Le alternative agli investimenti alternativi

 

La terra ha un valore, in quanto bene scarso, ed il suo valore è tanto più rilevante quanto lo sono le potenzialità di sfruttamento che offre, in relazione alla richiesta di mercato attuale o prospettica. Maggiore è la capacità di comprendere l’evoluzione della richiesta, maggiore è la possibilità di ottenere plusvalore dal terreno acquistato.

Un terreno edificabile, oggi, può avere scarsa appetibilità per il futuro, considerando l’inflazione di offerta sul mercato immobiliare e la scarsezza di domanda. Con le dovute eccezioni, perché in zone ad elevato potenziale turistico o di sviluppo economico, le prospettive di incremento, anche a breve, del valore, sono molto incoraggianti.

I terreni, in generale, contraddicono un principio rilevante per gli investimenti alternativi, la loro facilità di trasporto; un appezzamento, quindi, subisce tutte le eventuali ripercussioni di problemi sociali e  politici che dovessero insorgere nel corso del tempo. Anche perché, altra caratteristica che contraddice i principi, il terreno ha un orizzonte temporale di lungo o lunghissimo periodo. Inoltre, gravano come  spade di Damocle, gli incrementi di tassazione o la possibilità di confisca, per ragioni pubbliche o per scelte politiche, dei possedimenti in questione.

Nonostante queste contraddizioni, ritengo utile diversificare il patrimonio anche con l’acquisto di terreni, sempre che ci si faccia aiutare, nella scelta, da consulenti che debbano vendervi nulla.

Considero un valido investimento alternativo sopratutto i terreni agricoli, per diverse ragioni.

Prima di tutto, un terreno agricolo può divenire terreno edificabile, quindi aumentandone il valore in maniera esponenziale. Non credo sia una condizione che si verificherà facilmente nei prossimi anni, considerata la crisi immobiliare attuale, la enorme quantità di offerta di immobili, la contrazione di domanda e di popolazione. Con le debite eccezioni di luoghi ad elevato potere di espansione, in grado di attirare investitori stranieri.

Ma nel lungo periodo, potrebbe accadere che torni una certa “fame di immobili nazionali” e di conseguenza di terreni su cui edificare.

In secondo luogo, i diritti di sfruttamento del sottosuolo, che normalmente rimane di proprietà dello Stato, possono far lievitare il valore nel caso di scoperte di giacimenti di materie prime utili all’industria.

In terzo luogo, è plausibile che ci sarà, nei prossimi anni, un ritorno alla coltivazione della terra; se pensate alle molte persone senza un lavoro e a quelle che potrebbe perderlo, l’unica soluzione sarà quella di coltivare, in proprio o conto terzi, prodotti necessari al mantenimento della popolazione.

Ancora, sta aumentando il consumo di legno pregiato da costruzione, sia per ragioni ecologiche che di costo, ed è plausibile che la tendenza continui nei prossimi 20 anni. Potrebbe essere un ottimo investimento possedere un terreno su cui è possibile coltivare teak, ad esempio.

Un problema può essere la reperibilità di terreni agricoli interessanti e non troppo estesi, perché esistono diritti di prelazione per i coltivatori  e per i confinanti, addirittura è difficile sapere che un determinato terreno è in vendita. Ma non è impossibile, basta riferirsi a professionisti seri ed affidabili.

 

Dott. Marco Degiorgis – Life Planner / Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

 

Le alternative agli investimenti alternativi

 

Come già detto in precedenti occasioni, è importante assecondare gli interessi che ognuno di noi ha. Quindi, se le auto e i veicoli d’epoca sono la vostra passione, possono rappresentare un valido investimento alternativo.
Alcuni problemi sono comuni agli oggetti di arte e antiquariato; lo stoccaggio può richiedere spazi molto ampi, sopratutto se si possiedono molti veicoli, e gli spazi devono essere adeguatamente protetti da “incursioni” di potenziali ladri o vandali.
Ci sono anche costi da sostenere, collegati alla circolazione dei mezzi in questione (assicurazione e bollo, anche se ridotti rispetto alle auto recenti), alla protezione (assicurazione, impianti di allarme, sorveglianza), alla manutenzione o al restauro. Questi costi possono incidere anche pesantemente sul bilancio famigliare, quindi sono da valutare a priori e con attenzione.
In generale, come per altri beni rifugio già visti in precedenza, più un veicolo è raro, più ne aumenta l’appetibilità presso i collezionisti, e quindi il suo prezzo è stabilito da chi lo possiede, non dal mercato; questo perché non esiste un mercato se siete il proprietario dell’unica Bugatti rimasta al Mondo, ma esistono dei collezionisti interessati e disposti a spendere cifre folli per averla. O disposti a compiere atti folli per sottrarvela.
Nel mondo del collezionismo, entrano in gioco anche altri fattori. Ad esempio, un’auto che è stata guidata da un personaggio famoso, assume un valore maggiore rispetto alle altre, valore direttamente collegato alla notorietà del personaggio. Oppure una moto prodotta in un periodo limitato e con un motore ma più utilizzato. Cose così.
Queste considerazioni valgono un pò per tutti gli oggetti da collezione, che siano francobolli o fucili ad avancarica.
C’è però la possibilità di commisurare l’acquisto di oggetti da collezionismo in base alle proprie finanze. E’ un discorso già affrontato in precedenza: se il vostro patrimonio è di 1 milione di euro, e vi piacerebbe comprarvi un’auto d’epoca che vale 250 mila euro, forse non fa per voi, perché significherebbe investire il 25% del patrimonio in un solo bene.
Ma magari è possibile acquistare una moto altrettanto rara che però vale “solo” 50 mila euro, cioè il 5% del patrimonio complessivo.
Se ampliamo il discorso ad altri oggetti da collezionismo, la scelta si allarga molto e ci sono collezioni, rare ed interessanti, adatte a tutte le tasche. E diversificabili, cioè ne potete comprare di diverse tipologie.
MI vengono in mente i francobolli, le armi d’epoca, i dischi, i bastoni da passeggio, e ci saranno mille altre cose che si possono prendere in considerazione. Attenzione, però: sto parlando di oggetti da collezione veri, cioè rari o unici, con un valore certificato e riconosciuto. Quindi è da escludere tutto il ciarpame che potete trovare nelle varie fiere e mercatini dell’antiquariato. Perché? Devono essere beni che proteggono il patrimonio, quindi vendibili e il cui valore, possibilmente, cresca nel tempo.
In ogni caso, sarà bene ponderare adeguatamente le scelte di investimento, con l’aiuto di un planner patrimoniale esperto ed indipendente, che non abbia nulla da vendervi.

dott. Marco Degiorgis – Life Planner / Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

Le alternative agli investimenti alternativi

Gli oggetti d’arte e di antiquariato sono una tra le tante possibili forme di investimento alternativo. Hanno il vantaggio di abbellire le case di chi li possiede, oltre a migliorare la qualità della vita e a coltivare il senso estetico del proprietario, cose che non guastano mai. Gli svantaggi spesso consistono nelle grandi dimensioni o il peso degli oggetti, che li rendono difficilmente trasportabili ed occultabili: vi ricordate cosa avevo detto a proposito dell’oro? In caso di necessità, l’oro è rapidamente e facilmente trasportabile ovunque. Ma un lingotto d’oro non trasmette nessun sentimento, a meno che non siate come Paperon de Paperoni che trascorre le giornate a nuotare tra le sue monete d’oro, rimirandole e compiacendosi. In sostanza, credo che vada assecondata anche la natura di ognuno di noi, coltivando le inclinazioni e le passioni. Quindi, se ci piacciono gli oggetti d’arte o d’antiquariato, bene, perché possono essere una buona forma di diversificazione degli investimenti. Ci sarebbero da definire alcune cose: arte e antiquariato sono termini generici, poiché ci sono molte declinazioni diverse per la stessa parola.

La sostanziale differenza sta nel tempo trascorso; più un oggetto è antico, più è facile che abbia un mercato di riferimento e un prezzo. Inoltre si può valutare l’evoluzione del suo valore nel tempo; quanto si è incrementato, se ha subito forti oscillazioni e diminuzioni di prezzo, qual è la richiesta nei diversi periodi storici…

Viceversa, un oggetto recente mette di fronte ad un’incognita: il prezzo che pago oggi, si manterrà nel tempo? Incrementerà? La produzione artistica è soggetta anche a mode e a quantitativi prodotti: ad esempio, le opere di un artista molto prolifico hanno un valore inferiore alle opere di un artista, dello stesso periodo e corrente, più “riservato” e restio a produrre in gran quantità. Però questa è una considerazione che si può fare solo ex post, dato che non è possibile sapere cosa accadrà.

E’ un po’ lo stesso discorso che può valere per l’acquisto di un titolo in borsa: nonostante i valori fondamentali ottimi, non siamo in grado di sapere come muterà il suo prezzo nel tempo. Quindi acquistare opere di un artista contemporaneo rappresenta un’incognita, che può regalare grandi soddisfazioni ma anche deludere. Per questo dicevo all’inizio che bisogna anche appagare il proprio senso estetico: se si acquista un’opera che piace, il suo valore estetico non avrà prezzo.

Basta essere consapevoli che l’arte moderna non sempre ripaga lo sforzo economico sostenuto per acquistarla: è una scommessa, sostenuta dal piacere di possedere qualcosa che appaga la vista e rasserena l’animo.

Discorso un pò diverso è quello degli oggetti di modernariato: alcuni sono diventati pezzi da collezione, e quindi assumono un valore riconosciuto e scambiabile, altri richiamano ricordi d’infanzia o di gioventù, ma non hanno nessun valore di mercato per i collezionisti. Occhio attento, quindi, a cosa si compra.

Per l’antiquariato, invece, esiste un mercato, locale o internazionale, a seconda della rarità e dell’appetibilità del pezzo. Anche nel mondo antiquario esistono le “sole” ovviamente, più che altro copie o falsi, a cui bisogna prestare la massima attenzione. I problemi legati  agli oggetti di antiquariato come beni di investimento sono principalmente due: le dimensioni e il prezzo. Pensiamo ad un comò del 1700, ad un quadro di due metri per tre, ad una statua  neoclassica in marmo di Carrara: sono grandi, pesanti, difficili da trasportare. Il prezzo, inoltre, di questi oggetti può essere molto elevato, decine o centinaia di migliaia di euro. Quindi in un ambito di pianificazione complessiva, è bene rivolgersi sempre ad un patrimonialista, che sia in grado di distribuire il patrimonio in maniera adeguata alle vostre reali esigenze di vita. Evitare di investire troppo in un unico bene è una regola base della corretta pianificazione e diversificazione.

In linea generale, sarebbe bene acquistare beni che si possano quantomeno riporre in un caveau di sicurezza: infatti un grosso problema degli oggetti d’arte e di antiquariato è il rischio di furti, da cui ci si può tutelare con assicurazioni, impianti di allarme, caveau bancari. Le precauzioni non sono mai troppe, in funzione anche del valore e della rarità dei beni posseduti. Per le assicurazioni, va considerato un aggiornamento costante dei valori assicurati e verificato se la compagnia risarcisce per intero il valore o in maniera proporzionale al danno complessivo subito. Per gli impianti di allarmi e altri sistemi di dissuasione, è necessario mantenere i sistemi funzionanti e tecnologicamente aggiornati.

Insomma, comunque vogliate proteggere i vostri oggetti preziosi, c’è un costo da sostenere, negli anni, che va valutato in detrazione rispetto al prezzo di mercato del bene, poiché il costo per la sua protezione ne riduce il valore reale nel momento in cui volessimo realizzare (vendere).

Nel mondo dell’arte e dell’antiquariato vige poi una regola: un oggetto è tanto più prezioso quanto è raro e ben conservato. La rarità può essere in funzione sia delle quantità prodotte, sia della sua reperibilità effettiva. Più un oggetto è antico e fragile, meno sopravvive al tempo, ai traslochi, agli imprevisti che ne minacciano l’integrità. Pensiamo ad antico vaso, oggetto delicato e fragile; è un miracolo se ci imbattiamo in un pezzo con 100 anni di età, se ha 200 anni pensiamo ad un miraggio e così via.

Più un oggetto è raro, non  solo più è alto il suo valore, anzi in alcuni casi il valore viene determinato a discrezione assoluta del venditore, ma aumenta in maniera esponenziale il suo interesse collezionistico. Questa è la condizione ideale per un investimento, in quanto sarà abbastanza semplice rivenderlo e il ricavo ottenuto sarà elevato.

Ma poche sono le persone che hanno disponibilità economiche tali da potersi permettere oggetti così rari da essere quasi “mitici” e oggetto del desiderio dei collezionisti di tutto il mondo. O meglio, poche persone hanno un patrimonio così elevato che permetta loro di ricomprendere in una attenta diversificazione e pianificazione oggetti di valore così elevato. Se un dipinto antico e raro vale 10 milioni di euro, quanto dovrà essere grande la ricchezza del suo proprietario perché questo oggetto sia equamente distribuito in un complesso di investimenti? Solo chi non deve vendervi il dipinto e conosce la situazione patrimoniale presente e futura del cliente, come un planner patrimoniale indipendente, sarà in grado di valutare l’adeguatezza dell’investimento rapportata al complesso del patrimonio, alle necessità della famiglia, alla realizzazione delle aspirazioni dei figli o dei nipoti.

 

 

Dott. Marco Degiorgis – Life Planner / Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

 

Le alternative agli investimenti alternativi

Le pietre preziose fanno parte dei gioielli, ma possono anche avere una vita autonoma, nel senso che possono essere commercializzati come oggetti a sè, senza per forza essere  incastonati in un gioiello. Sono un po’ l’equivalente del lingotto d’oro, ma solo un po’.

Per pietre preziose si intendono diamanti, rubini, smeraldi, zaffiri e altri, meno conosciuti. I diamanti hanno una storia a parte, poiché sono gli unici ad avere un listino ufficiale.

I diamanti oltre i 10 carati sono fuori listino, nel senso che il prezzo è stabilito di volta in volta, tra acquirente e venditore. Che significa anche avere completo arbitrio sul prezzo, che diventa un accordo tra le due parti. Questo discorso vale in generale quando si possiede un bene unico o molto raro e che contemporaneamente sia molto ambito: infatti si si ha un bene raro ma che non vuole nessuno…non varrà nulla. Che si tratti di un immobile, di un gioiello, di un diamante o di una macchina d’epoca, più è raro e più ha compratori, più il suo valore sarà inestimabile.

Il problema, per tornare ai diamanti, è che una singola pietra da oltre 10 carati vale oltre un milione di euro, quindi, per suddividere equamente le “uova del paniere”, sarà necessario un patrimonio molto elevato. Altrimenti si rischia di investire troppo in un solo “uovo”, che sappiamo potrebbe risultare molto rischioso. Se invece ci dobbiamo accontentare di diamanti di peso inferiore ai 10 carati, esiste un listino ufficiale, il Rapaport, che classifica i diamanti in base a peso, colore, purezza e taglio. Negli ultimi anni sono anche sorti rilevanti scrupoli circa la provenienza delle pietre preziose, poichè spesso viene sfruttata manodopera infantile per l’estrazione o per le condizioni disumane in cui versano i minatori. La maggior parte dei diamanti proviene da zone fortemente sotto sviluppate e quindi la certificazione sull’eticità delle miniere è divenuta indispensabile.

Nonostante la quotazione ufficiale, va detto che il mercato mondiale dei diamanti è in mano a sole 6 aziende, di cui il 40% alla De Beers, e che ha subito incrementi costanti di prezzo dal 1993! Quindi mi viene da pensare che sia un mercato artificiale e che la quotazione è sostenuta dai produttori, più che dall’incontro tra domanda e offerta.

Questo rende abbastanza complicato capire quale sia il vero valore dei diamanti.

Discorso simile vale per le altre pietre preziose, rubini, smeraldi zaffiri per citare i più famosi, con l’aggravante che non esiste un listino ufficiale e che il colore è fondamentale per la valutazione, il che complica parecchio le cose quando si deve stimare la pietra. Inoltre le pietre di colore subiscono gli andamenti legati alle mode, per cui in alcuni periodi valgono di più e in altri meno. Il diamante, se non altro, ha maggiore costanza.

Altra differenza consiste nella perizia certificata e “imbustata” del diamante, cioè un ente riconosciuto, come la GIA, esegue la perizia e rilascia un certificato, e una parte del certificato è incluso in una bustina trasparente insieme al diamante, in modo da evitare equivoci. Per le altre pietre preziose non esiste questa forma di certificazione.

Quindi, se avete un patrimonio di 10 milioni di euro, forse un diamante da 10 carati fa al caso vostro. In tutti gli altri casi, sarà bene ponderare adeguatamente le scelte di investimento, con l’aiuto di un planner patrimoniale esperto ed indipendente, che non abbia nulla da vendervi.

dott. Marco Degiorgis – Life Planner / Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

 

 

 

Baratto in agricoltura: scambio di prodotti e consigli

Non è sempre vero che i grandi progetti nascono da idee complesse.
In alcuni casi, basta che si accenda nella mente una lampadina, perché ne venga fuori una buona idea.

E’ questo ciò che è accaduto quando è stato formato su Facebook il gruppo Regalo e Baratto in Agricoltura, che a soli due mesi dalla sua fondazione, ha ormai superato i 2mila iscritti.
Il gruppo è nato, originariamente, per barattare e regalare prodotti del settore naturale biologico, ma si è ben presto ingrandito ed ora, pur rimanendo il baratto il suo scopo principale, è diventato luogo di richieste e suggerimenti, informazioni e consigli.

Non si tratta più di donare semplicemente semi, piante ed animali, ma di mettere a disposizione di chiunque ne abbia bisogno il proprio sapere, per aiutare gli altri e condividere conoscenze ed esperimenti.
Chiunque decida di unirsi al gruppo, deve dare il suo contributo in termini di doni, ma soprattutto consigli. Nella bacheca ci sono richieste di aiuto su come coltivare determinate piante, ma anche donazioni di frutta coltivata da chi la offre, e tanto altro ancora.

Vista la peculiarità di questo gruppo, era chiaro che gli iscritti al gruppo non fossero destinati a rimanere amici virtuali a lungo. Per questo è stato organizzato un raduno aperto a tutti gli iscritti, che si terrà ad Albenga il 10 agosto e al quale parteciperanno persone provenienti da tutte le parti d’Italia.

Non sono tutti agricoltori, o comunque appartenenti al settore, perché tra i partecipanti ci sono tanti che, semplicemente, condividono la passione per l’agricoltura e la vivono a modo loro, magari coltivando un piccolo orto o allevando galline ad uso familiare.
C’è anche chi, avendo nozioni specifiche in un determinato settore, le mette a disposizione di tutti, e chi offre agli interessati animali in esubero.

Vera MORETTI

Il baratto si fa online

Se è vero che il baratto sta tornando di moda e che si possono fare acquisti con merce di scambio invece che con il denaro, è altrettanto vero che non è sempre facile trovare i negozi e le strutture che aderiscono a questa iniziativa.
Anche in questo caso, è in rete che si trovano tutte le informazioni e i link utili: dalle community che aggiornano in tempo reale riguardo le iniziative sparse in tutta Italia, ai negozi veri e propri, online è semplice ed immediato reperire tutto ciò che serve per entrare nel mondo del baratto.

Vediamo quali sono i portali più conosciuti.

ZeroRelativo: si tratta di una community a partecipazione gratuita, previa registrazione e compilazione della pagina degli annunci. In questo caso, si può vendere online qualsiasi cosa, ma soprattutto si basa sulla filosofia del riuso e del risparmio.
Il progetto, attivo dal 2006, è gestito da un’associazione no-profit di Pesaro che ha vinto nel 2008 il bando di concorso Fuori le idee, rivolto ad associazioni giovanili capaci di sviluppare un progetto di valenza sociale.

Eco-Riciclo: fondato nel 2006, questo sito rappresenta un luogo d’incontro tra domanda ed offerta di oggetti riciclati, per promuovere, anche in questo caso, sobrietà e rispetto ambientale.
Il fondatore è Domenico Barranca, aderente ai valori del Movimento della decrescita, e si è posto come obiettivo, oltre a promuovere l’arte del baratto, anche di mettere in contatto i “barter” e sensibilizzare il pubblico sul tema dei riciclo come antidoto alla produzione industriale incontrollata e all’inquinamento, e promuovere moderazione, scambio e autoproduzione.

Reoose: ispirandosi anche in questo caso all’importanza del Km zero, propone qualcosa in più rispetto ai siti precedenti. Ogni oggetto ha un valore espresso in crediti e studiato in base alla categoria, all’impatto inquinante dell’oggetto durante il suo smaltimento e al suo stato (nuovo o usato)
Inoltre, ogni oggetto è geolocalizzato, per privilegiare gli annunci vicini per baratti a km zero. Se si hanno crediti in esubero, si possono donare a delle onlus partner del sito.

CoseInUtili: sito che si occupa di scambio oggetti, ma anche di tempo e viaggi. L’idea è venuta alla blogger varesina Elisa, la quale ha deciso di adottare il sistema dei crediti donando, in cambio della merce proposta, tempo per ricevere ripetizioni scolastiche, servizi domestici, accompagnamento di persone, cucina, manutenzione casa ma anche la semplice “compagnia”.

Swapcool: si occupa principalmente di articoli per bambini, che possono essere scambiati o comprati. In questo caso, dunque, oltre ai crediti, si accettano anche gli euro. I genitori possono vendere abiti, oggetti e giochi che non servono più ai loro figli ed acquistarne/scambiarne altri, che meglio si adattano all’età.

Bookcrossing: sito dedicato espressamente ai libri, e che si occupa di scambio libri ai livello mondiale, con più di 850.000 utenti attivi e quasi 7 milioni di libri in 130 paesi diversi.
Nella versione italiana, si posta nella bacheca virtuale una richiesta e si verifica se c’è un utente disposto a spedirlo, gratuitamente. E’ possibile anche disfarsi di libri che non piacciono: in questo caso diventa di proprietà di Bookcrossing tramite etichetta che si ottiene online.
Il libro in questo caso non si spedisce ma si lascia su una panchina, sul treno o sul tavolo di un bar: quando un altro lettore lo trova, può inserire il codice dell’etichetta nel sito e indicare così che è stato trovato: l’ex proprietario potrà quindi “seguire” il proprio libro e sapere sempre dov’è.

Vera MORETTI

Le alternative agli investimenti alternativi: i gioielli

Qualcuno potrebbe sostenere che gioielli e oro sono in fondo la stessa cosa e quindi che in questo spazio l’argomento è già stato trattato, ma non è così. Il valore di un gioiello infatti sta nel materiale con cui è realizzato, che sia oro o argento o altro metallo, ma anche per esempio nelle pietre preziose incastonate in esso e nella stessa attività di realizzazione che comporta. Pertanto investire in oro o in gioielli presenta rischi e opportunità diversi.

A incidere sul valore di un gioiello sono dunque diversi fattori. Per quanto riguarda la lavorazione si deve distinguere tra lavorazioni a mano, semiindustriali e industriali, alle quali corrisponde spesso un diverso valore di mercato.

L’artigianalità in particolare porta con sé spesso il valore di esclusività, specie se il pezzo è unico. Il prezzo pagato all’acquisto del gioiello incorpora anche le ore necessarie alla sua costruzione, che incidono sensibilmente sul costo finale complessivo, talvolta più del valore delle materie prime. E’ chiaro che se questo costo non viene riconosciuto nel momento della rivendita, perdiamo quella parte di denaro relativa alla manodopera. Senza contare l’IVA, che si paga all’acquisto e non viene rimborsata alla vendita. L’oro puro, quello in lingotti o monete, invece è esente IVA.

Ricordo anche che i gioielli d’oro contengono solo il 75% di questo prezioso metallo, mentre per il 25% sono fatti di altri metalli, come argento e rame. Quindi pur contando di rivendere i gioielli a peso d’oro, non si realizza mai in base al peso totale dell’oggetto acquistato.

Per quanto riguarda le pietre preziose, è consigliabile chiedere la perizia di un gemmologo, per verificarne le caratteristiche e di conseguenza il valore. E anche la perizia comporta un esborso.

Per valutare quanto e se i gioielli possono essere un bene nel quale investire per salvare i nostri patrimoni si devono dunque considerare tutte queste variabili al fine di fissare il vero valore di rivendita, in caso di bisogno.

Diverso è il caso di gioielli pezzi unici, magari firmati da artigiani famosi o realizzati per personaggi o ricorrenze importanti, o gioielli antichi, che assumono un valore anche storico e collezionistico. In questo scenario, il gioiello può avere un costo perfino superiore a quanto pagato in origine, in relazione alla sua rarità e al valore estetico che il mercato gli riconosce.

Si presenta però un po’ lo stesso problema degli immobili: un gioiello unico, raro, di pregio costerà molto e quindi poche persone potranno utilizzarlo come efficace protezione e diversificazione (fattori che, ricordo, devono andare a braccetto). Se l’oggetto vale la metà del patrimonio complessivo, ad esempio, sbilancia troppo  e rischia di causare più danni che benefici.

dott. Marco Degiorgis – Life Planner / Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

In tempi di crisi, si va in vacanza col baratto

E’ ormai cosa nota che la metà degli italiani, come confermato dal Codacons e riportato anche da Infoiva.com, non può permettersi di andare in vacanza causa crisi, ma forse per molti di loro può esserci una soluzione.

Ora che l’estate e il caldo cominciano a farsi sentire, e quindi rinunciare alle ferie appare come un sacrificio troppo grande, si può pensare a partire per qualche giorno, magari scegliendo uno dei tanti bed & breakfast che fanno parte di BarattoBB, il sito che propone di non pagare l’ospitalità in queste strutture, ma di barattarla con qualcosa che non ci serve più o con una prestazione professionale

Il baratto, dapprima riesumato per qualche sparuto mercatino di quartiere, ora sta prendendo piede e si sta espandendo a macchia d’olio, anche quando si tratta di organizzare viaggi.
E se i potenziali clienti dei B&B pensano di non avere nulla da barattare, si sbagliano di grosso, perché le merci di scambio richieste sono tante: da vecchi libri e fumetti, da mettere a disposizione nella biblioteca riservata agli ospiti, a prodotti tipici ed abiti vintage, da inserire nella boutique interna, fino a servizi di traduzione testi, ad esempio nelle brochure, o di imbiancatura e giardinaggio.
Non puoi pagare il soggiorno presso la mia struttura? E allora mi curi le piante o mi rinfreschi le stanze con una mano di vernice.
E sembra che questo metodo funzioni alla grande, con vantaggi per chi offre i propri beni e per chi li riceve.

Se non si pretende di andare dall’altra parte del mondo, qualche giorno di vacanza si rimedia…

Vera MORETTI

In Romagna nasce Quinc, la rete economica del baratto

In Romagna, terra patria del divertimento e del turismo, hanno imparato ad arrangiarsi e a resistere, nonostante la crisi evidente, grazie ad un’iniziativa vincente, anche se molto antica.

Cento imprese riminesi, infatti, hanno deciso di collaborare e, insieme, costituire la Quinc, ovvero una rete economica di scambio che, ideata dalla Camera di Commercio di Rimini e dalle associazioni di categoria, propone di abbandonare l’euro per adottare il più tradizionale baratto.
Non a caso, infatti, Quinc prende il nome dal Quincunx, antica moneta di bronzo coniata dalla comunità riminese Ariminum, e ad essa hanno aderito imprese appartenenti ai settori più disparati, accomunati da una recessione economica pericolosa e da un’unica necessità: fare “fronte comune” per restituire impulso al tessuto produttivo locale.

Come funziona? Il meccanismo è semplicissimo: le aziende che aderiscono al progetto, operano tra loro transazioni economiche non monetarie basate sullo scambio di beni e servizi, “prediligendo fornitori locali in modo da realizzare impatti positivi sull’economia riminese”.
Moneta di scambio più diffusa è rappresentata da buoni sconto riutilizzabili, che l’impresa potrà a sua volta barattare o spendere comprando beni o servizi presso le altre realtà che hanno aderito Quinc.

Maurizio Teremoli, segretario generale della Camera di Commercio di Rimini, ha spiegato così il progetto: “Facciamo un esempio: un’azienda di software vende un’applicazione a una tipografia, che effettuerà il pagamento in parte in euro e in parte in Quinc. L’azienda di software potrà utilizzare i Quinc ricevuti nelle successive operazioni di acquisto, ad esempio per comprare carta, un servizio di consulenza o qualsiasi altro prodotto disponibile all’interno del circuito. Il buono sconto, ovviamente, non corrisponderà a una perdita di valore per l’azienda, ma sarà quantificato in unità di conto virtuali, i Quinc appunto, che potranno essere barattati all’interno del circuito per l’acquisto di altri beni o servizi”.

Il periodo particolarmente critico è stato sottolineato anche da Gianmario Ferrari, titolare degli alberghi Hotel Little, Hotel Nelson, L’Hotel e vicepresidente dell’Associazione Albergatori: “Le aziende devono superare una crisi legata al credito che immobilizza l’economica locale. Quinc potrebbe essere sicuramente una soluzione. A me personalmente il progetto è piaciuto subito, anche perché consente di instaurare un dialogo con le realtà aziendali del territorio, e ciò non può che essere positivo. Poi, parlando da imprenditore, ci vedo un nuovo segmento di mercato. Certo, non è il rimedio per tutti i nostri guai, però in momenti di crisi è importante aprire nuove prospettive”.

Anche nella ridente Romagna, il 2012 è stato caratterizzato dal segno meno, nonostante da sempre rappresenti uno dei fiori all’occhiello del tessuto produttivo italiano: – 2,4% del Pil, in una terra un tempo fiore all’occhiello del tessuto produttivo italiano, – 4.800 posti di lavoro, persi a causa del terremoto, -13,5% degli investimenti industriali effettuati lo scorso anno, – 2,6% dei prestiti bancari alle imprese.

Al di là della soluzione, ovviamente temporanea del baratto, dunque, è necessario che si intervenga per impedire una definita debacle, che debba concentrarsi “sulla collaborazione e sulla solidarietà”, come ha ricordato Enzo Mataloni di Serint Group, una delle aziende che cureranno la parte tecnica della rete Quinc.

Anche Fabrizio Moretti, titolare del Colorificio Mp di Viserba di Rimini, ha voluto dire la sua: “Non possiamo più chiamare ciò che stiamo vivendo ‘crisi economica’: è un cambiamento epocale al quale dobbiamo far fronte inventando nuove modalità per affrontare il mercato: questo progetto è interessante proprio in tal senso, supplisce alla scarsità di liquidità introducendo lo scambio come mezzo finanziario e credo possa dare nuovo impulso al tessuto locale, rinvigorito dal carattere circoscritto dell’iniziativa, che favorisce un’importante sinergia tra imprese del territorio”.

Vera MORETTI

Contro la crisi, una soluzione viene dal passato: il baratto

di Davide PASSONI

Come si dice di solito, ogni crisi nasconde in sé una opportunità. A volte, questa opportunità passa per il cambiamento, spesso radicale, di modi e stili di vita. Una testimonianza in questo senso viene da una nuova “linea di business” che alcune società stanno intraprendendo: quella del baratto.

Una linea che tanto nuova, a ben vedere, non è, visto che lo scambio rappresenta la forma primordiale di economia. Eppure, in un periodo nel quale il denaro c’è ma, per alcune imprese e famiglie, è sempre meno, non stupisce che esso torni a ricoprire un ruolo essenziale nell’economia.

Scambio che può essere di beni o di servizi, ma che, si chiami “swapping”, “bartering” o con qualsiasi altra parola inglese lo vogliate identificare, rivela un modo differente di concepire l’economia. Un modo per fare, come si dice, di necessità virtù, e per cercare di non sprecare oggetti e risorse nella consapevolezza che, in un momento come questo serve ottimizzare quanto più possibile ciò che ogni azienda o famiglia deve mettere in campo nella gestione quotidiana dell’economia.

Anche Infoiva, questa settimana, darà un’occhiata al fenomeno per capire se, davvero, sta rinascendo un modo di fare business che pareva dimenticato o se, passata (quando passerà…) questa crisi infame, tutto sarà ridotto a una moda temporanea.