Autonomi, artigiani e commercianti, professionisti: come si determinano i contributi previdenziali?

I lavoratori autonomi sono chiamati a versare entro il 30 giugno il conguaglio contributivo. Oltre a mettersi in regola con il Fisco, infatti, in questo mese i titolari di partita Iva, gli artigiani, i commercianti, i liberi professionisti e, in generale, i lavoratori autonomi hanno l’onere di versare all’Inps il conguaglio dei contributi. Che si concretizza nel versamento del saldo dei contributi dallo scorso anno e nel 1° acconto per l’anno 2022.

Lavoratori autonomi, entro il 30 giugno 2022 il versamento del saldo contributi del 2021 e l’acconto del 2022

L’onere riguarda i cosiddetti “free lance”, iscritti alla gestione separata dell’Inps. La scadenza per il versamento del conguaglio contributivo è fissata al 30 giugno 2022. Si può, in ogni modo, pagare entro il 22 agosto prossimo, ma con la maggiorazione dello 0,40%. Lo stesso Istituto previdenziale è intervenuto nei giorni scorsi per ricordare agli iscritti alle Gestioni speciali artigiani e commercianti e agli iscritti alla Gestione separata il dovere di compilare il quadro RR del modello “Redditi 2022 Pf” (persone fisiche) e la riscossione dei contributi dovuti a saldo per il 2021 e l’acconto del 2022.

Da chi deve essere compilato il Quadro RR?

In particolare, il Quadro RR del modello “Redditi 2022 PF deve essere compilato “dagli iscritti alle Gestioni dei contributi e delle prestazioni previdenziali degli artigiani e degli esercenti attività commerciali e del terziario, nonché dai lavoratori autonomi che determinano il reddito di arte e professione così come disciplinato dall’articolo 53, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica del 22 dicembre 1986, numero 917 (Testo unico delle imposte sui redditi – Tuir), e sono iscritti alla Gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, numero 335, per la determinazione dei contributi dovuti all’Inps”.

Artigiani e commercianti, come funziona il versamento dei contributi Inps?

Per gli artigiani e i commercianti il saldo dei contributi previdenziali deve essere calcolato sul complessivo dei redditi di impresa denunciati per il calcolo dell’Irpef. I redditi devono essere stati prodotti nello stesso anno al quale gli stessi contributi fanno riferimento. Sui contributi dovuti per l’anno 2021, i titolari delle imprese commerciali ed artigiane, nonché i soci titolari di una propria posizione assicurativa, sono chiamati ai versamenti contributivi sia per sé che per le persone che svolgono la propria attività lavorativa nell’impresa. Si tratta, dunque, dei collaboratori e dei familiari che devono completare la sezione I del Quadro RR.

Come si determina il reddito imponibile?

Per la determinazione del reddito imponibile da assoggettare al calcolo dei contributi previdenziali, gli iscritti alle gestioni Inps devono prendere in considerazione il totale dei redditi di impresa ottenuti nel 2021, sottraendo eventuali perdite dei periodi di imposta. Pertanto, la formula per il calcolo della base imponibile è la seguente:

RF63 – (RF 98 + RF 100, col. 1 + col. 2) + [RG 31 – (RG 33 + RG 35, col. 1 + col. 2)] + [somma algebrica (colonne 4 da RH 1 a RH 4 con codice 1 e 5 indicato in colonna 2 e colonne 4 da RH 5 a RH 6) – RH 12 col. 1- RH 12 col. 2] + RS 37 colonna 15.

Quali sono le aliquote da applicare per i commercianti e gli artigiani?

Le aliquote che agli artigiani e i commercianti devono applicare alla base imponibile per la determinazione dei contributi previdenziali sono:

  • il 24% per gli artigiani e il 24,09% per i commercianti sulla parte di reddito annuale che eccede i 15.593 euro e fino al limite di 47.379 euro;
  • il 24,55% gli artigiani, ovvero il 24,64% per i commercianti, tra 47.379 e 78.965 euro. Il limite sale a 103.055 euro per i contribuenti che non hanno contributi versati alla data del 31 dicembre 1995.

Commercianti e artigiani, cosa deve fare chi ha già versato un acconto nello scorso anno?

I commercianti e gli artigiani che lo scorso anno avessero versato l’acconto percentuale del reddito di impresa dichiarato per il 2020 in misura maggiore rispetto al minimale di 15.593 euro, devono versare il conguaglio. Tale somma va calcolata sui redditi conseguiti in maniera effettiva nel corso del 2021.

Versamento del primo acconto del 2022 dei commercianti e degli artigiani

Il versamento del primo acconto per il 2022 da parte dei commercianti e degli artigiani deve essere calcolato considerando l’aumento definitivo dell’aliquota contributiva al 24% (per i commercianti il 24,48%). Il minimale di reddito per il 2022 corrisponde, invece, a 15.710 euro, il massimale a 80.465 euro. Pertanto, le due categorie di lavoratori autonomi devono versare rispettivamente per il primo acconto dei contributi previdenziali:

  • il 24% gli artigiani sul reddito di impresa fino a 48.279 euro e il 25% sulla quota eventualmente eccedente fino al limite di 80.465 euro;
  • il 24,48% i commercianti sul reddito di impresa fino a 48.279 euro e il 25,48% sulla quota eventualmente eccedente fino al limite di 80.465 euro.

Per i collaboratori giovani è previsto uno sconto purché l’età non ecceda i 21 anni.

Commercianti e artigiani che nel 2021 avevano dichiarato un reddito d’impresa eccedente i 15.593 euro: cosa fare?

Pertanto, gli artigiani e i commercianti con un reddito di impresa riferito all’anno 2021 eccedente i 15.593 euro (il tetto del minimale) devono versare adesso:

  • il 22,80% gli artigiani;
  • il 23,28% i commercianti.

Queste percentuali scaturiscono dalla differenza tra il reddito di impresa risultante dall’Unico 2022 e il limite stabilito dal minimale di 15.710 euro.  Inoltre, le percentuali aumentano a:

  • 23,80% per gli artigiani;
  • 24,28% per i commercianti;

per la parte di reddito di impresa del 2021 tra i limiti di 48.279 euro e 80.546 euro. Infine, entro il 30 novembre 2022 bisogna pagare le quote del secondo acconto, applicando le medesime percentuali.

Liberi professionisti iscritti alla Gestione separata dell’Inps, come si calcola il saldo?

I liberi professionisti iscritti alla Gestione separata dell’Inps devono calcolare il saldo risultante dal reddito del 2021. Al limite di 103.055 euro deve essere applicata la percentuale del 25,98%. In alternativa si paga il 24% se si è già pensionati o assicurati. Al risultato vanno detratti gli acconti di giugno e di novembre già pagati nel 2021.

Professionisti, come calcolare gli acconti?

Ai fini del calcolo degli acconti nella percentuale del 40% è necessario considerare:

il reddito del professionista, maturato nell’anno 2021 ai fini dell’Irpef risultante dall’Unico 2022, nel tetto di 103.055 euro. Questo limite è riferito al reddito imponibile del 2021;

  • applicare la percentuale del 10,392%, pari al 40% dei contributi dovuti calcolati sul 25,98%;
  • oppure applicare la percentuale del 9,6%, pari al 40% dei contributi dovuti, calcolati sul 24% (pensionati o già assicurati).

Entro quanto è necessario procedere con i versamenti?

I commercianti e gli artigiani devono versare i contributi dovuti sulla quota di reddito eccedente il minimale e gli iscritti alla Gestione separata dell’Inps la contribuzione dovuta entro le scadenze fissate per il versamento delle imposte sui redditi. Per il 2022, tali scadenze sono fissate al:

  • 30 giugno (o 22 agosto 2022 per chi si avvale della rateizzazione) per il saldo 2021 e il 1° acconto 2022;  e
  • 30 novembre 2022 per il 2° acconto.

Maggiorazione dovuta dello 0,40% per chi paga dopo la scadenza del 30 giugno

Commercianti, artigiani, professionisti e partite Iva che pagano i contributi del saldo 2021 e del 1° acconto del 2022 dopo il 30 giugno 2022 devono calcolare la maggiorazione dello 0,40%. I contribuenti versano questa maggiorazione a titolo di interessi per evitare eventuali sanzioni per il ritardato pagamento. La quota della maggiorazione deve essere versata in via separata rispetto ai contributi. Si utilizzano le seguenti causali:

  • Api, per gli artigiani e codeline Inps usata per versare il corrispondente contributo;
  • Cpi, per i commercianti e codeline Inps usata per versare il corrispondente contributo;
  • Dppi per il libero professionista.

Come si effettua la rateizzazione? 

Per artigiani e commercianti la rateizzazione si può fare solo per i contributi dovuti sulla parte di reddito oltre il minimale imponibile a saldo per il 2021 e per il 1° acconto del 2022. Vanno escluse, dunque, le quote contributive entro il minimale. I professionisti, invece, possono procedere con la rateizzazione sia sul saldo del 2021 che sul 1° acconto del 2022. La prima rata deve essere versata entro la data di scadenza del saldo o dell’acconto differito. Le restanti rate, invece, hanno la scadenza indicata nel modello “Redditi 2022 Pf”. In ogni modo, il versamenti delle rate devono terminare entro il 30 novembre 2022. Per stabilire l’importo delle rate è necessario far riferimento alle modalità inserite nelle istruzioni al modello “Redditi 2022 Pf”, nella sezione relativa alle Modalità e termini di versamento – Rateazione.

Contributi Pmi Lombardia fotovoltaico e cambio pannelli: bando a commercianti, artigiani e impianti sportivi

Per le piccole e medie imprese della Regione Lombardia arriva il pacchetto da 64 milioni di euro per l’efficientamento energetico e per il cambio delle macchine e dei pannelli solari. I contributi a fondo perduto sono del 50% per il fotovoltaico e fino al limite dell’80% per il cambio delle macchine e dei pannelli solari. A beneficiarne possono essere i commercianti, gli artigiani e gli impianti sportivi. Il pacchetto energia si articola in tre differenti misure a sostegno dell’efficientamento energetico. La quota più corposa degli aiuti andrà alle imprese e agli enti che gestiscono impianti natatori e del ghiaccio.

Contributi a fondo perduto per le Pmi della Regione Lombardia, gli obiettivi di sostegno per il caro energia

Gli avvisi per i contributi a fondo perduto della Regione Lombardia arrivano a seguito della seduta del 26 aprile scorso della Giunta regionale. L’obiettivo è quello di supportare le piccole e medie imprese in interventi strutturali in modo che gli aumentati costi dell’energia non influiscano sul loro equilibrio economico. Il bando prevede nella quasi totalità contributi a fondo perduto con aliquote di aiuti fino all’80%.

Contributi a fondo perduto imprese artigiane della Regione Lombardia, cosa sono?

Per le imprese artigiane della Regione Lombardia, il bando prevede lo stanziamento di oltre 22,3 milioni di euro. Gli aiuti consistono nella concessione di contributi a fondo perduto che possono raggiungere il 50% delle spese ammissibili. Il limite delle spese è fissato in 50 mila euro. L’importo minimo dei progetti deve essere di 15 mila euro. Risultano ammissibili agli incentivi gli investimenti fatti per favorire l’efficientamento energetico della sede legale o produttiva. Per la presentazione delle domande è necessario utilizzare la sezione del sito della Regione Lombardia “Bandi online”.

Quali spese sono ammissibili dal bando della Regione Lombardia per gli artigiani?

A titolo di esempio, sono ammissibili le spese delle imprese artigiane del bando della Regione Lombardia per l’efficientamento energetico:

  • quelle per acquistare e installare i collettori solari e gli impianti di microgenerazione della potenza massima di 200 kWel;
  • l’acquisto e l’istallazione di caldaie ad alta efficienza a condensazione, a pompe di calore o a biomassa, in sostituzione delle caldaie già esistenti nei siti produttivi;
  • gli impianti fotovoltaici;
  • l’acquisto e l’installazione dei macchinari e delle attrezzature in sostituzione di quelli già esistenti in azienda;
  • i sistemi di domotica, di monitoraggio dei consumi energetici, le apparecchiature a led per la sostituzione degli impianti di illuminazione tradizionale;
  • le opere murarie e di impianti nel limite del 20% del totale delle spese ammissibili purché funzionali all’attività artigianale.

Piccole e medie imprese del commercio della Lombardia, quali contributi a fondo perduto per l’efficientamento energetico?

Per le piccole e medie imprese della Regione Lombardia operanti nel settore del commercio sono a disposizione 9,6 milioni di euro di risorse per i contributi a fondo perduto a favore dell’efficientamento energetico. Gli aiuti, dunque, consistono in contributi fino al 50% delle spese ammissibili, nei limiti di progetti per un minimo di 4 mila euro e un massimo di 30 mila euro. Il bando per la presentazione delle domande sarà aperto a giugno.

Quali spese sono ammissibili dal bando Lombardia per l’efficientamento energetico delle imprese del commercio?

Tra le spese ammissibili dei contributi a fondo perduto della Regione Lombardia per le imprese del commercio, rientrano:

  • gli impianti fotovoltaici per autoprodurre l’energia da fonti rinnovabili;
  • l’acquisto e l’installazione di attrezzature e di macchinari in sostituzione di quelli già in possesso;
  • acquisto e installazione di impianti per raffrescare o raffreddare;
  • l’acquisto di sistemi di domotica al fine di risparmiare energia e tenere sotto controllo i consumi.

Contributi a fondo perduto per gli impianti natatori e del ghiaccio della Lombardia: cosa sono?

Le risorse più cospicue sono stanziate dalla Regione Lombardia per gli operatori economici che gestiscono gli impianti natatori e del ghiaccio. La Regione ha stanziato 32 milioni di euro per questo pacchetto di aiuti. Si tratta di un sostegno a favore degli operatori che rischiano il fallimento o l’interruzione delle attività a causa del caro prezzi dell’energia. Il sostegno economico si concretizza in un contributo a fondo perduto che può raggiungere l’80% delle spese ritenute ammissibili. Il limite massimo della spesa è pari a 350 mila euro.

Chi può richiedere i contributi a fondo perduto Lombardia per impianti natatori e del ghiaccio?

Ammessi a presentare domanda per i contributi a fondo perduto della Regione Lombardia per gli impianti natatori e del ghiaccio sono:

  • i soggetti privati titolari o concessionari della gestione degli impianti;
  • gli enti pubblici se proprietari o gestori diretti degli impianti.

Quali sono le spese ammissibili per i contributi a fondo perduto per gli impianti natatori e del ghiaccio?

Le spese ammissibili per i contributi fino all’80% degli impianti natatori e del ghiaccio riguardano l’acquisto e l’installazione di:

  • collettori solari termici;
  • impianti fotovoltaici per autoprodurre energia elettrica da fonti rinnovabili;
  • teli isotermici per coprire piscine nelle ore di non utilizzo;
  • caldaie ad alta efficienza in sostituzione degli impianti già esistenti.

Regione Lombardia, come presentare domanda per i contributi a fondo perduto per l’efficientamento energetico?

Il bando attuativo del progetto è previsto in uscita a 60 giorni dalla delibera della Giunta regionale. Tramite l’avviso saranno riportate le modalità attraverso le quali si procederà per l’apertura dello sportello e la presentazione delle istanze. I progetti verranno valutati in base agli obiettivi di efficientamento energetico e verrà stilata una graduatoria finale delle imprese ammesse ai contributi.

Contributi volontari INPS 2022: quanto costano ai lavoratori?

Chi è vicino a maturare i requisiti pensionistici, ma ha perso il lavoro o semplicemente è disoccupato, ha i requisiti per accedere alla pensione, ma vuole incrementare l’importo del futuro assegno, può versare i contributi volontari. Molti si chiedono: quanto costano i contributi volontari? Vedremo ora il costo per il 2022 in base alle varie categorie di lavoratori.

In quali casi è possibile versare i contributi volontari INPS 2022?

Affinché un lavoratore possa versare contributi volontari è necessario che ci siano dei presupposti. In primo luogo è necessario avere versato almeno 5 anni di contributi, pari a 260 contributi settimanali o 60 contributi mensili. Inoltre occorre aver versato almeno 3 anni di contributi negli utili 5 anni. La contribuzione volontaria è utile a coprire buchi, ma sia chiaro, non si possono versare contributi per gli anni passati. Cioè se Tizio, ad esempio nel 2010, non ha versato i contributi, oppure ha perso alcune settimane o mesi, oggi non può decidere di versare i contributi a copertura di quel periodo.

La copertura può riguardare periodi in cui non sono stati versati fino ad un periodo antecedente rispetto a quello della domanda massimo di sei mesi. Quindi oggi si può proporre la domanda a copertura anche dei sei mesi precedenti. Non si può andare oltre. Per poter pagare i contributi volontari INPS è inoltre necessario non avere un rapporto di lavoro in corso e non essere titolari di una pensione diretta.

Quanto costa versare i contributi volontari INPS 2022?

Il costo dei contributi volontari INPS 2022 è stato reso noto con la circolare INPS 24 dell’11 febbraio 2022. L’aliquota contributiva per lavoratori ( non lavoratori agricoli) che hanno ottenuto l’autorizzazione a versare contributi volontari dopo il 31 dicembre 1995, è del 33%. Questa aliquota viene applicata sulla retribuzione minima settimanale aggiornata in base ai dati Istat sull’inflazione. Per il 2022 è previsto l’importo di retribuzione minima settimanale di 210,15 euro, naturalmente ciò deve essere moltiplicato per 52 settimane, cioè quanto è necessario maturare per avere un anno di contributi INPS. Si tratta quindi di un importo minimo di reddito di 10.927,80 su questa deve essere applicata l’aliquota del 33%. Il risultato è 3.606, 174 euro.

Questa aliquota oltre ad essere applicata ai lavoratori iscritta all’INPS, si applica anche agli iscritti delle gestioni:

  • Elettrici;
  • autoferrotranvieri;
  • telefonici;
  • fondo dipendenti delle ferrovie;
  • dirigenti ex INPDAI .

L’aliquota viene aumentata di un punto percentuale nel caso in cui i redditi dichiarati da coloro che vogliono versare contributi volontari è pari o superiore a 48.279,00 euro.

L’aliquota vista scende per coloro che hanno fatto domanda di versare i contributi volontari e sono stati autorizzati con decorrenza antecedente al 1° gennaio 1996. In questo caso l’aliquota è del 27,87%.

I contributi volontari INPS 2022 hanno un’aliquota leggermente più bassa per alcune categorie di lavoratori, infatti per i dipendenti del settore sanità e degli enti locali, per i lavoratori del settore servizi postali, telegrafici, telefonici, la stessa è fissata al 32,65%.

Costo contributi volontari INPS 2022 per partita IVA

Il calcolo è diverso per i titolari di partita IVA che versano, o hanno versato, i contributi in qualità di commercianti o artigiani. In questo caso si parte dal reddito medio degli ultimi 36 mesi di attività e si applica un’aliquota diversa in base alla categoria. La stessa è del:

  • 22,80% per gli artigiani titolari di età inferiore a 21 anni e 24% in caso di età superiore a 21 anni.
  • 23,28% per commercianti di età inferiore a 21 anni e 24,48% per commercianti età superiore a 21 anni.

Per gli iscritti alla Gestione Separata INPS il minimale su cui viene calcolato l’importo dei contributi volontari INPS è di 16.243 euro e su questo importo viene applicata un’aliquota del 25% per i professionisti senza cassa obbligatoria e del 33% per i collaboratori a progetto e altri professionisti. Di conseguenza per i primi un anno di contributi volontari costa 4.060,75 euro mentre per i secondi 5.360,28 euro .

Deve essere ricordato che i contributi volontari INPS una volta versati non possono essere recuperati. Proprio per questo prima di presentare al domanda è bene calcolare in modo attento se è davvero necessario e utile versarli.

Per informazioni sulle rare ipotesi in cui è possibile ottenere la restituzione dei contributi versati, leggi l’articolo: Contributi volontari INPS: si può chiedere la restituzione?

Fondo perduto per le Pmi, 6 bandi aperti per gli aiuti alle imprese della Lombardia

In arrivo, già dai prossimi giorni, un pacchetto di misure di finanziamenti e di fondo perduto per le imprese e i liberi professionisti della Regione Lombardia. Le nuove iniziative della Regione a favore degli imprenditori lombardi vale 460 milioni di euro. Già nei prossimi giorni è possibile presentare domanda, ma per il contributo a fondo perduto per tutti i settori economici la scadenza è quella del 29 ottobre 2021.

Finanziamenti alle imprese, Attilio Fontana: ‘Lombardia locomotiva del Paese’

A presentare il nuovo pacchetto di finanziamenti e di fondo perduto alle imprese è stato il presidente della Regione Attilio Fontana e Guido Guidesi, assessore regionale allo Sviluppo economico. Le misure andranno nella direzione della ripresa economica della regione dopo la fase più dura della pandemia. “Ci sono tutte le condizioni affinché le capacità, il dinamismo e la creatività del popolo lombardo continueranno a fare della Lombardia la versa locomotiva del Paese, tra le più importanti dell’intera Europa”, ha detto il presidente regionale.

Finanziamenti alle Pmi, quali sono le imprese interessate?

In tutto, sono sei le misure a sostegno delle imprese che la Regione Lombardia ha messo in campo per la ripresa economica. Ci sono fondi anche per le nuove attività, per i liberi professionisti, le imprese artigiane, quelle che investono nel digitale e nel green. Non mancano fondi perduti per particolari settori economici, particolarmente danneggiati dell’emergenza sanitaria, come la ristorazione, i matrimoni, l’abbigliamento e le calzature.

Bando Investimenti per la ripresa, dal 25 ottobre riapertura bando del contributo a fondo perduto

Entrando nello specifico delle misure, la prima riguarda il piano “Investimenti per la ripresa“.  Lunedì 25 ottobre verrà riaperto alle ore 12:00 lo sportello “Linea A”, quello riguardante gli artigiani e, unicamente per le Aree Interne, anche le imprese che offrono servizi di ristorazione e di alloggio. La dotazione complessiva è di 15,5 milioni di euro. Si tratta di un contributo a fondo perduto per il 50% delle spese ammissibili, ovvero quelle sostenute nell’ambito della transizione digitale, della transizione green e della sicurezza sul lavoro (anche in ambito di emergenza sanitaria). Il massimo di contributo è pari a 40 mila euro e sono ammissibili spese per un importo minimo di 15 mila euro. Il bando è reperibile nella sezione “Bandi” del sito della Regione Lombardia.

Bando in scadenza per le micro, piccole e medie imprese di tutti i settori

È in scadenza il bando Si 4.0 2021 destinato a soluzioni, prodotti e servizi innovativi di Impresa 4.0. Si tratta di un fondo a favore delle micro, piccole e medie imprese per 1,8 milioni di euro totali. Il contributo a fondo perduto previsto è al massimo del 50% delle spese ammissibili. Le domande possono essere presentate fino alle ore 12:00 del 29 ottobre 2021. 

Sostegno al credito con fondo perduto: il bando per le imprese ‘Credito Adesso Evolution’

Il bando con maggiori risorse per le imprese è quello relativo al “Credito Adesso Evolution“. In tutto la dote finanziaria del fondo ammonta a 324 milioni di euro e coinvolge anche i liberi professionisti e gli studi associati, oltre alle micro, piccole e medie imprese e alle imprese fino a 3.000 dipendenti. Si tratta di un contributo regionale volto ad abbattere i tassi di interesse con un contributo a fondo perduto dell’importo massimo di 70 mila euro e pertanto di accesso al credito e alla liquidità in tempi brevi. La domanda può essere presentata fino all’esaurimento della dotazione finanziaria.

Fondo Arest per il sostegno alle nuove attività economiche e a quelle già esistenti

Altri 75 milioni di euro sono riservati dall’Accordo di rilancio economico, sociale e territoriale (Fondo Arest). Le risorse vanno ai comuni, alle comunità mondane e alle province per un cofinanziamento del 50% dell’investimento ammissibile da parte delle imprese. Si tratta, in questo caso, di programmi di rilancio che includono la realizzazione di opere infrastrutturali e di servizi che permettano un più agevole insediamento delle nuove attività economico. Ma il fondo prevede anche il sostegno delle attività già presenti sul territorio. Il tetto per ciascuna impresa è di 2 milioni di euro e il valore minimo della proposta è fissato a 500 mila euro. La domanda può essere presentata dalle ore 12:00 di lunedì 25 ottobre 2021.

Fondo ‘Confidiamo nella ripresa’, fondo perduto del 10%

Alle piccole e medie impresse più colpite dall’emergenza sanitaria ed economica è riservato anche il fondo “Confidiamo nella ripresa“. In tutto 60 milioni di euro soprattutto per le attività di commercio al dettaglio di calzature e abbigliamento, di ristorazione, di attività sportive, di eventi privati e matrimoni. Gli aiuti andranno anche ai locali da ballo e alle discoteche. Si tratta di un finanziamento a medio termine con risorse dei Confidi sostenute dalla garanzia regionale fino al 100% del finanziamento. Il limite massimo del finanziamento è di 20 mila euro ed è previsto un fondo perduto del 10% sul valore di quanto ricevuto. Il bando è in approvazione e l’avviso sarà pubblicato dalla Regione Lombardia presumibilmente entro il 15 novembre.

Con il fondo ‘Nuova impresa’ aiuti da Regione e Camere di commercio alle Mpmi e autoimprenditorialità

Per le micro, piccole e medie imprese del commercio, del terziario, del manifatturiero e per gli artigiani è previsto anche il Fondo “Nuova impresa” con una dote di 4 milioni di euro. Sono previsti finanziamenti anche per l’autoimprenditorialità come occasione per ricollocarsi nel mondo del lavoro. Il fondo, promosso dalla Regione insieme alle Camere di commercio, prevede l’erogazione, in un’unica rata, di un contributo a fondo perduto sulle spese ammissibile. Il contributo può arrivare fino al 50% nel limite dei 10 mila euro. Le domande potranno essere presentate a partire dal 1° dicembre 2021 dalle ore 14:30.

Imposizione contributiva artigiani e commercianti, come scaricare F24 dal sito Inps

Sono disponibili sul sito Inps i dati relativi agli importi e ai codici utili per la compilazione dei modelli F24 ai fini dell’imposizione contributiva di artigiani e commercianti. È lo stesso Istituto di previdenza a informare le categorie lavorative interessate con la circolare numero 17 del 9 febbraio 2021 e con il messaggio numero 1861 del 10 maggio 2021.

Circolare Inps per i contributi di artigiani e commercianti

Con la circolare numero 17, avente a oggetto “Artigiani ed esercenti attività commerciali: contribuzione per l’anno 2021”, l’Inps ha comunicato gli importi dei contributi dovuti sia dai commercianti che dagli esercenti delle attività commerciali per il 2021. In particolare, gli autonomi appartenenti alle due categorie lavorative devono scaricare e pagare l’F24 ogni tre mesi, alle scadenze prefissate del 16 maggio, del 20 agosto, del 16 novembre e del 16 febbraio dell’anno successivo.

Imposizione contributiva artigiani e commercianti, la comunicazione Inps

Inoltre, l’Istituto previdenziale ha fatto presente che i dati di dettaglio della contribuzione dovuta per lo stesso anno alle scadenze fissate dalla legge, e i codici Inps (o codeline) necessari per compilare i modelli “F24” e le informazioni sul modello “F24 precompilato”, nonché quelle sull’Associazione di categoria e i relativi importi delle quote dovute per i soggetti interessati, sono reperibili sul sito stesso dell’Inps nella sezione del “Cassetto previdenziale per Artigiani e Commercianti”. Da questa sezione è necessario accedere alla “Posizione assicurativa” e, successivamente, ai “Dati del modello F24”.

Artigiani e commercianti, accesso al sito Inps

Pertanto, la procedura per scaricare i contributi da versare tramite il modello F24 per artigiani e commercianti va fatta interamente sul sito Inps. Dal sito ufficiale è necessario accedere alla sezione “Entra in MyINPS” e inserire il codice fiscale e il Pin. In alternativa si può usare lo Spid, la Carta di identità elettronica (CIE) o la Carta nazionale dei servizi (CNS).

Sito Inps, come arrivare facilmente al ‘Cassetto previdenziale artigiani e commercianti’

Una volta che l’artigiano o il commerciante ha effettuato l’autenticazione sul sito dell’Inps si può procedere con il fare una ricerca dalla sulla barra posta in alto, in corrispondenza della lente di ingrandimento. Le parole da digitare per abbreviare il percorso sono “cassetto commercianti”. In base ai risultati della ricerca è necessario cliccare su “Cassetto previdenziale per artigiani e commercianti”. In questa sezione, il portale chiede di digitare il codice che compare nell’immagine per poter procedere.

I dati del modello F24 nel Cassetto previdenziale

Successivamente si accede nel dettaglio del cassetto previdenziale: dal menù di sinistra la sezione di interesse è “Posizione Assicurativa” e poi, dalla tendina che si apre, “Dati del modello F24“. Il sistema propone vari F24, ma i modelli di interesse sono quelli per i quali sono dichiarati gli importi. Il primo dato in alto della colonna che può comparire è quello del 16 febbraio che è relativo all’importo dell’anno precedente. In successione si visualizzano gli importi relativi all’anno in corso e, in particolare:

  • la scadenza del 16 maggio;
  • quella del 20 agosto;
  • la scadenza del 16 novembre;
  • in basso, la scadenza 16 febbraio dell’anno successivo.

Come leggere e scaricare i dai Inps relativi ad artigiani e commercianti

Nella stessa schermata, l’artigiano o il commerciante visualizzerà la colonna “Periodo dal” e “Periodo al” che descrive il periodo di competenza per il pagamento dei contributi. Nella colonna “Importo euro” il portale mostra i modelli F24 che sono stati già calcolati dall’Inps e la relativa data di scadenza. Per scaricare i modelli F24 è sufficiente cliccare sul simbolo del Pdf, posto all’estremità destra dello schema.

Quanti contributi si pagano con una partita Iva?

I titolari di partita Iva sono soggetti al pagamento dei contributi all’Inps o alla Cassa previdenziale di appartenenza. La contribuzione è legata ai soggetti che esercitano un’attività commerciale oppure professionale, in forma autonoma o associata. I contributi previdenziali, per chi vuole aprire una partita Iva o per chi già esercita in proprio, rappresentano una quota consistente delle uscite, pari mediamente a circa un quarto dei redditi annuali.

Contributi previdenziali, pagamento all’Inps o alla Cassa professionale?

Risulta importante chiarire fin dall’inizio che i contributi possono essere pagati all’Inps o alla Cassa previdenziale. Nel primo caso, sono tenuti al pagamento gli artigiani, i commercianti e i professionisti che non hanno una cassa previdenziale. A quest’ultima sono tenuti al pagamento dei contributi i professionisti iscritti a un albo o a un ordine professionale.

Contributi previdenziali: quali differenze in base all’attività che si esercita

I contributi da versare, all’Inps o alla Cassa previdenziale, non sono uguali per tutte le categorie di lavoratori autonomi. L’importo da versare, infatti, dipende da quale attività si svolga e a quale delle grandi categorie si rientri tra:

  • artigiani;
  • commercianti;
  • lavoratori autonomi senza Cassa previdenziale;
  • autonomi con Cassa previdenziale.

Contributi previdenziali di artigiani e commercianti

Rientrano nella categoria degli artigiani i lavoratori in proprio la cui attività è rivolta alla produzione di beni o di servizi. Esempi di artigiani si ritrovano negli idraulici, nei falegnami, negli elettricisti, nei pasticceri e gelatai, nei massaggiatori, nei parrucchieri ed estetisti, nei fotografi. I commercianti, invece, svolgono la propria attività autonoma acquistando e vendendo beni di consumo.

Contributi Inps fissi e a percentuale per gli artigiani e i commercianti

I contributi Inps che pagano gli artigiani e i commercianti partita Iva sono fissi e a percentuale. I contributi fissi sono sempre dovuti, indipendentemente dai compensi percepiti annualmente dalle due categorie. Se un artigiano, nell’anno di riferimento, non percepisce redditi, deve comunque versare all’Inps i contributi. La somma da versare è comunicata, anno per anno, proprio dall’Inps con apposita comunicazione. Per l’anno 2021 gli artigiani devono versare contributi fissi per 3.836 euro, mentre i commercianti 3.850 euro.

Artigiani e commercianti, quando si pagano i contributi fissi e i contributi a percentuale

Artigiani e commercianti pagano l’importo stabilito dall’Inps per i contributi fissi in quattro rate annuali. Il primo pagamento deve avvenire entro il 16 maggio, il secondo entro il 20 agosto, il terzo entro il 16 novembre e l’ultimo entro il 16 febbraio dell’anno successivo. Tuttavia, se il reddito annuale delle due categorie supera i 15.953 euro, si dovranno pagare anche i contributi a percentuale.

Partite Iva, contributi Inps a percentuale: quanto si paga?

Sono due essenzialmente le soglie di reddito per i pagamenti a percentuale di artigiani e commercianti con partita Iva. Tutte le percentuali vanno pagate per la parte di reddito che eccede i 15.953 euro. Le percentuali variabili, dunque, vanno ad aggiungersi ai contributi fissi da pagare all’Inps.  In particolare:

  • per redditi da 15.953 euro fino a 47.379 euro, gli artigiani nel 2021 pagano il 24%, i commercianti il 24,09%;
  • per redditi oltre la soglia dei 47.379 euro gli artigiani pagano il 25% e i commercianti il 25,09%.

Esempi di pagamento di contributi Inps per artigiani e commercianti

Se un contribuente, artigiano o commerciante con partita Iva, ha un reddito annuale di 11.000 euro, dovrà pagare i contributi fissi non superando la soglia minima di 15.953 euro. Il pagamento deve avvenire entro le 4 scadenze fissate annualmente. Se, invece, il reddito è pari a 26.000 euro, oltre ai minimi contributivi stabiliti annualmente, la partita Iva (ad esempio, un artigiano) dovrà pagare il 24% sulla differenza tra 26.000 euro e 15.953 euro (10.047 euro), pari a 2.411 euro.

Partite Iva, totale dei contributi Inps da versare tra fissi e a percentuale

Il totale dei contributi dovuti dall’artigiano sono pari a 3.836 euro di contributi fissi più 2.411 euro di contributi a percentuale, per un complessivo di 6.247 euro. Se il reddito è elevato, i contributi da pagare dall’artigiani possono essere molto più alti. Ad esempio, se il reddito da dichiarare è pari a 60.000 euro, oltre ai contributi fissi di  3.836 euro, l’artigiano dovrà pagare:

  • il 24% sulla differenza tra 47.379 euro e 15.953 euro, pari a 7.452 euro;
  • il 25% sulla differenza tra 60.000 euro e 47.379, pari a 3.155 euro;
  • il totale dei contributi che l’artigiano dovrà versare è pari a 3.836 euro più 7.452 euro più 3.155 euro, ovvero 14.443 euro di contributi previdenziali Inps.

Scadenze del pagamento dei contributi Inps a percentuale

I contributi a percentuale, a differenza di quelli fissi, hanno due scadenze: la prima al 30 giugno, la seconda al 30 novembre. Inoltre, artigiani e commercianti hanno massimali contributivi, oltre i quali non si pagano contributi. Per il 2021 il massimale fissato dall’Inps è pari a 103.055 euro. Eventuali redditi eccedenti questo massimale non sono soggetti ad alcun contributo previdenziale.

Contributi Inps dei lavoratori con partita Iva e senza Cassa previdenziale

I lavoratori autonomi con partita Iva e senza l’iscrizione a una Cassa previdenziale di appartenenza, hanno l’obbligo dell’iscrizione alla Gestione separata Inps. Dall’iscrizione ne deriva l’obbligo del pagamento dei contributi previdenziali che per il 2021 sono pari al 25,98% dei redditi dell’anno di riferimento. Rispetto agli artigiani e ai commercianti, i lavoratori autonomi come freelance e liberi professionisti senza albo a titolo di esempio, non pagano i contributi Inps fissi. L’importo da pagare, dunque, è in proporzione a quanto si guadagna. Tuttavia, è importante raggiungere il tetto minimo dei 15.953 euro fissati dall’Inps. Infatti, al di sotto di questa somma, l’Inps non accredita l’anno di contributi utile ai fini della pensione. Il massimale è fissato, invece, a 103.055 euro per il 2021.

Partite Iva con Cassa previdenziale autonoma: quali contributi?

I calcoli e i contributi fatti per artigiani, commercianti e autonomi con partita Iva ma senza albo o ordine professionale, non valgono per i professionisti appartenenti a una Cassa previdenziale. Ad esempio, gli avvocati hanno la propria Cassa previdenziale, come anche gli ingegneri, i giornalisti e gli architetti. Per il calcolo dei contributi da versare è necessario, pertanto, far riferimento alle regole e ai calcoli della propria Cassa previdenziale di appartenenza. Solo in mancanza di una Cassa previdenziale, come ad esempio avviene per i consulenti aziendali, sono da applicare le regole dei lavoratori autonomi con partita Iva ma senza Cassa.

 

Rendita vitalizia dei contributi prescritti: quando è possibile il riscatto?

Per un lavoratore, i periodi non coperti o con insufficienti contributi previdenziali rappresentano un danno per la sua futura pensione. La legge permette di rimediare, anche nel momento in cui il termine di prescrizione sia scaduto. Si tratta della rendita vitalizia, lo strumento mediante il quale si possono riscattare in modo oneroso i periodi non coperti o carenti di contributi previdenziali. Il riscatto può avvenire da parte del datore di lavoro o, in mancanza, per iniziativa del lavoratore stesso.

Circolare Inps numero 78 del 29 maggio 2019

Sulla questione è intervenuta recentemente l’Inps con la circolare numero 78 del 29 maggio 2019. Nel documento l’Istituto di previdenza elenca i dettagli procedurali per la presentazione della domanda e l’indicazione dei mezzi di prova che supportano la richiesta. La prova documentale dell’esistenza del rapporto di lavoro, la data certa, l’esistenza certa, le dichiarazioni ora per allora e quelle dalla Pubblica amministrazione, le attestazioni del sindaco sono altresì precisate nella medesima circolare. Tuttavia, l’istituto del riscatto dei contributi omessi risale già all’articolo 13 della legge numero 1338 del 1962.

La legge 1338 del 1962 sulla costituzione della rendita vitalizia

Secondo la legge, infatti, “il datore di lavoro che abbia omesso di versare contributi per l’assicurazione obbligatoria di invalidità, vecchiaia e superstiti e che non possa più versarli per sopravvenuta prescrizione ai sensi dell’articolo 55 del regio decreto legge 4 ottobre 1935, numero 1827, può chiedere all’Istituto nazionale della previdenza sociale di costituire una rendita vitalizia reversibile pari alla pensione o quota di pensione adeguata dell’assicurazione obbligatoria, che spetterebbe al lavoratore dipendente in relazione ai contributi omessi”.

Rendita dei contributi prescritti, effetto immediato sulla pensione

La stessa legge specifica che la rendita dei contributi prescritti integra con effetto immediato la pensione già in essere. In caso contrario, i contributi sono valutati ai fini dell’assicurazione obbligatoria prevista per la pensione di invalidità, per la vecchiaia e a favore dei superstiti.

Contributi prescritti, quando il pagamento spetta al datore di lavoro

Il datore di lavoro può esercitare la facoltà del versamento dei contributi prescritti esibendo all’Inps i documenti di data certa, dai quali si evince l’effettiva esistenza e la durata del rapporto di lavoro. Deve risultare, inoltre, anche la misura della retribuzione corrisposta al lavoratore stesso.

Quando i contributi prescritti devono essere versati dal lavoratore?

I contributi prescritti possono essere versati dal lavoratore nel momento in cui non possa ottenere dal datore di lavoro la costituzione della rendita. In questo caso, il lavoratore si sostituisce al datore di lavoro, salvo il diritto del risarcimento del danno. Ricade sul lavoratore stesso l’onere di fornire all’Inps le prove del rapporto di lavoro e della retribuzione. Tra i soggetti interessati alla costituzione della rendita vitalizia rientrano anche i superstiti del lavoratore.

Quando può essere presentata la domanda all’Inps dei contributi prescritti?

La domanda dei contributi prescritti può essere presentata all’Inps senza limiti temporali, anche dopo il verificarsi del pagamento di un trattamento di pensione. È inoltre ammessa la domanda per omissioni parziali, nel caso in cui sia stata versata una contribuzione parziale rispetto alle retribuzioni che sono state percepite effettivamente. Infine, si può presentare domanda dei contributi prescritti anche per coprire parzialmente il periodo durante il quale si sia verificata omissione contributiva. Ad esempio, il riscatto può avvenire solo per le settimane necessarie per perfezionare i requisiti della pensione.

Chi sono i destinatari del riscatto o della costituzione della rendita vitalizia?

La circolare Inps 78 del 29 maggio 2019 riporta compiutamente i destinatari dello strumento del riscatto dei contributi omessi, ovvero gli interessati alla costituzione della rendita vitalizia. Infatti, figurano:

  • i lavoratori di un rapporto di lavoro subordinato;
  • i familiari coadiuvanti e coadiutori di chi è titolare di impresa artigiana o commerciale;
  • i collaboratori del nucleo diretto coltivatore diversi dal titolare e collaboratori dei nuclei colonici e mezzadrili;
  • i lavoratori che, essendo soggetti al regime assicurativo della gestione separata, non siano obbligati al versamento diretto della contribuzione, essendo la propria quota trattenuta dal committente o associante e versata direttamente da quest’ultimo;
  • gli iscritti alla Cassa per le pensioni degli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate.

Prescrizione dei contributi, quale attesa?

Il presupposto per attivare l’istituto del riscatto dei contributi omessi è che i contributi stessi siano caduti in prescrizione. Ciò avviene al trascorrere di cinque anni se la domanda viene presentata dal datore di lavoro e di dieci anni se è invece il lavoratore stesso a farne denuncia all’Inps.

Quanto si paga per riscattare i contributi omessi nel sistema retributivo?

Se i periodi per i quali si richiede il riscatto dei contributi omessi rientrano nel meccanismo retributivo, il costo viene calcolato in termini di “riserva matematica”. Ciò significa che si effettua il differenziale annuo tra la pensione con il riscatto dei contributi e quella senza il riscatto. Il risultato va moltiplicato per il coefficiente inerente al sesso, all’età e all’anzianità contributiva.

Costo del riscatto dei contributi omessi nel sistema contributivo

Diverso è il calcolo del riscatto di periodi di contributi omessi rientranti nel sistema contributivo. In questo meccanismo rientrano i lavoratori:

  • che abbiano iniziato a versare contributi a partire dal 1° gennaio 1996 e con meno di 18 anni di contribuzione prima del 1996;
  • i periodi dal 2012 in poi per contribuenti che abbiano almeno 18 anni di contributi versati prima del 1996.

Per queste categorie di contribuenti il costo è quantificato applicando l’aliquota contributiva in vigore nel momento in cui si presenta domanda alla retribuzione percepita nei 12 mesi precedenti la domanda stessa. Si tratta di un sistema simile, dunque, al riscatto della laurea per chi non può beneficiare del sistema agevolato dell’articolo 4 del 2019.

Costo riscatto contributi iscritti alla Gestione separata Inps, artigiani e commercianti

Per i contribuenti iscritti alla Gestione separata Inps il costo del riscatto di periodi di omessa contribuzione fa riferimento al valore medio mensile dei compensi assoggettati alla contribuzione obbligatoria degli ultimi dodici mesi precedenti la domanda stessa. Non è stato ancora chiarito, invece, quale sia il reddito sul quale debbano far riferimento gli artigiani e i commercianti per il riscatto dei periodi non coperti.

Artigiani e commercianti sono lavoratori autonomi?

Per i titolari di partita Iva in Italia la disciplina fiscale e contributiva non è uguale per tutti, ma cambia in maniera rilevante anche in base alla tipologia di attività esercitata. In particolare, per chi ha la partita Iva la differenza è sostanziale tra chi è un imprenditore individuale e chi, invece, esercita attività di lavoro autonomo. Ed allora, per esempio, gli artigiani sono dei lavoratori autonomi?

Ecco perché gli artigiani non sono dei lavoratori autonomi

Gli artigiani non sono dei lavoratori autonomi in quanto rientrano, come persone fisiche, nella categoria degli imprenditori individuali. In particolare, la figura del lavoratore autonomo risulta essere descritta dal codice civile in corrispondenza dall’articolo numero 2222. Mentre la figura dell’imprenditore individuale, incluso l’artigiano ed anche il commerciante, risulta essere descritta dal codice civile in corrispondenza dall’articolo numero 2082.

L’artigiano non è un lavoratore autonomo in quanto, in qualità di imprenditore individuale, svolge un’attività che è organizzata e che è finalizzata alla produzione e/o allo scambio di beni o di servizi. Per esempio un falegname che lavora il legno o il pasticcere che realizza dolci e torte. Così come è un artigiano e non un lavoratore autonomo quell’imprenditore individuale, come l’imbianchino o l’elettricista, che per i servizi da offrire necessita di una certa manualità.

Differenze tra lavoratori autonomi e artigiani, dagli adempimenti fiscali alla previdenza

Di conseguenza, se un lavoratore autonomo ed un artigiano sono accomunati dall’obbligo di apertura della partita Iva, in realtà tutto cambia dal fronte dell’inquadramento non solo a livello fiscale, ma anche previdenziale. E questo perché all’artigiano non basta l’apertura della partita Iva, ma deve pure iscriversi alla camera di commercio.

Così come il lavoratore autonomo per la previdenza pubblica obbligatoria versa i contributi nella gestione separata INPS oppure alla propria cassa professionale. Mentre l’artigiano versa i contributi sempre all’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (INPS), ma nella gestione artigiani e commercianti.

Cambia quindi la cassa previdenziale tra lavoratori autonomi e artigiani. Ma per questi ultimi si aggiunge, come sopra accennato, pure l’obbligo di iscrizione al registro delle imprese tramite la Comunicazione Unica. Dopo aver avviato l’attività, l’artigiano entro 30 giorni dalla data di inizio dovrà richiedere sia l’apertura della partita Iva, sia l’iscrizione all’albo delle imprese artigiane.

Comunicazione Unica artigiani per ottemperare agli obblighi di legge

Con la Comunicazione Unica dal sito Internet starweb.infocamere.it, l’artigiano che ha avviato una nuova attività può mettersi in regola con gli obblighi di legge attraverso un servizio online per il quale, tra l’altro, non è necessario andare ad installare alcun software.

Con un’unica comunicazione, infatti, l’artigiano si metterà subito in regola verso l’albo delle imprese artigiane, verso il registro delle imprese e verso l’INPS. Ma anche verso l’INAIL, verso l’Agenzia delle Entrate e verso lo Sportello unico per le attività produttive (SUAP). La Comunicazione Unica, a partire dalla data dell’1 aprile del 2010, è peraltro l’unica modalità possibile non solo per la comunicazione di avvio di una nuova attività imprenditoriale, ma anche per comunicare le variazioni di imprese che sono già esistenti.

Imprese artigiane in ripresa nel primo trimestre 2017

Per quanto riguarda il settore manifatturiero, il primo trimestre del 2017 ha significato un aumento dello 0,4% del Pil in ottica congiunturale e dell’1,2% in un anno, risultando superiore del 3,0% rispetto al minimo toccato nel primo trimestre 2013.

Considerando il primo trimestre dell’anno, la dinamica delle imprese artigiane ha registrato un tasso di variazione di -0,8%, ma si tratta del calo meno accentuato degli ultimi sei anni.

Per questo motivo, si respira un certo ottimismo, tanto che proprio in aprile la fiducia delle imprese ha toccato il suo picco massimo dal settembre 2008. A maggio si registra un leggero calo dello 0,6% rispetto al mese precedente, ma su base annua rimane il segno positivo dell’1,5% ed una crescita dei primi cinte mesi del 3,1%.

A marzo 2017 l’indice del fatturato delle imprese del Manifatturiero esteso cresce dello 0,5% in ottica congiunturale e segna una ottima performance in ottica tendenziale con una crescita che si attesta sul 7,2. Nel complesso del I trimestre 2017 il fatturato del comparto cresce del 4,6% su base annua, trainato dal +5,3% del mercato interno a fronte del +3,2% del mercato estero.

Gli ordini delle imprese del Manifatturiero esteso a marzo 2017 registrano un calo congiunturale del 4,2% mentre l’indice grezzo segna su base tendenziale un aumento del 9,2% trainato in questo caso dagli ordinativi esteri in salita del 15,0%, tre volte il 5,2% rilevato per gli ordinativi domestici.
Nel complesso del primo trimestre dell’anno gli ordini salgono dell’8,5% su base annua, trainati nuovamente dalla domanda estera (+14,2%) che cresce con un ritmo triplo rispetto a quella domestica (+4,5%).

Sul fronte dei Servizi, il fatturato delle imprese di manutenzione e riparazione di autoveicoli è in calo dello 0,9% su base congiunturale, ma, valutato senza correzioni, sale del 3,2% in un anno. A febbraio del 2017 il traffico sulla rete autostradale dei veicoli pesanti diminuisce lievemente (-0,3%) su base tendenziale, ma considerando il I bimestre del 2017 si registra una crescita del 2,8%.

Per quanto riguarda le vendite del commercio al dettaglio, risultano stabili rispetto a marzo e segnano anzi un aumento dello 0,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, anche se confrontato con i dati dei primi quattro mesi si nota una flessione dello 0,9%.

Positiva la domanda estera, con una crescita delle esportazioni nel primo trimestre del 2017 del 10,0% su base annua, combinazione di un +12,4% dei Paesi extra Ue e del +8,2% dei Paesi Ue.

Vera MORETTI

Confartigianato insieme alle pmi contro l’abusivismo

I piccoli imprenditori, che fanno sacrifici e fatica per rimanere a galla, e che sono sopravvissuti alla crisi economica stringendo i denti, vedono ora minacciata la loro attività da quelli che sono definiti i finti artigiani, coloro che si improvvisano, ad esempio, idraulico, autoriparatore, impiantista, elettricista, o anche parrucchiere, quando, in realtà, non lo sono e non hanno nessuna specializzazione.

Questi artigiani improvvisati, proprio perché non possiedono una loro impresa e non svolgono una professione in maniera regolare, non hanno nessuna autorizzazione né permesso, e di conseguenza non pagano le tasse né i contributi allo Stato, facendo al contempo concorrenza ai veri imprenditori e danneggiano i consumatori, spesso inconsapevoli.
Inutile dire che in questi ultimi anni questa tendenza è cresciuta e ancora sta aumentando in maniera costante, tanto che ad oggi, secondo le stime di Confartigianato, sono addirittura 1.050.000 gli irregolari che insidiano le 900.000 imprese artigiane.

Considerando poi i settori maggiormente minacciati, spiccano i servizi alla persona, come acconciatura, estetica, lavanderie e riparazioni, dove il tasso di irregolarità è quasi il doppio rispetto al tasso medio nazionale: 28% contro il 15%.

Come fare per contrastare questo fenomeno, sempre più pericoloso?
Ovviamente, le leggi esistono, ma non sempre vengono applicate e, per questo, Confartigianato sta attivando numerose iniziative a livello territoriale.

In provincia di Vicenza, ad esempio, Confartigianato di Schio ha stretto un’alleanza con il Comune e la Polizia locale proprio per scovare e punire i furbetti che minacciano il lavoro dei veri imprenditori artigiani. L’iniziativa prevede che l’Associazione, a seguito di una segnalazione formale, verifichi l’iscrizione dell’operatore sospetto ai registri della Camera di commercio.
Se non risulta iscritto, Confartigianato di Schio lo invita, con una comunicazione ufficiale inviata per posta, a cessare l’attività abusiva e a regolarizzare la sua posizione.
Qualora questo avvertimento non sortisse l’effetto desiderato, l’Associazione procederebbe a segnalare l’attività irregolare agli enti pubblici e alle forze dell’ordine competenti, affinché possano procedere con le necessarie attività ispettive.

Vera MORETTI