Allarme mutui, cosa potrebbe succedere agli interessi dopo il 15 giugno 2023?

Il 15 giugno 2023 c’è una nuova riunione della BCE e siamo ormai abituati che in tali occasioni si procede a un rialzo del costo del denaro che inevitabilmente si rifletterà sui mutui e sui prestiti andando ad aumentare i tassi di interesse.

Allarme mutui con la politica monetaria della BCE

La politica economica della BCE è ormai chiara, aumentare il costo del denaro per diminuire la domanda di beni e quindi calmierare i prezzi andando così a ridurre il tasso di inlfazione. Questa politica monetaria è ormai iniziata da quasi un anno. Gli aumenti del costo del denaro sono stati costanti, l’ultimo è stato nel mese di maggio di 0,25 punti percentuali che hanno portato il costo del denaro al 3,75%.

In base alle prime indiscrezioni trapelate il 15 giugno dovrebbe esservi un aumento di pari importo e di conseguenza il costo del denaro dovrebbe arrivare al 4%.

In poco temo questo eventuale nuovo aumento si riverserà sui mutui andando ad aumentare la rata dei mutui già stipulati con il tasso variabile e incidendo sui nuovi mutui a tasso fisso stipulati proprio a partire da tale data.

C’è spazio per un’eventuale posticipo dell’aumento del costo del denaro?

Sembra che le politiche monetarie della BCE stiano dando i loro frutti, infatti nell’area euro nel mese di maggio l’inflazione è in calo. A ciò si aggiunge che, viste le politiche restrittive adottate dalle banche, stanno diminuendo le domande di prestito, questo dovrebbe raffreddare la corsa in salita dei prezzi.

Se questo dato potrebbe far propendere per una pausa nell’aumento costante del prezzo del denaro, dall’altro lato potrebbe dar ragione alla Bce che forte di una politica monetaria aggressiva che sta funzionando probabilmente, o meglio questo è ciò che molti si aspettano, potrebbe di fatto decidere di mantenere la rotta. Questo vorrebbe dire che il costo del denaro potrebbe arrivare al 4%.

Ricordiamo che il costo del denaro al 4% è il prezzo a cui le banche del sistema acquistano denaro dalla Bce per erogare prestiti e mutui. Nel momento in cui lo stesso denaro viene distribuito è ovvio che la banca debba applicare tassi più elevati e rientrare nelle spese di gestione di prestiti e mutui. In poche parole chi chiede un prestito o un mutuo non può ottenerlo con un tasso di interesse al 4%.

Allarme mutui, ultimi dati sui tassi di interesse

Ad aprile i tassi di interessi per mutui erano in media intorno al 4,52%, ad aprile del 2022 si poteva ottenere un mutuo con tasso al 2,15%. Per il credito al consumo il tasso di interesse è invece al 10,52%. Non sono ancora noti i dati definitivi di maggio 2023, ma sicuramente più alti rispetto ad aprile. Non si esclude che il tasso di interesse per un mutuo a tasso fisso possa arrivare dopo l’eventuale rialzo al 6%. Proprio per questo si parla di un nuovo allarme mutui.

Buone notizie vi possono invece essere per i risparmiatori, infatti il tasso di interesse sui depositi è attualmente al 3,25% e potrebbe essere aumentato al 3,50%.

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Auto a rate, ora costano di più. Allarme per le famiglie

È di pochi giorni fa la decisione della BCE di aumentare nuovamente il costo del denaro portandolo al 3,75%. Questo ha portato a un deciso aumento dei tassi dei mutui, ma ancor più sale il tasso di interesse sui prestiti al consumo, generalmente utilizzati per piccoli acquisti, ad esempio di elettrodomestici, del motorino, ma anche dell’auto. Ecco cosa sta succedendo in questo settore e quanto può costare in più acquistare l’auto a rate.

Prestiti a consumo: un vero macigno sulle spalle degli italiani

Quando si fanno acquisti di una certa rilevanza dal punto di vista economico, nella maggior parte dei casi si preferisce pagare a rate e quindi accedere a prestiti. Tutti però sappiamo che i prestiti hanno un costo, la banca o la finanziaria a cui ci si rivolge infatti applica un tasso di interesse e spesso è necessario presentare non solo la busta paga, ma anche un garante.

I prestiti al consumo generalmente hanno tassi di interesse piuttosto elevati e proprio per questo motivo questo nuovo rialzo del costo del denaro si ripercuote sui prestiti per l’acquisto dell’auto in modo deciso portando a un netto aumento della rata da pagare. A lanciare l’allarme è Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) che parla di un vero e proprio macigno sulle spalle degli italiani.

Auto a rate: tassi di interesse troppo alti con un costo fino a 8.200 euro in più

Secondo le stime della Fabi il 25% delle famiglie italiane sono in debito e molte fanno già fatica a far fronte a questi debiti, con l’aumento dei tassi di interesse si stringono le maglie del credito e a molte famiglie i prestiti non vengono concessi, questo naturalmente si riversa anche nel settore dei consumi che di conseguenza calano.

Secondo i calcoli fatti da Fabi, comprare un’auto media del costo di 25.000 euro, con un finanziamento potrebbe richiedere un maggiore esborso di 8.200 euro rispetto al 2021, cioè prima che iniziasse l’aumento del costo del denaro. Insomma non una somma da poco per le casse delle famiglie già erose abbondantemente dall’inflazione. Il tasso di interesse dei prestiti a consumo ormai sfiora la soglia del 10%.

Secondo le stime senza un’inversione di tendenza il rischio è che nel tempo l’onda lunga porti ad una netta perdita di posti di lavoro e quindi a ulteriori difficoltà e restrizioni nel settore.

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Bce aumenta ancora il costo del denaro, sempre più alti i costi dei mutui

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Come annunciato nei giorni scorsi, la Bce ha provveduto a un ulteriore aumento del costo del denaro, quali sono le conseguenze soprattutto su mutui e prestiti?

Bce: è necessario un nuovo aumento del costo del denaro

La Bce nella seduta odierna ha provveduto ad aumentare nuovamente il costo del denaro, stavolta, l’aumento è stato dello 0,25%, tanto basta a riportare il costo del denaro a 3,75 punti percentuali. Aumentati anche i tassi di interesse sui depositi che ora arrivano al 3,25% di fatto a vantaggio di chi ha riserve di denaro e non vuole rischiare con investimenti in prodotti diversi dai depositi. Inoltre viene portato al 4% il tasso sui prestiti marginali.

Questa scelta finalizzata a calmierare i prezzi dei beni di consumo attraverso una riduzione della domanda, avrà in realtà immediato effetto sui mutui portando a un aumento sia del tasso fisso sia del tasso variabile.

Nell’annuncio rilasciato dalla Bce si sottolinea che “Le prospettive di inflazione continuano ad essere troppo elevate per troppo tempo”. La Bce sottolinea che in questi mesi vi è stata una riduzione troppo bassa dell’inflazione, ma restano forti le pressioni sottostanti i prezzi e di conseguenza è necessario ancora intervenire.

Aumento costo del denaro Bce, cosa succede ai mutui?

Nel frattempo, come avevamo anticipato, i tassi di interesse sui mutui a tasso fisso e variabile aumentano e naturalmente questo nuovo intervento della Bce porterà ulteriori rialzi che saranno immediati sulla rata del mutuo a tasso variabile, mentre per i mutui a tasso fisso, gli aumenti di vedranno sui contratti stipulati da domani, ma di fatto sappiamo che le banche sono restie a concedere questa forma di prestito perché il rischio di tassi non in linea con i successivi interventi è elevato. A ciò si aggiunge che appena i tassi scenderanno chi ha un mutuo a tasso fisso chiederà la surroga del mutuo e di conseguenza le banche rischiano di andare in perdita.

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Allarme mutui, nuovo aumento del costo del denaro a maggio 2023

La BCE ormai ci ha abituati a costanti aumenti del costo del denaro e anche per il mese di maggio 2023 è previsto un aumento dello 0,25% che genera un nuovo allarme mutui, è sempre più difficile ottenerne uno a tasso fisso e sul variabile c’è un elevato rischio di aumento della rata.

Bce, nuovo aumento del costo del denaro a maggio?

L’ultimo aumento del costo del denaro risale al mese di marzo 2023, esattamente il 16. Con questo ulteriore intervento della Bce il costo del denaro è arrivato al 3,50%. Naturalmente questo ha portato i tassi di interesse dei mutui a crescere e le banche a ridurre le concessioni di mutui a tasso fisso.

La Bce sta usando l’aumento del costo del denaro per tenere sotto controllo la domanda di beni, ricordiamo che una diminuzione della domanda porta anche a una riduzione dei prezzi, o almeno dovrebbe portare a tale situazione, e quindi provare a ridurre l’inflazione. Non tutti sono concordi con questa strategia, ma di fatto la Bce sta continuando sulla sua strada e finora non c’è stato alcun aumento annunciato e poi non attuato. Questo implica che nel mese di maggio il costo del denaro potrebbe arrivare al 3,75%. I mutui a tasso variabile già stipulati vedranno un aumento della rata, ma per i mutui a tasso fisso, stipulati in passato la rata resta fissa.

Allarme mutui, le banche stringono la cinghia e non concedono facilmente mutui

Proprio questo costante aumento del costo del denaro sta inducendo le banche a non concedere i mutui a tasso fisso, infatti il rischio è offrire tassi che tra qualche mese non potranno essere sopportati dalle banche senza avere difficoltà. Questo anche perché le banche sanno bene che se anche tra qualche anno dovesse esservi un’inversione di tendenza e quindi il costo del denaro dovesse scendere, ciò non si tramuterebbe in un maggiore guadagno per le banche perché i clienti a quel punto chiederanno la surroga del mutuo per avere una rata che sia in linea con i valori del momento.

Questi sono i motivi per i quali le banche tendono a concedere con parsimonia mutui a tasso fisso, a ciò si aggiunge che oggi per avere la garanzia di solvibilità dei clienti è richiesto un reddito più elevato del passato, in media 2.300 euro, mentre in passato si riteneva un reddito mensile di 2000 euro sufficiente. La rata media è infatti passata da 600 euro a 800 euro, proprio a causa dell’aumento dei tassi. Inoltre è aumentato il costo della vita e quindi le famiglie hanno bisogno di maggiori risorse per la gestione delle spese quotidiane.

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Allarme mutui: la continua crescita si riflette sul mercato immobiliare

I tassi di interesse continuano a crescere e Bankitalia lancia l’allarme mutui con costi in crescita, ma nonostante questo il mercato immobiliare reagisce bene. Ecco cosa succede.

Allarme mutui: qual è l’andamento dei tassi di interesse?

I tassi di interesse sui mutui sono in continua crescita a generare questo fenomeno è l’aumento del costo del denaro deciso dalla BCE, lo stesso è iniziato nella scorsa estate ed è costante. L’ultimo rialzo risale al mese di marzo e ha portato il costo del denaro al 3,50%. A questo devono però aggiungersi ulteriori voci che vanno a determinare il costo del mutuo generato dall’indice Eurirs per il mutuo a tasso fisso ed Euribor per il mutuo a tasso variabile, dallo spread, oltre gli oneri accessori che costituiscono quello che può essere definito il costo della pratica.

In media, le offerte dei vari intermediari finanziari negli ultimi giorni oscillano intorno al 4,06% per il mutuo a tasso fisso, naturalmente si parla di TAEG, Tasso Annuale Effettivo Globale. Rispetto al costo del denaro, il tasso di interesse regge bene perché le banche stanno contenendo lo spread che rappresenta il guadagno degli intermediari.

Il tasso di interesse variabile è invece generalmente più basso, ma è soggetto a fluttuazioni dovute all’andamento dei tassi e il rischio è di veder crescere la rata di mese in mese, fino a superare quella prevista per il tasso fisso.

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Le previsioni sul mercato immobiliare: nessun rischio per Gabetti

Nonostante questo, Gabetti, società leader nella intermediazione per la compravendita di immobili, registra un aumento delle transazioni. Le vendite del 2022, rispetto all’anno precedente, sono aumentate del 5% con picchi del 12% nel primo trimestre e un valore negativo nel quarto trimestre.

A generare questo cambio di passo è stato proprio l’aumento dei tassi di interesse, ma secondo Gabetti è un trend temporaneo, infatti si aspetta un nuovo calo dei tassi di interesse e dell’inflazione, già nel 2024 e questo dovrebbe portare il mercato immobiliare a riprendersi abbastanza in fretta e a non accusare in modo rilevante il colpo.

Secondo Gabetti, il mercato immobiliare inizierà a mostrare i primi segni di ripresa già nel secondo semestre del 2023, infatti coloro che avevano deciso di acquistare casa, semplicemente stanno attendendo piccoli segnali del mercato che possano rendere l’investimento più conveniente, ma nella maggior parte dei casi non vi rinunceranno. Per tutte queste ragioni, secondo Gabetti l’allarme mutui non ha ragione di esistere.

Contributi INPS: aggiornato il tasso di interesse legale

A seguito della decisione della BCE di aumentare il costo del denaro di ulteriori 0.50 punti percentuali, L’Inps rende noti i nuovi tassi di interesse da versare sui contributi previdenziale, ecco cosa cambia per imprese, lavoratori autonomi e professionisti.

Contributi Inps: nuovi tassi in caso di ritardo pagamento

La politica monetaria della BCE continua prevedere aumenti del costo del denaro periodici e costanti al fine di contenere la spinta inflazionistica. Con l’ultimo aumento del 16 marzo 2023, il costo del denaro ha raggiunto il livello del 3,50%. Questa sta già influenzando i tassi di interesse per mutui e prestiti e si riversa ora anche sugli interessi da versare sui contributi previdenziali.

L’Inps con la circolare 31 del 20 marzo 2023 ha reso noti i nuovi tassi di interesse e sanzioni applicate. Le stesse si applicano a partire dal 22 marzo 2023.

L’interesse di dilazione per la regolarizzazione rateale dei contributi e delle sanzioni dal 22 marzo 2023 vede l’applicazione di un tasso del 9,50%. I piani di ammortamento emessi e notificati prima di tale data non subiranno variazioni.

Per quanto riguarda le sanzioni civili per il mancato o ritardato pagamento di contributi e premi, si applica la sanzione pari al 9% ( tasso del 3,5% maggiorato del 5,5%).

Resta fermo che in caso di evasione, la sanzione civile è pari al 30% nel limite del 60% dell’importo dei contributi e premi non versati alla scadenza.

In caso di procedure concorsuali continuano a trovare applicazione le sanzioni ridotte con riduzione massima del tasso di interesse del 5%.

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Allarme mutui: crescono le rate dopo l’ultimo aumento del costo del denaro

La BCE ha approvato il nuovo aumento del costo del denaro dello 0,50% e le famiglie sono già in allarme, in particolare quelle che volevano stipulare un mutuo o ne hanno uno a tasso variabile, ecco le prospettive che hanno già generato un allarme mutui.

Inflazione ancora alta: nuovo aumento del costo del denaro

La crisi della Silicon Valley Bank a cui sono seguiti scossoni anche nelle banche europee con borse in difficoltà aveva fatto ipotizzare che la BCE potesse ripensare alla scelta di aumentare nuovamente il costo del denaro. Così non è stato, infatti la Presidente della BCE Christine Lagarde ha annunciato il 16 marzo il nuovo aumento di 0,50 punti percentuali che ha portato ora il costo del denaro al 3,50%.

La Presidente ha sottolineato che l’inflazione nell’area euro è ancora troppo alta, sebbene vi siano segnali di una riduzione dei prezzi, e di conseguenza è ancora necessario agire affinché possa diminuire la domanda e quindi i prezzi possano riequilibrarsi. Ha anche sottolineato che nel caso in cui il sistema bancario dovesse andare in crisi, la BCE è pronta a iniettare liquidità in modo tempestivo, questo vuol dire che comunque la situazione dovrebbe essere sotto controllo. Non così per le famiglie e per le imprese che hanno bisogno di liquidità per i loro investimenti.

Allarme mutui: le decisioni della BCE portano un considerevole aumento della rata

I tassi di interesse dei mutui sono infatti strettamente correlati al costo del denaro, le banche non possono concedere prestiti e mutui con un tasso di interesse più basso rispetto al tasso fissato dalla BCE perché vorrebbe dire avere delle perdite. Devono anzi applicarne uno più alto, comprensivo almeno dei costi delle varie operazioni poste a termine e di uno spread, cioè un guadagno, che serva a remunerare la banca per i servizi prestati. Questo è il punto anche se descritto in maniera piuttosto semplicistica.

Di fatto dobbiamo attenderci un aumento sostanzioso della rata del mutuo a tasso variabile, sebbene lo stesso sia stato stipulato nei mesi o negli anni precedenti. Allo stesso tempo, chi sceglie oggi di stipulare un mutuo a tasso fisso deve attendersi un TAEG ( Tasso Annuale Effettivo Globale) molto superiore al 4%.

Allarme mutui: come scelgono gli italiani?

Proprio l’instabilità dei tassi di interesse ha portato negli ultimi mesi a una scelta massiva del tasso fisso che rappresenta circa l’80% dei contratti stipulati. Inoltre negli ultimi mesi, per effetto dell’aumento del tasso di interesse, sono diminuiti gli importi richiesti. L’importo medio è 130.691 euro, circa 10.000 euro in meno rispetto agli importi richiesti negli anni precedenti. Per capire l’impatto basta un esempio: il comparatore Facile.it ha stimato che per un mutuo a tasso variabile di 125.000 euro con un piano di ammortamento di 25 anni si è passati da una rata di rata di 456 euro di gennaio 2022 a 693 euro, importo atteso per il secondo trimestre 2023. Solo da questo ultimo aumento del costo del denaro dovrebbe arrivare un aumento della rata di 30-40 euro.

Tasso di interesse mutui: prospettive per i prossimi mesi

Dopo mesi di costanti aumenti dei tassi dei mutui, il mercato sembra essersi stabilizzato e, sebbene le condizioni non siano più le stesse di un anno fa, si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel. Resta ancora sconsigliata la stipula del mutuo a tasso variabile.

Aumento del costo del denaro: BCE potrebbe ripensarci

A determinare un deciso rialzo dei tassi di interesse per i mutui sono stati i costanti aumenti al costo del denaro determinati dalla BCE. Questi, a loro volta sono dovuti all’esigenza di tenere sotto controllo la domanda in modo da spingere l’inflazione verso il basso. Complici diversi fattori, tra cui il calo dei prezzi energetici, iniziano a vedersi i primi segnali di una discesa generalizzata dei prezzi. Ciò ha portato i mercati a stabilizzarsi e proprio per questo i tassi di interessi sui mutui sono in una fase di stallo. L’ultimo aumento del costo del denaro c’è stato il 2 febbraio ed è stato dello 0,5%, siamo quindi giunti a un costo del denaro al 3%.

Il prossimo rialzo annunciato è per la primavera e dovrebbe essere ancora dello 0.5%, proprio per questo può essere conveniente definire un contratto di mutuo in questo periodo. Deve però essere sottolineato che tale annuncio è stato fatto prima del crollo di Silicon Valley Bank, evento che sta avendo riflessi anche sulle Borse europee e che potrebbe determinare la BCE a non procedere oltre. Decisione già presa dalla FED, istituto che influenza molto le decisioni della BCE.

Tassi di interesse mutui attuali e prospettive

Attualmente è possibile stipulare un contratto di mutuo a tasso fisso con un TAEG, Tasso Annuale Effettivo Globale, circa 3,60% a 30 anni. Naturalmente i valori possono divergere tra i vari istituti bancari. Per quanto riguarda i mutui a tasso variabile, come sempre il tasso di interesse è leggermente più basso rispetto al tasso fisso, ma vi è il rischio che fluttuazioni del costo del denaro possano portare a un aumento e quindi la rata potrebbe subire delle ripercussioni.

Ad esempio, è stato già calcolato che con un futuro rialzo del costo del denaro da parte della BCE, dovrebbe esserci un aumento medio della rata del mutuo a tasso variabile di circa 35 euro. Naturalmente maggiori sono le somme da pagare, più elevato è l’aumento della singola rata. Proprio per questo motivo, visto che a breve non si attendono riduzioni dei tassi di interesse, ma ancora rialzi, può essere consigliato il mutuo a tasso fisso, ricordando che in un secondo momento se la stessa non dovesse più essere conveniente rispetto alle condizioni del mercato, sarà comunque possibile procedere alla rinegoziazione del mutuo o alla surroga.

Infine, se proprio si vuole procedere con la stipula di un contratto di mutuo a tasso variabile, il consiglio è scegliere la formula con CAP, cioè con tetto massimo al tasso di interesse.

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Cosa accadrà nel 2023 a stipendi, mutui e bollette??

Come sarà il 2023? Molte famiglie e imprese se lo stanno chiedendo e guardano soprattutto a stipendi, bollette, imposte da versare. Naturalmente le prime avvisaglie iniziano a intravedersi con gli aumenti che sono già alla porta.

Effetto dell’aumento del costo del denaro su mutui, prestiti e prezzi case

L’inflazione è ancora alle stelle e le previsioni dicono che molto probabilmente solo nella seconda metà del 2023 o addirittura nel 2024 ci sarà una inversione di tendenza. Il primo elemento da tenere in considerazione è la BCE che ha annunciato nuovi aumenti del costo del denaro che andranno a ripercuotersi sugli investimenti, ad esempio mutui per l’acquisto di casa oppure prestiti per le imprese che vogliono investire. Si attende quindi un nuovo aumento dei tassi sui mutui, i prezzi delle case sono invece piuttosto costanti, ed è stato confermato il bonus mobili fino a 8.000 euro per chi ristruttura.

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Sul fronte caro vita, per ora si registra la discesa dei prezzi dell’elettricità per il primo trimestre del 2022, con la speranza che l’andamento possa confermarsi nell’arco dell’anno. Un’altra novità riguarda inoltre i contratti energetici, infatti salta il divieto di modifiche unilaterali per i contratti in scadenza, in questo caso quindi le società dovranno prima della scadenza comunicare le nuove condizioni contrattuali e il consumatore potrà scegliere se cambiare operatore oppure continuare con le nuove condizioni contrattuali.

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Aumenta invece il prezzo del gas, ma anche aumenti alle sigarette e pedaggi autostradali, restano invece ferme le multe per violazioni al codice della strada.

Cosa accadrà nel 2023 ai lavoratori?

I lavoratori dipendenti potranno invece beneficiare di un ulteriore taglio del cuneo fiscale dal 2 al 3%.

I lavoratori autonomi in regime forfetario potranno invece beneficiare della flat tax al 15% con ricavi o compensi fino a 85.000 euro, in passato il limite era 65.000 euro. L’uscita automatica dalla flat tax è comunque prevista solo nel caso in cui siano superati i 100.000 euro.

Per le famiglie un’importante novità l’aumento dell’Assegno Unico e Universale per le famiglie con 4 o più figli e per ciascun figlio con meno di un anno.

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Inoltre è stato confermato e diventa strutturale il bonus psicologo.

Per i giovani vi è la conferma del bonus cultura 18app ma con limiti rispetto al passato, infatti spetterà ai ragazzi che si trovano in nuclei con un reddito Isee inferiore a 35.000 euro e per i diciottenni diplomati con il massimo dei voti. I giovani potranno percepire fino a 1000 euro.

BCE aumenta nuovamente il costo del denaro: imprese e famiglie con problemi di liquidità

La Banca Centrale Europea ha comunicato il nuovo aumento del costo del denaro, ora sarà al 2,5%. Ecco cosa succederà e quali difficoltà potrebbero incontrare imprese e famiglie.

La BCE sceglie la strada del quarto aumento del costo del denaro in pochi mesi

Dal mese di luglio 2022 la BCE ha invertito la rotta della politica monetaria e ha deciso fermare il Quantitative Easing e di aumentare il costo del denaro più volte. Il primo rialzo è stato proprio a luglio ed è stato dello 0,5%, il secondo il 14 settembre ed è stato dello 0,75%, il terzo aumento di novembre è arrivato allo 0,75%. Si è quindi giunti al 2% che ha portato reazioni a catena su tutti i prodotti finanziari, ad esempio mutui e prestiti.

Dal mese di luglio ad oggi le rate dei mutui variabili sono aumentate in media di 180 euro e non è andata molto meglio a chi ha stipulato in questi mesi un mutuo a tasso fisso. Sebbene nuovi aumenti fossero già stati annunciati la maggior parte delle persone riteneva che gli stessi sarebbero ripartiti nel 2023, invece oggi a sorpresa la decisione della BCE di aumentare il costo del denaro di altri 0,50 punti percentuali portandolo così al 2,5%.

Cosa cambia per famiglie e imprese?

Avere il costo del denaro al 2,5% implica che le banche per avere liquidità da concedere devono scontare proprio tale prezzo ed è ovvio che quindi siano costrette ad offrire i loro prodotti a tassi più alti del 2,5%. Naturalmente i tassi di interessi proposti ai clienti finali (imprese e famiglie) sono calcolati  anche in base al rischio connesso al singolo finanziamento ecco perchéi prestiti al consumo, utilizzati ad esempio per acquistare l’auto rischiano di sfiorare il Taeg del 10%.

Di fatto questo ulteriore aumento rappresenta un grosso freno per l’economia e l’intento della BCE è proprio questo, cioè inibire i consumi e quindi la domanda, in questo modo è possibile tenere sotto controllo i prezzi dei prodotti e di riflesso l’inflazione. La BCE non è stato l’unica ad avere aumentato il costo del denaro, infatti l’impressione è che siano stati concordati i tempi tra le varie banche centrali: la Federal Reserve Statunitense ha portato il costo del denaro ad una forbice compresa tra 4,25- 4.5% e ha annunciato ulteriori aumenti nei prossimi mesi; sempre il 15 dicembre la Bank Of England ha stabilito un rialzo dello 0,5% portando così i tassi inglesi al 3,5%.

Un costo del denaro così elevato non si registrava dal 2008, inoltre non sono affatto esclusi nuovi aumenti.