Commercialisti: l’esame di Stato deve rimanere obbligatorio

Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili in relazione ai contenuti del prospettato ddl sulle professioni ribadisce che l’obbligatorietà dell’esame di Stato non va discussa. Il divieto di prevedere “numeri chiusi o programmati”, il divieto di porre restrizioni alla pubblicità e la piena derogabilità delle tariffe minime così come la possibilità di fare tirocini durante l’università sono già realtà.

Il presidente nazionale della categoria, Claudio Siciliotti commenta: “Per i commercialisti italiani la totalità delle previsioni generali del ddl delega arriva tardi, perché la nostra è una professione che ha già saputo riformarsi da sola nell’immobilismo del legislatore. Anche per questo la previsione dell’abrogazione dell’esame di Stato, specificamente prevista per i soli commercialisti e avvocati, suona doppiamente ingiusta e ingiustificata per gli iscritti all’Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili“.

Siamo 112.000 e il 40% degli iscritti ha meno di quarant’anni – sottolinea Siciliotti.  Siamo la professione economica più numerosa d’Europa e l’unica esclusiva reale degli iscritti al nostro Albo e’ la possibilità di fregiarsi, nello svolgimento della loro attività, di un titolo professionale che e’ garanzia di un percorso formativo rigoroso posto a tutela dell’utenza“.

Per uscire dall’impasse di questi giorni e riprendere un dialogo sereno con il ministro della Giustizia Alfano serve forza di volontà tra le parti, per una discussione priva di tensioni.

M. Z.

Commercialisti: non si può rinunciare alla mediazione obbligatoria

Claudio Siciliotti presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, in un incontro con il ministro della Giustizia Alfano ha ribadito che la conciliazione obbligatoria non può essere abrogata. Nell’ultimo periodo si è fatto un gran parlare di possibili modifiche alla legge che intende snellire la giustizia italiana fino ad arrivare a ipotesi di cancellazione della legge.

I commercialisti italiani sono sempre stati tra i più convinti sostenitori della mediazione obbligatoria e il presidente ha sottolineato: “è fuori di dubbio che un numero rilevante di mediazioni si svolgono e si svolgeranno con la partecipazione dei legali delle parti, ma è giusto che ciò sia rimesso alla loro volontà, laddove invece l’obbligatorietà, in una fase che resta pregiudiziale, determinerebbe la percezione da parte del cittadino di una moltiplicazione di oneri imposti e sarebbe davvero un risultato paradossale, atteso che la riforma mira proprio ad abbattere i costi della giustizia per il cittadino, oltre che a snellirne i tempi“.

Alfano ha assicurato che qualsiasi scelta venga effettuata a proposito, vedrà la consultazione dell’ordine dei commercialisti considerando la loro opinione.

Mirko Zago

I Commercialisti approvano tre nuove norme di comportamento

Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ha approvato tre nuove norme di comportamento del collegio sindacale che andranno ad implementare le novità già apportate a gennaio. Prima di divenire effettive dovranno passare al vaglio di una consultazione pubblica che terminerà il 31 maggio.

Le tre norme sono state elaborate con la collaborazione della Commissione di studio per le norme di comportamento degli organi di controllo legale e intendono disciplinare l’attività del collegio sindacale in caso di omissione degli amministrazioni (norma 9), l’attività del collegio sindacale nelle operazioni sociali straordinarie e nelle altre operazioni rilevanti (norma 10) e l’attività del collegio sindacale nella crisi di impresa (norma 11).

Il documento è visionabile dai professionisti, istituzioni e tutti i soggetti interessati dalle modifiche che potranno proporre le proprie osservazioni in merito prima del termine della consultazione che porterà all’approvazione delle norme da parte del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili.

M. Z.

La Revisione dei bilanci 2010 rimane immutata

Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ha chiarito che per la revisione legale dei conti si applicano ancora i principi di revisione precedenti al decreto legislativo 39/2010. Nel dettaglio per le revisioni legali di bilanci di società sottoposte alla vigilanza CONSOB, rimane valido l’insieme di principi già in vigore, emanati in base all’articolo 162 del DLgs n. 58/1998, mentre per le revisioni delle non quotate, non avendo il DLgs n. 39/2010 mutato il quadro di riferimento, come in passato, non è prevista alcuna cogenza giuridica dei principi di revisione. In sostanza si tratterebbe di un consiglio tecnico sulle procedure e non un riferimento normativo obbligatorio.

Il documento con il quale si sottolinea ciò afferma inoltre che “il Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti ed esperi contabili non mancherà di seguire l’intero processo di avvicinamento alla piena operatività dell’attività di revisione legale come tratteggiata dal D.Lgs. 39/2010, mettendo a disposizione delle istituzioni e dei colleghi tutta l’informazione, la formazione e gli strumenti operativi necessari (tra i quali le linee guida per l’applicazione dei principi di revisione nelle le società non quotate) per l’esercizio qualitativamente elevato dell’attività di revisione che verrà disciplinata a regime“.

M. Z.

Milleproroghe: slitta l’obbligatorietà del ricorso alla mediazione

Il Senato ha approvato il decreto Milleproroghe. Relativamente alla proroga dei termini dell’entrata in vigore della mediazione civile in materia di controversie condominiali e di incidenti stradali (tradotto in sostanza con un via libera, a partire dal 20 marzo, per l’obbligatorietà del ricorso alla mediazione per tutte le altre materie) è stato accolto con animi contrastanti da parte dei commercialisti: “Rammarico per il rinvio dell’entrata in vigore dell’obbligatorietà della mediazione per alcune materie, ma anche grande soddisfazione per la sostanziale tenuta di una riforma giudicata di portata storica“.

Per il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Claudio Siciliotti si tratta di un successo: “Soprattutto in considerazioni delle enormi resistenze messe in campo, si tratta di un successo di cui va reso pieno merito al Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che dopo aver voluto una riforma che può finalmente cambiare il volto alla giustizia civile del nostro Paese, ha saputo fronteggiare con coraggio le tante pressioni provenienti da parte di chi, con logica corporativa, voleva snaturarne il senso, limitarne la portata o addirittura cancellarla“.

Il rinvio di un anno dell’entrata in vigore della conciliazione in due materie rilevanti quali controversie condominiali e incidenti stradali – sostiene Siciliotti  – rende parziale l’avvio della mediazione civile, previsto per il 20 marzo. Una scelta di cui ci rammarichiamo, figlia delle tante spinte conservatrici di chi si arrocca in difesa dell’esistente“. Nonostante ciò il risultato conseguito è di grande importanza e di cui si può esultare.

Conciliazione e mediazione civile ridurranno il numero di cause civili pendenti presso i tribunali e comporteranno una drastica riduzione dei tempi della giustizia e dei suoi costi per i cittadini. Una riforma che avrà successo se sarà accompagnata da una rivoluzione culturale nell’approccio a questi temi.

Unioncamere e Commercialisti appoggiano la giustizia alternativa

A Roma è stato siglato nei gironi scorsi un accordo tra Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e Unioncamere per appoggiare iniziative di giustizia alternativa sostenendo lo sviluppo economico-finanziario delle Pmi partendo in particolare dall’analisi dei bilanci delle società di capitale nei vari settori di appartenenza e effettuando periodici studi statistici.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, firmatario dell’accordo ha affermato: “Dopo due anni di durissima crisi l’economia si è faticosamente rimessa in moto, anche grazie ad un ritorno alla voglia di fare impresa. Proprio per questo, in questa fase delicata di ricostruzione del nostro tessuto imprenditoriale, è essenziale far sentire alle imprese, a quelle in difficoltà come a quelle appena nate, il sostegno concreto delle istituzioni. L’accordo sottoscritto da Unioncamere e Dottori commercialisti si basa su questa consapevolezza. Il sostegno migliore per chi fa imprese viene infatti dall’avere intorno un contesto moderno: mercati che funzionano in modo trasparente, una pubblica amministrazione efficiente e poco invadente, una giustizia civile rapida e poco costosa. Le Camere di commercio operano su tutti questi fronti come sistema e, in questa logica, sono convinte che la loro azione potrà essere ancora più efficace se condivisa e sostenuta sul territorio anche dal mondo delle professioni“.

Claudio Siciliotti, presidente del CNDCEC ha aggiunto: “Gli ambiti oggetto di questo accordo-quadro sono tutti determinanti per il rilancio del sistema Italia. Sul fronte della costruzione di una nuova logica di accesso al credito abbiamo già avviato, con Abi, oltre che con Unioncamere, la fase sperimentale di un progetto che crediamo possa contribuire a creare un rapporto di rinnovata fiducia e trasparenza tra imprese e istituti di credito. L’affermazione della mediazione e della conciliazione civile, poi, sono un’occasione irripetibile per pervenire ad un reale e sostanzioso abbattimento dei carichi pendenti della giustizia civile, con tutto ciò che ne conseguirebbe in positivo per cittadini e imprese. Così come enormi vantaggi possono derivare a PMI, professionisti e cittadini da significativi processi di semplificazione amministrativa. La collaborazione che con questo accordo rafforziamo con un attore importante come Unioncamere, è per tutti questi motivi estremamente importante“.

I due enti sono impegnati nell’attuazione del decreto legislativo 28 del 2010 con particolare riferimento alle norme sulla condizione di procedibilità, offrendo a imprese e consumatori servizi di mediazione su tutto il territorio nazionale. Per la semplificazione amministrativa, Dottori Commercialisti e Unioncamere provederanno a semplificare unitamente la procedura di iscrizione dei trasferimenti di quote delle s.r.l., promuoveranno l’utilizzo della firma digitale con ruolo e del certificato di autenticazione CNS di categoria da parte dei professionisti; collaboreranno alla standardizzazione, semplificazione e al miglioramento delle istruzioni per la compilazione delle pratiche telematiche dirette al Registro delle imprese. Per il credito infine sono previste iniziative di educazione finanziaria rivolte ai piccoli imprenditori.

Per gli italiani il fisco è ingiusto ma la colpa è dell’evasione

Secondo una ricerca realizzata dal Censis per il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili,  il “fisco” sembra avere per gli italiani una cattiva reputazione.  I tre aggettivi che lo descrivono stando alle statistiche sono “ingiusto”  (36,2%), inefficiente (25,5%) ed esoso (23,7%). Ciò che appare più sorprendente è però il fatto che per il 44% degli intervistati il male maggiore sarebbe l’evasione fiscale mentre è la metà a ritenere che il problema principale sia invece l’eccessivo carico tributario. Nonostante le numerose manovre atte a contrastare le frodi, 6 italiani su 10 percepiscono un aumento negli ultimi 3 anni di quanti riescono a farla franca.

Cosa infastidisce i contribuenti? Dell’81,1% degli intervistati che dichiarano che le tasse sono eccessive, il 47,3% ritiene ingiusto il canone Rai, seguito dal 14,5% che sembra avverso al pagamento del bollo auto e dell’Ici (12,7%). Seguono la tassa sulla nettezza urbana (12,1%) e l’Irpef (11,6%).  Ciò che infastidisce di più è la sproporzione esistente tra il quantitativo di tasse pagate e servizi ricevuti, infatti il 55,7% degli intervistati sarebbe disposto a pagare anche più tasse a patto che i servizi erogati aumentassero in modo equo. A spaventare i contribuenti ci sarebbe anche l’eccessiva difficoltà a rispettare scadenze, compilare moduli e mancanza di regole univoche, in sostanza è la burocrazia ancora una volta a provocare disagio quasi nell’80% degli intervistati. Ad essere contestati sono poi la mancanza di tutele (72,3%, troppo pochi conoscono lo Statuto del contribuente, strumento fondamentale di tutela), l’eccessivo carico di documenti per richiedere agevolazioni (72,8%), tempi d’attesa eccessivi per i rimborsi (68,2%).

Ma qual è la percezione della salute del sistema fiscale per gli italiani da tre anni a questa parte? Secondo il 36,8% le cose sarebbero peggiorate, per il 48,6% lo stato delle cose sarebbe sostanzialmente rimasto inalterato,  è invece il 14,6% a percepire dei miglioramenti. La maggioranza è concorde però nel ritenere che si sia assistito ad un miglioramento per quanto concerne la facilità dei pagamenti. Rimane comunque fondamentale il supporto del commercialista per la dichiarazione dei redditi (vi si affida il 40,5% degli intervistati) e dei Caf (a cui ricorre il 41,5%).

Quali sono le proposte di miglioramento? Il 51,7% degli italiani ritiene di fondamentale importanza l’inasprimento dei controlli anti evasione,  il 23,4% chiede di abbassare il livello dell’imposizione fiscale e il 22,1% di semplificare il sistema tributario. Altre proposte sono l’aumento di forme di tutela del contribuente (20%), federalismo fiscale (16,6%), introduzione del quoziente familiare (12,5%).

Claudio Siciliotti presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili alla conferenza stampa di presentazione della ricerca ha affermato:  “Vi sono davvero tutti i presupposti per poter combattere l’evasione fiscale non sulla pelle dei cittadini, ma con la loro collaborazione, nel segno di una vera nuova stagione fatta di efficienza nel dare e nel chiedere. Ecco perché  riteniamo quanto mai opportune le considerazioni che abbiamo formulato in questi giorni sul quadro complessivo disegnato dalle misure fiscali introdotte in questi ultimi due anni, alcune delle quali già in vigore, altre di prossima attivazione. Non possiamo gettare al vento questa occasione confondendo l’efficienza con la ferocia. L’efficienza presuppone uno Stato capace di esigere quello che gli è dovuto, ma al contempo intransigente con se stesso nel dare ai cittadini quanto loro spetta. Noi oggi rischiamo invece di buttare via tutto secondo la classica logica del chi troppo vuole, nulla stringe“.

Fonte: Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili

Mirko Zago

Il Consiglio Nazionale Commercialisti ad Entrate si difende: il nostro impegno è per una maggiore giustizia tributaria!

Vi riportiamo alcuni estratti del comunicato che Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili hanno diffuso in difesa e in risposta alla lettera dell’Agenzia delle Entrate.

“I vertici del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, per riprendere l’espressione usata dall’ufficio stampa dell’Agenzia delle Entrate nella sua lettera, hanno sottolineato in questi giorni quello che dicono da sempre: avanti con la lotta all’evasione, perché uno stato più intransigente con il cittadino nel chiedere sarà finalmente più intransigente con se stesso nel dare al cittadino”. Comincia così la replica del Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli esperti contabili alla lettera dell’Ufficio stampa delle Entrate, pubblicata oggi dal quotidiano Italia Oggi. Nella loro risposta, i commercialisti sottolineano la collaborazione alla quale sono stati sempre improntati i rapporti con le Entrate e il costatante impegno della categoria sul fronte della lotta all’evasione, ma tornano a denunciare l’aumento degli adempimenti a carico dei professionisti contabili e un sostanziale sbilanciamento nelle scelte di politica fiscale a favore unicamente della riscossione e non anche di misure a favore dei contribuenti onesti e quindi di maggiore giustizia tributaria.

“Le nostre critiche – si legge nella nota dei commercialisti – non riguardano tanto l’operato dell’Agenzia, con la quale abbiamo anzi sempre tenuto rapporti improntati alla massima collaborazione, pur nella inevitabile diversa valutazione di alcune scelte adottate dal legislatore fiscale. Le nostre critiche non riguardano nemmeno tanto le misure recentemente introdotte in se stesse, pur avendo qualcosa da dire a riguardo. Le nostre critiche si concentrano sulla sempre più evidente e sempre meno sostenibile dilatazione della forbice tra: 1. aumento esponenziale degli adempimenti di dichiarazione telematica con attività di front office pro fisco svolta dai liberi professionisti intermediari fiscali a titolo sostanzialmente gratuito; 2. progressiva introduzione di limiti dei diritti di compensazione dei debiti e crediti fiscali e mancata attuazione tempestiva delle norme compensative pro contribuente; 3. accelerazione delle procedure di riscossione dei ruoli senza paralleli interventi sulla giustizia tributaria”.

Di tutto questo, sottolineano i commercialisti “si dice poco nella nota dell’Agenzia delle Entrate e sono invece i tre temi che noi poniamo con forza proprio perché, senza questi tre paletti i commercialisti e gli altri liberi professionisti continueranno a sentirsi sudditi vessati due volte e i cittadini non percepiranno alcun cambiamento culturale”.
“Il tutto
– proseguono i commercialisti  – senza nemmeno entrare nel merito del fatto che, adempimenti come quello che comporta l’obbligo di identificazione con codice fiscale per ogni cittadino che effettua acquisti di importo superiore a 3.600 euro, sono ben lungi dall’interessare una platea ristretta di contribuenti e, inoltre, non rappresentano una norma “normale”, ma fortemente invasiva della privacy, sia se paragonata ai molti maggiori scrupoli che il legislatore si pone con riferimento a mezzi di indagine che riguardano ambiti diversi da quello prettamente fiscale (intercettazioni telefoniche), sia se paragonata a quello che accade nella generalità degli altri Paesi europei. Se indispensabile per fronteggiare l’emergenza, siamo disposti ad accettare come necessaria anche una misura così invasiva, ma chiediamo pari determinazione sulle questioni che poniamo, relativamente alle quali, se alziamo la voce, è solo perché notiamo una persistente distrazione”.

L’Agenzia – concludono i commercialisti –  nel riconoscere nella  sua nota che più del 60% delle dichiarazioni dei redditi di imprese e lavoratori autonomi sono predisposte e inviate dai commercialisti italiani, anziché chiedersi soltanto se ce ne siano di consapevoli dell’evasione, si chieda anzitutto se è essa stessa a sua volta consapevole che una parte così rilevante del gettito erariale è veicolata dalla preziosa attività di liberi professionisti che forniscono ai loro clienti una consulenza evidentemente finalizzata anzitutto alla dichiarazione dei redditi all’Erario, piuttosto che alla loro sottrazione”.

Alla lettera delle Agenzia replicano anche le sigle sindacali di categoria. “I dottori commercialisti sono sicuramente lontani dal favorire l’evasione nel proprio lavoro quotidiano ma sono altrettanto lontani dal condividere l’operato dell’Agenzia”: scrivono Ungdcec, Aidc, Anc, Unagraco,Adc e Andoc.   “Ai commercialisti – si legge nella nota congiunta – bene sta, anzi benissimo, una più efficace lotta all’evasione, ma è inevitabile constatare la deriva verso lo Stato di polizia fiscale se essa non viene accompagnata di pari passo con misure che garantiscono maggiore efficienza alla giustizia, maggiore equità per i cittadini, maggiore rispetto per i professionisti coinvolti nella moltiplicazione degli adempimenti telematici”.

via |  Cndcec

Professione Commercialista: nuove regole dal Miur per il tirocinio

Dall’ottobre del 2009,  i tirocinanti alla professione di Dottori Commercialisti in possesso di laurea triennale e iscritti ad un corso di laura specialistica, potevano svolgere il tirocinio solo per l’accesso alla sezione B (Tirocinanti esperti contabili). Ora, con il decreto dello scorso 5 novembre 2010 del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, questi tirocinanti verranno inseriti nella sezione tirocinanti commercialisti del registro del tirocinio.

Questo nuovo decreto in sostanza recepisce le sollecitazioni pervenute negli scorsi mesi dal Consiglio nazionale dei commercialisti e da tanti giovani tirocinanti e sana una situazione di indeterminatezza riguardante diverse centinaia di ragazzi. Una sollecitazione per l’adozione di un provvedimento di questa natura era venuta negli scorsi mesi anche dal Tar del Lazio.

Secondo quanto stabilito nel decreto, “sono iscritti nella sezione “Tirocinanti commercialisti” del registro del tirocinio coloro che, alla data del presente decreto, risultano iscritti nella sezione “Tirocinanti esperti contabili” e che contestualmente risultano iscritti ad un corso di laurea magistrale nelle classi LM 56 e LM 77 o specialistica nelle classi 64/S e 84/S”. Fino all’anno accademico 2011-2012, inoltre, “sono iscritti nella sezione “Tirocinanti commercialisti”  coloro che presentano domanda di iscrizione nel registro dei tirocinanti e risultano contestualmente iscritti ad un corso di laurea magistrale nelle classi LM 56 e LM 77 o specialistica nelle classi 64/S e 84/S”. Tutti i soggetti destinatari del provvedimento sono, in ogni caso, tenuti ad integrare il corso di laurea magistrale o specialistica con alcuni specifici crediti formativi, indicati nel decreto, se già non previsti dal proprio piano di studi o non assolti nel percorso per il conseguimento della laurea triennale.

Il decreto emanato  dal Miur giunge a poche settimane di distanza della sottoscrizione, da parte dello stesso Miur e del Consiglio nazionale dei commercialisti, della Convenzione quadro che regolamenta la possibilità di integrare il tirocinio nel corso degli studi universitari, come previsto dal D. lgs 139 istitutivo dell’Albo unico tra dottori commercialisti e ragionieri, consentendo, in sostanza, ai giovani praticanti di svolgere due dei tre anni di tirocinio contestualmente allo svolgimento della  laurea specialistica, con una significativa riduzione (da otto a sei anni) dei tempi per l’accesso alla professione.

Scarica il decreto MIUR sul tirocinio per la professione di Commercialista (5 nov. ’10)

fonte: Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili

Commercialisti: dal prossimo 30 ottobre al via le nuove tariffe professionali. L’aumento e’ del 50%

I Dottori commercialisti e gli Esperti contabili avranno una nuova tariffa. Ne avevamo già dato notizia, in maniera ufficiosa, ora però c’è l’ufficialità data dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 15 ottobre 2010.

Le nuove disposizioni si applicheranno a partire dal 30 ottobre, senza alcuna differenziazione, ai professionisti iscritti nelle Sezioni A e B dell’Albo unico dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili, nato nel gennaio del 2008 dalla fusione tra dottori commercialisti e ragionieri. Gli onorari sono stati aumentati del 50%.

 La nuova tariffa presenta disposizioni innovative che disciplinano gli onorari spettanti per le nuove attività previste proprio con la nascita dell’Albo unico, dalla riforma del diritto societario a quella del diritto fallimentare fino alle disposizioni tributarie. Nella nuova tariffa è stato inoltre reintrodotto il rimborso delle spese generali di studio nella misura del 12,5%, con il limite di 2.500 euro per ciascuna parcella.

Le tariffe minime, seppur previste, hanno una funzione meramente orientativa e non sono pertanto vincolanti.

Le nuove norme si applicano per le prestazioni in corso alla data della loro entrata in vigore. Per gli onorari graduali, i rimborsi spese e le indennità sono determinati secondo la tariffa in vigore nel momento in cui si è verificato il presupposto per la loro applicabilità.

fonte: Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili