Agricoltura: nuovo fondo a rimborso dei danni per alluvioni, gelo, brina e siccità

La legge di Bilancio 2022 ha istituito un nuovo fondo per l’agricoltura e, in particolare, per il rimborso agli agricoltori dai danni causati da alluvioni, da gelo, da brina e dalla siccità. La dotazione del fondo è di 50 milioni di euro per tutto il 2022. L’istituzione del fondo mostra l’attenzione del legislatore per i fenomeni del cambiamento climatico che vanno a danneggiare l’agricoltura.

Fondo per rimborsare i danni causati agli agricoltori dai fenomeni climatici: riferimenti normativi

L’istituzione del fondo per il rimborso delle calamità climatiche ai danni dell’agricoltura è disciplinata dai commi 515-519 dell’articolo 1 della recente legge di Bilancio 2022. Il fondo assicurerà la gestione dei rischi delle imprese che operano nell’agricoltura, beneficiarie dei pagamenti della Politica agricola comune (Pac). La copertura assicurata del fondo sarà in tempi brevi ed ex post, ovvero al verificarsi del danno agli agricoltori. La copertura dei rischi potrà continuare a essere ottenuta ex ante anche tramite le compagnie assicuratrici. Dunque le misure pubbliche e private sono cumulabili.

Copertura dei danni alle strutture agricole: come chiedere il rimborso al Fondo

Per l’operatività del fondo stesso è necessario attendere il decreto del Mipaaf. Il provvedimento andrà a disciplinare il riconoscimento, il finanziamento e la gestione del fondo per i danni arrecati dai fenomeni climatici al settore agricolo. Il fondo è affidato alla gestione di Ismea, mentre i criteri e le modalità di intervento verranno definiti, per ciascun anno, dal Piano di gestione dei rischi in agricoltura secondo quanto prevede il decreto legislativo numero 102 del 2004 all’articolo 4.

Imprenditore agricolo: deroga alla perdita della qualifica per eventi dannosi riconosciuti dal Mipaaf

Sempre in tema di danni al settore agricolo, il comma 988 dell’articolo 1 della legge di Bilancio 2022 introduce una deroga alla regola generale della prevalenza lavorativa per la qualifica di imprenditore agricolo. Infatti, rispetto a quanto disciplina l’articolo 2135 del Codice civile, l’imprenditore agricolo non perde la qualifica nel caso in cui si verifichi un evento calamitoso o epidemiologico. L’eccezionalità dell’evento deve essere dichiarata da un decreto declaratorio del Mipaaf. La deroga ha validità per tre anni dal provvedimento del Mipaaf.

Contributi previdenziali, esonero contributivo 2022 e finanziamenti all’imprenditoria dell’Ismea

In tema di esonero contributivo dei coltivatori diretti, il comma 520, dell’articolo 1, della legge di Bilancio 2022 produce la proroga per i lavoratori agricoli fino a 40 anni che si dovessero iscrivere, nel 2022, alla previdenza. I commi dal 521 al 525, inoltre, potenziano i contributi assegnati dall’Ismea all’imprenditoria giovanile e femminile nel settore agricolo.

 

 

Contributi alle Pmi: quale fondo perduto per l’internazionalizzazione dal 2022 al 2026?

I fondi per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese (Pmi) sono stati confermati dalla legge di Bilancio 2022 fino al 2026. Per il 2022 le tre misure sicure di poter assegnare contributi a fondo perduto e finanziamenti alle Pmi sono quelle della transizione ecologica e digitale, della partecipazione alle fiere e allo sviluppo dell’e-commerce all’estero. La legge di Bilancio 2022 ha assegnato per l’internazionalizzazione delle imprese 1,5 miliardi di euro per ogni anno a partire dal 2022 al 2026.

Contributi a fondo perduto per le piccole e medie imprese: quali sono le misure a disposizione nel 2022?

Il miliardo e mezzo di euro va a finanziare il fondo rotativo, uno dei due cespiti a disposizione delle piccole e medie imprese per le attività nei mercati esteri. Le tre misure attive per le Pmi riguardano:

  • la transizione ecologica e digitale delle piccole e medie imprese a vocazione internazionale;
  • partecipare a fiere e mostre internazionali, svolte anche in Italia, e le missioni di sistema;
  • sviluppare il commercio elettronico delle piccole e medie imprese nei Paesi esteri.

Contributi a fondo perduto Simest, per il 2022 è possibile che gli ambiti di intervento tornino a sette

Tuttavia, al di là degli ambiti di intervento attuali del fondo, i settori del Simest potrebbero tornare a essere sette, come avveniva in passato. Per le piccole e medie imprese si tratterebbe di un allargamento delle possibilità di ottenere i contributi a fondo perduto per le attività di internazionalizzazione. Quest’ultima interpretazione è stata presa in considerazione anche dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. I sette ambiti di intervento a favore delle Pmi potrebbero tornare a essere nel 2022:

  • la partecipare alle fiere internazionali;
  • l’inserimento delle piccole e medie imprese nei mercati esteri;
  • l’acquisizione di sevizi di export manager;
  • lo sviluppo di interventi in ambito di commercio elettronico;
  • la ricezione dell’assistenza tecnica all’estero;
  • la patrimonializzazione delle Pmi;
  • lo svolgimento di studi di fattibilità.

Gestione Simest dei contributi a fondo perduto alle Pmi

La gestione dei contributi a fondo perduto per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese è affidata al Simest. Il fondo era già stato rifinanziato dal decreto legge 121 del 2021 che, all’articolo 11, prevedeva nuove risorse per 1,2 miliardi di euro del Fondo 394. Le risorse della Legge di Bilancio 2022 vanno ad aggiungersi a quanto stanziato nello scorso anno. Simest gestisce i fondi attraverso due canali: il primo prevede i prestiti alle piccole e medie imprese; il secondo i contributi a fondo perduto.

Contributi a fondo perduto e prestiti del Fondo Simest per le piccole e medie imprese

Il canale dei prestiti del Fondo Simest prevede finanziamenti a tasso agevolato per le piccole e medie imprese. La dotazione del canale nello scorso anno era pari a 800 milioni di euro. Il canale dei contributi consente il cofinanziamento a fondo perduto che può arrivare al 50% delle spese ammissibili finanziate con il tasso agevolato. La dotazione dello scorso anno era pari a 400 milioni di euro. La programmazione dei fondi per i prossimi anni dovrà arrivare dal decreto del ministero degli Esteri, dal ministero per lo Sviluppo Economico e da quello dell’Agricoltura.

Come vengono finanziate le piccole e medie imprese con i fondi di internazionalizzazione?

Delle tre misure attualmente in vigore, la prima prevede la transizione digitale delle piccole e medie imprese. Almeno il 50% delle risorse deve essere stanziato a favore di questo obiettivo. La quota residuale delle risorse viene ripartita tra competitività internazionale e transizione ecologica. Con la prima misura si possono finanziare progetti fino a 300 mila euro. Il finanziamento previsto è di 6 anni, dei quali due di preammortamento. Possono accedere le piccole e medie imprese costituite nella forma di società di capitale, che abbiano un fatturato export di minimo il 10% nell’ultimo anno oppure del 20% negli ultimi due anni.

Misura della partecipazione alla partecipazione di fiere delle Pmi: quali progetti si possono finanziare?

Con la seconda misura il Fondo Simest finanzia la partecipazione delle piccole e medie imprese a mostre e a fiere internazionali. Gli eventi si possono svolgere anche in Italia. I finanziamenti concessi devono essere utilizzati per non meno del 30% nelle spese digitali. I progetti finanziabili possono arrivare a 150 mila euro. Ma non devono essere superiori del 15% dei ricavi iscritti nell’ultimo bilancio. I finanziamenti della seconda misura hanno una durata di quattro anni.

Misura dello sviluppo di ecommerce tra gli obiettivi dei fondi per l’internazionalizzazione delle Pmi

L’ultima misura attualmente in vigore per l’internazionalizzazione delle Pmi è quella dello sviluppo dell’e-commerce nei Paesi esteri. Si possono ottenere i contributi a fondo perduto e i finanziamenti, ad esempio, per:

  • creare una piattaforma o migliorare una già esistente di e-commerce;
  • accedere a una piattaforma e-commerce di terzi per vendere servizi e beni la cui produzione sia avvenuta in Italia o che porti il marchio italiano.

 

Contributi a fondo perduto bando Isi Inail, la detrazione 65% su interventi non ancora iniziali

I contributi a fondo perduto Isi Inail fino al 65% delle spese degli interventi inerenti l’avviso del 16 dicembre 2021, possono riguardare solo gli interventi non ancora iniziati. Gli ordini, invece, possono essere già sottoscritti. La novità emerge da un’attenta verifica dei bandi dei contributi e delle spese ammissibili al finanziamento.

Contributi a fondo perduto Isi-Inail, quali spese sono ammissibili?

I contributi a fondo perduto del bando Isi Inail ammettono la copertura di spese previste in cinque assi di intervento. In concreto, le spese devono riguardare i progetti:

  • di investimento in macchinari, in attrezzature e in impianti e i progetti che adottino modelli di responsabilità sociale e organizzativi;
  • per le micro e le piccole imprese operanti nei settori di produzione agricola primaria e dei prodotti agricoli;
  • atti a ridurre il rischio da movimentazione manuale dei carichi;
  • per la bonifica di materiali che contengano amianto;
  • per le micro e le piccole imprese che operino in settori specifici di attività.

Modalità di ottenimento dei contributi a fondo perduto Isi Inail

A eccezione dei contributi a fondo perduto destinati alle micro e le piccole imprese operanti nei settori di produzione agricola primaria, tutti gli altri soggetti destinatari non devono aver avuto in passato finanziamenti relativi agli assi di intervento previsti dal bando Isi Inail. Il contributo a fondo perduto è calcolato in conto capitale sulle spese giudicate ammissibili al netto dell’Iva.

Contributi a fondo perduto per le imprese agricole: maggiori agevolazioni per quelle condotte da giovani

I contributi a fondo perduto del bando Isi e Inail non possono superare la percentuale del 65% delle spese ammissibili. Tuttavia sono previsti alcuni limiti e ulteriori agevolazioni. Per le imprese agricole il contributo è fissato nella misura del 40% a favore di tutte le imprese. La percentuale si eleva al 50% per le imprese dei giovani agricoltori. Il finanziamento minimo è di 1.000 euro, quello massimo è di 60 mila euro.

Limiti dei contributi a fondo perduto alle imprese da Isi e Inail

Per i contributi relativi ai progetti di macchinari, attrezzature e impianti, per i modelli di organizzativi e di responsabilità civile, per la riduzione della movimentazione manuale dei carichi, per la bonifica dell’amianto il limite massimo sul quale calcolare il 65% è di 130 mila euro. Il limite minimo è di 5 mila euro per ogni progetto. Per i progetti delle micro e piccole imprese di specifici settori di attività si va da un minimo di 2 mila euro a un massimo di 50 mila euro.

Bando Inail Isi per i contributi a fondo perduto delle imprese: come si presenta la domanda

Le imprese possono presentare la domanda dei contributi a fondo perduto Inail Isi mediante procedura “a sportello” on line. Ovvero vale l’ordine di invio delle istanze. Presumibilmente la domanda si potrà presentare a partire da un giorno specifico la cui data non è stata ancora resa nota. Si tratta di un “click day“, pertanto è necessario affrettarsi nell’invio dell’istanza.

 

 

 

Contributi a fondo perduto fino al 70% per gli agricoltori che realizzano nuovi oliveti

Può arrivare fino al 70% il contributo a fondo perduto a favore degli agricoltori che realizzano nuovi impianti olivicoli. Il contributo può essere richiesto anche per praticare l’ammodernamenti di quelli già esistenti. Il fondo messo a disposizione per i lavoratori del settore agricolo ammonta a 30 milioni di euro.

Contributi a fondo perduto per i nuovi oliveti: i riferimenti normativi

I contributi a fondo perduto per gli agricoltori per realizzare nuovi oliveti derivano dal decreto del Mipaaf del 23 novembre scorso. Il provvedimento è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 5 dello scorso 8 gennaio. I finanziamenti sono assicurati dal Fondo per lo Sviluppo e per il Sostegno delle Filiere Agricole, della Pesca e dell’Acquacoltura. Il fondo è disciplinato dalla legge dall’articolo 1, comma 128, della legge numero 1788 del 2020 (legge di Bilancio 2021). La nuova Manovra finanziaria ed economica ha provveduto a rifinanziare il fondo anche per il 2022.

Quali sono i requisiti per richiedere i contributi a fondo perduto degli oliveti?

I requisiti richiesti per presentare la domanda dei contributi a fondo perduto degli oliveti sono rispettivamente:

  • chi richiede il finanziamento deve aderire a una delle organizzazioni riconosciute dei produttori olivicoli;
  • l’investimento, sia che si tratti di nuovo oliveto che di ammodernamenti di quelli già esistenti, deve riguardare una superficie di due ettari minimi;
  • tra le tecniche di produzione, il richiedente deve adottare quelle di precisione che prevedono i sensori nei campi;
  • è necessario usare cultivar italiane autoctone o storiche.

Quali sono i parametri di spesa per richiedere il contributo a fondo perduto sui nuovi oliveti?

Le spese ammesse al finanziamento per le operazioni relative ai nuovi o ai preesistenti oliveti variano da un minimo di 8 mila euro per ettaro fino a circa 17 mila. I finanziamenti possono essere concessi rispettando il limite previsto nel regime de minimis agricolo. In particolare, i contributi non possono superare i 25 mila euro nel corso del triennio di riferimento.

Come presentare la domanda per il contributo a fondo perduto per gli oliveti?

Per la presentazione delle domande dei contributi per i nuovi oliveti è necessario attendere il provvedimento dell’Agea. La circolare arriverà entro 30 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto dell’8 gennaio 2022, dunque entro il 7 febbraio prossimo.

Graduatoria di assegnazione dei contributi a fondo perduto dell’Agea

Dopo il termine per la presentazione delle domande Agea stilerà una graduatoria di tutte le istanze pervenute. Tra i criteri di assegnazione avranno la priorità la localizzazione del campo in un’area svantaggiata italiana, l’estensione del campo sul quale si fa l’investimento, la densità dell’impianto (il valore di riferimento è 389 piante per ogni ettaro) e la conduzione in irriguo.

 

Bonus Sud, arriva la proroga fino al 31 dicembre 2022 su macchinari, impianti e attrezzature

È arrivata la proroga del bonus Sud, la misura per l’acquisto o la locazione finanziaria, di impianti, di macchinari e di attrezzature. La legge di Bilancio 2022, infatti, è intervenuta sulla normativa del credito di imposta per gli investimenti nelle Regioni del Sud per individuare i territori ai quali verranno assegnate le agevolazioni della nuova Carta degli aiuti regionali del periodo 2022-2027.

Bonus Sud, da chi può essere fruita l’agevolazione?

L’agevolazione è fruibile per acquistare gli impianti, i macchinari e le attrezzature relative alle strutture produttive esistenti. Si può utilizzare il bonus anche per la locazione finanziaria. Nel caso in cui l’agevolazione viene richiesta per nuovi impianti, è necessario che facciano parte dell’iniziale progetto di investimento come previsto dai punti 49, 50 e 51 dell’articolo 2 del Regolamento europeo numero 651 del 2014.

Bonus Sud per la creazione di nuovi stabilimenti, come fare?

Il Bonus Sud, nel caso previsto dal Regolamento europeo, deve essere funzionale a macchinari, impianti e attrezzature di strutture produttive preesistenti, oppure a:

  • creare di nuovi stabilimenti;
  • ingrandire la capacità produttiva di uno preesistente;
  • diversificare la produzione di uno stabilimento per l’ottenimento di beni mai prodotti prima;
  • cambiare il processo produttivo di uno stabilimento già esistente.

Non si può richiedere il bonus Sud per investimenti relativi alla mera sostituzione dei beni strumentali dismessi. Manca, in tal caso, il principio della novità.

Bonus Sud e Carta degli aiuti a finalità regionale: contributi espressi in percentuale all’investimento

La legge di Bilancio 2022 ha introdotto la nuova Carta degli aiuti a finalità regionale per il periodo di programmazione dal 2022 al 2027. La Carta, come disciplinato dal comma 175 dell’articolo 1 della legge di Bilancio, indica quali sono le Regioni ammissibili agli investimenti e stabilisce quali siano le risorse da destinare agli aiuti. L’importo massimo del contributo dello Stato per i beni strumentali è espresso in misura percentuale in riferimento al costo dell’investimento.

Credito di imposta Bonus Sud: quanto spetta alle imprese per i beni strumentali?

Il quadro aggiornato relativo al credito di imposta per l’acquisto di macchinari, attrezzature e impianti vede le seguenti percentuali:

  • per la Puglia, la Basilicata, la Sicilia, la Campania, il Molise, la Calabria e la Sardegna il credito di imposta è pari al 45% per le piccole imprese, al 35% per le medie imprese e al 25% per le grandi imprese;
  • per l’Abruzzo le percentuali scendo al 30% per le piccole imprese, al 20% per le medie imprese e al 10% per le grandi imprese.

Incentivi e contributi del Pnrr: si possono cumulare le diverse formule?

Le diverse formule di incentivi del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) si possono cumulare a vantaggio delle imprese? Proprio recentemente il ministero dell’Economia è intervenuto sulla questione chiarendo che le diverse formule di incentivo si possono cumulare. Si può, cioè, determinare una sinergia per coprire differenti quote di uno stesso investimento. Ma è necessario non superare il 100% del costo complessivo dell’investimento stesso.

Cumulabilità dei contributi del Pnrr: i riferimenti normativi

La cumulabilità tra gli incentivi previsti dal Pnrr opera a favore dell’unione tra diverse quote parti di un medesimo bene e tra costi differenti all’interno dello stesso progetto. Rimane esclusa, invece, la possibilità di procedere con un doppio finanziamento se la somma dei contributi aggiuntivi dovesse eccedere l’importo dell’investimento agevolato. Si è espresso in tal senso il ministero dell’Economia mediante la circolare numero 33 del 31 dicembre 2021.

Per il ministero dell’Economia si possono cumulare differenti quote di una spesa con più finanziamenti pubblici

La comunicazione del ministero dell’Economia fornisce chiarimenti sulla possibilità di cumulare gli incentivi del Pnrr. Nella nota, inoltre, si danno risposte alle incertezze nell’attuazione degli interventi previsti. Nella circolare, il ministero dell’Economia fa riferimento a due principi differenti e non sovrapponibili. Si fa innanzitutto richiamo al divieto di cumulo del doppio finanziamento, con il riferimento alla norma europea che specifica che lo stesso costo di un intervento non può essere rimborsato due volte mediante fonti di finanziamento pubbliche, anche di differente natura. Su questo punto il Mef ha specificato che la normativa europea debba intendersi come la possibilità di creare una sinergia tra le differenti forme di finanziamento pubbliche in modo che quote diverse della stessa spesa possano trovare copertura negli incentivi.

Cumulabilità finanziamenti Pnrr, la possibilità di finanziare una spesa con più interventi

A sostegno della tesi del ministero dell’Economia viene incontro anche l’articolo 9 del regolamento comunitario numero 241 del 2021. La norma, infatti, specifica che “il sostegno fornito nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf) si aggiunge al sostegno fornito nell’ambito di altri programmi e strumenti dell’Unione”. Nell’ambito di uno stesso progetto è prevista la possibilità di utilizzare delle fonti finanziarie diverse. Il cumulo è possibile a condizione che i sostegni finanziari al progetto non coprano due volte lo stesso costo.  Solo in quest’ultimo caso si ricadrebbe nel divieto di doppio finanziamento.

Quando si può procedere con il doppio finanziamento per coprire i costi di un progetto?

La comunicazione del ministero dell’Economia provvede anche a fare un esempio pratico della possibilità di cumulare più finanziamenti per lo stesso progetto. Se un intervento del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) finanzia il 40% del valore di un bene o di un progetto, la restante quota del 60% può essere finanziata mediante l’utilizzo di altre fonti di finanziamento. Pertanto, vanno rispettate le condizioni per cumulare le fonti di finanziamento. Risulta indispensabile non superare, utilizzando più finanziamenti, il totale del 100% sostenuto. Se si eccedesse il 100% del costo, infatti, si avrebbe la fattispecie che una quota dei costi del progetto sarebbe stata finanziata due volte.

I richiami al regolamento europeo 241 del 2021 per stabilire quali costi di finanziamento possano essere cumulati

La circolare del ministero dell’Economia si conclude poi con la raccomandazione alla buona finanza. “Le azioni intraprese a norma del presente regolamento dovrebbero essere coerenti e complementari ai programmi dell’Unione in corso – si legge nella comunicazione – evitando però di finanziare due volte la stessa spesa nell’ambito del dispositivo e di altri programmi dell’Unione”. Lo stesso articolo 9 del regolamento 241 del 2021 ribadisce, inoltre, che “i progetti di riforma e di investimento possono essere sostenuti da altri programmi e strumenti dell’Unione, a condizione che tale sostegno non copra lo stesso costo”.

Cumulo dei finanziamenti alle imprese per i beni 4.0

Caso particolare del cumulo dei finanziamenti sono quelli a copertura dei beni 4.0 delle imprese. Le relative misure, richiamate anche dalla circolare del ministero dell’Economia, fanno riferimento ai cluster del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza relativi alla Transizione 4.0. Nello specifico, è previsto che le imprese possano ottenere un credito di imposta per gli investimenti in tecnologie 4.0 e nella ricerca e sviluppo. In questo contesto, se l’investimento fosse in parte finanziato da risorse pubbliche, è possibile procedere con il cumulo con il credito di imposta. Il tutto nel limite del 100% del costo dell’investimento. Il credito di imposta è fruibile per la quota parte del costo dell’investimento non coperta dalle altre formule di finanziamento pubblico.

Contributi a fondo perduto in arrivo per wedding, feste e cerimonie e Ho.re.ca.

Sono in arrivo i contributi a fondo perduto a favore dei settori del wedding, dell’intrattenimento, dell’organizzazione di feste e di cerimonie e dell’Ho.re.ca. Un decreto del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) ha infatti sbloccato risorse per 60 milioni di euro. Di quanto stanziato, 40 milioni di euro andranno al solo settore dei matrimoni. Si tratta delle imprese operanti nei settori che, nel corso del 2020, hanno visto peggiorare il proprio risultato economico d’esercizio con perdita del fatturato. Tale perdita si deve attestare a non meno del 30% rispetto al risultato ottenuto un anno prima, nel 2019.

Nuovo bonus in arrivo per wedding, delle feste e cerimonie e dell’Ho.re.ca.: i riferimenti normativi

Il decreto che istituisce il nuovo bonus per ristorare le categorie del wedding, delle feste e cerimonie e dell’Ho.re.ca. è stato firmato dal ministro dello Sviluppo Economico di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze. Si attende la registrazione presso la Corte dei conti. Si tratta del provvedimento attuativo dell’articolo 1 ter della legge numero 106 del 2021 di conversione del decreto legge numero 73 del 2021 (decreto “Sostegni bis”).

Contributi a fondo perduto settore matrimonio, feste e Ho.re.ca.: quando si potrà presentare domanda?

Tra le risorse assegnate dal provvedimento, 10 milioni di euro andranno al settore dell’Ho.re.ca. Altrettanti milioni saranno a disposizione delle imprese che operano nelle feste e dell’intrattenimento, oltre ai 40 milioni assegnati al settore dei matrimoni. Per poter presentare domanda del contributo a fondo perduto è necessario attendere il provvedimento in arrivo del direttore dell’Agenzia delle entrate. All’interno saranno disciplinati anche i termini di presentazione delle istanze e i contenuti informativi.

Bonus wedding, quali sono i requisiti dei soggetti ammessi al contributo a fondo perduto?

Chi potrà beneficiare dei contributi a fondo perduto del bonus wedding, cerimonie e Horeca? Per le aziende attive nel wedding, il totale dei ricavi del periodo di imposta del 2019 che fa richiesta del bonus deve essere generato, per almeno il 30%, da prodotti o da servizi riguardanti i matrimoni, le feste e le cerimonie. L’attività deve essere esercitata con i codici riportati nella tabella A che risulterà allegata al decreto del Mise. Fanno parte dei codici le attività di sartoria, di pasticceria, del commercio al dettaglio di dolciumi, di fiori e bomboniere, gli alberghi, la ristorazione legata al catering, i fotoreporter, gli istituti di bellezza, le agenzie matrimoniali.

Contributi a fondo perduto per aziende di cerimonie e Horeca: quali sono i requisiti necessari?

Per le imprese operanti nell’intrattenimento e nell’organizzazione di cerimonie e feste potranno presentare domanda gli operatori che esercitano la propria attività in uno dei codici riportati nella tabella B allegata al decreto del Mise. Fanno parte di queste attività le discoteche, le sale da ballo, i parchi di divertimento, i parchi tematici, i night club, le rappresentazioni artistiche, i teatri, il noleggio di strutture e di attrezzature per gli spettacoli e le manifestazioni. Tra le attività Ho.re.ca., invece, sono riportati i relativi codici nella tabella C allegata al decreto del Mise. Ne fanno parte le aziende di restaurant, hotellerie, bar, caffè, catering.

Contributi a fondo perduto per imprese di matrimoni, feste e Ho.re.ca.: il requisito della perdita di fatturato

Il requisito della perdita del fatturato per le imprese operanti nel wedding, nelle feste e Horeca è inerente al rapporto dell’anno di imposta del 2020 rispetto a quello del 2019. La perdita deve attestarsi su almeno il 30% rispetto al periodo di esercizio pre-Covid (2019), a decorrere dalla data di costituzione dell’impresa e di iscrizione al registro delle imprese. Oltre alla perdita di fatturato, un secondo parametro riguarda il peggioramento del risultato economico nel periodo di imposta del 2020.

Contributi a fondo perduto dei settori matrimoniali e Ho.re.ca., ripartizione delle risorse

Nel momento in cui scadranno i termini per la presentazione delle domande per i contributi a fondo perduto dei settori dei matrimoni e Ho.re.ca., la ripartizione delle risorse avverrà per quote di assegnazione. Le modalità saranno:

  • assegnazione del 70% delle risorse del Mise in parti uguali tra tutte le aziende ammesse ai contributi a fondo perduto;
  • il 20% delle risorse andrà alle imprese ammesse ai contributi che abbiano un totale di ricavi superiore a 100 mila euro;
  • il 10% delle risorse andrà alle imprese ammesse che abbiano un totale di ricavi superiore a 300 mila euro.

 

 

 

Bonus, ristori e indennizzi alle imprese: ecco i bandi delle regioni a sostegno degli autonomi

In arrivo dalle regioni bonus, ristori e indennizzi alle imprese per le difficoltà derivanti dall’emergenza sanitaria ed economica da Covid 19. Sono numerosi i bandi territoriali ad oggi aperti che interessano le attività produttive e i lavoratori autonomi. Si va dalla concessione di contributi a fondo perduto per danneggiamenti a ristori per gli impianti e per i maestri di sci. E, naturalmente, molti fondi vanno anche alle aperture di nuove attività.

Sicilia, bando per contributi a strutture economiche danneggiate

La Regione Sicilia ha previsto un bando per l’erogazione di contributi necessari a interventi per impianti danneggiati. I contributi possono andare a strutture, a fabbricati e ai terreni. Si tratta di un fondo perduto a copertura del 100% dei costi ammissibili per realizzare la ricostruzione. Il minimo dell’importo che si può ottenere è pari a 15 mila euro, mentre il massimo è fissato a 150 mila euro. L’apertura del bando è previsto per il 31 gennaio 2022 e le domande si potranno presentare per tutto il prossimo mese di febbraio.

Ristori e bonus per maestri e impianti di sci: i bandi della Regione Veneto

Altri bandi sono previsti dalla Regione Veneto. Si tratta di contributi da assegnare ai maestri di sci e alle relative scuole. I fondi messi a disposizione ammontano a oltre 3 milioni di euro. Per le scuole di sci l’aiuto deve essere calcolato sull’ammontare medio dei ricavi che sono stati dichiarati nel periodo d’imposta dal 2017 al 2019. L’importo massimo ottenibile deve essere rapportato a due limiti: il primo è quello del 10% rispetto ai periodi di imposta; il secondo è assoluto nell’elargizione del contributo e non deve superare i 150 mila euro.

Maestri di sci della Regione Veneto: il bando per i ristori

A vantaggio dei maestri di sci, la Regione Veneto elargisce un contributo forfettario minimo di 250 euro per coprire i costi fissi. Il contributo viene elargito anche a prescindere da quella che è l’attività che viene svolta. I nuovi maestri di sci possono beneficiare, invece, di un contributo pari a 600 euro. È necessario che l’iscrizione all’albo professionale sia avvenuta in data non anteriore al 15 marzo 2020. Ma c’è poco tempo per la domanda: la scadenza è fissata dal bando al 22 dicembre 2021.

Aiuti a favore dell’occupazione e ricollocazione: il bando della Regione Lazio

La Regione Lazio ha emanato dei bandi a favore dell’occupazione e della ricollocazione, anche per i professionisti. Il beneficio va a sostenere l’accesso nel mondo del lavoro oppure la ricollocazione di chi è rimasto senza lavoro. I beneficiari sosterranno un corso iniziale di orientamento di 12 ore al quale, successivamente, seguiranno percorsi volte al rientro sul lavoro. Per i lavoratori autonomi, vi sono ampie possibilità di creazione di impresa. Si va dalla valutazione dell’idea di nuova impresa, al marketing e alla comunicazione. Si possono ottenere anche servizi per la redazione del business plan.

Ricollocamento lavorativo: i requisiti richiesti dalla Regione Lazio entro luglio 2022

Gli aiuti per la ricollocazione dei lavoratori rientrano nel programma Por Fse 2014-2020. Il titolo dell’avviso da cercare sul sito della Regione Lazio è “Adesioni da parte dei destinatari alla misura regionale Contratto di ricollocazione generazioni – Edizione 2021”. Le domande di ricollocamento potranno essere presentate entro la fine di luglio 2022. Per partecipare ai programmi e aiuti della Regione Lazio sull’occupazione è necessario:

  • avere un’età minima di 30 anni;
  • essere nello stato di disoccupazione. Sono ammessi anche i lavoratori dipendenti per redditi entro gli 8.145 euro e i lavoratori autonomi entro i 4.800 euro;
  • avere la residenza nella Regione Lazio;
  • essere iscritti al collocamento mirato
  • non percepire il reddito di cittadinanza in quanto già oggetto di altri benefici.

Regione Toscana, tre contributi a fondo perduto per le attività e imprese turistiche

La Regione Toscana mette a disposizione risorse per garantire contributi alle attività e alle imprese. La distribuzione dei contributi avviene seguendo tre filoni, uno dei quali, relativo al fondo perduto fino a 100 mila euro a favore di parchi acquatici, tematici, zoologici e geologici la cui domanda è già scaduta il 17 dicembre scorso. Rimane il filone che prevede un contributo a fondo perduto per le imprese  che svolgano la propria attività negli stabilimenti termali. L’aiuto viene calcolato  sulla riduzione del fatturato con un minimo di contributo pari a 1000 euro e un massimo di 50 mila euro. Le domande per questo bando possono essere presentate entro il 23 dicembre 2021.

Contributi a fondo perduto della Regione Toscana per le imprese turistiche nei comprensori sciistici

Un secondo bando riguarda i contributi a fondo perduto a beneficio delle imprese turistiche. Si tratta di imprese localizzate nei comprensori sciistici. Il massimo del contributo ottenibile è di 10 mila euro e il minimo è di duemila euro. Anche per questo filone le domande possono essere presentate fino al 23 dicembre 2021.

 

Contributo a fondo perduto Resto al Sud, concorre all’imponibile Irpef e Irap?

Il contributo a fondo perduto Resto al Sud concorre a formare il reddito imponibile ai fini dell’Irpef e dell’Irap? Per fornire una risposta al quesito è necessario rifarsi a quanto prevede la regola generale, secondo la quale i contributi a fondo perduto ottenuti devono essere considerati redditi imponibili. A meno che la norma di legge non disponga esplicitamente la non imponibilità dei contributi ricevuti ai fini dell’Irap e dell’Irpef.

Imponibilità dei redditi Irpef e Irap per i contributi Resto al Sud nei periodi di Covid

Ai fini dell’imponibilità Irpef e Irap dei contributi ricevuti, deve essere preso in considerazione anche l’articolo 10 bis, della legge numero 137 del 2020. Si tratta della la conversione del decreto “Ristori”. E, da ultima, l’interpretazione dell’Agenzia delle entrate. Quest’ultima ha chiarito come deve essere trattata la detassazione dei contributi a fondo perduto ricevuti nel periodo di emergenza sanitaria ed economica.

Contributi a fondo perduto Resto al Sud: non concorrono alla formazione del reddito imponibile

A decidere se i contributi a fondo perduto Resto al Sud concorrano alla formazione del reddito è stata l’Agenzia delle entrate con la risposta all’interpello numero 815 del 2021. In particolare, i contributi percepiti non concorrono a formare il reddito e, dunque, l’imponibile ai fini dell’Irpef e dell’Irap.

Resto al Sud: i contributi a fondo perduti previsti dal decreto 34 del 2020

L’Agenzia delle entrate ha infatti chiarito che la società che fruisce dei contributi a fondo perduto, nello specifico di quelli previsti dall’articolo 54 del decreto legge numero 34 del 2020, ne beneficiano per il rilancio produttivo e per la capacità di far fronte agli effetti sociali ed economici dell’emergenza da Covid-19. Pertanto, in base a questi elementi, i contributi a fondo perduto non sono soggetti a tassazione.

Il quesito sull’imponibilità dei redditi per i contributi ricevuti a fondo perduto

L’Agenzia delle entrate, nel suo giudizio, si è espressa sul quesito presentato da una ditta che ha percepito un contributo a fondo perduto rientrante nella misura Resto al Sud. L’articolo 245 del decreto legge numero 34 del 2020, che ha previsto il contributo, non pone esplicitamente la non imponibilità ai fini dell’Irpef e dell’Irap dei fondi ricevuti.

Sono imponibili ai fini Irpef e Irap i contributi a fondo perduto ottenuti non per l’emergenza Covid?

In situazioni di questo tipo, l’Agenzia delle entrate si era espressa in passato disponendo che “i contributi a fondo perduto, per i quali la legge non riporta esplicitamente la non imponibilità ai fini Irpef e Irap devono essere considerati redditi imponibili”.

Aiuti di Stato alle imprese e ai professionisti in tempi di emergenza sanitaria: cosa prevede la conversione del decreto Ristori?

Tuttavia, nella conversione del decreto “Ristori” (numero 137 del 2020) è stata introdotta una importante variazione all’articolo 10 bis. La norma, infatti, specifica che “i contributi e le indennità di qualsiasi natura erogati in via eccezionale a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid 19 e diversi da quelli esistenti prima della medesima emergenza, da chiunque erogati e indipendentemente dalle modalità di fruizione e contabilizzazione, spettanti ai soggetti esercenti impresa, arte o professione, nonché ai lavoratori autonomi, non concorrono alla formazione del reddito imponibile ai fini delle imposte sui redditi e del valore della produzione ai fini dell’imposta regionale sulle attività produttive (Irap)”.

Resto al Sud, i contributi a fondo perduto alle imprese vanno per il rilancio dall’emergenza Covid

I contributi a fondo perduto di Resto al Sud vanno proprio nella direzione del rilancio delle imprese dopo l’emergenza da Covid. Infatti, il comma 1, dell’articolo 245, del decreto legge numero 34 del 2020 (cosiddetto “Rilancio”) sancisce che: “Al fine di salvaguardare la continuità aziendale e i livelli occupazionali delle attività finanziate dalla misura agevolativa ‘Resto al Sud’, nonché di sostenere il rilancio produttivo dei beneficiari della suddetta misura e la loro capacità di far fronte a crisi di liquidità correlate agli effetti socio-economici dell’emergenza Covid-19, i fruitori del suddetto incentivo possono accedere, nei limiti delle risorse disponibili, a un contributo a fondo perduto a copertura del loro fabbisogno di circolante, il cui ammontare è determinato, ai sensi del Regolamento (UE) n. 1407/2013 della Commissione, del 18 dicembre 2013”.

Contributi a fondo perduto Resto al Sud: devono essere considerati aiuti di Stato nell’emergenza da Covid

Nel fornire il chiarimento, dunque, l’Agenzia delle entrate ha considerato i contributi a fondo perduto della misura Resto al Sud rientranti tra quelli erogati in fase di emergenza. I contributi a fondo perduto vanno, pertanto, a integrarsi nel quadro temporaneo delle misure di aiuto di Stato per il sostegno dell’economia nella fase di emergenza da Covid 19.

Come considerare ai fini Irap e Irpef i contributi a fondo perduto della misura Resto al Sud?

In definitiva, le imprese che percepiscono contributi a fondo perduto della misura Resto al Sud, nel dubbio se detti aiuti concorrano alla formazione del reddito e dunque siano imponibili ai dell’Irap e dell’Irpef, devono considerare:

  • che la misura è finalizzata a rilanciare la produttività dei beneficiari e a far fronte alle crisi di liquidità emerse nella fase di emergenza sanitaria ed economica;
  • inoltre, che la misura si concretizza in un contributo a fondo perduto a copertura del fabbisogno di circolante dell’azienda beneficiaria. Pertanto, l’aiuto ottenuto è differente rispetto alla medesima misura Resto al Sud esistente anteriormente all’emergenza sanitaria.

 

Contributi a fondo perduto per le imprese femminili, ecco le misure e le spese finanziabili

L’imprenditorialità femminile avrà a disposizione nuovi contributi a fondo perduto e finanziamenti in tutti i settori di attività e lungo tutto il territorio nazionale. I contributi, già previsti dalla legge di Bilancio 2021 e validi per tutto l’anno e il 2022, hanno visto finalmente la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo della Manovra 2021. Il che significa che le imprese femminili potranno beneficiare dei fondi messi a disposizione come aiuto dell’attività e pertanto potranno essere presentate le domande per il fondo perduto e i finanziamenti in base alle spese ritenute ammissibili.

Contributi a fondo perduto per le imprese femminili: i riferimenti normativi

I riferimenti normativi dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti per l’imprenditorialità femminili si ritrovano nel decreto attuativo del 30 settembre 2021 del ministero per lo Sviluppo economico (Mise). Il decreto è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 296 del 14 dicembre 2021. Il decreto distingue le imprese femminili che siano state costituite da almeno un anno da quelle con più tempo, da uno a tre anni, oppure oltre i 36 mesi.

Quali sono i settori di intervento degli aiuti alle imprese femminili?

Il decreto fissa i settori di intervento degli aiuti alle imprese femminili. Sono comprese le imprese che operano nei settori dell’agroindustria, del commercio, dell’industria, dell’artigianato, del turismo e dei servizi. I contributi sono destinate alle imprese che hanno la propria sede in tutto il territorio nazionale. Le risorse totali messe a disposizione dal decreto è pari a 20 milioni di euro per il 2021 e ad altrettanti per il 2022.

Quali sono le spese finanziabili dai fondi per l’imprenditorialità femminile?

Tra le spese finanziabili per le imprese al femminile si ritrovano:

  • i macchinari, le attrezzature e gli impianti nuovi di fabbrica. Tutti devono essere funzionali all’attività dell’impresa che ne beneficia;
  • le immobilizzazioni immateriali funzionali all’attività dell’impresa;
  • le attività in cloud, anche questi funzionali ai processi della gestione dell’impresa;
  • spese per il personale dipendente. Si tratta dei costi da sostenere sia per i dipendenti a tempo indeterminato che determinato assunti dopo il giorno in cui si è presentata la domanda del fondo perduto o del finanziamento.

Quali altre spese sono ammissibili per il fondo perduto alle imprese al femminile?

Tra le altre spese ammissibili al fondo perduto e ai finanziamenti delle imprese al femminile si ritrovano le esigenze del capitale circolante per il massimo del 20% delle spese ammissibili. Tali spese riguardano le materie prime e sussidiarie, i materiali di consumo, i servizi occorrenti per svolgere l’attività dell’impresa, i canoni di leasing e le spese di noleggio.

Fondo perduto per le imprese costituite da non oltre i 12 mesi: quali spese sono ammissibili?

Per le imprese che siano state costituite da non oltre i 12 mesi, il provvedimento attuativo decreta amplia le coperture a fondo perduto. In particolare, per i progetti che includano spese ammissibili non oltre i 100 mila euro sono previste delle agevolazioni fino all’80% delle spese ammissibili. L’importo massimo ottenibile può arrivare fino a 50 mila euro. La copertura può salire al 90% nel caso di imprese avviate da donne disoccupate nelle forme di impresa individuale o di attività di lavoro autonomo. Rimane il limite dei 50 mila euro anche per la percentuale di copertura del 90%.

Contributi a imprese al femminile, la copertura per le spese sopra i 100 mila euro

Se le spese ammissibili dell’impresa al femminile dovessero superare l’importo di 100 mila euro e non oltre i 250 mila euro, la percentuale di copertura delle spese ammissibili scende al 50%. Il limite dei 250 mila euro deve essere considerato il tetto massimo di tutte le formule agevolate dell’imprenditoria femminile e al netto dell’Iva.

Imprese femminile costituite dai 12 ai 36 mesi, quali contributi a fondo perduto sono previsti?

Per le imprese al femminile costituite da oltre 12 mesi e fino a 36 mesi (fa fede la data della presentazione della domanda del contributo), è prevista la copertura del 50% delle spese ammissibili come fondo perduto. Il rimanente può essere oggetto di finanziamento agevolato a tasso zero fino al limite dell’80% delle spese ammissibili.

Imprese al femminile costituite da oltre 36 mesi, quali finanziamenti e contributi?

Per le imprese costituite da oltre 36 mesi (rispetto alla data nella quale si presenta la domanda di agevolazione) è prevista la copertura dell’80% delle spese ammissibili. Tuttavia, all’interno delle spese ammissibili è necessario fare una differenza:

  • la ripartizione di contributi a fondo perduto e del finanziamento agevolato riguarda le sole spese di investimento;
  • le spese del capitale circolante sono ammissibili e soggette alla formula agevolata del contributo a fondo perduto.

Quali sono le condizioni applicate per i finanziamenti agevolati alle imprese al femminile?

Alla quota dei finanziamenti agevolati relativa agli aiuti alle imprese al femminile vengono applicate le seguenti condizioni:

  • la durata massima del finanziamento è fissata in 8 anni;
  • i finanziamenti sono tutti a tasso zero;
  • il rimborso avviene dopo 12 mesi dall’erogazione dell’ultima quota di agevolazione;
  • la restituzione delle somme avviene in base a un piano di ammortamento con rate semestrali, costanti e posticipate;
  • non sono previste, sulle quote finanziate, delle formule di garanzia.

Domanda contributi a fondo perduto e finanziamenti alle imprese al femminile: a chi si deve presentare?

La domanda per i contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati delle imprese al femminile vanno presentate a Invitalia. Non vi sono dei limiti temporali di scadenza della presentazione dell’Istanza. Invitalia, nella erogazione dei contributi e dei finanziamenti, considera l’ordine cronologico di arrivo delle domande. I progetti oggetto di contributi o di finanziamento devono essere realizzati entro due anni dalla trasmissione del provvedimento della concessione.