SiBonus, la piattaforma per chi vuole cedere i propri crediti di imposta

Infocamere, società delle Camere di Commercio per l’innovazione digitale, mette a disposizione delle imprese e dei privati la piattaforma SiBonus che consente la compravendita di crediti di imposta maturati. Ecco come funziona e chi può accedere.

Perché nasce SiBonus, la piattaforma per la compravendita dei crediti di imposta?

Sappiamo che molte agevolazioni sono riconosciute alle imprese e ai privati sotto forma di crediti di imposta. Può però capitare che rispetto ai crediti di imposta maturati vi sia incapienza, cioè che questi siano superiori rispetto alle imposte che si possono scontare. Generalmente i crediti di imposta possono essere scontati anche in più anni, ma in molti casi le imprese hanno bisogno di liquidità e quindi avere dei crediti bloccati può risultare poco agevole o comunque può creare difficoltà economiche. Proprio per questo motivo nasce la piattaforma SiBonus. Si tratta di un vero e proprio marketplace che consente la compravendita di crediti di imposta.

La piattaforma SiBonus è raggiungibile dal sito SiBonus.infocamere.it , il servizio è accessibile a tutte le imprese e ad enti privati che abbiano un codice di identità digitale come Spid, Cie, Cns. L’obiettivo è facilitare l’incontro tra venditori e acquirenti dei crediti di imposta alle migliori condizioni. Inoltre il trasferimento tramite piattaforma è sicuro e trasparente. Tra i crediti che possono essere oggetto di scambio ci sono anche quelli relativi a Sismabonus, Bonus facciate e altri bonus collegati ad agevolazioni in edilizia.

Come funziona la piattaforma  SiBonus?

Naturalmente è una normale vendita, quindi chi vende deve indicare il valore del credito, ad esempio 10.000 euro e il prezzo a cui intende venderlo che ovviamente per essere appetibile deve essere più basso rispetto al valore che si può incassare, o meglio scontare, con il Fisco. Nel caso in cui in merito all’annuncio dovessero arrivare più proposte di acquisto, sarà il venditore a decidere a chi vendere il credito.

Il pagamento deve avvenire attraverso IConto S.r.l. (istituto di pagamento di proprietà di InfoCamere) . La procedura prevede che sia stipulato il contratto di cessione sottoscritto con firma digitale, l’acquirente versi nel conto da lui aperto presso IConto il prezzo pattuito. Il venditore attraverso il proprio cassetto fiscale trasferisce il credito all’acquirente. Infine, solo dopo l’effettiva cessione, il venditore avrà il corrispettivo che nel frattempo era fermo nel conto del compratore.

Nel caso in cui un venditore abbia più crediti di imposta, per ognuno di essi, o meglio per quelli che vuole cedere, deve generare un annuncio.

Ogni credito deve essere ceduto per intero, se il venditore ha già utilizzato una parte del credito scontabile in più annualità, deve comunque cedere l’intero residuo degli importi annuali.

Possono essere scambiati anche piccoli importi.

DIRE: è stata attivata la piattaforma web della Camera di Commercio

La Camera di Commercio ha attivato un nuovo servizio per facilitare gli adempimenti presso il Registro delle Imprese, si tratta di DIRE.

Cos’è DIRE e a cosa serve

DIRE è una piattaforma web accessibile alla pagina https://dire.registroimprese.it/ si tratta di un servizio online che permette di compilare e inviare online istanze e depositi. Ad esempio con l’uso del servizio è possibile depositare i bilanci online senza deposito di elenco dei soci. La Camera di Commercio rende però noto che a breve sarà integrata tale funzionalità e sarà possibile depositare anche l’elenco dei soci con la piattaforma DIRE. Inoltre è possibile utilizzare DIRE per predisporre ed inviare adempimenti di legge, come previsto dalla Comunicazione Unica d’Impresa, relativamente a:

  • domicilio digitale PEC;
  • variazioni di indirizzo della sede;
  • rinnovo cariche amministrative;
  • trasferimenti d’azienda;
  • cancellazioni.

Come accedere alla piattaforma della Camera di Commercio DIRE

Per poter accedere alla piattaforma DIRE è necessario avere la firma digitale, un indirizzo di posta elettronica certificata e, infine, registrarsi al servizio Telemaco. Per poter effettuare questo passaggio occorre avere un codice di identità digitale, si possono usare SPID, CIE o CNS.

Il servizio Telemaco

Ricordiamo che per potersi iscrivere a Telemaco è necessario registrare una propria carta di credito oppure utilizzare IConto questo perché per alcuni servizi è previsto il pagamento di diritti di segreteria. Con Telemaco si ha l’opportunità di accedere a tutti i servizi del Registro delle Imprese, ad esempio si possono ottenere visure, elenchi, certificati, come il certificato storico di iscrizione al Registro stesso. Il listino dei costi di Telemaco può essere scaricato di seguito.

Listino Telemaco Base

I vantaggi di DIRE

Tra i vantaggi della piattaforma DIRE vi è la possibilità di usufruire di un servizio efficiente e veloce, inoltre la procedura è guidata e di conseguenza è molto difficile commettere errori.

Il servizio può essere utilizzato dai professionisti/imprese iscritti al Registro delle Imprese, oppure dagli intermediari incaricati dalle imprese. Ricordiamo che le funzioni principali sono quelle elencate in precedenza, ma le stesse saranno implementate nel tempo con l’obiettivo di ridurre i casi in cui sarà necessario recarsi presso le sedi per la gestione delle pratiche e quindi facilitare i rapporti.

Il programma prevede 4 semplici passaggi:

  • Imposta;
  • compila;
  • allega e completa;
  • firma e invia.

Per imparare ad usare meglio la piattaforma è possibile anche seguire i corsi messi a disposizione dalla Camera di Commercio https://formazionedigitale.infocamere.it/mod/page/view.php?id=125

Contrasto alla contraffazione: scopri come accedere gratuitamente alle risorse del blockchain

L’Italia è una fucina di talenti e di prodotti di elevata qualità soprattutto in due settori: agroalimentare e moda/tessile. Proprio in questi settori purtroppo vi è un elevato grado di contraffazione. Le imprese che vi lavorano investendo anche ingenti risorse subiscono danni di certo rilevanti. E’ stato calcolato che il giro di affari della pirateria supera i 32 miliardi di euro, diventa quindi essenziale il contrasto alla contraffazione. Proprio per questo fino al 29 aprile 2022 le imprese impegnate in questi settori possono presentare domanda per accedere alla tecnologia blockchain che consente di tutelare il Made in Italy dalla contraffazione.

Cos’è la tecnologia blockchain e come può contribuire al contrasto alla contraffazione?

La prima cosa da fare è capire cos’è il blockchain e come funziona. Si tratta di una tecnologia che attraverso la crittografia è in grado di generare diversi codici che consentono di seguire le varie fasi di lavorazione dei prodotti. Questo permette alle aziende di tracciare i prodotti e quindi in un certo senso comunicare con il cliente finale che potrà controllare se sta acquistando un prodotto originale o contraffatto.

La tecnologia utilizzata genera uno smart tag, una sorta di QR Code che ormai tutti abbiamo imparato a utilizzare. L’idea di combattere la contraffazione con il sistema del blockchain è dell’Italian Trade Agency – ICE che spiega come tale sistema consenta di ripercorrere la storia del prodotto e le varie fasi di lavorazione registrando anche data, luogo e ora dell’operazione. Oltre i dettagli tecnici, tale sistema fornisce una tutela amplia all’acquirente e di conseguenza anche al produttore. Si tratta inoltre di un sistema che non può essere contraffatto.

Selezione per 300 aziende che potranno usufruire gratuitamente della tecnologia blockchain per il contrasto alla contraffazione

L’idea è di diffondere questo sistema di tutela per le imprese dando la possibilità a 300 di esse impegnate nel settore tessile e nel settore agroalimentare di ottenere gratuitamente questa tecnologia. Le aziende potranno anche avere un canale di assistenza gratuito per 18 mesi.

Possono partecipare a questo concorso :

  • aziende produttrici di marchi a elevata italianità ai sensi dell’articolo 60 CDU – Codice Doganale dell’Unione Europea;
  • iscritte alla CCIA (Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura) nel comparto agroalimentare o nel settore tessile/abbigliamento;
  • aziende che abbiano registrato negli ultimi 3 anni un fatturato in mercati internazionali pari al 20% dell’intero fatturato.

Ogni azienda al momento in cui propone la domanda per poter partecipare deve indicare due referenti che parteciperanno alle attività formative previste dall’Agenzia ICE. Dovrà trattarsi di: un referente marketing e un referente tecnico.

La domanda può essere inoltrata compilando il modulo di adesione disponibile a questo indirizzo https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSftp5l5bT-ThRovTuPxToQ1hn9pEpKAZyAhpjQi1ycq4_C2Ow/viewform

Le aziende ammesse riceveranno un invito a partecipare a un webinar informativo.

Le domande devono essere inviate entro il 29 aprile 2022, i requisiti di ammissibilità devono essere contenuti in un’ autodichiarazione.

Le domande saranno accolte nel limite di 300 in ordine cronologico di arrivo quindi è bene affrettarsi. Naturalmente l’Agenzia ICE si riserva il diritto di effettuare verifiche inerenti il possesso dei requisiti previsti per poter accedere alla tecnologia Blockchain per il contrasto alla contraffazione.

Il regolamento completo è disponibile all’indirizzo https://www.ice.it/it/area-clienti/eventi/dettaglio-evento/2022/@@/031/allegati-generati/pdf-completo

 

Come chiudere l’attività di agente di commercio?

La chiusura dell’attività di agente di commercio necessita di alcuni passaggi indispensabili per la cancellazione presso la Camera di Commercio e la relativa chiusura della propria posizione al Registro delle imprese.  Cessando completamente la propria attività, infatti, l’agente andrà a cancellare definitivamente l’impresa dalla CCIAA.

Cessazione alla Camera di Commercio e chiusura partita Iva

La chiusura dell’attività di agente di commercio, e la relativa cancellazione, necessita della pratica da avviare all’Agenzia delle Entrate relativa alla chiusura della partita Iva. Ovvero, si chiude dapprima la partita Iva per allegare alla pratica della Camera di Commercio la ricevuta dell’Agenzia delle Entrate riguardante la chiusura dell’attività.

Invio della pratica di chiusura al Registro Imprese

Pertanto, la chiusura dell’attività deve essere inoltrata in modalità telematica al Registro Imprese della competente Camera di Commercio, predisponendo la pratica di Comunicazione Unica che concerne:

  • il modello di Comunicazione Unica;
  • il modello per il Registro delle Imprese.

Cancellazione imprese individuali: comunicazione al Registro Imprese

Normalmente, la chiusura dell’attività di agente di commercio coinvolge anche altri Enti e, dunque, va integrata. Oltre al modello per l’Agenzia delle Entrate, si presenta il modello per l’Inps (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) e quello per l’Inail (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro). Ulteriori comunicazioni interessano la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) per il SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive).

Documenti necessari per la cancellazione alla Camera di Commercio

I documenti e gli strumenti necessari per la cancellazione alla Camera di Commercio sono di tre tipologie. Vi rientrano:

  • il dispositivo di Firma digitale;
  • la casella di Posta elettronica;
  • il software di compilazione e invio.

In alternativo al software, possono essere utilizzati:

  • Dire, ovvero il servizio delle Camere di Commercio per compilare le pratiche telematicamente;
  • Comunica Starweb, ovvero il servizio per la compilazione della comunicazione unica;
  • Pratica semplice per Impresa individuale, che può essere utilizzato solo dal titolare dell’impresa;
  • altre soluzioni offerte dal mercato.

Utilizzo servizi del mercato per la cancellazione della CCIAA

Nel caso in cui si volesse utilizzare i servizi offerti da professionisti in soluzioni aziendali, è necessario presentare tutta la documentazione necessaria. In particolare servono:

  • la richiesta di cessazione dell’attività e la cancellazione dalla Camera di commercio, da inviare tramite fax o posta elettronica certificata. Il servizio normalmente ha un costo di 50 euro oltre Iva;
  • la copia della cessazione attività e chiusura della partita Iva all’Agenzia delle Entrate in Pdf con firma digitale. A questo documento può pensarci lo stesso professionista con un costo stimato di circa 70 euro oltre Iva;
  • i costi da anticipare alla Camera di Commercio tra bolli, diritti e tariffe sono di 36 euro.

Agenti, in caso di cessazione dell’attività come mantenere i requisiti professionali

Può capitare che i soggetti, ovvero le persone fisiche, che cessino di svolgere l’attività all’interno di un’impresa, vogliano mantenere i requisiti professionali. In questo caso è necessaria l’iscrizione nell’apposita sezione a regime. Ovvero, gli interessati hanno di tempo 90 giorni, a pena di decadenza, per iscriversi nell’apposita sezione del Repertorio delle notizie Economiche e Amministrative (REA) per mantenere nel tempo il proprio requisito professionale.

Che cos’è il numero REA di un’impresa?

Presso l’Ufficio del Registro Imprese della Camera di Commercio competente, tutti gli iscritti, compresi i soggetti collettivi e le imprese, individuali o societarie, hanno un numero REA con il quale la Camera di Commercio stessa acquisisce e utilizza tutte le notizie riguardanti:

  • sia la natura economica;
  • sia la parte statistica e amministrativa.

Iscrizione agenti che vogliano mantenere i requisiti professionali

La richiesta di iscrizione per mantenere i requisiti professionali si compila nella sezione “Iscrizione nell’apposita sezione (a regime)”, utilizzando il modello “ARC”. Nel modello deve essere indicato il motivo per il quale è cessato il rapporto con l’impresa di agenzia o di rappresentanza. Il modello va presentato utilizzando l’applicativo telematico “Comunica al Registro delle Imprese” di competenza nella residenza del richiedente.

Certezza della cessazione attività richiedente

La cessazione dell’attività dell’agente di commercio deve essere sempre certa e comprovata da documentazione. In particolare, alla domanda deve essere allegata, nell’apposita sezione, ad esempi0 la lettera di licenziamento. In alternativa, queste notizie devono essere desumibili dalla posizione del registro imprese o dal numero REA dell’impresa presso la quale l’agente svolgeva l’attività.

Cessazione attività, cosa deve fare l’agenzia preponente?

L’agenzia preponente presso la quale svolgeva l’attività l’agente di commercio dovrà comunicare entro 30 giorni la modifica, ovvero la cessazione dell’attività da parte dell’agente stesso. La comunicazione deve essere inoltrata tramite le sezioni “Anagrafica impresa” e “Modifiche” presenti sul modello ARC. Il modello ARC deve essere già sottoscritto e allegato alla pratica telematica (modello S5) da inoltrare al Registro delle Imprese.

Agente di commercio, cosa avviene se ricomincia l’attività?

Nel caso in cui l’agente, che alla cessazione della precedente attività aveva chiesto di mantenere i requisiti professionali, voglia ricominciare l’attività deve:

  • chiedere la cancellazione dalla sezione REA qualora intenda svolgere l’attività presso un’impresa societaria;
  • denunciare l’inizio dell’attività contenente l’autocertificazione dei requisiti se intende iniziare un’impresa individuale. In tal caso, nell’autocertificazione, è necessario chiedere il passaggio di iscrizione dal Rea al Registro Imprese.

Le imprese di servizi alla persona in Italia

Cresce, in Italia, il numero di imprese che si dedicano ai servizi alla persona: +1,7% in un anno, pari a 13mila attività in più su un totale nazionale di 769mila imprese di servizi alla persona, che danno lavoro a quasi 3 milioni di persone (2,9 milioni).

Emerge da un’elaborazione del servizio Studi della Camera di commercio di Milano su dati Infocamere al I trimestre 2016 e 2015.

I settori dei servizi alla persona più diffusi sono quelli della ristorazione (326mila imprese), seguito da estetisti e parrucchieri (138mila), trasporto passeggeri su strada (33mila), riparazione (30mila) e istruzione (26mila).

La classifica per province delle imprese di servizi alla persona vede in testa Roma con quasi 68mila imprese, +1.500 in un anno, poi Milano con 45mila (1.260 in più), Napoli con 34mila (658 in più), Torino con30 mila (431 in più) e Bari con 17mila (398 in più).

Per addetti, prima Roma con 256mila, poi Milano con 252mila, Napoli con 111mila, Torino con 104mila e Brescia con 67mila.

Come è giusto che sia, la Camera di commercio meneghina focalizza poi la propria attenzione sulla realtà territoriale delle imprese di servizi alla persona, rilevando che in Lombardia la crescita è pari a quella nazionale (+1,7%), con 2mila attività in più in un anno e 122mila imprese totali, che danno lavoro a 560mila persone.

In regione, per provincia, è prima Milano con quasi 45mila imprese di servizi alla persona. Seguono Brescia con 16mila, Bergamo con 12mila, Varese con 10mila circa, Monza e Brianza con 8mila.

Con la crisi, nuova vita all’ usato

In anni nei quali la crisi ha lasciato poco o nulla nelle tasche degli italiani, il mercato dell’ usato ha subito un’importante rivalutazione. In Italia, infatti, il settore dell’ usato è in espansione: +1,5% rispetto al 2015.

Al primo trimestre 2016 si contano 3.480 imprese italiane attive nella vendita di usato che il tempo impreziosisce, rende trendy secondo la moda vintage del momento o permette di risparmiare rispetto all’acquisto ex-novo.

L’articolo usato che si presta a essere rivenduto è in primis il mobile e l’oggetto di antiquariato, che genera lavoro per 1.701 imprese; sono poi 1.241 le attività addette alla vendita di indumenti e altri oggetti usati e 282 quelle che commerciano al dettaglio libri di seconda mano.

Roma (10,9%), Milano (7,8%) e Torino (5,7%) sono le tre province più floride nel campo dell’usato, contando rispettivamente 378, 272 e 200 attività. Napoli (191) e Firenze (156) ospitano il 5,5% e il 4,5% delle imprese del mercato dell’ usato.

Sono dati che emergono da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro delle imprese attive al primo trimestre 2016 e 2015.

La camera di commercio punta poi la propria attenzione sul settore locale e rileva che i primi tre mesi del 2016 segnalano la Lombardia come regione italiana dell’ usato: cresce del 4,1%, è sede di 560 imprese del settore che rappresentano oltre il 16% del totale nazionale.

I giri d’affari dell’ usato più vitali? Si espande del 13,3% il mercato del commercio dei libri già letti (da 30 a 34 imprese), si sviluppa del 4,7% l’interesse per i pezzi di antiquariato (da 234 a 245) e la vendita di vestiti usati (da 220 a 225) cresce del 2,3%.

Unioncamere ha un nuovo presidente

Unioncamere ha un nuovo presidente.
Si tratta di Ivan Lo Bello, che sarà a capo dell’associazione rappresentativa del sistema camerale italiano per il triennio 2015-2018.

Ad eleggerlo, sono stati i presidenti delle Camere di Commercio italiane, riuniti a Roma in occasione della 142a Assemblea di Unioncamere.
Ferruccio Dardanello, che fino ad oggi ha ricoperto la carica, con un doppio mandato iniziato sei anni fa, ha dunque concluso la sua lunga avventura.

Lo Bello, imprenditore, 52 anni, già vicepresidente di Unioncamere, è anche vicepresidente di Confindustria con delega per l’Education e Presidente della Camera di commercio di Siracusa.

Il neo eletto ha dichiarato: “Ringrazio i colleghi che mi hanno dato fiducia Insieme ci impegneremo per lo sviluppo delle nostre imprese ed il rafforzamento del Sistema Paese. Le Camere di commercio possono svolgere un ruolo di grande rilevanza per la modernizzazione contribuendo, fra l’altro, allo sviluppo dell’economia digitale per semplificare la vita delle imprese e realizzare gli obiettivi dell’Agenda digitale. La riforma in discussione in Parlamento ci costringe a ripensare in profondità il sistema camerale ed a innovare il modello operativo. Siamo pronti a fare la nostra parte d’intesa con il sistema imprenditoriale ed in collaborazione con il Governo”.

Vera MORETTI

Finanziamenti alle imprese, accordo in Toscana

Il veicolo migliore attraverso il quale far arrivare i finanziamenti alle imprese in modo mirato e sicuro sembra essere sempre di più la Camera di commercio. Una conferma a questo trend arriva da Firenze, dove la locale Ccia ha lanciato un progetto in collaborazione con 17 fra istituti di credito e consorzi fidi, per stimolare e favorire il rapporto banche-imprese.

In questo modo, i finanziamenti alle imprese potranno essere erogati in maniera più precisa e puntuale perché, come ha ricordato il presidente della Camera di commercio fiorentina, Leonardo Bassilichi, in occasione della firma dell’accordo sul progetto, “banca e impresa sono mondi così lontani che dobbiamo avvicinarli, e un’istituzione come la Camera ha come compito anche fare questo“.

Il progetto sottoscritto a Firenze per dare valore ai finanziamenti alle imprese si fonda su tre passaggi. II primo è un programma di formazione che diffonda una maggiore cultura economico-finanziaria tra le Pmi del territorio. Il secondo prevede interventi di orientamento destinati agli imprenditori. Il terzo riguarda l’attivazione di plafond per i finanziamenti alle imprese, dedicati a progetti del sistema camerale che saranno individuati in collaborazione con ciascuna banca o consorzio firmatario dell’accordo.

Questi soggetti sono: Artigiancredito Toscano, Banca Cr Firenze, Banca del Mugello, Banca di Cambiano, Banca di Vignole e Montagna Pistoiese, Banca Intermobiliare, Banca Mps, Banca Popolare di Vicenza, Bnl, Bper Banca, Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno, Centro Fidi, Confidi Imprese, Unicredit, FidiToscana, Italia Comfidi, Ubi-Bpci.

Tutte banche e istituti con i quali la Camera di commercio realizzerà anche un database destinato agli imprenditori perché scelgano il prodotto finanziario più corretto per i finanziamenti alle imprese del territorio.

Bando per le imprese di Ascoli Piceno

Buone notizie per le imprese della provincia di Ascoli Piceno. La locale camera di commercio ha infatti pubblicato un bando per sostenere finanziariamente le aziende che, durante il 2015, attivino al loro interno dei progetti di investimento.

L’iniziativa della camera di commercio punta a fare in modo che le imprese ascolane riescano a mantenere i propri livelli occupazionali e a non intaccare la forza competitiva del territorio. Va dunque in questo senso lo stanziamento nel bando di 50mila euro per contributi in conto capitale, a fronte di finanziamenti erogati dalle banche, anche con garanzia dei Confidi.

Per poter essere ammessi al bando, i finanziamenti richiesti dalle aziende devono essere approvati dagli istituti bancari con proprio atto, esclusivamente nel periodo che va dall’1 gennaio al 30 ottobre 2015.

Possono partecipare al bando della camera di commercio le imprese della provincia di Ascoli Piceno che, al momento della presentazione della domanda, hanno i seguenti requisiti:

  • sede legale e/o unità locale nella provincia di Ascoli Piceno;
  • nessun contributo pubblico a favore per l’abbattimento dei costi per le medesime voci di spesa previste dal bando.

Le domande di contributo dovranno pervenire alla camera di commercio di Ascoli Piceno entro il 30 novembre 2015, in base alle modalità del bando, consultabile qui.

PEC: sanzioni se ogni impresa non ha un suo indirizzo proprio

L’indirizzo PEC che le imprese sono obbligate ad avere deve essere unico poiché ognuno di essi deve ricondurre ad una sola azienda.
Solo in questo modo si ha la certezza di individuare il vero destinatario della comunicazione, considerando che, tra le e-mail ricevute, ci sono anche quelle provenienti dalla Pubblica Amministrazione.

Il Ministero dello Sviluppo Economico aveva chiarito, con riguardo all’obbligo della PEC per le società, che esse potevano indicare come indirizzo PEC quello dello studio professionale che le assiste negli adempimenti burocratici, oppure quello di un’altra società cui la società sia giuridicamente o economicamente collegata.

Inoltre, sempre il Ministero ha specificato che “è necessario che l’indirizzo PEC sia ricondotto esclusivamente ed unicamente all’imprenditore stesso, senza possibilità di domiciliazione presso soggetti terzi“.

A causa di alcuni dubbi, inoltre, il Ministero ha ritenuto opportuno precisare che “nel caso in cuisi rilevi, d’ufficio o su segnalazione di terzi, l’iscrizione di un indirizzo PEC, di cui sia titolare una determinata impresa, sulla posizione di un’altra (o di più altre) – ovvero, comunque, l’iscrizione sulla posizione di un’impresa di un indirizzo PEC che non sia della stessa – dovrà avviarsi la procedura di cancellazione del dato in questione ai sensi dell’art. 2191 c.c., previa intimazione, all’impresa interessata (o alle imprese interessate), a sostituire l’indirizzo registrato con un indirizzo di PEC proprio”.

Pertanto, ogni società o impresa deve avere un proprio indirizzo PEC utilizzabile e riconducibile esclusivamente ad essa.
Ciò implica che non è più possibile comunicare al Registro delle imprese l’indirizzo PEC di un terzo (ad esempio, quello dello studio professionale che assiste l’impresa negli adempimenti burocratici, oppure quello di un’altra società cui la società sia giuridicamente o economicamente collegata).

Nel caso in cui la Camera di Commercio rilevi, d’ufficio o su segnalazione di terzi, che lo stesso indirizzo PEC è utilizzato da più imprese, l’ufficio, in primo luogo, intima l’impresa interessata (o le imprese interessate) a sostituire l’indirizzo PEC registrato ma non esclusivo con un indirizzo PEC proprio.

In caso di inadempienza, trascorsi 3 mesi per le società o 45 giorni per le imprese individuali la Camera di Commercio avvia la procedura di cancellazione d’ufficio della PEC ai sensi dell’art. 2191 del codice civile e applica la sanzione prevista dall’art. 2630 del codice civile per l’omessa presentazione della domanda di variazione di dati già comunicati, cioè da € 103 a € 1.032.

Vera MORETTI