presente che occorre stipulare un apposito accordo di servizio con il Sistema di Interscambio (SdI). E questo avviene, nello specifico, attraverso una esplicita richiesta di accreditamento.

Al riguardo, dal portale ‘Fatture e Corrispettivi‘ del Fisco, c’è l’apposita funzionalità ‘Accreditare il canale‘. In questo modo, inserendo tutte le informazioni tecniche e dettagliate richieste, si potrà chiedere e ottenere l’accreditamento del canale telematico.

Come generare una fattura elettronica senza connessione ad Internet

Per l’invio di una fattura elettronica in Italia c’è un unico canale ammesso, ed è quello che è rappresentato dal Sistema di Interscambio (SdI) gestito dall’Agenzia delle Entrate. Pur tuttavia, ci sono tanti modi per poter generare e predisporre una fattura elettronica.

Per esempio, è possibile farlo pure senza avere al momento una connessione ad Internet attiva. E questo grazie ad un apposito software che viene messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Vediamo allora di cosa si tratta, nel dettaglio, proprio su come generare una fattura elettronica senza avere la connessione ad Internet.

Sulla fatturazione elettronica, ecco il software stand-alone per personal computer del Fisco

Nel dettaglio, proprio per la generazione del file XML della fattura elettronica, i titolari di partita IVA hanno la possibilità di scaricare, dal sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, l’apposito pacchetto software stand-alone per personal computer.

Il software è chiaramente gratis, e permette, anche senza avere attiva la connessione ad Internet, di predisporre le tre diverse tipologie di fattura elettronica. Ovverosia, la fattura elettronica ordinaria, la fattura elettronica semplificata e la FatturaPA.

Dal PC al Sistema di Interscambio, ecco come funziona il software fatturazione elettronica

In questo modo, grazie al software stand-alone per personal computer del Fisco, il titolare di partita IVA può predisporre e può generare le fatture elettroniche, salvandole sul proprio PC. E poi, quando c’è connessione ad Internet, si potrà procedere alla trasmissione della fattura elettronica al Sistema di Interscambio (SdI) attraverso il portale ‘Fatture e Corrispettivi‘.

Con la PEC oppure con il canale telematico Web Service o FTP in accordo con quanto si legge sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate. Ed il tutto fermo restando che il software stand-alone per personal computer del Fisco per la fatturazione elettronica è corredato da un’apposita Guida che si può visionare e che si può scaricare dal sito Internet dell’Agenzia delle Entrate in formato PDF.

Cosa fare quando offline il software per la fatturazione elettronica non funziona

Quindi, con il software stand-alone per personal computer del Fisco il titolare di partita IVA può comodamente lavorare offline, e quindi senza connessione ad Internet. Ma in ogni caso al momento della trasmissione occorre accedere alla rete.

In più, l’Agenzia delle Entrate fa presente e ricorda che, utilizzando per molto tempo offline il software stand-alone per personal computer, si può riscontrare qualche problema tecnico. Che si risolve chiudendo l’applicativo e, dopo aver effettuato l’accesso ad Internet, riavviandolo affinché questo si possa aggiornare in automatico all’ultima versione disponibile.

Servizio di consultazione delle fatture elettroniche, come funziona l’adesione ed il recesso

Per la fatturazione elettronica l’Agenzia delle Entrate non mette a disposizione solo i servizi gratuiti di generazione e di invio al Sistema di Interscambio (SdI), ma anche il servizio di consultazione.

In particolare, possono consultare le fatture elettroniche non solo i titolari di partita IVA, ma anche i consumatori finali. Vediamo allora in maniera dettagliata, proprio sul servizio di consultazione delle fatture elettroniche, come funziona e come si fa sia a aderire, sia all’occorrenza pure a recedere.

Quali sono le funzionalità disponibili per l’adesione e per il recesso al servizio di consultazione e-fatture

Nel dettaglio, sono attualmente 4 le funzionalità che sono disponibili per l’adesione e per il recesso dal servizio di consultazione delle e-fatture in accordo con quanto si legge sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.
Si tratta, nello specifico, del servizio standard di consultazione delle fatturazione elettronica con la possibilità di adesione e di recesso.

Nonché l’adesione ed il recesso Business To Business (BTB) per i soggetti IVA, Business To Business (BTB) massiva e adesione e recesso al servizio di consultazione delle fatture elettroniche per il Business To Consumer (BTC). Ovverosia, per i consumatori finali che sono i destinatari delle fatture elettroniche. E quindi le persone fisiche ed anche le persone non fisiche che non sono titolari di partita IVA.

Adesione e revoca del servizio di consultazione dal portale ‘Fatture e Corrispettivi’

Per i soggetti IVA e per gli intermediari abilitati e delegati, il portale per l’adesione e per la revoca del servizio di consultazione delle fatture elettroniche è ‘Fatture e Corrispettivi’ dell’Agenzia delle Entrate. Dal portale, infatti, il soggetto IVA può aderire al servizio gratuito di consultazione delle fatture elettroniche emesse e ricevute attraverso il Sistema di Interscambio (SdI).

Oppure, fa altresì presente l’Agenzia delle Entrate, il soggetto IVA può recedere dal servizio di consultazione e di acquisizione delle fatture elettroniche oppure dei loro duplicati informatici. E questo, a livello normativo, in forza ed ai sensi del provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 30 aprile del 2018 e delle successive modifiche.

Consultazione fatture elettroniche BTB in modalità massiva, quali sono le modalità di adesione

Per l’adesione al servizio di consultazione delle fatture elettroniche BTB in modalità massiva, invece, ci sono due ruoli possibili per l’accesso alle relative funzionalità. Ovverosia, per delega diretta oppure come incaricato.

In particolare, i ruoli per delega diretta o come incaricato corrispondono a due possibili profili autorizzativi per l’adesione al servizio. Con la delega diretta il delegato ha tra l’altro la possibilità di operare massivamente su tutti i suoi deleganti. Mentre per il ruolo incaricato l’utente deve necessariamente indicare il codice fiscale del soggetto che lo ha incaricato.

Adesione e revoca consultazione fatture elettroniche B2C, ecco quali sono i canali

Per l’adesione e per il recesso dalla consultazione delle fatture elettroniche B2C (Business To Consumer), i canali telematici ai quali accedere, invece, sono quelli rappresentati da Entratel e da Fisconline potendo scegliere in base ai casi tra due opzioni.

Ovverosia, l’adesione o il recesso dalla consultazione delle fatture elettroniche B2C (Business To Consumer) per un utente che è una persona fisica e che accede per sé stesso. Oppure l’adesione o il recesso dalla consultazione delle fatture elettroniche B2C (Business To Consumer) per un utente che è incaricato da soggetti che sono persone non fisiche e non titolari di partita IVA.

Quali sono i tre formati previsti per poter generare una fattura elettronica

Per poter generare una fattura elettronica quali sono i formati previsti in Italia dal Fisco? Al riguardo la risposta è presto detta. In quanto, all’occorrenza, i formati che si possono utilizzare, ai fini della generazione e della predisposizione di una e-fattura, sono tre.

Ovverosia, la fattura elettronica ordinaria, la fattura elettronica semplificata e la fattura PA, ovverosia quella verso le amministrazioni pubbliche. Vediamo allora nel dettaglio quali sono le caratteristiche per questi tre formati di fattura elettronica.

Quali sono le caratteristiche della fattura elettronica ordinaria e le differenze con la fattura elettronica semplificata

Dei tre formati di e-fattura, quella elettronica ordinaria è la più utilizzata ed è anche la più complessa per quel che riguarda la compilazione. In quanto occorre inserire più dati rispetto alla fattura elettronica semplificata per la quale, invece, molte informazioni possono essere omesse in quanto sono opzionali e quindi facoltative.

Per esempio, rispetto alla fattura elettronica ordinaria, in quella semplificata non è necessario indicare i dati anagrafici del cliente. In quanto basta il codice fiscale o la partita IVA. Così come con la fattura elettronica semplificata è opzionale pure l’indicazione della quantità, della natura e della qualità dei beni o dei servizi che sono stati ceduti.

Quando si può optare per la fattura elettronica semplificata rispetto a quella ordinaria

La fattura elettronica semplificata rispetto a quella ordinaria è in genere ideale per i piccoli imprenditori e per le piccole partite IVA. Per esempio, per i piccoli negozi di vendita al dettaglio, ma anche per le micro e per le piccole imprese operanti nel settore dei servizi.

La fattura elettronica ordinaria, invece, è obbligatoria sempre e comunque quando la transazione è legata ad una cessione intracomunitaria. In tal caso, infatti, la fattura elettronica semplificata non può essere utilizzata.

Quando usare la Fattura PA e quali sono gli obblighi per i contribuenti in regime forfettario

Fattura PA, tra i tre formati di e-fattura utilizzabili, è invece la fattura elettronica da predisporre verso le pubbliche amministrazioni. L’obbligo di fattura elettronica verso la PA riguarda tra l’altro tutti i titolari di partita IVA. E quindi pure per tutti i contribuenti che operano in regime fiscale agevolato come quello del forfettario.

I tre formati di fattura elettronica, dalla e-fattura ordinaria a quella semplificata, e passando per l’e-fattura verso la PA, si possono generare, trasmettere al Sistema di Interscambio (SdI) e conservare utilizzando, con accesso tramite credenziali, il portale ‘Fatture e Corrispettivi’ dell’Agenzia delle Entrate.