Addizionali Irpef: da Regione a Regione ecco dove costa di più

Se per l’Irpef le aliquote sono uniche a livello nazionale, non è così a livello locale se parliamo di addizionali. Oltre all’Irpef i contribuenti devono pagare le relative addizionali comunali e regionali sempre all’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche. Tutto come previsto dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi, cioè dal Tuir. E come dicevamo, sia le imposte comunali che quelle reginali sono variabili in base alla zona di residenza. Infatti  queste cambiano da Regione e Regione e da Comune a Comune.

Addizionali regionali e comunali, cosa sono?

L’addizionale Regionale all’Irpef è un’imposta locale. Anche se riguarda l’Irpef, che resta una tassa a livello nazionale, le addizionali fanno parte del gettito degli Enti locali. In pratica per addizionale si fa riferimento ad una imposta che si aggiunge a quella sul reddito delle persone fisiche. Ed alla pari dell’Irpef, anche le addizionali di applicano  sul reddito imponibile Tanto è vero che si parla di reddito imponibile  ai fini Irpef. Ciò che varia però è l’aliquota. Infatti le addizionali si applicano in percentuale sul reddito imponibile ai fini Irpef, e questa percentuale non è identica in tutta Italia. Lo Stato fissa solo il tetto massimo,  poi sono le Giunte Regionali e Comunali a dover decidere come tassare i loro corregionali o concittadini.

Il limite delle addizionali Irpef è fissato per legge, ma le Regioni possono differenziarsi

Ricapitolando, il limite è fissato per legge. Per le addizionali regionali tale soglia deve essere compresa tra l’1,23% ed il 3,33%. L’addizionale alla pari dell’Irpef è prelevata direttamente dal datore di lavoro in busta paga o dall’Inps sul cedolino della pensione. Con le dichiarazioni dei redditi però si effettuano i conguagli sugli altri redditi prodotti dal contribuente. Il meccanismo è assai semplice. Basta calcolare il proprio reddito imponibile, che esce fuori dalla Certificazione Unica del datore di lavoro o dell’Inps, aggiungere quella risultante dagli altri redditi prodotti nell’anno fiscale precedente, ed applicare la percentuale che la propria Regione ha deciso tramite delibera di Giunta. Il consiglio è quello di controllare sempre le delibere del proprio Ente regionale in modo tale da verificare l’aliquota applicata. E lo stesso va fatto con il proprio Comune e quindi per l’addizionale comunale all’Irpef.

Addizionale regionale, ecco le aliquote del 2022

Per il 2021, che poi è l’anno fiscale oggetto delle dichiarazioni dei redditi del 2022, i giochi sono fatti. Occorre solo effettuare i relativi conguagli a debito o a credito con il modello 730 o con l’ex modello Unico.

In media in Italia l’addizionale regionale dovuta è pari a 420 euro. Media significa che non è l’importo fisso che i contribuenti sono tenuti a versare. Infatti ci sono Regioni dove si va oltre questo importo medio. Per esempio nel Lazio, che risulta essere la Regione italiana dove l’imposta è la più elevata, l’addizionale regionale è pari a 630 euro. Se da un lato abbiamo indicato la Regione con l’aliquota applicata più alta, inevitabile guardare al rovescio della medaglia. Infatti è la Sardegna la Regione più virtuosa da questo punto di vista. I dati presi a riferimento sono quelli fuoriusciti dalla dichiarazione dei redditi dello scorso anno, relativa all’anno di imposta 2020. Dopo il Lazio, nel 2020 è stato il Piemonte con 530 euro a caricare maggiormente i corregionali. Sul podio finisce anche la Campania con 480 euro. Sopra i 420 euro di media l’Emilia Romagna e Calabria con un prelievo di 440 euro.

Addizionali comunali IRPEF, cosa sono e come trovare i codici tributo

Ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, ci sono delle tasse locali che si applicano sul reddito complessivo del contribuente. Tra queste ci sono le addizionali comunali IRPEF le cui aliquote variano in genere da un comune all’altro, così come, sempre nei limiti che sono fissati dalla legge statale, il comune per l’addizionale IRPEF può fissare pure delle eventuali soglie di esenzione.

Come funzionano le addizionali comunali IRPEF e qual è l’aliquota massima

Ai sensi di legge, i comuni possono fissare l’aliquota IRPEF addizionale fino allo 0,8% al netto di eventuali deroghe come quella per Roma Capitale che può spingersi fino e non oltre lo 0,9%. I Comuni, inoltre, per le addizionali ai fini IRPEF hanno la facoltà di fissare un’aliquota unica oppure una pluralità di aliquote in funzione degli scaglioni di reddito che sono stabiliti per l’imposta sul reddito delle persone fisiche a livello nazionale. Così come le amministrazioni comunali hanno pure la facoltà di introdurre, sempre in base ai limiti di reddito che viene dichiarato dal contribuente, delle soglie di esenzione dal pagamento del tributo locale.

Come si calcola l’addizionale comunale ai fini IRPEF in acconto ed a saldo

Il versamento delle addizionali comunali IRPEF, se sono dovute, deve essere effettuato non solo a saldo, ma anche in acconto unitamente ed insieme all’imposta sul reddito delle persone fisiche statale. In particolare, l’acconto sulle addizionali IRPEF viene calcolato, in base al reddito dell’anno precedente ed all’aliquota che il comune ha fissato per l’anno precedente, nella misura del 30%.

Come trovare online i codici tributo addizionale IRPEF comune per comune

Per trovare online i codici tributo addizionale IRPEF comune per comune basta collegarsi al sito Internet del MEF – Dipartimento delle Finanze dove è presente il motore di ricerca che funziona inserendo il comune corrispondente al proprio domicilio fiscale. Se non si conosce il Comune, inoltre, il motore di ricerca per trovare i codici tributo funziona pure selezionando la regione di appartenenza.

Addizionali comunali all’IRPEF, l’esempio dei comuni di Milano e di Roma

Per conoscere l’aliquota dell’addizionale IRPEF da pagare, inoltre, basta collegarsi al sito Internet del comune dove il contribuente ha il domicilio fiscale. Per esempio, nell’area tributi del sito Internet del comune di Milano l’amministrazione rende noto che attualmente l’addizionale IRPEF viene applicata con un’aliquota unica che è pari allo 0,8%. Inoltre, a Milano sono esonerati dal pagamento dell’imposta addizionale IRPEF comunale tutti i cittadini che, ai fini proprio dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, hanno un reddito imponibile che non supera la soglia dei 23.000 euro.

Per Roma Capitale, invece, l’aliquota addizionale comunale ai fini IRPEF è pari allo 0,9% così come è previsto dalla delibera del 25 marzo del 2015 che è tuttora in vigore e che, tra l’altro, ha ampliato pure la fascia di esenzione dal pagamento del tributo locale. Per la Capitale il codice tributo Ente locale (Comune di Roma) è H501, mentre è 3816 nel caso in cui il versamento dell’addizionale comunale ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche venga effettuato dal sostituto di imposta.

Moriremo di Irpef

Può una tassa uccidere famiglie e consumi? Sì, se questa si chiama Iva. Sì, se questa si chiama Irpef. Un’imposta, quest’ultima, che con l’aumentare delle addizionali regionali e comunali ha fatto crescere negli ultimi anni in modo schiacciante il peso delle tasse locali. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha analizzato prima l’andamento medio delle addizionali Irpef applicate in questi ultimi anni sulle persone fisiche dai Comuni capoluogo di Provincia e dalle Regioni, poi ha “pesato” l’aggravio fiscale di queste due imposte sui redditi di quattro diverse tipologie di lavoratori dipendenti. I risultati sono sconsolanti: le buste paga degli italiani sono sempre più leggere.

Secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, un operaio con un reddito annuo pari a 20mila euro, che corrisponde a una busta paga netta di 1.240 euro al mese, l’anno prossimo si troverà una trattenuta annua di 420 euro. 14 euro aggiuntivi rispetto al 2012 e 95 euro in più se il confronto è realizzato con l’anno di imposta 2010.

Non va meglio nemmeno a un impiegato con un reddito annuo di 32mila euro, pari ad uno stipendio mensile di 1.840 euro circa. L’anno prossimo il peso delle addizionali comunali e regionali Irpef decurterà il suo reddito annuo di 700 euro. Rispetto al 2012 l’incremento è di 24 euro. Se, invece, la comparazione viene eseguita sul 2010, l’aggravio aggiuntivo è di 133 euro.

Per un quadro, con un reddito annuo di 60mila euro pari a uno stipendio mensile di poco superiore ai 3mila euro, l’anno venturo “lascerà” al Comune e alla Regione di residenza 1.346 euro. 52 euro in più rispetto al 2012 e 265 euro se la comparazione è tra il 2013 e il 2010.

Un dirigente, con un reddito annuo di 150mila euro che gli consente di portare a casa quasi 7mila euro netti al mese, nel 2013 dovrà versare 3.447 euro di addizionali Irpef. Rispetto al 2012 l’aumento è di 169 euro. Se il confronto è fatto con il 2010, l’aggravio fiscale aggiuntivo è di 714 euro.

Amaro il commento del segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi: “L’aumento della tassazione locale è diventato ormai una costante che caratterizza la politica fiscale degli Enti locali. Lo Stato risparmia tagliando i trasferimenti, le Regioni e i Comuni si difendono alzando il livello delle imposte per mantenere in equilibrio i propri bilanci. Speriamo che con la nuova Legislatura si riprenda in mano il tema del federalismo fiscale, altrimenti tra Imu, Irap, Tares, e addizionali Irpef i cittadini e le imprese si troveranno a pagare sempre di più senza avere un corrispondente aumento della qualità e della quantità dei servizi offerti”.

Le addizionali Irpef massacrano i contribuenti

Le addizionali Irpef stanno massacrando i contribuenti. Non lo diciamo noi, no, l’allarme arriva, come spesso accade quando si parla di tasse, dalla Cgia di Mestre, secondo la quale gli effetti economici dovuti all’aumento delle aliquote delle addizionali comunali e regionali Irpef dovrebbero costare agli italiani almeno 3,5 miliardi.

I conti elaborati dalla Cgia fanno riferimento a 2 provvedimenti di legge presi nel 2011: il primo dal Governo Berlusconi, che ha consentito ai Sindaci di aumentare l’addizionale comunale Irpef sino al valore massimo dello 0,8%; il secondo dal Governo Monti, che con il decreto “salva Italia” ha maggiorato dello 0,33% l’addizionale regionale Irpef. Politici o tecnici, pari rapaci sono.

Se la prima misura dovrebbe portare nelle casse comunali un gettito aggiuntivo che varia tra 1,3/1,5 miliardi di euro, la seconda, stando alle previsioni dell’Esecutivo Monti, assicurerà alle Regioni un incasso di 2,2 miliardi di euro, garantendo un gettito complessivo di almeno 3,5 miliardi di euro. Se l’aumento dell’addizionale comunale si farà sentire su pensioni e buste paga solo a partire dal 2013, ben diverso è il discoro per gli incrementi a livello regionale che, di fatto, i contribuenti li stanno pagando dal gennaio di quest’anno. In questa elaborazione, sottolinea la Cgia, non si è tenuto conto che per l’anno in corso due Regioni (Liguria e Toscana) hanno ulteriormente ritoccato verso l’alto l’addizionale regionale Irpef.

Tranchant come sempre Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre: “Ho l’impressione – dichiara – che i Sindaci e i Presidenti di Regione siano diventati dei moderni gabellieri. Tra l’introduzione dell’Imu e della tassa di soggiorno, gli aumenti apportati all’Irpef, alla Tia/Tarsu alle accise sulla benzina, gli amministratori locali sono stati spinti dagli ultimi esecutivi a mettere le mani in tasca ai propri concittadini. Per fortuna molti di questi hanno agito con responsabilità, chiedendo di più ai ricchi e meno alle fasce sociali più deboli”.