Pensione anticipata e flat tax: il no di Bonomi e Confindustria

La riforma delle pensioni è una delle più attese perché il 31 dicembre 2022 scade la Quota 102 e molti lavoratori, in procinto di andare in pensione, non avranno uno scivolo per uscire prima dal mondo del lavoro, tornerà infatti in pieno vigore la Legge Fornero. Mentre il prossimo esecutivo è già al lavoro per provare a disegnare la riforma delle pensioni che possa addirittura sostituire del tutto la legge Fornero, c’è una netta presa di posizione di Confindustria attraverso il presidente Bonomi che dice no alla pensione anticipata.

Bonomi: le risorse devono andare tutte alle imprese

La sede delle esternazioni di Bonomi è stata l’assemblea degli industriali di Varese. In questa sede ha esortato a una rapida formazione del governo in modo da non lasciare il Paese bloccato, ha inoltre sottolineato che in questo momento non possiamo permetterci la flat tax e la pensione anticipata. Bonomi ha sottolineato che non è possibile in questo momento fare previsioni di crescita sul futuro vista la situazione russa in costante mutamento. Proprio per questo è necessario far convergere tutte le forze del Paese verso un unico obiettivo e a questo deve collaborare anche l’opposizione.

Per conoscere la riforma delle pensioni allo studio, leggi l’articolo:  Riforma pensioni: assegni più alti, solidarietà intergenerazionale, flessibilità in uscita

A causa della crisi energetica molte aziende sono in difficoltà e potrebbero non farcela a restare sul mercato. Di conseguenza tutte le risorse, tranne quelle necessarie a supporto dei veri poveri, devono essere concentrate sugli aiuti alle aziende. In poche parole Bonomi ritiene che, a parte gli aiuti alle famiglie indigenti, tutte le risorse economiche del Paese devono essere convogliate sulle aziende. Di conseguenza non ci può essere un aumento della spesa pensionistica o una riduzione di tasse per i lavoratori, deve essere data priorità alle aziende.

Pensione anticipata? Sarebbe una follia che non possiamo permetterci

Bonomi sottolinea che non vuole cambiare i programmi elettorali dei partiti, ma in questo momento non sono ammesse follie perché sono in gioco migliaia di posti di lavoro e il futuro di imprese e famiglie.

Alla posizione espressa da Bonomi plaude il Pd, mentre per Fratelli d’Italia c’è un’ingerenza eccessiva, in primo luogo perché la flat tax nella legge di bilancio sarà inserita sui redditi incrementali e sarà estesa alle partite Iva fino a 100 mila euro e in secondo luogo perché ci sono già persone che ritengono di poter chiedere ai partiti di non eseguire il programma elettorale per il quale gli italiani hanno votato.

Leggi anche: Flat Tax: come funziona per le partite Iva e le novità che saranno introdotte per i privati

Il Pd invece sottolinea che in campagna elettorale c’erano tre diverse ipotesi di flat tax: Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia ed è del tutto evidente che si trattava solo di una bandierina, mentre le risorse per fare questa riforma non ci sono.

Appuntamento al 10 giugno per la protesta delle pentole vuote. Di cosa si tratta?

Ci sarà il 10 giugno 2022 la protesta delle pentole vuote, un’insieme di manifestazioni volte a sensibilizzare il Governo sui rincari e sulle conseguenze che questi portano nella quotidianità di milioni di famiglie.

Cos’è la protesta delle pentole vuote?

La protesta delle pentole vuote è organizzata dalle associazioni dei consumatori maggiormente rappresentative, tra cui: Adiconsum, Adoc, Adusbef, Asso-Consum, Assoutenti, Associazione Utenti Servizi Radiotelevisivi, Casa del Consumatore, Cittadinanzattiva, Codacons, Codici, Confconsumatori, Centro Tutela Consumatori e Utenti, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino. L’obiettivo è inteloquire con il Governo con proposte concrete per contrastare i rincari.

Le associazioni hanno stimato per le famiglie italiane, già in difficoltà a causa dell’emergenza pandemica, una perdita di circa 929 euro l’anno. Secondo i dati disponibili ad essere penalizzati saranno soprattutto i cittadini del Nord Italia, mentre l’inflazione avrà una portata limitata per le regioni del Sud caratterizzate generalmente da un costo della vita meno elevato. Ad esempio la perdita per una famiglia residente in Trentino Alto Adige è stimata in circa 1.685 euro, nella regione Lazio, invece 1.279 euro. Le associazioni dei consumatori affermano che a fronte di questa, che può essere considerata una vera emergenza, da parte del Governo c’è stato un comportamento eccessivamente timido.

Qual è l’obiettivo delle associazioni dei consumatori con la protesta delle pentole vuote?

L’obiettivo è presentare un’insieme di proposte volte a contenere i prezzi, in particolare quelli energetici e dei prodotti di prima necessità, tra cui gli alimentari. Le associazioni denunciano che l’aumento dei prezzi che ad oggi è superiore al 6% sta cambiando radicalmente le abitudini degli italiani che fanno fatica in molti casi anche a provvedere alla spesa alimentare. Proprio da questo dato prende il nome la protesta chiamata appunto la protesta delle pentole vuote. Emerge la necessità di attuare al più presto misure volte al contenimento dei prezzi e proprio per questo le associazioni chiedono di essere convocate tra le Parti sociali perché impegnate in prima linea al fianco delle famiglie.

Gli organizzatori della protesta delle pentole vuote sottolineano anche che devono essere fermate le speculazioni generate da questa anomala ondata inflazionistica, infatti molti prezzi crescono a dismisura senza una reale incidenza della crisi Ucraina su essi, questo perché c’è sempre chi tenta di aumentare i propri profitti. Lo stesso punto è stato avallato anche dal Presidente del Consiglio Mario Draghi che ha sottolineato come l’inflazione crei dei trasferimenti di ricchezza, penalizzando i settori più bassi, più poveri.

Il Presidente del Consiglio rivendica i successi maturati a Bruxelles

Nel frattempo il presidente del Consiglio Mario Draghi afferma che al vertice di Bruxelles l’Italia è stata accontentata sia sulle richieste inerenti l’embargo del petrolio russo, sia sul tetto al prezzo del gas. Da quanto emerge, grazie alle pressioni dell’Italia la Commissione Europea ha ricevuto l’incarico di studiare la fattibilità del price cap ( tetto al prezzo) del gas. Questo vuol dire che in effetti questa ipotesi è allo studio, ma di fatto oggi ancora non ci sono certezze sul fatto che si vada in questa direzione.

Il presidente Draghi ha anche ottenuto lo spostamento dell’obbligo per l’Italia di non importare petrolio russo solo dall’anno nuovo. Questi piccoli successi porteranno comunque un risparmio nelle tasche degli italiani.

Il ministro Orlando a Confindustria: alzate i salari

Nel frattempo non è mancata la reazione del ministro del Lavoro Orlando alle critiche rivolte dal presidente di Confindustria Bonomi che ha richiesto riforme strutturali al sistema e il taglio del cuneo fiscale. Orlando ha sottolineato che per far fronte alla recessione è necessario l’aumento dei salari e quindi ha in un certo senso bacchettato il mondo delle imprese/industrie. Risponde alle critiche anche sul reddito cittadinanza sottolineando che la media degli assegni percepiti è di 580 euro, inoltre ricorda che dalla fine dell’emergenza pandemica il numero dei percettori è costantemente sceso, in media di 50.000 unità al mese. Il numero dei percettori è esiguo rispetto alle lamentele delle imprese che probabilmente non trovano manodopera a causa di offerte poco allettanti.

La protesta delle pentole vuote dà appuntamento ai consumatori il 10 giugno 2022 nelle principali piazze italiane. Si aspetta una partecipazione elevata.

Basta bonus: Confindustria lancia l’allarme, servono riforme per le imprese

Il Presidente di Confindustria Bonomi lancia l’allarme: ora basta bonus servono riforme strutturali. A margine dell’incontro Assolombarda il presisdente di Confindustra fa il sunto della situazione delle imprese e sollecita il Governo a fare riforme strutturali.

Confindustria: è arrivato il momento delle riforme strutturali in attesa da 30 anni

Confindustria è l’associazione rappresentativa delle aziende italiane e naturalmente segue gli interessi di questa particolare categoria produttiva, ma vista l’importanza del sistema impresa per l’economia del Paese, di certo non si possono ignorare le sue richieste e le analisi del mercato che Confindustria fa. Di conseguenza quando il presidente di questa importante confederazione suggerisce delle modifiche, la politica non può certo far finta di nulla.

Al centro dell’attenzione in questo periodo ci sono i tanti bonus che sono stati elargiti per i due anni che hanno caratterizzato la pandemia, ad esempio è ancora possibile richiedere il bonus per le discoteche e le sale da ballo, ma sono nunerosi gli incentivi e spesso le risorse sono anche incapienti lasciando una parte degli imprenditori in difficoltà. L’obiettivo dei bonus è aiutare le aziende a tamponare le perdite che si sono verificate copiose in questi due anni che hanno visto anche lunghi periodi di chiusura di numerose attività e di conseguenza anche dei fallimenti. Secondo il presidente Bonomi ora è arrivato il momento di dire basta, servono riforme strutturali.

Il presidente Bonomi sottolinea che in questo momento storico abbiamo un’occasione unica: grazie ai fondi del PNRR, è possibile fare le riforme che da 30 anni si stanno aspettando e che possono dare energia e vitalità al Paese.

Lo strano caso dei navigator

Bonomi va oltre, critica il reddito di cittadinanza e sottolinea che siamo arrivati al punto in cui il ministro del Lavoro deve impegnarsi a trovare un lavoro ai navigator che sono stati impegnati, con contratto a tempo determinato, a trovare lavoro ai percettori di reddito di cittadinanza. Le critiche a quel concorso erano giunte già anni fa al punto che i governatori di alcune regioni non vollero assumerli preferendo dei concorsi per il potenziamento dei centri per l’impiego con contratto a tempo indeterminato. Purtroppo il paradosso ipotizzato al momento del maxi concorsone si sta verificando, infatti i contratti sono in scadenza e i navigator potrebbero restare senza lavoro. Bonomi non perde tempo per farlo notare.

Riforme strutturali: Confindustria suggerisce il taglio del cuneo fiscale

Durante l’assemblea di Assolombarda Bonomi ha anche sottolineato che il caro energia sta creando difficoltà alle imprese e che la bolletta delle imprese attualmente è di circa 80 miliardi di euro, mentre solo pochi mesi fa era 60 miliardi.

Bonomi ha anche sottolineato di aver proposto il taglio del cuneo fiscale che in Italia è più elevato rispetto alla media OCSE facendo perdere alle imprese italiane competitività, ma di non aver ricevuto ancora adeguate risposte. Il realtà il taglio del costo del lavoro  ha il pieno sostegno anche dell’Unione Europea. In base ai calcoli stimati, afferma Bonomi, un taglio del cuneo fiscale di 16 miliardi di euro porterebbe nelle tasche degli italiani con un reddito medio di 35.000 euro l’anno, una somma di 1.223 euro ogni anno.

Bonomi lancia l’allarme anche sulla scarsità delle materie prime e sottolinea che un eventuale blocco delle importazioni del gas dalla Russia avrebbe un effetto shock sull’economia italiana e in particolare sulle imprese che già sono in difficoltà. Un recupero dovrebbe invece registrarsi per le imprese impegnate nel settore del turismo.

Accordo tra BNL e Confindustria Piemonte per le imprese

E’ stato sottoscritto un accordo tra BNL Gruppo BNP Paribas e Confindustria Piemonte rivolta in particolare alle imprese associate, al fine di poter supportare le imprese del territorio quando si tratta di problemi o esigenze finanziarie ma anche per favorire lo sviluppo internazionale delle imprese locali.

Questo potrà avvenire perché la partnership punta in primo luogo a migliorare ed implementare i processi di sviluppo competitivo e di internazionalizzazione, grazie anche all’individuazione di nuovi strumenti e soluzioni, e arrivando così ad attivare contatti e collaborazioni con organismi pubblici e privati sul territorio nazionale ma anche nei paesi esteri.

Alessandro Carnicelli, Direttore Regionale Corporate Piemonte e Liguria della Banca, ha dichiarato: “BNL è al fianco della filiera produttiva italiana e la sostiene nei processi di crescita e consolidamento sia all’estero sia in Italia. Partnership qualificate, come questa con Confindustria Piemonte, contribuiscono a dare ulteriore impulso ai diversi settori industriali, con concreti benefici per l’economia del territorio”.

Fabio Ravanelli, Presidente di Confindustria Piemonte, ha aggiunto: “Si tratta di un’opportunità che consente a Confindustria Piemonte e BNL Gruppo BNP Paribas di lavorare insieme per accompagnare le imprese, in modo strutturato, nel loro percorso di internazionalizzazione. In questa direzione si inserisce il progetto PMINT che, allargando a livello regionale un’esperienza già realizzata dall’Unione Industriale di Torino, affiancherà alcune PMI in una sfida di crescita sostanziale sui mercati internazionali”.

Cosa offre nello specifico BNL? Prima di tutto condizioni di credito dedicate e prodotti e soluzioni su misura, per accontentare e soddisfare tutte le esigenze quotidiane degli imprenditori.

BNL, inoltre, per agevolare i processi di internazionalizzazione, offre servizi bancari e strumenti a supporto delle esigenze finanziario-creditizie delle imprese e a copertura dei rischi connessi all’attività di internazionalizzazione; ciò grazie anche all’expertise del Gruppo BNP Paribas, attivo in oltre 70 paesi nel mondo.

Vera MORETTI

Oggi a Rapallo la finale del GI Startup Contest

In occasione del 47esimo Convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria in svolgimento oggi a Rapallo, verrà presentata la terza edizione di GI StartUp Contest, presentato nel 2015 con lo scopo di promuovere sinergie e scambio tra mondo delle imprese tradizionali e quello delle startup innovative.
In palio ci sono 250mila euro di investimento diretto, che permette alle startup più interessanti di portare a termine e concretizzare il proprio progetto.

Considerando che, tra le nuove imprese partecipanti nelle scorse edizioni, il 77% ha trovato finanziatori o soci nel giro di 12 mesi successivi al contest, si tratta sicuramente di un’opportunità da non perdere.

L’intuizione del GI StartUp Contest è venuta a sei giovani imprenditori per offrire alle realtà innovative l’opportunità di confrontarsi con gli eventuali investitori senza l’intervento di intermediari.

Fondatore del contest si chiama Andrea Cotrufo, il quale ha presentato il progetto così: “Il sistema italiano del credito non supporta sufficientemente le realtà innovative mentre gli industriali, in quanto investitori per eccellenza, possono rappresentare l’interlocutore corretto per sostenerne lo sviluppo, l’integrazione e in qualche caso anche l’incubazione o l’accelerazione. Le aziende sono la culla naturale della crescita”.

Le 13 finaliste del 2017 sono Archon Technologies, Brainer, Checkout Technologies, Demosend, Needo, Green Apes, Credi, Laborplay, M3dics, Oval Money, Raw (Endosight), SmarTv e Squid, che sono arrivate fino alla fine dopo un tour di quattro tappe che ha toccato le città di Milano, Torino, Firenze e Ascoli Piceno e ha selezionato più di 200 startup tra le iscritte e altre 30 aggiuntesi dopo una call promossa nel mese di maggio. Dieci tra le finaliste arrivano da questo iter mentre due provengono dall’ Unreasonable Institute Italian Chapter e la startup vincitrice del premio dedicato alle nuove imprese di EY, da quest’anno partner del GI StartUp Contest.

Alessio Rossi, nuovo presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, ha aggiunto: “In Italia le startup sono ancora considerate come una realtà acerba ed esterna all’impresa, mentre rappresentano il motore propulsore dell’innovazione a livello internazionale. Con questa iniziativa vogliamo sottolineare l’esigenza di contaminare l’impresa tradizionale e matura con il mondo delle startup, puntando su nuove sinergie industriali. Si tratta di un’operazione culturale necessaria per recuperare il ritardo del nostro Paese in tema di mercato dei capitali e fondi per i capitali di rischio a sostegno di imprese giovani e innovative”.

Vera MORETTI

Un accordo per portare il Made in italy all’estero

E’ stato firmato un importante accordo tra il Comitato fiere industria di Confindustria e Assocamerestero, che è l’associazione che riunisce le 78 Camere di commercio italiane all’estero, presenti in 54 Paesi.
Obiettivo di questa importante intesa appena sancita è quella di creare un sistema di interazione tra i due organismi che sappia coinvolgere le imprese nelle maggiori manifestazioni estere che celebrano ed ospitano le eccellenze del Made in Italy, con lo scopo di promuovere ulteriormente i prodotti italiani di qualità oltre i nostri confini.

Massimo Goldoni, presidente del Comitato fiere industria, ha dichiarato a proposito: “Il processo di internazionalizzazione delle imprese, specie delle pmi, passa prioritariamente tramite lo strumento delle fiere che si svolgono in Italia e la collaborazione istituzionale con Assocamerestero contribuirà positivamente a valorizzare le eccellenze del Made in Italy che in esse si identificano”.

Ha poi aggiunto Giandomenico Auricchio, presidente di Assocamerestero, entusiasta e convinto dell’efficacia del progetto: “Questo accordo testimonia la crescita dell’azione delle Camere italiane all’estero nella realizzazione di servizi fieristici avanzati, che potranno supportare Cfi soprattutto nell’importante fase di follow up delle manifestazioni con gli operatori esteri, grazie al radicamento della nostra rete all’interno delle comunità d’affari locali”.

In particolare, l’azione delle 78 Camere estere si svilupperà in una diffusione capillare del calendario fieristico italiano presso un target mirato di operatori di settore, e nel monitoraggio delle opportunità d’affari e dei trend nei settori più rilevanti per il sistema fieristico.

Ha concluso Goldoni: “L’intesa è finalizzata a uno scambio di informazioni puntuali sulla politica fieristica e sull’evoluzione del sistema nazionale nel contesto della competizione globale che viene monitorata in sede locale”.

Vera MORETTI

Il Made in Italy alla conquista dell’Australia

Il Made in Italy ha conquistato anche l’Australia, grazie ad una “missione” alla quale ha partecipato, tra gli altri, anche Aurelio Ceresoli, vicepresidente di Federalimentare, che, al suo ritorno in patria, si è dimostrato particolarmente ottimista.
Il motivo principale è che sia i ristoratori australiani sia le catene appartenenti alla grande distribuzione si sono dimostrati molto interessati al Made in Itlay.

Alla spedizione hanno partecipato circa trenta aziende dei settori dell’agrifood e della pelletteria, guidate dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Ivan Scalfarotto, in collaborazione con Confindustria, Ice, Federalimentare, Assocalzaturifici, Aimpes e Rete Imprese Italia.

Piergiorgio Borgogelli, direttore generale dell’Ice, ha confermato questo mood positivo: “In Australia abbiamo raggiunto traguardi importanti nel settore agroalimentare e nel comparto calzature-pelletteria: l’Italia è al sesto posto tra i fornitori agroalimentari, con un trend del +2,7% nell’export 2016, mentre nei prodotti calzaturieri e nella pelletteria siamo al quarto posto con una crescita del 13,9% nel 2016”.

In quattro giorni molto fitti, la delegazione ha fatto tappa a Sidney e a Melbourne e ha anche incontrato le due principali catene della Gdo australiana, che sono Coles e Woolworths.

Ad oggi, i prodotti dell’agrifood italiano più esportati sono le bevande e le conserve di ortaggi e legumi, anche se negli ultimi tempi le vendite di sughi e pelati sono calate a causa dell’applicazione dei dazi antidumping, che poi Camberra a gennaio ha parzialmente revocato.
Si tratta di un problema di cui il governo italiano vuole farsi carico, come ha dichiarato Scalfarotto: “Nella prospettiva di un rafforzamento delle nostre relazioni bilaterali anche attraverso un eventuale accordo di libero scambio tra Ue e Australia il cui mandato negoziale è oggi in via di valutazione a livello europeo, l’Italia lavora perché siano superate le difficoltà rappresentate da alcuni ostacoli non tariffari quali dazi antidumping, barriere fitosanitarie e denominazioni di origine”.

Per quanto riguarda il settore della pelletteria, sembra che il mercato australiano offra molte buone opportunità, come ha dichiarato Riccardo Braccialini, presidente dell’Aimpes, l’associazione dei pellettieri. Aprire un negozio a Sidney significherebbe non solo avvicinarsi ai consumatori interni ma anche ai turisti provenienti da Corea del Sud, Giappone e Cina.

Vera MORETTI

Via libera a Milano dopo la Brexit britannica

Il ministro degli Esteri Angelino Alfano è ben determinato ad approfittare della Brexit per far decollare ulteriormente Milano. Se, infatti, ci sono imprese che decidono di andar via da Londra, non dev’essere scontato che si trasferiscano a Francoforte. Il capoluogo lombardo ha tutte le carte in regola per rappresentare una valida alternativa.

Questo è quanto Alfano ha sostenuto in occasione della conferenza “Diplomazia economica: quale impatto sulla crescita del Paese – Il sostegno della Farnesina alle imprese italiane”, organizzata da Confindustria a Roma. Il ministro ha poi aggiunto: “Milano ha sempre avuto condizioni di contesto per il business e con le imprese che decidono di lasciare Londra dobbiamo avere la capacità di attrarle a Milano. La Farnesina è importante per la crescita e determinante per riuscire a spingere all’estero il sistema Italia. Io credo che sia vero quello che un’analisi indipendente dimostra, ossia che ci sia stato un impatto nell’ordine dell’1,1% del Pil relativamente alla forza della Farnesina a spingere le nostre imprese all’estero e questo si è tramutato in 234mila posti di lavoro all’estero. Possiamo fare di più”.

Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, ha poi voluto aggiungere: “Siamo in un contesto di politiche protezionistiche, l’Europa si dia una svegliata in termini di politiche economiche. Speriamo che presto anche in funzione di quello che sta succedendo negli Stati Uniti, l’Europa esprima una reazione che sia in grado di provocare shock positivi nell’economia e non solo subirli”.
Boccia non ha dimenticato i giovani, che vanno assolutamente inseriti nel mercato del lavoro, perché considerati una risorsa inestimabile da non sottovalutare.

Lo studio Prometeia attesta, considerando anche gli impatti diretti e indiretti, che il valore aggiunto generato in Italia dai progetti esteri supportati dalla Farnesina oscilla dai 10 (del 2014) ai 16 miliardi di euro (del 2015), quindi dallo 0,7% all’1,1% del Pil. E per ogni euro di valore aggiunto creato nelle imprese coinvolte in progetti supportati dalla Farnesina se ne generano nell’economia ulteriori 1,4 euro.

Forte di questi dati, Alfano ha aggiunto: “Abbiamo la possibilità di essere ancora più forti e dobbiamo proprio in questo tempo di rinascente protezionismo che è inaccettabile per noi che alcuni pretendano di venire a scorazzare nel nostro mercato e poi le nostre imprese trovano nei loro paesi vincoli politici e burocratici che creano problemi”.

Per quanto riguarda l’occupazione, sono stati 234mila i posti di lavoro sostenuti in Italia da progetti esteri supportati dalla Farnesina. Nel dettaglio sono 72mila posti diretti, 122mila indiretti e 40mila indotti.

La parte più importante dei progetti del biennio 2014/2015 riguarda gli impianti energetici, le infrastrutture e costruzioni e l’export di beni. Nello stesso biennio coinvolte più di 300 aziende, 86 della meccanica, 66 dei servizi, 50 delle costruzioni, 18 dell’elettrotecnica, 17 dei prodotti in metallo, 15 di treni, aerei e navi, 11 dell’energia, 9 alimentare, 6 dell’elettronica. Inoltre, il ministro ha sottolineato che il 61% delle gare all’estero premia le piccole e medie imprese, quindi il brand italiano va promosso sempre, con continuità, per ottenere risultati sempre più convincenti.

Vera MORETTI

Crediti Iva, proposta salva-imprese dei Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto

Il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto, presieduto da Giordano Riello, dice basta con i crediti Iva di lunga durata imposti per legge e che hanno portato negli ultimi anni alla chiusura o al fallimento di centinaia di aziende e quindi alla relativa perdita occupazionale.

Il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto ha approntato una proposta di legge sui crediti Iva che prevede la possibilità per un contribuente di inviare la nota di variazione dell’Iva fin dal momento dell’annuncio dell’apertura di una procedura concorsuale per il suo debitore inadempiente. Per un’impresa, ciò significa poter recuperare l’Iva versata in precedenza per una fattura emessa ma mai saldata dall’acquirente di un bene o fruitore di un servizio.

La normativa vigente, sostiene il Gruppo, in base all’interpretazione data dall’Agenzia delle Entrate all’art. 26, comma 2, del Dpr n. 633/1972, risulta vessatoria nei confronti di chi fa il proprio dovere poiché, per la riscossione dei crediti Iva, impone di attendere la fine della fase esecutiva per poter procedere all’emissione della nota di variazione, procrastinandola dunque all’infruttuoso esperimento della procedura.

Un’attesa così prolungata, dice il Gruppo, può incidere pesantemente sulle condizioni di liquidità dell’azienda, e purtroppo lo ha fatto nel passato anche recente. Al danno originato dall’inadempienza del contraente, che non eroga il corrispettivo a fronte della cessione di un bene o dell’erogazione di un servizio, si aggiunge quello di dover versare un’imposta teoricamente “neutrale”, che in questi casi si trasforma in una iniqua tagliola per l’imprenditore.

Il Gruppo Giovani Imprenditori del Veneto, riprendendo i lavori della Commissione Fisco di Confindustria, propone di introdurre, per i crediti Iva, una norma di interpretazione autentica dell’articolo in oggetto, in cui si evidenzi che il richiamo all’esito di procedure rimaste infruttuose, come momento a partire dal quale sia possibile l’emissione della nota di variazione dell’Iva, vada inteso limitatamente alle procedure esecutive individuali e non a quelle concorsuali, come del resto dovrebbe già evincersi da una rigorosa lettura della norma.

Lo Stato – dichiara il presidente del Gruppo Giovani imprenditori di Confindustria Veneto, Giordano Riellodovrebbe essere al fianco di chi crea sviluppo, ma al contrario, tra ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, norme e prassi interpretative che penalizzano le imprese, di fatto spesso è causa di fallimenti e di drammi esistenziali“.

In questo Paese – continua Riello, commentando la proposta sui crediti Iva – più di quindicimila imprese hanno chiuso i battenti per essere creditrici nei confronti di uno Stato inadempiente e, durante il periodo di crisi, un terzo delle aziende italiane è fallito per il debito insoluto della Pubblica Amministrazione. La speculazione sui tempi dell’Iva costituisce solo uno degli esempi di come la normativa vigente, o l’interpretazione che ne viene data, può concorrere ad aggravare un contesto sfavorevole per le imprese. Dobbiamo assolutamente cambiare registro e in fretta, se vogliamo evitare che il declino del nostro sistema diventi irreversibile. La nostra proposta, in tal senso, intende essere un contributo per un’inversione di tendenza. Per dare sostegno al mondo produttivo ma anche per rinsaldare la fiducia nelle istituzioni, fondamento di una società democratica”.

Al via il roadshow di Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria

Intesa Sanpaolo prova a far capire alle imprese che le banche non sono degli avversari ma degli alleati nella corsa al business e lo fa con un roadshow congiunto insieme a Piccola Industria Confindustria: “Puntiamo sulle imprese. Per una ripresa oltre le aspettative”.

Il roadshow, che rilancia la partnership pluriennale tra Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria, punta a sensibilizzare le Pmi sulle opportunità che il panorama normativo offre in materia di innovazione.

Il roadshow di Piccola Industria Confindustria e Intesa Sanpaolo toccherà tutto il territorio nazionale per promuovere i contenuti della nuova policy a supporto dell’innovazione e far comprendere alle piccole e medie imprese italiane l’importanza di trasformarsi in Pmi innovative.

Il roadshow si aggancia alle novità introdotte dal cosiddetto Investment Compact, il quadro normativo sviluppato dal governo per realizzare una serie di iniziative a supporto delle Pmi innovative, prevedendo il loro riconoscimento in una sezione ad hoc del Registro delle Imprese ed estendendo loro alcune delle agevolazioni e semplificazioni previste per le startup innovative.

Ecco dunque che in alcune tappe del roadshow di Piccola Industria Confindustria e Intesa Sanpaolo saranno presenti anche il ministero dell’Economia e il ministero dello Sviluppo Economico, che illustreranno alle aziende le opportunità offerte dalla recente normativa in tema di innovazione.

Queste le prossime tappe del roadshow: Vicenza (8 ottobre), Ancona (12 ottobre), Forlì (19 ottobre), Bari (12 novembre), Ivrea (18 novembre).