Trattamento integrativo sul reddito (Tir) e bonus Irpef: cosa sono?

In virtù dell’abrogazione della normativa relativa al bonus Irpef, dal 1° luglio del 2020 il taglio delle imposte sul lavoro viene perseguito mediante il Trattamento integrativo del reddito (Tir) e la detrazione per i redditi tra i 28 mila euro e i 40 mila euro. Il datore di lavoro, in qualità di sostituto di imposta, provvede a riconoscere automaticamente tutte e due le misure di riduzione della tassazione a favore dei lavoratori dipendenti. Lo stesso riconoscimento avviene anche per alcuni redditi assimilati a quello del lavoratore alle dipendenze sulla base dei giorni effettivi prestati all’attività lavorativa.

Trattamento integrativo del reddito (Tir): a quanto ammonta?

La riduzione del carico fiscale mediante il Trattamento integrativo del reddito è pari a 100 euro mensili. Per la dichiarazione dei redditi del 2022, riferita ai redditi del 2021, il datore di lavoro procede con la verifica della capienza del reddito da lavoro per ciascun dipendente. Il che vuol dire che il reddito da lavoro pagato nello scorso anno – e la corrispondente imposta lorda calcolata su tale reddito – deve risultare di importo maggiore rispetto alle detrazioni spettanti.

Qual è il limite di reddito per ricevere il Trattamento integrativo del reddito (Tir)?

Inoltre, il datore di lavoro, oltre alla verifica descritta in precedenza, deve controllare l’ammontare del reddito totale di ciascun lavoratore. Ovvero, che anche gli altri redditi eventualmente ottenuti dal lavoratore, siano compresi nel calcolo. Pertanto, l’imposta lorda, considerando il reddito da lavoro e gli altri redditi, deve risultare di importo eccedente rispetto alle detrazioni spettanti. La verifica è utile perché il Trattamento integrativo del reddito, pari a 100 euro mensili, spetta solo se il lavoratore percepisca dei redditi da lavoro e degli altri redditi assimilati non eccedenti il tetto dei 28 mila euro. Al superamento di questo limite, infatti, il Trattamento integrativo del reddito non spetta più.

Ulteriori detrazioni per redditi da 28 mila euro a 40 mila euro

L’ulteriore detrazione spettante per soglie di reddito al di sopra dei 28 mila euro tende a decrescere all’incremento del reddito totale del contribuente. Tali detrazioni si azzerano in corrispondenza di redditi pari a 40 mila euro. Il datore di lavoro, anche in questo caso, applica la detrazione ulteriore in automatico sulla base delle informazioni in suo possesso.

Come considerare il reddito complessivo ai fini di Tir e detrazione per i redditi tra i 28 mila euro e i 40 mila euro?

Ai fini delle misure del Trattamento integrativo del reddito e delle detrazione per i redditi tra i 28 mila euro e i 40 mila euro è necessario considerare il reddito:

  • per intero, in particolare per i redditi agevolati dei ricercatori,  degli insegnanti e degli impatriati;
  • al netto del reddito dell’unità abitativa (come abitazione principale) e delle pertinenze inerenti;
  • integrando i redditi sui quali si calcola la cedolare secca per immobili dati in affitto.

Cosa devono fare i datori di lavoro per calcolare le due misure?

I datori di lavoro, pertanto, devono calcolare le due misure spettanti ai lavoratori dipendenti sulla base delle informazioni in loro possesso. In particolare, già nel corso del 2021 i datori di lavoro hanno riconosciuto sia il Trattamento integrativo dei redditi che le detrazioni tra i 28 mila e i 40 mila euro senza aver dovuto attendere che il dipendente ne facesse esplicita richiesta. La relativa verifica dell’effettivo godimento delle due misure è rinviata al conguaglio della fine dell’anno.

Si può richiedere di rinviare la spettanza delle detrazioni e del Tir?

Spesso, proprio per evitare di dover restituire delle somme non dovute in sede di conguaglio alla fine dell’anno o alla dichiarazione dei redditi, i contribuenti possono richiedere al proprio datore di lavoro di non applicare le due misure di detrazione fiscale. Il rinvio della spettanza delle detrazioni avviene al momento in cui si fa la verifica del diritto all’erogazione e, dunque, attendendo le tempistiche dell’assistenza fiscale.

Tir e detrazioni per redditi oltre i 28 mila euro nella dichiarazione dei redditi del 2022

Proprio in sede di dichiarazione dei redditi del 2022, l’assistenza fiscale ricalcola i totali delle agevolazioni fiscali che spettano al contribuente. La verifica, dunque, si fa sul Trattamento integrativo del reddito e sull’ulteriore detrazione fiscale spettanti. L’accertamento del diritto a beneficiare delle due misure si avvale dei redditi dichiarati e inseriti nel prospetto di liquidazione 730/3. Possono presentarsi due casistiche:

  • se il datore di lavoro (sostituto di imposta) non ha erogato, anche parzialmente, le agevolazioni spettanti al lavoratore, chi effettua l’assistenza fiscale ne riconosce il beneficio nel modello 730;
  • nel caso in cui, dai calcoli del 730, le agevolazioni non spettano al contribuente, anche parzialmente, gli importi che sono stati in precedenza riconosciuti dal datore di lavoro (sostituto di imposta) vengono recuperati nel modello 730.

Detrazioni fiscali e Tir: spettano se il contribuente non ha un sostituto di imposta?

Entrambe le misure (Trattamento integrativo dei redditi e detrazioni oltre i 28 mila euro) spettano al contribuente anche se non ha un sostituto di imposta. Inoltre, le stesse misure spettano al contribuente anche nel caso in cui egli stesso presenti il modello 730 precompilato personalmente.

 

Nuovo bonus Irpef 2022, quando spetta il trattamento integrativo per redditi da lavoro?

Quando spetta il trattamento integrativo nella nuova Irpef del 2022? Si tratta di un’integrazione di reddito, introdotto dal decreto legge numero 3 del 2020, meglio conosciuto come bonus 100 euro o bonus Irpef. La nuova soglia di reddito prevista per il 2020 riguarda i redditi prodotti fino a 15 mila euro. La misura deriva dal vecchio bonus 100 euro che era riconosciuto ai lavoratori in rapporto al numero dei giorni di lavoro. La condizione essenziale era rappresentata dall’ammontare complessivo del reddito che non poteva superare i 28 mila euro. Inoltre i lavoratori, per ottenere il bonus Irpef, dovevano avere una detrazione spettante per il lavoro alle dipendenze inferiore all’imposta lorda.

Trattamento integrativo Irpef, nel 2022 spetta per redditi entro i 15 mila euro

La situazione può essere rappresentata da un lavoratore dipendente a tempo indeterminato che, nel 2022, presume di ottenere un reddito complessivo non eccedente i 15 mila euro. Il contribuente lavora per tutto l’anno e non ha carichi di famiglia. In tal caso, essendo il reddito complessivo al di sotto dei 15 mila euro, il lavoratore avrà diritto al trattamento integrativo nella totalità. Infatti, la legge di Bilancio 2022 ha ridotto il tetto per ottenere il trattamento integrativo da 28 mila euro a 15 mila euro. Al di sopra di questa soglia, il trattamento può spettare ma solo in presenza di determinate condizioni. In ogni caso, il limite massimo è pari a 28 mila euro.

Quanto spetta di bonus Irpef per redditi fino a 15 mila euro all’anno?

Conti alla mano, la legge di Bilancio 2022 ammette, dunque, al trattamento integrativo i redditi annuali entro i 15 mila euro. Entro questo tetto di reddito spetta un bonus integrativo pari a 1.200 euro. È necessario che vi sia anche la capienza dell’imposta lorda derivante dal reddito da lavoro alle dipendenze in confronto alle detrazioni da lavoro alle dipendenze. Ciò deriva da quanto prevede il comma 1 dell’articolo 13 del Testo unico sulle imposte sui redditi (Tuir).

Come determinare l’imposta lorda ai fini del bonus Irpef?

Ammettendo che il lavoratore abbia un contratto a tempo indeterminato per 365 giorni all’anno e un reddito pari a 15 mila euro, l’imposta lorda si determina applicando il 23% al reddito lordo. Dunque, il risultato è pari a 3.450 euro. Ammettendo che il totale delle detrazioni sia pari a 1.900 euro, l’imposta netta sarà corrispondente alla differenza tra l’imposta lorda e il totale delle detrazioni. Dunque il risultato è pari a 1.550 euro. Affinché possa esserci il trattamento integrativo Irpef è necessario che la capienza risulti rispettata. Essendo l’imposta lorda superiore al totale detrazioni, al lavoratore spetterà il bonus Irpef per intero. Ovvero per 1.200 euro, costituiti da 100 euro per dodici mensilità all’anno.

Quale bonus Irpef spetta per redditi da lavoro da 15 mila euro a 28 mila euro?

Il bonus Irpef può spettare anche ai redditi da lavoro eccedenti la soglia dei 15 mila euro e non oltre i 28 mila euro. Ma devono verificarsi determinate condizioni:

  • innanzitutto che vi sia la capienza dell’imposta lorda derivante dal reddito da lavoro alle dipendenze in confronto alle detrazioni da lavoro alle dipendenze;
  • che la somma delle detrazioni per i carichi di famiglia; per il lavoro svolto alle dipendenze e assimilati; per gli interessi passivi sul mutuo contratto entro il 2021; sugli interessi passivi sui prestiti; sulle rate inerenti spese sanitarie effettuate entro il 31 dicembre 2021 o lavori di recupero del patrimonio edilizio o di riqualificazione energetica degli immobili e le detrazioni riguardanti altre norme siano di importo eccedente rispetto all’imposta lorda.

Redditi sopra i 28 mila euro, cosa succede?

Per poter beneficiare del bonus Irpef è necessario che si verifichino 3 condizioni:

  • la prima riguarda il reddito prodotto che deve essere da lavoro alle dipendenze o assimilato;
  • la seconda condizione riguarda la sussistenza dell’imposta a debito al netto delle detrazioni da lavoro;
  • l’ultima condizione è il reddito complessivo, che non deve eccedere i 28 mila euro.

Proprio in merito all’ultima condizione è necessario dunque che per il 2022 il contribuente abbia un reddito da lavoro non eccedente i 28 mila euro.

Cosa può fare il lavoratore che non prende il bonus 100 euro perché ha superato i 28 mila euro di reddito?

Se il lavoratore supera, come reddito da lavoro, il tetto dei 28 mila euro, può percepire, al posto del bonus 100 euro, l’ulteriore detrazione (Ud). Infatti, per redditi da lavoro tra i 28 mila euro e i 40 mila euro si applica l’ulteriore detrazione prevista dal comma 2, dell’articolo 1, del decreto legge numero 3 del 2020. Anche in questo caso, l’imposta lorda deve essere capiente. Tale detrazione ulteriore è stata prorogata al periodo di imposta del 2021.

Come viene versato al lavoratore il bonus Irpef in busta paga?

Nel caso in cui il lavoratore ne abbia diritto, il bonus Irpef deve essere versato dal sostituto di imposta. Il bonus Irpef è pertanto riconosciuto e pagato senza che il lavoratore ne faccia domanda. Il lavoratore, in ogni modo, può anche espressamente decidere (e dunque comunicare) al datore di lavoro di non volersi avvalere del bonus Irpef. L’ammontare del bonus Irpef deve essere ripartito sulle mensilità. La prima mensilità oggetto di versamento è stata quella a partire dal 1° gennaio 2022. In sede di conguaglio, spetta al datore di lavoro che agisce come sostituto d’imposta verificare che al lavoratore spettasse il bonus Irpef, e l’eventuale incapienza o capienza rispetto alle detrazioni spettanti. Il definitivo conguaglio va fatto quando si presenta la dichiarazione dei redditi.

Come va trattato il bonus Irpef in sede di dichiarazione dei redditi?

In sede di dichiarazione dei redditi, l’importo del bonus Irpef deve essere indicato nella certificazione unica dei redditi da lavoro dipendente ed assimilato. Nel caso in cui la remunerazione sia versata al lavoratore da un soggetto che non rappresenta il sostituto di imposta, il contribuente che ha diritto al bonus Irpef può chiedere che il totale del trattamento sia versato in sede di dichiarazione dei redditi inerente l’anno in corso.

 

Bonus Irpef 100 euro: ecco la guida dettagliata per il 2022, tutto cambia

Si chiama trattamento integrativo ma viene conosciuto da tutti come bonus Irpef o bonus 100 euro. Si tratta della risultanza del taglio del cuneo fiscale. Un bonus che spetta ai lavoratori come spettava il bonus Renzi da 80 euro al mese. Infatti è proprio il bonus Renzi che è stato sostituito dal nuovo beneficio fiscale.

Parliamo quindi di una specie di credito fiscale che viene  riconosciuto ai lavoratori, direttamene  in busta se hanno redditi al di sotto di una determinata soglia. Proprio la sua erogazione in busta paga però espone a determinate problematiche. Infatti c’è chi rischia di doverlo restituire dopo averlo percepito.

Ma non è detto che il lavoratore deve per forza di cose accettare di ricevere il bonus direttamente in busta paga. Questa è solo una delle tre opzioni previste.

Bonus Irpef 100 euro

Il  bonus Irpef 80 euro, conosciuto semplicemente come bonus Renzi è stato sostituito dal bonus Irpef 100 euro. Con la legge di bilancio 2020 si materializzò questo cambiamento, dopo che dal 2014 i lavoratori dipendenti avevano percepito quello dell’ex Premier Matteo Renzi. Dal primo luglio 2020 il trattamento integrativo da 100 euro al mese ha è diventato parte integrante delle buste paga.

Nel 2022 però sono state introdotte alcune novità dalla riforma del Fisco, con nuove aliquote di imposta e con la riduzione da 5 a 4 scaglioni. E per quanto riguarda il bonus Irpef è sceso da da 28.000 euro a 15.000 euro il limite di reddito che un lavoratore deve avere per ottenere il bonus.

Nello specifico va sottolineato che per l’anno 2022 il beneficio è fruibile sempre se il reddito è fino alla soglia di 15.000 euro. Ma è altrettanto vero che il bonus è spettante se il reddito complessivo non supera i 28.000 euro. Per redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro infatti, il trattamento integrativo è corrisposto a condizione che la somma delle detrazioni spettanti è superiore all’imposta lorda.

E quando parliamo di detrazioni spettanti parliamo di detrazioni per familiari a carico, detrazioni per lavoro dipendente e tutte le altre detrazioni sui redditi, dalle spese sanitarie agli interessi sui mutui, dalle spese di ristrutturazione edilizia a quelle di riqualificazione energetica.

Importo bonus 100 euro

L’importo  del bonus  è massimo di 1.200 euro, cioè 100 euro al mese per 12 mensilità. Ma corrisponde nello specifico,  alla differenza tra la somma delle detrazioni  e l’imposta lorda. Quest’ultima si determina non solo sui redditi corrisposti dal proprio datore di lavoro, ma anche da tutti gli altri redditi imponibili fiscalmente.

Come si fa a capire se spetta davvero 100 euro al mese di bonus è un vero arcano. Infatti l’ammontare di tutte le detrazioni possono essere conteggiate solo a fine anno. Così come i redditi effettivamente percepiti in un anno di imposta.

Il caso anomalo, forse non tenuto in considerazione dai legislatori è che un datore di lavoro può erogare questo bonus mese per mese in busta paga, e pure fino alla cifra massima di 100 euro al mese, senza avere la benché minima certezza che il bonus sia prima di tutto effettivamente spettante al lavoratore. E poi quale sia effettivamente l’importo spettante.

Secondo l’Agenzia il bonus “va riconosciuto dai sostituti d’imposta in via automatica, senza attendere  la richiesta  da parte dei lavoratori, direttamente nelle buste paga a partire dal gennaio 2022  e verificandone in sede di conguaglio la relativa spettanza”.

In pratica, il bonus va erogato automaticamente (salvo diversa scelta del lavoratore), ma è provvisorio. A dicembre con i conguagli fiscali si saprà effettivamente se era spettante e se magari va restituito con trattenute sullo stipendio.

 La scelta del lavoratore

Il diretto interessato, cioè il lavoratore dipendente può richiedere al sostituto di non procedere all’erogazione del  bonus, spostandolo a conguaglio a fine anno. Così si evita di dover restituire eventualmente un bonus che non era spettante.

Anche in questo caso però, il conguaglio può non essere definitivo. Il datore di lavoro infatti può essere all’oscuro di altri redditi del lavoratore, e magari può non essere a conoscenza di determinate detrazioni Irpef del lavoratore stesso.

Il conguaglio tombale di tutta questa vicenda si ha nel 730 o nelle dichiarazioni reddituali del lavoratore dall’aprile dell’anno successivo. In quel caso si può verificare la situazione di un bonus Irpef da restituire in sede di dichiarazione dei redditi nonostante il datore di lavoro abbia applicato il suo di conguaglio a dicembre.

E per questo che qualcuno potrebbe trovare idoneo comunicare al datore di lavoro di non voler percepire alcun trattamento integrativo, e di voler risolvere il tutto con il Fisco e con le sue dichiarazioni dei redditi.

Una via quest’ultima, consigliabile a chi non ha solo il reddito da lavoro dipendente come fonte di sostentamento. Ma è altrettanto vero che può essere una soluzione auspicabile da chi non ha ben chiaro se le sue detrazioni complessive superano l’imposta lorda.

Bonus Irpef: le tre opzioni del lavoratore, come scegliere

Il bonus Irpef 2022 o trattamento integrativo è una misura che anche nel corrente anno riguarderà moltissimi lavoratori. Il trattamento integrativo che ha sostituito da luglio 2020 il bonus Renzi, anche quest’anno è appannaggio di lavoratori che rispettano determinate caratteristiche.

Parliamo del bonus introdotto con il cosiddetto taglio del cuneo fiscale che consta in un benefit massimo di 100 euro al mese. La manovra di Bilancio 2022, per via della riforma del Fisco e dei nuovi scaglioni Irpef ha rimodulato questo trattamento integrativo. Alla proroga della misura infatti si è affiancata una rivisitazione della stessa che ne ha drasticamente ridotto la portata.

Resta comunque un bonus fruibile da molti, anche se in misura intera la platea dei beneficiari si riduce. Restano infine le opzioni per poterlo percepire, perché deve essere il lavoratore a scegliere come ottenerlo se spettante.

Bonus Irpef 2022, si cambia, tutte le novità introdotte in manovra per l’anno in corso

Ciò di cui parliamo riguarda il 2022 come anno di imposta. Infatti il 2021 è passato e sarà oggetto, in quanto anno di imposta, delle dichiarazioni dei redditi che presto i contribuenti presenteranno. In pratica, sul 2021 non si può intervenire. Resta una annualità importante quella precedente, perché è il primo anno di completa applicazione del trattamento integrativo. Il 2020 infatti fu diviso in due, con il bonus Renzi in funzione da gennaio a giugno e con il trattamento integrativo da luglio a dicembre.

Tornando all’anno in corso, l’articolo n° 1 comma 3 della legge di Bilancio 2022 ha portato la soglia reddituale utile alla fruizione per intero (100 euro al mese e 1.200 euro per anno) del beneficio a 15.000 euro. Nel 2021 tale soglia era fissata a 28.000 euro. Per chi ha redditi superiori, e fino a 40.000 euro, il bonus Irpef è ridotto in forma via via decrescente fino ad azzerarsi per redditi che superano la cifra massima prima citata. La differenza è sostanziale visto che fino al 2021 questa riduzione partiva da contribuenti con redditi a partire da 28.001 euro.

Tutto nasce, sempre dalla legge di Bilancio 2022 che ha fatto entrare in vigore la riforma fiscale con il suo passaggio da 5 a 4 scaglioni Irpef. Per questo il bonus Irpef da 100 euro al mese per il 2022 è appannaggio di una platea più piccola di beneficiari.

Bonus 100 euro 2022

Il bonus viene recuperato mensilmente con le buste paga da parte dei lavoratori. Infatti è il datore di lavoro ad anticiparlo insieme al normale stipendio del mese. Da quest’anno viene meno però la salvaguardia per gli incapienti. Si torna quindi a quanto già previsto per il credito Irpef del bonus Renzi. In pratica, beneficio riconosciuto nel caso in cui l’imposta lorda dovuta sui redditi di lavoro dipendente o assimilato è di importo superiore alla detrazione prevista per redditi di questo genere.

Il pratica, il bonus Irpef da 100 euro al mese non spetta a chi ha redditi inferiori a 8.145,00 euro. Si tratta della no tax area per definizione, dal momento che fino a quella soglia l’imposta lorda viene azzerata dalla detrazione per lavoro dipendente o assimilato.

Per recuperare il bonus, non occorre una domanda specifica. Ma forse sarebbe meglio dire, che senza una domanda, il datore di lavoro deve erogare in automatico tale bonus in busta paga e mese dopo mese. Il lavoratore però può optare per riceverlo tutto a conguaglio a fine anno.

A dicembre di ogni anno infatti, il datore di lavoro effettua i conguagli fiscali dal momento che solo a fine anno (o in caso di interruzione del rapporto di lavoro), si ha consapevolezza definita del reddito del lavoratore.

Perché scegliere di non fruire del bonus mensilmente

A dicembre in sede di conguaglio, non è raro trovarsi in casi in cui il lavoratore deve restituire alcuni bonus e benefit percepiti durante l’anno. Questo vale naturalmente anche per il trattamento integrativo che può essere erogato dal datore di lavoro considerando sotto i 15.000 euro di reddito annuo il suo dipendente.

Ma è una considerazione preventiva questa, dal momento che poi a dicembre come già detto, si avrà la consapevolezza del reddito complessivo del lavoratore. Chi si trova in situazioni particolari, per evitare di dover restituire soldi magari spesi in precedenza, potrebbe optare per la richiesta di spostare il bonus solo in sede di conguaglio. In altri termini a fine anno il datore di lavoro erogherebbe il reale bonus spettante alla luce del reddito ufficiale del lavoratore.

Va ricordato che la normativa sui conguagli prevede una salvaguardia. Infatti nel caso in cui la somma da restituire sia superiore a 60 euro, il recupero può essere effettuato in 8 rate. Altra novità questa dal momento che con il bonus Renzi in sede di conguaglio le cifre in più corrisposte erano trattenute tutte insieme in busta paga.

I problemi da evitare con il trattamento integrativo

Comunicare al datore di lavoro di voler far slittare il bonus a fine anno è una opzione valida per evitare i problemi prima citati. Difficoltà del datore di lavoro che si ripercuotono inevitabilmente sui lavoratori dipendenti. Il datore di lavoro in assenza di comunicazioni da parte del lavoratore, non potrà che erogare il bonus mese per mese, ma partendo da una simulazione del reddito complessivo del lavoratore.

Simulazione che può non tenere in considerazione altri redditi in capo allo stesso dipendente come possono essere  i redditi erogati da altri datori di lavoro per chi ha più di un rapporto. Infatti ogni datore di lavoro senza comunicazioni diverse da parte del lavoratore, erogherà il bonus come se il lavoratore di reddito avesse ciò che lo stesso datore di lavoro eroga.

Anche con il 730 si può recuperare il bonus Irpef spettante

Il problema delle somme in più corrisposte sopraggiungerebbe nel momento in cui un lavoratore supera la soglia dei 15.000 euro cumulando diversi redditi da lavoro con diversi sostituti di imposta e quindi datori di lavoro. La soluzione sarebbe il comunicare al datore di lavoro quanto si è percepito da altri datori di lavoro.

Soluzione che però non azzererebbe del tutto il rischio di conguagli con segno meno perché come dicevamo, fino a dicembre la certezza del reddito non può essere acclarata.

Questa è la fattispecie tipica di un lavoratore che farebbe meglio a scegliere di ricevere il benefit a conguaglio a fine anno. Il lavoratore che prevede di ricevere redditi complessivi superiori a 15 mila euro potrebbe dover scegliere. E potrebbe dover chiedere al datore di lavoro la non liquidare in busta paga del trattamento integrativo. Si può infatti arrivare anche alla rinuncia del trattamento integrativo in busta paga, che non compromette comunque la possibilità di godere lo stesso del bonus. Il lavoratore infatti lo potrà eventualmente ricevere anche in sede di dichiarazione dei redditi quando sarà noto il reddito complessivo dell’anno. Questa soluzione è ancora migliore di quella a conguaglio nel caso di datori di lavoro particolari, di cui non ci si fida al 100%. Stesso  discorso per i contribuenti che hanno a che fare con dichiarazioni dei redditi altrettanto particolari e con Irpef elevata.

Bonus Irpef 2022: cosa cambia e a chi spetta?

La riforma fiscale ha visto i natali tra legge di Bilancio e suo collegato Fiscale. Cambiano le aliquote Irpef, scompare quella al 41% che riguardava i redditi tra i 55.000 ed i 75.000 euro e cambia anche il bonus Irpef. Questo è solo il primo passo di una riforma in cantiere assai più profonda. L’obbiettivo finale del governo è quello di portare le aliquote dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche a tre (oggi da cinque aliquote si è passati a quattro).

Ridurre il prelievo fiscale, questo l’obbiettivo della riforma. I ritocchi introdotti quest’anno riguardano però solamente i redditi assoggettati all’applicazione delle aliquote più alte (ma l’obbiettivo delle riforma è proprio questo). Ma cosa cambia per il bonus Irpef che ha sostituito il vecchio bonus da 80 euro conosciuto come bonus Renzi?

Vediamo di approfondire l’argomento, andando a spiegare cosa è cambiato ed a chi spetta nel 2022 questo benefit.

Bonus Irpef 2022, la guida

Il bonus Irpef è stato introdotto nel 2021 e in base ai dettami normativi,  viene riconosciuto:

  • Ai lavoratori dipendenti con un reddito fino 28.000 euro;
  • Ai lavoratori dipendenti e assimilati incapienti con reddito sotto la soglia di  8.145 euro.

Nessuna distinzione tra lavoratori statali e lavoratori del settore privato. L’importo del bonus è pari a 100 euro al mese erogato in generale, nelle buste paga mensili o nei cedolini. Ma parliamo della cifra massima, perché il bonus Irpef nasce modulabile. Infatti abbiamo:

  • 100 euro al mese per redditi compresi tra 26.600 e 28.000 euro;
  • 80 euro al mese per redditi compresi tra 28.000 e 35.000 euro;
  • da 79 euro a zero per redditi compresi tra 35.000 e 40.000 euro.

Per comprendere quali sono i redditi da considerare per capire quali incidono sulle fasce prima citate va detto che vanno esclusi e non considerati i redditi derivanti dall’abitazione principale e quelli delle relative pertinenze. Inoltre esclusi pure i  oltre ai premi di risultato. Tutti gli altri vanno tenuti in considerazione.

Il bonus 100 euro appannaggio dei redditi più bassi

In base a quanto detto, ed alla luce delle modifiche, il bonus Irpef continua ad essere appannaggio  dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 15.000 euro (primo scaglione). Inoltre, a determinate condizioni,  anche per dipendenti con redditi fino a 28.000 euro il benefit verrà comunque erogato. Per questa fascia tutto dipende dall’ammontare complessivo delle detrazioni spettanti (familiari a carico, lavoro dipendente, mutuo prima casa e così via). Nel caso in cui l’ammontare complessivo delle detrazioni a cui si ha diritto superano l’imposta lorda dovuta, niente benefit o erogazione in misura ridotta.

Le modifiche normative operano in salvaguardia per il contribuente. Infatti per la generalità dei lavoratori dipendenti vengono previste detrazioni fiscali più cospicue, che arriveranno a 3.100 euro come importo massimo spettante. Le fasce più avvantaggiate quelle con redditi compresi tra 25.000 e 35.000 euro.

Pertanto il bonus Irpef continuerà ad essere riconosciuto ai lavoratori che alla luce delle nuove norme su aliquote e detrazioni, avrà un trattamento penalizzante. Infatti se l’importo delle detrazioni spettanti sarà più elevato dell’Irpef lorda dovuta, il bonus sarà sempre riconosciuto.

Per i lavoratori con redditi tra 15.000 e 28.000 euro il bonus Irpef deriverà dalla differenza tra l’imposta lorda e le detrazioni spettanti, e naturalmente fino alla soglia di 1.200 euro.

Legge di bilancio: ecco chi potrà ancora avere il bonus 100 euro

Importante novità dalla legge di bilancio per coloro che hanno un reddito inferiore ai 15.000 euro, per loro il Bonus 100 euro resta in vigore.

Bonus 100 euro o Bonus Renzi

La legge di bilancio ha modificato parte delle norme inerenti detrazioni e tassazione in genere. In particolare tra le novità più importanti vi è l’abolizione del Bonus Renzi. Questo era stato introdotto per la prima volta con la legge di stabilità del 2015 per poi diventare definitivo nel 2020 come taglio al cuneo fiscale dei lavoratori. Fino al 30 giugno 2020 avevano diritto al Bonus Renzi di 80 euro mensili, per un importo massimo di 960 euro annuali, i contribuenti con un reddito annuo fino a 26.600 euro. Dal 30 giugno 2020 le regole sono cambiate e il Bonus Renzi è arrivato a 100 euro mensili, 1.200 massimo annuali e viene riconosciuto ai lavoratori con reddito fino a 28.000 euro annui. Dal 1° gennaio 2022 cambiano nuovamente le carte in tavola.

Bonus 100 euro per redditi fino a 15.000 euro

Ora, con la nuova legge di bilancio, il bonus 100 euro viene assorbito dal nuovo sistema delle detrazioni fiscali. Il tutto rientra nell’obiettivo di mettere ordine nel sistema fiscale andando a semplificarlo. Inizialmente era previsto che l’abolizione del Bonus Renzi di 100 euro riguardasse tutti, ma in corso di esame c’è stata una modifica.

Il Bonus di 100 euro resta in vigore in piano per i lavoratori che hanno un reddito fino a 15.000 euro annui, costoro potranno ricevere quindi 1.200 euro l’anno come detrazione fiscale.

Bonus Renzi per redditi fino a 28.000 euro

Per i redditi compresi tra 15.000 euro e 28.000 euro la percezione del Bonus Renzi di 100 euro è prevista solo al verificarsi di determinate condizioni. La verità è che ad oggi nessuno sa se applicando le nuove aliquote IRPEF, che sono state ridotte a 4, il nuovo sistema di detrazione e con l’abolizione di alcuni bonus, ad esempio il bonus bebè, in contribuente si ritroverà effettivamente in una situazione migliore o deteriore. Proprio per questo è previsto che, per coloro che percepiscono un reddito compreso tra 15.000 euro e 28.000 euro, sarà possibile percepire il bonus Renzi solo nel caso in cui nel concreto si ritroveranno con una situazione economica deteriore rispetto a quella del 2021, cioè una busta paga più leggera.

Per verificare se il lavoratore avrà diritto a percepire il Bonus 100 euro in base al maxi emendamento alla legge bilancio 2022  sarà necessario controllare:

  • gli importi per le detrazioni familiari a carico;
  • detrazioni per lavoro dipendente;
  • detrazioni sugli interessi passivi per il mutuo prima casa;
  • le rate delle detrazioni per ristrutturazioni o riqualificazione energetica per spese sostenute fino al 31 dicembre 2021.

Occorrerà calcolare la differenza tra la somma della detrazioni spettanti e l’imposta lorda

Deve essere ricordato che per i redditi fino a 15.000 euro non cambia molto, infatti a loro continua ad applicarsi il primo scaglione IRPEF al 23%, mentre i redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro avranno un taglio percentuale del 2%  dell’IRPEF e già questo potrebbe aiutare a compensare il taglio del bonus 100 euro.

Tra le novità della Legge di Bilancio 2022 ricordiamo:

Bonus mobili 2022: si va verso la conferma con nuovi importi detraibili

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Riforma fiscale 2022, le ipotesi della legge di Bilancio: dal taglio Irpef all’aumento del bonus 80 euro

Ancora un mese di tempo per il governo e il Parlamento per decidere quale sarà la riforma del Fisco del 2022. L’obiettivo è quello di ridurre la pressione fiscale portandola al 41,7% del Prodotto interno lordo dalla percentuale del 42,8% raggiunta nel 2020. Sono varie le ipotesi sul tavolo della riforma: si va dal taglio delle aliquote Irpef all’aumento del bonus di 80 euro (ex Renzi, attualmente arrivato a 100 euro con il taglio del cuneo fiscale), fino alla possibilità di tagliare decisamente l’Irap. Nella legge di Bilancio 2022 il governo ha stanziato 8 miliardi di euro per attuare la riforma.

Ipotesi di riduzione delle aliquote Irpef nella riforma del Fisco 2022

La prima ipotesi di riforma del Fisco per il 2022 è quella di un intervento sulle aliquote dell’Irpef. Si tratta di una strada che già in passato si era ipotizzata con delle opportune simulazioni. Aliquota cruciale per la riforma è quella del 38% dei redditi medi, applicata dai 28 mila ai 55 mila euro. C’è distanza dell’applicazione dell’aliquota a questo scaglione rispetto a quello più basso: 11 punti percentuali rispetto al 27%.

Quali potrebbero essere le aliquote Irpef del 2022 con la riforma?

L’ipotesi della riduzione delle aliquote Irpef per attuare la riforma del Fisco andrebbe a limare le due aliquote in questo modo:

  • redditi fino a 25 mila euro aliquota del 23%;
  • fino a 55 mila euro di reddito l’aliquota sale al 33%;
  • per redditi superiori aliquota Irpef del 43%.

Peraltro, l’intervento sulle aliquote Irpef andrebbe anche ad assorbire le detrazioni e il bonus di 80 euro di Renzi (aumentato a 100 euro) per un costo complessivo di 10 miliardi di euro annui.

Riforma Fisco 2022, c’è l’ipotesi di aumentare il bonus 100 euro (ex bonus Renzi)

Proprio sul bonus Irpef è concentrata la seconda possibilità di riforma del Fisco. Si andrebbe a intervenire sul bonus aumentando il tetto di detrazione mensile dagli attuali 100 euro a 120 euro. E si potrebbe allargare anche la platea dei lavoratori coinvolti nella detrazione incrementando l’attuale limite di reddito per la misura ai redditi oltre i 28 mila euro. Con le modifiche intervenute negli ultimi anni, tra i 28 mila e i 40 mila euro di reddito annuo, il bonus viene assicurato in misura decrescente. Il sistema di decalage del bonus potrebbe essere applicato per i redditi fino a 55 mila euro.

Abolizione dell’Irap, la strada meno percorribile per la riforma del Fisco

La strada dell’abbattimento dell’Irap sui redditi delle imprese sembrerebbe la meno attuabile. Intanto perché l’uscita di scena dell’imposta regionale sarà progressivo riducendo le aliquote, come già indicato dal documento di delega fiscale. Molto probabilmente le richieste del mondo dell’imprenditoria rimarranno ferme al palo: il costo dell’abolizione totale dell’imposta regionale risulta elevato. Troppo rispetto agli 8 miliardi di euro che il governo ha stanziato per la riforma del Fisco. Più fattibile, dunque, la riduzione delle aliquote Irap per avviare il progressivo abbattimento dell’imposta regionale. Meno probabili risultano altre ipotesi richieste dalle imprese, consistenti nell’eliminazione dal calcolo della base imponibile degli interessi passivi e dalla fusione dell’Irap con l’Ires.