Nuova proroga taglio delle accise sui carburanti: valido fino al 2 agosto

È arrivato il tanto atteso decreto interministeriale per la proroga del taglio delle accise sui carburanti, niente aumenti del taglio e proroga per meno di un mese. Ecco tutte le novità e di certo non mancheranno persone deluse.

Taglio delle accise sui carburanti confermato

Erano in molti a sperare in un aumento del taglio delle accise sui carburanti, in questo modo sarebbe stato possibile riportare il prezzo della benzina in modalità self nuovamente sotto i 2 euro al litro, ma purtroppo così non è stato. Il decreto interministeriale firmato dal Ministro dell’Economia e delle finanze, Daniele Franco, e il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani ha semplicemente provveduto ad estendere il taglio delle accise di 30 centesimi fino al giorno 2 agosto 2022.

Si tratta di una misura tampone in vista di maggiori aiuti per agosto?

Molto probabilmente si tratta di una misura temporanea dettata dalla necessità di agire prima della scadenza della precedente proroga, che sarà in vigore fino al giorno 8 luglio. Si era infatti ipotizzata la possibilità di portare il taglio delle accise a 35 centesimi, ma non sono mancate proteste da parte dei distributori, mentre ci sono politici che addirittura ipotizzano l’applicazione di un tetto al costo dei carburanti, come il responsabile economico del Pd Antonio Misiani. Chiede il prezzo amministrato anche il senatore Federico Fornaro di Leu in questo modo sarebbe possibile calmierare i prezzi man mano che aumentano.

Il fatto che si tratti di una misura tampone a breve sostituita da un’altra misura lo fanno sospettare anche le dichiarazioni che nei giorni scorsi aveva rilasciato il ministro Giorgetti che aveva dichiarato che il governo “è impegnato a trovare nuovi strumenti per mitigare i rincari“. Ha però sottolineato che non potrà esserci un intervento diretto sui prezzi. Appare inoltre improbabile che resti scoperto il periodo di maggiore transito degli italiani a causa delle ferie estive. Sembra infatti assurdo che Ferragosto non sia coperto dalla proroga del taglio delle accise. Questi indizi fanno pensare che ci sia allo studio una soluzione di più ampio respiro. Ricordiamo che il taglio delle accise costa ogni mese 1,16 miliardi di euro, ricavati comunque dall’extra gettito fiscale Iva.

Si sottolinea che tra le misure di aiuto approvate in questo giorno c’è anche la proroga del taglio degli oneri di sistema sulle bollette energetiche. Un’ulteriore misura di aiuto alle famiglie per il contrasto al caro prezzi che sta mettendo in difficoltà le famiglie.

Aumenti carburanti:la Guardia di Finanza indaga. Sentito il ministro Cingolani

Gli aumenti del costo dei carburanti arrivati a oltre 2,30 euro al litro anche in modalità self service e che hanno portato i prezzi del diesel e della benzina ad essere quasi pari, hanno generato molto allarme nei consumatori. Sono in molti ad aver sostenuto che in passato con prezzi al barile simili a quelli odierni, il prezzo del carburante comunque non ha avuto le flessioni attuali e di conseguenza gli aumenti carburanti delle settimane scorse sono ingiustificati e quindi speculativi. Ora la Guardia di Finanza vuole vederci chiaro.

Sospiro di sollievo per gli italiani con il taglio delle accise sui carburanti per un mese

Nelle settimane appena trascorse gli italiani hanno dovuto far fronte ad aumenti dei costi dei carburanti spropositati. Questo ha costretto il Governo a intervenire applicando un taglio delle accise di 30,5 centesimi. Ad essere precisi il taglio è di 25 centesimi a cui si accumula un risparmio sull’IVA di 5,5 centesimi. Questa applicazione porta nuovamente i carburanti sotto la soglia dei 2 euro al litro sia per la benzina sia per il diesel. Questa misura per ora avrà la durata di 30 giorni.

Nei confronti di questa decisione non sono mancate le proteste dei gestori che hanno sottolineato la necessità di intervenire con meccanismi di compensazione al fine di evitare perdite dovute alle accise già assolte. Forse però questa volta hanno esagerato perché nel frattempo sono partitre le indagini della Guardia di Finanza per verificare se gli aumenti applicati dai vari gestori fossero in linea con l’effettivo aumento del prezzo del petrolio oppure vi sono state manovre speculative alimentate dall’allarme generato dalla guerra in Ucraina.

Guardia di Finanza indaga sugli aumenti carburanti

Il fascicolo è stato aperto da diverse Procure, la Procura di Roma indaga con un fascicolo per manovre speculative su merci, l’indagine è guidata dal procuratore Francesco Lo Voi e dal procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli e nella giornata di ieri, in qualità di persona informata sui fatti, è stato sentito il Ministro per la Transizione Ecologica Cingolani che già nei giorni passati aveva sottolineato che gli aumenti applicati non erano in linea con gli effettivi aumenti del costo del petrolio. Il Ministro, da quanto si apprende, avrebbe reso dichiarazioni molto dettagliate sulla questione e consegnato un corposo fascicolo. Di conseguenza avrebbe aiutato a chiarire i meccanismi che hanno portato a questi vistosi aumenti.

Cartelli dei prezzi: precedenti sanzionati

Se i sospetti fossero confermati, si potrebbe configurare una grave truffa ai danni dei cittadini e delle imprese. Non solo, ricordiamo che dal 1990 in seguito all’entrata in vigore della legge 287 vige il divieto di “cartelli dei prezzi” contenuto nella legge Antitrust. I cartelli consistono in accordi tra le imprese che coordinano tra loro i prezzi andando così ad eliminare gli effetti della libera concorrenza. Ad esempio se i vari gestori della distribuzione dei carburanti si accordano al fine di tenere alti i prezzi, si ipotizza un cartello. La normativa prevede anche la possibilità per le imprese che collaborano di accedere a programmi di clemenza. Questi si applicano ad imprese che si autodenunciano e forniscono elementi probatori importanti al fine di rilevare l’infrazione delle regole Antitrust.

Non mancano casi passati. Ad esempio l’Antitrust (anni 2000) ha comminato una sanzione da 700 milioni di euro a un cartello assicurativo che compredeva tra le varie compagnie Generali, Ras, Sai, Lloyd Adriatico e altre compagnie condannate perché avrebbero stipulato un accordo per mantenere alti i prezzi delle polizze.

In seguito la Corte di Cassazione (con ordinanza 5327 del 2013 pronunciata dalla Sezione Civile VI-3) ha confermato la tutela per un assicurato che aveva stipulato la polizza con una delle compagnie sanzionate. In questo caso la Corte ha sottolineato che, visti i fatti già accertati e che non è possibile quindi porre nuovamente in discussione, in favore del ricorrente/consumatore vi è una presunzione che il premio corrisposto sia superiore al dovuto. Quindi l’assicurato non deve provare il danno, ma è la compagnia a dover fornire la prova liberatoria.

L’indagine sui prezzi dei carburanti è partita da un esposto presentato da Codacons a 104 Procure e all’Autorità Garante della Concorrenza. Per ora non c’è nessun soggetto iscritto nel Registro degli Indagati.

 

Grano e cereali, arriva il piano per aiutare i coltivatori. Campania aumenta la produzione

Due sono gli eventi che mettono in difficoltà le famiglie italiane in questo periodo. Il primo è l’aumento dei costi per l’energia e i carburanti legati alla guerra in Ucraina. Il secondo è l’aumento del prezzo di farina, e di conseguenza pasta e pane, alla base della dieta mediterranea. L’aumento del prezzo del grano e cereali è in realtà iniziato un anno fa a causa della scarsa produzione del Canada e altri eventi congiunturali. Ora l’Italia corre ai ripari con politiche mirate in accordo con le Regioni.

Grano e cereali: l’obiettivo è raggiungere l’autosufficienza. Dati della campagna 2022

L’aumento del prezzo di pane e pasta è legato alla scarsità della materia prima, cioè il grano, che porta la borsa del grano a picchi di prezzo molto elevati e allo stesso tempo a difficoltà di approvvigionamento che inducono i produttori di pasta e pane a lanciare l’allarme.

Alla crisi del grano determinata dalla scarsa produzione del Canada si uniscono gli effetti della guerra in Ucraina, infatti l’Italia importa grano e cereali anche da questa zona. L’obiettivo principale oggi per l’Italia è raggiungere l’autosufficienza sia per quanto riguarda il fabbisogno energetico, sia per quanto riguarda le altre materie prime.

I coltivatori italiani stanno rispondendo abbastanza bene a questa esigenza. Per la campagna di raccolta del 2022 già è stato implementato il terreno coltivato con cereali, tra cui appunto il grano tenero (produzione di pane, pizze, dolci, prodotti lievitati in genere). L’aumento di superficie coltivata a grano a livello nazionale è solo dello 0,5%, per un totale di 500.596 ettari investiti. Per la campagna 2021 gli ettari coltivati erano 498.105 con un incremento di 2.491 ettari. La sensibilità verso la tematica è però diversa nelle varie aree di Italia, infatti l’incremento è del 5,5% al Sud e nelle Isole. Si registra invece un calo nella semina del grano duro, necessario alla produzione di pasta.

In aumento la coltivazione degli altri cereali come l’orzo. Molto probabilmente a frenare la coltivazione è stato anche l’aumento dei prezzi di semi e di tutta la filiera necessaria alla produzione (concimi, carburanti).

Campania: il programma per arrivare all’autosufficenza nella produzione di grano e cereali

Buone notizie potrebbero esservi per la raccolta del 2023, infatti Coldiretti ha annunciato che alcune Regioni stanno già manifestando l’intenzione di stimolare le campagne di coltivazione dei cereali e in particolare di grano duro e tenero. Tra le prime ad aderire è la Campania. La stessa ha reso nota la disponibilità ad aumentare la produzione di 2 milioni di quintali per il 2023.

A dichiararlo è stato Gennarino Masiello, presidente Coldiretti Campania e vicepresidente nazionale. La dichiarazione arriva a margine dell’incontro con il ministro dell’Agricoltura Patuanelli e il ministro per la Transizione Ecologica Cingolani. Nello stesso, alla presenza dell’assessore Caputo, sono state presentate proposte per aiutare il comparto dell’agricoltura in Campania. Particolarmente in difficoltà appare il settore bufalino a causa dell’aumento dei costi delle componenti della mescola dei mangimi. Tra le proposte portate vi è un aumento dei contributi in favore delle aziende agricole, diminuzione delle accise, versamento dei contributi sospesi e il posticipo dell’entrata in vigore della nuova PAC.

A fronte di questi aiuti vi è una disponibilità della Campania ad aumentare la produzione al fine di raggiungere l’autosufficienza. Questo potrebbe avvenire attraverso il recupero dei terreni incolti. La proposta prevede però anche la realizzazione di siti di raccolta di acqua piovana al fine di combattere la siccità che mette a repentaglio soprattutto la coltivazione di mais.

Tutelare i coltivatori con i contratti di filiera che evitano la svalutazione della produzione

Masiello sottolinea anche altri punti, infatti il recupero dei terreni da adibire alla coltivazione di grano tenero, duro e mais non solo potrebbe rendere la Regione autosufficiente, ma potrebbe legare le produzioni al territorio e favorire la biodiversità e, infine, aiutare le aziende agricole ad avere un reddito adeguato.

Coldiretti Campania propone di attivarsi subito per rafforzare il sistema dei contratti di filiera che darebbero ai coltivatori certezze circa il reddito che si può ricavare dalla coltivazione. Infatti i contratti di filiera consentono di avere un prezzo equo e di evitare gli effetti delle pratiche sleali che potrebbero indurre i coltivatori a svendere il raccolto. I contratti di filiera consentirebbero anche a chi ha piccoli appezzamenti di avere un reddito e mettere in produzione i terreni.

La buona notizia è che il Ministro Patuanelli ha accolto con favore le proposte di Coldiretti e ha sottolineato l’impegno a rimuovere il vincolo, previsto nella PAC, al non incremento della superficie irrigabile. Grazie a queste misure la Campania potrebbe tornare già dal 2023 ai livelli di produzione del passato e all’autosufficienza.

Per conoscere i dettagli della nuova PAC, leggi l’articolo: Aziende agricole: reso noto il piano strategico nazionale per la PAC

Emergenza Gas: arriva il piano del governo. Sacrifici per tutti

Il Ministro per la Transizione Ecologica Cingolani, intervenendo al programma Agorà Extra, ha dichiarato che saranno necessari 24-30 mesi per poter ottenere l’indipendenza energetica dalla Russia.

Ministro Cingolani: l’Italia deve diversificare le fonti per uscire dall’emergenza gas

L’Italia importa dalla Russia ogni anno 29 miliardi di metri cubi di gas, sono circa il 40% del totale fabbisogno e per sostituire una così imponente fornitura è comunque necessario del tempo. Il Ministro Cingolani ha sottolineato che dipendere da un solo Paese per il fabbisogno energetico è un errore e l’Italia più di altri Paesi paga in quanto non ha autonomia avendo poche fonti energetiche e non avendo sviluppato un buon piano di uso delle risorse rinnovabili.

Il ministro Cingolani ha dichiarato che già entro i prossimi due mesi si provvederà a circa 15-16 miliardi di metri cubi di gas con altre forniture. Sarà dimezzata l’importazione di gas dalla Russia. Nel frattempo si provvede anche ad accelerare sulle rinnovabili a breve termine eliminando anche visti, asseverazioni, autorizzazioni per gli impianti fotovoltaici. Inoltre l’Italia ha 3 rigassificatori che stanno lavorando al 60% e che saranno potenziati. Nel corso del 2022 è prevista anche l’installazione di un ulteriore rigassificatore galleggiante.

Potenziare le centrali a carbone attive

Si è parlato più volte nelle scorse settimane di ritorno al carbone e Cingolani ha sottolineato che l’obiettivo è potenziare il funzionamento delle centrali che funzionano a carbone e che sono già attive, come quelle presenti a Civitavecchia e Brindisi, mentre non saranno riaperte quelle che sono inattive. Questo infatti comporterebbe comunque eccessivi oneri. Solo in caso di emergenza maggiormente grave rispetto a quella di oggi, si provvederà a riaprire le centrali a carbone inattive, ma è una opzione che appare improbabile allo stato attuale.

Cingolani ha risposto anche alla domanda che molti si stanno ponendo, cioè cosa succederà nel caso in cui Putin dovesse decidere, in risposta alle sanzioni, di chiudere la fornitura di gas? Il ministro Cingolani ha sottolineato che l’Italia ha abbastanza riserve per arrivare alla bella stagione, quando il fabbisogno di gas sarà comunque ridotto. Il ministro ha però sottolineato che appare improbabile tale chiusura perché la Russia ha bisogno di fondi e la fornitura di gas all’Italia frutta quasi un miliardo di euro al giorno.

Il Piano emergenza gas che il governo sta varando

Nel frattempo il Governo sta però varando il piano di emergenza gas. Al centro delle attività c’è il NISP (Nucleo Interministeriale Situazione e Pianificazione), formato da ministri, tecnici e vertici dell’Intelligence. Uno dei problemi immediati da risolvere, come comunicato dal ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, è l’approvvigionamento di materie prime, concimi, mangimi e sementi con il rischio di bloccare la filiera produttiva in numerosi settori dell’economia italiana. Proprio per questo nel piano di emergenza, non ancora attuato, ma che si sta preparando, c’è il blocco dell’export.

Per quanto riguarda invece il fronte energia, già nelle prossime ore è prevista una riduzione dei consumi attraverso sospensione di ore e quantità di luce a monumenti e palazzi. Saranno normalmente illuminate le strade e i luoghi in cui generalmente è necessario avere un elevato grado di sicurezza. Ci avviamo inoltre verso una riduzione delle ore di accensione del riscaldamento e ad abbassare di un grado la temperatura degli impianti. Tale modifica dovrebbe entrare in vigore prima al Sud che proprio nelle ultime settimane è stato travolto da un’ondata di gelo anomalo.

Il Presidente del Consiglio ha anche annunciato l’intenzione di aumentare la produzione italiana di gas fino a 5 miliardi di metri cubi, questo sarà diretto a prezzi calmierati alle imprese. Alle PMI sarà destinato un terzo di questa produzione.

Nel medio e lungo periodo non viene inoltre escluso il ricorso al nucleare pulito con l’obiettivo di ridurre la sudditanza dell’Italia ad altri Paesi per il proprio fabbisogno energetico.

Cosa succede ai prezzi? Ci sono diminuzioni in vista?

Gli italiani sono giustamente preoccupati per gli aumenti dei prezzi, sia nel settore energetico che per gli alimentari. Su questo fronte purtroppo per ora non arrivano buone notizie perché di fatto la scarsità dei beni porta comunque il prezzo ad aumentare. Ognuno di noi sarà chiamato quindi a maggiore attenzione, riduzione dei consumi energetici e ulteriori sacrifici.

Nel frattempo arrivano incentivi per ridurre i consumi energetici, per saperne di più leggi: Agricoltura, per il caro energia incentivi a realizzare impianti. In cosa consistono?

Ambiente e imprese: il nuovo testo degli articoli 9 e 41 della Costituzione

Svolta ambientalista nella Costituzione: cambiano gli articoli 9 e 41 della Costituzione che hanno a oggetto ambiente e imprese. Ecco i nuovi testi che portano novità anche per le imprese che dovranno impegnarsi a un maggiore rispetto verso l’ambiente.

Ambiente e imprese: nuovo testo degli articoli 9 e 41 della Costituzione

Il nuovo testo dell’articolo 9 della Costituzione recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

Il nuovo testo dell’articolo 41 invece è: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali” .

Le parti in grassetto sono aggiunte.

Perché è importante la riforma della Costituzione

La Costituzione è la legge fondamentale della nostra Repubblica, gli atti normativi gerarchicamente subordinati, ad esempio le leggi ordinarie, devono essere in linea con essa, questo vuol dire che non può esservi una legge ordinaria, un atto parificato alla legge, una legge regionale, o altre fonti normative, che siano in contrasto con la Costituzione. In caso contrario tali atti saranno incostituzionali (non è questo il luogo per dedicarci alla procedura per arrivare alal declaratoria di incostituzionalità, ma un ruolo essenziale è svolto dal Presidente della Repubblica) e sulle sue conseguenze.

Questa precisazione fa capire quanto sia ampia la portata di questa modifica per i singoli cittadini, ma anche per le imprese che da ora dovranno fare riferimento a un quadro normativo da interpretare in senso ambientalista.

Il nuovo testo è stato approvato prima dal Senato con la maggioranza dei 2/3, mentre l’8 febbraio è stato approvato dalla Camera dei Deputati quasi all’unanimità, infatti ha ottenuto 468 voti favorevoli, un voto contrario e 6 astenuti. Dal punto di vista pratico vuol dire che su questa epocale riforma non è possibile richiedere il referendum costituzionale e quindi questo è l’attuale testo definitivo della Costituzione. Esprimono particolare entusiasmo il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani e il Presidente della Camera Roberto Fico. Apprezzamenti arrivano anche dal WWF.

Tutela dell’ambiente in Costituzione: cosa cambia per le imprese

Uno degli elementi caratterizzanti di questa riforma è in primo luogo il fatto che viene modificata la prima parte della Costituzione riconosciuta come il nocciolo duro o nucleo fondamentale ed è la prima volta dall’approvazione ed entrata in vigore della Costituzione che questa parte è oggetto di modifiche. In questo articolo la tutela dell’ambiente non è indicata in modo generico, ma in tre dimensioni, come tutela dell’ambiente, della biodiversità e dell’ecosistema, quindi non si mira solo ad avere aria più pulita e minori emissioni, ma anche tutela delle varie specie animali e vegetali, in particolare quelle più a rischio, come possono essere le api e gli altri “insetti buoni” che sono il segreto dell’agricoltura biologica.  Inboltre la tutela dell’ecosistema implica anche una propensione ad affrontare l’emergenza climatica che è strettamente connessa alla riduzione dell’inquinamento.

Per le imprese c’è un’importante innovazione, infatti l’articolo 41 è rivolto proprio ad esse e sottolinea che le attività imprenditoriali non possono essere svolte in danno dell’ambiente, questo apre a nuove modifiche legislative che mirano a ridurre l’impatto ambientale delle varie attività economiche, soprattutto quelle più impattanti.

La modifica dell’articolo 41 va nella stessa direzione del Green New Deal e del piano di Transizione 4.0. Il primo prevede aiuti per le imprese che decidono di investire in economie circolari, riduzione dell’uso di plastiche, sostituzione della plastica, turismo sostenibile.

Naturalmente ora con la riforma dell’articolo 41 della Costituzione questi piani possono essere ulteriormente rafforzati, ma soprattutto tutte le future riforme, i programmi e le leggi dovranno rispettare questi principi fondamentali della nostra Costituzione.

Un primo passo in tale direzione è rappresentato dalle risorse messe a disposizione dal MISE. per saperne di più, leggi l’articolo: PMI: dal MISE arrivano 2,5 miliardi per transizione ecologica e digitale