Superbonus, rimangono le detrazioni a 10 anni, ecco come fare

Il superbonus è sempre in continuo cambiamento. Tuttavia rimangono le detrazioni a dieci anni, ecco quindi come funziona nel dettaglio.

Superbonus, le detrazioni in dieci anni

Attraverso la detrazione fiscale il contribuente può lecitamente ridurre le proprie imposte lorde, sottraendo ad esse alcune spese sostenute o parte di esse. Ecco anche per il superbonus è possibile usufruire della detrazione in 10 anni. E questa è l’ultima novità che coinvolge il superbonus. Anche se a dire il vero è anche arrivata  la notizia secondo cui molti istituti di credito sarebbero pronte alla riapertura della cessione del credito, per coprire i 19 miliardi di debiti incagliati.

Tuttavia attraverso le detrazioni il contribuente potrebbe allungare il periodo di detrazione. La rapida approvazione della legge di conversione del dl 11/2023, da parte del Senato, consente di ‘rilanciare’ almeno in parte la maxi-detrazione. E si perché la misura riguarderebbe tutti i lavori legati all’edilizia che sono stati apportati sugli immobili ai fini di una maggiore riqualificazione, soprattutto dal punto di vista energetico.

Superbonus, le altre novità

Il superbonus porta con se una serie di modifiche. Innanzitutto il superbonus è stato prorogato alle unifamiliari fino al 30 settembre 2023. Quindi almeno per le villette i lavori possono continuare ed essere finiti come previsto, dando un pò di respiro alle imprese implicate. Mentre per tutti gli altri come abbiamo detto è rimasta la detrazione in 10 quote annuali di identico ammontare e già applicabile al periodo di imposta del 2023.

Quindi i contribuenti che hanno sostenuto nell’anno 2022 le spese relative agli interventi edilizi hanno diritto all’agevolazione del 110%. Quindi possiamo dire in misura completa si possono dividere le detrazioni in 10 anni e non più in quattro anni come era in principio previsto. La novità consente quindi di allungare il periodo di detrazione e questo aiuta sicuramente tutte le persone che non hanno un reddito particolarmente elevato.

Inoltre l’opzione è irrevocabile. Essa è esercitata nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta 2023. L’opzione è esercitabile a condizione che la rata di detrazione relativa al periodo d’imposta 2022 non sia stata indicata nella relativa dichiarazione dei redditi. Quindi prendere la somma delle spese sostenute e suddividerle nelle dichiarazione dei redditi in 10 anni, con importo uguale ogni anno. Per questo basta affidarsi ad un commercialista, un Caf o comunque chi si occupa della dichiarazione dei redditi.

Legge 38/2023 pubblicata in Gazzetta Ufficiale

È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 38/2023 legge di conversione del dl 11/2023 (decreto blocca cessioni) contenente urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all’articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77. Queste le principali novità:

  • proroga di 6 mesi per le unifamiliari;
  • divieto di acquisto dei crediti per le Pubbliche Amministrazioni;
  • conversione dei crediti acquisiti dalla Banche in Buoni del Tesoro Poliennali;
  • responsabilità solidale e documentazione necessaria per eliminarla;
  • stop alla cessione del credito e modifiche al sistema di eccezioni;
  • allungamento dei termini di cessione e di detrazione diretta;
  • abrogazione dei “vecchi” meccanismi di cessione;
  • norme di interpretazione autentica dei progetti in variante per il Superbonus 110% e per l’utilizzo della cessione del credito;
  • le norme di interpretazione autentica su cessione a SAL;
  • visto di conformità;
  • asseverazione sisma-bonus e attestazione SOA;
  • compensazione orizzontale;
  • remissione in bonis al 30 novembre 2023.

 

 

 

Reddito di cittadinanza, cosa cambia con la riforma?

Il reddito di cittadinanza ormai dovrebbe essere messo da parte a fronte di nuovi aiuti, incentrati principalmente sul lavoro e sulla formazione.

Reddito di cittadinanza, cosa cambia?

Il reddito di cittadinanza a breve dovrà dire addio. A suo posto dovrebbe arrivare Mia, un aiuto che coinvolge tantissimi italiani. Ma la cosa più importante è che il reddito non sarà più come lo conosciamo. Anzi al suo posto ci sarà una misura di politica attiva del lavoro. Infatti “lavoro” e “formazione” saranno i pilastri che devono trovare una collaborazione lavorativa con il percettore.

L’obiettivo del governo Meloni è accelerare sulla transizione verso il nuovo strumento e chiudere definitivamente la partita del reddito di cittadinanza. Una mossa che era già stata ampiamente annunciata anche in fase di campagna elettorale lo scorso anno. Perderanno il reddito a partite dal prossimo primo agosto, coloro che sono definiti occupabili. Cioè tutti coloro che possono andare a lavorare e sostituire il reddito con lo stipendio. Uno sgravio importante per le tasche dello Stato che passerebbe dal “dare il sussidio” ad incassare le tasse sullo stipendio, creando ricchezza. Inoltre Gli occupabili sono coloro che hanno un’età compresa tra i 18 e i 65 anni (non compiuti) e non hanno in famiglia persone anziane, fragili o disabili.

La formazione, un cardine della misura

In attesa del decreto dello Stato con le linee guida attuative, chi percepisce il reddito lo sta continuando a fare. Tuttavia si aspetta il decreto per maggio, quindi già dall’estate potrebbe essere messo in attuazione. Ma nel frattempo rimane un capo saldo della misura la formazione. Entro il 2025 – spiega Calderone – dobbiamo riportare al lavoro 3 milioni di persone, formarne 800mila soprattutto giovani e donne, mentre a 300mila soggetti dobbiamo dare competenze digitali. La modifica che propongo è che tutti debbano avere competenze digitali, con una spinta sulle nuove tecnologie senza discriminazioni che un domani possono portare a emarginazione dal mercato del lavoro”.

Quindi la formazione sarà rivolta principalmente all’acquisizione di competenze digitali ed utilizzo si nuove tecnologie. A dare una mano potrebbe pensarci il programma Gol. Il programma Gol è un’azione di riforma prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia per riqualificare i servizi di politica attiva del lavoro. Inoltre la sua attuazione è connessa al Piano di potenziamento dei centri per l’impiego e il piano nazionale nuove competenze, per cercare di aumentare il numero degli occupati, diminuendo sempre più i percettori del reddito di cittadinanza o della Mia.

Riapertura cessione del credito, tutti gli istituti pronti a concederla

Riapertura cessione del credito è sempre più una realtà per smaltire i 19 milioni di crediti incagliati dovuti al superbonus ed ai vari bonus sull’edilizia.

Riapertura cessione del credito, la piattaforma Enel X

Sempre più possibilità di apertura per la cessione del credito, liberando così i 19milioni di crediti incagliati a causa del superbonus e gli altri bonus edilizi. Ma la novità più importante riguarda la piattaforma Enel X. Si tratta di una piattaforma con licenzia bancaria in cui è possibile acquistare i crediti fiscali, certi, liquidi ed esigibili da un primo cessionario. E che faccia ponte per cedere nuovamente i crediti a terzi soggetti.

La piattaforma dovrebbe essere operativa da giugno 2023 e gestita da enti finanziatori. Inoltre la piattaforma Enel X dovrebbe emettere obbligazioni per comprare i crediti che poi venderà alle imprese che in questo modo potranno comprare tasse e contributi.  Insomma ancora non ci sono altri dettagli in merito, quindi presto dovrebbero essere pubblicate le linee guida di funzionamento.

Riapertura cessione del credito, gli istituti pronti

Nel frattempo sono tanti gli istituti di credito che stanno dando la loro disponibilità alla riapertura delle cessioni del credito. Ad esempio, dopo l’annuncio di Unicredit, prima banca ad accettare i crediti edilizi, anche Poste italiane si dicono pronte a riaprire alla cessione del credito.

A parlare è Giuseppe Lasco, codirettore generale di Poste Italiane che dalle pagine del Sole24Ore afferma: “Siamo assolutamente pronti per ripartire, laddove ci sia una condivisione, anche con il Governo, perché anche alla luce delle ultime disposizioni del governo la nostra attività è diretta ai privati, alle famiglie”. Sembra quindi parlare a cessioni di credito di piccolo taglio. Poste italiane è tra l’altro impegnata anche nella promozione di nuovi prodotti finanziari.

Tra chi parte e chi tentenna

Cassa Depositi e Prestiti è invece in attesa della “piattaforma ponte” proposta negli scorsi giorni dallo stesso Governo. “Per il momento non siamo direttamente coinvolti in nessuna iniziativa, ma se ce n’è una di sistema che può dare una mano alla ripresa del Paese siamo disponibili a valutarla con serenità e obiettività”, ha sottolineato Dario Scannapieco, Amministratore Delegato di Cdp.

Inoltre cnche Banco Bpm e Crèdit Agricole sembrano aver dato il loro parere favorevole. Mentre Intesa Sanpaolo ha sottoscritto con l’Università Luiss Guido Carli un accordo per la recessione dei crediti fiscali legati ai Bonus Edilizi e al Superbonus per un valore fiscale pari a 60 milioni di euro. Che sia finalmente arrivato di bloccare la situazione dei crediti edilizi? Non resta che aspettare le nuove indicazioni.

 

Partita Iva, le novità per gli autonomi che hanno figli

Partita Iva e figli al seguito, arrivano novità a partire da quest’anno. Ecco tutto quello che può essere utile conoscere, anche in sede di maggiori entrate.

Partita Iva e figli, il regime forfettario

Quando si lavora fuori casa, riuscire a gestire anche i figli a volte sembra davvero un terno a lotto. Ma importanti novità sono in arrivo per i lavoratori autonomi che sono anche genitori e appartenenti al regime forfettario. Prima di iniziare ricordiamo che sono lavoratori autonomi che aderiscono al regime forfettario coloro che:

  • conseguiti ricavi o percepito compensi non superiori a 85 mila anni. Si ricorda che prima della Legge di Bilancio 2023 l’importo massimo previsto era 65 mila euro;
  • sostenuto spese per un importo complessivo, non superiore a 20 mila euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto, comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto costitutivo da solo lavoro e quelle corrisposte per le prestazioni di lavoro rese dall’imprenditore o dai suoi familiari.

Il regime forfettario prevede l’attuazione di una tassazione agevolata del 15% oppure del 5% per le giovani partite Iva. In particolare si può usufruire del 5% per i primi cinque anni dell’attività individuale. Tuttavia sono state introdotte delle nuove regole. Infatti è stato introdotto un tetto di 100 mila euro quando viene superata l’uscita immediata già per l’anno in corso.

Partita Iva e figli, le novità

Con il nuovo anno 2023 però giungono delle buone notizie per le partite iva in regime forfettario. Infatti potranno beneficiare dell’assegno unico universale per figli a carico. Una bella novità per questa categoria di lavoratori. L’assegno unico universale è la misura economica a sostegno delle famiglie con figli a carico istituito con la legge delega 46/2021. L’assegno unico anche per quest’anno dipende dal valore dell’Isee del nucleo familiare. Si tratta di un sostegno economico alle famiglie attribuito per ogni figlio a carico fino al compimento dei 21 anni (al ricorrere di determinate condizioni) e senza limiti di età per i figli disabili.

Infine secondo quanto riportato sul sito dell’Inps, ente che lo eroga, spetta a tutte le categorie di lavoratori dipendenti (sia pubblici che privati), lavoratori autonomi, pensionati, disoccupati, inoccupati ecc. Quindi rientrano anche i lavoratori autonomi che aderiscono al regime forfettario, che potranno quindi presentare regolare richiesta.

Quando presentare la domanda?

Dal 1° marzo 2023, per coloro che, nel corso del periodo gennaio 2022 – febbraio 2023, hanno presentato una domanda di Assegno unico e universale per i figli a carico, e la stessa non sia stata respinta, revocata o decaduta o oggetto di rinuncia da parte del richiedente, l’INPS ha continuato a erogare d’ufficio l’assegno, senza la necessità di presentare una nuova domanda.

Per le domande presentate dal 1° marzo al 30 giugno 2023, l’Assegno unico e universale spetta con tutti gli arretrati a partire dal mese di marzo 2023. Per le domande presentate dopo il 30 giugno, l’Assegno decorre dal mese successivo a quello di presentazione ed è determinato sulla base dell’ISEE al momento della domanda.

 

Rifinanziato il taglio del cuneo fiscale dal nuovo Def

E’ stato rifinanziato il taglio del cuneo fiscale dal nuovo Def, il primo firmato dal Governo Meloni. Ecco tutte le novità in merito e come funzionerà.

Rifinanziato il taglio del cuneo fiscale, circa tre miliardi

Il primo Def firmato dal capo del Governo, Giorgia Meloni, contiene tutte le linee guida di politica economica dei prossima anni. In economia il Documento di Economia e Finanza, è un documento all’interno del quale vengono messe per iscritto tutte le politiche economiche e finanziarie selezionate, decise ed imposte dal soggetto emanatore. I conti dell’Italia sono migliori del previsto. Addirittura è stima per il 2023 una crescita di un punto percentuale, e di 1,5% per il 2024. Mentre il deficit sempre scendere e questa differenza regale circa tre miliardi per il rifinanziamento del taglio al cuneo fiscale.

Un nuovo taglio per i lavoratori dipendenti che hanno un reddito medio basso. L’effetto sulla singola busta paga dovrebbe essere davvero positivo. Lo scopo è quello di aumentare il potere d’acquisto del lavoratore e della sua famiglia. Per il 2024 lo spazio di manovra sarebbe pari a cinque milioni. C’è da dire che siamo in una situazione in cui ancora l’inflazione pesa sui prezzi dei singoli beni, e che fare la spesa è sempre un impegno.

Legge di bilancio, previsioni e tassi di interesse

Sulla legge di bilancio e sulla situazione italiana pesano comunque due macigni. Il primo è legato agli impegni che derivano dalle agevolazioni fiscali del superbonus ed edili più in generale. E pesano anche le ricadute per l’impennata degli interessi sul debito alimentata dalla politica monetaria scelta dalla Banca centrale europea.

La spesa per gli interessi che prima si attestavano sui 60 miliardi l’anno è destinata a 100 miliardi l’anno nel 2026.  Anche i tassi di interesse sui prestiti alle famiglie sono destinati ad aumentare. Si tratta già del 4% per i mutui, e quindi legati all’acquisto di un immobile. Tassi abbastanza alti, se si considerano anche al durata dei prestiti che sono in media di 20-30 anni. Crescono anche gli interessi sui prestiti al consumo, per chi ha bisogno di avere un prestito non legato all’immobile.

Controllo automatico e formale delle dichiarazioni, alcune precisazioni

Il controllo automatico e formale delle dichiarazioni dei redditi viene eseguito dall’Agenzia delle entrate che prevede anche un nuovo servizio per il calcolo delle rate.

Controllo automatico e formale delle dichiarazioni, cos’è?

L’Agenzia delle entrate può effettuare controlli, in qualsiasi momento, e in modo automatico sulle dichiarazioni dei redditi. Il primo controllo avviene sulla liquidazione delle imposte in modo automatico. Un secondo controllo formale è effettuato a campione. Un terzo controllo sostanziale ha l’obiettivo di modificare i redditi dichiarati, perché non sono ritenuti veritieri, oppure è mirato a individuare i redditi non dichiarati. Qualora ci sono delle difformità, il contribuente è tenuto a versare o ad adempiere come richiesto dallo stesso ente. Anche gli eventuali versamenti possono essere inseriti in un piano di riparto.

Il nuovo servizio di calcolo delle rate

E’ disponibile un nuovo servizio di calcolo dei piani di rateizzazione delle somme dovute a seguito di controlli automatizzati e formali. La funzionalità agevola i contribuenti che intendono estendere, fino a un massimo di 20 rate trimestrale, il piano di rateizzazione già in corso. La possibilità di muoversi in tal senso è prevista dalla legge di bilancio 2023. L’applicativo si affianca a quello già esistente di “Controllo automatico e formale – calcolo delle rate”.

Per beneficiare della rateizzazione è necessario pagare la prima rata entro trenta giorni dalla data in cui si riceve la comunicazione. Si tratta di 90 giorni per gli avvisi telematici all’intermediario. Mentre le rate successive alla prima, devono essere versate entro l’ultimo giorno di ciascun trimestre.

Sull’importo delle rate successive sono dovuti gli interessi, calcolati dal primo giorno del secondo mese successivo a quello di elaborazione della comunicazione (la data di elaborazione è riportata sulla comunicazione stessa) fino alla data del versamento. Inoltre ciascun versamento va effettuato tramite il modello di pagamento F24. Nel modello occorre indicare separatamente l’importo della rata e quello degli interessi per la rateazione, utilizzando i rispettivi codici tributo.

Quando si perde il beneficio della rateizzazione?

Il beneficio della rateizzazione si ha con il mancato pagamento della prima rata entro il termine di 30 giorni dal ricevimento della comunicazione. Ovvero di una delle rate diverse dalla prima entr il termine di pagamento della rata successiva.

Non si decade dal beneficio della rateazione in caso di “lieve inadempimento” dovuto a:

  • insufficiente versamento della rata, per una frazione non superiore al 3% e, in ogni caso, a 10.000 euro
  • tardivo versamento della prima rata, non superiore a sette giorni.

Nei casi di “lieve inadempimento”, nonché in caso di tardivo pagamento di una rata diversa dalla prima entro il termine di pagamento della rata successiva, si procede all’iscrizione a ruolo dell’eventuale frazione non pagata, della sanzione di cui all’articolo 13 Dlgs 471/1997, commisurata all’importo non pagato o pagato in ritardo, e dei relativi interessi. L’iscrizione a ruolo non è eseguita se il contribuente si avvale del ravvedimento di cui all’articolo 13 Dlgs 472/1997, entro il termine di pagamento della rata successiva ovvero, in caso di ultima rata o di versamento in unica soluzione, entro novanta giorni dalla scadenza.

Infine con la risoluzione n. 132/E del 29 dicembre 2011 – pdf, l’Agenzia delle Entrate ha istituito i codici tributo da utilizzare per il versamento delle sanzioni e degli interessi dovuti per il ravvedimento.

Prezzi auto di seconda mano, non sono più tanto convenienti

I prezzi auto di seconda mano non sono più tanto convenienti come lo erano qualche anno fa. Eppure possono ancora trovarsi delle occasioni.

Prezzi auto di seconda mano, continuano a crescere

Girando per le città italiane ci sono molte automobili nuove. Anche il mercato dell’auto è in netta ripresa dopo lo stop post pandemico. Scegliere modello, colori, accessori è sempre una bella sensazione da provare all’interno di una concessionaria. Sono anche molti gli automobilisti che acquistano il proprio veicolo tramite un finanziamento, e sempre più di rado in una soluzione. Tuttavia accanto al mercato delle auto nuove, c’è anche quello dell’usato.

Anche il mercato dell’usato ha subito un forte rialzo a causa della pandemia da Covid-19. Oggi anche i prezzi sono aumentati vertiginosamente. Il mercato auto usato quindi è stato paralizzato, ma piano piano sta riprendendo il suo corso, ma con prezzi alti. Basta fare un giro tra i punti vendita di auto usate per capire cosa sta succedendo.

Prezzi auto di seconda mano, i motivi dei rincari

Secondo l’ultimo report Istat, infatti, nel 2023 si assiste a un verso e proprio boom dei prezzi per le auto usate in un mercato che negli ultimi anni è letteralmente impazzito. Tanto che molti automobilisti hanno fatto un raffronto tra comprare un’auto nuova e un usato e hanno preferito rivolgersi al nuovo. Una situazione molto differente, almeno da quello che accadeva negli anni pre pandemia. I prezzi nel 2022 hanno subito un rincaro medio del 24%. Un fenomeno che continua a protrarsi anche per il 2023, almeno così si registra nei primi tre mesi.

Inoltre ci sono altri due motivi che influenzano il mercato: la crisi di microchip e semiconduttori e, soprattutto, i ritardi di consegna delle auto nuove. La carenza di microchip è figlia di molti fattori, la corsa all’acquisto dei dispositivi elettronici necessari per lavorare da casa durante la pandemia e l’accumulo di chip per le tensioni tra Cina e Stati Uniti. Difficoltà che hanno avuto anche le aziende produttrici di auto, ecco perché si è registrato un ritardo notevole nelle consegne di auto nuove. Alcuni acquirenti hanno dovuto aspettare anche più di sei mesi.

Ad oggi conviene davvero comprare un’auto usata?

Uno dei vantaggi delle auto usate rispetto al nuovo era proprio il prezzo. Ma se questo fattore non regge più, è chiaro che molti consumatori si stanno rivolgendo al nuovo. Nel frattempo anche l’eventuale stop alla vendita delle auto inquinanti, potrebbe far crollare il mercato dell’usato a breve. Si ricorda infine che c’è anche un problema con le assicurazioni. Infatti gli acquirenti d’usato sono penalizzati dalla insufficiente liquidazione dei danni da parte delle compagnie di assicurazioni in caso di incidente. Quindi è arrivato il momento di valutare con più attenzione anche questi aspetti prima di fare un acquisto sia nuovo che usato.

 

 

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Annunci di lavoro, occorre inserire la retribuzione mensile

Gli annunci di lavoro potrebbero cambiare, rispetto a come siamo abituati a leggerli. Ecco quindi tutte le novità che potrebbero essere inserite

Annunci di lavoro, la nuova proposta europea

La disoccupazione in Italia è ancora un problema da risolvere. Ma da quando il Governo ha dichiarato la volontà di ridurre la platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza, sembra che qualcosa si muova. Le previsioni sulle stime di crescita economico sono positive, ma ciò che è importante è riuscire a trovare un pò di lavoro. Per questo motivo si punta a defiscalizzare i costi a carico delle imprese che vogliono assumere personale.

Ma dal Parlamento europeo arriva una nuova direttiva rivolta agli annunci di lavoro. La normativa prevede che le imprese che vogliono assumere devono inserire già nell’annuncio la retribuzione. Quindi il tutto dovrà essere pubblico, senza aspettare che sia lo stesso candidato a doverlo chiedere in sede di colloquio.

Annunci di lavoro, cosa succede adesso?

La nuova direttiva è già stata approvata dal Parlamento europeo, ma manca il via libero del Consiglio europeo. In realtà la direttiva prende in esame diversi aspetti nel mondo del lavoro. Oltre all’indicazione dello stipendio negli annunci, ci sono una serie di norme volte alla parità di lavoro tra uomini e donne. In particolare l’articolo 5 prevede l’obbligo per le aziende, sia private sia pubbliche, di indicare il livello retributivo inizialo o la relativa fascia da corrispondere al futuro lavoratore per una specifica mansione o posizione.

Una maggiore trasparenza sul lavoro, che quindi permette da subito al lavoratore di valutare la convenienza dell’eventuale nuova posizione. Magari questo elimina anche l’imbarazzo che si crea quando l’aspirante neo assunto chiede, in colloquio, gli aspetti legati alla retribuzione.  Quindi già dalla fase di selezione del personale la posizione deve essere chiara insieme alla sua relativa retribuzione.

Tutte le altre novità previste dalla normativa

Le novità previste dalla normativa europea non finiscono qui. Oltre alla trasparenza sullo stipendio, ci sono altre novità previste. Ad esempio i responsabili delle aziende dovranno comunicare ai propri dipendenti i vari divari salariali e tra le posizioni. Questo potrebbe permettere al personale di conoscere la propria posizione in azienda e la crescita del singolo. Non resta quindi che aspettare la decisione finale di Capi di Stato e quindi dell’eventuale applicazione nelle singole Nazioni.

 

 

Pasqua e turismo, è boom e l’economia italiana riparte da qui

Pasqua e turismo è positivo il primo test di ripresa del settore in Italia. Turisti provenienti da tutto il mondo, ecco cosa ci si aspetta per i prossimi ponti.

Pasqua e turismo, grande ripresa del settore

Il turismo in Italia è ufficialmente ripartito. Archiviato il periodo post Covid e la varie problematiche, i turisti sono tornati a passeggiare per le vie dei centri storici. Anche gli agriturismi hanno registrato un ottimo risultato. Tra Pasqua e pasquetta sono oltre 1,5 milioni di persone che hanno soggiornato e pranzato in queste strutture ricettive. Ebbene 4 italiani su 10 hanno scelto di partire e di divertirsi con gli amici o rientrare in famiglia, quando si vive fuori.

Pacchetti con visite guidate agli animali, presso i frantoi e all’aria aperta tra i vigneti sono stati il boom delle vacanze pasquali. In media i turisti, sia italiani che non, hanno pagato tra i 40 e i 50 euro a persona, tra menù fissi e scelte alla carta. Grande il movimento anche di famiglie con bambini, circa 12 milioni gli italiani che si sono mossi, secondo Cia- Agricoltori italiani.

Pasqua e turismo, l’Italia da riscoprire

Tutte le strade portano alla riscoperta della nostra Italia, che è letteralmente invasa dai turisti. Dal mare alla montagna, passando per le città d’arte e una nota positiva arriva anche dai musei. Da Milano a Catania i musei statali sono stati aperti. L’iniziativa è stata voluta dal Ministero dei beni culturali è parte di un progetto più vasto per il rilancio del nostro patrimonio artistico e culturale. Inoltre è stato indetto un concorso per il reclutamento di addetti nel settore con 518  nuovi profili. “I musei sono la geografia della Nazione”, dice il ministro Sangiuliano. Un’iniziativa che piace non solo agli italiani, ma anche agli stranieri che possono godere delle nostre bellezze.

Nel frattempo con l’occasione delle festività sono riaperti anche i parchi tematici. Qui non mancano i divertimenti, gli scenari, le avventure da condividere insieme alla propria famiglia. Il ponte delle fetività ha previsto il 95% degli italiani rimanere in Italia. Tuttavia tra le mete più ambite ci sono quelle lunga la costa, come le Cinque terre. Ma non solo visto che le città d’arte registrano il tutto esaurito. Molti i profumi della tradizione e i cibi classici delle feste pasquali.  A Venezia è boom di stranieri. Inoltre c’è chi non rinuncia alla montagna e anche alla campagna, soprattutto con gite fuori porta a Pasquetta.

Il primo test sul turismo italiano è positivo su tutti i fronti. Ma cresce l’attesa anche i prossimo ponti legati al 25 aprile e primo maggio. Ancora qualche problema con gli stagionali che mancano, ma c’è fiducia in una ripresa repentina del settore turistico italiano.

 

Circuiti di grafene, l’energia infinita a portata di tutti

I circuiti di grafene potrebbero essere un nuovo modo di produrre energia elettrica, ecco i risultati della nuova ricerca e le sue applicazioni.

Cos’è il grafene e come va impiegato?

Il grafene è un materiale molto resistente e può essere utilizzato per aumentare la resistenza di altri materiali. Secondo alcuni studi se aggiunto in piccole quantità ad un metallo o alla plastica, li rende più forti e più leggeri. Tuttavia è un materiale molto costoso. Infatti un grammo di grafene ha un prezzo di circa 50 mila euro. Ecco spiegato perché viene sempre utilizzato in poche quantità.

Ma la novità arriva direttamente per la produzione di energia. Infatti un gruppo di fisici dell’Università dell’Arkansas ha messo a punto un circuito di grafene che cattura il moto termico del grafene per creare energia elettrica. I circuiti di grafene integrati in un chip per alimentare piccoli dispositivi o sensori potrebbero generare energia pulita ed illimitata.

Circuiti di grafene, come funzionano?

I ricercatori hanno utilizzato due diodi che convertono la corrente alternata in corrente continua. I diodi disposti in modo tale da permettere alla corrente di fluire in entrambe le direzioni, forniscono percorsi separati in un circuito. Questo genera una corrente continua pulsante che agisce su una resistenza di carico. Inoltre, il gruppo di ricerca ha scoperto che il comportamento on-off dei diodi amplifica la potenza erogata, anziché ridurla.

A questo punto occorrerebbe immagazzinare la potenza erogata. Inoltre  se si riuscisse a realizzare milioni di questi piccoli circuiti su un chip di 1 millimetro per 1 millimetro, potrebbero sostituire le batterie a bassa potenza. Gli studiosi sono ancora a lavoro su questo tema. Ma la scoperta si scontra anche contro alcune teorie sempre contrarie alla corrente così prodotta.

L’impiego dell’incredibile scoperta

Se gli studiosi riuscissero nella loro impresa, potremmo avere a breve dei dispositivi che potrebbero avere bisogno solo di corrente prodotta in maniera totalmente green. Cambiando totalmente il modo di generare energia. Andando anche incontro a tutte le nuove normative che puntano al rispetto dell’ambiente ad ogni costo. Ma c’è anche da capire il costo per la produzione di questo tipo di energia e la sua applicazione. Perché se l’ipotesi fosse possibile, il fattore “Costo” potrebbe influire sulla commercializzazione e l’utilizzo della stessa invenzione. Non resta quindi che aspettare i risultati dei nuovi test e capire l’impiego effettivo di questa incredibile scoperta, utile un pò per tutti i dispositivi che hanno bisogno di energia elettrica per il loro funzionamento e nel campo dell’energia domestica.