Volontari e astensione dal lavoro, le linee guida dei consulenti del lavoro

Nei giorni successivi al sisma che ha colpito il Centro Italia, sono stati centinaia i volontari della Croce Rossa, della Protezione Civile e del Soccorso Alpino che hanno prestato la loro opera nelle zone devastate dalla catastrofe, spesso assentandosi dal lavoro.

Come funziona, però, la disciplina che regola la loro assenza dal lavoro in casi così gravi? A spiegarlo è la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, che con una circolare ad hoc ha esaminato la normativa che interessa i componenti associazioni di volontariato di protezione civile, costituite liberalmente e prevalentemente da volontari, riconosciute e non, che non hanno fini di lucro anche indiretto e che svolgono o promuovono attività di previsione e soccorso in vista o in occasione di calamità naturali o catastrofi.

I consulenti ricordano che i volontari che partecipano direttamente ai soccorsi hanno diritto, per un periodo che va da 30 a 90 giorni all’anno:

  • al mantenimento del posto di lavoro;
  • al mantenimento del trattamento economico e previdenziale da parte del datore di lavoro pubblico o privato;
  • alla copertura assicurativa.

Qualora sia dichiarato lo stato di emergenza nazionale, la durata massima suddetta viene triplicata.

Se invece dei soccorsi si tratta di attività di simulazione e di esercitazioni, il periodo è di 10 giorni consecutivi e 30 nell’anno, che i volontari devono richiedere con un preavviso di almeno 15 giorni.

Oltre che i volontari della Protezione Civile, godono di questo regime:

  • i volontari che svolgono attività di assistenza sociale e igienico-sanitaria;
  • i volontari lavoratori autonomi e i volontari singoli iscritti nei ruolini”delle Prefetture, se impiegati in occasione di calamità naturali;
  • gli appartenenti alla Croce Rossa Italiana.

Durante il periodo di servizio, ricordano i consulenti, la retribuzione dei volontari è a carico del fondo per la retribuzione civile, al quale il datore di lavoro può rivolgersi per ottenere il rimborso.

Per averlo, deve presentare un’apposita domanda all’Autorità di Protezione Civile competente per territorio entro 2 anni dalla fine dell’intervento o dell’esercitazione.

I consulenti ricordano che il datore di lavoro deve indicare, nella domanda di rimborso:

  • la qualifica professionale del lavoratore;
  • la retribuzione oraria o giornaliera, le giornate di assenza e l’evento relativo al rimborso.

Se i volontari sono lavoratori autonomi, possono richiedere all’Autorità di Protezione Civile il rimborso per il mancato guadagno giornaliero, calcolato sulla base della dichiarazione dei redditi presentata l’anno precedente a dell’evento. Il massimale è di 103,29 euro/giorno lordi.

Discorso a parte per i volontari del Soccorso Alpino. Per loro, il diritto all’astensione dal lavoro vale per i giorni di operazioni di soccorso alpino e per il giorno successivo a operazioni della durata superiore a 8 ore o che si concludono oltre la mezzanotte. Qualora si tratti di esercitazioni, l’astensione dal lavoro spetta solo per la giornata delle stesse.

Ente di previdenza dei consulenti del lavoro e terremoto

I consulenti del lavoro non lasciano da soli gli associati colpiti dalla tragedia del terremoto. Lo ricorda l’Enpacl, l’ente di previdenza dei consulenti del lavoro, il cui presidente Alessandro Visparelli ha espresso la propria vicinanza ai colleghi.

Sin dalle prime ore successive al terremoto – ha ricordato Visparelliabbiamo attivato un costante contatto sia con i delegati dell’Ente sia con i presidenti dei Consigli dell’Ordine dei consulenti del lavoro delle province interessate, per monitorare la situazione e intervenire in caso di necessità. Anche la nostra struttura amministrativa è organizzata per far fronte alle richieste dei colleghi coinvolti“.

Come previsto da Statuto e Regolamento, l’Ente ha immediatamente messo a disposizione specifiche risorse economiche in favore dei consulenti del lavoro delle province di Ascoli Piceno, Perugia, Macerata e Rieti, colpite dalla recentissima calamità che ha ferito tanti Comuni del centro Italia“, ha poi affermato Visparelli.

Tutti gli iscritti, i pensionati iscritti, il coniuge e i familiari titolari di pensione di reversibilità e indiretta, che siano venuti o vengano a trovarsi in particolari condizioni di bisogno, possono prontamente ottenere l’erogazione di una provvidenza straordinaria nella misura massima di euro 20.000, maggiorabile in funzione del proprio nucleo familiare. Ulteriori provvedimenti saranno stabiliti dal Consiglio di Amministrazione dell’Enpacl nei prossimi giorni, in base al delinearsi degli avvenimenti“, ha concluso il presidente dell’ente di previdenza dei consulenti del lavoro.

Cambio appalto, il parere dei consulenti del lavoro

Nei giorni caldi del terremoto, le parole “ristrutturazione”, “adeguamento antisismico” e soprattutto “appalto” si sono sentite più volte. Su quest’ultimo tema, quello dell’ appalto, la Fondazione Studi consulenti del lavoro ha di recente emesso una circolare interessante.

La circolare analizza le novità inerenti alle dinamiche dei rapporti di lavoro in caso di cambio di appalto. La circolare analizza le novità previste dalla legge 122 del 7 luglio 2016, indicata come “Legge europea”.

Il passaggio più interessante della circolare ricorda che “le disposizioni in vigore dal 23 luglio scorso hanno riformato la legge Biagi nella parte relativa ai trasferimenti d’azienda, introducendo novità in materia del cambio appalto, quando cioè si verifica la successione di un imprenditore a un altro nella gestione, con propria organizzazione, di uno specifico servizio in affidamento“.

Le modifiche – ricorda ancora la circolare sono state rese necessarie dall’intervento della Commissione europea, la quale ha segnalato al governo italiano che le precedenti disposizioni non erano conformi con la direttiva comunitaria in materia“.

Consulenti del lavoro e verifiche in azienda

Le verifiche in azienda da parte degli organi preposti alla vigilanza in materia di lavoro e di previdenza (Inps, Inail, Direzioni regionali e provinciali del Lavoro, Guardia di Finanza…) sono momenti che generano apprensione e diffidenza da parte dei datori di lavoro ed è importante conoscere tutte le prerogative e gli strumenti a disposizione per difendere la propria posizione nel caso in cui siano contestate violazioni amministrative.

Questa complessa e delicata materia è stata al centro del convegno organizzato nei giorni scorsi alle Ville Ponti dall’Ordine e dall’Associazione dei Consulenti del Lavoro – Unione provinciale (Ancl-up) di Varese, con l’obiettivo di illustrare le modalità per opporsi ai verbali ispettivi, atto finale dell’iter di accertamento.

Le verifiche in azienda da parte degli enti preposti sono sempre un momento delicato ma importante – ha precisato il presidente dell’Ordine Consulenti del Lavoro di Varese, Vera Stigliano -. Delicato perché si tratta comunque di controlli che evidenziano la corretta applicazione delle norme da parte dell’azienda e dall’altra un momento di confronto con soggetti portatori di interessi collettivi (enti) rispetto all’interesse privato dell’impresa”.

Nella nostra provincia – ha proseguito Stigliano parlando delle verifiche in azienda – gli enti svolgono un ruolo molto importante in termini di individuazione delle irregolarità così come in termini di prevenzione. Abusivismo e violazioni gravi delle norme di lavoro e della sicurezza trovano sì un limite nel lavoro congiunto degli ispettori e forze dell’ordine, ma a tale funzione si affianca il ruolo strategico svolto dai nostri iscritti che pongono la propria professionalità al servizio di imprenditori corretti e virtuosi per la corretta osservanza della legge: tali sforzi contribuiscono a mantenere sicuro e di qualità il mondo del lavoro nei nostri territori”.

La funzione primaria di noi consulenti del lavoro è quella di ‘educare’ le aziende affinché rispettino in pieno le norme legali e contrattuali – ha puntualizzato Ferdinando Butto, presidente di Ancl-up Varese -. Riguardo i controlli mirati, anche nella nostra provincia la tendenza è sempre più quella di scoprire” lavoratori non in regola (cosiddetti in nero), per i quali scattano per le aziende severe sanzioni ed in parecchi casi addirittura la sospensione dell’attività. Tutto ciò nonostante attualmente i sistemi d’inquadramento regolare dei lavoratori dipendenti siano molteplici, dal Tirocinio al contratto a termine, dal contratto intermittente (o a chiamata) ai voucher (o lavoro accessorio). È da stupidi oggi farsi sanzionare per l’utilizzo di lavoratori in nero quindi, cari datori di lavoro, fate attenzione e fatevi assistere dai consulenti del lavoro, sempre più esperti in materia di lavoro e sempre attenti a suggerire e risolvere le problematiche aziendali in tema di gestione del personale dipendente”.

È importantissimo che in fase di ispezione sia presente un consulente del lavoro – ha concluso il presidente Stigliano, a commento delle verifiche in azienda – per aiutare l’azienda a gestire al meglio la verifica, aiutandola anche nella malaugurata ipotesi in cui la verifica dovesse prendere una piega ‘difficile’, in quanto ogni Ente ha un proprio approccio e visione del contesto. Il nostro territorio tuttavia può essere definito virtuoso poiché la stragrande maggioranza delle aziende si comporta correttamente, ovviamente casi isolati ed in particolari settori, si sono verificati ma fortunatamente non fanno statistica”.

Consulenti del lavoro: moratoria estiva delle scadenze fiscali

In Italia tutto si ferma nel mese di agosto, ma purtroppo in estate gli studi dei consulenti del lavoro devono svolgere tutti gli adempimenti relativi alla preparazione delle dichiarazioni fiscali proprio quando parte dei collaboratori è in ferie. Ecco perché il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro chiede al ministero dell’Economia di sospendere dal 1 luglio al 31 agosto i termini per inviare le risposte del contribuente alle richieste documentali dell’Agenzia delle Entrate.

Scrivono i consulenti del lavoro: “Non va, infatti, dimenticato che i professionisti nella loro attività di consulenza e assistenza ai contribuenti in materia tributaria svolgono l’importante ruolo di rendere concretamente esigibili le imposte e tributi, la cui difficoltà rende pressoché impossibile l’autodeterminazione da parte degli interessati con conseguente incremento dell’attività della pubblica amministrazione per le fasi di controllo, accertamento e riscossione”.

La proposta dei consulenti del lavoro è inserita in un documento più generale inviato al ministero, nel quale sono contenuti diversi suggerimenti di natura tecnica. Un altro suggerimento segnalato dai consulenti del lavoro riguarda il differimento automatico della scadenza qualora vi sia un ritardo da parte dell’amministrazione finanziaria nella elaborazione dei modelli ufficiali e dei moduli di controllo Entratel per il calcolo e il pagamento delle imposte.

Ricorda infatti la presidente del Consiglio Nazionale dei consulenti del lavoro, Marina Calderone, che “riorganizzare il sistema tributario è assolutamente necessario per continuare, dopo l’emanazione dei primi decreti in attuazione della delega fiscale, il processo di semplificazione. Va, quindi, nella giusta direzione l’iniziativa intrapresa dal ministero dell’Economia e delle Finanze di rivedere le scadenze fiscali in un’ottica di certezza, sostenibilità e semplificazione”.

I consulenti del lavoro ancora sul Jobs Act

I consulenti del lavoro intervengono ancora una volta nel dibattito sul Jobs Act e lo fanno con un documento che contiene le proposte di modifica ai suoi decreti attuativi. Il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro lo ha presentato nei giorni scorsi in audizione alla commissione Lavoro della Camera.

Diversi sono i punti del Jobs Act per i quali i consulenti del lavoro auspicano dei correttivi. Intanto, è stata proposta l’applicazione di una procedura di diffida qualora la comunicazione del voucher in agricoltura avvenga dopo i 60 minuti previsti dall’inizio della prestazione lavorativa e comunque prima del suo effettivo inizio.

Poi, i consulenti propongono di fissare una base convenzionale imponibile equa relativamente al contributo addizionale a carico delle imprese che presentano domanda di integrazione salariale; tale base imponibile può essere individuata nell’indennità dovuta per le ore di lavoro non prestate.

I consulenti intervengono anche sulla durata massima complessiva dei trattamenti, chiarendo che “si ritiene iniquo far rientrare nel computo massimo di integrazione salariale anche gli eventi meteorologici, in quanto del tutto imprevedibili e indipendenti da qualsiasi andamento di mercato“.

I consulenti del lavoro esprimono anche un giudizio critico sulla possibilità di trasformare i contratti di solidarietà difensivi, in vigore da almeno 12 mesi o stipulati prima dell’1 gennaio 2016, in contratti di solidarietà espansivi nelle aziende in stato di crisi.

Vengono richieste modifiche anche sulla durata della cassa integrazione straordinaria, per la quale i professionisti propongono “la totale abolizione del contingentamento, in quanto la riduzione temporale e l’introduzione della contribuzione aggiuntiva hanno già limitato in modo significativo l’intervento della cassa integrazione guadagni“, poiché tale contingentamento è “una misura eccessiva e del tutto inopportuna, stante la gravissima crisi economica“.

Modifiche auspicate anche in merito alla procedura telematica di convalida delle dimissioni in bianco. Il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro la ritiene inefficace, ricordando invece “la necessità di reintrodurre quanto già previsto dalla legge Fornero, ovvero la possibilità di procedere, in alternativa alle dimissioni e risoluzione consensuale del contratto di lavoro con modalità telematica, alla convalida presso la Direzione territoriale del lavoro competente“. In questo modo, qualora “le dimissioni non venissero convalidate in nessuna delle due modalità entro 7 giorni dalla ricezione dell’invito a convalidarle, si procederà alla risoluzione del rapporto di lavoro, evitando alle imprese un ulteriore aggravio di costi per il ticket licenziamento“.

Infine, i consulenti ne hanno anche per l’Anpal che, secondo loro, dovrebbe avere “l’opportunità di prevedere che il sistema informativo unico delle politiche del lavoro possa attingere informazioni anche da banche dati di soggetti privati accreditati e-o autorizzati e che le comunicazioni di assunzione, trasformazione e cessazione dei rapporti di lavoro siano obbligatoriamente comunicate per via telematica unicamente all’Anpal, che le metterà a disposizione dei centri per l’impiego, del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dell’Inps, dell’Inail e dell’Ispettorato nazionale del lavoro per le attività di rispettiva competenza“.

Consulenti del lavoro e welfare aziendale

La tematica del welfare aziendale è sempre più al centro della discussione di quanti si occupano di mercato del lavoro e di strategie aziendali, in quanto tema di grande valore sociale prima ancora che d’impresa.

Ecco perché assume un particolare valore la recente circolare n. 10 emanata dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, nella quale si analizzano le modifiche apportate dal Legislatore e le condizioni introdotte dalla Legge di Stabilità 2016 alla normativa sul welfare aziendale.

Nella circolare sul welfare aziendale, una vera e propria guida, i consulenti sottolineano come potranno essere considerate retribuzione in natura, con relativo trattamento fiscale agevolato, alcune voci come: spese sanitarie e per l’assistenza a disabili e anziani, rette degli asili nido, erogazioni per attività sportive o ricreative a favore di dipendenti o familiari.

Inoltre, sostengono i consulenti, l’erogazione di servizi di welfare aziendale può essere effettuata anche utilizzando appositi voucher. Le erogazioni, altro vantaggio, sono poi completamente deducibili ai fini fiscali da parte dei datori di lavoro.

Tutti elementi che danno, secondo i consulenti del lavoro, benzina al welfare aziendale per ricoprire un ruolo sempre più rilevante all’interno delle imprese nei prossimi anni, poiché il quadro che lo caratterizza è piuttosto competitivo.

Inoltre, dal momento che le modifiche apportate dalla Legge di Stabilità 2016 vanno nella direzione della piena detassazione del welfare aziendale erogato dalle aziende ai lavoratori anche, anche se inquadrato in un ambito contrattuale, secondo i consulenti la prospettiva è quella di un azzeramento del cuneo fiscale, poiché l’esclusione dalla base imponibile fiscale comporta il conseguente esonero ai fini contributivi.

Accordo Equitalia-Consulenti del lavoro

Importante accordo di collaborazione tra Equitalia e Ordine dei Consulenti del Lavoro. La collaborazione, resa nota da Equitalia con un comunicato diramato nei giorni scorsi, punta a “offrire un servizio di assistenza sempre più attento ai contribuenti in materia di cartelle di pagamento, rateizzazioni e procedure di riscossione”.

Il protocollo d’intesa è stato firmato il 26 aprile scorso dall’amministratore delegato di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, e dalla presidente del Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro, Marina Calderone.

In base all’accordo, le due realtà potranno utilizzare canali di contatto online, incontri formativi e tavoli tecnici, anche attraverso l’intervento degli enti impositori. Il valore aggiunto dell’accordo sta però nei diversi accordi sottoscritti a livello locale.

In base a essi, i consulenti del lavoro iscritti all’Ordine avranno la possibilità di accedere allo sportello telematico dal sito del Gruppo per richiedere assistenza per conto dei loro assistiti, attraverso pagina Associazioni e Ordini dalla quale è possibile interloquire con le sedi provinciali di Equitalia per richiedere informazioni sui diversi casi in gestione dai consulenti.

Parità di genere e professioni, la voce dei consulenti

La parità di genere non deve essere solo uno slogan ma una solida realtà. Anche e soprattutto nel mondo delle professioni. Ne è convinta Marina Calderone, presidente del Comitato Unitario delle Professioni (CUP) e dei Consulenti del Lavoro, che nei giorni scorsi è intervenuta sul tema del lavoro autonomo e della parità di genere.

La riforma del lavoro, iniziata con il Jobs Act – ha affermato Calderone -, potrà dirsi conclusa con un piano normativo efficace anche sul fronte del lavoro autonomo, che possa favorire le esigenze dei professionisti iscritti agli ordini professionali”.

Secondo i consulenti, con il Jobs Act fa un passo avanti positivo il tema della parità di genere, mentre sul fronte del lavoro autonomo il percorso è ancora tutto da perfezionare. Se, da una parte, Calderone commenta positivamente la parte del Jobs Act che regola la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, dall’altra aggiunge che “è necessario però mettere in campo ulteriori riflessioni anche sul ruolo che le donne ricoprono all’interno della società e sulle difficoltà d’integrazione lavorativa che ancora oggi riscontrano. Tutto questo ricordando sempre l’apporto importante che le donne possono offrire allo sviluppo dell’economia italiana e alla gestione dell’economia familiare”.

Inoltre, il mondo delle professioni vive una contraddizione di fondo sul piano della parità di genere. Se, da un lato, è molto forte in esso la componente femminile, dall’altro, secondo i Consulenti del lavoro, vi è un differenziale nella retribuzione tra donne professioniste e uomini professionisti che va a discapito delle prime.

Per ovviare a questa stortura nella parità di genere, dice Calderone, occorre approntare “strumenti di welfare flessibili che offrano alle professioniste sostegni aggiuntivi al congedo di maternità obbligatorio”. Un aspetto nel quale, ricorda Calderone, i consulenti del lavoro si sono sempre dimostrate parte attiva a sostegno delle donne professioniste.

“La normativa sulle dimissioni online è un mostro giuridico”

I consulenti del lavoro intervengono nel dibattito sulle nuove procedure di dimissioni online e lo fanno in maniera decisa attraverso un vademecum operativo, corredato da un facsimile di comunicazione da personalizzare e da inviare ai clienti, in modo che la norma possa essere recepita in maniera corretta. E la Fondazione Studi, che ha stilato il vademecum, non ha dubbi: “Con le dimissioni online per l’impresa aumentano oneri e incertezza“.

Secondo i consulenti del lavoro, la procedura di dimissioni onlinesi presenta come un ulteriore balzello burocratico, capace di creare esclusivamente problemi e difficoltà a tutti gli attori del rapporto di lavoro“.

Il fine con cui nasce – prosegue la Fondazione Studiè certamente nobile, ma risulta di difficile comprensione la necessità di dover complicare l’iter di dimissioni di oltre un milione di lavoratori per una manciata di irregolarità, peraltro mai censite esattamente. Abusi e violazioni residuali si perseguono con la vigilanza e inasprendo il quadro sanzionatorio, non certamente rendendo costoso e a volte impossibile l’iter procedurale per tutti“.

A subire le conseguenze della farraginosità delle dimissioni online, prosegue ancora la Fondazione Studi, “saranno i datori di lavoro che non avranno in mano più alcuno strumento per sopperire all’inattivismo del lavoratore dimessosi, che non completa la procedura on line; con conseguente obbligo di licenziamento e di pagamento del relativo ticket“.

Una procedura macchinosa i cui effetti si faranno sentire in maniera trasversale: “Costerà fatica anche ai lavoratori diligenti, che per confermare le dimissioni online dovranno completare una procedura lunga e farraginosa con la richiesta di un Pin consegnato in due fasi (una parte via internet e una per posta). E se per completare l’iter decideranno di avvalersi di un patronato, avrà un costo anche per i lavoratori. Ma chi ci rimetterà più di tutti sarà lo stesso Stato che ha creato questo mostro giuridico“.

E se sarà lo Stato a pagare per primo il peso della burocrazia, sottolineano i consulenti, sarà per responsabilità proprie: “Il pagamento della conseguente Naspi – proseguono i consulenti del lavoro – sarà il pesante aggravio al bilancio (circa 1,5 miliardi di euro) già segnalato, ma trascurato. Così come non hanno trovato ancora accoglimento le richieste di modifica formulate in ripetute occasioni dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, nel totale silenzio delle associazioni di categoria. Richieste che sono lì, depositate in Parlamento e al ministero, in attesa che vengano recepite appena vi sarà un primo riscontro fattuale“.

Resta il fatto – concludono i consulenti parlando delle dimissioni onlineche questa norma è in vigore. Dunque, va attuata e segnalata ai clienti per dare loro la possibilità di recepirla. E per questo motivo abbiamo predisposto un vademecum. Con la speranza che nei decreti correttivi al Jobs Act, che sono in fase di predisposizione, si possa trovare spazio per le proposte di modifica formulate dai consulenti del lavoro“.