Contributo a fondo perduto in arrivo per attività di ristorazione collettiva, mense e catering

Si potrà presentare a partire dal 20 gennaio 2022 la domanda per il contributo a fondo perduto per le attività di ristorazione collettiva e di catering, e le mense. Il contributo è previsto dal decreto legge numero 73 del 2021 (decreto “Sostegni bis”) per il quale il governo ha stanziato 100 milioni di euro. Ciascuna impresa richiedente potrà ottenere un contributo a fondo perduto fino a 10 mila euro. Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha firmato il relativo decreto di attuazione del provvedimento.

Ristorazione collettiva: in arrivo i contributi a fondo perduto per le chiusure dovute all’emergenza Covid

Il contributo a fondo perduto andrà a favore delle attività di ristorazione collettiva che hanno subito le maggiori perdite dalle chiusure dovute all’emergenza sanitaria ed economica. In particolare, la ristorazione collettiva copre attività del più ampio perimetro, rivolta a milioni di studenti e di lavoratori che, ogni giorno, ne fruiscono. Differentemente da quanto avviene per la ristorazione commerciale, i servizi della ristorazione collettiva sono rivolti a una clientela abituale, con utilizzo del servizio in maniera continuativa. Il contributo versato dal cliente solo in parte ed eccezionalmente copre i costi del servizio. Normalmente è la struttura aziendale a occuparsi del costo del servizio.

Servizi di ristorazione collettiva, mense e catering: dal Mise i contributi a fondo perduto per la ripresa

Mense, servizi di ristorazione collettiva e catering risultano essere dunque servizi offerti ad ampio raggio a studenti, lavoratori, militari e degenti ospedalieri. Il contributo a fondo perduto che viene stanziato dal governo va incontro, dunque, anche alle finalità di un servizio collettivo e sociale che dovrà essere aiutato nella fase di ripresa economica dell’Italia. Il ministero per lo Sviluppo Economico ha individuato nelle categorie dei servizi di ristorazione la realtà imprenditoriale da sostenere con i contributi a fondo perduto. Le modalità di fruizione dei contributi sono contenuti nell’articolo 68 quater del decreto “Sostegni bis” nel quale vengono menzionati anche gli aiuti ai birrifici artigianali.

Requisiti per richiedere il contributo a fondo perduto per i servizi di ristorazione collettiva e di catering e le mense

I servizi di ristorazione collettiva e di catering e le mense potranno ottenere un contributo a fondo perduto di massimo 10 mila euro. Il requisito essenziale per l’accesso all’aiuto di Stato è relativo alla riduzione del fatturato del 2020 di almeno il 15% rispetto a quello del 2019. Ulteriore requisito per la richiesta del fondo perduto è inerente al contratto con un committente, indifferentemente che sia pubblico o privato. Il servizio di ristorazione deve essere svolto in maniera non occasionale a favore del committente e a beneficio di determinate comunità. Vi rientrano le scuole e le università, gli uffici e le caserme, le strutture socio-sanitarie, ospedaliere, assistenziali e detentive. Per le modalità specifiche della domanda è necessario attendere un nuovo provvedimento dell’Agenzia delle entrate di breve emanazione.

Quando si possono presentare le domande per i contributi a fondo perduto nella ristorazione collettiva?

Per la presentazione delle domande dei contributi a fondo perduto dei servizi di ristorazione sarà, in ogni modo, necessario far riferimento al portale del ministero per lo Sviluppo Economico (Mise). L’istanza potrà essere presentata dalle ore 12 del 20 gennaio prossimo fino alle 12 del 18 febbraio 2022. Le risorse stanziate dal governo sono pari a 100 milioni di euro per un importo massimo di contributo a singola impresa corrispondente a 10 mila euro.

Contributi a fondo perduto anche ai birrifici artigianali

I contributi a fondo perduto andranno anche a favore dei birrifici artigianali. Il contributo che può essere richiesto è pari a 0,23 euro per ogni litro di birra della quantità presa in carico. Tale quantità deve risultare dal registro della birra condizionata oppure da quello annuale del magazzino. Il periodo in cui deve essersi verificata la perdita di fatturato e l’accumulo di rimanenze è relativo all’anno 2020.

Ristori enti Terzo settore, si può presentare domanda da lunedì 29 novembre

In arrivo i ristori per gli enti non profit. Si potrà presentare da lunedì 29 novembre 2021 la domanda per gli aiuti agli enti del Terzo settore (Ets). La piattaforma telematica per l’invio delle istanze sarà a disposizione fino all’11 dicembre.

Ristori agli enti non profit, il decreto interministeriale del 26 novembre 2021

Si tratta di risorse da destinare agli enti che ne faranno richiesta dal Fondo straordinario degli enti del Terzo settore. Il decreto interministeriale che ha fissato gli aiuti da ripartire è stato firmato nella giornata di ieri, venerdì 26 novembre. I ristori andranno a sostenere gli enti non profit che, per l’emergenza sanitaria ed economica conseguente alla Covid-19, abbiano dovuto interrompere le proprie attività istituzionali.

Ristori agli enti non profit, quante risorse?

In tutto saranno 230 milioni di euro da destinare agli enti del Terzo settore. Venti milioni andranno agli enti non commerciali che rientrano nelle attività socio-sanitarie e socio-assistenziali. I ristori verranno assegnati agli enti sulla base delle domande che verranno presentate, nei limiti delle risorse assegnate. Per gli enti che abbiano dichiarato entrate per oltre 100 mila euro, l’entità del ristoro verrà aumentata del 30%.

Quali enti non profit possono presentare domanda dei ristori?

Gli enti che possono presentare domanda sono:

  • le Onlus;
  • le organizzazioni di volontariato;
  • le associazioni di promozione sociale (Aps).

Ciascun ente deve risultare iscritta nei registri in data anteriore rispetto al 25 dicembre 2020.

Come presentare la domanda di ristori per gli enti non profit?

La domanda dei ristori potrà essere presentata dagli enti del Terzo settore dal 29 novembre a sabato 11 dicembre 2021. Per inoltrare l’istanza è necessario utilizzare la piattaforma dedicata sul portale Servizi lavoro “Ristori enti terzo settore“. Il ministero del Lavoro, a completamento delle domande, individuerà  sia gli enti che potranno beneficiare dei ristori che l’ammontare spettante a ciascuna associazione.

Fondo perduto a partite Iva, firmato il decreto sul contributo perequativo: ecco chi può beneficiarne e come

Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha firmato il decreto sul contributo perequativo che assicurerà il fondo perduto alle partite Iva che abbiano subito un calo degli utili o un aumento delle perdite di almeno il 30%. In tutto il governo ha messo a disposizione dei lavoratori autonomi 4,4 miliardi di euro per le difficoltà del periodo di pandemia da Covid. Il meccanismo perequativo si baserà su cinque scaglioni con aliquote di rimborso decrescenti al crescere dei compensi e dei ricavi.

Quali partite Iva e autonomi possono accedere al fondo perduto perequativo?

Avranno accesso al fondo perduto perequativo le partite Iva che siano residenti in Italia (o stabili in Italia) e che svolgano attività di impresa, di arte o di professione oppure che producano reddito agrario. Per accedere al beneficio del fondo perduto è necessario che si sia verificato un peggioramento del risultato economico di esercizio inerente al 2020 pari ad almeno il 30% in rapporto a quello del 2019.

Scaglioni di fondo perduto alle partite Iva, ecco a chi andranno gli aiuti

Il calcolo del contributo a fondo perduto delle partite Iva seguirà il meccanismo degli scaglioni. Infatti, sono previsti cinque scaglioni a seconda dei ricavi e dei compensi dei lavoratori autonomi. La percentuale spettante deve essere calcolata al netto degli aiuti già ricevuti, fino a un massimo di contributo ricevibile di 150 mila euro. Nel dettaglio:

  • la percentuale del 30% di aiuti andrà alle partite Iva e ai professionisti che abbiano compensi o ricavi fino a 100 mila euro;
  • il 20% andrà agli autonomi che abbiano ricavi e compensi tra i 100 mila e i 400 mila euro;
  • la percentuale del 15% andrà a partite Iva e autonomi con ricavi tra i 400 mila e il milione di euro;
  • il 10% andrà alle partite Iva tra il milione e i 5 milioni di euro di ricavi e di compensi;
  • il 5% andrà a chi ha ricavi tra i 5 e i 10 milioni di euro.

Quali sono i valori di compensi e ricavi da prendere in considerazione per il fondo perduto delle partite Iva?

I valori che le partite Iva e i lavoratori autonomi devono prendere in considerazione per definire le aliquote a gli scaglioni di competenza sono:

  • la dichiarazione dei redditi del 2020 che è stata trasmessa entro il 30 settembre 2021;
  • eventuali integrazioni e correzioni dopo il 30 settembre 2021 non devono essere prese in considerazione se il contributo che ne derivi dovesse risultare maggiore;
  • la dichiarazione dei redditi relativa al 2019 già validamente presentata.

Fondo perequativo alle partite Iva, non bisogna includere gli aiuti ricevuti in precedenza

Particolare avvertenza nel calcolo degli aiuti spettanti deve essere prestato dalle partite Iva in merito ai contributi già ottenuti in precedenza. Infatti, come specifica l’articolo 2 del decreto del ministero dell’Economia, il contributo da ottenere deve essere calcolato al netto degli aiuti a fondo perduto già eventualmente riconosciuti dall’Agenzia delle entrate dai vari decreti che si sono succeduti a partire da maggio del 2020. In particolare, si devono sottrarre gli aiuti ricevuti dal decreto “Rilancio”, dai decreti “Ristori” che si sono avuti tra l’autunno e il Natale dello scorso anno, e i due decreti “Sostegni” del 2021.

Come presentare la domanda di fondo perduto perequativo per le partite Iva o i professionisti?

Le partite Iva e i professionisti interessati a chiedere il fondo perduto perequativo per le perdite subite durante il periodo di pandemia, dovranno accedere alla piattaforma che verrà messa a disposizione dall’Agenzia delle entrate nei prossimi giorni. Si tratterà di un tempo limitato per presentare la domanda. Infatti, gli autonomi avranno 30 giorni di tempo per procedere con l’invio dell’istanza dal momento in cui verrà aperta la piattaforma stessa.

Come sapere da quando si può presentare domanda per il fondo perduto perequativo delle partite Iva?

Inoltre, i fondi messi a disposizione dal governo in attuazione delle misure del decreto “Sostegni bis” devono essere utilizzati entro la fine del 2021. Diventa dunque necessario che l’accesso alla piattaforma arrivi prima della fine di novembre. In ragione di ciò è necessario attendere il nuovo provvedimento in uscita nei prossimi giorni da parte dell’Agenzia delle entrate che fissi il giorno di apertura delle domande, nonché quello di chiusura.

Nuovo fondo perduto a chi esercita attività d’impresa, arte o professione: scadenza 13 dicembre

Si può presentare, a partire dal 14 ottobre e fino al 13 dicembre 2021, la domanda per accedere ai contributi a fondo perduto (Cfp). Il contributo è indirizzato a chi esercita attività di impresa, arte o professione e a chi sia titolare di reddito agrario. I contributi sono dovuti per le perdite subite a causa dell’emergenza economica e sanitaria derivante dalla Covid. Ammessi alla presentazione delle istanze sono gli imprenditori e le partite Iva che abbiano conseguito nel 2019 compensi o ricavi dai 10 ai 15 milioni di euro. Il contributo a fondo perduto è previsto dal comma 30 bis dell’articolo 1 del decreto 73 del 2021, “Sostegni bis”.

Chi può presentare domanda per i contributi a fondo perduto entro il 13 dicembre 2021?

Sulle modalità di presentazione della domanda per i contributi a fondo perduto di imprenditori, autonomi e titolari di reddito agrario è intervenuta l’Agenzia delle entrate con la circolare numero 268440 del 2021. Dalla lettura del provvedimento se ne deriva che la presentazione delle istanze segue modalità molto simili alle domande presentate nei mesi scorsi per i contributi a fondo perduto a favore di contribuenti con ricavi o compensi entro i 10 milioni di euro.

Chi non può presentare domanda per il fondo perduto?

Esclusi dalla domanda del contributo a fondo perduto sono gli stessi soggetti che abbiano cessato l’attività alla data del 23 marzo 2021 o al 26 maggio 2021. La prima data vale per la richiesta dei contributi a fondo perduto del decreto Sostegni. La seconda scadenza è inerente alla sezione di richiesta del contributi Sostegni bis alternativo (e automatico).

Come si compila la domanda per il contributo a fondo perduto?

Le specifiche per la domanda dei contributi a fondo perduto sono contenute nella circolare dell’Agenzia delle entrate. La particolarità dell’istanza è che offre al richiedente la possibilità di modulare la richiesta scegliendo tra il beneficio previsto dal primo decreto Sostegni e quello previsto dal decreto Sostegni bis. Nel dettaglio, nel primo caso dovranno essere prese in considerazione le risultanze del 2019 rispetto al 2020. Nel secondo caso, invece, dovranno considerarsi le attività “stagionali” del decreto Sostegni bis sul periodo dal 1° aprile 2020 al 31 marzo 2021 e dal 1° aprile 2019 al 31 marzo 2020.

Richiesta fondo perduto per l’ammontare medio mensile fatturato 2020 rispetto al 2019

Pertanto, il richiedente può procedere compilando solo la prima sezione dei requisiti richiesti nella domanda chiedendo solo il contributo previsto dal primo decreto Sostegni. Questa modalità può essere richiesta se l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi risulta inferiore di non meno del 30% dell’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi del 2019. All’importo risultante dalla differenza deve essere applicata la percentuale del 20%, considerando comunque l’importo minimo di 1000 euro per le persone fisiche e di 2000 euro per tutti gli altri soggetti ammessi al beneficio. Con questa modalità potrebbero spettare, a determinate condizioni, anche i contributi a fondo perduto previsti dai commi 1, 2 e 3 dell’articolo 1 del decreto legge numero 73 del 2021 (Sostegni bis).

Domanda di fondo perduto con il metodo del decreto Sostegni bis ‘alternativo’

L’altra modalità di richiesta dei contributi a fondo perduto prevede la compilazione solo della seconda sezione dei requisiti. In questo caso si fa richiesta solo del contributo del decreto Sostegni bis “alternativo”. È necessario far riferimento ai commi da 5 a 13 del decreto legge numero 73 del 2021. Accertata la perdita del 30% dell’ammontare medio mensile del fatturato del 2020 rispetto al 2019, l’importo del fondo perduto si ottiene applicando il 30% sulla differenza tra l’ammontare medio mensile dei corrispettivi e del fatturato relativi al periodo dal 1° aprile 2020 al 31 marzo 2021 e lo stesso ammontare medio mensile del periodo dal 1° aprile 2019 al 31 marzo 2020.

Ulteriori dettagli della domanda di contributi a fondo perduto

All’interno della domanda sono da considerare anche le dichiarazioni che attestano:

  1. che non si sono superati i limiti degli aiuti di Stato;
  2. il voler ricevere i contributi direttamente sull’Iban del contribuente;
  3. oppure di volersi avvalere del credito di imposta da portare in compensazione attraverso il modello F24.

Domanda fondo perduto 2021, cosa avviene se si sbaglia la domanda?

La domanda deve essere presentata in via telematica anche avvalendosi di un intermediario abilitato. Cosa avviene se si dovesse inoltrare una domanda errata? Si può procedere, entro la scadenza del 13 dicembre 2021, con l’invio di una seconda istanza. La domanda più recente va a sostituire le istanze presentate precedentemente. Tale regola vige solo nel caso in cui non sia stato già effettuato il pagamento del contributo a fondo perduto. Oppure nel caso in cui non sia stato già comunicato l’importo da portare a credito d’imposta.

Imprese: la legge “Nuova Sabatini” per finanziare l’acquisto di macchinari

La “Nuova Sabatini” è una legge che prevede finanziamenti agevolati per Micro, Piccole e Medie Imprese. Dalla sua entrata in vigore è stata più volte modificata, naturalmente in questa sede non è possibile operare una disamina dei vari mutamenti e di conseguenza ci riferiremo esclusivamente alla disciplina della “Nuova Sabatini” tenendo in considerazione i finanziamenti per l’anno 2021.

Cos’è la Legge Sabatini?

La Legge Sabatini viene introdotta la prima volta con la legge 69 del 2013, subisce più volte delle modifiche fino ad arrivare alla “Nuova Sabatini”, anche definita “misura beni strumentali” contenuta nella legge 178 del 2020 che altro non è se non la legge di Bilancio per il 2021. L’obiettivo fin dall’inizio è stato dare supporto alle aziende di piccole dimensioni che fanno più fatica a stare al passo con i tempi soprattutto dal punto di vista dello sviluppo tecnologico. Questo ha dei costi che possono essere proibitivi, ma allo stesso tempo, se non sostenuti, possono condannare l’impresa alla scomparsa. Precisiamo da subito che i benefici della Legge Sabatini sono cumulabili con altri aiuti o agevolazioni.

La Legge Sabatini per il 2021 prevede degli incentivi per l’acquisto in proprietà e in leasing di macchinari e beni strumentali. Questo aiuto è rivolto a Micro, Piccole e Medie Imprese, ubicate sul territorio italiano, oppure in un Paese diverso, ma che intendono aprire una sede in Italia. Si manifesta come un’agevolazione per l’accesso al credito, d’altronde è necessario sempre porre attenzione a non travalicare il confine degli Aiuti di Stato, vietati dall’Unione Europea.

Per un approfondimento sugli Aiuti di Stato, leggi l’articolo: Aiuti di Stato e pandemia: l’Unione Europea ammette deroghe

Le risorse disponibili

Ci sono ovviamente dei paletti e questi riguardano la tipologia di beni che possono usufruire dei finanziamenti, le percentuali finanziabili e le procedure. La prima cosa da dire è che non vi è una data di scadenza per la presentazione delle domande, ma i contributi sono concessi fino ad esaurimento dei fondi. A questo proposito è bene ricordare che per l’anno 2021 le richieste sono state numerose e proprio per questo con il decreto Direttoriale 2 luglio 2021 del Ministero per lo Sviluppo Economico è stato previsto un nuovo stanziamento di 425 milioni di euro.

Requisiti delle aziende per l’accesso alla Nuova Sabatini

L’accesso ai fondi della Legge Sabatini è consentito alle piccole e medie imprese che hanno chiesto un finanziamento per l’acquisto dei beni strumentali necessari alle aziende. Sono ammesse al finanziamento imprese che abbiano qualunque oggetto, anche agricoltura e pesca, tranne:

  • imprese che operano nel campo finanziario e assicurativo;
  • attività di esportazione.

Per poter accedere è necessario che le imprese:

  • siano in regola con gli obblighi inerenti l’iscrizione nel Registro delle Imprese;
  • non siano in liquidazione o sottoposte a procedure concorsuali oppure “imprese in difficoltà”;
  • non abbiano un debito relativo all’ottenimento di precedenti aiuti, considerati successivamente illegali o incompatibili con il diritto dell’Unione Europea da rimborsare su un conto bloccato;

Interventi ammessi e misura del finanziamento

In passato i finanziamenti erano ammessi solo per l’acquisto di macchinari nuovi, oggi la situazione è cambiata e infatti è possibile ottenere le agevolazioni sia per l’acquisto sia per il leasing dei beni strumentali, non sono accessibili per l’acquisto di beni usati o rigenerati. I beni devono avere autonomia funzionale, non deve quindi trattarsi di componenti di beni già presenti in azienda e da sostituire.

Tra i prodotti acquistabili ci sono macchinari, attrezzature e beni strumentali, inoltre, viste le innovazioni che oggi riguardano praticamente tutte le aziende, è possibile far rientrare nel beneficio anche beni legati alle nuove tecnologie come software, hardware, investimenti digitali in nuove tecnologie per il tracciamento e la pesatura dei rifiuti, si ha quindi anche un’impronta green. Naturalmente vi deve essere correlazione tra i beni per i quali si chiede il finanziamento e l’oggetto dell’attività svolta. Ad esempio, un’azienda agricola può acquistare un nuovo trattore o un accessorio per la raccolta di cereali di nuova generazione, una fabbrica può scegliere di acqusire una nuova catena di montaggio che velocizzi le operazioni o le renda più sicure.

Come accedere ai benefici della legge “Nuova Sabatini”

L’ammontare dell’agevolazione dipende dalla tipologia di intervento. Per ottenere le agevolazioni è necessario chiedere un finanziamento diretto all’acquisto dei beni visti in precedenza presso una banca che ha aderito alla convenzione tra il Ministero per lo Sviluppo Economico, l’Associazione Bancaria Italiana e Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. Il finanziamento può coprire anche il totale del costo del bene e può essere assistito da una garanzia del “Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese”.

Affinché si possa ottenere l’agevolazione in oggetto è necessario che anche il finanziamento abbia dei requisiti specifici, in particolare è necessario che lo stesso abbia un importo minimo di 20.000 euro e che non superi l’importo di 4 milioni di euro;

Il piano di ammortamento non deve avere una durata superiore a 5 anni.

L’ammontare del contributo dipende dalla tipologia di investimento, per il 2021 è previsto che per l’acquisto di beni ordinari sia in misura del 2,75% annuo sull’importo finanziato, nel caso in cui abbia ad oggetto l’acquisto di beni che costituiscono investimenti in progetti green e nuove tecnologie, ad esempio Big Data, robotica avanzata, cybersecurity, l’importo viene maggiorato del 30% ed arriva al 3,575% annuo. Infine, particolari agevolazioni sono previste per le imprese che hanno sede in Regioni particolarmente svantaggiate come Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia che potranno avere sui finanziamenti accettati un importo pari al 5,5% annuo. Per verificare l’importo che si può ottenere si può chiedere una simulazione alla banca, ci sono app specifiche che simulano questo finanziamento.

I passi da fare

La procedura per ottenere i fondi prevede che l’impresa che intende avvalersene, richieda il finanziamento presso la banca indicando che vuole avvalersi del benefici della legge Sabatini. La banca effettua i controlli necessari per verificare che l’azienda abbia tutti i requisiti necessari, e che abbiamo visto in precedenza, naturalmente lo fa attraverso i documenti che deve consegnare l’azienda. Se tutto è in ordine, trasmette la richiesta al Ministero per lo Sviluppo Economico al fine di prenotare le risorse. L’azienda può procedere al finanziamento anche prima di aver ottenuto il consenso del Ministero, ciò ad esempio nel caso in cui intenda comunque procedere all’investimento indipendentemente dall’ottenimento degli aiuti. Una volta che il Ministero avrà dato conferma indicando anche gli importi concedibili, la banca eroga il finanziamento. Ultimato l’investimento l’azienda chiede attraverso i moduli predisposti, l’erogazione dei fondi spettanti. Dal 2021 l’erogazione avviene in un’unica soluzione.

 

Dichiarazione Redditi e Irap 2021, indicazioni aiuti di Stato solo per la contabilità ordinaria

Nella dichiarazione dei Redditi 2021 l’indicazione dei contributi a fondo perduto e degli aiuti di Stato va messa solo in caso di contabilità ordinaria. Nel modello Irap 2021, invece, vanno riportati solo i contributi che incidono sul tributo stesso. Dopo le numerose interpretazioni riguardo all’allocazione degli importi nei diversi quadri, principalmente nei righi RS 401 e RS 402 del modello dei Redditi 2021 e IS 201 e IS 202 relativi al modello Irap, è necessario fare chiarezza su come registrare gli aiuti di Stato caso per caso. Chiarimenti che si sono resi necessari anche alla luce delle ultime indicazioni del 6 settembre 2021.

Redditi dei professionisti e imprese, il quadro RF della dichiarazione dei redditi 2021

Per il Reddito dei professionisti e delle imprese, gli aiuti di Stato ricevuti per l’emergenza coronavirus possono non essere indicati. Si tratta di contributi ricevuti che – in via generalizzata – seguendo le indicazioni dell’articolo 10 bis del Decreto legge numero 137 del 2020, godono della detassazione. Fanno eccezione i professionisti e le imprese in contabilità ordinaria. Infatti, nel quadro RF dovranno apportare la variazione in diminuzione per “sterilizzare” il provento a bilancio.

Compilazione facoltativa quadri dei Redditi dei contributi a fondo perduto

Per gli altri contribuenti, la compilazione facoltativa dei quadri di Reddito ha come conseguenza la necessità di compilare il prospetto degli aiuti di Stato relativo al quadro RS. In questo quadro trovano obbligatoria indicazione i contributi a fondo perduto versati dall’Agenzia delle entrate.

Contributi a fondo perduto pagati dall’Agenzia delle entrate:  quando non si devono indicare gli importi?

Per i contributi a fondo perduto dell’Agenzia delle entrate, relativi ai codici 20, 22, 23, 27 e 28 del rigo RS 401, non si devono “popolare” i campi relativi agli importi. Sarà la stessa Agenzia delle entrate che procederà al recupero di queste informazioni sulla base dei bonifici versati ai soggetti contribuenti.

Dichiarazione Redditi 2021, si devono indicare i contributi degli altri Enti?

I contributi versati durante la fase di emergenza dagli altri Enti, come l’Inps e le Casse previdenziali, non devono essere indicati nel quadro RS. Anche questi importi risultano detassati secondo quanto disposto dall’articolo 10 bis del Decreto legge numero 137 del 2020.

Crediti di imposta Covid, bonus sanificazione e ‘Botteghe e negozi’ nella dichiarazione Redditi 2021

I crediti di imposta Covid, invece, devono trovare allocazione nel quadro RU e in quello RF in diminuzione dal reddito. Inoltre, si devono indicare con l’importo del credito nel quadro RS e in quello IQ se inerenti all’Irap. Fa eccezione il bonus relativo alla sanificazione degli ambienti di lavoro e quello delle ‘botteghe e negozi’ del Decreto legge “Cura Italia”: entrambi non devono essere inseriti nel Quadro temporaneo.

Codici 24 e 8: devono essere indicati nei Redditi 2021?

Nel rigo RS 401 del modello dei Redditi 2021 e nel rigo IS 201 del modello Irap sono diventati, rispettivamente, inutili i codici 24 e 8. Infatti, l’articolo 1 bis del Decreto legge numero 73 del 2021 ne ha disposto l’abrogazione come qualifica di aiuto di Stato delle misure ricevute.

Modello Irap 2021, come si procede con i contributi a fondo perduto?

Nel modello Irap 2021 si devono riportare solo i contributi e gli aiuti ricevuti che incidono specificamente sul tributo stesso. Rientra in questa indicazione anche l’eliminazione del 1° acconto del 2020 per i soggetti passivi beneficiari della misura. Inoltre, si ritiene che si possa scegliere tra cassa e competenza nella compilazione del quadro RS. Ciò deriva dal fatto che le istruzioni al quadro Rs prevedono la procedura per competenza, mentre le Faq accolgono la compilazione per cassa.

Ulteriori indicazione nella compilazione del modello Redditi 2021

Maggiori indicazioni sono state diramate nel corso del Question time del 24 giugno 2021 (numero 506180) e nella lettera inviata dal direttore dell’Agenzia delle entrate ai Garanti dei contribuenti a fine luglio scorso. In entrambe le occasioni si è ribadito come alcune informazioni derivino direttamente dalla disciplina comunitaria. Pertanto, dette informazioni non sono rintracciabili nelle banche date a disposizione dell’Agenzia delle entrate.

Errori e sanzioni nella dichiarazione Redditi 2021

In questo ambito rientrano i casi di soggetti che svolgano più attività. Per queste situazioni è necessario far riferimento al settore e al codice dell’attività che ha percepito il contributo o l’aiuto di Stato. Per quanto concerne le eventuali sanzioni per errori e omissioni nei quadri dichiarativi dei contributi a fondo perduto Covid, anche qui vi è una divergenza tra normativa comunitaria e quella interna. Infatti, la risoluzione 26/E del 2021 contempla una sanzione fissa residuale, mentre nel Question time di giugno si ipotizza l’illegittimità della fruizione dell’aiuto stesso.

 

Aiuti di Stato e pandemia: l’Unione Europea ammette deroghe

Gli aiuti di Stato sono degli importanti contributi che vanno a sostenere le imprese al fine di mantenere l’occupazione, superare la crisi in determinati settori, favorire uno sviluppo economico equilibrato tra i vari Paesi dell’Unione Europea. Per essi sono previsti dei limiti dettati dall’Unione Europea, la crisi pandemica ha però portato ad applicare regole più permissive. Ecco i vantaggi.

Il Quadro temporaneo degli aiuti di Stato

Già in precedenza è stato detto che a livello europeo esistono diverse tipologie di aiuti, tra questi ci sono gli aiuti de minimis che non devono avere la preliminare approvazione della Commissione Europea in quanto si ritiene che non siano idonei a influire sulla libera concorrenza, è poi vi sono gli aiuti di Stato che invece devono essere preliminarmente approvati per valutare se idonei a incidere sulla libera concorrenza danneggiando così le imprese. Il nuovo “Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza della Covid 19 adottato il 19 marzo 2020 e sottoposto in questo lungo anno a diverse modifiche, stabilisce al punto 20 che gli aiuti oggetto della nuova e temporanea normativa sono cumulabili anche con gli aiuti de minimis.

Se vuoi saperne di più sugli aiuti de minimis, leggi la guida: aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli.

Settori in cui non è richiesta l’autorizzazione della Commissione

L’Unione Europea al fine di fronteggiare la pandemia che ha colpito a livello globale, ha previsto una serie di semplificazioni agli aiuti di Stato, in particolare per alcune categorie di essi ha eliminato l’obbligo della preventiva comunicazione alla Commissione Europea e quindi ha eliminato l’autorizzazione. Si tratta dei contributi:

  • a sostegno della transizione verde e al digitale ritenuti essenziali anche per la ripresa economica post covid;
  • aiuti concessi dalle autorità nazionali, ma finanziati tramite l’Unione Europea ovvero tramite programmi specifici inseriti nei piani pluriennali.

Tra gli aiuti di Stato che potranno essere concessi senza la preventiva autorizzazione della Commissione Europea ci sono quelli:

  • per progetti per l’efficienza energetica degli edifici;
  • diretti alla realizzazione di infrastrutture per le ricariche e rifornimento dei veicoli a basso impatto ambientale (si tratta insomma della realizzazione di sistemi per la ricarica dei veicoli elettrici);
  • volti a migliorare la connessione per le tecnologie digitali, quindi per la realizzazione di reti 4G e 5G.

Aiuti di Stato in deroga alle regole degli articoli 107-108 TFUE

Il quadro prevede poi aiuti concessi con autorizzazione ma in deroga ai normali criteri. Gli aiuti di Stato concessi in deroga alle regole generali sugli aiuti di Stato previsti dal TFUE non possono essere concessi a imprese che già nel 2019 erano in crisi. Possono essere sotto forma di:

  • sovvenzioni, anticipi agevolazioni fiscali;
  • garanzie sui prestiti;
  • prestiti con tassi di interesse agevolati;
  • garanzie per prestiti;
  • assicurazione del credito all’esportazione.

Italia: approvati gli aiuti di Stato per assumere i giovani

Nel quadro degli aiuti deve essere ricordato anche che l’Unione Europea nei giorni appena trascorsi ha approvato il quadro di sostegno dell’Italia alle imprese che decidono di assumere giovani con età inferiore a 36 anni. Il piano prevede 1,24 miliardi di euro ed è diretto a sgravare l’impresa dagli oneri contributivi per le assunzioni. I nuovi contratti devono però essere a tempo indeterminato oppure prevedere la trasformazione di contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. L’aiuto non può essere concesso alle imprese che hanno licenziato nei 6 mesi precedenti alla richiesta dell’aiuto e decadono dal beneficio nel caso in cui licenzino nei 9 mesi successivi all’ottenimento del beneficio.

L’esenzione dal pagamento dei contributi si estende per un periodo di 38 mesi e può portare a un risparmio massimo annuale di 6.000 euro. La Commissione ha ritenuto questo aiuto in linea con il quadro temporaneo di aiuti di Stato vigente in pandemia e che scadrà il 31 dicembre 2021, potrebbe però essere prorogato. Sono comunque previsti dei massimali per alcune tipologie di imprese:

  • 225.000 euro per produzione primaria di prodotti agricoli;
  • 270.000 euro pesca e acquacoltura;
  • 1,8 milioni di euro per tutti gli altri settori.

Aiuti de minimis: cosa sono, limiti, ammontare e come ottenerli

Uno dei pilastri del diritto dell’Unione Europea è il libero mercato, proprio per questo ci sono numerose norme il cui obiettivo è evitare che tra le imprese dei Paesi Membri sia alterato il gioco della libera concorrenza. Tra i punti cardine della legislazione dell’Unione Europea c’è il divieto di dare aiuti alle imprese in quanto questi andrebbero ad alterare la libera concorrenza. Ci sono però delle eccezioni e cioè gli aiuti de minimis, ecco di cosa si tratta.

Il divieto di aiuti di Stato

Il diritto dell’Unione Europea prevede il divieto di aiuti di Stato, la disciplina generale è contenuta nell’articolo 107 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, TFUE, questo stabilisce il divieto generale di concedere aiuti di Stato, come sovvenzioni a fondo perduto, prestiti agevolati, garanzie su prestiti, esenzioni e immunità fiscali e tutti gli aiuti che siano idonei a falsare la concorrenza e pregiudichino il mercato interno. Lo stesso articolo 107 però prevede delle deroghe, queste possono essere concesse al fine di perseguire obiettivi strategici generali, ad esempio per portare economie deboli a livello delle forti, come nel caso di progetti per lo sviluppo del Mezzogiorno o per far fronte a perturbazioni economiche, tra cui quelle relative all’emergenza pandemica.

La normativa stabilisce che nel caso in cui uno Stato voglia concedere un aiuto debba darne comunicazione alla Commissione Europea che deve quindi valutare se il “progetto” sia in grado di ledere la libera concorrenza e minacciare il mercato interno oppure possa essere concessa una deroga. Gli aiuti devono quindi essere approvati dalla Commissione. Tale obbligo di comunicazione viene però meno nel caso in cui si tratti di aiuti coperti da un’esenzione generale per categoria, cioè gli aiuti de minimis. Cerchiamo quindi di capire di cosa si tratta.

Cosa sono gli aiuti de minimis

La prima cosa da sottolineare quindi è che gli aiuti de minimis possono essere concessi dagli Stati Membri senza doverne dare comunicazione alla Commissione Europea.

La seconda cosa da sottolineare è che si tratta di aiuti di piccola entità, proprio per questo si ritiene che non siano in grado di influenzare il libero mercato e la concorrenza. La normativa stabilisce che un’impresa unica non può ricevere più di 200.000 euro nell’arco di 3 esercizi finanziari. In realtà fino al 2006 il limite era di 100.000 euro, è stato successivamente innalzato. Deve essere anche ricordato che gli aiuti de minimis possono arrivare a 500.000 euro nel caso in cui siano riconosciuti in compensazione per la fornitura di Servizi di Interesse Economico Generale (SIEG) .

Il limite dei 200.000 euro in tre esercizi finanziari scende a 100.000 euro per le aziende che si occupano di trasporto su strada in conto terzi e a 15.000 euro per le imprese agricole. L’ammontare deve essere calcolato al lordo.

Da chi possono essere erogati gli aiuti del minimis?

Gli aiuti de minimis possono essere erogati dall’Amministrazione finanziaria, in poche parole dal MISE (Ministero dello Sviluppo Economico), dalle Regioni, Camere di Commercio, Comuni ed altri enti pubblici.

A chi possono essere riconosciuti?

La normativa stabilisce che tutte le imprese, qualunque sia la loro dimensione, possano riceverli, mentre sono esclusi alcuni settori, cioè:

  • pesca e acquacoltura;
  • produzione agricola;
  • trasformazione di prodotti agricoli, ma in questo caso con dei limiti infatti non possono accedere agli aiuti de minimis se l’entità degli stessi è legata al valore della produzione acquistata da produttori primari e nel caso in cui l’aiuto sia diretto parzialmente o integralmente a produttori primari;
  • attività connesse all’esportazione verso Paesi dell’Unione Europea;
  • per finanziare iniziative che stimolino o inducano l’utilizzo di prodotti nazionali rispetto a quelli di importazione.

Tali limiti a ben vedere sono giustificati dal fatto che si tratterebbe di finanziare delle attività che comunque rischiano di alterare le libera concorrenza.

Come capire se si può accedere agli aiuti de minimis?

Come si può notare, il limite dei 200.000 deve essere riferito a tre esercizi finanziari successivi, per capire se vi sono margini per ottenerli è necessario sommare il valore di tutti gli aiuti ricevuti anche se la loro forma è diversa, ad esempio si devono sommare fondi ottenuti, ma anche agevolazioni fiscali, l’ammontare del valore di eventuali garanzie ottenute, di immobili concessi a prezzi inferiori rispetto a quelli ordinari. A queste somme devono essere sommate quelle che eventualmente si otterrebbero partecipando a un determinato bando e complessivamente non deve essere superato il limite. Si parla in questo caso anche di base mobile.

É l’azienda a dover fornire all’amministrazione una dichiarazione sugli aiuti de minimis ottenuti nell’anno in corso e dei due esercizi finanziari antecedenti. L’ente erogatore dovrà però controllare che l’auto-dichiarazione corrisponda a realtà. Per aiutare le aziende a monitorare gli aiuti di Stato ricevuti è stato predisposto il Registro Nazionale degli Aiuti di Stato disponibile a questo indirizzo https://www.rna.gov.it/RegistroNazionaleTrasparenza/faces/pages/TrasparenzaAiuto.jspx  

Naturalmente nella scheda devono essere inseriti non solo gli aiuti ricevuti a livello statale, ma anche quelli ricevuti a livello locale.

Come ottenere gli aiuti de minimis

Per ottenere gli aiuti de minimis è necessario rispondere a bandi di concorso previsti a livello nazionale o locale, nel completare la procedura di partecipazione deve essere allegata l’auto-dichiarazione vista, nel caso in cui dai controlli dovesse emergere che è stato già superato il limite visto, naturalmente non sono concessi tali aiuti. Se la dichiarazione è non rispondente al vero, ma l’amministrazione concedente non se ne accorge ed eroga gli aiuti, in caso di successivi controlli potrebbero esserci conseguenze, cioè è necessario restituire gli aiuti.

Per rientrare nel limite dei 200.000 euro è anche possibile chiedere la riduzione di un aiuto precedente già concesso. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea nella sentenza del 28 ottobre 2020 in riferimento al caso di un’impresa che aveva ricevuto nei due anni precedenti importi pari a 130.000 euro e che in caso di concessione del nuovo aiuto avrebbe sforato tale limite, ha statuito che: “l’azienda che a causa dell’esistenza di aiuti precedenti, porterebbe l’importo complessivo degli aiuti che le sono stati concessi a superare il massimale «de minimis», può optare, fino alla concessione di tale aiuto, per la riduzione del finanziamento richiesto o per la rinuncia, totale o parziale, a precedenti aiuti già percepiti, al fine di non superare tale massimale.”