Allarme mutui: a breve il tasso di interesse potrebbe salire vertiginosamente

L’allarme mutui arriva direttamente dalla Fabi, primo sindacato dei bancari in Italia, i tassi di interesse sui mutui sono già sopra il 4% e con il rialzo del costo del denaro di ulteriori 75 pb, si supererà il 5%.

La BCE e il costo del denaro: è allarme mutui

La BCE ha deciso la scorsa settimana di procedere a un nuovo aumento del costo del denaro di 75 punti base, questo porta in pochi mesi, da luglio 2022 a un costo del denaro del 2%. Naturalmente i tassi di interesse praticati dalle banche hanno come punto di partenza il costo del denaro deciso dalla BCE, ma di fatto devono essere aggiunti anche altri fattori, tra cui lo spread, cioè il guadagno della banca sui soldi concessi in prestito.

Quali sono i tassi di interesse mutui praticati oggi?

Per chi stipula oggi un contratto questo vuol dire avere un tasso fisso oggi compreso tra il 3,40% e il 4%, ma di fatto destinato in breve tempo ad aumentare. Chi lo ha stipulato anche solo qualche mese fa invece può ancora contare su un tasso di interesse più basso, addirittura chi lo ha stipulato in primavera rispetto a chi lo stipula oggi, può beneficiare di un importo della rata davvero ridotta.

Vanno piuttosto male le cose per chi in passato aveva stipulato un mutuo a tasso variabile perché di fatto fino a pochi mesi fa il tasso era addirittura negativo, praticamente erodeva lo spread, mentre oggi paga poco meno del 3%, ma soprattutto vedrà a breve a rata ulteriormente salire. Ad esempio Credit Agricole propone un Taeg su mutuo a tasso variabile del 2,74%, la stessa banca sul mutuo a tasso fisso chiede il 3,73%. Bper banca propone invece un mutuo a tasso variabile con Taeg al 3,58%.

A ciò si aggiunge che la BCE ha annunciato un costante monitoraggio del costo del denaro al fine di contenere l’inflazione e la possibilità che già nelle prossime settimane ci possano essere ulteriore rialzi.

Surroga o rinegoziazione?

In questo clima possono avere beneficio solo coloro che hanno stipulato un mutuo con cap, cioè con un tetto all’aumento del tasso di interesse.

Chi invece ha un mutuo a tasso variabile e vuole sfuggire alla spada di Damocle del tasso di interesse in salita, può scegliere la rinegoziazione del mutuo o la surroga. La rinegoziazione prevede di concordare nuove condizioni con la stessa banca, mentre la surroga prevede il cambio della banca. All’inizio chi passa dal mutuo variabile al fisso dovrà però contare una rata più alta.

Nuovo aumento del costo del denaro BCE: riflessi sui mutui

La BCE ha deciso un ulteriore aumento del costo del denaro di 75 punti base, si tratta di un ulteriore inasprimento della politica monetaria che andrà a rendere ancora più difficile sostenere il costo di un mutuo, in particolare quello a tasso variabile.

Costo del denaro al 2% con l’ultima decisione della BCE

A partire dal 2 novembre 2022 il costo del denaro sale al 2%, infatti dopo i primi due aumenti avvenuti a luglio e settembre, ora c’è il terzo aumento e dovrebbe essere l’ultimo almeno per il 2022. Questo vuol dire che le banche per ottenere soldi dalla BCE da reinvestire in un secondo momento concedendo mutui e prestiti, dovranno pagare di più rispetto a quanto pagavano in passato.

Leggi anche: Allarme mutui: cosa succederà dopo la decisione della BCE?

Naturalmente questo aumento si ripercuote a catena su tutti coloro che hanno bisogno di liquidità per compiere operazioni, che si tratti di imprese che vogliono finanziamenti per acquistare macchinari o di persone che vogliono stipulare un mutuo per acquistare casa o per ottenere credito al consumo.

Effetti dell’aumento del costo del denaro sui mutui a tasso variabile e fisso

Questo vuol dire che per chi stipulerà un mutuo a tasso fisso nei prossimi mesi ci sarà un deciso aumento del tasso di interesse rispetto a chi lo ha sottoscritto ieri. Chi ha un mutuo a tasso variabile, anche se sottoscritto mesi fa e con condizioni di mercato diverse, vedrà invece aumentare nettamente il costo della rata. I primi calcoli effettuati dicono che coloro che hanno sottoscritto un mutuo del valore di 100.000 euro, si prevede un aumento della rata di circa 35 euro al mese già dal mese di dicembre 2022.

Attualmente l’indice Eurirs applicato al mutuo a tasso fisso è al 3,19%, mentre per quanto riguarda l’indice Euribor a inizio anno era a -0.53% mentre a ottobre è arrivato a 1,97%. A queste percentuali deve essere aggiunto lo spread. A breve non si prevedono riduzioni, mentre su eventuali futuri aumenti dopo questo deciso ora dalla BCE, non si possono fare previsioni.

Allarme mutui: cosa succederà dopo la decisione della BCE?

Lo avevamo annunciato qualche settimana fa: la BCE avrebbe di nuovo alzato il costo del denaro e il rischio che il nuovo rialzo fosse di 0,75 punti base era reale, in effetti si è concretizzato. Ora il costo del denaro è a 1,25 e naturalmente è già allarme mutui. Vediamo cosa attenderci per le prossime settimane.

Nuovo aumento del costo del denaro deciso dalla BCE

L’obiettivo della Banca Centrale Europea è contenere l’inflazione, ecco perché a luglio è arrivata la fine del quantitative easing e il primo rialzo del costo del denaro di 0,50 punti base. Il nuovo aumento del costo del denaro di settembre era stato ampiamente annunciato, ma nessuno aveva certezza sull’ammontare, molti si aspettavano un ulteriore 0,50%, ma l’andamento dell’inflazione galoppante ha portato Christine Lagarde a fare un passo in più, infatti l’aumento è stato a sorpresa, ma non tanto per chi seguiva la vicenda, dello 0,75%, portando di fatto il costo del denaro a un rialzo dello 1,25% rispetto alla politica monetaria adottata fino al mese di luglio 2022. A questo punto l’obiettivo di fine anno, è programmato un nuovo rialzo, è il 2%.

Leggi anche: BCE: nuovo rialzo dei tassi di interesse a settembre per contrastare l’inflazione

Ridurre i prezzi attraverso la riduzione della domanda, ma è allarme mutui

L’obiettivo è ridurre la domanda e nel frattempo indurre una riduzione dei prezzi, contenendo così l’inflazione e tenendo sotto controllo lo spread con lo scudo antispread. Naturalmente non tutti hanno preso bene questa decisione, soprattutto chi vuole investire e, ad esempio, comprare casa. Deve infatti ora attendersi un deciso rialzo dei tassi di interesse fissi e variabili sui mutui.

Attualmente il tasso di interesse per il mutuo a tasso fisso oscilla intorno al 3%, possono esservi variazioni leggere tra le varie banche. Con questo aumento del costo del denaro si prevede un aumento per chi stipula oggi oltre il 4% e fino ad arrivare al 5%, vi sono istituti che già propongono un TAEG a 3,73% (TAN 3,20%). Naturalmente chi ha stipulato un mutuo a tasso fisso nei mesi precedenti, o meglio negli anni precedenti, continuerà a pagare il tasso concordato e di sicuro il vantaggio per queste persone sarà notevole.

Problemi possono esservi per chi ha stipulato nei mesi passati un mutuo a tasso variabile perché la rata crescerà, secondo le prime stime dovrebbe crescere dai 30 ai 50 euro al mese, in base al piano di ammortamento concordato. Al fine di evitare il rischio di rate troppo alte con il tasso variabile, si consiglia di chiedere il mutuo a tasso variabile con tetto o cap. 

In alternativa ricordiamo che c’è sempre la possibilità di richiedere la surroga del mutuo

BCE: nuovo rialzo dei tassi di interesse a settembre per contrastare l’inflazione

Francois Villeroy de Galhau, membro del comitato esecutivo della Bce, ha dichiarato che nonostante il rischio di recessione, l’obiettivo principale è fermare la corsa dei prezzi e proprio per questo a settembre molto probabilmente ci sarà un nuovo rialzo dei tassi di interesse.

Obiettivo: fermare l’inflazione con l’aumento dei tassi di interesse

La BCE è unanime in questa scelta, fermare la corsa dei prezzi è essenziale per evitare la formazione di nuove fasce di povertà e per poter raggiungere questo obiettivo occorre una nuova stretta con un rialzo consistente del costo del denaro. Le dichiarazioni dei vari membri della BCE arrivano a margine delle diffusione dei dati sull’inflazione che, nella zona euro, si attestano a luglio sull’ 8,9%. In ulteriore rialzo rispetto ai dati di giugno 2022.

In base a quanto annunciato, l’aumento dei tassi di interesse della BCE dovrebbe essere di un ulteriore 0,50% sommandosi così al rialzo di luglio per arrivare quindi all’1%. Non mancano però persone che insistono su un aumento più sostanzioso, cioè dello 0,75%, si arriverebbe  a un costo del denaro dell’1,25%. L’obiettivo finale è raggiungere un costo del denaro dell’ 1,50% entro la fine dell’anno.

Per evitare gli effetti sullo spread in Paesi particolarmente a rischio è stato comunque già attivato lo scudo antispread.

Cosa succederà ai tassi di interesse dei mutui?

Naturalmente le ricadute di tale scelta saranno generalizzate. Il primo settore ad essere investito sarà quello dell’intermediazione finanziaria e si prospetta un deciso aumento dei tassi di interesse sui mutui. Particolare attenzione dovranno porre soprattutto coloro che nei mesi scorsi, approfittando dell’indice euribor più basso, hanno optato per un tasso di interesse variabile. Saranno proprio questi soggetti a notare una decisa impennata della rata da pagare. Non andrà meglio a coloro che decideranno di stipulare un mutuo dopo il rialzo del costo del denaro, infatti sicuramente ci sarà un nuovo aumento anche del tasso di interesse fisso.

Leggi anche: Mutui: continua il rialzo dei tassi di interesse. Superata la soglia del 3%

In linea con la BCE c’è la FED, cioè la Federal Reserve che regola i tassi di interesse negli Stati Uniti.

A chi conviene il rialzo del costo del denaro?

Un aumento del costo del denaro ulteriore a settembre è ormai certo, l’unica cosa che non si conosce è l’entità di tali aumenti: 0.50% o 0,75%? Naturalmente un aumento dei tassi di interesse genera anche profitti per coloro che hanno dei risparmi. Piccoli guadagni possono essere alla portata dei piccoli risparmiatori, questa tendenza già si è vista con l’aumento dei tassi di interesse sui buoni fruttiferi postali. Naturalmente chi ha grandi patrimoni può ottenere ancora di più.

Mutui: continua il rialzo dei tassi di interesse. Superata la soglia del 3%

Non si ferma la corsa dei prezzi dei mutui per l’acquisto di casa, ormai è stata superata la soglia del 3% per il mutuo a tasso fisso e 1% per il mutuo a tasso variabile.

Mutui a tasso fisso: superata la soglia del 3%

Come già abbiamo notato nei mesi scorsi, non si arresta la corsa al rialzo dei tassi di interesse per i mutui. Abbiamo visto che nel mese di maggio il tasso di interesse per i mutui a tasso fisso, cioè basati sull’indice Eurirs era al 2%, ora siamo invece arrivati già al 3% e le previsioni non sono molto lusinghiere perché con il rialzo del costo del denaro di 50 punti base attuati dalla BCE, si prevede un ulteriore aumento. Aggiungendo i vari costi connessi alla gestione del mutuo, il TAEG, Tasso Annuale Effettivo Globale, supera decisamente il 3%. Naturalmente è bene chiedere diversi preventivi, ma le oscillazioni tra i vari istituti bancari sono comunque limitate.

Mutuo a tasso variabile: di quanto è aumentata la rata?

I tassi di interesse del mutuo a tasso variabile sono più bassi, oscillano attualmente intorno all’1% quindi con una rata molto più bassa rispetto a un mutuo a tasso fisso, ma in questo caso occorre tenere presente che chi acquista una casa sottoscrive solitamente un mutuo almeno ventennale. L’attuale situazione del mercato fa ritenere che a breve potrebbero esserci ulteriori aumenti del tasso di interesse e quindi già dopo le prime rate ci si potrebbe trovare a dover pagare una rata più alta.

Ricordiamo che con il mutuo a tasso fisso l’importo della rata non cambia per tutto il periodo del piano di ammortamento, quindi non ci sono brutte sorprese in agguato.

Dalle simulazioni fatte emerge che rispetto alla fine dell’anno scorso, su un mutuo da 200.000 euro trentennale l’aumento della rata mensile è stato di circa 48 euro, mentre su un mutuo ventennale l’aumento della rata è di circa 36 euro. Non si tratta certo di somme irrisorie considerando anche l’impatto di tutti gli altri aumenti.

Per chi vuole comunque stipulare un mutuo a tasso variabile, quindi basato sull’andamento dell’indice Euribor, il consiglio è di scegliere un mutuo con cap o meglio con tetto massimo.
Per conoscere i dettagli del mutuo a tasso variabile con cap, leggi l’articolo: Mutuo a tasso variabile con tetto, cap: perché sceglierlo oggi?

In ogni caso è bene ricordare che tra le varie possibilità offerte a coloro che stipulano un mutuo vi è anche la possibilità di surroga del mutuo o rinegoziazione.

Attivato lo scudo antispread (TPI): ecco come funzionerà

La scelta della BCE di alzare il costo del denaro e mettere fine al quantitative easing, dopo ben 11 anni, era annnunciata ormai da mesi. Al fine di tenere sotto controllo ansie e timori che potevano derivare da questa scelta, la BCE aveva reso noto il varo dello scudo antispread, volto a tenere sotto controllo lo spread. L’annuncio ufficiale dell’aumento del costo del denaro è arrivato ieri e con esso anche lo scudo antispread o meglio TPI. Ecco come funzionerà.

Cos’è il TPI o scudo antispread

Il termine TPI indica Transmission Protection Instrument e ha l’obiettivo di spalmare eventuali reazioni dei sistemi dei vari Paesi appartenenti all’Unione Europea sull’intero sistema in modo da avere una politica monetaria omogenea.

Per capire le dinamiche che hanno portato all’adozione dello scudo antispread, leggi l’articolo: Scudo Anti-spread: cos’è e a cosa serve la misura annunciata dalla BCE.

Per molti anni lo spread è stato tenuto sotto controllo grazie alla politica monetaria europea che ha avuto per 11 anni un tasso negativo, siamo a -1% e con l’aumento dello 0,50% arriviamo ora a -0,50%, e al quantitative easing cioè l’acquisto dei titoli di credito dei Paesi da parte della BCE. Ora cessano queste misure protezionistiche e il rischio di uno shock è più elevato, ecco perché è stato necessario varare lo scudo antispread. Naturalmente se lo stesso coincidesse con un acquisto generalizzato dei titoli di credito, non sarebbe servito a nulla eliminare il Quantitative Easing, di conseguenza si tratta di uno strumento più selettivo.

Christine Lagarde ha annunciato che il TPI non sarà generalizzato, permetterà l’acquisto dei titoli di credito dei Paesi che si trovano in una particolare situazione di difficoltà. L’intervento non sarà però immediato e automatico, ma sarà discrezionale, ci sarà quindi caso per caso una preventiva valutazione del Consiglio direttivo della BCE che però dovrà adottare parametri abbastanza stringenti.
Non è previsto un livello di spread oltrepassato il quale ci sarà l’attivazione automatica dello scudo. Christine Lagarde ha sottolineato che il TPI non è un assegno in bianco, in poche parole lo strumento sarà usato con molta parsimonia e quindi è responsabilità dei singoli Stati cercare di proteggersi, attraverso politiche adeguate, da un’eccessiva crescita dello spread.

In quali casi viene attivato lo scudo antispread – TPI?

In base alle dichiarazioni di Christine Lagarde, potranno ottenere l’attivazione del TPI o scudo antispread:

  • Paesi che non hanno gravi squilibri macro-economici;
  • caratterizzati da sostenibilità fiscale del debito, cioè il Paese che vuole avere la protezione del TPI deve avere un sistema fiscale in grado di garantire un recupero abbastanza celere e certo del debito maturato (le critiche ai livelli di evasione fiscale dell’Italia non sono un caso);
  • non essere soggetti a una procedura dell’Unione Europea per deficit eccessivo e aver adottato in seguito a raccomandazione dell’UE misure efficaci per risanare il deficit.

Christine Lagarde al termine della presentazione del TPI (scudo antispread) ha anche sottolineato che non tutti i meccanismi dello stesso saranno resi noti, ecco perché non sapremo esattamente come funzionerà questo strumento. Proprio l’Italia è il Paese che ha un rischio più elevato di perdere il controllo dello spread a causa della crisi politica aperta e che dovrebbe trovare risoluzione con le elezioni del 25 settembre 2022. Sempre che in tale data il Paese riesca a esprimere una certa uniformità e a dare una maggioranza parlamentare stabile che faciliti la nascita di un nuovo Governo.

 

Buoni fruttiferi postali: in arrivo rialzo dei tassi di interesse?

Stai pensando di sottoscrivere buoni fruttiferi postali? In questo caso ti conviene aspettare perché presto potrebbe esservi un aumento dei tassi di interesse e quindi rendimenti più alti.

Cassa Depositi e Prestiti aumenterà i tassi di interesse sui buoni fruttiferi postali?

Chi in questi anni ha scelto investimenti a basso rischio o senza rischi, sa bene che gli stessi hanno purtroppo dato dei rendimenti inesistenti. Questo è dovuto al basso costo del denaro determinato dalla politica monetaria europea. Ora però le cose stanno per cambiare e nei prossimi mesi dovrebbero esserci gustose novità per chi ha dei risparmi e vuole investirli senza rischi e quindi preferisce conti depositi e buoni fruttiferi postali. Proprio per questo secondo strumento molto amato dagli italiani sarebbero infatti in arrivo novità.

Attualmente il rendimento dei buoni fruttiferi postali è sotto l’1%, se a ciò si aggiunge che i rendimenti hanno una tassazione del 12,50% e che per depositi superiori a 5.000 euro si applica l’imposta di bollo, diventa davvero molto difficile fare affidamento su questi strumenti. Secondo però le indiscrezioni trapelate sembra che Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti stiano studiano un aumento del tasso di interesse dell’1% o addirittura qualcosa i più. Molto probabile che si procederà a modulare i tassi in base al periodo di detenzione. Sebbene si tratti di tassi molto lontani da quelli degli anni Ottanta, comunque è un cambio di tendenza rispetto agli anni trascorsi che hanno visto un forte disincentivo agli investimenti a basso rischio.

La politica monetaria europea è rialzo dei tassi di interesse dei buoni fruttiferi postali

L’aumento del costo del denaro va nella direzione della normalizzazione della politica monetaria attuata dalla BCE, questa ha annunciato un aumento del costo di 0,25% a luglio, attualmente il costo del denaro è a -50%. A settembre ci sarà un nuovo aumento il cui ammontare sarà determinato dal modo in cui i mercati reagiscono tenendo in considerazione anche l’inflazione.

Il cambio della politica monetaria europea annunciata, prevede lo stop anche al quantitative easing, cioè acquisto del debito pubblico dei Paesi Membri, si è sentito finora maggiormente sui tassi di interesse praticati sui mutui.

Leggi anche Mutuo: cosa scegliere tra tasso fisso e variabile dopo le decisioni della BCE?

Si sente invece a rilento negli investimenti dei piccoli risparmiatori. La manovra di CDP che dovrebbe nel giro di pochi giorni aumentare i tassi di interesse sui buoni fruttiferi Postali, potrebbe segnare il cambio di tendenza.

Ricordiamo che per ora non vi è nulla di certo, solo indiscrezioni che però sembrano essere molto affidabili.

Lagarde conferma: lo scudo antispread ci sarà. Effetti per imprese e famiglie

Al Forum annuale della Banca Centrale Europea Christine Lagarde, presisente della BCE, ha confermato: lo scudo antispread ci sarà per proteggere i Paesi maggiormente esposti al rischio di uno spread elevato.

Lagarde conferma: lo scudo antispread proteggerà i Paesi esposti

Il rialzo del costo del denaro, e quindi dei tassi di interesse generalmente applicati, è ormai una certezza. Prenderà il via tra pochi giorni, ma la Presidente della Banca Centrale Europea ci tiene a ribadire che non ci saranno rischi per i Paesi, come l’Italia, che hanno un elevato debito pubblico e che quindi rischiano un rialzo dello spread. La BCE ,al fine di contrastare un’esplosione nei differenziali di rendimento, adotterà anche misure flessibili per il reinvestimento di titoli in scadenza in obbligazioni dei Paesi maggiormente esposti. Le obbligazioni sono un modo per aumentare la liquidità dei Paesi e quindi si tratta di una sorta di quantitative easing mirato a tutela solo di specifiche situazioni a rischio.

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Parola d’ordine: contenere l’inflazione

Lagarde nelle dichiarazioni rilasciate all’apertura del Forum annuale della Banca Centrale Europea ha sottolineato che in questo momento la sfida più importante è contenere nei limiti l’inflazione. Secondo le previsioni per qualche tempo l’inflazione continuerà a viaggiare a ritmi sostenuti, per poi ricominciare una lenta discesa. I primi risultati dovrebbero esservi già alla fine del 2022 con un rallentamento della corsa.

Le tappe previste per il rialzo dei tassi di interesse sono già fissate, un primo rialzo di sarà a luglio 2022, mentre a settembre sarà presentato un percorso a tappe con ulteriori rialzi del costo del denaro. Lagarde ha dichiarato che il processo di normalizzazione della politica monetaria continuerà a ritmo sostenuto. Vista l’incertezza del periodo storico che tutti stiamo affrontando, non si può definire ex ante il ritmo con cui tale processo sarà portato avanti. Lo stesso sarà quindi caratterizzato da gradualità e opzionalità. Insomma si tratterà di una procedura abbastanza flessibile da consentire interventi costanti in caso di bisogno.

Ricordiamo che per 11 anni la politica monetaria europea è stata “pilotata o manipolata” attraverso misure volte a contenere il costo del denaro, aumentare la liquidità disponibile e di conseguenza favorire gli investimenti. Si tratta di politiche espansive applicate quando c’è necessità di crescita. Parlare di normalizzazione della politica monetaria vuol dire lasciare che la stessa segua le “naturali” leggi del mercato.

Come inciderà sulle famiglie e sulle imprese il rialzo dei tassi di interesse?

Naturalmente queste decisioni avranno riflessi nella vita quotidiana dei cittadini. In primo luogo con un sicuro aumento dei tassi di interesse su mutui e prestiti, si prevedono quindi maggiori difficoltà per famiglie e imprese che vogliono fare degli acquisti o degli investimenti importanti. Non solo, perché il rialzo dei tassi di interesse avrà effetti anche sui piccoli prestiti. Maggiori vantaggi vi sono invece per coloro che hanno dei risparmi da investire perché potranno avere rendimenti maggiori.

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Ricordiamo che il Forum della BCE si tiene in Portogallo, a Sintra e continuerà fino al 29 giugno 2022.

Boom richieste BTP Italia: l’inflazione non frena gli italiani che investono

I BTP Italia sono un successo e contro ogni aspettativa gli italiani investono: la povertà e l’inflazione non toccano tutti e questa è la dimostrazione tangibile.

Gli italiani continuano a dimostrarsi ottimi risparmiatori

Gli italiani sono un popolo di risparmiatori e a confermarlo sono i dati inerenti i capitali presenti nelle varie forme di risparmio, come il conto corrente, libretti di risparmio, ma anche altre forme di investimento tra cui quelle immobiliari. Sembra che questa tendenza sia stata poco lesa dalla lunga crisi economica iniziata nel 2008, proseguita per anni per poi tramutarsi in crisi Covid e, infine, in crisi Ucraina con prezzi alle stelle e inflazione galoppante.

Secondo gli ultimi dati rilevati da Bankitalia gli italiani nei soli conti corrente hanno accumulato oltre 10.000 miliardi di euro. Una somma non da poco e a confermare questi dati, che sono ufficiali, c’è anche la richiesta boom del BTP Italia. Naturalmente la ricchezza non è equamente distribuita, ma questo avviene in tutte le economie anche se in misura in parte differente.

Perché gli italiani investono in Btp Italia?

Il successo del BTP Italia non è un caso, infatti dopo anni in cui coloro che amano risparmiare e fare investimenti non particolarmente a rischio e “tradizionali”, cioè chi non è propenso all’acquisto di strumenti che sembrano rivoluzionari, come le criptovalute, hanno sofferto a causa del costo del denaro praticamente azzerato e quindi tassi di interesse inesistenti e ora dopo tanti anni possono riuscire a lucrare qualcosa sui sudati risparmi.

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La corsa è accelerata anche dal fatto che i BTP Italia in questa prima fase saranno prenotabili fino al 22 giugno con il rischio anche di una chiusura anticipata a causa delle troppe domande pervenute. Ricordiamo che il codice ISIN del titolo per questa prima fase di collocamento è IT0005496994. I BTP Italia possono essere sottoscritti in banca, all’ufficio postale oppure online.

Terminata la prima fase inizierà la seconda riservata però agli investitori istituzionali, cioè non privati.

Chiusa la fase del collocamento i BTP saranno collocati sul MOT, cioè il Mercato Telematico delle Obbligazioni e Titoli di Stato Italiano e i possessori in qualunque momento potranno venderli, ma per chi li detiene ci sono dei piccoli vantaggi che a breve vedremo.

Quali sono i guadagni previsti per il Btp Italia?

I Btp Italia collocati sul mercato il 20 giugno 2022 sono caratterizzati da un tasso di interesse dell’ 1,60%, si tratta però di un tasso cedolare minimo garantito, infatti la scadenza ufficiale è il 28 giugno 2030, con cedole corrisposte ogni 6 mesi insieme alla rivalutazione del capitale per effetto dell’inflazione dello stesso semestre.

Per coloro che sottoscrivono i BTP Italia ora , cioè nella fase di collocamento vi sarà un premio dell’1% ulteriore se detengono i BTP fino alla scadenza e uno 0,40% del capitale nominale per chi li detiene almeno 4 anni. Il taglio minimo acquistabile è di 1.000 euro.

Tali caratteristiche hanno fatto in modo che già il primo giorno la richiesta fosse molto elevata da parte degli investitori privati. Sono stati stipulati nel primo giorno 88.000 contratti con un capitale di 3,4 miliardi di euro.

Il successo è dovuto anche al fatto che la BCE ha annunciato lo studio di uno scudo anti-spread per tutelare i Paesi maggiormente esposti al rischio di aumento del differenziale a causa del debito pubblico elevato. In fondo dopo le prime reazioni negative all’annuncio dello stop al quantitative easing e dell’aumento del costo del denaro, lo spread è tornato abbondantemente sotto i 200 punti.

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Essendo inoltre un titolo agganciato all’inflazione che in questo anno è elevata, dovrebbe ridursi dal 2023, ma comunque con valore positivo, il BTP Italia rappresenta per chi ha qualche risparmio una buona occasione per avere dei frutti abbastanza buoni. Il taglio minimo piccolo aiuta soprattutto i piccoli investitori che non hanno grandi capitali da rischiare in altre tipologie di investimento.

Scudo anti-spread: cos’è e a cosa serve la misura annunciata dalla BCE?

Negli ultimi giorni sentiamo spesso parlare di scudo anti-spread, misura annunciata dalla BCE per proteggere i Paesi maggiormente esposti al rischio di uno spread elevato. In cosa consiste questo piano anti-spread?

Perché serve uno scudo anti-spread?

Sappiamo che lo spread è il differenziale tra i titoli di credito italiani a 10 anni quello dei titoli tedeschi. Quando i titoli di Stato di un Paese, in questo caso l’Italia, hanno un elevato rischio di insolvenza a causa della situazione politica ed economica, lo spread tende a salire. Di fatto in questa situazione i Titoli diventano poco appetibili. Gli stessi Titoli sono uno strumento utile agli investimenti e alla crescita economica, diventa quindi una sorta di cane che si morde la coda.

Negli anni passati un elevato spread dovuto alla situazione politica instabile ha richiesto molti sacrifici all’Italia, ecco perché quando gli italiani avvertono che lo spread sta per salire, o potrebbe salire, l’ansia sale. D’altronde non è mai stato del tutto chiaro se il livello dello spread in quegli anni saliva per la situazione politica o se ci sia stato un aumento “speculativo” e gestito da fonti esterne. Resta il fatto che dopo anni di relativa tranquillità, sembra di rivivere un vecchio incubo. Ricordiamo che quando aumenta lo spread, aumentano anche i tassi di interesse che l’Italia paga sul debito pubblico perché deve offrire interessi alti affinché qualcuno ritenga i titoli di Stato italiani “interessanti”.

Perché c’è il rischio di un nuovo aumento dello spread?

Ora si aggira di nuovo lo spettro dello spread che sale. Il motivo ufficiale è l’annuncio dell’aumento del costo del denaro da parte della BCE. A cui si aggiunge il termine del quantitative easing, cioè lo strumento attraverso il quale la BCE comprava il debito dei Paesi in difficoltà.

BCE: arriva l’annunciato aumento del tasso di interesse. Spread vola

C’è chi sostiene, come il Governatore della Banca d’Italia Visco, che uno spread sopra i 200 punti sia ingiustificato. Dovrebbe restare sotto i 150 punti. Di fatto sono in molti a temere che ci possa essere una forte ondata di aumenti. In realtà il rischio di aumento dello spread non coinvolge solo l’Italia, ma anche altri Paesi e in particolare Spagna, Grecia e Portogallo.

Per cercare di evitare questo rischio, la BCE ha annunciato l’intenzione di creare uno scudo antispread. Fin da ora è bene dire che non si conoscono i dettagli di questo strumento. Un piano antispread era stato già annunciato nel 2012 ma di fatto non fu necessario usarlo. Questo prevedeva in favore dei Paesi virtuosi, cioè impegnati con piani di pareggio di bilancio, l’uso di un fondo salva-Stati da usare nel caso in cui quegli stessi Paesi fossero oggetto di attacchi speculativi a causa dell’elevato debito pubblico.

Cosa prevede lo scudo anti-spread della BCE?

Nel comunicato reso noto nei giorni passati, la BCE ha parlato di “flessibilità nel reinvestimento dei rimborsi in scadenza nel portafoglio Pepp”, ma sono in molti ad avere dubbi sull’efficacia di questo strumento. Lo stesso comunicato però annuncia l’esistenza di un mandato ai comitati dell’Eurosistema insieme ai servizi della Bce di accelerare “completamento della progettazione di un nuovo strumento anti-frammentazione da portare all’esame del Consiglio direttivo”.

La maggior parte degli analisti ritiene che nel concreto il piano anti-spread sarà uno strumento che consente di acquistare debito pubblico dei Paesi in maggiori difficoltà. Lagarde ha annunciato che funzionarà in favore dei Paesi che avranno uno spread che cresce molto e in poco tempo. Ciò in deroga al principio generale secondo il quale i Titoli sono acquistati da Francoforte avendo come punto di riferimento le dimensioni di un’economia.

C’è anche chi ritiene che nella situazione attuale, sebbene l’Italia abbia un rating basso, non vi è un reale rischio di aumento del debito pubblico e questo perché l’inflazione porta le entrate dello Stato ad aumentare (tassazione sui consumi) e questo dovrebbe bastare a mantenere un certo equilibrio nei conti italiani. Naturalmente non mancano teorie inverse e che suggeriscono la necessità di avere sotto controllo l’inflazione e indurre una riduzione dei prezzi.