Le imprese aprono le porte ai giovani in occasione del PMI Day

Dal 23 al 26 novembre si è tenuto un evento chiave per il tessuto imprenditoriale italiano. Si è festeggiato il Pmi Day, tre giorni completamente dedicati alla promozione delle piccole e medie imprese nazionali che hanno avuto carta bianca nell’organizzare eventi coordinate con le associazioni di rappresentanza per convogliare i giovani, le scuole, le famiglie verso le attività produttive del territorio.

Un open day che ha coinvolto oltre 600 aziende che hanno fieramente illustrato i loro valori, la loro storia e i progetti per il futuro a una platea d’eccezione. Per un giorno cravatte, giacche e camicie ben stirate  hanno lasciato spazio a un abbigliamento più sobrio e casual dei tanti studenti orgogliosi di partecipare alla celebrazione delle “loro” imprese. Sono trascorsi poco meno di due mesi dalla Settimana delle Pmi (3-9 ottobre 2011), evento promosso dall’Unione Europea con finalità di crescita imprenditoriale comune. Anche in quel caso il tentativo è stato di incoraggiare le persone, in particolare i giovani, ad optare per una carriera d’imprenditore, dare un riconoscimento agli imprenditori per il loro contributo al benessere, all’occupazione, all’innovazione e alla competitività. In quella data il respiro è stato “comunitario” mentre il Pmi Day ha avuto un tono più locale ma con una partecipazione ancora più attiva e con contatti diretti.

Un grande successo di adesioni
Sono state più di 400 le scuole medie e superiori partecipanti, oltre 70 associazioni imprenditoriali in tutta Italia per un totale di oltre 27mila partecipanti e 600 aziende come ricordato in precedenza. E’ Roma (e la provincia di Frosinone e Rieti) ad aver coinvolto il maggior numero di persone: oltre mille studenti, 26 aziende e 150 imprenditori. Il presidente della Piccola industria di Confindustria, Vincenzo Boccia, ideatore dell’evento giunto alla seconda edizione, dichiara: “Abbiamo voluto raccontare il nostro mondo, il valore che rappresentano le imprese in un paese essenzialmente trasformatore come l’Italia, la loro capacità di costruire benessere collettivo e difendere con il lavoro la dignità delle persone”. E aggiunge: “Un piccolo imprenditore, quando la mattina entra in ufficio, non si chiede più quale sarà il futuro della propria azienda, ma quale sarà il futuro del Paese, un senso di responsabilità che dimostra i passi avanti fatte dalle Pmi italiane”.

Iniziative in giro per l’Italia
A Monza e Brianza si sono contate 12 imprese aderenti e più di 500 ragazzi coinvolti. Alessio Barbazza Presidente della Piccola Impresa di Confindustria locale, in visita assieme alle scolaresche all’Aquaworld di Concorezzo, in merito alla preparazione che le scuole danno per affrontare il mondo del lavoro dichiara: “Ci sono scuole e università capaci in grado di dare una formazione adeguata ad introdurre lo studente nell’impresa e scuole invece molto distanti. Come Confindustria stiamo lavorando molto sugli istituti tecnici che sono le fonti principali per le piccole e medie imprese, ma il lavoro non è semplice: la tecnologia in questi ultimi anni ha avuto un accelerazione senza precedenti e la sfida per la scuola è di rimanere sempre aggiornati e al passo con i tempi. Poi c’è una sfida più culturale oltre che tecnica: si deve insegnare l’etica del lavoro, che molto spesso manca”.
In provincia di Caserta, il motto dell’iniziativa è stato “Industriamoci”. Sono stati coinvolti sei istituti scolastici (circa 400 giovani) ad indirizzo professionale e altrettante aziende, dalle industrie casearie, all’automotive passando per l’agroindustria, che hanno aperto le loro porte. Il presidente di Piccola Industria di Confindustria Caserta, Andrea Funari conferma la ricca partecipazione e ricorda come l’evento sia stato anche un momento utile per rinsaldare le radici italiane: “In ciascuna delle aziende visitate dai ragazzi è stato proiettato un dvd celebrativo sia dei 150 anni dell’Unità d’Italia e sia del Centenario di Confindustria, quasi a sottolineare il ruolo fondamentale che l’associazione degli industriali ha avuto nella storia del Paese e per la sua crescita”.
A Perugia hanno aderito 11 imprese che hanno permesso agli studenti delle scuole superiori di osservare da vicino tutte le fasi del processo manifatturiero dalla materia prima al prodotto finito. Per il presidente di Confindustria Perugia Ernesto Cesaretti i dati sulla partecipazione testimoniano ”la volontà delle nostre imprese di scommettere sul futuro guardando ai giovani”. All’iniziativa ha partecipato anche l’istituto di credito Intesa San Paolo.
Ad Aosta hanno accolto i ragazzi delle scuole aziende del calibro di Thermoplay Spa di Pont-Saint-Martin, Heineken Spa di Pollein, la centrale Idroelettrica Alouette a Rhemes-Saint-Geoges dei Fratelli Ronc Srl e la Dora di Aosta. In questo caso più che mai si nota il legame tra tessuto imprenditoriale e territorio (la centrale idroelettrica ne è la prova più palese).
Ampio esito ha avuto l’iniziativa anche a Bergamo, in cui la visita alla Robur (azienda leader nella produzione di pompe di calore) ha fatto da evento clou; nel territorio della Valtellina con 400 ragazzi coinvolti e l’avvio del ciclo di iniziative denominato “Student in Progress” che prevede ulteriori incontri con i dirigenti delle imprese al fine di garantire continuità. Naturalmente di tutto rispetto è stata la proposta di Milano, territorio che si riconferma come “patria” dell’imprenditoria con un occhio di riguardo per l’innovazione tecnologica.
Per la giornata conclusiva si è scelto l’Abruzzo. Presso la sala “E. Fermi” dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, si è tenuto il 26 novembre l’evento di chiusura del Pmi Day 2011 al quale ha partecipato il presidente Nazionale Piccola Industria, Vincenzo Boccia. I ragazzi abruzzesi hanno potuto confrontarsi con alla presenza di testimonial del mondo dell’impresa e dello sport locale. E’ stato lungamente applaudito l’intervento di Modesto Lolli, presidente comitato regionale Piccola Industria che ha ricordato l’importanza di mettere i giovani nelle condizioni di partecipare attivamente all’operosità del nostro Paese: “Ripensare il rapporto tra tradizione e attualità, tra moderno e globale, significa porre al centro i giovani, offrire loro spazi di possibilità, promuovere la ricerca in questo Paese non all’estero, aprire laboratori, finanziare ricerche perché le risposte non vengono dalle cartomanti né si comprano al mercato ma sono frutto di studio, passione e intelligenze che al prezzo di grandi sacrifici riescono a conquistare un metro alla verità e alla scienza, a individuare terapie o a scommettere su modelli di crescita”.
Appuntamento dunque al prossimo anno, con un’iniziativa che ha dimostrato l’interesse delle isituzioni ma anche dei privati nell’attrarre giovani capaci e formati verso i poli produttivi territoriali con attenzione per quelle che sono le realtà locali. L’Italia sta dimostrando di voler investire nella formazione dei ragazzi e nella garanzia di politiche del lavoro che sappiano dare sicurezze per il futuro rendendo marginali i rischi di precariato.

Mirko Zago

Ritardo nei pagamenti? La soluzione è il factoring

Le povere imprese italiane oltre a soffrire il periodo di recessione dei mercati internazionali si trovano spesso a far fronte a numerose altre pene, il più delle volte privi delle necessarie tutele. E’ così che i responsabili d’impresa oltre a fare i conti con aumento dei costi delle materie prime, il calo della domanda, la poca o nulla possibilità di investimento in innovazione e in aggiunta la difficoltà di accesso al credito devono anche sopportare lunghissimi tempi di attesa per la riscossione dei crediti. Il vizietto di procrastinare nel tempo i pagamenti non affligge solo i privati ma è mal costume anche della pubblica amministrazione. Secondo una recente inchiesta de “Il Sole 24 Ore” si evidenzia come per l’industria delle costruzioni  il saldo arrivi in media dopo 240 giorni contro i 218 del 2010. Media confermata anche dai fornitori di servizi innovativi e tecnologici che attendono circa 248 giorni e questi sono solo esempi. Si tratta di un onere complessivo, secondo l’ufficio studi di Confartigianato, stimato in oltre un miliardo di euro.

Che cosa prevede la normativa europea?
La Commissione Mercato Interno del Parlamento UE all’inizio di ottobre ha previsto che il limite massimo per saldare i debiti debba essere di 30 giorni (fino a giungere a 60 in caso di accordo) pena una sanzione pari all’8% del totale; l’Italia ha scelto di agire in deroga rimandando a tempi più maturi il recepimento della direttiva. “Questa legislazione porterà una nuova etica dei pagamenti in Europa, e le nuove regole forniranno una solvibilità migliore e permetteranno alle piccole e medie imprese l’opportunità di promuovere una maggiore innovazione e più posti di lavoro” aveva a suo tempo commentato Barbara Weiler prima frimataria della direttiva. E invece le Pmi italiane continuano a sopportare. Ma la pazienza ha un limite ed è così che viene in luce uno strumento fondamentale come quello del factoring.

Che cos’è il factoring?
Ci sono occasioni per cui l’imprenditore non può attendere nemmeno il tempo congruo e stabilito dalla legge. Le ragioni sono diverse, prima tra tutte la mancanza di liquiità. Se un’impresa necessita del corrispettivo per la vendita del bene o prestazione di un servizio nell’immediato si può appoggiare ad agenzie specializzate. Il “factor” si fa carico di liquidare l’impresa versando subito ciò che le spetta e di esigere, nei tempi previsti da contratto, la cifra anticipata che dovrà sborsare l’acquirente.

Cosa succede se l’acquirente ritarda il pagamento? Semplicemente il factor è autorizzato ad esigere il pagamento appoggiandosi ad un’agenzia di riscossione crediti  o agendo in prima persona. L’impresa fin da subito passerà dunque l’onere della trafila da percorrere per ottenere materialmente i soldi ad un terzo soggetto. Naturalmente vi è un corrispettivo da pagare, solitamente il tasso di interesse si attesta attorno al 5%, se la cifra supera i 50mila euro si arriva al 3%.  Di fronte al rischio di dover attendere mesi per far entrare materialmente il denaro nelle casse dell’azienda, il factoring può rappresentare una forma di finanziamento interessante, che “libera” l’impresa dall’onere della riscossione, permettendole inoltre di disporre di liquidità immediata con conseguente possibilità di nuovi investimenti.

Mirko Zago

L’E-Couponing vera forza del business

In questo periodo il commercio elettronico sta godendo di ottima salute nel nostro Paese. Secondo la School of management del Politecnico di Milano e l’Osservatorio B2C di Netcomm, il giro d’affari arriverà in breve tempo a superare i 7,6 miliardi di valore, con un incremento annuale del +17%. Se è vero che dietro questa tendenza vi è una maggior propensione degli italiani a connettersi alla rete, coadiuvati dai tanti nuovi prodotti elettronici, primi tra tutti i tablet pc e smartphone, è anche vero che una grande spinta è derivata dall’e-couponing. Chi compra online, dopotutto, lo fa spinto nella maggioranza dei casi dai buoni prezzi.

Il couponing richiama l’idea di risparmio collettivo che piace agli utenti, attratti dalla possibilità di risparmio. Il tempo limitato delle offerte anzichè essere un limite rappresenta un valore. L’acquirente è così stimolato a iscriversi a newsletter, visitare spesso il sito web, recepire il passaparola e messaggi veicolati attraverso i social network. Tra le mille offerte potrebbe esservi proprio quella che stava cercando e che frustrazione se dovesse capitare non usufruirne! Ecco che, psicologicamente, il meccanismo ha saputo attecchire nel nostro Paese in un periodo in cui la crisi ha reso tutti più attenti al portafoglio. Il sito principe del couponing è Groupon, da poche settimane quotato in Borsa, ma ottimi risultati hanno raggiunto anche altri competitor come Privalia che mette a disposizione vendite esclusive per gli utenti registrati.

Verso dove mira il couponing?
Se inizialmente l’idea curiosa è bastata per attrarre gli utenti, adesso serve fare di più per catalizzarli verso canali e modalità di vendita innovative. L’esperienza d’acquisto deve essere sempre più personalizzata, permettendo all’utente di accedere alla propria cronologia di acquisti, di personalizzare il servizio e sfruttare la geolocalizzazione (in questo senso gran passo avanti ha fatto Four Square, che propone offerte del giorno in diversi esercizi commerciali in base a dove ci si trova).

Quali sono i vantaggi per un’impresa che sfrutta il couponing?Aumento del traffico sul sito web dell’impresa. Gli utenti sono attratti dall’incentivo proposto e la reiterazione nel tempo garantisce una visita continua. Grazie al couponing, i consumatori possono ricevere un servizio personalizzato ed esclusivo. Si può vendere un maggior quantitativo di merce rispetto ai canali tradizionali e si riesce a mantenere una buona distinzione con i competitori e un senso di appagamento.

Quali sono gli esempi più fortunati?
Tutti questi vantaggi li ha ben intuititi il gigante delle relazioni online Facebook, che ha pensato di potenziare il suo business con il nuovo servizio “Deals” basato su sconti in negozi e acquisti con moneta virtuale. Peccato che Facebook Deals, con i suoi 750 milioni di utenti potenziali, sia stato chiuso dopo solo quattro mesi di sperimentazzione. La volontà di sfidare Google Offers, servizio al momento attivo solo su alcuni mercati metropolitani, e soprattutto il gigante Groupon (più di 35 milioni di iscritti) ha forse fatto correre troppo Mark Zuckerberg, sottovalutando la concorrenza e sovrastimando le potenzialità. Intanto, 8 milioni di italiani si lasciano conquistare dagli acquisti di gruppi su siti come Groupalia, Glamoo e LetsBonus, solo per citare i più utilizzati. Siti di questo genere si stanno moltiplicando e sembrano essere il vero propulsore per l’e-commerce. Alessandro Perego, responsabile scientifico Osservatorio B2c Netcomm-Politecnico di Milano spiega: “I nuovi fenomeni sono decisivi nell’accelerazione della crescita dell’e-commerce, sia per il valore assoluto con cui contribuiscono all’aumento del transato (400 milioni di euro circa, pari a quasi un terzo della crescita complessiva) sia per la capacità di portare online nuovi acquirenti”. Per quest’anno si dovranno potenziare dunque i servizi da smartphone (gli acquisti dal mobile sono cresciuti rispetto allo scorso anno del +210%) e puntare sul servizio post vendita e assistenza.

Mirko Zago

Altro che Grecia, l’Italia si rimette in gioco

A pochi giorni dall’annuncio dell’ex premier Silvio Berlusconi di lasciare il comando del governo e a poche ore dall’insediamento dell’esecutivo Monti, economista di fama internazionale a cui è stato affidata la guida del governo tecnico, l’Italia si interroga sul proprio futuro. La sfida che aspetta il nuovo governo è ardua, l’esempio catastrofico della Grecia è dietro l’angolo che ci guarda ammiccante. Siamo italiani, siamo combattivi, siamo preparati e abbiamo una certa abilità a “curare” le emergenze. Chi annuncia la morte del Paese lo fa per disfattismo e per alimentare il disorientamento dell’opinione pubblica. In realtà sapendo comandare bene il timone e con un pizzico di fiducia potremo allontanarci dalle acque agitate e portare il nostro barcone verso acque più tranquille. Il grande mare di opportunità e ripresa economica si trova solo ad un giro di boa, l’ultima di una serie, di certo la più difficile da affrontare ma pur sempre l’ultima. E’ imperativo non gettare la spugna proprio ora.

Perchè l’Italia ce la farà? Che cosa ci differenzia dalla Grecia?
Su un’altra sponda del Mediterraneo, il nuovo primo ministro è Lucas Papademos a capo di un governo tecnico composto da una coalizione di socialisti e dalla destra. Al recente discorso di insediamento ha confermato che  il deficit del Paese nel 2011 sarà ridotto “a circa il 9%” del Pil dopo il 10,6% nel 2010 e 15,7% nel 2009. Secondo il premier, il primo obiettivo che il nuovo governo si è prefissato è di ottenere la sesta tranche di aiuti internazionali. Ottenuti i finanziamenti si potranno completare le trattative con la troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) su un secondo piano di salvataggio.

Il deficit dell’Italia oscilla tra i 20 e i 25 miliardi di euro. Molto, ma non irrimediabile. La catastrofe greca è stata la conseguenza di una situazione economica ben più grave (si parla di 330 miliardi di euro di debito) e soprattutto nessun piano per il futuro nel medio-breve tempo. Per quanto riguarda il rapporto deficit/Pil le stime sono state corrette dall’Unione Europea: nel 2012 si prospetta un rapporto pari al 2,3% e nel 2013 all’1,2% (le nostre stime erano dell’ 1,5% e 0,1%). In ogni caso bel lungi dai conti neri della Grecia.

La nuova guida del Paese
Il nuovo premier in Italia è Mario Monti, economista, ex commissario europeo per il Mercato Interno e per la concorrenza. Dopo l’incarico ricevuto da Napolitano e la formazione del suo governo ha detto che serviranno sacrifici (“non lacrime e sangue”) per risollevare l’Italia e che il suo esecutivo non avrà una scadenza predeterminata: “La predeterminazione della durata toglierebbe credibilità al governo, non accetterei una definizione temporale”. Il primo obiettivo è la gestione dell’emergenza economica  e l’adozione di misure “conomiche e sociali di crescita ed equità fiscale. “Dobbiamo realizzare la massima coesione per permettere all’Italia di essere protagonista come lo è stata in passato”, ha ribadito Napolitano. L’eco dei partiti politici di ogni fazione sembra essere stata forte. Tutti, chi più chi meno sono disponibili a trattare col nuovo governo, l’unica forza che attualmente si dichiara indisposta è la Lega Nord.

Fin dal piano di azione si notano le differenze con la Grecia. Il nostro Paese è sì in balia della corrente ma non è affossato. Dal punto di vista operativo, non si stanno cercando aiuti internazionali in maniera esplicita, si cerca piuttosto coesione interna e l’approvazione di riforme urgenti che permettano di virare con profitto (come ribadito da Emma Marcegaglia). Dal punto di vista economico si sono già avviate vendite di BTP (con la più recente  si è cercato di collocare tra gli 1,5 e i 3 miliardi di euro per titoli a 5 anni). Monti sembra voler appoggiare i giovani e sostenere il mercato del lavoro, cosa che in Grecia non è avvenuta prima del collasso. Gli indignados greci hanno a buona ragione cominciato a manifestare ben prima di noi italiani, per loro l’acqua alla gola è salita molto rapidamente senza possibilità di arginare le falle visto l’enorme ritardo nell’azione.

Reputazione internazionale
Anche la stampa internazionale, dopo attacchi reiterati e preoccupazione crescente, sembra guardare all’Italia con minore scetticismo. I cugini spagnoli hanno espresso fiducia per la rinascita italiana dalle colonne de El Pais, giudicando positivamente le nostre intenzioni di operato. L’Europa rimane in attesa di risultati dopo le numerose bacchettate dell’ultimo periodo. Nonostante il giudizio rimanga cauto l’Ue sembra credere nella nostra ripresa, anche se il cambio di governo non rappresenta di per sè la via di salvezza. Il portavoce del commissario agli affari economici Olli Rehn sembra aver apprezzato il rigore ed equilibrio annunciati da Monti tra consolidamento di bilancio e riforme strutturali. La Commissione ha annunciato che il primo rapporto sull’Italia sarà presentato da Rehn alla riunione dei ministri Eurogruppo il 29 di questo mese. Sarà per il Paese il giorno del verdetto. Intanto spetta a noi dimostrare di saperci rimboccare le maniche, di riuscire a guardare avanti e prospettare il giusto futuro che spetta la nostra Italia. Solo in questo modo sapremmo riavvicinare i partner europei che ci hanno scaricato ai primi accenni di crisi.

Risalendo ai motivi che hanno portato la Grecia alla débâcle si può affermare, in maniera semplicistica ma veritiera che lo Stato ha vissuto per anni ben al si sopra delle sue possibilità. Ad un certo punto si è toccato il fondo. In Italia questo comportamento non è mai stato esasperato, e a periodi di fasti si sono sempre accompagnati momenti di rigore che nel bene o nel male hanno riallineato l’ago della bilancia evitando di cadere nel precipizio. Il neo premier greco dovrà scontrarsi anche con l’eccessiva presenza del pubblico nell’economia. I lavoratori statali sono quasi 900 mila su 11 milioni di abitanti: un eccesso. In un momento difficile per tutti la Grecia non ha saputo adeguarsi sul fronte della riforma della pubblica amministrazione, delle pensioni, della sanità, delle privatizzazioni. Ha così perso l’opportunità di investire in maniera saggia i finanziamenti europei, ha eroso rapidamente il welfare, ha annientato la credibilità. Morale della favola, la Grecia si trova in uno dei momenti più neri della sua storia costretta ad un regime di austerità. L’Italia si trova in un momento difficile in cui può mostrare il suo valore, la sua forza e anche la capacità di farsi aiutare (non è certo una vergogna chiedere una mano internazionale). L’Italia ce la deve fare e ce la farà.

Mirko Zago

Prevedere i comportamenti degli acquirenti con il Virtual inside shopper

La simulazione può avvantaggiare le imprese garantendo un processo di verifica e controllo puntuale in grado di anticipare bisogni e correzioni, senza che questi divengano un problema durante l’introduzione nel mercato reale. Il virtuale corre a vantaggio tanto dell’industria quanto della distribuzione con un impatto poco costoso, affidabile ed efficiente attraverso processi strutturati che permettono di studiare dettagliatamente il comportamento degli acquirenti durante l’intero percorso di “shopping” nel senso allargato del termine. Nel concreto le variabili che il metodo del virtual inside shopper permette di calibrare sono le posizioni dei prodotti, la sensibilità alle differenze di prezzo dell’acquirente, l’ottimizzazione della comunicazione nel punto vendita, nuovo packaging e in generale l’impatto che ogni modifica alle abitudini di acquisto e vendita possono suscitare.

Nel dettaglio per Virtual Instore Shopper si intendono simulazioni d’acquisto tridimensionali, in ambienti virtuali realistici che riproducono il punto vendita reale. Il consumatore è lasciato libero di muoversi all’interno dello spazio, soffermarsi sui prodotti, scegliere se acquistare o meno la merce. Ogni movimento, azione, titubanza dello shopper è monitorato e registrato al fine di dar vita a dati aggregati con cui effettuare stime riguardanti le vendite e l’impatto delle variabili considerate.

Si tratta di uno strumento ampliamente utilizzato in Corea, India, America, Giappone già dagli Anni ’90 (le prime sperimentazioni riguardano la Harvard Business School, University of Pennsylvania’s Wharton School, Indiana University in Bloomington) e da poco anche in Europa con soddisfazione. Il vantaggio principale è il contenimento dei costi, ma a sostegno della tecnica vi sono la facilità di elaborazione dei dati, che permette di realizzare statistiche, grafici, trend molto più dettagliati rispetto a quanto accadrebbe con l’impiego di test sostenuti da shopper test reali. In Italia, la metodologia rimane ad appannaggio di pochi per una scarsa conoscenza, per una errata sottovalutazione degli strumenti e per l’idea che i comportamenti degli acquirenti nel mondo virtuale si discostino di molto dalla realtà.

L’acquisto virtuale è fuorviante? Affatto. Dai test effettuati su un campione online di 600 consumatori in Italia è stata dimostrata l’elevata correlazione con i dati riferiti ad esperienze reali d’acquisto registrati dall’Iri nel 2010 a dimostrazione del valore predittivo che la virtual shopper methodology può avere. Nel 44% dei casi lo scostamento tra virtuale e reale non ha superato l’1,4% dello share dei singoli brand, nel 33% inferiore addirittura allo 0,7%.

Esempi di successo
Uno dei maggiori player nel mercato ad utilizzare tale tecnica è Nestlè. Recentemente l’azienda ha investito 1 milione di sterline per estendere il suo “simulated shopping centre nel Regno Unito. Il centro localizzato in York, fornisce ai rivenditori l’opportunità e le strategie per ottimizzare le vendite nei negozi. E’ stato costruito nel 2008 e contiene oggi tutti i prodotti Nestlè per fornire un’esperienza di acquisto simulato completa; i vertici affermano che nel centro sono stati ospitati nei primi 18 mesi ben 355 rivenditori riuscendo a generare più di 20 sterline derivanti dagli incrementi delle vendite, dopo lo sviluppo di stategie nuove grazie alle simulazioni. Stesso successo per il centro con base in Francia installato nel 2000. Arnaud Marie, Corporate and Sales Development Manager per Nestlé Francia, descrive così come funziona: “Lo Shopper Experience Centre è uno strumento importante, basato su ricerche di mercato di alto livello che permettono di targetizzare con successo specifiche categorie di prodotti garantendone la crescita”.

Oltre a Nestlè, un grande marchio che ha adottato tale strategia è Pepsi. L’azienda ha utilizzato tale tecnologia in particolare per studiare un nuovo menu elettronico presso i fast food più immediato che permettesse di ridurre le code e garantire l’acquisto dei prodotti reclamizzati. La recente aggiunta della tecnologia per la realtà virtuale permette di dimostrare una maggior attenzione per il punto vendita, curando aspetti che prima venivano trascurati perchè erroneamente non considerati relazionati con l’esperienza d’acquisto. Un vantaggio competitivo che può fare la differenza con i competitor e tradursi in un incremento sostanziale di fatturato. Lorien Consulting è tra le prime aziende a introdurre questa metodologia nel nostro Paese. Sul loro sito si possono trovare informazioni al riguardo www.lorienconsulting.it e vengono descritte le possibilità di creare un negozio virtuale realistico per effettuare le proprie valutazioni.

Mirko Zago

Gamification, incrementare le vendite con il gioco

La stimolazione del cliente è la prima leva da applicare per incrementare le vendite. Un prodotto, per quanto ottimo sia, se non correttamente sostenuto dagli altri tre elementi chiave del marketing mix (oltre al product, il price, il place e la promotion a cui si può aggiungere anche partner – “4P”) ha scarse possibilità di successo. Per far leva sugli acquirenti, le aziende negli ultimi anni stanno tentando diverse strade. Le più promettenti sono gli investimenti in comunicazione e strumenti “social” a cui recentemente si sta affiancando il gaming. Per “gamification” si intende un processo di introduzione di meccanismi, durante la fruizione del prodotto, che fanno leva sui bisogni più ancestrali delle persone. Investire il prodotto di un aspetto ludico è un’ottima maniera per attrarre i clienti e invogliarli all’acquisto.

Il fenomeno delle “app” per smartphone ne è la riprova. Interazione, gioco e appagamento sono elementi alla base del loro successo. Naturalmente le nuove tecnologie, la diffusione della banda larga così come dell’internet in mobilità costituiscono un tassello essenziale per la crescita.

Uno degli esempi più riusciti di business attraverso applicazioni ludiche è rappresentato da 4Square. Si tratta di una applicazione sociale che fa della geolocalizzazione il suo punto di forza. L’utente, attraverso l’uso dello smartphone, può rintracciare attività commerciali di qualsiasi tipo nei paraggi, farsi un’idea attraverso i commenti già pubblicati da altri utenti e a sua volta esprimere un giudizio. Per incentivare gli utenti, le attività commercaili presenti in 4Square propongono offerte e sconti. L’aspetto videoludico giunge nel momento in cui l’utilizzatore effettua un check in al suo arrivo nel negozio, palestra, attività commerciale, rendendosi rintracciabile dagli amici. E ancora, nel momento in cui vengono raggiunti degli obiettivi l’utente è ripagato con un badge differente a seconda della “prova” superata. Se, ad esempio, ci si presenta in palestra con 10 amici interessati a iscriversi, oltre a ottenere un risparmio economico si otterrà anche lo status di “persona in forma”. Un topolino intento a fare esercizio con dei pesi si presenterà a fianco del nostro nickname. Si tratta tutto sommato di una piccolissima gratificazione, che sembra però funzionare a livello psicologico.

L’istituto di ricerca Gartner ha recentemente diffuso dati riguardanti il social gaming. Le previsioni parlano di 3,2 miliardi di dollari di fatturato entro la fine del 2011, destinati a diventare 4,5 nel 2012. Oltre alla psicologi,a dunque, entrano in campo elevati interessi economici. Rimanendo all’interno dei Social Network, ottimo ambiente per dar vita a fiorenti commerci, diverse software house hanno intuito l’affare e si sono gettate a capofitto nella produzione di applicazioni da utilizzare in-site. Molti conoscono Farmville, famoso videogame fruibile su Facebook. Il suo aspetto gestionale permette di innalzare il tempo medio di utilizzo e l’aspetto sociale (messaggi, inviti ad amici, scambio di oggetti virtuali, classifiche ecc.) stimola la sua diffusione in modo virale. Questi giochi sono colorati, simpatici e facili. Non manca nulla al fine di attirare un pubblico giovane che, durante le ore trascorse al pc, dimentica gli impegni quotidiani, cedendo a volte anche all’acquisto di prodotti virtuali pagati con denaro tutt’altro che virtuale. Gli sviluppatori hanno creato un meccanismo di acquisto/spesa di crediti ormai assodato e che sembra rispondere puntualmente alla necessità degli acquirenti di poter appagare gli “sfizi” attraverso micropagamenti. Se si vuole che il personaggio del videogame cambi abbigliamento si paga, se si vuole guadagnare punti più rapidamente si paga, si sborsano soldi anche solo per rendere la propria “fattoria” più bella (in Farmville si gioca a fare i contadini).

In compagnia la gente compra di più e più impulsivamente. Lo hanno capito bene ad Ebay. L’azienda sta sviluppando una serie di tool in collaborazione con Facebook per rendere l’esperienza d’acquisto più divertente e semplice, riducendo le procedure di registrazione ai siti di e-business e di pagamento, attraverso una miglior integrazione con PayPal.

Vendere è un gioco difficile ma stuzzicando il pubblico il riscontro positivo sembra automatico. Non si tratta di una formula matematica ovviamente, ma tentare non nuoce. Non servono investimenti corposi, non è necessario stravolgere il processo produttivo e allora perchè non provarci? Alcuni esempi: in campo automotive l’introduzione di display raffiguranti alberi che diventano più o meno folti a seconda della guida più o meno rispettosa dell’ambiente. Tra i gadget tecnologici si può citare FitBit, contapassi tecnologico che calcola le calorie consumate, ore di sonno spese ecc., stilando grafici e monitorando i progressi come fossimo all’interno di un videogame. Solo solo un paio di esempi di imprese che hanno adottato la tecnica del gamification per incrementare le vendite. Numerosi altri sono i casi di successo discussi su Gamification.co, sito gestito da Gabe Zichermann, imprenditore e autore del libro “Game-Based Marketing” (Wiley, 2010).

Mirko Zago

Aziende e pubblicità: arriva 1Ring, il concorrente del QR Code

Le strategie comunicative costituiscono un tassello fondamentale per le aziende che intendono raggiungere il pubblico sfruttando le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Dalla comunicazione “going out” dipende buona parte dell’immagine corporativa ed è per questo che ogni nuovo canale che prometta all’azienda di tingersi di “social” viene recepito in gran fretta come strumento da sfruttare al massimo. Tra questi troviamo Facebook e Twitter, ma anche LinkedIn e simili.

Da qualche tempo gli sforzi si stanno spingendo anche verso il “mobile”. Sta riscuotendo ampio successo in questo settore il QR Code (Quick Response), codice a barra criptato contenuto in un riquadro. Per decriptare tale codice è necessario uno smartphone e un applicativo che sappia interpretare quello strano simbolo, avviando una connessione web con rimandi a foto, video, contenuti. Tale strumento è usato come link aggiuntivo da applicare su brochure, documenti, annunci stampa e non per ultimi biglietti da visita. Si tratta di un valore aggiunto, di semplice integrazione, che permette di espandere virtualmente la vetrina commerciale sfruttata dall’azienda, sia essa rappresentata da una pagina di giornale, da un poster lungo una strada del centro, o perchè no in sticker appiccicati in giro per la città in stile virale e in t-shirt indossati da modelli (il viral marketing gode di buona fantasia e originalità come è giusto che sia).

Oggi a far concorrenza a tale strumento, introdotto per la prima volta nel 1994 in Giappone dalla Denso Wave arriva l’italiano 1Ring (www.1ring.com). Il brand che prende nome dall’omonima start-up di Padova all’interno dell’incubatore H-Farm che ha già ha sostenuto progetti del calibro di Zooppa e Shado.tv distribuisce quella che può essere definita una versione semplificata del Qr-Code ma allo stesso tempo molto più accessibile e intuitiva.

1Ring si basa in un principio simile al concorrente, ovvero la possibilità di creare dei “ponti” tra prodotti e l’azienda che vi sta alla base, con termini intesi nell’accezione più ampia. 1Ring offre un numero telefonico attraverso il quale gli interessati che lo digiteranno avranno accesso ad informazioni e contenuti, ma anche permettere per ipotesi pagamenti a distanza e acquisti.

Con 1ring le aziende dispongono di un canale di comunicazione aperto 24 ore su 24, attraverso il quale possono distribuire informazioni e contenuti extra in qualsiasi lingua e in tempo reale. Allo stesso tempo riescono a ricevere un feedback sull’efficacia delle loro campagne pubblicitarie, permettendo ai propri clienti di conservare le informazioni nel tempo. A differenza dei QR Codes, infatti, che hanno una fruizione legata al momento preciso in cui si legge il codice, 1ring fa in modo che l’utente possa costruire un archivio personale consultabile a suo piacimento anche a distanza di settimane. Si crea così un legame diretto tra il mondo reale e il mondo virtuale, dove le persone possono ritrovare ciò che le ha colpite nel corso della giornata.

Così si può pensare ad esempio ad un utilizzo per incentivare il turismo. Basta una chiamata gratuita (la chiamata per l’utente non ha nessun costo) per essere informati su orari di aperturta al pubblico, costi e riduzioni, ma anche descrizioni di monumenti, consigli di visita ecc. Aziende, prodotti commerciali, opere d’arte, monumenti, edifici, canzoni, programmi televisivi, qualsiasi cosa può essere associata ad un Unique Identification Number (Uin) Si potrà anche sfruttare 1Ring per permettere registrazioni a siti internet e portali, come avviene sul sito stesso del progetto, in modo veloce e sicuro, garantendo una proficua creazione di account e raccolta di dati.

Per provare direttamente il servizio è sufficiente comporre via telefono il numero 029 296 60 00 per ricevere un sms con le istruzioni per la registrazione e informazioni riassuntive. Tutti i contenuti multimediali al quale l’utente può avere accesso saranno disponibili sul proprio profilo 1Ring. L’utente, data l’estrema immediatezza, potrà giovare anche della facilità di raccogliere informazioni su tutto ciò a cui è interessato. Al momento della chiamata infatti, ogni prodotto sarà registrato nell’account personale, creando una lista di “interessi”, utile per ulteriori approfondimenti e stimolando l’interazione.

“La tecnologia 1ring porta con sé tantissimi campi di applicazione, la collaborazione con H-Farm svilupperà sinergie per rendere questo servizio uno strumento in grado di potenziare il mercato del mobile advertising a livello mondiale” – ha affermato Andrea Guglielmi, uno dei fondatori nella presentazione del servizio nella Silicon Valley a metà settembre in occasione di Demo Fall 2011. Tra gli aderenti vi sono già il Museo Maxxi di Roma, Upim, ATV (Azienda Trasporti Verona).

Il costo del servizio per le aziende è di 30 euro al mese per ogni numero 1Ring attivato, più alcuni centesimi (quindi molto poco) per ogni hit nel profilo utente.

Mirko Zago

Industriali greci elaborano uniti la ricetta per uscire dalla crisi

La crisi greca prosegue imperterrita causando gravi instabilità al Paese sia sul piano politico che sociale. La riprova sono i duri scontri che ancora seguono nelle città alimentati da un movimento che da nazionale è divenuto internazionale con un forte contagio spagnolo. E’ stata proprio la Spagna a partorire il movimento 15-M (Quinze de Mayo, dal giorno della sua nascita con le proteste alla Puerta del Sol a Madrid) e fare da culla alla sua crescita, un movimento esteso e organizzato di “Indignados (qui il termine arriva originariamente dalla Grecia, dove a giugno le persone stanche si sono dichiarate “aganaktsismenoi” indignati appunto).

Questo folto gruppo colorito, composto da operai, giovani, meno giovani, impiegati, studenti, artisti, politicizzati e apolitici rivendicano una ricchezza condivisa e soprattutto la fine delle speculazioni che hanno portato alla rovina il Paese.

A loro si affiancano anche i manager,  grandi e piccoli. Questi responsabili d’azienda criticano le scelte politico-economiche azzardate degli ultimi anni, come la scelta compiuta nel 1992 di tassare maggiormente le aziende che assumevano lavoratori al primo impiego, causando un innalzamento spropositato dell’età dei lavoratori e aumentando la disoccupazione. Ad oggi, secondo l’istituto di ricerca Ine-Gsee, i due terzi dei dipendenti hanno più di 43 anni e la disoccupazione ben superiore al 16%.

Stando a quanto affermato dall’autorità di statistica greca (Esa) la produzione industriale in Grecia è calata dell’11,7% in agosto rispetto allo stesso periodo di un anno fa. A luglio, sempre su base annuale, la produzione industriale era scesa del 2,8%. A pesare sul dato negativo è il crollo della produzione manifatturiera (-11% su un anno), a cui si aggiunge un calo del 5% della produzione mineraria mentre l’indice della produzione di elettricità segna un pesante -16,7%. Agli scioperi dei giorni scorsi (giudici, dipendenti del ministero delle Finanze, medici della previdenza sociale, dipendenti dell’ufficio delle imposte, addetti alla raccolta della spazzatura) faranno eco il 19 e 20 ottobre lo sciopero generale proclamato dalle due maggiori organizzazioni sindacali del Paese – l’Adedy e la Gsee – che raggruppano rispettivamente i lavoratori del settore pubblico e di quello privato.

Per evitare il collasso definitivo (già profetizzato da pochi giorni da UBS Wealth Management Research che sostiene che la bancarotta sia inevitabile) gli industriali greci, diretti da Dimitri Mathios, arrivano a Roma a raccontare le loro difficoltà e presentare le loro proposte per colmare il “buco”. “La Grecia sarebbe un Paese ricco -afferma Mathios – abbiamo la più grande flotta mercantile del mondo, siamo uno dei primi dieci Paesi per flussi turistici. Eppure nessuno dei nostri armatori costruisce le sue navi in Grecia“. Un altro modo per dire che è la Grecia per prima a non credere in se stessa. Come spiegare altrimenti che in un Paese di dieci milioni di abitanti, negli ultimi trent’anni sono state fatte un milione di assunzioni nel pubblico impiego? Perché è quella la prima causa della crisi: “Il settore pubblico è ipertrofico, è stato sfruttato da tutti i partiti che si sono succeduti al governo. Ora tutta questa gente costa allo Stato 56 milioni di euro l’anno, fra stipendi e pensioni. Per pagare tutto ciò, la Grecia ha preso soldi dalle tasse e si è indebitata fino a creare quel buco da oltre 350 miliardi di euro che oggi tutti hanno ben chiaro. Ma che nessuno conosceva prima dello scoppio della crisi“.

La situazione non è certo facile. Tra il 2009 e 2010 sono state chiuse 100mila piccole e medie imprese e per il 2011 si prevede che chiuderanno i battenti almeno altre 105mila. Questi numeri si traducono in pesanti licenziamenti, mentre per Mathios dovrebbero essere i lavoratori del pubblico ad essere tagliati, «almeno 20mila», sostiene. Secondo il suo pensiero tagliare posti di lavoro operativi e creativi equivale ad un suicidio.  E prosegue con la sua ricetta che rispecchia quella degli industriali che rappresenta: “In primo luogo non bisogna imporre nuove tasse, ma ridurre la burocrazia per le imprese, e sostenere i giovani. Poi, abbiamo bisogno che le sovvenzioni pubbliche agli investimenti stranieri in Grecia non soffrano nessun passaggio burocratico e soprattutto che non vadano in mano alle banche, che li trasformerebbero in strumenti finanziari. Infine, abbiamo bisogno di un sistema impositivo chiaro e stabile, almeno per un decennio, non di tasse che cambiano all’improvviso”.

Rivolto all’Europa (in platea nell’incontro di Roma c’era anche Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue), Mathios lancia l’appello: “Non costringa le nostre banche a restiruire il 50% del debito. Non ce la faremo mai, le banche fallirebbero e lo Stato sarebbe costretto a comprarle, con conseguenze inimmaginabili”.

Mirko Zago

Accordi tra Ebay, Facebook e Paypal spingono l’E-commerce

Periodo d’oro per l’E-commerce italiano secondo i dati del Registro Imprese. Già nel 2010 l’incremento di aziende interessate ad aprire un canale di vendita online è stato notevole, con numeri assoluti che parlano di 7.220 vetrine virtuali gestite da altrettante aziende. L’aumento rispetto al 2009 è evidente, ben il 25%, con Lombardia e Lazio che trainano seguite da Campania e Piemonte. I settori che maggiormente beneficiano di canali di vendita prevalentemente su web sono il turismo con la prenotazione di biglietti aerei (35,9%) e vacanze (33,6%). Buon andamento anche per le librerie online (25,4%), seguite da abiti e abbigliamento sportivo (24,4%) e ticket per spettacoli (21,2%).
A sostegno di queste imprese impegnate in investimenti in rete, arrivano oggi importanti novità frutto di allenze e partnership tra brand del calibro di Ebay e Facebook. I due giganti della rete si sono stretti la mano per favorire la creazione di  applicazioni innovative che portino vantaggio tanto ai due marchi, alle aziende che utilizzano le loro piattaforme e agli utenti finali dai quali dipende il successo di ogni progetto. Al centro dell’accordo vi è il potenziamento e l’integrazione del sistema basato su algoritmi Open Graph, usato da Facebook per tracciare movimenti degli utilizzatori e delinearne gusti e interessi. Tale strumento perfezionato verrà integrato in nuove applicazioni che sfrutteranno servizi e tecnologie di Ebay. A questo punto entra in gioco X-Commerce, progetto avviato da Ebay Inc. per potenziare la rete del commercio elettronico attraverso servizi integrati come Magento, la piattaforma software per creare siti di E-commerce, Paypal, il sistema di pagamenti immediati online ed Ebay, Gsi, azienda specializzata in soluzioni per il commercio elettronico (con più di 120mila rivenditori nel mondo) ed il noto sito di aste su web per l’appunto.  Grazie all’accordo, le imprese potranno trarre maggiori profitti dalle vendite online, grazie al loro aumento tendenziale.

Perchè le persone dovrebbero essere più incentivate ad acquistare online? Perchè l’esperienza dello shopping online sarà più immediata e “social” rispetto a quanto non accada ora. Social perchè gli acquisti o intenzioni d’acquisto verranno pubblicate sulla bacheca di Facebook, così come opinioni, recensioni di prodotti e raccomandazioni, con la possibilità di stimolare la curiosità di altri amici, influenzarli  generando ripercussioni sul trend di vendita. Le imprese potranno contare anche su un maggior numero di potenziali clienti in quanto potranno conquistare anche gli utenti più pigri ed indisposti difronte all’ennesima richiesta di registrazione e cessione di dati. Grazie alla nascita di Paypal Access, infatti, l’autenticazione ai siti di e-commerce sarà quanto mai rapida. Si useranno le stesse credenziali necessarie per il pagamento con tale strumento (ormai la quasi totalità dei negozi virtuali lo contempla). La transazione (naturalmente sicura) sarà più snella, l’acquirente dovrà solo accedere una volta con username e password, riempire il carrello e pagare.

Si tratta di funzionalità apparentemente banali ma che rappresentano una piccola rivoluzione del campo del commercio online. Facendo un parallelo con il mondo reale è la stessa differenza che c’è tra l’accogliere il cliente con un sorriso e a “porte aperte” e invece costringerlo a suonare un campanello, attendere una risposta, rincorrere il cassiere per pagare ecc. Una nuova chiave di volta che garantirà un futuro di crescita alle aziende pronte a scommettere nella rete potenziando i canali di vendita online.

Saie ha chiuso con soddisfazione l’edizione 2011

Si è da poco conclusa presso la fiera di Bologna la 47esima edizione di Saie. Si tratta di uno dei maggiori appuntamenti internazionali di Edilizia che con oltre mille espositori presenti di cui il 20% stranieri e uno spazio espositivo di 80mila metri quadrati si conferma come fiera d’eccellenza per il settore edilizio. La kermesse in programma dal 5 all’8 ottobre ha offerto una vetrina prestigiosa per mostrare i nuovi prodotti all’avanguardia delle aziende del settore. E’ stata inoltre un’importante opportunità di incontro tra domanda e offerta e un momento di riflessione, dibattito e approfondimento sui temi ambientali, della riqualificazione urbana, dei quadri normativi, delle soluzioni innovative e della sostenibilità grazie ai numerosi convegni in programma.

Gli incontri di maggior interesse sono stati rappresentati dagli appuntamenti “Una nuova politica edilizia per la città e il territorio: riqualificazione urbana e sostenibilità” organizzato in collaborazione con Ance a cui ha partecipato anche il ministro delle infrastrutture e trasporti Altero Mattioli e la lectio magistralis  di Oriol Bohigas, l’architetto protagonista della rinascita di Barcellona che ha illustrato il suo progetto di “futuro delle città”, appuntamento  impedibile per gli interessati all’architettura (entrambi svolti nella giornata di venerdì).

La fiera è stata organizzata per saloni tematici: cantiere e produzione, energia e sostenibilità, servizi per progettare e costruire per rispondere in modo migliore alle esigenze dei visitatori che hanno potuto visitare la fiera seguendo un filo conduttore in base ai propri interessi. Forte accento è stato posto sul “green building”, con ampi spazi dedicati alla produzione energetica di edificio e materiali innovativi (e classici come il calcestruzzo all’interno del salone “Saie Concrete”) per la costruzione e per il risparmio energetico. Prodotti, tecniche, sfruttamento delle potenzialità, nuove tecnologie, sono solo alcune delle parole chiave che hanno accompagnato il sotto salone Saienergia&sostenibilità 2011 conclusosi con la presentazione del rapporto sullo scenario energetico italiano e possibilità di interventi di riqualifica (tenutosi nella giornata di venerdì presso la Sala Rossa del Pala Congressi).

Non è mancato neppure lo spazio per discutere di regolamenti edilizi, argomento di discussione in più convegni e ripreso dal grande stand occupato dalla Regione Emilia Romagna, in cui sono stati esposti progetti di riconversione di edifici cittadini. In prosecuzione di Cersaie, salone internazionale della ceramica, conclusosi poche settimane fa, si è voluto ospitare l’iniziativa SAIE New Stone Age Design, spazio dedicato al settore della pietra autenticamente naturale a nuovi mercati.

Come ospiti della fiera siamo rimasti affascinati dai sistemi, dalle attrezzature e dalle macchine  per la prefabbricazione che hanno occupato fisicamente una estesa superficie espositiva e hanno attratto centinaia di visitatori grazie alle dimostrazioni compiute da tecnici specializzati (come ad esempio nello stand dell’italiana Mep, leader nella produzione di staffatrici automatiche). Affluenza di pubblico notevole anche in occasione delle presentazioni-dimostrazioni delle nuove gru dell’azienda tedesca Liebherr che regnava con un enorme stand open air in cui imperavano decine di gru con bracci telescopici stagliati alti verso il cielo.

Saie è una fiera interessante anche per i giovani, coinvolti in numerose iniziative tra cui Formoter, corso per operatori di macchine per la movimentazione della terra in collaborazione con Unacea, svoltosi all’aria aperta complice il bel tempo che ha accompagnato i giorni di fiera.

Il mondo accademico è stato coinvolto attraverso il progetto “Med in Italy”. Si tratta di una realizzazione dagli studenti dell’Università Roma Tre in partnership con il Laboratorio di Disegno Industriale de La Sapienza. Estremamente innovativo il lavoro del team italiano che soddisfando i criteri architettonici e ingegneristici, tecniche costruttive, abitabilità,  sostenibilità, innovazione di prodotto e di processo, ha progettato un modulo abitativo  capace di affrontare le alte temperature delle estati mediterranee, lavorando sul principio  dell’inerzia termica e della trasportabilità (dovendo essere costruita nel luogo del  concorso). I muri sono  composti di casseforme riempite di sabbia  sostituibile anche con  inerti di demolizione o ghiaia) e, a migliorare i già ottimi indici di isolamento termico, un  cappotto esterno. “Modulare, pensata per “aggregazioni” la casa MED in Italy è completamente  autosufficiente sia per il sistema idrico (con sistemi di riciclaggio), sia in termini  energetici. Ogni anno MED in Italy produrrà 11.400 kilowattora con i pannelli fotovoltaici,  ma consumerà solo un sesto di questa energia, immettendo in rete quasi 9.300  kilowattora. In 20 anni saranno, quindi, 121 le tonnellate di CO2 risparmiate, come se gli  abitanti avessero piantato un piccolo bosco di 120 alberi. Meno CO2, più comfort e più  risparmio: l’efficienza dei sistemi permetterà alla casa di funzionare perfettamente“.

Una 47esima edizione di Bologna all’insegna dell’ecosotenibilità dunque e della riqualificazione che delinea i presupposti per una ripresa economica: puntare sull’innovazione e integrazione di soluzioni. Per raggiungere il traguardo è necessaria una giusta coesione tra mondo dell’edilizia e mondo dell’architettura (seconda anima coinvolta a Saie 2011),  convergenze che danno origine a soluzioni ottimali dal punto di vista costruttivo e al tempo stesso “umano”. Esempio ben ricordato dall’architetto ospite speciale Oriol Bohigas che della sua concezione basata sull'”etica del fare a servizio della città e dei cittadini” ha fatto una scuola di pensiero.

Da parte degli organizzatori è giunta soddisfazione e la conferma dell’appuntamento per il 2012, nonostante il rammarico per una concorrenza “poco leale” da parte del “Made Milano, salone dedicato allo stesso target e tenutosi in concomitanza. Gli annunci stampa che hanno tapezzato i dintorni della fiera di Bologna sono stati visti come una sorta di dichiarazione di guerra.  

Subito dopo il taglio del nastro, il presidente di Bologna Fiere, Duccio Campagnoli ha commentato: “Sarebbe stato meglio lavorare insieme per far prevalere gli interessi delle imprese. Ma il SAIE di Bologna resta sempre il punto di riferimento per il settore e confermiamo già l’edizione del 2012“.