Bonus colonnine di ricarica, dal 15 marzo 2024 al via le domande

Dalle ore 12:00 del 15 marzo 2024 professionisti e imprese possono richiedere il bonus colonnine di ricarica. La piattaforma sarà aperta fino al 20 giugno 2024. Ecco cosa sapere.

Cos’è il bonus colonnine di ricarica 2024

Il bonus colonnine di ricarica 2024 è rivolto a professionisti e imprese, è gestito da Invitalia e promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Il fondo disponibile è di 87,5 milioni di euro. Il bonus può essere richiesto per l’installazione di colonnine di ricarica per auto elettriche avvenute successivamente al 4 novembre 2021. Non vi sono limiti rispetto alla dimensione dell’impresa e l’ammontare del bonus può ricoprire fino al 40% del costo sostenuto per l’installazione. Devono però essere rispettati i limiti previsti per gli aiuti de minimis.

Chi può ottenere il bonus colonnine di ricarica?

Affinché si possa accedere agli incentivi è necessario che l’impresa sia in regola con tutti gli adempimenti contributivi, previdenziali, in particolare è necessario avere il Durc (documento unico di regolarità contributiva). Inoltre possono accedere solo le imprese in regola con gli adempimenti fiscali.

Non possono accedere le imprese sottoposte a procedura concorsuale e non si trovano in stato di fallimento, di liquidazione anche volontaria, di amministrazione controllata, di concordato preventivo o in qualsiasi altra situazione equivalente ai sensi della normativa vigente.

Per ottenere il Bonus è necessario che le spese sostenute siano state oggetto di fatturazione elettronica.

Per i professionisti ci sono anche requisiti specifici, in particolare possono accedere solo coloro che hanno un volume d’affari superiore al valore delle infrastrutture per l’installazione delle colonnine di ricarica. Si deve fare riferimento ai dati contenuti nell’ultima dichiarazione IVA trasmessa all’Agenzia delle Entrate.

Per i professionisti che applicano il regime forfettario, il valore dell’infrastruttura di ricarica non può essere superiore a 20.000 euro.

A quanto ammontano gli incentivi per l’installazione di colonnine di ricarica?

Le spese possono riguardare l’acquisto e messa in opera di infrastrutture di ricarica, comprese le spese di installazione delle colonnine, gli impianti elettrici, le opere edili strettamente necessarie, gli impianti e i dispositivi per il monitoraggio. Infine, nel caso in cui ci siano stati provvedimenti precedenti di revoca di aiuti, gli stessi devono essere stati già restituiti.

Trattandosi di un contributo gestito da Invitalia, la domanda deve essere presentata attraverso il sito ufficiale.

Gli importi riconoscibili sono fino al 40% della spesa sostenuta e dimostrabile, sono però previsti dei limiti di spesa massima:

infrastrutture di ricarica in corrente alternata di potenza da 7,4 kW a 22kW inclusi:

  • wallbox con un solo punto di ricarica: 2.500 € per singolo dispositivo;
  • colonnine con due punti di ricarica: 8.000 € per singola colonnina.

infrastrutture di ricarica in corrente continua:

  • fino a 50 kW: 1000 €/kW;
  • oltre 50 kW: 50.000 € per singola colonnina;
  • oltre 100 kW: 75.000 € per singola colonnina.

Per ulteriori informazioni di dettaglio invitiamo a consultare la scheda dell’agevolazione sul sito Invitalia. Dallo stesso sito è possibile inoltrare la domanda.

Leggi anche: Workers buyout, le imprese rigenerate dai propri lavoratori

Bonus Ristoranti: è arrivato il decreto attuativo. Tutte le novità

È pronto al via il Bonus Ristoranti, con agevolazioni fino a 30.000 euro in favore delle aziende del settore, tra cui anche gelaterie e pasticcerie, per investimenti in beni strumentali. Ecco codici Ateco interessati e requisiti.

Cos’è il bonus ristoranti

Il bonus ristoranti è stato introdotto con la legge di bilancio 2022, mancava però fino ad ora il decreto attuativo del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF). Lo stesso è stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 agosto 2022. Il Bonus ristoranti prevede in favore delle imprese del settore (ristoranti, pasticcerie e gelaterie) un bonus a copertura fino al 70% delle spese sostenute per l’acquisto di beni strumentali durevoli, per un importo massimo di spese ammissibili di 30.000 euro. Il fondo stanziato è di 56 milioni di euro.

Chi può chiedere il bonus ristorazione?

Abbiamo anticipato che il Bonus Ristoranti è rivolto a ristoranti, pasticcerie e gelaterie, sono però previsti ulteriori requisiti specifici. Ecco di quali si tratta.

Le attività ammesse hanno codice Ateco 56.10.11 cioè ristoranti con somministrazione di cibo e bevande, 56.10.30 (pasticceria, gelateria), 10.71.20 (produzione di pasticceria fresca) e potranno accedere se regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle Imprese da almeno 10 anni.

In alternativa:

  • per i ristoranti è possibile godere dei contributi a fondo perduto nel caso in cui l’attività abbia provveduto all’acquisto prodotti certificati DOP, IGP, SQNPI, SQNZ e prodotti biologici per almeno il 25% degli acquisti totali degli ultimi 12 mesi;
  • Per pasticcerie e gelaterie nel caso in cui negli ultimi 12 mesi siano stati acquistati prodotti DOP, IGP, SQNPI e prodotti biologici per almeno il 5% del totale.

Inoltre per poterne fruire è necessario:

  • essere nel pieno esercizio dell’attività;
  • non essere sottoposti a procedure concorsuali o liquidazione volontaria;
  • essere in regola con il versamento dei contributi (Durc);
  • in regola con gli adempimenti fiscali;
  • che abbiano restituito somme dovute in caso di revoca delle agevolazioni;
  • non abbiano ricevuto aiuti poi valutati dalla Commissione Europea come illegali o incompatibili.

Si può già chiedere il Bonus Ristoranti?

Il Bonus Ristoranti attualmente non è richiedibile, infatti manca ancora un decreto che dovrà essere emanato nell’arco di 30 giorni. Già ora è però noto che la richiesta dovrà essere effettuata tramite la piattaforma Invitalia che sarà il soggetto gestore della misura.

Si tratta di un contributo a fondo perduto, quindi nessun credito di imposta da far valere con le detrazioni, ma un versamento in conto.

Il Bonus Ristoranti è sottoposto alla disciplina degli aiuti de minimis e quindi è necessario rispettare i limiti previsti per questa tipologia di aiuto.

Leggi anche: Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Credito di imposta Società Benefit: c’è tempo fino al 15 giugno per la domanda

Con il decreto legge 34 del 2020 è stato previsto un importante incentivo in favore delle società benefit, si tratta di un credito di imposta fino al 50% delle spese sostenute, ecco chi può riceverlo, come proporre la domanda, le spese agevolabili e i termini per la presentazione delle domande.

Cosa sono le società benefit?

Le società benefit sono una particolare forma societaria che affianca allo scopo principale ( fine di lucro) un ulteriore scopo che può essere definito altruistico o solidale.

Per saperne di più su tale tipologia di società è possibile leggere l’approfondimento: Società benefit: cosa sono, come funzionano e quali benefici portano.

Proprio in virtù di tale fine altruistico e solidaristico e allo scopo di incentivare ulteriormente la costituzione di tale tipo di società, sono previste delle agevolazioni per le imprese che operano utilizzando tale schema. Tra questi vi è anche il credito di imposta per le società benefit. Lo stesso viene riconosciuto alle PMI a fronte dei costi sostenuti per la costituzione della SB o per la trasformazione di una preesistente società in Società Benefit. Sono comprese nell’agevolazione le spese sostenute a decorrere dal 19 luglio 2020 fino al 31 dicembre 2021.

Chi può richiedere il credito di imposta per società benefit?

Affinché si possa accedere al beneficio è necessario svolgere attività economica in Italia avvalendosi sul territorio di una sede principale o secondaria. Inoltre è necessario essere nel libero e pieno esercizio dei propri diritti quindi non essere sottoposti a procedure concorsuali o in liquidazione volontaria.

La disciplina per l’ottenimento del credito di imposta per le società benefit è contenuta nel decreto interministeriale 12 novembre 2021. Prevede che il credito di imposta possa essere ottenuto per un ammontare massimo di 10.000 euro. Il fondo stanziato è di 7 milioni di euro.

Quali spese possono essere dichiarate per ottenere il credito di imposta?

Non tutte le spese sostenute possono essere dichiarate al fine di ottenere il credito di i mposta per le società benefit, le spese ammissibili sono:

spese per la costituzione e trasformazione della SB. Rientrano tra queste le spese notarili, le spese di iscrizione nel Registro delle Imprese, spese di consulenza e assistenza professionale. Non sono ammesse all’agevolazione le spese relative a tasse, con l’eccezione dell’Iva, che può essere agevolata nel caso in cui non sia recuperabile dal beneficiario.

Il credito di imposta per le Società Benefit rientra tra gli aiuti de minimis, di conseguenza è necessario che sia rispettato il limite previsto per tale tipologia di aiuto.

Per conoscere i limiti, c’è la guida: Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Come presentare la domanda per ottenere il credito di imposta società benefit?

La domanda per accedere al credito di imposta per le società benefit può essere presentata a decorrere dal 19 maggio 2022 ore 12:00 al giorno 15 giugno 2022 ore 12:00 attraverso la procedura telematica. La piattaforma per la richiesta è gestita da Invitalia https://agevolazionidgiai.invitalia.it/

La domanda può essere presentata dal legale rappresentante risultante dal certificato camerale della società benefit. Naturalmente al momento della presentazione della domanda devono essere indicate le spese sostenute.

Terminata la fase della presentazione delle domande, inizia la fase del controllo delle stesse. Le domande che presentano i requisiti sono ammesse al beneficio fiscale, nel caso in cui i fondi dovessero essere insufficienti, gli stessi saranno ripartiti proporzionalmente tra gli aventi diritto.

Trattandosi di un credito di imposta, il richiedente non otterrà il versamento delle somme riconosciute, ma di un credito di imposta utilizzabile in compensazione attraverso il modello F24. Tra i vantaggi del credito di imposta per le società benefit vi è il riconoscimento in favore di tutti gli operatori economici, indipendentemente dal settore in cui operano, inoltre viene riconosciuto su tutto il territorio italiano.

Agrisolare: in arrivo aiuti per le aziende agricole. Cosa si può finanziare?

Arriva la firma del ministro Patuanelli sull’agrisolare con incentivi per 1,5 miliardi di euro destinati alle aziende agricole. Ecco cosa prevede e chi potrà ricevere gli aiuti.

Parco Agrisolare: come sono ripartiti i fondi

Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ha firmato il 25 marzo 2022 il decreto che mette a disposizione 1,5 miliardi di euro a valere sul PNRR per finanziare interventi di efficientamento energetico nelle aziende agricole. La misura viene definita Parco Agrisolare e stanzia 1,5 miliardi di euro, di questi il 40% sarà destinato alle regioni in maggiore difficoltà e in particolare Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Una quota pari a 1,2 miliardi sarà destinata ad aziende che si occupano di attività di produzione agricola primaria, quindi allevamenti, campi, e non lavorazione e trasformazione dei prodotti. A tale secondo settore saranno destinati 300 milioni di euro.

Cosa prevede il decreto “Parco Agrisolare”

Il decreto firmato disegna la cornice di questo importante aiuto e dovrà essere completato dalle norme attuative di dettaglio. Il decreto prevede che il finanziamento vada a coprire non solo i costi relativi all’acquisto e installazione di pannelli fotovoltaici, ma anche gli eventuali costi per la rimozione di eternit e amianto che dovessero essere eventualmente presenti. Tra i costi che possono accedere al beneficio ci sono anche quelli per le prestazioni dei professionisti, come architetti, ingegneri e geometri.

Il Parco Agrisolare prevede che le aziende agricole, senza ulteriore consumo di suolo, possano installare pannelli fotovoltaici per la produzione di energia. Gli impianti possono essere installati sui tetti degli edifici a uso produttivo, nei settori agricoli e sui beni strumentali, ad esempio stalle, fienili. Gli aiuti avranno la forma dei finanziamenti in conto capitale.

Potranno essere realizzati sistemi di isolamento termico dei tetti, i lavori dovranno essere eseguiti e certificati da un tecnico che nella relazione dovrà anche giustificare le scelte adottate su tecniche di coibentazione anche ai fini del miglioramento del benessere degli animali. Le stalle dovranno essere comunque dotate di un idoneo sistema di aerazione con copertura ventilata e camini di evacuazione.

Potranno essere inoltre finanziati gli acquisti di sistemi di accumulo con una spesa massima di 50.000 euro, inverter, software.

Chi potrà beneficiare dei fondi?

Potranno beneficiare dei fondi per il Parco Agrisolare le aziende agricole in forma individuale o associata. I codici Ateco delle attività che potranno accedere saranno indicati nel decreto attuativo successivo. Restano esclusi dai benefici le attività che sono esonerate dalla contabilità IVA e che hanno un volume di affari inferiore a 7.000 euro l’anno.

Nel successivo decreto saranno indicate anche le finestre temporali entro cui si potranno presentare le domande ed eseguire i lavori. Gli aiuti concessi saranno versati nell’arco di un mese dall’approvazione e saranno erogati in un’unica soluzione. L’incentivo potrà essere cumulato con altri aiuti de minimis che però non devono finanziare lo stesso progetto, ma altri progetti della stessa azienda. Naturalmente il cumulo non deve portare al superamento delle soglie previste per gli aiuti de minimis.

Per avere maggiori informazioni sui limiti per gli aiuti de minimis leggi l’articolo: Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Agricoltura: aiuti dall’Unione Europea per imprenditori agricoli e PMI

L’Unione Europea riconosce che, nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, il settore dell’agricoltura sta dando prova di coraggio e resilienza, proprio per questo ha pensato una serie di aiuti concreti per coloro che lavorano in questo settore. Ciò anche al fine di continuare a garantire la sicurezza alimentare. Gli aiuti dall’Unione Europea per imprenditori agricoli e PMI sono rivolti agli agricoltori e alle zone rurali. Ecco di cosa si tratta.

Stanziamenti per prestiti e finanziamenti a tasso agevolato in agricoltura

Le agevolazioni previste dall’Unione Europea per aiutare il settore dell’agricoltura sono diverse. In primo luogo è previsto uno stanziamento di 200.000 euro a copertura di costi operativi per l’accesso a prestiti e finanziamenti a tasso agevolato o piani di pagamento particolarmente convenienti.

La politica europea prevede inoltre la possibilità per gli agricoltori e le PMI di ricevere versamenti anticipati più elevati. Si tratta dei versamenti previsti dalla PAC, Politica Agricola Comune, che passano, quelli per il sostegno al reddito dal 50% al 70% e quelli per lo sviluppo rurale passano dal 75 all’85%.

Deroghe alla disciplina degli Aiuti di Stato e aiuti de minimis per il settore dell’agricoltura

L’Unione Europea ha inoltre previsto aiuti di Stato più elevati per gli agricoltori e per le aziende impegnate nel comparto della trasformazione dei prodotti alimentari. In base alla normativa, gli agricoltori e PMI impegnate in agricoltura possono ricevere fino a 100.000 euro di aiuti di Stato mentre le aziende impegnate nella trasformazione e nella commercializzazione dei prodotti alimentari possono ottenere fino 800.000 euro. Tali importi possono essere integrati con gli aiuti de minimis specifici per il settore agricolo e che possono avere un tetto massimo di 20.000 euro, in alcuni casi elevabili a 25.000 euro.

Sappiamo che gli aiuti di Stato sono generalmente incompatibili con il mercato interno, ma tali aiuti di Stato sono possibili grazie all’articolo 107, paragrafo 2, lettera b) del TFUE che ammette la possibilità di aiutare questo settore in quanto trattasi di aiuti destinati a ovviare ai danni arrecati da calamità naturali o da altri eventi eccezionali, come appunto può essere la pandemia.

Il paragrafo 3 dello stesso articolo, alla lettera C, sottolinea invece la compatibilità con il mercato interno degli aiuti all’agricoltura al fine di agevolare lo sviluppo economico dei settori agricolo e forestale e nelle zone rurali.

Per gli approfondimenti sugli “aiuti de minimis” e sugli “aiuti di Stato” leggi gli articoli:

Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Aiuti di Stato e pandemia: l’Unione Europea ammette deroghe 

 

Aiuti di Stato e pandemia: l’Unione Europea ammette deroghe

Gli aiuti di Stato sono degli importanti contributi che vanno a sostenere le imprese al fine di mantenere l’occupazione, superare la crisi in determinati settori, favorire uno sviluppo economico equilibrato tra i vari Paesi dell’Unione Europea. Per essi sono previsti dei limiti dettati dall’Unione Europea, la crisi pandemica ha però portato ad applicare regole più permissive. Ecco i vantaggi.

Il Quadro temporaneo degli aiuti di Stato

Già in precedenza è stato detto che a livello europeo esistono diverse tipologie di aiuti, tra questi ci sono gli aiuti de minimis che non devono avere la preliminare approvazione della Commissione Europea in quanto si ritiene che non siano idonei a influire sulla libera concorrenza, è poi vi sono gli aiuti di Stato che invece devono essere preliminarmente approvati per valutare se idonei a incidere sulla libera concorrenza danneggiando così le imprese. Il nuovo “Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza della Covid 19 adottato il 19 marzo 2020 e sottoposto in questo lungo anno a diverse modifiche, stabilisce al punto 20 che gli aiuti oggetto della nuova e temporanea normativa sono cumulabili anche con gli aiuti de minimis.

Se vuoi saperne di più sugli aiuti de minimis, leggi la guida: aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli.

Settori in cui non è richiesta l’autorizzazione della Commissione

L’Unione Europea al fine di fronteggiare la pandemia che ha colpito a livello globale, ha previsto una serie di semplificazioni agli aiuti di Stato, in particolare per alcune categorie di essi ha eliminato l’obbligo della preventiva comunicazione alla Commissione Europea e quindi ha eliminato l’autorizzazione. Si tratta dei contributi:

  • a sostegno della transizione verde e al digitale ritenuti essenziali anche per la ripresa economica post covid;
  • aiuti concessi dalle autorità nazionali, ma finanziati tramite l’Unione Europea ovvero tramite programmi specifici inseriti nei piani pluriennali.

Tra gli aiuti di Stato che potranno essere concessi senza la preventiva autorizzazione della Commissione Europea ci sono quelli:

  • per progetti per l’efficienza energetica degli edifici;
  • diretti alla realizzazione di infrastrutture per le ricariche e rifornimento dei veicoli a basso impatto ambientale (si tratta insomma della realizzazione di sistemi per la ricarica dei veicoli elettrici);
  • volti a migliorare la connessione per le tecnologie digitali, quindi per la realizzazione di reti 4G e 5G.

Aiuti di Stato in deroga alle regole degli articoli 107-108 TFUE

Il quadro prevede poi aiuti concessi con autorizzazione ma in deroga ai normali criteri. Gli aiuti di Stato concessi in deroga alle regole generali sugli aiuti di Stato previsti dal TFUE non possono essere concessi a imprese che già nel 2019 erano in crisi. Possono essere sotto forma di:

  • sovvenzioni, anticipi agevolazioni fiscali;
  • garanzie sui prestiti;
  • prestiti con tassi di interesse agevolati;
  • garanzie per prestiti;
  • assicurazione del credito all’esportazione.

Italia: approvati gli aiuti di Stato per assumere i giovani

Nel quadro degli aiuti deve essere ricordato anche che l’Unione Europea nei giorni appena trascorsi ha approvato il quadro di sostegno dell’Italia alle imprese che decidono di assumere giovani con età inferiore a 36 anni. Il piano prevede 1,24 miliardi di euro ed è diretto a sgravare l’impresa dagli oneri contributivi per le assunzioni. I nuovi contratti devono però essere a tempo indeterminato oppure prevedere la trasformazione di contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. L’aiuto non può essere concesso alle imprese che hanno licenziato nei 6 mesi precedenti alla richiesta dell’aiuto e decadono dal beneficio nel caso in cui licenzino nei 9 mesi successivi all’ottenimento del beneficio.

L’esenzione dal pagamento dei contributi si estende per un periodo di 38 mesi e può portare a un risparmio massimo annuale di 6.000 euro. La Commissione ha ritenuto questo aiuto in linea con il quadro temporaneo di aiuti di Stato vigente in pandemia e che scadrà il 31 dicembre 2021, potrebbe però essere prorogato. Sono comunque previsti dei massimali per alcune tipologie di imprese:

  • 225.000 euro per produzione primaria di prodotti agricoli;
  • 270.000 euro pesca e acquacoltura;
  • 1,8 milioni di euro per tutti gli altri settori.

Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Uno dei pilastri del diritto dell’Unione Europea è il libero mercato, proprio per questo ci sono numerose norme il cui obiettivo è evitare che tra le imprese dei Paesi Membri sia alterato il gioco della libera concorrenza. Tra i punti cardine della legislazione dell’Unione Europea c’è il divieto di dare aiuti alle imprese in quanto questi andrebbero ad alterare la libera concorrenza. Ci sono però delle eccezioni e cioè gli aiuti de minimis, ecco di cosa si tratta.

Il divieto di aiuti di Stato

Il diritto dell’Unione Europea prevede il divieto di aiuti di Stato, la disciplina generale è contenuta nell’articolo 107 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, TFUE, questo stabilisce il divieto generale di concedere aiuti di Stato, come sovvenzioni a fondo perduto, prestiti agevolati, garanzie su prestiti, esenzioni e immunità fiscali e tutti gli aiuti che siano idonei a falsare la concorrenza e pregiudichino il mercato interno. Lo stesso articolo 107 però prevede delle deroghe, queste possono essere concesse al fine di perseguire obiettivi strategici generali, ad esempio per portare economie deboli a livello delle forti, come nel caso di progetti per lo sviluppo del Mezzogiorno o per far fronte a perturbazioni economiche, tra cui quelle relative all’emergenza pandemica.

La normativa stabilisce che nel caso in cui uno Stato voglia concedere un aiuto debba darne comunicazione alla Commissione Europea che deve quindi valutare se il “progetto” sia in grado di ledere la libera concorrenza e minacciare il mercato interno oppure possa essere concessa una deroga. Gli aiuti devono quindi essere approvati dalla Commissione. Tale obbligo di comunicazione viene però meno nel caso in cui si tratti di aiuti coperti da un’esenzione generale per categoria, cioè gli aiuti de minimis. Cerchiamo quindi di capire di cosa si tratta.

Cosa sono gli aiuti de minimis

La prima cosa da sottolineare quindi è che gli aiuti de minimis possono essere concessi dagli Stati Membri senza doverne dare comunicazione alla Commissione Europea.

La seconda cosa da sottolineare è che si tratta di aiuti di piccola entità, proprio per questo si ritiene che non siano in grado di influenzare il libero mercato e la concorrenza. La normativa stabilisce che un’impresa unica non può ricevere più di 200.000 euro nell’arco di 3 esercizi finanziari. In realtà fino al 2006 il limite era di 100.000 euro, è stato successivamente innalzato. Deve essere anche ricordato che gli aiuti de minimis possono arrivare a 500.000 euro nel caso in cui siano riconosciuti in compensazione per la fornitura di Servizi di Interesse Economico Generale (SIEG) .

Il limite dei 200.000 euro in tre esercizi finanziari scende a 100.000 euro per le aziende che si occupano di trasporto su strada in conto terzi e a 15.000 euro per le imprese agricole. L’ammontare deve essere calcolato al lordo.

Da chi possono essere erogati gli aiuti del minimis?

Gli aiuti de minimis possono essere erogati dall’Amministrazione finanziaria, in poche parole dal MISE (Ministero dello Sviluppo Economico), dalle Regioni, Camere di Commercio, Comuni ed altri enti pubblici.

A chi possono essere riconosciuti?

La normativa stabilisce che tutte le imprese, qualunque sia la loro dimensione, possano riceverli, mentre sono esclusi alcuni settori, cioè:

  • pesca e acquacoltura;
  • produzione agricola;
  • trasformazione di prodotti agricoli, ma in questo caso con dei limiti infatti non possono accedere agli aiuti de minimis se l’entità degli stessi è legata al valore della produzione acquistata da produttori primari e nel caso in cui l’aiuto sia diretto parzialmente o integralmente a produttori primari;
  • attività connesse all’esportazione verso Paesi dell’Unione Europea;
  • per finanziare iniziative che stimolino o inducano l’utilizzo di prodotti nazionali rispetto a quelli di importazione.

Tali limiti a ben vedere sono giustificati dal fatto che si tratterebbe di finanziare delle attività che comunque rischiano di alterare le libera concorrenza.

Come capire se si può accedere agli aiuti de minimis?

Come si può notare, il limite dei 200.000 deve essere riferito a tre esercizi finanziari successivi, per capire se vi sono margini per ottenerli è necessario sommare il valore di tutti gli aiuti ricevuti anche se la loro forma è diversa, ad esempio si devono sommare fondi ottenuti, ma anche agevolazioni fiscali, l’ammontare del valore di eventuali garanzie ottenute, di immobili concessi a prezzi inferiori rispetto a quelli ordinari. A queste somme devono essere sommate quelle che eventualmente si otterrebbero partecipando a un determinato bando e complessivamente non deve essere superato il limite. Si parla in questo caso anche di base mobile.

É l’azienda a dover fornire all’amministrazione una dichiarazione sugli aiuti de minimis ottenuti nell’anno in corso e dei due esercizi finanziari antecedenti. L’ente erogatore dovrà però controllare che l’auto-dichiarazione corrisponda a realtà. Per aiutare le aziende a monitorare gli aiuti di Stato ricevuti è stato predisposto il Registro Nazionale degli Aiuti di Stato disponibile a questo indirizzo https://www.rna.gov.it/RegistroNazionaleTrasparenza/faces/pages/TrasparenzaAiuto.jspx  

Naturalmente nella scheda devono essere inseriti non solo gli aiuti ricevuti a livello statale, ma anche quelli ricevuti a livello locale.

Come ottenere gli aiuti de minimis

Per ottenere gli aiuti de minimis è necessario rispondere a bandi di concorso previsti a livello nazionale o locale, nel completare la procedura di partecipazione deve essere allegata l’auto-dichiarazione vista, nel caso in cui dai controlli dovesse emergere che è stato già superato il limite visto, naturalmente non sono concessi tali aiuti. Se la dichiarazione è non rispondente al vero, ma l’amministrazione concedente non se ne accorge ed eroga gli aiuti, in caso di successivi controlli potrebbero esserci conseguenze, cioè è necessario restituire gli aiuti.

Per rientrare nel limite dei 200.000 euro è anche possibile chiedere la riduzione di un aiuto precedente già concesso. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea nella sentenza del 28 ottobre 2020 in riferimento al caso di un’impresa che aveva ricevuto nei due anni precedenti importi pari a 130.000 euro e che in caso di concessione del nuovo aiuto avrebbe sforato tale limite, ha statuito che: “l’azienda che a causa dell’esistenza di aiuti precedenti, porterebbe l’importo complessivo degli aiuti che le sono stati concessi a superare il massimale «de minimis», può optare, fino alla concessione di tale aiuto, per la riduzione del finanziamento richiesto o per la rinuncia, totale o parziale, a precedenti aiuti già percepiti, al fine di non superare tale massimale.”