Contributi a fondo perduto in Sicilia per imprese e professionisti, come si richiedono

Via libera, nella Regione Sicilia, ai finanziamenti agevolati ed ai contributi Covid a fondo perduto per le imprese e per i professionisti. E questo, in particolare, grazie ad una dotazione finanziaria che, in accordo con quanto è stato reso noto dall’Amministrazione regionale, ammonta ad oltre 70 milioni di euro.

Via libera ai contributi a fondo perduto in Sicilia per le imprese e per i professionisti

I termini di presentazione delle domande, per l’accesso ai contributi a fondo perduto in Sicilia per i professionisti e per le imprese, si sono aperti il 31 gennaio scorso. E si chiuderanno il prossimo 3 marzo del 2022 con la presentazione online delle istanze dalla piattaforma digitale dell’Irfis FinSicilia Spa.

La misura, in particolare, è operativa dopo che l’assessorato regionale all’Economia della Regione Siciliana ha pubblicato l’apposito Avviso sui ‘Finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto a favore di operatori economici e liberi professionisti iscritti agli ordini professionali e titolari di partita Iva‘.

Finanziamenti agevolati fino a 25 mila euro senza garanzie e senza alcuna valutazione del merito creditizio

Per ogni istanza che sarà presentata, i finanziamenti agevolati concedibili potranno variare da un minimo di 10 mila ad un massimo che arriva fino a 25 mila euro. E questo grazie alle risorse del Po Fesr Sicilia 2014-2020 (Azione 3.6.2). Inoltre, i finanziamenti agevolati saranno concessi anche se il professionista o l’impresa ha già beneficiato di aiuti concessi dallo Stato italiano. L’accesso ai finanziamenti agevolati è inoltre senza esibizione di garanzie, e senza che ci sia alcuna valutazione del merito creditizio.

Contributi a fondo perduto fino a 5.000 euro per ogni istanza presentata

In più, sempre per ogni istanza di finanziamento agevolato che sarà presentata, potranno essere richiesti a fondo perduto fino a 5 mila euro. A copertura di spese anti Covid. Ovverosia, per la sanificazione e per l’adeguamento a norma contro il coronavirus dei luoghi di lavoro.

Incentivi e contributi del Pnrr: si possono cumulare le diverse formule?

Le diverse formule di incentivi del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) si possono cumulare a vantaggio delle imprese? Proprio recentemente il ministero dell’Economia è intervenuto sulla questione chiarendo che le diverse formule di incentivo si possono cumulare. Si può, cioè, determinare una sinergia per coprire differenti quote di uno stesso investimento. Ma è necessario non superare il 100% del costo complessivo dell’investimento stesso.

Cumulabilità dei contributi del Pnrr: i riferimenti normativi

La cumulabilità tra gli incentivi previsti dal Pnrr opera a favore dell’unione tra diverse quote parti di un medesimo bene e tra costi differenti all’interno dello stesso progetto. Rimane esclusa, invece, la possibilità di procedere con un doppio finanziamento se la somma dei contributi aggiuntivi dovesse eccedere l’importo dell’investimento agevolato. Si è espresso in tal senso il ministero dell’Economia mediante la circolare numero 33 del 31 dicembre 2021.

Per il ministero dell’Economia si possono cumulare differenti quote di una spesa con più finanziamenti pubblici

La comunicazione del ministero dell’Economia fornisce chiarimenti sulla possibilità di cumulare gli incentivi del Pnrr. Nella nota, inoltre, si danno risposte alle incertezze nell’attuazione degli interventi previsti. Nella circolare, il ministero dell’Economia fa riferimento a due principi differenti e non sovrapponibili. Si fa innanzitutto richiamo al divieto di cumulo del doppio finanziamento, con il riferimento alla norma europea che specifica che lo stesso costo di un intervento non può essere rimborsato due volte mediante fonti di finanziamento pubbliche, anche di differente natura. Su questo punto il Mef ha specificato che la normativa europea debba intendersi come la possibilità di creare una sinergia tra le differenti forme di finanziamento pubbliche in modo che quote diverse della stessa spesa possano trovare copertura negli incentivi.

Cumulabilità finanziamenti Pnrr, la possibilità di finanziare una spesa con più interventi

A sostegno della tesi del ministero dell’Economia viene incontro anche l’articolo 9 del regolamento comunitario numero 241 del 2021. La norma, infatti, specifica che “il sostegno fornito nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf) si aggiunge al sostegno fornito nell’ambito di altri programmi e strumenti dell’Unione”. Nell’ambito di uno stesso progetto è prevista la possibilità di utilizzare delle fonti finanziarie diverse. Il cumulo è possibile a condizione che i sostegni finanziari al progetto non coprano due volte lo stesso costo.  Solo in quest’ultimo caso si ricadrebbe nel divieto di doppio finanziamento.

Quando si può procedere con il doppio finanziamento per coprire i costi di un progetto?

La comunicazione del ministero dell’Economia provvede anche a fare un esempio pratico della possibilità di cumulare più finanziamenti per lo stesso progetto. Se un intervento del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) finanzia il 40% del valore di un bene o di un progetto, la restante quota del 60% può essere finanziata mediante l’utilizzo di altre fonti di finanziamento. Pertanto, vanno rispettate le condizioni per cumulare le fonti di finanziamento. Risulta indispensabile non superare, utilizzando più finanziamenti, il totale del 100% sostenuto. Se si eccedesse il 100% del costo, infatti, si avrebbe la fattispecie che una quota dei costi del progetto sarebbe stata finanziata due volte.

I richiami al regolamento europeo 241 del 2021 per stabilire quali costi di finanziamento possano essere cumulati

La circolare del ministero dell’Economia si conclude poi con la raccomandazione alla buona finanza. “Le azioni intraprese a norma del presente regolamento dovrebbero essere coerenti e complementari ai programmi dell’Unione in corso – si legge nella comunicazione – evitando però di finanziare due volte la stessa spesa nell’ambito del dispositivo e di altri programmi dell’Unione”. Lo stesso articolo 9 del regolamento 241 del 2021 ribadisce, inoltre, che “i progetti di riforma e di investimento possono essere sostenuti da altri programmi e strumenti dell’Unione, a condizione che tale sostegno non copra lo stesso costo”.

Cumulo dei finanziamenti alle imprese per i beni 4.0

Caso particolare del cumulo dei finanziamenti sono quelli a copertura dei beni 4.0 delle imprese. Le relative misure, richiamate anche dalla circolare del ministero dell’Economia, fanno riferimento ai cluster del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza relativi alla Transizione 4.0. Nello specifico, è previsto che le imprese possano ottenere un credito di imposta per gli investimenti in tecnologie 4.0 e nella ricerca e sviluppo. In questo contesto, se l’investimento fosse in parte finanziato da risorse pubbliche, è possibile procedere con il cumulo con il credito di imposta. Il tutto nel limite del 100% del costo dell’investimento. Il credito di imposta è fruibile per la quota parte del costo dell’investimento non coperta dalle altre formule di finanziamento pubblico.

Banda ultralarga alle micro e Pmi: chi può avere il voucher fino a 2000 euro?

Con la firma del ministro per lo Sviluppo Economico (Mise), Giancarlo Giorgetti, prende il via la messa a disposizione delle micro e piccole e medie imprese dei voucher per la banda ultralarga. Gli incentivi erano stati ideati dal Comitato governativo per la banda ultralarga a maggio del 2020. Con la firma del ministro viene di fatto sbloccato il fondo di circa 610 milioni di euro per la connettività delle imprese più piccole. La misura entra dunque nella dimensione degli aiuti alle imprese dopo aver assicurato i voucher alle famiglie fino allo scorso novembre.

Decreto dei voucher per la banda ultralarga alle imprese: per quali imprese?

Il contributo previsto dal decreto del ministero per lo Sviluppo Economico fissa come obiettivo, a fronte del voucher erogato, il “salto tecnologico” delle connessioni delle micro, piccole e medie imprese. Delle risorse messe a disposizione (608,2 milioni di euro), 9 milioni di euro andranno alla comunicazione e al monitoraggio della misura. I voucher saranno messi a disposizione di un numero variabile di micro e piccole e medie imprese da 850 mila a 1,4 milioni.

Voucher banda ultralarga, le tre fasce di contributo alle micro e Pmi

Saranno tre le fasce di contributi messi a disposizione delle micro e piccole e medie imprese per la connettività ultralarga. La prima fascia garantisce un voucher di 300 euro per i contratti dai 18 ai 36 mesi e una connessione garantita alla velocità massima tra i 30 e i 300 megabit per secondo in download, oppure tra 300 megabit per secondo a un gigabit per secondo. In tutto, per la prima fascia, il governo ha stanziato 120 milioni di euro per la prima opzione e altrettanti per la velocità fino a un gigabit. In quest’ultimo caso, è previsto un ulteriore voucher di 500 euro per sostenere le spese di allaccio dell’infrastruttura. Per la prima fascia non sono previsti limiti minimi di banda garantita.

Voucher connessione ultralarga, la seconda fascia di contributi alle imprese

Per la seconda fascia di voucher connettività alle imprese il governo ha stanziato circa 300 milioni di euro. In questo caso, l’importo del contributo previsto è di 500 euro a fronte di un contratto dai 18 ai 36 mesi. Il servizio al quale la micro o piccola e media impresa aderisce deve garantire una connessione tra 300 megabit per secondo e un gigabit. È previsto un voucher aggiuntivo di 500 euro per le spese di installazione per le connessioni a un gigabit per secondo. La differenza con la prima fascia è che nella seconda è necessaria una banda minima garantita di 30 megabit per secondo.

Voucher banda ultralarga, la terza fascia: banda minima garantita di 100 megabit per secondo

La terza fascia del Voucher banda ultralarga prevede l’erogazione di contributi del governo per 60 milioni di euro. E, in questa categoria, i voucher sono più generosi. Infatti si possono ottenere 2 mila euro di contributi per i contratti dai 24 ai 36 mesi per velocità di connessione superiori a un gigabit per secondo. Inoltre è prevista la soglia minima di banda garantita a 100 megabit per secondo. Ai 2 mila euro può essere aggiunto anche il bonus di 500 euro per i costi di allaccio.

Quali sono i motivi per i quali non viene riconosciuto il voucher banda ultralarga?

I voucher banda ultralarga possono non essere riconosciuti per i seguenti motivi:

  • se si cambia operatori che assicurano servizi analoghi;
  • se si fa il cambio di intestazione del contratto presso la stessa sede della micro o piccola o media impresa.

Ogni impresa può presentare la richiesta di voucher solo una volta. Nel caso in cui si proceda con la portabilità del servizio, è possibile trasferire la quota del voucher residuo.

Voucher banda ultralarga, fino a quando si possono presentare le domande?

La domanda del voucher banda ultralarga può essere presentata fino al momento in cui termineranno le risorse stanziate dal governo. In ogni caso, la misura non potrà andare oltre i due anni. Durante questo periodo, in ogni modo, il ministero continuerà a monitorare la situazione della distribuzione dei voucher per evitare che i contributi alle imprese possano risultare poco utilizzati, come è successo per i voucher alle famiglie. Infatti, nella fase 1 del voucher, sono avanzati circa 93 milioni di euro (quasi la metà della dote della misura) che sono stati girati al fondo per le imprese. Per le famiglie dovrebbe riprendere il contributo per la banda ultralarga, ma con la novità dell’eliminazione dei vincoli dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee). Le precedenti risorse stanziate erano a favore delle famiglie con Isee fino a 20 mila euro.

Bonus 10.000 euro alle imprese che utilizzano materiali dal riciclaggio dei rifiuti

È stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale numero 297 del 15 dicembre 2021 il decreto del 6 ottobre scorso relativo ai contributi del ministero per la Transizione ecologica (Mite) a favore delle imprese che utilizzino materiali dal riciclo dei rifiuti. Il contributo si può utilizzare sotto forma di credito di imposta e andrà a favore delle imprese che, nell’anno 2020, abbiano utilizzato prodotti e materiali derivanti per non meno del 75% della loro composizione da:

  • riciclo di rifiuti o dei rottami;
  • composti di qualità.

Bonus prodotti derivanti dal riciclaggio di rottami, rifiuti e composti: ecco quali sono

I requisiti tecnici e le certificazioni relativi ai materiali che possono essere e dei prodotti ai fini del contributo del credito di imposta sono fissati dal decreto pubblicato nella Gazzetta ufficiale. In particolare, le agevolazioni sono accessibili per l’anno 2020 se si sono comprati prodotti derivanti:

  • da semilavorati e prodotti finiti che derivino per non meno del 75% della loro composizione, dal riciclaggio di rottami o di rifiuti;
  • da composti di qualità che derivino dal trattamento della frazione organica differenziata dei rifiuti.

A quanto ammonta il bonus per l’utilizzo di materiali di riciclaggio da rottami e rifiuti?

Il contributo alle imprese e ai soggetti che siano titolari di redditi da lavoro autonomo spetta nella formula del credito di imposta per il 25% di quanto pagato per l’acquisto del bene derivante da riciclaggio. Il massimo del contributo ottenibile è pari a 10 mila euro per ciascun beneficiario.

Come utilizzare il credito di imposta del bonus di prodotti riciclati?

Il credito di imposta derivante dalla misura non può essere cumulabile con quello previsto dal comma 73, dell’articolo 1, della legge numero 145 del 30 dicembre 2018. Ai fini dell’utilizzo del credito di imposta, lo stesso comma prevede che il beneficio debba essere indicato nella dichiarazione dei redditi per il periodo di imposta corrispondente e nelle dichiarazioni inerenti i periodi di imposta susseguenti fino a quello in cui si conclude l’utilizzo del prodotto ottenuto dal riciclo. Inoltre, il credito di imposta va fruito solo in compensazione con la presentazione del modello F24 attraverso i canali telematici dell’Agenzia delle entrate.

Bonus riciclo, come si presenta la domanda?

Per la presentazione della domanda è necessario richiedere l’accesso al canale telematico messo a disposizione. L’indirizzo per inviare l’istanza è minambiente.it. È. necessario attendere l’attivazione della piattaforma ma, una volta entrata in funzione, i contribuenti avranno 60 giorni per inoltrare la domanda.

Contratti di sviluppo, si possono richiedere nuovamente i finanziamenti: come presentare domanda

Le imprese possono nuovamente ricevere finanziamenti per i contratti di sviluppo. È quanto deciso dal ministero per lo Sviluppo economico (Mise) con il decreto direttoriale del 17 settembre 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 226 del 21 settembre 2021. Il decreto dispone che dal 20 settembre scorso, le imprese possano nuovamente presentare la domanda di accesso alla misura agevolata inerente i contratti di sviluppo.

Riapertura domanda contratti di sviluppo, chi può chiedere i finanziamenti?

Novità dalla riapertura dei termini per la presentazione delle domande dei contratti di sviluppo sono previste anche per i lavoratori delle aziende in crisi. La misura, infatti, va a sostegno dei contribuenti che hanno perso il proprio posto di lavoro a seguito di licenziamenti collettivi oppure per condizioni di crisi aziendale.

Che tipo di finanziamenti sono previsti dai contratti di sviluppo?

Lo strumento dei finanziamenti dei contratti di sviluppo è gestito da Invitalia. Mediante i finanziamenti si mira a sostenere i programmi di investimenti produttivi strategici e innovativi di grandi dimensioni. Tali programmi devono essere realizzati da una o da più imprese, indipendentemente dalla dimensione dell’azienda stessa e finalizzati all’incremento dell’occupazione.

Requisiti per il finanziamento previsto dai contratti di sviluppo

La misura prevede l’impegno delle aziende che beneficiano dei finanziamenti, nel caso in cui procedano con l’incremento del personale e previa verifica dei requisiti professionali, dell’assunzione di lavoratori ai fini di un Accordo di programma previsto dal comma 6 dell’articolo 4 del decreto del 9 dicembre 2014, o di un Accordo di sviluppo previsto dall’articolo 9 bis dello stesso decreto. In particolare, le assunzioni devono riguardare:

  • già percettori di interventi a sostegno del reddito;
  • disoccupati per licenziamenti collettivi;
  • lavoratori coinvolti nei tavoli di crisi istituiti presso il ministero per lo Sviluppo economico.

Salvaguardia dei lavoratori coinvolti in tavoli di crisi con i contratti di sviluppo

Ulteriore novità riguarda i lavoratori di imprese coinvolte in tavoli di crisi. Per la salvaguardia di questi lavoratori la valutazione del finanziamento del contratto di sviluppo può riguardare sia le nuove domande presentate, sia quelle per le quali non sono già state trasmesse le valutazioni istruttorie di competenza.

Spese ammissibili e importi dei contratti di sviluppo

I programmi di sviluppo realizzati da una o più azienda indipendentemente dalla dimensione e anche in forma congiunta deve prevedere costi ammissibili e spese di importo non superiore ai 20 milioni di euro. Per i programmi riguardanti le attività di trasformazioni e di commercializzazioni dei prodotti agricoli il limite scende a 7 milioni e mezzo di euro. Lo stesso limite, tuttavia, è previsto dalla legge di Bilancio 2021 per i programmi di investimento di imprese che hanno come oggetto la realizzazione di interventi in aree interne del territorio italiano oppure il recupero e la riqualificazione delle strutture edilizie dismesse.

Come vengono assegnati i finanziamenti?

L’assegnazione dei finanziamenti e, dunque, l’ammontare dei contributi spettanti a ciascuna azienda che ha presentato domanda viene calcolata in base al progetto da realizzare. Altri fattori di assegnazione riguardano la localizzazione degli interventi e le dimensioni delle imprese richiedenti. I contributi possono anche essere combinati tra di loro.

Come presentare domanda di finanziamento dei contratti di sviluppo?

La domanda per richiedere i finanziamenti dei contratti di sviluppo va presentata all’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di imprese S.p.A.  – Invitalia. I modelli da utilizzare e le modalità da seguire sono quelli indicati sul sito Invitalia. Sul portale, infatti, è presente un’apposita sezione dedicata ai Contratti di espansione.

 

Contributi a fondo perduto per le start up del tessile, moda e accessori

Grazie al Decreto Rilancio, ed al successivo Decreto ministeriale del 18 dicembre del 2020 che è stato pubblicato nella Gazzetta numero 32 dell’8 febbraio del 2021, sono state sbloccate risorse che, per complessivi 5 milioni di euro, possono permettere alle imprese del tessile, della moda e degli accessori di accedere a contributi a fondo perduto.

La misura è finalizzata in particolar modo a sostenere tutte quelle start-up del comparto che, nel puntare sulla valorizzazione dei prodotti made in Italy di alta gamma, effettuano investimenti nella creazione e nel design anche attraverso la formazione di giovani talenti.

Quali start up del tessile, della moda e degli accessori possono accedere ai contributi a fondo perduto

Possono presentare la domanda di accesso ai contributi a fondo perduto le imprese del tessile, della moda e degli accessori che, non avendo ancora distribuito utili, sono attive ed iscritte alla Camera di Commercio competente per territorio non più di 5 anni.

Sul totale dell’investimento effettuato, e quindi sull’ammontare della spesa sostenuta ed ammissibile, il contributo a fondo perduto viene concesso nella misura del 50%. Ma a patto che l’investimento effettuato in controvalore sia non inferiore ai 50 mila euro, e non superiore alla soglia dei 200 mila euro.

Contributi a fondo perduto erogabili in due tranche, ecco come e le condizioni

Con procedura di valutazione e di erogazione che è a sportello, e quindi in ordine cronologico di presentazione delle istanze, e che è fino ad esaurimento dei fondi disponibili, le imprese ammesse al beneficio possono ricevere il contributo a fondo perduto spettante in un massimo di due tranche.

Ovverosia, su richiesta della start-up, il 50% del contributo come prima quota, ed il restante 50% entro 90 giorni dalla data di ultimazione del progetto di investimento. Ed il tutto fermo restando che, a partire dalla data di approvazione del contributo, il progetto di investimento da parte dell’impresa dovrà essere ultimato entro un termine massimo di 18 mesi.

Presentazione delle domande solo per via telematica dal sito Internet del MiSE

Le imprese e le start-up del tessile, moda e accessori, interessate all’erogazione dei contributi a fondo perduto, possono presentare la domanda solo ed esclusivamente per via telematica. E precisamente tramite la procedura informatica che è accessibile dal sito Internet del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE).

Dodici miliardi di euro alle imprese venete

E’ stato siglato un accordo triennale tra Confindustria Piccola Industria e Intesa Sanpaolo che si chiama Progettare il futuro, dedicato alla competitività e alla trasformazione delle imprese per cogliere le opportunità offerte dalla quarta rivoluzione industriale.

Si tratta di un’intesa sottoscritta lo scorso novembre ma presentata ieri in collaborazione con Unindustria Treviso, a Roncade, durante il primo di una serie di incontri previsti in Veneto.
Grazie a questa partnership verrà messo a disposizione un plafond nazionale di 90 miliardi di euro, dei quali ben 12 saranno a disposizione delle imprese venete.

La prima ad aderire è stata AC.MO SpA, azienda leader nel settore della produzione altamente tecnologica di valvole per sistemi idraulici che ha già adottato soluzioni in ottica Industria 4.0. Storia e prospettive dell’azienda di Roncade sono state raccontate dal presidente Paolo Sebastiani e dall’ad del ramo Tecnologie Integrate, Antonio Allocca. All’incontro hanno partecipato tutti i soggetti coinvolti: Maria Cristina Piovesana, presidente Unindustria Treviso, Alberto Baban, presidente Piccola Industria Confindustria, Renzo Simonato, direttore regionale di Intesa Sanpaolo, Daniele Borghi dell’Osservatorio Innovazione Intesa Sanpaolo, Ruggero Frezza, fondatore e presidente Incubatore M31, Claudio De Nadai, rappresentante della piccola impresa di Unindustria Treviso, e Fabrizio Alfano, direttore commerciale Imprese Intesa Sanpaolo.

Alberto Baban, presentando il Piano del Governo sullo sviluppo di Industria 4.0 ha dichiarato: “L’evoluzione del 4.0 ha definitivamente cancellato il sistema di sviluppo novecentesco e fordista. Oggi se un’azienda non è innovativa e capace di comprendere e anticipare il mercato e’ automaticamente fuori dalla competizione. Il futuro è in mano alle imprese ricche di cultura del cambiamento. Cambiamento del modello di business, del modo di interagire con i fornitori, del modo di essere, anche se B2B, sempre più vicini al consumatore. Un consumatore che è già 4.0 e non compra più attraverso i tradizionali canali di distribuzione. Il commercio mondiale a partire dal 2000 è cresciuto moltissimo e per stare al passo occorre intercettare questa platea di nuovi consumatori”.

Renzo Simonato, direttore regionale di Intesa Sanpaolo, ha aggiunto: “L’accordo che presentiamo vuole aiutare le aziende a migliorare la loro capitalizzazione e a cogliere le grandi opportunità che la digitalizzazione e i nuovi scenari offerti dalla quarta rivoluzione industriale offrono. Inoltre ci vede impegnati a sostenere il nostro sistema produttivo forti della capacità di rappresentare l’acceleratore dell’economia reale: nel 2016 abbiamo fornito alle imprese e alle famiglie trivenete 4,5 miliardi di credito a medio e lungo termine, un dato in crescita di circa il 40 % rispetto al 2015”.

Vera MORETTI

Proroga dei contributi alle imprese con bandi FIxO

Una buona notizia sul fronte della lotta alla disoccupazione giovanile. Italia Lavoro ha infatti comunicato di aver prorogato al 28 febbraio 2017 la durata dei bandi FIxO per erogare contributi alle imprese che assumono giovani con contratto di apprendistato di alta formazione e dottori di ricerca.

I contributi alle imprese mirano a ridurre i tempi di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, in modo che essi si trovino ad avere già parte delle competenze richieste dalle aziende con le quali si troveranno a lavorare.

La proroga al 28 febbraio 2017 della scadenza dei contributi alle imprese previsti dai bandi sposta quindi in avanti di 5 mesi il termine originario, previsto per il 30 settembre 2016, sia per le aziende che assumono con contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca, sia per quelle che assumono dottori di ricerca.

Possono presentare domanda di contributi alle imprese i datori di lavoro privati, compresi i liberi professionisti, che operano in tutti i settori produttivi.

I bandi riguardano l’incentivo all’assunzione a tempo pieno di dottori di ricerca, di età compresa tra i 30 e i 35 anni non compiuti, e di giovani tra i 16 e i 29 anni tramite contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca finalizzati allo svolgimento di attività di ricerca o al conseguimento di titoli di studio specifici.

Le domande di contributi alle imprese per entrambi i bandi possono essere presentate esclusivamente in modalità telematica, cliccando qui.

Contributi per attività di tutoraggio

Buone notizie per gli imprenditori che hanno in programma attività di tutoraggio con il loro personale dipendente. Imprenditori individuali e liberi professionisti che lo utilizzano attività di tutoraggio possono infatti accedere a nuovi contributi a fondo perduto previsti da un bando, che rientra tra le misure del programma Fixo.

L’attività di tutoraggio interessata si svolge tramite apprendisti assunti e giovani coinvolti in percorsi di alternanza scuola-lavoro, di età compresa tra i 15 e i 25 anni non compiuti. Le domande di contributo possono essere presentate a partire dalle 10 dell’1 agosto 2016 fino ad esaurimento delle risorse.

Nello specifico, i fondi a sostegno del tutoraggio aziendale sono regolati dal bando ex art. 12, L.241/1990 pubblicato da Italia Lavoro, “Azioni di accompagnamento e rafforzamento del sistema duale nell’ambito della Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) rientrante tra le misure di intervento previste dal programma Fixo”.

Con il bando vengono supportati i percorsi di apprendistato di primo livello e di alternanza scuola-lavoro promossi dai centri di formazione professionale e/o dagli enti di formazione professionale che rientrano nell’ambito del sistema delle IeFP. Fondamentale è la collaborazione delle imprese attraverso l’erogazione di contributi ai datori di lavoro che utilizzano proprio personale in attività di tutoraggio.

Accordo Banca Popolare di Sondrio-Camera di commercio di Milano

Banca Popolare di Sondrio e Camera di commercio di Milano, attraverso Promos, Azienda Speciale per le Attività Internazionali, hanno rinnovato l’accordo triennale di collaborazione, finalizzato all’erogazione di servizi per l’internazionalizzazione a beneficio delle aziende clienti di BPS.

La collaborazione, avviata nel 2003, si è dimostrata negli anni uno strumento efficace per supportare aziende del territorio nel loro percorso di internazionalizzazione. Il rinnovo, sottoscritto pochi giorni fa, ha interessato oltre 200 imprese in media all’anno e prevede una serie di azioni e attività su tutti i territori dove la banca ha sportelli, includendo: corsi di formazione sull’internazionalizzazione, realizzati da NIBI-Nuovo Istituto di Business Internazionale di Promos, e dedicati alle aziende dei settori agroalimentare, beni di consumo, casa-arredo-edilizia, beni strumentali e servizi&new tech; assistenza tecnica attraverso incontri riservati alle aziende clienti delle banca; missioni all’estero e incontri b2b con i referenti della rete estera di Promos. L’accordo, inoltre, consente ai clienti di BPS di beneficiare di un abbattimento dei costi sull’acquisto dei servizi erogati da Promos.

L’accordo investe quindi le realtà di due province, Milano e Sondrio, che hanno un business fuori Europa per 47mila imprese in un anno, con 46mila procedure di export aperte a Milano dalle imprese verso Paesi al di fuori dell’Unione Europea e circa mille a Sondrio.

Questi i principali mercati. Per Milano: Svizzera, Usa, Turchia, Cina, Russia, Giappone, Emirati. Per Sondrio: Svizzera, Usa, Turchia e Hong Kong. L’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Infocamere, Agenzia delle Dogane del 2014 tiene conto dei mercati extraeuropei e delle domande delle imprese che ne attivano una per ogni mercato.

Nell’ambito della collaborazione tra Banca Popolare di Sondrio e Camera di commercio di Milano, il prossimo 2 maggio al Servizio Internazionale della Banca Popolare di Sondrio si terrà il seminario “Fare affari in Brasile”, che ha l’obiettivo di presentare agli operatori locali le opportunità di business nel mercato brasiliano.

Del resto, per quanto riguarda la sola provincia di Sondrio, il Brasile, con oltre 39 milioni di euro, è il Paese extra Ue con cui si fanno più affari. I metalli con l’11,6% di import e il 31,1% di export, sono i primi prodotti, seguiti da alimentari, bevande e tabacco (32,7% l’import e 10,3% l’export). È quanto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat, per gli anni 2015 e 2014.