Si fallisce di meno

Secondo Unioncamere-Infocamere, nei primi 11 mesi del 2016 i fallimenti sono scesi del 7%, attestandosi a poco più di 1.000 al mese. In totale sono state 11.655 le procedure fallimentari aperte tra gennaio e novembre, contro le 12.583 dello stesso periodo del 2015.

Imu sugli orti: si paga?

Che quella dell’ Imu sia una storia infinita è poco ma sicuro, come testimonia il tira e molla sull’ Imu terreni agricoli al momento della sua introduzione.

Ora si preannuncia un altro su e giù con la possibile esenzione o meno dall’ Imu per gli orti e i gli orticelli. Punto sul quale è stata presentata richiesta di chiarimenti in un question time della scorsa settimana.

Nell’occasione, il ministero dell’Economia ha risposto che la questione è in discussione negli uffici dell’amministrazione finanziaria, i quali devono procedere a una corretta definizione di quelli che sono indicati come “terreni non propriamente agricoli” in modo da valutare se includerli o meno nell’ambito dell’esenzione Imu.

In sostanza, una risposta precisa ancora non c’è, nonostante in un altro question time dello scorso maggio, il ministero aveva sottolineato che rientravano nella definizione di terreno agricolo tanto i terreni incolti, quanto quelli destinati a orto. Soggetti perciò a Imu.

Un inserimento piuttosto tirato per i capelli, solo per fare in modo che questi terreni fossero assoggettati a Imu, dal momento che gli orti non hanno le caratteristiche dei terreni agricoli come vengono individuati dalla lettera c) dell’articolo 2 del Dlgs 504/1992, in quanto sono coltivati saltuariamente senza organizzazione fissa che se ne occupi.

Nel question time è stato anche detto che per gli orticelli situati nei Comuni montani, l’esenzione Imu è scontata, mentre non è ancora certa per quelli dei comuni parzialmente montani o di pianura.

In ogni caso, qualora per il calcolo sugli orti fosse utilizzata la valutazione catastale, nella maggior parte dei casi gli importi starebbero sotto il minimo dell’imposta stabilito in 12 euro, naturalmente se il Comune non delibera in modo differente.

Il Forum all’Amatriciana promosso da Confassociazioni

Appuntamento l’8 ottobre a Milano, all’Hotel Glam, per il Forum all’Amatriciana, organizzato da Sergio Gaglianese, Vice Presidente con delega al Network Development di Confassociazioni.

Un evento patrocinato dalla Confederazione delle Associazioni Professionali, vedrà riuniti i migliori formatori ed esperti di marketing italiani, che avranno come obiettivo quello di riposizionarsi e ripartire dopo un evento tragico come il terremoto del 24 agosto scorso che ha distrutto quasi del tutto Amatrice e i paesi limitrofi.

Già il giorno dopo il sisma – ha affermato Gaglianeseho lanciato un appello ai più noti formatori ed esperti di marketing, perché sentivo che si doveva fare qualcosa. La scoperta piacevole è stata il vedere la tempestività nella risposta di ognuno di loro. Non c’è dubbio, gli ingredienti del Forum all’Amatriciana sono la collaborazione e la condivisione di intenti. A cui si aggiunge la voglia di ricostruire”.

Tra le azioni sostenute dal Forum e da Confassociazioni – ha proseguito Gaglianesec’è l’idea lanciata dal sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che sarà con noi a Milano l’8 ottobre, ‘Adotta un borgo’, ovvero un’ipotesi progettuale dove le associazioni e gruppi di imprenditori in prima linea partecipano alla ricostruzione delle zone devastate dal terremoto per accelerarne i tempi di ricostruzione e di vita sociale”.

In Italia si è già perso troppo tempo – ha concluso il vice presidente di Confassociazioni -. È giunta l’ora di fare davvero qualcosa per spezzare questo ciclo in cui i nostri patrimoni storici si sbriciolano come biscotti. È importante che tutte le competenze entrino in campo per prevenire situazioni del genere. Come pure per agire nel caso siano avvenute. Per citare due esempi che mi hanno profondamente colpito, la donazione dell’INT, Istituto Nazionale Tributaristi, presieduta da Riccardo Alemanno, che è anche Vice Presidente Vicario di Confassociazioni, e quella di Unicasa, degli AD Michele Sacchetti e Luca Bellisomo. Ne sono convinto: con questa prima edizione del Forum all’Amatriciana, abbiamo posato la prima pietra per una ricostruzione e una ripartenza reale e propositiva”.

Per accreditarsi alla giornata formativa del Forum all’Amatriciana è necessario versare un contributo minimo di 80 euro su Postpay Evolution (Iban: IT 43 D 07601 05138 2926444 92651) oppure con ricarica della carta Postepay Evolution n° 5333 1710 2943 7882 (intestata a Rosaria Genovese, Tesoriera dell’evento) e inviare copia della contabile a formazioneallamatriciana@gmail.com.

L’estratto conto è verificabile online sul sito www.formazioneallamatriciana.it e il ricavato sarà interamente devoluto al comune di Amatrice. Anche chi non potrà partecipare al Forum potrà comunque inviare un contributo economico libero agli stessi estremi di cui sopra.

Casa, una detrazione tira l’altra

Una delle voci più importanti da portare in detrazione nel modello 730 è quella relativa alle spese per la casa, dalle ristrutturazioni, ai mobili all’ecobonus. Tutte detrazioni che consentono di risparmiare fino al 65% e che nascondono, tra le pieghe della fiscalità, molte voci che pochi conoscono.

A spulciare tra queste voci ci ha pensato ProntoPro.it, sito che permette l’incontro tra domanda e offerta di lavoro artigianale e professionale, che ha realizzato un decalogo punti per scoprire alcune delle possibilità più interessanti e meno note di detrazione, offerte dai bonus legati alla casa:

Mezzi anti intrusione. Con il bonus ristrutturazioni è possibile usufruire di una detrazione del 50% per gli interventi relativi all’adozione di misure che prevengano il rischio del compimento di atti illeciti da parte di terzi: grate alle finestre, vetri antisfondamento, casseforti a muro e porte blindate o rinforzate.

Prestazioni professionali. Con il bonus ristrutturazioni si può ottenere il 50% del rimborso anche per le prestazioni professionali, l’acquisto dei materiali e le spese per perizie e sopralluoghi, tutte da portare in detrazione.

Mobili acquistati all’estero. Detrazione fino al 50% per l’acquisto di nuovi mobili all’estero, corredati di tutta la documentazione necessaria ai fini della detrazione, pagati con carta di credito o debito e con spesa documentata da fattura e ricevuta di avvenuta transazione.

Detrazione fino al 50% per le spese di costruzione di un garage, un’autorimessa o un posto auto di pertinenza nel cortile condominiale.

Detrazione fino al 50% delle spese fatte per dotare l’immobile delle tecnologie robotiche in grado di migliorare la comunicazione e la mobilità interna ed esterna alla casa in cui vivono persone con gravi disabilità fisiche e motorie.

Detrazione fino al 65% per le spese sostenute dal 4 agosto 2013 per realizzare interventi antisismici su prime case o edifici adibiti ad attività produttive in zone ad alta pericolosità.

Detrazione fino al 50% per le spese di adeguamento funzionale a uso contemporaneo di un immobile di valore storico o artistico.

Chi ha già effettuato dei lavori su un immobile beneficiando di un incentivo, e intraprende nuovi lavori di riqualificazione puoi usufruire di un’altra detrazione. Il limite complessivo di rimborso è pari a 96mila euro per unità immobiliare, quindi se si tratta della prosecuzione di una precedente ristrutturazione, si dovrà tenere conto delle somme già spese, se si tratta di un intervento completamente nuovo si potrà usufruire dell’intera detrazione, ma la diversità dovrà essere dimostrata attraverso la presentazione della denuncia di inizio attività (DIA), il collaudo dell’opera e la dichiarazione di fine lavori.

L’uso di una determinata tipologia di bonus non è esclusivo e si può usufruire di più incentivi. Attenzione ai tempi; per ottenere il bonus mobili oltre a quello per la ristrutturazione di casa, ad esempio, è necessario che la data di inizio dei lavori di ristrutturazione preceda quella in cui si acquistano i beni. Non è fondamentale, invece, che le spese di ristrutturazione siano sostenute prima di quelle necessarie per l’arredo.

Mobili. Ai fini fiscali, non tutti i mobili sono uguali. Si può ottenere la detrazione per i materassi, per lampade e lampadari, per mobili nuovi fatti su misura, per i letti, gli armadi, le cassettiere, le librerie, le scrivanie, i tavoli, le sedie, i comodini, i divani, le poltrone, le credenze, le cucine, i mobili per arredare il bagno e quelli per l’ esterno. Nessun rimborso per porte e tende, complementi di arredo o mobili usati e antichi.

Corrono le imprese innovative in Lombardia

La Camera di Commercio di Milano ha effettuato un’elaborazione dalla quale emerge che in Lombardia sono 1.139 le imprese, tra start up e Pmi, che operano nel campo dell’innovazione tecnologica e pesano il 22% sul totale italiano di 5.163.

Imprese che vanno dal birrificio artigianale alla società che ha sviluppato app dedicate alle esigenze delle moderne donne multitasking, dalla realtà aumentata applicata ai beni culturali alla piattaforma per la vendita online dei prodotti agricoli a km zero.

Non mancano imprese che hanno elaborato una tecnologia nel campo dell’assistenza alle malattie neurodegenerative e respiratorie, la testata online dedicata ai temi della finanza e del crowdfunding, la piattaforma per lo scambio dell’usato griffato e il progetto di supporto logistico ad una campagna olimpica trasformatosi, col tempo, in ricerca e promozione della sostenibilità ambientale.

Milano risulta la provincia più innovativa, con 764 imprese, pari al 67% regionale e al 15% italiano. Seguono, a livello regionale, Brescia (98 imprese innovative, 8,6% lombardo), Bergamo (84, 7,4%), Monza e Brianza (38) e Pavia (32) e in Italia Roma (8,5%), Torino (5%), Napoli e Bologna.

Sulla scorta di questi dati è stato organizzato nei giorni scorsi un workshop su finanziamenti europei per lo sviluppo di imprese, dee e prodotti innovativi in Camera di commercio: come finanziare un’idea innovativa utilizzando i finanziamenti europei disponibili.

L’Italia è il secondo Paese in Europa per i progetti finanziati a novembre 2015. Sono stati 37 su 236 domande presentate. Dopo la Spagna e davanti al Regno Unito, l’Italia è al secondo posto in Europa, con 185 domande su 2057 proposte.

Trilocale, che passione

Gli italiani continuano a preferire dei tagli medi quando comprano casa e puntano sul trilocale. Lo ha confermato un’analisi delle compravendite realizzate attraverso le agenzie del Gruppo Tecnocasa In Italia, nel secondo semestre del 2015.

Nella seconda parte del 2015 il trilocale è stata infatti la tipologia di abitazione più acquistata da marito e moglie (il 53,2% degli scambi è stato effettuato da persone coniugate), con il 31,8% delle preferenze.

Seguono in classifica ville, villette e tutte le tipologie indipendenti e semi indipendenti, che totalizzano il 21,1% delle compravendite; al terzo posto ci sono i quattro locali con il 20,4% degli acquisti.

Il trilocale è acquistato prevalentemente per farne l’abitazione principale (nel 67,5% dei casi), seguito dalla casa ad uso investimento (21,3%) e poi casa vacanza (11,2%). Rispetto al secondo semestre del 2014, si registra un lieve aumento delle percentuali di acquisti di casa vacanza, trilocale e non, e per investimento, che un anno fa si attestavano rispettivamente al 9,7% e al 20,8%.

Nel 53,2% dei casi i coniugi hanno acquistato il trilocale o un’altra tipologia di abitazione servendosi di un mutuo bancario, mentre il 46,8% delle transazioni è avvenuto in contanti. Percentuali molto simili si registravano un anno, fa quando gli acquisti con mutuo erano il 52,6% del totale e quelli senza mutuo il 47,4%.

C’è tanta voglia di formazione

Formazione è una parola che, nell’ambito delle risorse umane, si sente spesso ripetere come un mantra. Una tendenza confermata da un’analisi della Camera di commercio di Milano su dati di Excelsior-Unioncamere, secondo la quale le imprese ritengono che il 59,2% dei neoassunti necessiti di ulteriore formazione.

La mancanza di un’adeguata preparazione professionale è infatti motivo di difficoltà nell’assunzione per circa il 35% delle imprese e il fabbisogno formativo si divide equamente tra industria e servizi, dove la percentuale si attesta, rispettivamente, al 59,4% e 59,1%. Inoltre, la mancanza di strutture destinate alla formazione rappresenta l’8,3% delle problematiche riscontrate in fase di assunzione.

Nel settore dell’industria, ad avere maggiormente bisogno di formazione sono le imprese legate all’estrazione di minerali (84,7%). A seguire le industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere (82,7%), le industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicinali (80,2%) e le industrie della gomma e delle materia plastiche (77,1%).

Sempre nel secondario, ma nel settore delle public utilities, l’impegno formativo richiesto dai gestori di reti (energia, gas, acqua) raggiunge l’80,6%.

Nel settore dei servizi, la quota percentuale dei neoassunti a cui serve una formazione integrativa è maggiore nelle imprese finanziarie e assicurative (87,9%). In seconda posizione vi sono le imprese informatiche e delle telecomunicazioni (81,3%), e terze, alla pari, le imprese legate alla sanità e al commercio al dettaglio (77,7%).

Secondo la ricerca della Camera di commercio di Milano, la carenza di formazione tocca soprattutto il Nord, dove in media il 65% delle aziende richiede attività formativa supplementare; secondo il Centro (58,8%) e, infine, il Sud e le isole (47,7%).

Cresce il BYOD nel mondo

Il BYOD – Bring Your Own Device, ovvero l’utilizzo dei propri mobili per accedere alle informazioni messe a disposizione dall’azienda – è sempre più diffuso nel mondo e le aziende dovranno attrezzarsi di conseguenza.

Secondo i dati contenuti nel quarto rapporto annuale di Ovum sulla cosiddetta “enterprise mobility”, elaborato alla fine del 2015, il BYOD è così diffuso che il 60,5% degli impiegati utilizza almeno uno dei propri device mobili per lavorare.

Nello specifico, il 47,2% di loro usa il proprio smartphone, il 25,1% il proprio tablet e il 7,8% i cosiddetti wearable devices, come gli smartwatch. Il pc portatile personale è utilizzato in BYOD a fini lavorativi dal 4,1% degli impiegati.

Il commento sui dati dell’analisi su BYOD è affidato all’Enterprise mobility & IT service management research analyst di Ovum, Adam Holtby. “I risultati sono il frutto delle risposte di lavoratori, con mansioni differenti, provenienti da una grande varietà di regioni e di aziende, con l’obiettivo di capire meglio le loro abitudini di lavoro, e come i nuovi hardware e applicazioni stiano supportando i loro obiettivi di produttività”.

E ancora: “Come dimostrano i dati, le persone sono decisamente orientate ad affrontare il proprio lavoro utilizzando numerosi device, e non accettano di buon grado limitazioni che non consentano loro di raggiungere questo obiettivo. Si avverte dunque il bisogno di servizi di desk e IT per riconoscere le nuove opportunità che potranno derivare da questi nuovi comportamenti del lavoratori, e come rendere possibile e supportare il modello di spazio di lavoro digitale verso il quale si sta muovendo il mondo del lavoro”.

M&MT, l’evento della meccatronica a Milano

La meccanica e la meccatronica saranno protagoniste il prossimo anno a Milano a M&MT, il business event dedicato a motion, meccatronica, automazione e embedded, che si terrà dal 4 al 6 ottobre 2017 a Fiera Milano.

Di fatto, M&MT rappresenta lo sbarco in Italia di Hannover Fairs International, che organizza l’evento insieme a Efim-Ente Fiere Italiane Macchine e Fiera Milano e sarà un momento nel quale i produttori e gli addetti del settore della meccanica e della meccatronica si confronteranno sugli scenari del comparto e del mercato, con un occhio ai grandi temi dell’Industria 4.0.

Lo spazio espositivo è ispirato alla piazza italiana, con spazi ariosi delimitati dagli stand che favoriranno incontri di business tra i diversi espositori e con i visitatori della fiera. Del resto, più come fiera l’idea degli organizzatori è quella di fare di M&MT un business event della meccanica e della meccatronica.

A un anno e mezzo dall’avvio della manifestazione, le stime degli organizzatori parlano di almeno 10mila visitatori, non solo del comparto della meccanica e della meccatronica, e di circa 200 aziende espositrici dei settori più diversi: montaggio, movimentazione, robotica, sistemi fieldbus e di comunicazione, oleodinamica e pneumatica, industrial automation, subfornitura tecnica e chi più ne ha, più ne metta.

Formaggio italiano sotto attacco

Non c’è pace per il formaggio made in Italy. Se, da un lato, è una delle eccellenze gastronomiche italiane più apprezzate ed esportate al mondo, dall’altro è vittima di contraffazione e indegni taroccamenti all’estero. E, in Italia, è uno dei prodotti più rubati nei supermercati.

Secondo una stima di Coldiretti, infatti, ai danni, per esempio, del Parmigiano si registra una percentuale di furti tripla rispetto alla media dei prodotti rubati supermercati italiani, dove nel 2015 è stata trafugata merce per un valore di 2,95 miliardi.

L’analisi di Coldiretti è stata presentata in occasione dell’incontro su Sicurezza e criminalità, promosso nei giorni scorsi a Reggio Emilia, per evidenziare i fenomeni criminali che mettono in pericolo il formaggio e il settore lattiero-caseario made in Italy.

Il fenomeno dei furti di formaggio, in particolare di Parmigiano, non colpisce però solo i supermercati. Anche le aziende casearie e i magazzini sono spesso visitati da ladri e bande organizzate che, secondo quanto rileva Coldiretti, vanno sul sicuro scegliendo le forme migliori (40 kg, stagionatura di 24 mesi) e rivendendole al mercato nero con il conseguente crollo dei prezzi sul mercato.

Oltre ai furti fisici in Italia, come ricordato il formaggio di casa nostra subisce anche continui furti di identità all’estero, con una fioritura di formaggi taroccati incredibile. Secondo Coldiretti, la produzione delle imitazioni di formaggio made in Italy, in primis Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ha superato i 300 milioni di kg nel mondo, poco meno della metà prodotti negli Usa.

Un attacco che penalizza un sistema, quello della filiera del Grana e del Parmigiano, fatto di 363 caseifici artigianali della zona tipica, dove si ricava il formaggio dal latte prodotto in 3348 da 245mila mucche.

Per il resto, il formaggio taroccato viene prodotto in buona parte del Sudamerica, in Russia e in Australia. Per non parlare dell’Europa, dove a farla da padroni sono gli ex Paesi in orbita sovietica: Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia e Lettonia.