Detrazione spese assistenza personale, non basta l’invalidità totale

Per le persone non autosufficienti che hanno bisogno di assistenza personale continua c’è la possibilità di avvalersi di una particolare detrazione fiscale, attenzione però a rispettare tutti i requisiti richiesti per ottenere la detrazione spese assistenza personale. Vediamo le precisazioni dell’Agenzia delle entrate.

Detrazione spesa assistenza personale, quando e quanto spetta?

L’articolo 15 comma 1, lettera 1 septies prevede la possibilità di portare in detrazione le spese sostenute per l’assistenza personale a persone non autosufficienti. Però è previsto il limite massimo di spesa sul quale applicare la detrazione, lo stesso è di 2.100 euro.

Affinché si possa ottenere la detrazione è però prescritto che debba esservi un certificato rilasciato dalle autorità sanitarie che attesti tale non autosufficienza.

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Il certificato di invalidità totale non implica non autosufficienza

Fatta questa premessa, un contribuente scrive all’Agenzia delle entrate rappresentando che nel momento in cui ha chiesto al Caf di poter usufruire di tale agevolazione fiscale, il centro di assistenza fiscale ha richiesto un ulteriore documentazione rispetto al certificato di invalidità totale e di riconoscimento dei benefici della legge 104. In particolare il caf “chiede una certificazione della sua non autosufficienza.”. Il contribuente chiede quindi all’Agenzia delle entrate se tale comportamento è corretto.

Attraverso la rubrica curata dall’Agenzia delle entrate su FiscoOggi viene sottolineato che per non autosufficienza si intende incapacità del soggetto di “assunzione di alimenti, espletamento delle funzioni fisiologiche e dell’igiene personale, deambulazione, indossare gli indumenti.”

Siccome non sempre chi ha un’invalidità totale si trova anche in una condizione simile, cioè di costante sorveglianza e aiuto, non bastano il certificato di invalidità totale o di riconoscimento dei benefici della legge 104 per ottenere le detrazioni delle spese per assistenza personale. Di conseguenza o il contribuente deve richiedere lo specifico certificato di non autosufficienza oppure tale informazione deve emergere in modo chiaro dal certificato in cui si riconosce l’invalidità totale. Di conseguenza appare corretto il comportamento tenuto dal centro di assistenza fiscale nel richiedere l’ulteriore certificazione medica attestante la non autosufficienza.

Nella risposta al contribuente, si sottolinea anche che per ottenere il beneficio della detrazione fiscale per le spese sostenute per l’assistenza personale a persone non autosufficienti è necessario che il pagamento avvenga con strumenti tracciabili.

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Assegno unico: c’è tempo fino al 30 giugno per ricevere gli arretrati

Sono milioni le famiglie italiane che hanno già chiesto l’Assegno Unico, ma all’appello secondo l’INPS mancano ancora molti contribuenti e ci sarà tempo fino al 30 giugno 2022 per proporre la domanda e ottenere anche gli arretrati.

L’Assegno Unico: importi e aventi diritto

L’Assegno Unico è una delle novità introdotte nel 2022 che ha destato maggiore interesse ed è una vera e propria rivoluzione nel mondo del welfare italiano perché sostituisce numerose misure prima vigenti, come gli assegni per il nucleo familiare, il bonus bebè, il premio alla nascita. Si tratta di un assegno riconosciuto per ogni figlio fino al compimento del 18° anno di età e a determinate condizioni, cioè se il figlio segue un corso di studio, è impegnato nel servizio civile universale, è disoccupato ma impegnato nella ricerca di un lavoro, impegnato in forme di apprendistato. Per conoscere le condizioni previste per il riconoscimento dell’Assegno Unico, leggi l’articolo: Assegno Unico per maggiorenni: partono i controlli dell’Inps sui maggiorenni

L’ammontare dell’assegno dipende dalla situazione del singolo soggetto beneficiario, dal reddito Isee della famiglia e alla sussistenza di fattori che prevedono maggiorazioni, ad esempio le maggiorazioni sono riconosciute alle famiglie numerose, quelle in cui lavorano entrambi i genitori, in caso di disabilità.

Per conoscere tutte le maggiorazioni leggi l’articolo: Assegno Unico: tutte le maggiorazioni previste dal decreto legislativo 230 del 2021

Per coloro che già percpiscono il reddito di cittadinanza la normativa prevede che il beneficio sia riconosciuto d’uffico considerando la condizione Isee già nota all’INPS, vuol dire che costoro non hanno dovuto presentare la domanda.

Termini per la presentazione della domanda: fino al 30 giugno si possono avere gli arretrati

La domanda per l’Assegno Unico poteva essere presentata all’INPS tramite il portale o avvalendosi dell’assistenza di un Caf o di un professionista già dal 2 gennaio 2022, ma di fatto le prime erogazioni ci sono state nel mese di marzo 2022. Al fine di far in modo che le famiglie potessero disporre del tempo necessario per informarsi, chiedere l’Isee e presentare la domanda, la normativa prevede che le famiglie che effettuano l’istanza entro il 30 giugno 2022 percepiranno l’Assegno Unico dal mese successivo, ma con gli arretrati dal mese di marzo 2022.

Coloro che invece presentano l’istanza dal primo luglio 2022 potranno ricevere l’Assegno Unico a partire dal mese successivo, ma senza più poter richiedere gli arretrati. Al fine di aiutare le famiglie nel compiere tutti gli adempimenti, la normativa ha inoltre previsto la possibilità di richiedere l’Assegno Unico anche senza presentare l’Isee, in questo caso si ottiene la misura minima prevista in favore di coloro che hanno un Isee superiore a 40.000 euro l’anno. La stessa è di 50 euro per i figli minorenni e 25 euro per i figli di età compresa tra 18 anni e 21 anni.  Ricordiamo che la misura base dell’Assegno Unico prevista in favore dei nuclei familiari che hanno un reddito Isee fino a 15.000 euro è di 175 euro per ogni figlio.

Entro il 30 giugno chi già percepisce la misura minima e presenta l’Isee ottiene gli arretrati

Nel momento successivo in cui la famiglia presenta l’Isee, o meglio carica l’Isee sul sito dell’INPS, la domanda torna in lavorazione. Si procede al calcolo degli importi da corrispondere e gli stessi sono versati dal mese successivo, ma comprensivi anche degli arretrati. Gli arretrati anche in questo caso si possono ottenere solo nel caso in cui l’Isee si presenta entro il 30 giugno 2022. Proprio per questo motivo non resta che affrettarsi a richiedere il proprio Assegno Unico.

C’è anche un altro motivo per affrettarsi, infatti l’ISEE per i richiedenti è gratuito, ciò grazie a una convenzione i Caf (Centri di Assistenza Fiscale) ricevono dallo Stato 16 euro per ogni modello compilato e i contribuenti non pagano. I Caf hanno però lanciato l’allarme: i fondi disponibili basteranno a coprire solo i primi giorni di giugno, dopo i contribuenti dovranno pagare. Di conseguenza coloro che vogliono il modello Isee gratuito devono affrettarsi.

Ricordiamo anche che l’Assegno Unico viene corrisposto a partire dal settimo mese di gravidanza e quindi prima della nascita del bambino e che nel caso di figli maggiorenni, la domanda può essere presentata da questi indicando però il codice iban di un conto a loro intestato. In ogni caso il codice Iban indicato deve essere sempre intestato al richiedente

Come si costituisce un Caf e quali sono i soggetti che possono farlo

In Italia per costituire un Caf, ovverosia un Centro di Assistenza Fiscale, è necessaria un’apposita autorizzazione. Che poi porta il Caf ad essere iscritto in un apposito albo. Vediamo allora come si costituisce un Caf, e quali sono i soggetti che possono farlo.

Quali sono i soggetti che possono costituire un Caf

Riguardo ai soggetti che possono costituire un Caf, tra questi ci sono le associazioni e le organizzazioni sindacali nel rispetto di opportuni requisiti. Ma anche le associazioni di lavoratori promotrici di istituti di patronato ed i sostituti d’imposta sempre nel rispetto di opportuni requisiti.

Presentata la richiesta di costituzione di un Caf, e ottenuta l’autorizzazione per prestare l’attività di assistenza fiscale, ci sarà poi l’iscrizione nei relativi elenchi che sono due. Ovverosia, gli Albi dei Caf-dipendenti o dei Caf-imprese in accordo con quanto riporta il sito Internet dell’Agenzia delle Entrate.

Nel dettaglio, i sostituti d’imposta per costituirsi come Caf devono avere complessivamente almeno 50.000 dipendenti. Mentre, allo stesso modo, le associazioni di lavoratori promotrici di istituti di patronato per costituire un Caf devono avere complessivamente almeno 50.000 aderenti.

E lo stesso dicasi per le organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti e pensionati, oppure organizzazioni territoriali da esse delegate. Anche in questo caso, infatti, possono costituirsi come Caf, chiedendo l’autorizzazione, solo se si contano almeno cinquantamila aderenti. Pure le associazioni sindacali di categoria fra imprenditori possono costituirsi come Caf, ma a patto che, presenti nel Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), siano istituite da almeno 10 anni.

Oppure l’associazione sindacale di categoria fra imprenditori, pur non essendo iscritta al Cnel, può costituirsi come Caf se, oltre ad essere istituita da almeno dieci anni, ha pure rilevanza nazionale riconosciuta con decreto del Ministero delle finanze. In più, possono costituirsi come Caf pure le organizzazioni aderenti alle associazioni sindacali di categoria fra imprenditori. E questo può avvenire su delega da parte della propria associazione nazionale.

Come e a chi presentare la domanda per la costituzione di un Caf

Le società di capitali, che sono state regolarmente costituite dalle associazioni sopra indicate, per ottenere l’autorizzazione alla costituzione del Caf devono presentare una domanda dettagliata alla Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate che è competente su base territoriale.

In particolare, nella domanda occorre indicare, tra l’altro, i dati identificativi di tutte le sedi operative e di tutti i responsabili dell’assistenza fiscale. Nonché i dati dei soci del Caf, dei componenti del CdA ed eventualmente pure i componenti del Collegio sindacale.

Sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, inoltre, c’è il servizio online ‘Dati Caf – Interrogazione‘. Un servizio grazie al quale i Caf possono consultare in qualsiasi momento i propri dati.

Deduzioni fiscali: cosa sono e come si calcolano. Vantaggi

In TV e sui giornali si incontra spesso  la locuzione “deduzioni fiscali”, ma di cosa si tratta, come funzionano e quali benefici apportano?

Dichiarazione pre-compilata e deduzioni fiscali

Dal 10 maggio 2021 è disponibile la dichiarazione 730 pre-compilata, si tratta di una dichiarazione dei redditi predisposta dal Fisco e disponibile nel cassetto  fiscale del contribuente. Questa si calcola tenendo in considerazione le entrate “certe” derivanti da pensione o da lavoro dipendente. La stessa può essere modificata nel caso in cui ci siano entrate diverse rispetto a quelle indicate e e nel caso in cui ci siano spese deducibili o detrazioni. Per capire  quando è necessario modificare la dichiarazione pre-compilata è bene analizzare cosa sono le deduzioni fiscali e quali spese possono beneficiarne.

Cosa sono le deduzioni fiscali

Le deduzioni fiscali sono dei benefici fiscali, in pratica si tratta di voci di spesa da sottrarre alla base imponibile di una determinata imposta o tassa, di conseguenza va a diminuire la base alla quale si applica l’aliquota fiscale e di conseguenza portano ad un risparmio sulle imposte da versare. La confusione che molti incontrano è con le detrazioni fiscali, infatti molti ritengono che deduzioni e detrazioni siano la stessa cosa, in realtà è del tutto sbagliato e i due termini non possono essere assolutamente usati come sinonimi. Le detrazioni fiscali vengono sottratte dopo aver determinato l’imposta da pagare e proprio sull’imposta e possono dar luogo a rimborsi.

Un esempio aiuterà a capire meglio: ci troviamo di fronte a una sottrazione dalle imposte nel caso delle detrazioni per figli a carico o detrazioni per la ristrutturazione della prima casa.  In questi casi si stabiliscono le imposte da versare,  a queste si sottraggono le detrazioni previste (dipendono dal numero dei figli, dalla loro età e dal reddito) e quindi risulta la somma finale da pagare effettivamente. Nel caso in cui le imposte siano già state versate tramite il sostituto di imposta (datore di lavoro o INPS) vi sarà una restituzione delle somme pagate in eccedenza.

Quali sono le deduzioni fiscali

Ritornando alle deduzioni fiscali, è bene premettere che in seguito c’è un breve elenco che non è esaustivo e si riferisce esclusivamente a quelle previste per l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche). Si tratta nella maggior parte dei casi di spese sostenute dal contribuente e da scalare dal reddito imponibile al fine di determinare l’esatta base imponibile su cui applicare l’aliquota prevista per quella determinata imposta e fascia di reddito. Naturalmente non tutte le spese sono oneri deducibili, inoltre in alcuni casi solo una quota di quanto effettivamente speso può essere portato in deduzione. In seguito un breve elenco degli oneri deducibili:

  • contributi INPS e a casse previdenziali;
  • contributi per pensioni integrative, in questo caso vi è un limite massimo delle spese deducibili 5.164 euro;
  • donazioni in favore di istituzioni religiose, nel limite di 1.032,91 euro;
  • donazioni in denaro o in natura in favore di onlus. Il limite è pari al 10% del reddito e al limite massimo di 70.000 euro;
  • spese sostenute per le adozioni internazionali in misura massima del 50% di quanto effettivamente speso;
  • contributi obbligatori per colf e badanti in misura massima di 1,549,37 euro;
  • assegni periodici per coniuge a carico e per familiari;
  • liberalità in favore di enti di ricerca.

Queste sono solo alcune voci che possono essere portate in deduzione. ogni anno il legislatore può rivedere gli oneri deducibili e gli importi da dedurre, inoltre può aggiungere nuove voci o eliminarne alcune. Per queste ragioni il quadro non può mai essere del tutto esaustivo. Ciò che invece non cambia è la necessità di dover dimostrare le spese che sono state effettivamente affrontate e la loro data. Ad esempio per le spese mediche è necessario avere lo scontrino parlante e quindi al momento del pagamento deve essere consegnata la tessera sanitaria.

Come calcolare la base imponibile

Per calcolare le deduzioni e applicarle è bene affidarsi a un professionista del settore, ad esempio recandosi presso i CAF (Centri di Assistenza Fiscale) o presso uno studio commercialista. Occorre avere con sé tutte le fatture e gli scontrini delle spese sostenute e che possono essere dedotte. Sarà compito del professionista che si occupa della redazione della dichiarazione fiscale, applicare le deduzioni. In seguito calcola la effettiva base imponibile e su questa applicare l’aliquota per determinare le imposte che sono effettivamente dovute.

Generalmente si parla di deduzioni fiscali in merito alla dichiarazione dei redditi e della determinazione dell’imposta IRPEF, ma non è solo questa imposta a poter beneficiare di deduzioni. Ad esempio le deduzioni si applicano anche nella determinazione della base imponibile dell’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive).

 

Domani è CAFDAY in tutti gli uffici Caf d’Italia

Domani, 10 maggio, sarà il primo CAFDAY, ovvero una giornata che coinvolgerà tutti i CAF italiani, appartenenti ad ogni rappresentanza economica, che siano sindacali, appartenenti al mondo cattolico o delle professioni, attraverso un evento digitale.
Ad essere coinvolti saranno, dunque, più di 10.000 uffici territoriali e oltre 20.000 dipendenti e collaboratori, che si occuperanno di promuovere in tutta Italia questa iniziativa.

A coordinare questa Consulta sono Massimo Bagnoli e Mauro Soldini, i quali hanno detto che questo “potrebbe diventare un appuntamento annuale di tutto il nostro mondo. Un momento di confronto e di relazione tra tutti gli operatori e una vetrina verso i milioni di cittadini italiani che ci conoscono. Una iniziativa interamente sostenuta con gli strumenti del web, con un valore aggiunto dato dalla grande umanità che si respira in ogni CAF. I nostri dipendenti e collaboratori, che della sensibilità hanno fatto un tesoro professionale, sono orgogliosi di contribuire alla prima loro grande manifestazione pubblica”.

Il tema conduttore di questo primo, e quindi probabilmente non unico, CAFDAY sarà proprio il CAF stesso, poiché verrà evidenziata l’importanza del radicamento sociale che ha originato nei cittadini un inaspettato rapporto di fiducia.
Verrà anche realizzata una diretta streaming, attraverso il nuovo portale della consulta, durante la quale operatori ed utenti potranno anche interagire con domande ovviamente a carattere fiscale. A rispondere, gli esperti in studio.

Hanno aggiunto i due coordinatori: “Abbiamo aperto al confronto il nostro spazio digitale ai soggetti istituzionali con cui abbiamo relazioni costanti. Siamo lieti della loro adesione e dei loro interventi attraverso delle videointerviste. Noi vogliamo favorire il confronto e la relazione diretta tra i cittadini, i CAF e le istituzioni. Lo facciamo apertamente, mettendo a disposizione tutto ciò che di trasparente il web è in grado di offrire”.
Nei giorni precedenti e in quelli successivi al #CAFDAY verranno pubblicati sul portale della Consulta e sui siti collegati “I volti dei CAF”, una raccolta di selfie realizzati dagli operatori dei Centri e dagli utenti.

Di questo nuovo orizzonte #CAFDAY sarà la prima manifestazione. #CAFDAY sarà anche un atto responsabile di richiesta di rispetto: #CAFDAY segnalerà alle istituzioni e all’opinione pubblica anche il profondo malessere che gli operatori stanno vivendo, tutte le volte che viene messo in discussione il valore del lavoro che stanno compiendo per la società, spesso per la sua parte più debole.

Vera MORETTI

730 precompilato e detrazione spese di istruzione

Dopo aver ricordato quali sono le spese mediche che è possibile portare in detrazione integrando il 730 precompilato, oggi vediamo un’altra categoria molto importante che sta creando qualche grana ai contribuenti: quella delle spese di istruzione.

Ricordiamo che, come negli anni scorsi, con il 730 precompilato è prevista una detrazione Irpef del 19% per i contribuenti che affrontano spese relative alla frequenza di corsi di istruzione secondaria e universitaria. Fanno parte di queste spese detraibili anche i master, i dottorati di ricerca (purché in misura non superiore a quella prevista per le tasse degli istituti statali) e i corsi di specializzazione.

Ecco quindi uno specchietto riassuntivo delle spese di istruzione che possono essere portate in detrazione con il nuovo 730 precompilato:

  • Le tasse e le spese di immatricolazione, iscrizione e frequenza scolastica solo quando il versamento è obbligatorio. Sono esclusi i versamenti per il fondo cassa della classe, per il comitato genitori e quelli per i corsi extra scolastici;
  • Le spese per i test di accesso ai corsi di laurea;
  • Le spese di iscrizione ai corsi di specializzazione post laurea o post diploma o ai corsi di perfezionamento;
  • Le spese sostenute per la frequenza ai corsi di dottorato di ricerca;
  • Le spese per i master solo se i questi sono assimilabili, per durata e struttura dell’insegnamento, a corsi di specializzazione o universitari;
  • La sovrattassa versata per iscrizione ad esami di diploma di laurea;
  • Le spese d’iscrizione ai Conservatori agli istituti musicali.

Infine, per completezza, ecco le spese di istruzione non detraibili dal 730 precompilato:

  • Spese sostenute per l’acquisto di libri scolastici, materiali di cancelleria, strumenti musicali;
  • Spese per corsi di doposcuola;
  • Spese per il riconoscimento della laurea ottenuta all’estero;
  • Spese per le gite scolastiche e per i viaggi di istruzione;
  • Spese per corsi di musica sostenuti in strutture private o con insegnanti privati.

Errori nel 730 precompilato, soluzioni allo studio

Il 730 precompilato non smette mai di stupire. Uno dei dubbi e dei problemi più grossi che si porta dietro, quello della trasmissione di dati errati, sta togliendo il sonno a molti contribuenti. Ecco perché, su questo problema, si è tenuto nei giorni scorsi un primo incontro tra rappresentanti dell’Agenzia delle Entrate, Inps e Caf per individuare possibili correzioni al modello 730 precompilato qualora inviato con dati inesatti.

Per ovviare a questo problema, c’è allo studio la possibilità di inviare un avviso ai contribuenti che hanno trasmesso il 730 precompilato che presenta anomalie nei dati precaricati dalle Entrate o presenta dati mancanti.

Dopo l’avviso con il quale si mette in guardia il contribuente con il 730 precompilato errato, si sta ancora pensando a come permettergli di correggere gli errori o rifare le scelte errate.

Il tavolo di lavoro ha allo studio tre possibili soluzioni: riapertura completa del 730 precompilato in modo che il contribuente lo possa reinviare in autonomia; possibilità di annullare la dichiarazione inviata per poi ripresentare il 730 precompilato attraverso un Caf o un intermediario abilitato; comunicazione al contribuente di scegliere il 730 integrativo entro il 26 ottobre oppure il modello Unico.

Il 730 precompilato e la polizza Rc per i commercialisti

Il Cndcec è intervenuto nei giorni scorsi in risposta al Pronto Ordini n. 90/2015, con il quale si chiedeva se i professionisti che utilizzano i Caf per inviare il modello 730 precompilato devono comunque provvedere ad adeguare la propria polizza assicurativa per la copertura dei rischi derivanti dall’assistenza fiscale.

Ebbene, la risposta è stata chiara: i commercialisti non sono tenuti ad adeguare la propria polizza Rc professionale, dal momento che, a tal fine, deve provvedere il rappresentante dell’assistenza fiscale del Caf stesso anche nel caso dell’invio del 730 precompilato.

I commercialisti chiariscono infatti che, per la raccolta del 730 precompilato e della documentazione annessa e per la consegna ai contribuenti dei modelli unitamente ai prospetti di liquidazione, il Caf si può avvalere solo dei propri soci od associati, che svolgono la funzione di “centri di raccolta”. Così, il soggetto obbligato a rilasciare il visto di conformità sul 730 precompilato è il responsabile dell’assistenza fiscale del Caf, che dovrà di conseguenza stipulare e adeguare la propria polizza assicurativa per la copertura dei rischi derivanti dall’assistenza fiscale.

Nella risposta al Pronto Ordini in questione, il Cndcec considera anche le modifiche introdotte dal decreto sulle Semplificazioni fiscali relativamente alla formula organizzativa dei Caf. Il decreto prevede che i Caf possono avvalersi solo di lavoratori autonomi individuati tra gli intermediari abilitati ad agire in nome e per conto del centro stesso, per l’attività di assistenza fiscale anche sul 730 precompilato. Nello specifico si tratta di:

– iscritti negli albi dei dottori commercialisti ed esperti contabili e dei consulenti del lavoro;

– iscritti al 30 settembre 1993 nei ruoli di periti ed esperti tenuti dalle Camere di commercio per la sub-categoria tributi, che abbiano una laurea in giurisprudenza o in economia e commercio o equipollenti o il diploma di ragioneria.

Una precisazione che ha come obiettivo quello di delimitare i maniera ancor più precisa i soggetti autorizzati ad assumere le funzioni di struttura periferica di un Caf, dopo aver naturalmente stipulato con quest’ultimo una convenzione.

730 precompilato e detrazioni spese mediche

Una delle voci che, per forza di cose, non si ritrovano nel 730 precompilato è quella relativa alle spese mediche da portare in detrazione. È una voce spesso rilevante, la cui assenza nel 730 precompilato, per quanto giustificata, sta facendo andare nel pallone molti contribuenti. Ecco qualche dritta per non farsi prendere dal panico.

Ricordiamo intanto che la percentuale di detraibilità delle spese mediche (comprese quelle sostenute per i soggetti fiscalmente a carico) da inserire nel 730 precompilato è pari al 19% dell’onere sostenuto. La franchigia è di 129,11 euro. Non è previsto, invece, un limite massimo di spesa, tanto che le Entrate hanno anche previsto una rateizzazione delle stesse (in 4 anni) qualora superino la cifra di 15.493,71 euro.

Bisogna poi ricordare che di tutte le spese mediche detraibili inserite nel 730 precompilato è necessario conservare una pezza giustificativa per ulteriori, possibili controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. Nello specifico, è necessario conservare:

  • Per i medicinali e i ticket sui farmaci: fattura o scontrino parlante da cui risultino natura, qualità e quantità del prodotto e codice fiscale di chi ha sostenuto la spesa;
  • Per le visite specialistiche, analisi, esami, terapie e certificati medici per uso sportivo, patente, ecc: fattura rilasciata dal medico o ricevuta del ticket qualora la prestazione sia stata fruita nell’ambito del servizio sanitario nazionale;
  • Per l’acquisto e/o l’affitto di protesi e dispositivi medici: fattura o ricevuta fiscale rilasciata dal soggetto esercente l’arte ausiliaria della professione sanitaria. Qualora la fattura non sia rilasciata da questo soggetto, serve una sua attestazione sul documento di spesa che certifichi l’erogazione della prestazione. Per i dispositivi medici deve essere documentabile il fatto che abbiano la marcatura CE.
  • Per le degenze ospedaliere e in casa di cura e per le prestazioni chirurgiche: fatture o ricevute fiscali rilasciate dalla struttura;
  • Per le prestazioni sanitarie riabilitative rese da professionisti: fattura rilasciata da chi ha effettuato la prestazione e prescrizione medica.

In più, l’Agenzia delle Entrate è intervenuta anche su alcuni quesiti posti dai Caf e relativi, in particolare, a dubbi su spese odontoiatriche, massaggi e crioconservazione degli ovociti da inserire nel 730 precompilato. Nello specifico:

  • Per le spese odontoiatriche basta che il dentista specifiche nella fattura la dicitura “ciclo di cure medico odontoiatriche specialistiche”;
  • Sì alla detrazione delle prestazioni dei massofisioterapisti diplomati, anche i mancanza del la prescrizione medica;
  • Sì alla detrazione delle spese per la crioconservazione degli ovociti.

Il 730 precompilato tra dubbi ed errori

Il 730 precompilato è per molti una gran comodità, ma per tanti altri un incubo, specialmente se vi si riscontrano errori o inesattezze. Ecco qualche dritta per affrontare il 730 precompilato con maggiore serenità di quanto, in molti, stanno ora facendo.

Come correggere eventuali errori che si riscontrano nel 730 precompilato.
Per correggere direttamente online sul sito dell’Inps gli errori o integrare parti eventualmente mancanti del 730 precompilato, cliccare sul tasto Modifica il 730 e scegliere dal menù a tendina la voce che si vuole modificare e correggerla manualmente, salvando le modifiche. Spesso un messaggio segnala già eventuali lacune. Chi non fosse pratico del web, può sempre ricorrere al commercialista o al Caf.

Come ottenere il Pin per scaricare il 730 precompilato qualora non lo si fosse già ricevuto.
È possibile ottenere il Pin online sul sito dell’Inps, contattando il call center (848.800.444) o recandosi negli uffici dell’Agenzia delle Entrate. In caso di richiesta online o al telefono, si riceve la prima parte del Pin, mentre le ultime cifre arrivano a casa via posta. Un problema, poiché a causa dell’elevato numero di richieste registrato nelle ultime settimane, molti contribuenti non hanno ricevuto le ultime cifre del Pin a casa per poter modificare il 730 precompilato. Per questi contribuenti l’unica soluzione è la pazienza, visto che né al telefono né di persona vengono date queste cifre, bisogna solo attendere che arrivino a casa.

Come inviare le ricevute che attestano spese inserite nel 730 precompilato.
Le ricevute non vanno inviate, siano esse per spese mediche (solo per quest’anno, queste vanno aggiunte dal contribuente) o per altre spese. Basta indicare il totale delle spese nei riquadri appositi del modulo online. Le ricevute vanno conservate a cura del contribuente (o dal Caf o dal commercialista qualora siano loro a modificare il 730 precompilato) in caso di futuri controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Come destinare l’8, il 5 o il 2 per mille senza poter firmare.
Non è necessario firmare nulla. Le credenziali utilizzate per accedere al 730 precompilato valgono al pari della firma del contribuente.

Che rischi ci sono di perdere le eventuali modifiche apportate al 730 precompilato.
Il modello 730 precompilato consente di salvare eventuali modifiche in ogni momento e in diversi campi. In questo modo i dati non vanno perduti qualora si decida di chiudere la sessione per proseguire in un secondo momento. L’importante è ricordarsi sempre di salvare le modifiche.