Aiuti alle imprese 2022-2027: i contributi potranno andare a quelle del Sud fino al 60%

I maggiori contributi a favore delle imprese potranno andare a quelle con la sede nelle regioni del Sud Italia negli anni dal 2022 al 2027. La percentuale delle risorse e dei contributi potrà essere concentrata nel Mezzogiorno fino al 60% degli stessi. A stabilirlo è stata la Commissione europea approvando la Carta per l’Italia in merito alla politica di coesione a favore delle regioni più svantaggiate.

Come viene prevista la redistribuzione dei contributi alle imprese nelle zone più svantaggiate

La politica di coesione per i contributi e i finanziamenti alle imprese si rifà al paragrafo 3, lettera a) dell’articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue). In merito a quanto disposto dal Trattato internazionale, “gli aiuti destinati a favorire lo sviluppo economico delle regioni ove il tenore di vita sia anormalmente basso, oppure si abbia una grave forma di sottoccupazione, nonché quello delle regioni di cui all’articolo 349, tenuto conto della loro situazione strutturale, economica e sociale”.

Quali sono le regioni che avranno maggiori contributi dal 2022 al 2027?

Le imprese del Mezzogiorno che avranno maggiori contributi, fino al 60% delle risorse, saranno nell’ordine:

  • Basilicata;
  • Calabria;
  • Campania;
  • Molise;
  • Puglia;
  • Sardegna;
  • Sicilia.

Perché i contributi vanno alle regioni del Sud Italia?

Le regioni del Sud Italia sommano il 32% della popolazione italiana e beneficiano di maggiori contributi alle imprese in quanto risultano tra le aree più svantaggiate dell’Unione europea. La determinazione dei coefficienti della politica di coesione mira, infatti, proprio a garantire maggiori aiuti alle regioni che abbiano un Pil pro capite minore del 75% della media dell’Unione europea. In tali regioni l’intensità massima dei contributi alle grandi imprese può variare tra il 30% e il 40%.

Contributi alle grandi e piccole e medie imprese dalla politica di coesione

Inoltre, nelle regioni del Sud Italia, l’attuazione della politica di coesione può assegnare investimenti alle imprese più grandi per ulteriori 10 punti percentuali rispetto all’intensità massima e altri 20 punti percentuali a favore delle piccole e medie imprese.

Credito di imposta su investimenti, come recuperarlo se la fattura è stata già emessa

Si può recuperare il credito di imposta sull’acquisto di beni di investimento anche se la fattura è stata già emessa? La risposta è positiva, e questo può avvenire sia per la fattura cartacea che per quella elettronica. In questo modo, si può recuperare l’agevolazione vigente sull’acquisto di impianti, macchinari e attrezzature maturando il credito di imposta.

Per quali beni l’azienda può richiedere il credito di imposta fino al 30 giugno 2022?

La finanziaria 2021 ha stabilito che per gli investimenti fatti fino al 30 giugno 2022 spetti il credito di imposta pari al 45% del prezzo di acquisto. L’aliquota va applicata al netto dell’Iva. Il credito di imposta spetta nella misura piena per le imprese con sede nelle regioni del Sud Italia e del 30% per quelle situate in Abruzzo o in Molise. Per usufruire del credito di imposta, e dunque anche per i controlli successivi all’emissione della fattura, è necessario rispettare determinate regole.

Cosa avviene se si compra un impianto o un’attrezzatura senza l’indicazione in fattura?

Infatti, può capitare che il fornitore abbia venduto l’impianto, l’attrezzatura o il macchinario senza che l’azienda che ha comprato il bene abbia potuto beneficiare del credito di imposta. E che dunque sulla fattura non abbia indicato gli estremi dell’agevolazione. In questi casi è possibile recuperare l’eventuale mancanza degli estremi della fattura.

Cosa deve contenere la fattura per avere il credito di imposta sugli investimenti?

Infatti, è previsto per accedere al credito di imposta sull’acquisto di determinati sistemi e attrezzature rientranti nelle agevolazioni che sulla fattura e sugli altri documenti attestanti l’avvenuto acquisto sia riportato il riferimento alla norma che contiene l’agevolazione. In mancanza, e al compimento dei controlli, l’agevolazione stessa può essere revocata.

Credito di imposta, si può recuperare anche se la fattura è stata già emessa?

Prima dunque che avvengano i controlli, il richiedente il beneficio può regolarizzare il documento (ovvero la fattura) riportando gli estremi della norma sulla fattura originale. La regolarizzazione deve avvenire con scrittura indelebile ed eventualmente anche utilizzando un timbro apposito.

Come recuperare il credito di imposta sulle fatture elettroniche?

Sulle fatture elettroniche, invece, si può procedere in due modi:

  • stampando il documento di spesa e inserendo la scritta indelebile;
  • riportare l’integrazione elettronica unendola all’originale. In questo caso, bisogna conservare le due copie, l’ultima della quale deve essere un apposito file. Pertanto, il file deve essere allegato alla fattura elettronica originaria per l’invio al Sistema di interscambio (Sdi).

Per quali acquisti di beni strumentali si può avere di più di credito di imposta?

Il recupero del credito di imposta per investimenti in attrezzature, in sistemi o in impianti può far arrivare il beneficio fino al 95%. Infatti, la Finanziaria 2021 prevede che per l’investimento sostenuto entro il 30 giugno 2022 la percentuale del 45% possa essere maggiorata di un ulteriore 10% se entro il 31 dicembre 2021:

  • l’ordine sia stato accettato dal venditore;
  • sia stato anticipato dall’azienda che compra almeno un quinto del costo del bene acquistato.

Per gli acquisti sostenuti direttamente nel 2022, invece, il credito di imposta aggiuntivo è del 6%.

Per quali investimenti in sistemi, attrezzature e impianti si può arrivare al 95% di credito di imposta?

Alle percentuali sopra indicate, si possono aggiungere altre aliquote di credito di imposta per determinati beni rientranti nelle agevolazioni dell’Industria 4.0. Infatti, il credito di imposta aggiuntivo cresce dal 10 al 50% e dal 6 al 40% nei casi di acquisto:

  • di beni strumentali che funzionino con sistemi computerizzati o mediante sensori;
  • per sistemi che possano garantire la qualità e la sostenibilità;
  • di beni strumentali che implementino l’interazione dei macchinari con i lavoratori garantendo maggiore sicurezza sul posto di lavoro.

Rispettando tutte le norme previste per l’assegnazione del credito di imposta, il beneficio può arrivare fino al 95% del costo di acquisto dei macchinari, attrezzature e sistemi, indistintamente per ciascun settore di attività.

Quali sono le condizioni che la Finanziaria 2021 richiede per avere il credito di imposta?

Per ottenere il credito di imposta è necessario che l’azienda compratrice sia in regola con determinati obiettivi e normative. Infatti, l’azienda che richiede l’agevolazione deve essere in regola con il versamento dei contributi assistenziali e previdenziali nei confronti dei dipendenti. Inoltre, è necessario che l’azienda stessa applichi correttamente le regole sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.

Nuovo fondo perduto a chi esercita attività d’impresa, arte o professione: scadenza 13 dicembre

Si può presentare, a partire dal 14 ottobre e fino al 13 dicembre 2021, la domanda per accedere ai contributi a fondo perduto (Cfp). Il contributo è indirizzato a chi esercita attività di impresa, arte o professione e a chi sia titolare di reddito agrario. I contributi sono dovuti per le perdite subite a causa dell’emergenza economica e sanitaria derivante dalla Covid. Ammessi alla presentazione delle istanze sono gli imprenditori e le partite Iva che abbiano conseguito nel 2019 compensi o ricavi dai 10 ai 15 milioni di euro. Il contributo a fondo perduto è previsto dal comma 30 bis dell’articolo 1 del decreto 73 del 2021, “Sostegni bis”.

Chi può presentare domanda per i contributi a fondo perduto entro il 13 dicembre 2021?

Sulle modalità di presentazione della domanda per i contributi a fondo perduto di imprenditori, autonomi e titolari di reddito agrario è intervenuta l’Agenzia delle entrate con la circolare numero 268440 del 2021. Dalla lettura del provvedimento se ne deriva che la presentazione delle istanze segue modalità molto simili alle domande presentate nei mesi scorsi per i contributi a fondo perduto a favore di contribuenti con ricavi o compensi entro i 10 milioni di euro.

Chi non può presentare domanda per il fondo perduto?

Esclusi dalla domanda del contributo a fondo perduto sono gli stessi soggetti che abbiano cessato l’attività alla data del 23 marzo 2021 o al 26 maggio 2021. La prima data vale per la richiesta dei contributi a fondo perduto del decreto Sostegni. La seconda scadenza è inerente alla sezione di richiesta del contributi Sostegni bis alternativo (e automatico).

Come si compila la domanda per il contributo a fondo perduto?

Le specifiche per la domanda dei contributi a fondo perduto sono contenute nella circolare dell’Agenzia delle entrate. La particolarità dell’istanza è che offre al richiedente la possibilità di modulare la richiesta scegliendo tra il beneficio previsto dal primo decreto Sostegni e quello previsto dal decreto Sostegni bis. Nel dettaglio, nel primo caso dovranno essere prese in considerazione le risultanze del 2019 rispetto al 2020. Nel secondo caso, invece, dovranno considerarsi le attività “stagionali” del decreto Sostegni bis sul periodo dal 1° aprile 2020 al 31 marzo 2021 e dal 1° aprile 2019 al 31 marzo 2020.

Richiesta fondo perduto per l’ammontare medio mensile fatturato 2020 rispetto al 2019

Pertanto, il richiedente può procedere compilando solo la prima sezione dei requisiti richiesti nella domanda chiedendo solo il contributo previsto dal primo decreto Sostegni. Questa modalità può essere richiesta se l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi risulta inferiore di non meno del 30% dell’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi del 2019. All’importo risultante dalla differenza deve essere applicata la percentuale del 20%, considerando comunque l’importo minimo di 1000 euro per le persone fisiche e di 2000 euro per tutti gli altri soggetti ammessi al beneficio. Con questa modalità potrebbero spettare, a determinate condizioni, anche i contributi a fondo perduto previsti dai commi 1, 2 e 3 dell’articolo 1 del decreto legge numero 73 del 2021 (Sostegni bis).

Domanda di fondo perduto con il metodo del decreto Sostegni bis ‘alternativo’

L’altra modalità di richiesta dei contributi a fondo perduto prevede la compilazione solo della seconda sezione dei requisiti. In questo caso si fa richiesta solo del contributo del decreto Sostegni bis “alternativo”. È necessario far riferimento ai commi da 5 a 13 del decreto legge numero 73 del 2021. Accertata la perdita del 30% dell’ammontare medio mensile del fatturato del 2020 rispetto al 2019, l’importo del fondo perduto si ottiene applicando il 30% sulla differenza tra l’ammontare medio mensile dei corrispettivi e del fatturato relativi al periodo dal 1° aprile 2020 al 31 marzo 2021 e lo stesso ammontare medio mensile del periodo dal 1° aprile 2019 al 31 marzo 2020.

Ulteriori dettagli della domanda di contributi a fondo perduto

All’interno della domanda sono da considerare anche le dichiarazioni che attestano:

  1. che non si sono superati i limiti degli aiuti di Stato;
  2. il voler ricevere i contributi direttamente sull’Iban del contribuente;
  3. oppure di volersi avvalere del credito di imposta da portare in compensazione attraverso il modello F24.

Domanda fondo perduto 2021, cosa avviene se si sbaglia la domanda?

La domanda deve essere presentata in via telematica anche avvalendosi di un intermediario abilitato. Cosa avviene se si dovesse inoltrare una domanda errata? Si può procedere, entro la scadenza del 13 dicembre 2021, con l’invio di una seconda istanza. La domanda più recente va a sostituire le istanze presentate precedentemente. Tale regola vige solo nel caso in cui non sia stato già effettuato il pagamento del contributo a fondo perduto. Oppure nel caso in cui non sia stato già comunicato l’importo da portare a credito d’imposta.

Contributi a fondo perduto perequativo: i requisiti

Con la circolare 227357 del 4 settembre 2021 l’Agenzia delle entrate ha individuato gli specifici campi delle dichiarazione dei redditi per poter determinare gli ammontari dei risultati di esercizio. I periodi delle dichiarazione dei redditi sono inerenti ai periodi di imposta al 31 dicembre 2019 e al 31 dicembre 2020. I dati sono necessari per il riconoscimento dei contributi a fondo perduto perequativo.

Contributi a fondo perequativo: i riferimenti del decreto Sostegni bis

Nella circolare dell’Agenzia delle entrate si fa riferimento ai contributi a fondo perduto a favore degli operatori economici colpiti dall’emergenza epidemiologica da Covid-19. In particolare, i contributi a fondo perduto sono quelli inerenti ai commi dal 16 al 27 dell’articolo 1 del decreto legge numero 73 del 25 maggio 2021 (decreto “Sostegni bis“). Il decreto è stato poi convertito dalla legge numero 106 del 23 luglio 2021.

I requisiti richiesti dal Sostegni bis per richiedere i contributi a fondo perduto

Nel dettaglio, l’erogazione dei contributi a fondo perduto sono a favore degli esercenti attività di impresa, arte o professione o produttori di reddito agrario. Tra i requisiti è richiesto il possesso della partita Iva e la residenza o stabilità nel territorio dello Stato. In merito a quanto richiede il decreto sui periodi di imposta, è necessario che nel periodo precedente al periodo in vigore del decreto “Sostegni bis” (il 2020) l’impresa richiedente non abbia conseguito un ammontare di compensi o di ricavi superiore ai 10 milioni di euro.

Il requisito del peggioramento del risultato economico d’esercizio

L’individuazione degli specifici campi delle dichiarazioni dei redditi serve a determinare il peggioramento del risultato economico d’esercizio per l’emergenza sanitaria. In particolare, il peggioramento deve essere relativo “al periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2020 rispetto a quello inerente al periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2019, in misura pari o superiore alla percentuale definita con decreto dal ministero dell’Economia e delle Finanze”. Tale percentuale è ancora in corso di definizione e verrà adottata con decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze.

Allegato ‘A’ dei campi delle dichiarazione dei redditi della circolare Agenzia entrate 227357 del 4 settembre 2021

I campi delle dichiarazioni dei redditi indispensabili per determinare gli ammontari dei risultati economici d’esercizio ai fini del riconoscimento del contributo a fondo perduto perequativi si trovano nell’allegato “A” della circolare numero 227357 del 4 settembre 2021. In particolare, per il reddito agricolo si fa riferimento, sia per il 2019 che per il 2020, al reddito agrario imponibile del modello 730. Il dettaglio dei puntamenti si ritrova nell’allegato A.

Contributi a fondo perduto perequativo per le persone fisiche

Per quanto concerne le dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche è necessario distinguere la tipologia di reddito. Nel dettaglio:

  • per il reddito agrario è necessario far riferimento al reddito agrario imponibile sia nell’anno di imposta del 2019 che del 2020;
  • analogamente per le persone fisiche in contabilità ordinaria e contabilità semplificata, per i due anni, si fa riferimento al reddito d’impresa analitico al lordo delle perdite;
  • sui redditi dei lavoratori autonomi vige la differenza, ovvero il reddito di lavoro autonomo analitico al lordo delle perdite;
  • per le attività di lavoro autonomo e di impresa in regime di vantaggio o forfettari ad aliquota sostitutiva si considera il reddito al lordo delle perdite;
  • sul reddito di allevamento di animali, di produzione di vegetali e di attività agricole connesse si prende in esame il reddito d’impresa forfettario al lordo delle perdite.

Società di persone, i redditi da considerare per ottenere il fondo perduto perequativo

Per le società di persone che vogliano beneficiare dei contributi a fondo perduto per le perdite subite a causa del coronavirus, si distinguono:

  • le società a contabilità ordinaria, semplificata e in regime di Tonnage tax per le quali si considera il reddito d’impresa al lordo delle perdite per il 2019 e 2020;
  • per le attività di lavoro autonomo il reddito analitico;
  • sugli allevamenti di animali, produzione di vegetali e attività agricole connesse il reddito d’impresa forfettario al lordo delle perdite;
  • sulle società agrarie il reddito agrario imponibile.

Dichiarazione dei redditi Enti non commerciali ai fini del fondo perduto perequativo

I redditi degli enti non commerciali ai fini della richiesta degli aiuti a fondo perduto riguardano per il 2019 e 2020:

  • il reddito degli enti a contabilità ordinaria, semplificata e contabilità pubblica va preso al lordo delle perdite;
  • nel caso di lavoro autonomo si considera il reddito analitico al lordo delle perdite;
  • per gli enti che hanno reddito da allevamenti di animali o da produzione di vegetali e attività agricole connesse si fa riferimento al reddito di impresa forfettario al lordo delle perdite;
  • dei redditi agrari degli enti non commerciali si prende il reddito imponibile.

Richiesta contributi a fondo perduto per le società di capitali

Per la richiesta dei contributi a fondo perduto delle società di capitali, i redditi da considerare per il 2019 e 2002 sono:

  • nel caso di reddito di impresa, si considera l’analitico al lordo delle perdite;
  • le società sportive dilettantistiche devono considerare il reddito forfettario al lordo delle perdite;
  • per il regime di Tonnage tax si considera il reddito d’impresa forfettario al lordo delle perdite.

I contributi regionali Covid a imprese e autonomi non sono soggetti a tassazione

I contributi per l’emergenza Covid-19, erogati dalle Regioni a imprese e autonomi, non sono soggetti a tassazione. A tal proposito, come per gli aiuti concessi dai governi Conte e Draghi, può essere applicato quanto previsto dall’articolo 10 bis del decreto legge numero 137 del 2020. La conseguenza è quella della non tassabilità dei contributi ricevuti.

Applicazione dell’articolo 10 bis del Dl 137 del 2020 per indennità e contributi

L’articolo 10 del decreto legge del 28 ottobre 2020, numero 137, recante ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19, poi convertito dalla legge numero 176 del 2020, ha precisato che “le indennità e i contributi di qualsiasi natura, riconosciuti in via eccezionale a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, e diversi da quelli esistenti prima della medesima emergenza, da chiunque erogati e indipendentemente dalle modalità di fruizione e contabilizzazione, spettanti ai soggetti esercenti impresa, arte o professione, nonché ai lavoratori autonomi, non concorrono alla formazione del reddito imponibile ai fini Irpef e Ires e non rilevano, ai fini della deducibilità, degli interessi passivi”.

Indennità e contributi a imprese e autonomi: aiuti in via eccezionale

L’articolo è dunque chiaro riguardo alla detassazione di qualsiasi aiuto a carattere nazionale o locale. Tuttavia, l’erogazione degli aiuti alle imprese e ai lavoratori autonomi deve essere effettuata in via eccezionale, proprio a seguito dell’emergenza sanitaria ed economica da coronavirus. I contributi e le indennità inoltre, specifica la norma, devono essere diversi da quelli esistenti precedentemente all’emergenza sanitaria stessa.

Indenntà autonomi, imprese, arte e professione: non vanno indicate nel modello Aiuti di Stato

Rispetto a una prima interpretazione basata proprio sull’articolo 10 bis del Dl 137 del 2020, lavoratori autonomi, esercenti di attività d’impresa, arte o professione, che abbiano ricevuto indennità e contributi legati all’emergenza sanitiaria, non devono indicare il relativo importo nel modello dei redditi e nemmeno nella dichiarazione Irap. La novità è contenuta nell’articolo 1 bis del decreto legge numero 73 del 2021, introdotto dalla legge di conversione numero 106 del 2021. Tale articolo ha abrogato proprio il comma 2 dell’articolo 10 bis del decreto legge numero 137 del 2020. Nella norma era contenuta la necessità di indicare le indennità ricevute nel modello Aiuti di Stato.

Modello dei redditi, come va indicato il credito di imposta sulla sanificazione ambienti

Ulteriori indicazioni, pubblicate anche dall’Agenzia delle entrate in merito ai contributi ricevuti dalle imprese e dagli autonomi, riguardano il credito di imposta legato alla sanificazione degli ambienti di lavoro. Insieme al bonus locazioni previsto dal decreto “Rilancio”, questi crediti e indennità non devono essere riportati nel quadro RE del modello dei redditi. Non devono essere riportati, altresì, neppure nella dichiarazione Irap. L’unica indicazione prevista è nel quadro RU e nel prospetto Aiuti di Stato del quadro RS.

Bonus erogati dall’Inps non vanno nel prospetto ‘Aiuti di Stato’

In tema di indennità per l’emergenza Covid e dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle entrate è intervenuta anche sui contributi a fondo perduto. Per le indennità ricevute dalle Casse di previdenza private e dall’Inps, infatti, i beneficiari non devono procedere all’iscrizione nel prospetto “Aiuti di Stato”. In particolare, le somme versate come il bonus di 600 euro erogato dall’Inps agli iscritti alla previdenza di commercianti ed artigianti, non devono essere indicati nel prospetto degli “Aiuti di Stato”. La motivazione dell’Agenzia delle entrate risiede nel fatto che queste indennità non rappresentino aiuti fiscali automatici secondo quanto dispone l’articolo 10 del decreto ministeriale numero 115 del 31 maggio 2017.

Il Veneto dice NO alle Srl semplificate

Srl semplificate a chi? Non nel Veneto, che ha il triste primato di Regione d’Italia tra le meno attive sul profilo dell’apertura delle società a responsabilità limitata con il capitale simbolico di un euro.

Treviso è la città con più neoimprese nate sotto i decreti di liberalizzazione e sviluppo, ma le sue 64 unità sono nulla rispetto alle colleghe romane, ben 120 le Srl a capitale ridotto cui si aggiungono le 346 semplificate, e a quelle napoletane, 51 Srl a capitale ridotto, 202 semplificate.

A ruota viene Verona: nella città di Giulietta e Romeo sono 38 le srl semplificate relative agli under 35; 14 quelle a capitale ridotto, aperte agli over 35. Di queste, poi, 35 sono state registrate alla Camera di Commercio provinciale ma risultano ancora prive della dichiarazione di inizio attività.

Rispetto a questo dato poco incoraggiante, Marco Brunelli, responsabile dello sportello della Camera di Commercio di Verona che ha esattamente il compito di aiutare gli aspiranti imprenditori a realizzare la loro idea di impresa, ha dichiarato: “Le intenzioni con cui erano state fatte queste norme erano buone, ma non sufficienti. Le agevolazioni previste dal decreto aiutano coloro che già hanno i mezzi e le risorse per aprire un’impresa. Infatti viene facilitata la costituzione sia dal punto di vista burocratico, nella compilazione e nella trasmissione delle pratiche, sia dal punto di vista economico: mediamente costituire una srl costa 2 mila euro, mentre con queste normative è sufficiente il capitale simbolico di un euro. Ma le difficoltà e i costi di gestione restano gli stessi“.

In pratica, le buone intenzioni degli aspiranti giovani imprenditori veneti ci sono e sono tante, a giudicare il numero di richieste e di informazioni poste alla CCIAA o agli altri enti aperti ad hoc (come il Saf, il Servizi amministrativi fiscali, ossia il Caf Imprese della Cisl), ma la spesa, che resta comunque alta per sopperire ai costi di un investimento di questo tipo, scoraggia i più al punto che, prosegue Brunelli: “Si stanno facendo comunque passi avanti […] oltre a questi incentivi ci sono anche quelli a favore delle start up innovative“.

Solo il tempo ci dirà chi ha fatto lo scatto in avanti più interessante e produttivo.

 

Paola PERFETTI

 

Comunichiamo lo sviluppo, fare rete in Sicilia

 

Si chiama ‘Comunichiamo lo Sviluppo’ il nuovo protocollo d’intesa siglato a Palermo dall’assessore regionale per l’Economia, Gaetano Armao e  16 comuni siciliani, fra cui Palermo, Catania e Ragusa e la Provincia regionale di Enna e 15 associazioni e imprese pubbliche e private.

Ma in cosa consiste il progetto? Ai partner sottoscrittori e’ richiesto di diffondere sul territorio siciliano, a titolo gratuito e attraverso la propria rete organizzativa, le informazioni, il materiale e i bandi relativi all’iniziativa promossa dalla Regione, sia attraverso uno sportello informativo, sia attraverso il  contatto diretto con le imprese.

In un momento molto difficile per l’economia siciliana – ha sottolineato Gaetano Armao –  il protocollo firmato oggi puo’ essere uno strumento prezioso, soprattutto perchè consente ad amministrazioni pubbliche e privati di fare ‘massa critica’ per l’utilizzo pieno delle risorse europee e per i giovani che vogliono fare impresa, perchè  ha lo scopo di garantire la diffusione capillare sul territorio delle possibilita’ offerte dal Po Fesr 2007-2013, aprendo le porte alla cooperazione, alla partecipazione, alla propensione a ‘fare sistema’, a ‘fare rete”’.

Alla rete informativa regionale possono aderire tutti i soggetti pubblici e privati che desiderano diventare parte attiva nel territorio Siciliano, attraverso il coinvolgimento diretto e la propensione a fare rete.

La Regione Sicilia, dal canto suo, dovrà assicurare la tempestiva circolazione di informazioni e documenti ufficiali del Programma a tutti i partner, a coinvolgerli nelle iniziative promozionali e a fornire uno spazio di discussione sul sito www.euroinfosicilia.it. L’impresa in Sicilia si fa rete.

Le Pmi si tuffano in rete in Veneto

 

Contributi regionali destinati a finanziare i progetti di sviluppo di prodotto, di processo, internazionalizzazione, marketing e servizi promozionali, clustering di impresa. La Regione Veneto aiuta le Pmi pronte ad attivare reti di imprese.

Potranno partecipare al bando le imprese operanti nel settore delle attività manifatturiere, costruzioni, servizi di informazione e comunicazione, fornitura di acqua, reti fognarie e rifiuti. Condicio sine qua non, le aziende dovranno dimostrare di avere sede operativa in Veneto ed essere iscritte al registro delle imprese.

La Regione Veneto offre contributi in conto capitale che potranno coprire fino al 50% della spesa sostenuta dell’azienda, senza però superare la soglia massima di 150 mila euro. 

Le domande per partecipare al bando potranno essere inviate a partire dal prossimo 15 ottobre.  Per conoscere il regolamento completo del bando per le reti di imprese è possibile visitare il sito della Regione Veneto.

Energia rinnovabile, nuovi aiuti alle imprese

Fino a dicembre, sono disponibili contributi a fondo perduto per la realizzazione di impianti aziendali di trasformazione energetica della biomassa legnosa, anche su base consortile.

Sono ammissi al bando gli interventi per la realizzazione in azienda di impianti per la produzione di energia rinnovabile fino ad 1 MW, incluso l’acquisto di attrezzature, servizi e macchine funzionali alla gestione di impianti per la produzione di energia a favore di utenze locali.

Il Gal Lomellina concede contributi a supporto della realizzazione di impianti aziendali di trasformazione energetica della biomassa legnosa, anche su base consortile. L’azione ha come obiettivo specifico il supporto alla nascita di servizi di filiera, di tipo tecnico e logistico (fasi di impianto, coltivazione, raccolto, stoccaggio), sinergici e funzionali all’affermazione del modello Energy Farms e dei relativi impianti di trasformazione, grazie all’azione di aziende agricole singole o associate.
Gli impianti di produzione energetica devono essere dimensionati in modo da assicurare che, nell’arco dell’anno solare, l’energia prodotta sia in prevalenza ceduta rispetto all’autoconsumo del richiedente.

La domanda deve essere inviata, entro il 31 dicembre 2011 per via telematica e cartacea, alla Provincia sul cui territorio si attua l’investimento.

Dopo aver compilato la domanda sul sito del Sistema Informativo Agricolo della Regione Lombardia (www.siarl.regione.lombardia.it) il SIARL rilascia al richiedente una ricevuta attestante la data di presentazione, che coincide con l’avvio del procedimento, e l’avvenuta ricezione della domanda da parte della Provincia.

Agevolazioni e turismo

Un fondo straordinario di 3 miliardi e 600 milioni di euro, è stato stanziato per le imprese del settore turistico.
L’obiettivo è di mettere a disposizione del settore risorse finanziarie a condizioni nettamente vantaggiose rispetto alla ordinaria attività creditizia, anche attraverso il coinvolgimento delle associazioni di categoria, dei consorzi Confidi e di 8 istituti di credito.

I finanziamenti agevolati possono arrivare a 500.000 euro per le operazioni chirografarie, 2.000.000 per quelle ipotecarie o ad un valore pari all’80% del programma di investimenti da realizzare (IVA esclusa), senza alcun limite di importo massimo.
Il finanziamento è erogabile con una durata compresa tra un minimo di 6 mesi e  un massimo di 20 anni.

Le durate possono essere comprensive di un periodo di preammortamento (rate di soli interessi). A seconda della Banca impegnata nel Progetto, le spese istruttoria possono variare da nulle a 0,25% sull’importo del finanziamento richiesto con un minimo di € 100, o pari al 50% dei costi standard della Banca; spese estinzione anticipata per finanziamenti a tasso variabile da 0,75% a 1% del capitale estinto anticipatamente, a seconda della Banca impegnata nel Progetto.
A vario titolo, hanno aderito all’iniziativa:
– Assoturismo, Confesercenti, Confturismo, Federturismo,
– Confidi
– Intesa San Paolo,
– Unicredit,
– Monte dei Paschi,
– Bnl,
– Banco Popolare,
– Banca Popolare di Milano,
– Banca popolare di Sondrio,
– Banca Popolare dell’Emilia Romagna.