Agricoltura: ecco quando il Bonus Sud spetta anche alle imprese agricole

L’8 marzo 2022, in risposta a un’interrogazione in Commissione Finanze della Camera, il MEF ha chiarito alcuni punti rispetto al credito di imposta del Bonus Sud chiarendo in quali casi spetta anche alle imprese agricole.

Cos’è il Bonus Sud?

Il Bonus Sud è un’agevolazione fiscale, sotto forma di credito di imposta, riservata alle imprese delle Regioni del Sud, e in particolare Campania, Molise, Abruzzo, Calabria, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna. Il credito viene riconosciuto per gli investimenti in beni strumentali effettuati dalle imprese indicate nell’articolo 55 del Tuir (Testo Unico Imposte sul Reddito) . Si tratta di titolari del reddito di impresa indipendentemente dalla forma giuridica della loro attività. Si può trattare di investimenti per imprese pre-esistenti, ma anche finalizzati a un investimento iniziale, mentre non si può ottenere nel caso in cui si tratti di beni strumentali acquistati con il solo obiettivo di sostituire quelli dismessi e che non portano una reale novità nell’impresa.

Nell’articolo 55 del Tuir sono ricomprese anche le aziende agricole, ma in merito ad esse devono essere fatte delle precisazioni e la risposta all’interrogazione parlamentare ha l’obiettivo di chiarire punti critici della disciplina.

Aziende agricole: in quali casi possono ricevere il Bonus Sud?

Le aziende agricole possono essere distinte in due categorie, cioè quelle che producono reddito di impresa e quelle che invece producono solo reddito agrario e reddito dominicale. Si tratta delle aziende agricole ricomprese nell’articolo 32 del Tuir. Il reddito agrario è considerato il reddito medio ordinario dei terreni derivante dallo sfruttamento delle potenzialità del terreno stesso. Si tratta più specificamente di:

  • attività di coltivazione del terreno e silvicoltura;
  • allevamento di animali con mangimi ottenibili per almeno ¼ dal terreno stesso e attività dirette alla produzione di vegetali attraverso l’uso di strutture fisse o mobili (serre) che però non devono coprire più di una metà del terreno;
  • le attività dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione dei prodotti derivanti prevalentemente dalla propria azienda agricola.

Questa esclusione dal beneficio è dovuta al fatto che le aziende agricole che producono reddito agrario e dominicale godono di una tassazione di vantaggio. Per maggiori informazioni leggi l’articolo: Tassazione delle aziende agricole: il regime delle imposte sul reddito

Deriva da questo che l’azienda agricola produce reddito di impresa nel caso in cui svolga attività anche attraverso l’uso di prodotti di altre aziende o realtà commerciali, ad esempio se l’azienda X si occupa della trasformazione in succhi di frutta della sua frutta e contemporaneamente anche della frutta dell’azienda Y e Z e i prodotti di queste due aziende sono prevalenti rispetto ai propri, siamo nell’ambito dell’attività di impresa e di conseguenza è possibile accedere al credito di imposta previsto dal Bonus Sud.

Quali soni i vantaggi del Bonus Sud in agricoltura?

Ricordiamo che in base alla legge di bilancio 2022 c’è tempo fino al 31 dicembre 2022 per effettuare investimenti in beni strumentali che possano usufruire del Bonus Sud. Inoltre la legge di bilancio 2022 ha previsto un credito di imposta maggiorato per le imprese che si trovano in aree svantaggiate anche in deroga ai limiti previsti per gli aiuti dall’Unione Europea. La legge di Bilancio ha infatti previsto l’applicazione della Carta degli Aiuti a finalità regionali approvata dall’Unione Europea e valida fino a 31 dicembre 2027.

Le regioni che possono avere tali maggiorazioni sono quelle che hanno un PIL pro capite inferiore al 75% della media dell’Unione Europea. Per gli investimenti effettuati in tali regioni il credito d’imposta sarà del 45% per le piccole imprese, del 35% per le medie imprese e 25% per le grandi aziende. In Abruzzo (Regione con reddito pro-capite che non rientra negli standard visti) invece saranno applicate le aliquote del 30% per le piccole imprese, 20% per le medie imprese e 10% per le grandi imprese.

Per conoscere le differenze e i limiti tra piccole, medie e grandi imprese, leggi la guida: Micro, Piccola e Media Impresa: definizione e differenze

Agricoltura e agroindustria, bandi regionali contributi per nuove sedi, sicurezza e attrezzature

Operativi nuovi bandi regionali a favore dell’agricoltura e dell’agroindustria per lo sviluppo di nuove produzioni, per la valorizzazione dei prodotti e per l’integrazione dei due comparti. I bandi assicureranno aiuti e contributi a fondo perduto per la costruzione di nuove sedi, per la sicurezza sul lavoro, ma anche per l’acquisto di macchinari e attrezzature. Ad oggi, nell’ambito del Piano dello sviluppo rurale, sono operativi i bandi in tre regioni italiane: in Toscana, in Emilia Romagna e in Piemonte.

Bandi Regione Toscana per contributi alle filiere agroalimentari: chi può richiedere i finanziamenti?

In Toscana la Regione ha stanziato fondi per 6 milioni e mezzo di euro per i contributi in conto capitale. Si possono ottenere fino a 600 mila euro per progetti rientranti nelle filiere agricole e alimentari. Ammessi ai finanziamenti sono le piccole e le medie imprese agricole, inclusi gli imprenditori agricoli professionali. I settori di attività devono rientrare nella trasformazione, nel commercio e nello sviluppo dei prodotti agricoli. Sono esclusi i prodotti della pesca o di commercio di beni floricoli.

Contributi agricoltura: cosa si può finanziare con il bando della Regione Toscana?

Si possono finanziare tutti le tipologie di investimento. Il sostegno ammonta al 40% dell’investimento con margini di richiesta minimi di 50 mila euro. Il limite minimo per gli Iap è di 30 mila euro. I contributi possono essere richiesti per tutti i rafforzamenti delle imprese agroalimentari e per la valorizzazione dei prodotti agricoli.

Bando Toscana per contributi alle imprese agricole, quali spese sono ammissibili e quando si presenta la domanda?

Sono ammissibili spese in beni materiali e immateriali: in particolare, si mira ad ammodernare le strutture produttive, incrementare la produttività e la sicurezza nei posti di lavoro. Particolarmente ambiti sono i progetti in linea con il rispetto dell’ambiente. Risultano ammissibili anche le opere edili e le spese per gli impianti, le attrezzature e i macchinari. La domanda può essere presentata dalle imprese a partire dal 21 marzo ed entro la scadenza del 27 giugno 2022.

Bando Emilia Romagna per le imprese agricole: contributi a fondo perduto

Il bando della Regione Emilia Romagna per le imprese agricole prevede dei contributi a fondo perduto per 59 milioni di euro per i seguenti obiettivi:

  • aumentare l’integrazione del comparto agricolo con quello agroindustriale;
  • incrementare le attività di trasformazione, di commercio e di sviluppo di nuove processi produttivi che valorizzino le materie prime dell’agricoltura.

I contributi a fondo perduto sono pari al 35% dei progetti di investimento delle imprese per un limite minimo di 100 mila euro. Si può arrivare a un massimo di aiuto di 2,8 milioni di euro.

Quali spese sono ammissibili per i contributi a fondo perduto della Regione Emilia Romagna?

I contributi a fondo perduto, elargiti per aumentare la competitività delle imprese agricole e il rendimento, ammettono le seguenti spese:

  • investimenti materiali e immobiliari, comprese le costruzioni e le ristrutturazioni;
  • gli investimenti in macchinari, impianti e attrezzature;
  • le spese generali e gli investimenti in beni immateriali.

Le imprese agricole interessate possono presentare domanda entro le ore 13:00 del 1° luglio 2022. L’agenzia di riferimento è l’Agrea: sul portale saranno fornite nei prossimi giorni tutte le indicazioni in merito.

Bando Regione Piemonte per contributi a fondo perduto delle imprese agroalimentari: cosa finanziano?

Infine, è in scadenza il bando della Regione Piemonte per i contributi a fondo perduto del settore agricolo e di produzione alimentare. Si tratta di contributi in conto capitale di percentuale pari al 40% delle spese ritenute ammissibili. Il bando punta a aumentare la competitività delle imprese mediante investimenti interessanti la trasformazione, il commercio e lo sviluppo di prodotti agricoli.

Bando Piemonte, quando si può presentare la domanda dei contributi per il settore agricolo?

Le imprese interessate al bando agricoltura della Regione Piemonte devono fare in fretta. La scadenza della domanda dei contributi è fissata al 15 marzo 2022. Il portale di riferimento è quello istituzionale del “Sistema Piemonte”. Il bando finanzia aiuti per 21 milioni di euro, con una spesa massima ammissibile per progetto di 2 milioni di euro. Il limite minimo è fissato in 300 mila euro. I contributi ammettono le seguenti spese:

  • costruzioni e ristrutturazioni di immobili per l’attività agroalimentare;
  • l’acquisto di attrezzature, macchinari e impianti per trasformare, commercializzare e conservare i prodotti agricoli;
  • acquisto di beni immateriali.

Agricoltura, per il caro energia incentivi a realizzare impianti: in cosa consistono?

Sono stati estesi a tutto il 2022 gli incentivi per gli impianti di produzione di energia elettrica in agricoltura. La misura è contenuta nelle disposizione del decreto legge “Milleproroghe” e va inquadrata nei recenti interventi legislativi per contrastare il caro energia e l’emergenza Covid. Proprio sul caro energia, è intervento il comma 5 septies dell’articolo 11 del decreto “Milleproroghe” che estende a tutto il corrente anno la realizzazione degli impianti di produzione elettrica a biogas. La potenza massima degli impianti deve essere pari a 300 kW.

Incentivi per la realizzazione di impianti di energia elettrica in agricoltura: cosa sono?

L’incentivo per il caro energia a favore degli imprenditori agricoli rientra nelle misure già previste dal comma 954 dell’articolo 1, della legge numero 145 del 2018 (legge di Bilancio 2019). Gli impianti realizzati in agricoltura devono far parte del ciclo produttivo dell’attività imprenditoriale. Tra i requisiti richiesti, vi è la necessità che gli impianti siano alimentati da reflui e da materie provenienti prevalentemente dalle imprese agricole realizzatrici. La percentuale dell’origine da materie delle aziende deve essere pari a non meno dell’80%. La restante parte del 20% deve provenire da colture di secondo raccolto.

Quali requisiti sono richiesti per ottenere gli incentivi degli impianti in agricoltura e presentazione domanda

Tra gli altri requisiti richiesti per ottenere gli incentivi degli impianti di energia elettrica in agricoltura rientra anche l’autoconsumo aziendale dell’energia elettrica prodotta. La domanda per la realizzazione di impianti che abbiano una potenza massima pari a 100 kW deve essere presentata solo dopo che l’impianto sia entrato in esercizio. Per gli impianti di potenza superiore (e non oltre i 300 kW) è necessaria l’iscrizione al Registro per ottenere il contingente di potenza.

Quanti incentivi sono a disposizione delle imprese agricole per gli impianti di energia elettrica?

Per gli impianti di energia elettrica le imprese agricole possono contare sullo stanziamento del ministero per la Transizione ecologica (Mite) di 267 milioni di euro. Il decreto legge “Energia”, all’articolo 14, prevede che i fondi siano stanziati a favore di impianti fino a 200 kW. L’energia prodotta deve essere utilizzata per l’autoconsumo da fonti rinnovabili. Inoltre, l’articolo 15 dello stesso decreto consente l’ottenimento di un credito di imposta per chi presenti la domanda nelle regioni del Sud Italia. L’ottenimento degli incentivi deve avere sempre come obiettivo quello di migliorare l’efficienza energetica e la produzione dell’energia dalle fonti rinnovabili.

Quale incentivo per le imprese agricole che investano in efficienza energetica o in fonti rinnovabili?

Proprio l’obiettivo dell’efficienza energetica o quello dell’energia prodotta da fonti rinnovabili determina l’entità dell’incentivo spettante alle imprese agricole. A tal proposito, è necessario attendere il decreto ministeriale che stabilirà l’incentivo spettante alle imprese agricole che adottino l’una o l’altra soluzione energetica.

 

Agricoltura, ecco i contributi a fondo perduto per l’imprenditoria femminile

L’imprenditoria al femminile può usufruire dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti a tasso zero nel settore dell’agricoltura. I fondi si possono richiedere per il finanziamento della costruzione e del miglioramento dei beni immobili, per acquistare i terreni, per gli studi di fattibilità e per formare in maniera avanzata soci e dipendenti. I contributi rientrano nelle proposte dell’Istituto dei servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) che avvisa, sul proprio portale, di una prima scadenza delle domande fissata per il 30 marzo 2022.

Donne in campo per l’imprenditoria al femminile per i contributi al settore agricolo

La misura, denominata “Donne in campo” permette il finanziamento a tasso zero a favore dell’imprenditoria al femminile nel settore agricolo. Si può arrivare a coprire fino a 300 mila euro o fino al 95% dell’investimento. Nel pacchetto di aiuti alle imprese agricole “Più impresa” i finanziamenti e, esclusivamente per questa misura, i contributi a fondo perduto possono arrivare a coprire l’investimento fino a 1,5 milioni di euro.

Finanziamenti imprese per donne nell’agricoltura e legge di Bilancio 2022

I contributi derivano da quanto prevede la legge di Bilancio 2022, al comma 523 dell’articolo 1 e seguenti. Nel dettaglio, la norma prevede di favorire l’imprenditoria femminile in agricoltura inserendo le donne tra le beneficiarie dei contributi e dei finanziamenti. Peraltro, nella misura “Più impresa“, verrà eliminato come requisito di accesso, per le società organizzate in forma societaria, quello relativo alla maggioranza numerica e verrà mantenuto il parametro della maggioranza, per oltre la metà, delle quote di partecipazione di donne o di giovani.

Le risorse destinate all’imprenditoria al femminile nel settore agricolo per il 2022

Inoltre, la legge di Bilancio 2022, prevede che “alle agevolazioni previste dal titolo I, capo III, del decreto legislativo 21 aprile 2000, numero 185, come modificato dal comma 523, in favore delle imprese agricole a prevalente o totale partecipazione femminile sono destinate le risorse del fondo rotativo per favorire lo sviluppo dell’imprenditoria femminile in agricoltura, di cui all’articolo 1, comma 506, della legge 27 dicembre 2019, numero  160, incrementate per l’anno 2022 di ulteriori 5 milioni di euro”. Peraltro, “alle attività di cui al citato titolo I, capo III, del decreto legislativo 21 aprile 2000, numero 185, sono destinate risorse pari a 15 milioni di euro per l’anno 2022”.

Prima misura per l’imprenditoria al femminile nel settore agricolo: la misura ‘Donne in campo’

La prima misura prevista per l’imprenditoria al femminile nel settore agricolo è quella di ‘Donne in campo’. Con questa misura si possono ottenere solo finanziamenti a tasso zero per investimenti fino a 300 mila euro e fino al 95% del valore totale del progetto. Non vi sono, per questa misura, contributi a fondo perduto. La domanda di partecipazione al progetto si può presentare entro il 30 marzo 2022. Per inoltrare la richiesta è necessario avvalersi dei servizi telematici del portale Ismea.

Imprese agricole al femminile: se non viene accettata la domanda di ‘Donne in campo’ si può ripresentare l’istanza per ‘Più impresa’

Lo stesso portale Ismea avvisa che, per le domande pervenute entro il 30 marzo 2022 relative alla misura “Donne in campo” ma ritenute non ammissibili, ci sarà la possibilità per le donne imprenditrici di presentare nuovamente la stessa domanda per l’altra misura. Ovvero per la “Più impresa“. La domanda dovrà essere presentata accedendo alla sezione dedicata “Impresa femminile”. Oltre ai finanziamenti a tasso zero, la misura “Più impresa” comporta anche la concessione di contributi a fondo perduto. Infine è previsto un valore finanziabile del progetto nettamente più alto.

Imprenditoria femminile in agricoltura, l’attesa per il decreto interministeriale di ‘Più impresa’

Il sostegno alle donne imprenditrici del settore agricolo potrà essere incrementato, infatti, dal decreto interministeriale di prossima pubblicazione relativo alla misura “Più impresa“. La legge di Bilancio 2022 ha provveduto a incrementare la dotazione finanziaria dell’obiettivo di ulteriori 5 milioni di euro per l’anno in corso.

Contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso zero del pacchetto ‘Più impresa’ per l’imprenditoria al femminile in agricoltura

Dai nuovi decreti sulle risorse per lo sviluppo dell’imprenditoria al femminile nell’agricoltura risulta più facile presentare la domanda. Nel pacchetto di finanziamenti della misura “Più impresa“, le imprese condotte da donne potranno presentare domanda di finanziamento:

  • senza tener conto dell’età anagrafica;
  • copertura fino al 95% dell’investimento;
  • finanziamenti a tasso zero fino al 60% del valore dell’investimento;
  • contributi a fondo perduto per la restante quota del progetto, ovvero per il 35%;
  • l’Ismea può arrivare a finanziare fino a 1,5 milioni di euro di progetto.

 

Contributi agricoli più cari nel 2022

I contributi a carico delle imprese agricole per i dipendenti impiegati nel settore saranno più cari nel 2022. La percentuale di contribuzione totale è fissata infatti al 46,8465%. L’aumento dei contributi nel 2022 rispetto al 2021 è dovuto a quanto prevede l’articolo 3 del decreto legislativo numero 146 del 1997. Il provvedimento fissa le aliquote dovute dalle aziende agricole per il fondo pensioni dei lavoratori impiegati nell’agricoltura e vengono riviste anno per anno. La revisione delle aliquote contributive, dunque, va a modificare le percentuali fino a raggiungere quella della generalità dei datori di lavoro del settore.

Contributi agricoli del 2022, l’aumento dell’aliquota del fondo pensioni

Pertanto, l’aliquota da versare per i contributi delle pensioni (per invalidità, vecchiaia e superstiti, detta Ivs) aumenta dello 0,20% portandosi al 29,70% rispetto al 29,59 del 2021. Di questa aliquota pensionistica, il 20,86% è a carico dell’azienda e l’8,84% a carico del lavoratore agricolo. Quest’ultima percentuale è l’unica a carico del lavoratore. Le percentuali di aumento dei contributi agricoli sono riportate dalla comunicazione dell’Inps numero 31 del 2022.

Quali altre aliquote contributive sono a carico del datore di lavoro delle aziende agricole?

Le altre percentuali di contributi agricoli dovute dai datori di lavoro consistono:

  • nella quota base dello 0,11% (non è dovuta alcuna percentuale da parte del lavoratore agricolo);
  • nell’assistenza per gli infortuni sul lavoro per una percentuale del 10,1250%. Tale percentuale Inail è rimasta invariata rispetto allo scorso anno;
  • nell’addizionale per gli infortuni sul lavoro del 3,1185%, anche questa invariata e a carico del solo datore di lavoro;
  • nella percentuale per la disoccupazione pari all’1,41%;
  • nelle prestazioni economiche relative alla malattia per una aliquota dello 0,683%;
  • nella cassa integrazione per l’1,5%;
  • nel fondo di garanzia per il Trattamento di fine rapporto (Tfr) per lo 0,20%. Questa quota non è dovuta per gli operai con contratto a tempo determinato per i quali, dunque, l’aliquota complessiva dei contributi dovuti è ridotta al 46,6465%.

Contributi per la disoccupazione Naspi dovuti per gli operai agricoli dovuti anche dalle imprese cooperative

Inoltre, la legge di Bilancio 2022 (legge numero 234 del 30 dicembre 2021), al comma 221 dell’articolo 1, ha modificato e integrato il comma 1 dell’articolo 2, del decreto legislativo numero 22 del 4 marzo 2015. In base alla modifica, a partire dal 1° gennaio 2022, risulta estesa la tutela delle prestazioni di disoccupazione Naspi anche a favore degli operai agricoli a tempo indeterminato (Oti), agli apprendisti e ai soci lavoratori con contratto alle dipendenze delle cooperative e dei loro consorzi inquadrati nel settore dell’agricoltura. Il versamento della contribuzione di finanziamento Naspi è dovuto, pertanto, ai dipendenti, ai soci e agli apprendisti che trasformano, manipolano e commercializzano prodotti agricoli e zootecnici in prevalenza propri oppure conferiti dai loro soci secondo quanto dispone la legge numero 240 del 15 giugno 1984.

Contribuzione dovuta dalle imprese agricole per il finanziamento della Naspi: in cosa consiste?

In base a quanto spiegato dall’Inps, pertanto, dal 1° gennaio 2022 le imprese agricole, le cooperative e i loro consorzi operanti nel settore dell’agricoltura, devono versare la contribuzione di finanziamento Naspi per i lavoratori:

  • assunti a partire dal medesimo giorno a tempo indeterminato con qualifica di operaio agricolo;
  • già assunti in precedenza e ancora in forza alla data del 1° gennaio 2022 (secondo quanto spiegava la circolare Inps numero 2 del 4 gennaio 2022).

Tutti i lavoratori agricoli, per l’applicazione dell’aliquota di finanziamento della Naspi, non devono essere più assoggettati all’aliquota contributiva del 2,75% per la disoccupazione agricola secondo quanto prevedeva l’articolo 11 del decreto legge numero 402 del 29 luglio 1981. Il decreto è stato convertito, con modifiche, dalla legge numero 537 del 26 settembre 1981.

Riduzione dei contributi agricoli per le aziende del settore nell’anno 2022

Anche per l’anno 2022 sono previste le agevolazioni e le riduzioni per le imprese agricole che siano ubicate o che comunque operino in territori montani, classificati come particolarmente svantaggiati. Le stesse agevolazioni sono godute dalle imprese agricole situate nei territori delle aree della ex Cassa del Mezzogiorno. Pertanto, se i contributi agricoli sono dovuti nella misura del 100% dalle imprese del settore operanti in territori non svantaggiati, le riduzioni operano:

  • per le imprese agricole situate in territori particolarmente svantaggiati (ex zone montane) per il 75% con aliquota applicata a carico dell’azienda pari al 25%;
  • per le imprese dei territori classificati come svantaggiati. In questo caso la misura della riduzione è pari al 68%. Rimangono a carico dell’impresa agricola contributi per il 32%.

Braccianti agricoli, in scadenza il 25 febbraio trascinamento giornate

Ultime ore disponibili per presentare la domanda per il “trascinamento di giornate” dei braccianti agricoli. Le aziende devono provvedere entro il 25 febbraio 2022 per non far decadere i lavoratori dai benefici.

Chi deve inoltrare la domanda per il trascinamento di giornate?

Devono aderire a questo obbligo le aziende agricole che nel 2021 hanno impiegato lavoratori agricoli a tempo determinato, piccoli coloni e compartecipanti familiari. Inoltre i braccianti devono essere stati occupati in zone dichiarate “calamitate”. L’istanza è diretta al riconoscimento dei contributi previdenziali e assistenziali in aggiunta alle giornate di lavoro al fine di consentire ai lavoratori occupati in aree calamitate di raggiungere le stesse giornate lavorate nell’anno precedente.

In poche parole, se una zona è calamitata, ad esempio a causa della grandine, è molto probabile che i braccianti agricoli non siano riusciti a raggiungere un numero di giornate lavorative pari a quello dell’anno precedente e questo comporta per loro una perdita, non solo economica ma anche al fine di maturare diritti alle prestazioni previdenziali e assistenziali. Viene quindi data la possibilità a costoro di “trascinare” un numero di giornate necessarie al raggiungimento del numero  di giornate effettivamente svolte nell’anno precedente.

Quali braccianti agricoli possono usufruire del beneficio?

Possono accedere a questo beneficio i lavoratori che nell’anno 2021 abbiano prestato almeno 5 giornate di lavoro presso un’impresa agricola di cui all’articolo 2135 c.c. che abbia fruito di almeno uno degli interventi di cui all’articolo 1, comma 3, del decreto legislativo n. 102/2004 e che ricada in un’area dichiarata calamitata dalla Regione competente, cioè
“a) misure volte a incentivare la stipula di contratti assicurativi contro i danni della produzione e delle strutture;
b) interventi compensativi, esclusivamente nel caso di danni a produzioni e strutture non inserite nel Piano assicurativo agricolo annuale, finalizzati alla ripresa economica e produttiva delle imprese agricole che hanno subito danni dagli eventi di cui al comma 2;
c) interventi di ripristino delle infrastrutture connesse all’attività agricola, tra cui quelle irrigue e di bonifica, compatibilmente con le esigenze primarie delle imprese agricole.

Come presentare la domanda

La domanda deve essere presentata dall’azienda e non dal lavoratore. La presentazione dell’istanza deve essere effettuata sul sito dell’INPS accedendo con le credenziali CIE, SPID, CNS, oppure tramite intermediari autorizzati.

Le aziende quindi accedono al servizio “Dichiarazione di calamità aziende agricole” e inoltrano l’istanza per i singoli lavoratori. Nel caso in cui si tratti di coloni e compartecipanti familiari deve essere inviato il modulo SC95.

Ricordiamo infine che la domanda per la disoccupazione agricola deve essere presentata entro il 31 marzo 2022. Per informazioni, leggi l’articolo: Disoccupazione agricola 2022: termini per la domanda e procedura

Agricoltura, contributi a fondo perduto al vitivinicolo Dop e Igp

Contributi a fondo perduto in arrivo nel settore dell’agricoltura a favore delle aziende che operano nel vitivinicolo per promuovere i prodotti Dop e Igp. In tutto, il ministero dell’Agricoltura ha stanziato 25 milioni di euro rientranti nel Fondo per lo sviluppo e per il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura, dotato di risorse per 300 milioni di euro dalla legge di Bilancio 2021. I contributi messi a disposizione andranno a favore delle imprese operanti nel settore agricolo per far fronte alle difficoltà derivanti dall’emergenza sanitaria ed economica.

Agricoltura, quali sono gli obiettivi dei contributi a fondo perduto per i prodotti Dop e Igp?

La gestione delle risorse stanziate per l’agricoltura e per il sostegno delle imprese operanti nel settore vitivinicolo è affidata al Mipaaf. Gli obiettivi individuati sono di tre tipologie. Il primo riguarda il sostegno a commercializzare i prodotti vitivinicoli riconosciuti dall’Ue per le denominazioni geografiche; il secondo obiettivo comprende le attività rivolte a comunicare e a informare in merito all’origine e alle qualità dei prodotti Dop e Igp; infine, con le risorse stanziate si andranno a finanziare attività volte a consolidare e a sviluppare i prodotti vitivinicoli di qualità certificata.

Contributi a fondo perduto in agricoltura per le imprese vitivinicole, quali attività potranno essere svolte?

I contributi a fondo perduto per 25 milioni di euro sono stati stanziati a vantaggio della filiera vitivinicola per interventi da realizzare a promozione dei prodotti Dop e Igp. Le aziende interessate potranno svolgere interventi di promozione dei prodotti vitivinicoli, di informazione, di formazione, di relazioni pubbliche e di altre attività di marketing. Si va, dunque, dalle azioni relative alle campagne di informazioni sui vini Dop e Igp, alla partecipazione alle fiere e alle esposizioni internazionali. Ammesse al finanziamento anche le attività di divulgazione, di informazione e di formazione per gli operatori del commercio. Sostegno anche alle imprese operanti nella distribuzione e nell’Ho.re.ca. Inoltre, ulteriori risorse andranno a favore della formazione professionale svolta delle scuole alberghiere.

Contributo a fondo perduto settore agricolo, come si presenta la domanda per i finanziamenti?

La domanda per ottenere i contributi a fondo perduto delle aziende operanti nel vitivinicolo potranno essere presentate dopo la pubblicazione del decreto attuativo del Mipaaf. Nel provvedimento, il Mipaaf individuerà:

  • le spese che potranno essere ritenute ammissibili;
  • i requisiti per ottenere i contributi da parte delle imprese agricole del settore vitivinicolo;
  • il finanziamento massimo ammissibile per ciascun progetto;
  • i criteri con i quali si procederà alla selezione;
  • le percentuali di aiuto che potranno essere riconosciute;
  • ogni altra informazione relativa all’intervento.

Organizzazione dei produttori agricoli: vantaggi per le aziende agricole

L’agricoltura è uno dei settori strategici dell’economia italiana e dell’Unione Europea. Nel tempo purtroppo è stata messa da parte e il settore abbandonato, sebbene non si possa fare a meno di esso in quanto rispondente alle esigenze primarie di ogni essere umano. L’allontanamento delle persone dall’agricoltura è dovuto principalmente alla difficoltà per le aziende agricole e per gli addetti ai lavori di raggiungere un reddito pari a quello di altre produzioni e di conseguenza sempre più persone hanno lasciato le città con l’obiettivo di ottenere condizioni di vita migliori. Negli ultimi anni c’è però una riscoperta e questa è dovuta alla valorizzazione delle produzioni e all’impegno dell’Unione Europea per tutelare il reddito di coloro che sono impegnati in agricoltura. Un forte aiuto a realizzare tale parità di reddito arriva dalla scelta di aderire all’Organizzazione dei Produttori agricoli (OP).

Organizzazione dei Produttori: cosa sono e quali compiti svolgono?

Molti provvedimenti dell’Unione Europea hanno come destinatarie le Organizzazioni di Produttori (OP) una sorta di enti intermedi tra le aziende agricole e i compratori di prodotti agricoli e tra le aziende e le autorità. L’insieme dei servizi forniti dalle OP rappresentano un vantaggio per le aziende agricole, che siano di piccola o grande entità . Il ruolo principale delle OP è di gestire i rapporti tra le aziende agricole e il mercato. L’Unione Europea sottolinea che vi è un particolare sostegno a tali organizzazioni e questo si manifesta soprattutto deroghe alle regole di concorrenza dell’UE per determinate attività e accesso ai finanziamenti per le aziende del settore ortofrutticolo.

Le Organizzazioni di Produttori hanno regole e servizi differenti in base al principio di autoregolazione, ma nella maggior parte dei casi si occupano di ritirare i prodotti agricoli, ad esempio le organizzazioni di produttori di nocciole, ritirano dalle piccole aziende le nocciole e fanno in modo che le stesse arrivino al mercato e alle grande distribuzione, alle grandi aziende cosa che sarebbe difficile per un piccolo produttore. Le OP spesso mettono a disposizione anche locali per la corretta conservazione dei prodotti, evitando così che prodotti ortofrutticoli possano perdersi ed evitando alle aziende agricole di acquistare strumentazioni costose, come possono essere le celle frigorifero.

Le OP offrono anche il vantaggio di evitare l’invenduto, infatti non sarà compito della azienda agricola che può avere anche piccole dimensioni, cercare un compratore, lo stesso è spesso interessato a grandi quantitativi e che quindi si rivolgono alle organizzazioni di produttori.

Ulteriori vantaggi dell’adesione a un’Organizzazione di produttori

La possibilità di accedere più facilmente a bandi comunitari, nazionali, regionali e locali e di evitare l’invenduto e perdite sono sono i vantaggi principali che possono avere le aziende agricole che aderiscono alle OP. Ulteriori vantaggi possono essere:

  • ridurre i passaggi commerciali;
  • avere a disposizione professionisti che aiutano nella gestione delle varie pratiche, ad esempio offrono assistenza per accedere ai fondi;
  • allargare l’accesso ai mercati con la possibilità di accedere anche a quelli esteri;
  • ottenere garanzie sui crediti da riscuotere, infatti avere un’organizzazione di produttori che si occupa di intermediazione tra piccole aziende e compratori offre maggiori tutele;
  • gestire direttamente la trasformazione dei prodotti;
  • programmare la produzione in base al fabbisogno del mercato evitando così anche che i prezzi possano ribassare eccessivamente (ad esempio i contratti di filiera del grano);
  • gestire sistemi di qualità e certificazioni.

Le Organizzazioni di Produttori in Italia e in Europa

In Italia l’organizzazione di produttori agricoli più conosciuta è sicuramente Coldiretti che offre alle aziende agricole assistenza a 360°, ma non solo, infatti ci sono organizzazioni di produttori di settore, come quelle della mela annurca, delle castagne, del miele. In Italia le OP attualmente in attività sono circa 300 e sono destinatarie di Piani Operativi di livello nazionale ed europeo. Nell’Unione Europea sono invece presenti 11 milioni di aziende agricole, molte delle quali operano a livello familiare, ci sono invece circa 3400 OP. A queste organizzazioni possono aderire anche produttori che hanno produzioni irrisorie e che più difficilmente riescono a collocarsi sul mercato, magari anche con prodotti agricoli di qualità che rischierebbero l’invenduto.

Aziende agricole: reso noto il Piano Strategico Nazionale per la PAC

La PAC è la Politica Agricola Comune e viene definita dall’Unione Europea periodicamente, i Paesi dell’Unione Europea devono poi adeguarsi a essa attraverso i Piani Nazionali. In vista della Nuova PAC dell’Unione Europea, l’Italia ha preparato la bozza del Piano Strategico Nazionale che prevede importanti novità per le aziende agricole e per chi comunque lavora in questo importante ambito.

Cos’è il Piano Strategico Nazionale per la PAC?

Il Piano Strategico Nazionale per la PAC in Italia viene realizzato dal Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, anche conosciuto come MIPAAF, e mira all’attuazione e al coordinamento dei programmi della PAC per il quadriennio 2023-2027.

Il Piano Strategico Nazionale ha a disposizione ben 51 miliardi di euro destinati all’agricoltura tra il 2023 e il 2027, gli stessi derivano da fondi europei e cofinanziamento nazionale. L’obiettivo comune è potenziare competitività delle imprese agricole e raggiungere una maggiore sostenibilità ambientale.

Il piano strategico ha l’obiettivo di facilitare il ricambio generazionale nel settore agricolo aumentando anche la sicurezza e la qualità del lavoro. Occorre ricordare che i Piani Strategici presentati dai vari Paesi devono tenere in considerazione il Green Deal e il Farm To Fork che mirano a un’agricoltura maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale attraverso una diminuzione dell’uso dei pesticidi, un maggiore sostegno all’agricoltura biologica e a un uso consapevole e razionale delle risorse idriche.

Gli Eco-Schemi della Nuova PAC

La Nuova PAC inoltre prevede degli eco-schemi, si tratta di una sorta di macro-settori a cui prestare particolare attenzione, a essi è riservata una percentuale specifica degli aiuti all’agricoltura. Gli eco-schemi sono:

  • zootecnia (riduzione antibiotici e pascolo-allevamento semibrado);
  • inerbimento delle colture pluriennali;
  • olivi di rilevanza paesaggistica;
  • sistemi foraggeri estensivi;
  • colture a perdere di interesse mellifero.

Come divide gli stanziamenti il Piano Strategico Nazionale per la Politica Agricola Comune

I 51 miliardi destinati all’Italia sono composti da 40 miliardi di fondi europei e 11 miliardi di cofinanziamento nazionale e regionale. Il Piano Nazionale strategico ha diviso in quote annuali tali somme per i diversi settori, in particolare il piano del MIPAAF prevede attualmente per ogni anno:

  • 3,6 miliardi per i pagamenti diretti (sicuramente i più apprezzati dalle aziende agricole e vedremo in seguito a cosa sono riservati);
  • 323,9 milioni per l’Ocm (Organizzazione Comune di Mercato) vino;

  • 250 milioni per l’Ocm ortofrutta;

  • 34,6 milioni per l’Ocm olio d’oliva;

  • 5,2 milioni per l’Ocm miele.

Ai 51 miliardi si aggiungono ulteriori risorse che saranno dedicate dall’Italia al mondo dell’agricoltura, in particolare sono disponibili 9.7 miliardi di euro per i prossimi 7 anni dedicati al piano di sviluppo rurale (fondi FESR) e 910 milioni di euro derivanti dalla Next Generation EU.

Obiettivi da realizzare

L’obiettivo, come detto, è anche favorire il ricambio generazionale, proprio per questo un sostegno supplementare sarà rivolto ai giovani imprenditori agricoli tra 35 e 40 anni di età.

Il Piano Strategico Nazionale prevede inoltre un ruolo centrale delle Regioni che potranno quindi declinare/utilizzare i fondi in base ad esigenze specifiche di sviluppo. La gestione del rischio viene però riservata al livello nazionale.

Le scelte fatte dall’Italia all’interno del PSN sono volte a sostenere il reddito agricolo e incrementare la resilienza degli agricoltori aumentando anche la competitività sia nel breve che nel lungo periodo.  Sostenere il reddito agricolo vuol dire far in modo che coloro che lavora in questo settore possa avere lo stesso reddito di chi è impegnato in altri settori produttivi. Questo resta un importante incentivo per far in modo che sempre più persone si dedichino all’agricoltura.

Tra gli obiettivi vi sono anche una maggiore sicurezza alimentare, bio-diversità, tutela dell’eco-sistema e sostenibilità economica della produzione agricola e parità di genere attraverso l’incentivazione della presenza delle donne nelle aziende agricole.

Vantaggi e aiuti per le aziende agricole con il nuovo Piano Strategico Nazionale per la PAC

Cosa cambia per le aziende agricole con il Piano Strategico Nazionale? Come va ad impattare questo sulla qualità della vita di chi in questo settore ogni giorno si impegna e lavora? Dal punto di vista pratico questo per le aziende si traduce in aiuti di diverso genere, ad esempio sono previsti contributi in favore delle aziende che si occupano di allevamento e si impegnano nella riduzione dell’uso di antibiotici. Questi allevatori saranno destinatari di contributi diretti.

Pagamenti diretti sono previsti anche in favore di aziende che si impegnano:

  • nella produzione integrata certificata;
  • in pratiche di agricolture agro-biologiche con avvicendamento di colture principali, come quella dei cereali, con colture miglioratrici, cioè leguminose, che hanno l’effetto di concimare in modo naturale i terreni ( si tratta di una pratica di non sfruttamento intensivo dei terreni che veniva praticato in modo costante dai nostri avi);
  • in pratiche di inerbimento per la gestione ecologica del contrasto alle erbe infestanti;
  • pagamenti diretti sono infine previsti per la coltivazione di essenze floreali e specie mellifere, l’obiettivo è sostenere l’apicoltura.

Agricoltura: nuovo fondo a rimborso dei danni per alluvioni, gelo, brina e siccità

La legge di Bilancio 2022 ha istituito un nuovo fondo per l’agricoltura e, in particolare, per il rimborso agli agricoltori dai danni causati da alluvioni, da gelo, da brina e dalla siccità. La dotazione del fondo è di 50 milioni di euro per tutto il 2022. L’istituzione del fondo mostra l’attenzione del legislatore per i fenomeni del cambiamento climatico che vanno a danneggiare l’agricoltura.

Fondo per rimborsare i danni causati agli agricoltori dai fenomeni climatici: riferimenti normativi

L’istituzione del fondo per il rimborso delle calamità climatiche ai danni dell’agricoltura è disciplinata dai commi 515-519 dell’articolo 1 della recente legge di Bilancio 2022. Il fondo assicurerà la gestione dei rischi delle imprese che operano nell’agricoltura, beneficiarie dei pagamenti della Politica agricola comune (Pac). La copertura assicurata del fondo sarà in tempi brevi ed ex post, ovvero al verificarsi del danno agli agricoltori. La copertura dei rischi potrà continuare a essere ottenuta ex ante anche tramite le compagnie assicuratrici. Dunque le misure pubbliche e private sono cumulabili.

Copertura dei danni alle strutture agricole: come chiedere il rimborso al Fondo

Per l’operatività del fondo stesso è necessario attendere il decreto del Mipaaf. Il provvedimento andrà a disciplinare il riconoscimento, il finanziamento e la gestione del fondo per i danni arrecati dai fenomeni climatici al settore agricolo. Il fondo è affidato alla gestione di Ismea, mentre i criteri e le modalità di intervento verranno definiti, per ciascun anno, dal Piano di gestione dei rischi in agricoltura secondo quanto prevede il decreto legislativo numero 102 del 2004 all’articolo 4.

Imprenditore agricolo: deroga alla perdita della qualifica per eventi dannosi riconosciuti dal Mipaaf

Sempre in tema di danni al settore agricolo, il comma 988 dell’articolo 1 della legge di Bilancio 2022 introduce una deroga alla regola generale della prevalenza lavorativa per la qualifica di imprenditore agricolo. Infatti, rispetto a quanto disciplina l’articolo 2135 del Codice civile, l’imprenditore agricolo non perde la qualifica nel caso in cui si verifichi un evento calamitoso o epidemiologico. L’eccezionalità dell’evento deve essere dichiarata da un decreto declaratorio del Mipaaf. La deroga ha validità per tre anni dal provvedimento del Mipaaf.

Contributi previdenziali, esonero contributivo 2022 e finanziamenti all’imprenditoria dell’Ismea

In tema di esonero contributivo dei coltivatori diretti, il comma 520, dell’articolo 1, della legge di Bilancio 2022 produce la proroga per i lavoratori agricoli fino a 40 anni che si dovessero iscrivere, nel 2022, alla previdenza. I commi dal 521 al 525, inoltre, potenziano i contributi assegnati dall’Ismea all’imprenditoria giovanile e femminile nel settore agricolo.