Calati i prestiti a dicembre 2013

La Banca d’Italia ha comunicato che il mese di dicembre 2013 ha segnato un calo dei prestiti al settore privato, rispetto allo stesso mese del 2012.

La contrazione dei finanziamenti ai privati è stata, su base annua, del 3,8% (-4,3% a novembre).
I prestiti alle famiglie sono invece scesi dell’1,2% sui 12 mesi (-1,5% nel mese di novembre); quelli alle società non finanziarie sono diminuiti, sempre su base annua, del 5,3% (-6% a novembre).

Sono lievemente scesi i tassi di interesse sui mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, passati dal 3,86% di novembre al 3,80% di dicembre.
In calo anche i tassi sulle nuove erogazioni di credito al consumo, passati all’8,69% dopo il 9,20% di novembre.

I tassi d’interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie fino a un milione sono risultati pari al 4,36% (erano al 4,38% a novembre); quelli sui prestiti sopra un milione sono al 2,82% (erano al 2,76% a novembre). Mentre i tassi passivi sul complesso dei depositi sono stati pari allo 0,97%.

In crescita le sofferenze del sistema bancario: a dicembre il tasso di crescita sui dodici mesi è stato pari al 24,6%, mentre si fermava al 22,7% a novembre.
A dicembre 2013 le sofferenze bancarie hanno superato quota 150 miliardi e sono arrivate a 155,852 miliardi di euro, mentre nel mese di novembre si fermavano a 149,602 miliardi.

L’ultimo mese dell’anno ha anche fatto rallentare il tasso di crescita sui dodici mesi dei depositi del settore privato, risultato del 2,3% (6,1% a novembre). In diminuzione anche la raccolta obbligazionaria, diminuita dell’8,3% sui dodici mesi (-7,3% a novembre).

Vera MORETTI

Gli italiani pagano in contanti

Gli italiani, quando si tratta di pagare, sono ancora molto affezionati ai contanti.
Un’indagine condotta da Bankitalia su “Sepa e i suoi riflessi sul sistema dei pagamenti italiano”, ha rilevato infatti che nel 2012 ben l’83% delle transazioni complessive è avvenuto in contanti, a fronte di una media europea del 65%.

Inoltre, in Italia il numero delle operazioni pro capite annue effettuate non in contanti è di 71 contro le 187 della media europea e delle 194 di quella dell’area euro.

Sotto questo aspetto, l’Italia si stacca nettamente dagli altri grandi partner europei che tra bonifici, addebiti, operazioni con carte di pagamento e assegni, effettuano un numero di transazioni con strumenti di pagamento diversi dal contante ben superiore ogni anno. In cima alla lista ci sono i Paesi Bassi (349 operazioni procapite), seguiti dal Regno Unito (292), dalla Francia (276) e dalla Germania (222).

Le nostre 71 operazioni sono superate nettamente,e quasi doppiate, anche dalla Spagna, che è a 125 operazioni all’anno.
Tra i pagamenti alternativi, primi sono gli assegni (19 operazioni pro capite annue), mentre bonifico e addebito diretto sono utilizzati solo per il 15-17% dei casi, dato inferiore alla media europea (30%).

Fabio Panetta, vicedirettore della Banca d‘Italia, ha dichiarato a proposito: “La creazione in Italia di un sistema dei pagamenti moderno, competitivo, affidabile contribuirà a rendere il sistema produttivo più efficiente e trasparente. L’ammodernamento del sistema dei pagamenti italiano, la sua integrazione con il più ampio mercato europeo produrranno benefici che vanno ben oltre quelli direttamente connessi con l’introduzione di nuovi strumenti e di nuovi standard tecnici. I cambiamenti in atto, alimentati dalla Sepa, il sistema di pagamento unico nell’area dell’euro, aggiunge l’alto dirigente di palazzo Koch, conferiranno chiarezza e trasparenza alle relazioni di affari nell’intero sistema economico, non solo nel settore dei pagamenti”.

Vera MORETTI

Debiti PA: saldato il 60%

Una buona notizia, anche se di strada da fare ce n’è ancora, arriva da Bankitalia: il 60% delle imprese con debiti verso la Pubblica Amministrazione hanno ricevuto il rimborso dovuto, o parte di esso.
Tra loro, le pmi hanno utilizzato quanto ricevuto per pagare gli stipendi arretrati e potersi rimettere in carreggiata in vista della prossima stagione.

Dall’indagine della Banca d’Italia è inoltre emerso che il 10% delle imprese a campione riferisce di aver detenuto alla fine del 2012 crediti verso le Amministrazioni pubbliche che potevano beneficiare dei provvedimenti introdotti nel corso di quest’anno per accelerare i pagamenti delle somme dovute.

I soldi ricevuti come rimborso verranno utilizzati soprattutto per la riduzione dei debiti commerciali, altre forme di finanziamento del capitale circolante e la diminuzione dell’esposizione verso il sistema finanziario.

Quest’ultimo impiego è indicato con maggiore frequenza dalle imprese più grandi; una quota non trascurabile delle aziende con meno di 50 addetti (l’11 per cento) indica inoltre il pagamento degli stipendi arretrati come destinazione prioritaria dei fondi ricevuti.

Vera MORETTI

Ad agosto calati i prestiti alle famiglie

La Banca d’Italia ha comunicato che il mese di agosto è coinciso con il crollo dei prestiti destinati alle famiglie, poiché è stato registrato un -3,5%, che è andato ad incrementare ulteriormente la situazione negativa di luglio (-3,3%).

Questa striscia negativa porta così a -1,2% la discesa dei prestiti alle famiglie sui dodici mesi, che era ferma all’1,1% il mese precedente.
Anche i prestiti alle società non finanziarie sono diminuiti, su base annua, del 4,6% (-4,1% a luglio).

I tassi d`interesse, comprensivi delle spese accessorie, sui finanziamenti erogati nel mese alle famiglie per l`acquisto di abitazioni sono stati pari al 3,91% (3,96% a luglio); quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo al 9,64% (9,52% a luglio).

I tassi d`interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie di importo fino a 1 milione di euro sono risultati pari al 4,50% (4,41 nel mese precedente); quelli sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia al 2,86 per cento (2,96 per cento a luglio).
I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari all`1,04 per cento (1,05 per cento a luglio).

Vera MORETTI

Bankitalia: entrate in crescita, debito in calo

 

Secondo gli ultimi dati forniti da Bankitalia nei primi sette mesi del 2013 le entrate sono state pari a 225,0 miliardi, in aumento dell’1,4% rispetto a quelle dello stesso periodo del 2012. Il debito delle amministrazioni pubbliche è diminuito a luglio di 2,3 miliardi rispetto al mese precedente risultando pari a 2.072,9 miliardi. ).

Sul fabbisogno ha inciso per 8,7 miliardi il sostegno ai paesi dell`area dell`euro in difficoltà (comprendente la quota di competenza dell’Italia dei prestiti erogati dall`European financial stability facility – Efsf – pari a 5,8 miliardi e il versamento effettuato in aprile della terza tranche per la sottoscrizione del capitale dell`European Stability Mechanism – Esm – per 2,9 miliardi). Tale sostegno complessivamente ha raggiunto 51,3 miliardi.

Debito pubblico a livelli record, nonostante le tasse aumentino

 

La Banca d’Italia comunica nel Supplemento “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” gli ultimi dati sul debito pubblico italiano a giugno, sempre a livelli record nonostante il rialzo delle entrate tributarie. Il debito delle Amministrazioni pubbliche, a giugno, è aumentato però di soli 0,6 miliardi rispetto al mese precedente, raggiungendo comunque i 2.075,1 miliardi (era a 2.074,7 mld a maggio).

L’aumento è riconducibile al significativo incremento (13,9 miliardi) delle disponibilità liquide del Tesoro che ha più che compensato l’ampio avanzo delle amministrazioni pubbliche (13,5 miliardi). Alla fine del mese le disponibilità liquide del Tesoro hanno raggiunto 76,3 miliardi, contro 46,1 a giugno del 2012.

Tutto questo nonostante il gettito fiscale imponente degli ultimi mesi. Le entrate tributarie, infatti, sono state pari a 46,3 miliardi, in aumento del 21,5 per cento (8,2 miliardi) rispetto a quelle dello stesso mese del 2012 (38,1 miliardi). Le entrate tributarie sono salite del 5,14% nei primi sei mesi del 2013 a 189,436 miliardi di euro, in aumento di 9,277 miliardi rispetto ai 180,159 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno.

Accesso al credito: la tendenza negativa sta per invertirsi

Le condizioni di accesso al credito sempre più difficoltose hanno reso l’Italia sempre meno competitiva, e questo, ormai, è un dato di fatto.
Sembra, però, che ora qualcosa si stia muovendo e che i muri invalicabili delle banche si stiano aprendo, anche se debolmente.

A dimostrarlo, sono due indagini condotte da Banca d’Italia e Bce.
Secondo Bankitalia, infatti, dopo un secondo semestre in cui le politiche di “offerta dei prestiti alle imprese sono divenute lievemente più restrittive, riflettendo principalmente prospettive sfavorevoli per l’attività economica e un connesso maggiore rischio di credito“, il terzo trimestre potrebbe svelare una nuova tendenza.

Non si tratta, comunque, di una vera e propria svolta, poiché le banche hanno ancora offerto i prestiti a condizioni peggiori rispetto al trimestre precedente, ma “nelle valutazioni prospettiche degli intermediari l’irrigidimento delle condizioni di offerta si interromperebbe nel trimestre in corso“.
Ad interrompersi, questa volta davvero, è l’irrigidimento delle condizioni d’offerta dei prestiti alle famiglie, in particolare per l’attivazione di mutui, come conseguenza di una lieve ripresa del mercato immobiliare,

Ad essere interpellati per l’indagine, sono stati otto tra i maggiori istituti di credito italiani, i quali hanno tutti sottolineato come la fiacchezza degli investimenti e la bassa fiducia dei consumatori siano stati elementi preponderanti per il peggioramento delle condizioni di accesso al credito.
Le previsioni per il trimestre in corso rimangono, secondo le banche, ancora negative, anche se le condizioni di accesso ai finanziamenti stanno migliorando, grazie all’allentamento delle tensioni per quanto riguarda il debito.

La ricerca condotta da Bce, invece, pone l’attenzione su un’altra criticità: “le politiche per l’offerta dei prestiti alle imprese sono divenute nel secondo trimestre 2013 lievemente più restrittive riflettendo le prospettive sfavorevoli dell’economia e il maggior rischio di credito“.
Ma anche l’indagine Bce riconosce alcuni segnali positivi relativi al trimestre in atto: “Nelle valutazioni prospettiche degli intermediari l’irrigidimento delle condizioni di offerta si interromperebbe nel trimestre in corso“.

Vera MORETTI

I consumi in netta discesa

Che cosa è successo in questi anni nel settore dei consumi?
Secondo il bollettino economico di Palazzo Kock, arriva la conferma che i consumi sono scesi del 5% dalla metà del 2011. Mentre nel quarto trimestre del 2012 i consumi privati sono scesi sino allo 0,7% rispetto al periodo precedente.
Una flessione che risulta in netto calo per il settore degli acquisti di beni durevoli e semidurevoli, mentre la spesa per servizi è tornata a salire di poco.

Secondo il bollettino economico di Bankitalia, la contrazione dei consumi si fa sentire e tutto dipende dal mercato del lavoro e dall’incremento della pressione tributaria.
Pensate che alla fine dell’anno il saggio di risparmio si è attestato all’8,3%. In un contesto di questo genere è normale che la fiducia delle famiglie rimanga fragile: infatti, a marzo, i giudizi relativi alla propria situazione attuale e quelli sull’economica italiana sono rimasti negativi.

Infine sul fronte consumi è proseguita la tendenza al ribasso del volume delle vendite al dettaglio e delle immatricolazioni di auto.

Debiti PA e Pil, qual è la relazione?

Come abbiamo visto durante l’arco di questa settimana, il decreto sbloccacrediti, partito tra grandi rulli di tamburi, proclami e squilli di trombe, mano a mano che passavano i giorni ha raccolto più fischi che applausi.

Qualcuno che, però, che ancora prova a vederne i lati positivi (che ci sono, solo che il governo è riuscito a camuffarli molto bene) c’è. Si tratta di Bankitalia, nel cui Bollettino economico riporta alcune valutazioni incoraggianti sul decreto. Secondo le analisi dell’istituto di Via Nazionale, il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese “potrebbe contribuire alla crescita del Pil nei due anni per un ammontare complessivo compreso tra cinque e sette decimi di punto percentuale“. Più o meno quello che il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha detto poco meno di un mese fa.

Secondo Bankitalia, “nel complesso l’impatto macroeconomico del pagamento dei debiti è certamente positivo“, purché non si trascuri di “monitorare regolarmente l’attuazione delle norme, così da introdurre i cambiamenti eventualmente necessari per assicurarne l’efficacia“. Salvo poi tirare il freno a mano quando dice che “le previsioni degli effetti sulla crescita del provvedimento sono molto incerte, in quanto è difficile prefigurare la rilevanza relativa delle diverse destinazioni dei fondi“.

In effetti, spiega Bankitalia, la crescita del Pil nel biennio 2013-2014 oscillerebbe tra lo 0,5 e lo 0,7% “nell’ipotesi prudenziale in cui le risorse aggiuntive destinate al finanziamento di nuovi investimenti nel biennio 2013-14 fossero il 12% del totale e che la quota residua fosse destinata in parti uguali al finanziamento del capitale circolante (ad esempio il pagamento di salari arretrati) e ad accantonamenti per finalità precauzionali“.

Ecco quindi che il pagamento in tempi brevi di una quota rilevante dei debiti, si legge ancora nel Bollettino, sarebbe positivo perché potrebbe “contenere la dinamica della mortalità di impresa, con un impatto potenzialmente rilevante sull’attività economica“. Se fosse fatto in tempi brevi, appunto. Ma per come il decreto è stato concepito, ogni cosa si può dire tranne che sia orientato alla velocità. Vedremo come uscirà dopo l’esame del Parlamento.

Calano i prestiti alle famiglie e alle società

Dopo il -1,6% che era stato registrato a gennaio, i prestiti stanno continuando a scendere anche nei mesi successivi.
Il dato di febbraio, infatti, riportato dalla Banca d’Italia, registra un ulteriore calo dell’1,3%.
Nel dettaglio, i prestiti alle famiglie sono scesi dello 0,7%, contro il -0,6 di gennaio, mentre quelli alle società non finanziarie sono calati del 2,6% (-2,8% a gennaio).

Ad aumentare sono, di conseguenza, le sofferenze lorde, il cui tasso di crescita sui dodici mesi e’ aumentato al 18,6% dal 17,5% del mese precedente.

Ma alcuni segnali positivi arrivano dalla raccolta: a febbraio il tasso di crescita sui dodici mesi dei depositi del settore privato è ulteriormente cresciuto, attestandosi al 7,8% (7,7% a gennaio), mentre quello della raccolta obbligazionaria è sceso dello 0,8% (2,2% nel mese precedente).

I tassi d’interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie di importo superiore a 1 milione di euro sono diminuiti al 2,90% (3,10% a gennaio); quelli di importo inferiore a tale soglia sono stati pari al 4,38% (4,39% nel mese precedente).
I tassi d’interesse sui finanziamenti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono stati pari al 3,94% (3,92% a gennaio); quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo sono aumentati al 9,78% (9,59 a gennaio).
I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono diminuiti all’1,15% (1,17% a gennaio).

Vera MORETTI