Come funziona un visualizzatore di fatture elettroniche

I file XML o p7m, che sono associati ad una fattura elettronica, si possono convertire per la visualizzazione in formato PDF? La risposta è affermativa a patto di utilizzare un apposito software di visualizzazione delle fatture elettroniche.

Vediamo allora, nel dettaglio, come fare e, quindi, come funziona un visualizzatore di fatture elettroniche. Ed anche quali sono le limitazioni imposte dallo standard XML per la generazione delle fatture elettroniche.

Cos’è un visualizzatore di fatture elettroniche e come funziona

Su cos’è un visualizzatore di fatture elettroniche possiamo dire, per semplificare al massimo, che trattasi di una funzione che è offerta dai migliori software in commercio. Quelli che permettono, grazie al collegamento con il Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate, di poter gestire tutto il ciclo completo della fatturazione elettronica ai sensi di legge e nel rispetto di tutte le norme vigenti. Visto che per la maggioranza delle partite IVA non è più possibile l’emissione di fatture in formato cartaceo.

Il visualizzatore permette di aprire le fatture in formato XML e di visualizzarle in formato PDF. Ma attenzione al fatto che una fattura, originariamente in formato PDF, non si può convertire nel formato XML al fine di poter produrre delle fatture elettroniche.

Dal formato XML al PDF per la fatturazione elettronica grazie al convertitore

Il visualizzatore di fatture elettroniche è noto anche come convertitore proprio perché si passa dalla fattura elettronica in formato XML alla conversione in formato PDF che è il tipo di file più utilizzato per la visualizzazione dei documenti.

Di contro, l’XML è utilizzato nel ciclo della fatturazione elettronica in quanto si tratta di un formato che è leggero e che, quindi, è facilmente gestibile anche per il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate. Dalla fattura in PDF non è possibile passare a quella XML in quanto il formato XML contiene con il tracciato molti più dati. Rispetto ad una comune fattura in formato PDF.

Obbligo di fattura elettronica pure per i forfettari sopra i 25.000 euro dall’1 luglio del 2022

Ricordiamo infine che quello della fatturazione elettronica è un obbligo che riguarda la stragrande maggioranza dei titolari di partita IVA, come sopra accennato. Inoltre da domani, 1 luglio del 2022, l’obbligo della fatturazione elettronica scatta pure per i contribuenti in regime forfettario con una soglia dei ricavi o dei compensi al di sopra della soglia dei 25.000 euro.

Cos’è per la fatturazione elettronica il tracciato XML

Per trasmettere una fattura elettronica in Italia c’è un unico canale che garantisce, ai sensi di legge, la consegna al destinatario ed il pieno rispetto della normativa fiscale vigente. Si tratta, nello specifico, del cosiddetto Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate. Per la correttezza del ciclo di fatturazione elettronica, inoltre, i dati devono essere trasmessi attraverso lo standard XML, che è una sigla che sta per eXtensible Markup Language.

Con il Fisco che, nell’acquisire la fattura elettronica, analizza di dati del tracciato XML, effettua le opportune verifiche e poi, se è tutto ok, procede con la consegna dell’e-fattura al destinatario. Vediamo allora, nel dettaglio, cos’è per la fatturazione elettronica il tracciato XML, e perché di conseguenza è così importante.

Cos’è il tracciato XML per le fatture elettroniche

Riguardo a cos’è per la fatturazione elettronica il tracciato XML la risposta è semplice. In quanto si tratta del codice di cui è composto il file della e-fattura da inviare al Sistema di Interscambio. Quello XML, in particolare, è un formato ad alta leggibilità così come è anche molto leggero per la lettura e per il salvataggio su computer.

L’SdI verifica proprio che i dati del tracciato XML siano corretti. Al fine di procedere poi alla validazione della fattura elettronica ed all’invio al destinatario. In mezzo, tra la validazione e l’invio, l’Agenzia delle Entrate registra la fattura elettronica nel suo database.

Perché le e-fatture che transitano sull’SdI non possono essere duplicate o modificate

Al destinatario la fattura elettronica, transitando dal Sistema di Interscambio (SdI), sarà consegnata nel cassetto fiscale oppure sarà acquisibile attraverso il proprio software di fatturazione elettronica utilizzato. In più, per evitare che le fatture elettroniche possano essere modificate o duplicate nel tempo, a far fede è lo stampo temporale ed anche la firma elettronica.

Generazione del file XML per le e-fatture, dai software accreditati agli applicativi gratuiti del Fisco

I software accreditati di fatturazione elettronica, compilando i vari campi per la generazione del documento digitale, creano il file XML in automatico. E lo stesso dicasi pure per gli applicativi gratuiti che sono messi a disposizione per i titolari di partita IVA da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ovverosia, l’app FatturAE ed il portale ‘Fatture e Corrispettivi‘ con accesso tramite le proprie credenziali.

Quali sono le sanzioni per mancato versamento acconto IVA

Come per l’IRPEF, pure per l’IVA in Italia il Fisco impone non solo il versamento del dovuto, ma anche il pagamento entro dei termini ben precisi. In particolare, uno degli adempimenti per l’Imposta sul Valore Aggiunto è rappresentato dal versamento del cosiddetto acconto. Vediamo allora, nel dettaglio, cos’è l’acconto IVA e quando si versa. Ed anche quali sono le sanzioni a carico del contribuente in caso di omesso o di tardivo versamento dell’acconto IVA.

Cos’è l’acconto IVA annuale e quando si versa

L’acconto IVA non è altro che il versamento di un anticipo, proprio sull’Imposta sul Valore Aggiunto, da effettuarsi ogni anno entro e non oltre il 27 dicembre. Ed il tutto con la possibilità di calcolare l’importo dell’acconto IVA avvalendosi di uno tra tre metodi possibili. Ovverosia, il metodo di calcolo storico, il metodo di calcolo analitico ed il metodo di calcolo previsionale.

In particolare, il metodo di calcolo storico si basa sui dati dell’anno di imposta precedente, mentre con il calcolo analitico si considerano tutte le operazioni dello stesso anno di imposta che sono state registrate fino alla data del 20 dicembre. Con l’acconto IVA calcolato con il metodo di calcolo previsionale, invece, si considera l’88% dell’IVA che si prevede versare per il mese di dicembre o per il quarto trimestre del corrente anno di imposta.

Cosa succede se non si versa l’acconto IVA e quali sono i codici tributo per il pagamento

Se non si versa l’acconto IVA nei termini previsti il contribuente rischia l’applicazione delle sanzioni amministrative che sono crescenti in ragione del ritardo. In particolare, la sanzione può arrivare anche fino al 30% dell’importo dovuto con l’aggiunta degli interessi. Ma con la possibilità di abbattere le sanzioni, se si rientra nei termini e nei requisiti, sfruttando l’istituto del ravvedimento operoso.

Per evitare le sanzioni, l’acconto IVA entro i termini previsti si versa con il modello F24. E con il codice tributo 6013 per i contribuenti con la liquidazione mensile dell’Imposta sul Valore Aggiunto. Mentre il codice tributo è 6035 per i contribuenti con la liquidazione dell’IVA con cadenza trimestrale.

Per il versamento dell’acconto IVA con il ravvedimento operoso, invece, il codice tributo da utilizzare per le sanzioni è 8904. Con le sanzioni da calcolare in base al numero di giorni che sono trascorsi dalla data di scadenza per il versamento dell’acconto IVA.

Cosa sapere sul reato di dichiarazione fraudolenta

Pagare le tasse è un obbligo ed anche un dovere verso la collettività. Non a caso, proprio a tutela del bene comune, in Italia chi non paga le tasse viene perseguito dal Fisco. Nel senso che, per recuperare le imposte non versate, l’Agenzia delle Entrate può anche attivare le procedure di riscossione forzosa. Inoltre, nei confronti del Fisco non si possono fare trucchi come l’emissione di fatture false oppure la compensazione di crediti inesistenti.

Altrimenti ci sono rischi anche di natura penale. Ovverosia, si rischia il carcere per aver frodato il Fisco. Al riguardo c’è da dire che uno dei reati più diffusi è quello della dichiarazione fraudolenta. Vediamo allora, nel dettaglio, di cosa si tratta.

Ecco come con la dichiarazione fraudolenta si cerca di ingannare il Fisco

Quando si presenta una dichiarazione dei redditi con il chiaro intento di ingannare il Fisco, allora si può ricadere proprio nel reato di dichiarazione fraudolenta. In quanto il contribuente, con trucchi e, tra l’altro, anche con la presentazione di documenti falsi, cerca di ingannare il Fisco al fine di pagare meno imposte. O di non pagarle proprio.

Per esempio, il contribuente con la dichiarazione fraudolenta può scaricare costi che in realtà non ha mai sostenuto. Oppure detrae o deduce dal reddito dei crediti inesistenti come sopra accennato. In certi casi con la dichiarazione fraudolenta si punta ad evadere le tasse sui redditi, ma in tanti altri casi questi tentativi di truffa ai danni del Fisco vengono messi a segno per non versare l’IVA.

Perché le operazioni inesistenti sono alla base delle dichiarazioni fraudolente

Quindi, la dichiarazione fraudolenta nella maggioranza dei casi poggia su operazioni inesistenti. Precisamente, su operazioni mai effettuate e legate, nello specifico, a fatture per servizi o per beni mai comprati. Così come spesso la dichiarazione è fraudolenta quando le fatture ci sono e gli acquisti sono stati effettuati.

Ma sono stati pure gonfiati di importo al fine di portare in detrazione o in deduzione fiscale dei costi superiori al dovuto. Ed a quanto effettivamente pagato. Per esempio, si pagano 1.000 euro per beni e servizi a fronte dell’emissione di una fattura da 6.000 euro.

Sulle dichiarazioni fraudolente che sono finalizzate a evadere l’IVA, inoltre, ci sono attualmente in vigore norme UE che, per il contrasto proprio alle frodi IVA, rafforzano la cooperazione tra gli Stati membri. Includendo peraltro pure la cooperazione per il contrasto alle frodi IVA online.

Cos’è la fatturazione elettronica B2C

I titolari di partita IVA, con obbligo di fatturazione elettronica, sono tenuti all’emissione del documento digitale non solo verso altri soggetti passivi IVA, ma anche verso i consumatori finali. Ovverosia, verso soggetti che sono privi di partita IVA e che sono identificabili, in questo caso, con il codice fiscale.

Nella fattispecie, da un operatore economico ad un consumatore finale, si parla di fatturazione elettronica B2C, ovverosia Business To Consumer. Vediamo allora di approfondire tutti gli aspetti legati proprio alla fatturazione elettronica B2C.

Come funziona la fatturazione da titolare di partita IVA a consumatore finale

Nel dettaglio, la fatturazione elettronica B2C funziona sostanzialmente allo stesso modo delle e-fatture B2B, ovverosia tra due soggetti passivi IVA. E questo perché si tratta sempre di generare e di emettere una fattura elettronica il cui destinatario, nella fattispecie, è un consumatore finale.

Ovverosia, per esempio, un privato cittadino che ha effettuato presso un medico specializzato una visita oculistica. L’oculista procederà così a generare la fattura elettronica e ad inviarla attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate. Inoltre, in formato cartaceo o via posta elettronica, la copia dell’e-fattura deve essere sempre inoltrata al consumatore.

Nella fase di emissione e di trasmissione della fattura elettronica B2C, inoltre, il soggetto passivo IVA può eventualmente indicare, se fornito, pure l’indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) del consumatore. La PEC non è obbligatoria ma, se non indicata, il titolare di partita IVA, come sopra indicato, avrà l’obbligo di inviare via posta elettronica o di consegnare in formato cartaceo una copia dell’e-fattura.

Come gestire la fatturazione elettronica B2C anche attraverso il portale del Fisco

Per la gestione completa del ciclo della fatturazione elettronica, includendo pure quella Business To Consumer, il soggetto passivo IVA può avvalersi a costo zero dei canali e degli applicativi che sono messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Ovverosia, con l’app FatturAE ed anche, senza scaricare alcun software, accedendo con le proprie credenziali al portale ‘Fatture e Corrispettivi‘ del Fisco.

L’uso dell’app FatturAE, e del portale ‘Fatture e Corrispettivi’ dell’Agenzia delle Entrate, non è comunque obbligatorio. In quanto, includendo pure il ciclo di fatturazione BTC, il soggetto passivo IVA per la fatturazione elettronica può pure far uso di un software di fatturazione accreditato.

Come funzionano i software di fatturazione elettronica e quali sono tutti i vantaggi

Per la gestione completa del ciclo della fatturazione elettronica il titolare di partita IVA può fare tutto a costo zero. E questo grazie, in particolare, all’app FatturAE ed anche al portale ‘Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate.

Pur tuttavia, nulla vieta al piccolo imprenditore, al libero professionista o al lavoratore autonomo a partita IVA di gestire tutto il ciclo della fatturazione elettronica utilizzando un software accreditato.

Ovverosia, un applicativo grazie al quale, tra l’altro, è possibile inviare e ricevere le fatture elettroniche attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate. Vediamo allora, nel dettaglio, come funzionano proprio i software di fatturazione elettronica, e quali sono tutti i relativi vantaggi.

Cosa offrono i migliori software di fatturazione elettronica in commercio

Nel dettaglio, il software di fatturazione elettronica è un applicativo che, oltre a permettere di rispettare l’obbligo di digitalizzazione dei documenti, che transitano attraverso l’SdI, semplifica la vita del professionista, del piccolo imprenditore e del lavoratore autonomo a partita IVA.

E questo perché i migliori software di fatturazione elettronica in commercio, prima di tutto, sono sempre al passo con la normativa fiscale di riferimento. E quindi non c’è mai bisogno di doversi ogni volta aggiornare quando cambiano le regole.

In più, i migliori software di fatturazione elettronica in commercio non permettono solo di gestire l’intero ciclo delle e-fatture, ma offrono pure tanti altri servizi aggiuntivi. Dalla gestione delle note di credito alla possibilità di emettere altri documenti come i preventivi per i clienti. Ed il tutto a fronte di relazioni sempre agili e semplificate con il proprio commercialista di fiducia.

Quali sono i vantaggi nell’utilizzare gli applicativi per fatturazione e contabilità

Quindi, i migliori software di fatturazione elettronica in commercio permettono ai titolari di partita IVA di gestire la contabilità a tutto tondo, e quindi di risparmiare tempo e denaro attraverso la gestione automatizzata di tutti i processi. Il che, tra l’altro, permette pure di minimizzare gli errori.

Così come con i migliori software di fatturazione elettronica in commercio i dati sono sempre conservati e tenuti in ordine anche al fine di avere sempre un quadro puntuale e chiaro dell’andamento della propria attività. E si può dire addio, come sopra accennato, pure alle ore passate a documentarsi, per quel che riguarda la normativa fiscale, sull’uscita di nuove leggi.

Come funziona la fatturazione elettronica in cloud

Per dire addio alla fatturazione cartacea, specie se c’è l’obbligo di fatturazione elettronica, ci sono le cosiddette soluzioni in cloud. Ovverosia, il titolare di partita IVA per la gestione completa del flusso di fatturazione, includendo pure l’obbligo di invio del documento elettronico al Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate, può dire addio alle scartoffie.

In quanto tutte le fatture sono conservate, in tutta sicurezza, su un server. Vediamo allora, nel dettaglio, come funziona la fatturazione elettronica in cloud, e chiaramente anche quali sono tutti i relativi vantaggi.

Quali sono tutti i vantaggi della gestione della fatturazione elettronica in cloud

Nel dettaglio, su quali sono i vantaggi della gestione della fatturazione elettronica in cloud, prima di tutto c’è da dire che in commercio ci sono proprio dei servizi per fatturare senza alcun bisogno di software da scaricare e da installare sul PC o sullo smartphone.

Con la fatturazione elettronica in cloud, infatti, tutto avviene online con accesso tramite le credenziali. Con i migliori applicativi che, inoltre, sono collegati e sono interfacciati con il Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate. Il che significa che per la gestione dell’obbligo della fatturazione elettronica, da parte dei soggetti passivi IVA, tutto è davvero molto semplice.

Con la fatturazione elettronica in cloud, inoltre, basta disporre delle proprie credenziali per accedere alle fatture da qualsiasi dispositivo. Dallo smartphone al PC, passando per il tablet. In quanto sul cloud qualsiasi tipo di documento è reperibile ed è consultabile in qualsiasi momento, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Cosa fanno i migliori software di fatturazione elettronica in cloud

I migliori applicativi online per la gestione della fatturazione elettronica in cloud, inoltre, non offrono solo la possibilità di gestire, attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate, il ciclo completo della e-fatturazione obbligatoria, ma permettono pure di accedere a tanti tool ed a tanti servizi evoluti per la gestione della propria contabilità.

Che si tratti di un libero professionista, di un piccolo imprenditore o di un lavoratore autonomo. Inoltre, con questi applicativi il titolare di partita IVA non ha mai bisogno di recarsi presso lo studio del proprio commercialista di fiducia. In quanto quest’ultimo può accedere online allo stesso modo, attivando i relativi permessi, alle fatture ed ai dati chiave dell’attività economica del proprio assistito.

Come e quando si può emettere una fattura elettronica semplificata

Sono tre i tipi di fattura elettronica che in Italia un operatore economico può generare e trasmettere. La fattura elettronica ordinaria, la FatturaPA, ovverosia quella verso la Pubblica Amministrazione, e la fattura elettronica semplificata.

Con quest’ultima che si può spiccare solo rispettando opportune condizioni. Vediamo allora, nel dettaglio, proprio come e quando si può emettere una fattura elettronica semplificata. E quali sono, di conseguenza, i relativi vantaggi.

Emissione della fattura elettronica semplificata, attenzione al limite di importo ed al tipo di operazione

Sulla generazione e sulla trasmissione di una fattura elettronica semplificata c’è da dire, prima di tutto, che l’importo IVA inclusa non può mai superare i 400 euro. Come corrispettivo finalizzato a certificare operazioni su beni e servizi.

Inoltre, rispettando il limite di importo previsto, la fattura elettronica semplificata, rispetto a quella ordinaria, è ammessa a patto che non si tratti di cessioni intracomunitarie. Rispetto a quella ordinaria, inoltre, la fattura elettronica semplificata presenta il vantaggio relativo alla compilazione di un minor numero di campi obbligatori.

Quali sono i vantaggi della fattura elettronica semplificata rispetto a quella ordinaria

Nel dettaglio, con la fattura elettronica semplificata basta indicare la partita IVA o il codice fiscale. Senza obbligo di andare ad inserire tutti i dati completi del cliente così come avviene per la generazione della fattura elettronica ordinaria.

Inoltre, per i beni o per i servizi legati alla fatturazione, con la fatturazione elettronica semplificata non è obbligatoria la descrizione dettagliata. Ma basterà una descrizione sommaria. Così come nella fattura elettronica semplificata si indica il totale IVA inclusa e non il totale e l’imposta sul valore aggiunto.

Quali sono i campi obbligatori per la generazione di una fattura elettronica semplificata

Detto questo, i campi obbligatori, per la generazione di una fattura elettronica semplificata, sono rappresentati dal numero della fattura che deve essere univoco e sempre in sequenza; la data di emissione; i dati propri e quelli semplificati del cliente; l’importo complessivo della fattura elettronica semplificata comprensivo di IVA.

Quindi, la fattura elettronica ordinaria e la fattura elettronica semplificata ai fini fiscali hanno la stessa validità. Pur tuttavia, se la fattura elettronica ordinaria si utilizza per tutte le transazioni, l’uso di quella semplificata, per quanto detto e descritto, presenta delle limitazioni sia per quel che riguarda l’importo, sia per i casi di utilizzo.

Come scegliere l’utenza di lavoro sul portale Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate

Per la gestione completa del flusso relativo alle fatturazione elettronica c’è sul web un portale istituzionale che, con accesso tramite le credenziali, è ad accesso ed a fruizione gratuita. Il che significa che il titolare di partita IVA, volendo, non ha bisogno di dover utilizzare software a pagamento per essere in regola con tutto il ciclo della fatturazione elettronica.

Questo portale è ‘Fatture e Corrispettivi‘ dell’Agenzia delle Entrate con l’autenticazione che è subordinata sia all’uso di un browser aggiornato, sia alla scelta dell’utenza di lavoro. Vediamo allora, nel dettaglio, proprio come scegliere l’utenza di lavoro sul portale Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate.

Accesso al portale Fatture e Corrispettivi solo con un browser aggiornato

In particolare, come sopra accennato, prima di scegliere l’utenza di lavoro sul portale Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate è necessario che il browser di navigazione che è stato scelto per l’accesso tramite le credenziali, per esempio ‘Chrome’, sia correttamente aggiornato. Ovverosia, che sia aggiornato ad una versione recente.

Al riguardo, nella sezione relativa all’assistenza online per il portale ‘Fatture e Corrispettivi’, l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione degli utenti proprio il servizio web di verifica rapida del proprio browser. Un servizio di verifica che è ad accesso libero e quindi senza alcun bisogno di autenticazione.

Portale Fatture e Corrispettivi, dall’utenza di lavoro alla sola opzione ‘Me stesso’

Accedendo al portale ‘Fatture e Corrispettivi’ con le proprie credenziali, l’utente è chiamato a selezionare l’utenza di lavoro quando opera per conto di altri. Ed al riguardo è stato legittimamente incaricato e delegato.

Invece, l’utente che accede al portale ‘Fatture e Corrispettivi’ in proprio per la propria partita IVA, e quindi in assenza di deleghe, la scelta dell’utenza di lavoro si riduce alla presenza della sola opzione ‘Me stesso‘. Ed in tal caso, si legge altresì sul portale dell’Agenzia delle Entrate, il sistema, in quanto non ci sono utenze di lavoro tra cui scegliere, mostrerà direttamente quelli che sono i servizi disponibili.

Ricordiamo infine che per autenticarsi al portale ‘Fatture e Corrispettivi’ serve il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), la Carta d’Identità Elettronica (CIE) oppure la Carta Nazionale dei Servizi (CNS). Così come i titolari di partita IVA, a differenza dei privati, possono ancora utilizzare le credenziali rilasciate dal Fisco. Ovverosia, il Codice Fiscale/Codice Entratel unitamente alla password ed al codice PIN.

Come conservare ed esibire una fattura elettronica

I processi di gestione delle fatture elettroniche, per i titolari di partita IVA, non si limitano solo a quelli relativi alla generazione ed alla trasmissione del documento digitale, attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) che è gestito dall’Agenzia delle Entrate. Ma riguardano pure la corretta conservazione delle fatture elettroniche. Per le quali, tra l’altro, può poi sorgere l’esigenza di esibirla. Vediamo allora nel dettaglio, passo dopo passo, come si fa non solo a conservare, ma anche ad esibire una fattura elettronica.

Conservazione ed esibizione delle fatture elettroniche, ecco come fare

Selezionata l’utenza di lavoro, accedendo con le credenziali al portale ‘Fatture e Corrispettivi’ dell’Agenzia delle Entrate, è possibile selezionare il campo ‘Accedi alla sezione conservazione‘ proprio al fine di accedere al servizio di conservazione delle fatture elettroniche.

Con il servizio che permette di richiedere la conservazione della fattura elettronica in modalità manuale. A patto di aver aderito al servizio di conservazione delle fatture. Inoltre, sia per chi ha aderito, sia per chi ha revocato il servizio di conservazione, la sezione ‘Accedi alla sezione conservazione’ permette pure di effettuare per la fattura elettronica la richiesta di esibizione.

Al riguardo l’Agenzia delle Entrate, attraverso il sito Internet istituzionale, ricorda che il servizio di consultazione delle fatture elettroniche non è rivolto solo agli operatori economici, ma anche a coloro che le fatture elettroniche le ricevono includendo pure gli eventuali intermediari abilitati e incaricati per delega.

Quali sono le opzioni collegate al servizio di conservazione delle fatture elettroniche

Gratuitamente, nel sistema dell’Agenzia delle Entrate, i contribuenti possono conservare non solo le fatture elettroniche singole, ma anche quelle contenute in file archivio. Inoltre, il servizio permette di accedere allo storico degli esiti e delle messaggistica di ritorno del sistema di conservazione dell’Agenzia delle Entrate.

In più, si può richiedere, come sopra accennato, l’esibizione delle fatture conservate nonché, a valle di motivazione specifica, l’Agenzia delle Entrate permette pure di effettuare il download dei ‘Pacchetti di distribuzione‘ che contengono proprio le fatture elettroniche per le quali è stata chiesta l’esibizione.

In caso di avvenuto recesso per il servizio di conservazione, il contribuente, come sopra indicato, potrà richiedere solo ed esclusivamente l’esibizione delle fatture elettroniche. Precisamente, l’esibizione di tutte le fatture elettroniche che sono state conservate prima del recesso. Attualmente, come da accordo di servizio, il Fisco a livello temporale garantisce il servizio di esibizione per 15 anni.