Contributi a fondo perduto Simest, apre da oggi lo sportello per gli incentivi

Apre da oggi, 27 aprile 2022, la procedura a sportello per la richiesta dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti agevolati Simest. Il perimetro dei finanziamenti per la transizione ecologica e digitale risulta esteso alle piccole e medie imprese anche con meno di 1.500 addetti, purché a vocazione internazionale. I finanziamenti possono arrivare a un milione di euro. A partire da oggi si può fare il pre-caricamento della domanda per una delle tre agevolazioni previste:

  • transizione ecologica e digitale;
  • fiere e mostre;
  • commercio elettronico.

Contributi a fondo perduto e finanziamenti Simest: tutte le date per precaricare e inviare la domanda

Lo sportello per inviare le richieste dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti Simest ammetterà le domande pre-caricate nel sistema anche delle piccole e medie imprese. La fase di precaricamento sarà attiva fino a lunedì 2 maggio prossimo.  La domanda vera e propria potrà essere inoltrata a partire da martedì 3 maggio 2022, con scadenza fissata a martedì 10 maggio. La chiusura del portale di tutti i finanziamenti del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) per inoltrare le domande è stata anticipata rispetto alla scadenza originaria del 31 maggio 2022.

Contributi a fondo perduto Simest: le novità di allargamento delle imprese beneficiarie e del tetto massimo di spesa

Due sono le novità dei contributi a fondo perduto Simest per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese. In primis, l’allargamento della platea delle imprese beneficiaria, comprendendo anche quelle fino a 1.500 dipendenti. In secondo luogo, cambia il tetto massimo di ammontare che passa a un milione di euro. Nel dettaglio, l’obiettivo della transizione ecologica e digitale passa da 300 mila euro di contributi a un milione di euro. Le imprese che già in precedenza avevano inviato domanda per i contributi con limite a 300 mila euro, possono presentare una nuova domanda per arrivare al nuovo tetto di incentivi.

Contributi a fondo perduto per la transizione ecologica e digitale: quali finanziamenti possono richiedere le imprese?

Nello specifico degli incentivi per l’internazionalizzazione delle imprese, i contributi a fondo perduto e i finanziamenti richiedibili dalle Pmi per la transizione ecologica e digitale prevede il seguente mix di incentivi:

  • una quota del 50% del totale dei finanziamenti è destinata agli investimenti per la transizione digitale;
  • la restante quota finanzia la competitività internazionale;
  • il finanziamento è a tasso agevolato in regime “de minimis” con cofinanziamento a fondo perduto in regime di “Temporary Framework”;
  • l’importo massimo finanziabile, fino a 1 milione di euro, non deve essere in ogni modo superiore al 25% dei ricavi medi ottenuti negli ultimi due bilanci approvati e depositati dall’impresa;
  • la quota dei contributi a fondo perduto è pari al 40% per le imprese del Sud Italia e fino al 25% per le imprese situate nelle altre zone.
  • la durata del finanziamento è di sei anni, dei quali due di pre-ammortamento.
  • alle imprese del Sud Italia è riservato il 40% della dotazione complessiva del Fondo 394 pari a 480 milioni di euro.

Finanziamenti e contributi a fondo perduto per le fiere e le mostre: in cosa consistono?

I contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati per la partecipazione delle piccole e medie imprese a fiere e mostre internazionali, svolte anche in Italia, consistono in incentivi in regime “de minimis” con co-finanziamento a fondo perduto in regime di “Temporary Framework*”. L’obiettivo è quello di sostenere la partecipazione a un singolo evento internazionale: fiere, mostre, missioni imprenditoriali e missioni di sistema. In tal modo, l’impresa può promuovere la propria attività sui mercati esteri o in Italia. L’incentivo prevede l’erogazione di un finanziamento destinato per almeno il 30% alle spese digitali connesse al progetto. Il vincolo non si applica se l’evento internazionale riguarda tematiche digitali o ecologiche.

Quali finanziamenti possono richiedere le piccole e medie imprese per le mostre e le fiere?

Il mix di incentivi richiedibili dalle imprese per la partecipazione a mostre e a fiere consiste:

  • in aiuti fino a 150 mila euro e, in ogni modo, non superiori al 15% dei ricavi risultanti dall’ultimo bilancio approvato e depositato dall’impresa;
  • una quota di contributo a fondo perduto di massimo il 40% per le piccole e medie imprese del Sud Italia e del 25% per le Pmi delle altre regioni;
  • la quota di cofinanziamento a fondo perduto è ottenibile, in ogni caso, nei limiti dell’importo massimo complessivo di agevolazione in regime di Temporary Framework per impresa. la durata dei finanziamenti agevolati è di quattro anni, dei quali uno di pre-ammortamento.

Finanziamenti per il commercio elettronico con i contributi Simest: in cosa consistono?

Tra gli incentivi ottenibili dalle piccole e medie imprese rientrano quelli per lo sviluppo del commercio elettronico in Paesi esteri. Sono previsti finanziamenti a tasso agevolato in regime de minimis con cofinanziamento a fondo perduto in regime di Temporary Framework. Gli incentivi sono destinati a realizzare progetti di investimento digitale per creare o migliorare piattaforme di commercio elettronico di proprietà (dedicata); o l’accesso a piattaforme di terzi (market place) per commercializzare beni e servizi prodotti in Italia o con marchio italiano.

Mix di incentivi per il commercio elettronico con l’estero targati Simest: cosa si può richiedere?

Gli importi massimi finanziabili con i finanziamenti e i contributi a fondo perduto Simest relativi al commercio elettronico con l’estero prevedono:

  • un tetto massimo di spesa fino a 300 mila euro per una piattaforma elettronica propria. L’importo concedibile non può eccedere, in ogni modo, il tetto del 15% dei ricavi medi ottenuti dagli ultimi due bilanci approvati e depositati dall’impresa;
  • Il limite di 200 mila euro per una piattaforma di terzi. Anche in questo caso, l’importo concedibile non può eccedere, in ogni modo, il tetto del 15% dei ricavi medi ottenuti dagli ultimi due bilanci approvati e depositati dall’impresa.
  • l’importo minimo degli incentivi è pari a 10 mila euro;
  • la quota massima dei contributi a fondo perduto è pari al 40% per le piccole e medie imprese del Sud Italia e del 25% per le imprese delle altre zone.
  • la durata del finanziamento è pari a quattro anni, dei quali uno di pre-ammortamento.

Come precaricare la domanda dei finanziamenti Simest per i contributi a fondo perduto alle piccole e medie imprese?

Per precaricare la domanda dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti è necessario andare sul portale Simest e, nella finestra di benvenuto, cliccare nella parte di “Inoltra la tua richiesta”. Il click porta direttamente all’area riservata “Sace Simest” da dove si potrà cliccare su “Accedi”. Nella stessa finestra c’è la possibilità di cliccare su “Registrati” nel caso si tratti del primo accesso alla piattaforma.

Contributi a fondo perduto per professionisti: acquistabili pc, stampanti e servizi cloud

Contributi a fondo perduto e agevolazioni spettano ai professionisti iscritti alle Casse professionali per l’acquisto di personal computer, stampanti e servizi informatici come cloud. Tra gli effetti che si sono registrati per la crisi generata dell’emergenza Covid, le domande di finanziamento presentate da avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, architetti e ingegneri hanno superato quota 26 mila da due anni a questa parte. Ma sono numerosi i bandi per i contributi a fondo perduto e le agevolazioni al momento ancora aperti.

Liberi professionisti, ancora aperti i bandi per chiedere contributi e agevolazioni per l’acquisto di hardware e software

Molteplici le possibilità per i liberi professionisti di ottenere contributi a fondo perduto per l’acquisto di hardware e di software, ma anche di tablet e di servizi per la videoconferenza, connettività a internet e cloud, grazie alle risorse messe a disposizione dalle Casse professionali. D’altronde, il lungo periodo di pandemia ha evidenziato le nuove modalità di svolgimento del lavoro da remoto, adottando formule sempre più “smart”. Il che richiede l’acquisto degli opportuni hardware e sistemi informatici. Ma tutt’ora risultano ancora aperti vari bandi per la richiesta da parte dei professionisti di contributi a fondo perduto e di agevolazioni per procedere con gli acquisti.

Rimborsi agli avvocati dalla Cassa forense: quali spese sono previste dal bando?

Fino al 15 giugno 2022 gli avvocati potranno chiedere contributi a fondo perduto alla Cassa forense per acquistare strumenti informatici. Il bando prevede il rimborso della metà della spesa (Iva esclusa) effettuata dagli avvocati per l’acquisto di vari prodotti come:

  • pc portatili e fissi;
  • tablet;
  • microfoni e auricolari;
  • stampanti;
  • webcam;
  • abbonamenti a programmi per la videoconferenza;
  • software;
  • dispositivi per l’archiviazione e la protezione dei dati.

Contributi a fondo perduto avvocati, quanto si può ottenere di aiuto dalla Cassa forense?

La richiesta può essere fatta fino al 15 giugno 2022 per le spese sostenute dal 1° gennaio 2021 al 15 marzo 2022. Il minimo del contributo ottenibile è di 300 euro, il massimo è pari a 1.500 euro. Il bando ha avuto un notevole numero di domande (22.808 erogazioni su 35.843 istanze dal 2016 al 2021); 12.031 domande nel 2020 (istanze accolte pari a 6.271); 2.579 richieste di contributi nel 2021, con domande accolte pari a 1.926. Inoltre, la Cassa forense mette a disposizione dei giovani (fino a 34 anni), contributi per l’abbattimento totale degli interessi passivi per le spese relative all’avvio dell’attività.

Bando dei commercialisti per l’acquisto di beni strumentali: aiuti per tutti per la digitalizzazione

Interessante il bando della Cassa dei commercialisti per i contributi a fondo perduto per la digitalizzazione. Il bando è aperto non solo ai giovani, ma a tutti gli aderenti, data la situazione di crisi generata dalla pandemia di Covid-19. Il bando, promosso dalla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza ai Dottori Commercialisti (Cnpadc) prevedeva, all’atto dell’uscita dell’avviso, la richiesta dei contributi da parte degli iscritti da non più di tre anni. In tutto, dal 2020 ad oggi, sono stati 1.360 le domande accolte per un totale di 2,4 milioni di euro di contributi erogati. Il bando è stato chiuso lo scorso 15 marzo.

Quali acquisti finanzia il bando dei Dottori commercialisti?

Il bando dei dottori commercialisti finanzia l’acquisto di hardware, di mobili da ufficio e di programmi informatici. Attualmente la misura è riservata ai commercialisti che abbiano un livello basso di reddito, da parametrare sul numero dei componenti della famiglia. Si può ottenere il rimborso della metà delle spese ammissibili.

Contributi della Cassa dei consulenti del lavoro: quali sono?

Per tutto il 2022 i consulenti del lavoro potranno richiedere, alla propria Cassa professionale di appartenenza, i contributi per l’acquisto di beni strumentali. Tra le spese ammissibili rientrano anche i programmi e il materiale informatico. Il limite massimo di spesa è fissato in 30 mila euro, quello minimo di 5 mila euro. Gli interessi sono a carico della Cassa professionale.

Architetti e ingegneri, quali contributi si possono ottenere per il potenziamento dello studio, beni informatici e dotazione tecnica?

Risulta appena aperto il bando a favore degli ingegneri e degli architetti per l’acquisto, in conto impianti, di beni per il potenziamento dello studio. Sono inclusi, tra le spese ammissibili, anche i beni informatici e la dotazione tecnica. L’erogazione avviene mediante prestiti d’onore per i professionisti entro i 34 anni di età o con figli fino a 16 anni non ancora compiuti. Si possono richiedere finanziamenti on line in conto interessi.

Turismo, contributi a fondo perduto per strutture e agenzie: arriva anche l’accessibilità

Vari sono i contributi a fondo perduto a favore delle imprese operanti nel settore del turismo. L’ultima misura riguarda gli aiuti alle strutture ricettive per essere più accessibili, permettendo la diversificazione dell’offerta turistica alle persone con disabilità. Il relativo decreto è stato firmato dai ministri del turismo e della disabilità, rispettivamente Massimo Garavaglia ed Erika Stefani. Inoltre, novità sono arrivate sui fondi messi a disposizione per la digitalizzazione delle imprese turistiche del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr): agli aiuti possono partecipare anche le agenzie turistiche e i tour operator.

Contributi a fondo perduto per i servizi alla disabilità del turismo, quali spese sono finanziate?

Il decreto del turismo per rendere le strutture alberghiere e ricettive più accessibili è previsto dalla legge di Bilancio 2022 e finanzia la realizzazione di lavori che permettano alle persone con disabilità di beneficiare di una più ampia offerta turistica. Le risorse destinate alla misura sono pari a 6 milioni di euro sia per il 2022, che per ciascuno dei prossimi due anni. La misura finanzia, in particolare, i servizi di rilascio delle certificazioni.

Chi può beneficiare dei contributi a fondo perduto per la disabilità nel turismo?

Possono beneficiare dei contributi a fondo perduto per i servizi volti ad aumentare l’offerta turistica ai soggetti disabili i seguenti destinatari:

  • gli alberghi compresi nel Codice Ateco 55.10.00;
  • esercizi extra alberghieri dei Codici Ateco 55.20.10; 55.20.20; 55.20.30; 55.20.40; 55.20.51; 55.20.52; 55.23.50; 55.30.00; 55.90.10; 55.90.20;
  • le strutture che garantiscono lo svolgimento delle attività sportive maggiormente inerenti alla fruizione turistica, sia private che pubbliche.

Quali sono le strutture turistiche che possono beneficiare dei contributi per le certificazioni per la disabilità?

In particolare, il 35% delle risorse disponibili andrà a favore degli alberghi e il 20% agli stabilimenti balneari e termali. Per gli altri soggetti del settore turistico non vi sono limiti di risorse. Le spese ammissibili ai contributi sono quelle del rilascio delle certificazioni. In particolare, le certificazioni:

  • Uni Iso 21902:2022 per il turismo accessibile;
  • l’Uni Cei En 17210:2021 per l’usabilità e l’accessibilità dei servizi turistici;
  • Uni Pdr 92:2020, relativo agli stabilimenti balneari, alle Linee guida sulla sostenibilità ambientale, all’accessibilità, alla qualità e alla sicurezza dei servizi.

Per la presentazione delle domande si dovrà attendere il termine di 60 giorni dalla registrazione del provvedimento. In tale termine, il ministero del Turismo pubblicherà, sul proprio portale istituzionale, l’avviso pubblico per l’invio delle istanze.

Contributi a fondo perduto del Pnrr al Turismo, partecipano anche le agenzie turistiche e i tour operator

Alle risorse a favore del turismo previste dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) parteciperanno anche le agenzie di viaggio e i tour operator. In particolare, il ministero ammetterà le domande dei contributi dei due soggetti del settore per i 100 milioni di euro di risorse aggiuntive relative ai contributi a fondo perduto per le strutture turistiche e al credito di imposta, anche per la digitalizzazione delle imprese. La misura rientra nelle domande presentate per l’obiettivo del bonus digitalizzazione, anche a favore dunque di agenzie di viaggio e di tour operator, rientranti nel Pnrr M1 C3 Investimento 42.2.2.

Contributi e credito di imposta per il miglioramento delle infrastrutture turistiche: aiuti anche alle agenzie di viaggio

I contributi a fondo perduto sosterranno le domande presentate anche dalle agenzie di viaggio e i tour operator a partire dal 4 marzo 2022. Il maggior numero di beneficiari alla misura va a integrarsi all’altro obiettivo, con risorse corrispondenti a 98 milioni di euro, del decreto legge numero 152 del 2021, relativo alla digitalizzazione delle imprese. Si tratta della misura che finanzia il miglioramento delle infrastrutture turistiche attraverso il credito di imposta, già destinato, tra gli altri soggetti, agli alberghi, agli agriturismi, e alle strutture balneari e termali. L’inclusione delle agenzie di viaggio e dei tour operator si legge nel testo del provvedimento recante misure urgenti per l’attuazione del Pnrr, firmato nella giornata del 22 aprile dal presidente del Consiglio dei ministri.

Cosa finanziano i contributi a fondo perduto per il turismo?

Nel dettaglio, gli incentivi per il settore del turismo, in merito alle infrastrutture, sogno garantiti da un mix di interventi relativi a:

  • un credito di imposta che può arrivare all’80% delle spese ammissibili. Il credito di imposta può anche essere ceduto a terzi, ovvero a banche e ad altri intermediari finanziari;
  • un contributo a fondo perduto fino al 50% delle spese ammissibili per un limite massimo di 40 mila euro, elevabili a 100 mila euro per determinati requisiti legati alla localizzazione delle imprese del Mezzogiorno, alle imprese al femminile e alla transizione digitale.

La misura mira soprattutto al miglioramento delle strutture turistiche dal punto di vista infrastrutturale e dell’efficienza energetica, punto al quale è destinato il 50% dei fondi.

Contributi a fondo perduto per la digitalizzazione delle imprese turistiche: di cosa si tratta?

Ulteriori contributi a fondo perduto sono destinati alle imprese del turismo per la digitalizzazione. Anche in questo caso le domande sono partite dal 4 marzo scorso. Il bonus riconosce il 50% del credito di imposta per le spese sostenute e ammissibili per la transizione digitale. L’importo massimo finanziabile è pari a 25 mila euro. La misura è compresa nel decreto legge numero 152 del 2021 che, all’articolo 4, stabilisce le modalità di fruizione degli incentivi delle agenzie di viaggio e dei tour operato. Il credito di imposta si può utilizzare in compensazione mediante modello F24.

Agricoltura, contributi a fondo perduto per il recupero del patrimonio rurale

Ammontano a 590 milioni di euro le risorse dei bandi regionali per il recupero degli immobili e degli edifici rurali. Si tratta di incentivi per restaurare e valorizzare il patrimonio paesaggistico e architettonico degli edifici e dei casali rurali. L’obiettivo di spesa dei fondi è quello di preservare gli immobili rurali al fine di valorizzarne il patrimonio materiale, immateriale e culturale. Ma anche di promuovere le attività del turismo sostenibile, legate alle tradizioni e alle culture locali.

Contributi a fondo perduto per il recupero rurale, quali opere sono finanziate?

Il bando da 590 milioni di euro di contributi a favore del recupero rurale ammette vari interventi. Nel dettaglio:

  • il recupero di edifici e degli immobili rurali che, in origine, erano destinati a utilizzi abitativi, come le masserie e i casali;
  • edifici rurali per attività produttive, come frantoi, mulini, stalli e case coloniche;
  • il patrimonio religioso, come chiese rurali ed edicole votive;
  • le scuole e le masserie didattiche;
  • le strutture rurali che con il tempo sono state abbandonate.

Chi può presentare domanda per i contributi a fondo perduto del recupero degli edifici rurali?

Il bando dei contributi a fondo perduto per il recupero degli edifici rurali è regionale. Ciò significa che ciascuna regione emette il proprio bando, con le proprie tempistiche di presentazione delle domande. Le istanze dei soggetti interessati andranno a sostenere le iniziative di recupero e di restauro del proprio territorio. I requisiti per la presentazione delle domande sono uniformi su tutto il territorio nazionale. In particolare, possono partecipare al bando:

  • le persone fisiche;
  • gli enti non profit e profit privati, inclusi gli enti ecclesiastici e quelli del terzo settore;
  • le cooperative, le associazioni e le fondazioni;
  • le imprese, sia a carattere individuale che societaria.

Bando recupero immobili rurali, quali sono i requisiti richiesti per presentare la domanda?

Inoltre, chi presenta domanda per i contributi a fondo perduto per il recupero rurale deve essere, a sua volta, proprietario o detentore di immobili rientranti nel patrimonio culturale rurale alla data del 31 dicembre 2020. Si può essere possessore dell’immobile a qualsiasi titolo. I vincitori del bando dovranno portare a termine le attività di recupero e culturali previste dal bando per un periodo non inferiore a cinque anni.

Quali attività sono previsti dal bando recupero immobili rurali delle regioni?

Le attività ammissibili dal bando di recupero degli immobili rurali, al fine di ottenere i contributi a fondo perduto, sono le più svariate. Oltre al recupero dal punto di vista edilizio e architettonico e della valorizzazione paesaggistica, il bando ammette anche attività di tipo sociale e culturale. Ad esempio, possono essere realizzati spazi da destinare a servizi di tipo sociale, turistico e ricettivi, all’educazione ambientale, alla conoscenza del territorio e al funzionamento delle imprese agricole.

Contributi e finanziamento per il recupero edifici rurali, ammissibili le spese degli impianti termici

I progetti che otterranno maggiore considerazione in termini di punteggio saranno quelli che presenteranno obiettivi e soluzioni compatibili con la transizione ecologica e con il ricorso a fonti energetiche alternative. A tal proposito, oltre ai lavori edilizi, negli interventi dovranno rientrare anche l’acquisto e l’installazione di impianti termici, comprendendo nei contributi anche le spese per le attrezzature, gli impianti e i vari pareri, nulla osta e consulenze dei tecnici.

Quando dovranno essere avviati i lavori di risanamento e di recupero degli immobili rurali?

I lavori di risanamento e di recupero edilizio, paesaggistico e architettonico per i vincitori dei bandi regionali ai fini dell’ottenimento dei contributi a fondo perduto dovranno essere iniziati entro il 30 giugno del 2023 e conclusi non oltre il 31 dicembre 2025. Il mancato rispetto delle date comporta la revoca dei contributi ottenuti.

Quali contributi e finanziamenti si possono ottenere con i bandi regionali di risanamento conservativo degli edifici rurali?

I contributi che si possono ottenere con i bandi emanati dalle regioni per il recupero e il restauro degli immobili rurali consistono:

  • in un contributo fino al limite di 150 mila euro come forma di cofinanziamento entro l’80% dei progetti di investimento;
  • il contributo può salire fino al 100% se l’immobile oggetto di lavori risulti dichiarato di interesse culturale. Rimane il limite dei 150 mila euro per intervento;
  • modifiche alle risorse disponibili variano a seconda delle regioni.

Come presentare domanda per i bandi regionali di recupero del patrimonio rurale?

Ogni Regione emette il proprio bando per i contributi finalizzati al recupero del patrimonio rurale e fissa le date per la presentazione delle domande. Alcune regioni hanno già fissato i termini delle istanze. Ad esempio, il Friuli Venezia Giulia e la Campania aprono le pratiche il 26 aprile 2022 e la scadenza delle domande è fissata al 20 maggio 2022. Da domani, 22 aprile, si potranno presentare le domande per la Regione Sardegna. Tuttavia, la piattaforma per la presentazione delle domande è unica per tutte le Regioni. È necessario collegarsi al Portale Paesaggi Rurali gestito dalla Cassa depositi e prestiti e autenticarsi con l’indirizzo di posta elettronica e la password.

Contributi in conto impianti del 65%, le domande dal 4 maggio 2022

Il nuovo decreto del ministero dello Sviluppo Economico (Mise) mette a disposizione delle micro, piccole e medie imprese italiane risorse per 700 milioni di euro per i contributi in conto impianti fino al 65% delle spese ammissibili. Si tratta di costi sostenuti dalle imprese per investimenti in progetti innovativi 4.0. L’obiettivo è quello di migliorare la sostenibilità energetica e digitale delle imprese relativamente ai processi produttivi.

Incentivi alle micro e piccole e medie imprese per la sostenibilità energetica e transizione digitale: il decreto del Mise

I nuovi incentivi del Mise vanno nella direzione di aiutare le imprese nella trasformazione digitale ed energetica dopo le crisi della pandemia e della guerra in Ucraina. La priorità dei progetti va a favore di quelle imprese che metteranno al primo posto gli obiettivi definiti dall’Unione europea di economia circolare e di miglioramento dell’efficienza energetica delle imprese. I contributi in conto impianti sono previsti dal decreto del ministero per lo Sviluppo Economico del 12 aprile scorso e i termini per la presentazione delle domanda sono da ricercarsi nel decreto ministeriale del 12 febbraio 2022 recante l’istituzione degli aiuti per gli investimenti sostenibili e innovativi delle micro e piccole e medie imprese.

Incentivi alle micro e Pmi: quante risorse sono destinate?

I contributi, inoltre, sono distribuiti nell’ambito del Programma React Eu, a copertura degli obiettivi dell’asse prioritario VI del Programma nazionale operativo “Imprese e competitività” del settennato 2014-2020. Le risorse a disposizione ammontano a 700 milioni di euro dei quali 250 milioni alle imprese locate nel Centro e Nord Italia (Friuli Venezia Giulia, Province autonome di Trento e di Bolzano, Valle d’Aosta, Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Toscana e Umbria); 450 milioni di euro alle imprese del Mezzogiorno (Sardegna, Sicilia, Puglia, Molise, Campania, Calabria, Basilicata e Abruzzo). Il 25% delle risorse stanziate vanno a vantaggio delle micro e piccole imprese.

Contributi in conto impianti fino al 65% del Mise, quali sono gli investimenti ammissibili?

I contributi in conto impianti fino al 65% del ministero per lo Sviluppo Economico finanziano gli investimenti sostenibili 4.0. In particolare, i progetti devono prevedere:

  • l’uso di tecnologie relative al piano di Transizione 4.0 con un ammontare delle spese preponderante rispetto agli altri costi di progetto;
  • mirare a diversificare le produzioni aziendali, anche con produzioni di prodotti mai fabbricati precedentemente o a cambiare i processi produttivi o, infine, a realizzare nuove unità produttive;
  • rispettare i limiti dei contributi previsti per le imprese a seconda della localizzazione nelle regioni d’Italia.

Incentivi alle micro, piccole e medie imprese: le percentuali dei contributi in conto impianti

In particolare, per le imprese localizzate nelle regioni della zona A (Sicilia, Puglia, Campania e Calabria) è previsto un contributo limite del 60% delle spese ammissibili delle micro e piccole imprese; del 50% per le spese delle medie imprese. Si può ottenere una maggiorazione del 5% per investimenti che vanno a concludersi entro i nove mesi. Per le imprese delle regioni di zona A Sardegna, Molise e Basilicata, il contributo limite è del 50% delle spese ammissibili (per le micro e piccole imprese); del 40% per le medie imprese. Si può ottenere la maggiorazione del 5% per investimenti conclusi in nove mesi. Per le altre regioni del centro e del Nord Italia, il contributo limite arriva al 35% delle spese ammissibili per le micro e piccole imprese; per le medie copertura del 25% delle spese. Non sono previste maggiorazioni.

Contributi in conto impianti, quali sono le spese ammissibili?

Le spese ammissibili agli incentivi in conto impianti del bando del Mise riguardano:

  • spese necessarie per realizzare nuove immobilizzazioni materiali e immateriali, ovvero attrezzature, impianti e macchinari. Sono incluse le opere murarie con il limite del 40% del totale delle spese ammissibili;
  • costi sostenuti per licenze, programmi informatici, certificazioni ambientali;
  • spese per servizi di consulenza relativi alla definizione energetica.

Come presentare domanda dei contributi del Mise in conto impianti?

L’iter di presentazione della domanda prevede che, a partire dalle ore 10:00 del 4 maggio 2022, le micro e piccole e medie imprese possano procedere alla compilazione della pratica sul portale Invitalia. L’invio vero e proprio della domanda dei contributi in conto impianti Mise può essere effettuato a partire dalle ore 10:00 del 18 maggio 2022.

Contributi a fondo perduto per le imprese, i bandi delle regioni

Tre bandi arrivano dalle regioni per i contributi a fondo perduto a favore delle piccole e medie imprese in ambito di green economy, di digitalizzazione delle imprese e di ricerca e sviluppo. Oltre ai contributi, le imprese potranno richiedere finanziamenti a tasso zero o agevolati. La Regione Campania ha approvato un bando da 20 milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo delle Pmi; la Liguria finanzia fino a 10 mila euro per la digitalizzazione; l’Emilia Romagna riapre il Fondo Energia.

Contributi a fondo perduto delle regioni, la Campania finanzia la ricerca e lo sviluppo delle Pmi

La Regione Campania ha approvato il bando che riserva 20 milioni di euro di contributi a fondo perduto per sostenere la ricerca e lo sviluppo delle imprese regionali. Ammesse a partecipare al bando sono le micro, le piccole e le medie imprese. I progetti, per essere ammessi, devono realizzare il trasferimento tecnologico e l’industrializzazione. Le spese ammissibili vanno da un minimo di 400 mila euro a un massimo di due milioni di euro. Per finanziare la spesa è necessario attendere la notifica di avvenuta concessione dell’incentivo.

Bando Regione Campania contributi a fondo perduto imprese: quali spese sono ammissibili?

I progetti di ricerca e sviluppo industriale ammesse agli incentivi, permettono di finanziare le spese ammissibili nelle seguenti percentuali:

  • al 70% per le piccole imprese che presentino progetti di ricerca industriale;
  • al 60% per le medie imprese per finanziare progetti di ricerca industriale;
  • del 45% per le piccole imprese che avviino progetti di sviluppo sperimentale;
  • del 35% per le medie imprese per i progetti di sviluppo sperimentale.

Bando incentivi piccole e medie imprese Regione Campania, come inviare la domanda?

Per i progetti di industrializzazione sono previsti contributi a fondo perduto rispettivamente del 50% e del 60% a seconda che si tratti di medie imprese o di micro e piccole imprese. Per inviare la domanda di partecipazione al bando, le imprese dovranno utilizzare l’indirizzo di posta elettronica certificata (Pec) e inoltrare l’istanza alla Regione Campania. La scadenza del bando è fissata alle ore 12:00 del 20 aprile prossimo.

Bando Regione Liguria, contributi per 10 mila euro a favore della digitalizzazione

A partire dal prossimo 27 aprile le piccole e medie imprese della Regione Liguria potranno inviare domanda di partecipazione al bando regionale sulla digitalizzazione. Gli incentivi sono concessi nella formula del contributo a fondo perduto, in regime de minimis, e finanziano fino al 60% le spese ammissibili. Sono due gli ambiti di spesa:

  • l’incremento del livello della digitalizzazione delle imprese;
  • l’innovazione dei modelli organizzativi e della distribuzione di vendita.

Bando incentivi imprese Liguria, quali spese sono ammissibili?

Le spese ammissibili del bando della Regione Liguria per le piccole e medie imprese comprendono:

  • acquisto di software, licenze, brevetti e programmi informatici;
  • l’acquisto di hardware;
  • costi di consulenze;
  • spese per implementare i sistemi innovativi in azienda.

L’incentivo può essere richiesto dalle imprese per un ammontare di 10 mila euro, da un minimo di spesa di 5 mila euro. Sono ammissibili a incentivo gli investimenti effettuati a partire dal 1° gennaio 2022. Le domande potranno essere presentate dal 27 aprile fino al 16 maggio 2022.

Bando Emilia Romagna per i contributi a fondo perduto delle imprese, riapre il Fondo Energia

Tra i finanziamenti concessi dalle regioni, l’Emilia Romagna riapre il Fondo Energia. Si tratta di presentare la domanda per ottenere gli incentivi del Fondo in questione. Ammesse all’agevolazioni le piccole e medie imprese che puntano allo sviluppo sostenibile con obiettivi di efficienza energetica e di utilizzo dell’energia rinnovabile. Gli incentivi consistono in finanziamenti a tasso zero fino al 70% della spesa ammissibile; il restante 30% può essere finanziato con tassi agevolati.

In cosa consistono i finanziamenti del bando Emilia Romagna per l’energia?

I finanziamenti dell’Emilia Romagna per l’efficienza energetica consiste in un mutuo chirografario con una durata dai 3 anni ai 96 mesi. È previsto un periodo di preammortamento di 12 mesi. L’importo minimo richiedibile è di 25 mila euro. Quello massimo è di 750 mila euro. È prevista anche la formula del contributo a fondo perduto, ma nella misura massima del 12,5% del complessivo ammesso a incentivo.

Quali spese si possono finanziare con i contributi della Regione Emilia Romagna?

Le spese che le imprese della Regione Emilia Romagna potranno finanziare sono nell’ordine:

  • l’acquisto di attrezzature, macchinari e impianti;
  • di hardware, compressa l’installazione;
  • acquisto di software e di relative licenze.

Le imprese potranno presentare domanda fino alle ore 16:00 del 23 maggio prossimo mediante procedura a sportello. Inoltre, le domande sono ammissibili fino alla capienza delle risorse stanziate.

Contributi a fondo perduto fino al 60% investimenti Pmi: in Gazzetta la nuova agevolazione

In arrivo i nuovi contributi a fondo perduto per le micro e le piccole e medie imprese (Pmi) per gli investimenti innovativi e sostenibili per favorire la trasformazione tecnologica e digitale di impresa. È stato infatti pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 78 del 2 aprile 2022 il decreto legge del 10 febbraio scorso che assegna agevolazioni alle Pmi in conto impianti con agevolazioni che possono arrivare al 60% delle spese ammissibili. Le risorse messe a disposizione per la misura ammontano a 678 milioni di euro. I contributi sono concessi dal ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) nell’ambito degli investimenti delle imprese manifatturiere e di servizi che operano su tutto il territorio italiano.

Contributi in conto capitale alle piccole e medie imprese dal Mise: gli obiettivi degli investimenti

I contributi in conto capitali sono concessi dal Mise a favore delle piccole e medie imprese per contrastare e superare la crisi generata dall’emergenza Covid. Sono ammissibili le spese per gli investimenti volti a realizzare nuove unità produttive oppure ad ampliare quelle già esistenti. Gli investimenti devono essere in linea i principi della tutela ambientale e della transizione digitale, in coerenza con il piano Transizione 4.0. In particolare, i programmi di spesa devono facilitare la transizione verso l’economia circolare e la sostenibilità energetica.

Contributi per gli investimenti di tutela ambientale e transizione digitale: le risorse a disposizione delle Pmi

A disposizione delle piccole e medie imprese ci sono 678 milioni di euro, dei quali:

  • 428 milioni di euro andranno alle imprese della Sicilia, della Sardegna, Della Puglia, del Molise, della Campania, della Calabria, della Basilicata e dell’Abruzzo;
  • 250 milioni di euro andranno a favore delle imprese delle altre regioni.

Contributi per gli investimenti delle imprese, quali possono richiederli?

Il primo fattore di ammissibilità di richiesta specificato nel decreto è che le imprese proponenti debbano non essere in difficoltà alla data del 31 dicembre 2019. Il regime di contabilità richiesto è quello ordinario, con due o più bilanci depositati oppure due dichiarazioni dei redditi se la richiesta proviene da società di persone o da ditte individuali. Le imprese dovranno poi dimostrare che le spese siano volte alla transizione verso l’economia circolare e all’ottimizzazione della sostenibilità energetica. In quest’ultimo caso, il miglioramento energetico da attestare deve essere pari ad almeno il 10% rispetto ai consumi dell’anno prima rispetto al giorno di presentazione dell’istanza.

Quali spese sono ammissibili per i contributi in conto capitale delle piccole e medie imprese?

Le spese ammissibili per richiedere i contributi in conto capitale delle piccole e medie imprese comprendono:

  • le attrezzature, i macchinari e gli impianti;
  • le opere murarie nel limite del 40% del totale delle spese ammissibili;
  • i programmi informatici, le licenze, l’acquisto di certificazioni ambientali.

Si tratta pertanto di spese relative alle immobilizzazioni materiali e immateriali, obbligatoriamente nuovi di fabbrica. Inoltre, deve trattarsi di beni ammortizzabili e capitalizzati, figuranti nell’attivo dello stato patrimoniale dell’impresa che richiede i contributi. L’investimento deve essere mantenuto per non meno di tre anni.

Quali programmi di investimento devono essere perseguiti dalle imprese richiedenti i contributi del Mise?

I programmi di spesa e di investimento delle piccole e medie imprese che richiedono i contributi in conto capitale del ministero per lo Sviluppo Economico devono avere un importo di non meno di 500 mila euro e non eccedente la cifra di 3 milioni di euro per le regioni del Sud Italia; per le altre regioni, i limiti sono rispettivamente 1 milione di euro e 3 milioni di euro. In base agli obiettivi produttivi, gli investimenti dovranno garantire l’ampliamento della capacita di produzione delle imprese e la diversificazione; l’ottenimento di prodotti mai fabbricati in precedenza mediante i nuovi investimenti; il cambiamento dei processi produttivi rispetto a quelli già adottati dall’impresa oppure la realizzazione di nuove unità produttive.

Come vengono distribuiti i contributi in conto capitale per gli investimenti alle imprese?

I contributi in conto capitale vengono distribuiti alle imprese seguendo determinate percentuali. In particolare:

  • per le imprese di quattro regioni del Sud Italia (Sicilia, Campania, Calabria e Puglia) sono finanziati il 60% delle spese sostenute dalle micro e piccole imprese e il 50% per le medie imprese;
  • le imprese situate in Sardegna, Molise e Basilicata possono ottenere il contributo sul 50% delle spese se si tratta di micro e di piccole imprese. Il contributo scende al 40% per le medie imprese;
  • infine per tute le altre regioni italiane, il contributo è fissato al 35% per le micro e piccole imprese e al 25% per le medie imprese.

Contributi alle Pmi dal  ministero per lo Sviluppo Economico: come inviare la domanda?

La gestione dei contributi in conto capitale a favore delle piccole e medie imprese è a carico di Invitalia. Si dovrà attendere un successivo decreto del ministero per lo Sviluppo Economico che fisserà i termini e le modalità con le quali le imprese potranno inviare le domande di agevolazione.

Bonus 4000 euro Pmi per le spese di digitalizzazione: click day il 16 maggio

Doppio intervento del ministero degli Esteri per la digitalizzazione e l’export delle micro e piccole e medie imprese. Da un lato l’assistenza tecnica sui servizi digitali, offerta in maniera gratuita, per le Pmi. Dall’altro un contributo minimo di 4 mila euro per l’export digitale. E due date da segnare: quella del 28 aprile prossimo per l’apertura di uno sportello telematico informativo; e quella del 16 per la richiesta dei contributi a fondo perduto per la digitalizzazione delle imprese.

Bonus per la digitalizzazione delle Pmi, la misura arriva dal ministero degli Esteri

La misura deriva dal Patto per l’export del 2020, voluta dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio per il rilancio del Made in Italy. Nello scenario attuale, la misura andrà a vantaggio delle imprese, e nello specifico delle micro e Pmi, per l’urgente necessità di digitalizzazione delle attività commerciali e per superare gli ostacoli legati agli accessi alle piattaforme internazionali di commercio elettronico. Inoltre, la misura mira a colmare il gap culturale in ambito digitale delle piccole e medie imprese rispetto ai concorrenti degli altri Paesi europei.

Servizi digitali gratis per le piccole e medie imprese: di cosa si tratta?

Il primo ambito della misura in arrivo dal ministero degli Esteri per la digitalizzazione delle piccole e medie imprese comprende l’assistenza tecnica e gratuita per i servizi digitali delle imprese. Otto provider tecnologici internazionali sono stati selezionati dal bando del ministero degli Esteri sulla base delle offerte presentate per assistere le Pmi italiane nei processi di transizione digitale. Si tratta di eBay, Italia Online, Adiacent, Nexi Payments, Bonucchi e Associati, Google Ireland, Statista.com e Metagorà.

In quali attività le piccole e medie imprese riceveranno supporto dagli otto provider di digitalizzazione dell’export?

Le tipologie di servizi offerti alle piccole e medie imprese riguardano per l’assistenza nella transizione digitale dell’export riguardano:

  • la diffusione via web delle attività di formazione;
  • la conoscenza degli strumenti promozionali per l’esportazione del Maeci;
  • l’aggiornamento del digital temporary export manager;
  • gli studi e le analisi sulla promozione del Made in Italy;
  • la condivisione di provider.

Bonus digitalizzazione delle micro e Pmi: in cosa consistono i contributi a fondo perduto?

Oltre ai servizi di assistenza per la digitalizzazione delle piccole e medie imprese, è previsto un contributo a fondo perduto per l’export digitale. Le risorse per la misura del ministero degli Esteri ammontano a 30 milioni di euro. L’incentivo prevede un incentivo per le micro e le piccole imprese di 4 mila euro per spese ammissibili pari a non meno di 5 mila euro; il contributo può salire a 22.500 euro per i consorzi di imprese che effettuino una spesa minima in strumenti digitali di 25 mila euro.

Quali spese sono ammissibili per il bonus digitalizzazione delle Pmi da 4 mila a 22.500 euro?

Le spese ammissibili per richiedere il bonus da 4 mila a 22.500 euro comprendono:

  • la realizzazione di piattaforma di commercio elettronico verso l’estero;
  • l’implementazione o il potenziamento di applicazioni mobili o di siti internet per le operazioni commerciali;
  • l’automatizzazione delle operazioni;
  • la gestione dei prodotti in via digitale e tramite il marketing digitale.

Come e quando presentare domanda per i contributi a fondo perduto delle micro e Pmi per la digitalizzazione dell’export?

Per la presentazione delle domande è necessario attendere la fine del mese. Il 28 aprile prossimo, infatti, a cura di Invitalia e Ice verrà aperto lo sportello elettronico per ricevere informazioni per usufruire dei contributi a fondo perduto per la digitalizzazione delle micro e piccole e medie imprese. La presentazione vera e propria delle domande è prevista per il 16 maggio 2022. Si tratterà di un click day e la richiesta dei contributi potrà essere presentata tramite il portale di Invitalia.

 

Contributi Pmi Fondo 394, in arrivo rimodulazione per il caro materie prime

È in arrivo la rimodulazione del Fondo 394 relativo ai contributi a fondo perduto e ai finanziamenti gestiti da Simest. Il cambio di destinazione delle risorse avverrà nell’ottica di contrastare il rincaro dei prezzi delle materie prime. La revisione è attualmente allo studio del ministero degli Esteri. Sul tavolo della Farnesina vi sarebbero quindi gli aiuti all’internazionalizzazione delle piccole e delle medie imprese (Pmi). Gli aiuti andrebbero a sostenere i costi extra delle imprese e le strozzature negli approvvigionamenti.

Contributi a fonde perduto Simest, i nuovi aiuti alle imprese per l’emergenza guerra in Ucraina

La modifica rispetto agli obiettivi del Fondo 394 per i contributi alle imprese dovrebbe arrivare in un nuovo emendamento del decreto legge, l'”Ucraina 2” arrivato sul tavolo della conversione in legge. Attualmente il provvedimento è atteso in Senato. L’obiettivo più specifico del nuovo decreto è quello di mettere a disposizione delle piccole e medie imprese contributi a fondo perduto per il riposizionamento nei mercati esteri alternativi a quelli nei quali operano. Si tratterebbe dunque di una misura che mira a sottrarre le imprese dai mercati in difficoltà per la situazione del conflitto in Ucraina. Oppure, in alternativa, di sostenere temporaneamente le imprese per il rischio di difficoltà di approvvigionamenti di determinate materie prime.

Come interverrà il Fondo 394 per aiutare le imprese sui prezzi delle materie prime?

Come interverrà il fondo 394 a sostegno delle imprese per i rincari dei prezzi delle materie prime? Si ipotizza che un’impresa italiana con fornitore di materie prime in uno dei Paesi coinvolti nella guerra, trovandosi a dover sostenere un costo extra per il rifornimento, possa decidere di rivolgersi a un mercato alternativo e più competitivo. Il Fondo 394 dovrebbe intervenire in questo caso, coprendo il maggior costo che l’impresa potrebbe trovarsi a sostenere a causa della guerra. La misura, pertanto, andrà a vantaggio delle imprese che intendano riposizionarsi sui mercati alternativi o a sostenere le Pmi dal rischio di una carenza delle materie prime.

Contributi alle Pmi per sostenere i maggiori costi delle materie prime, quando arriverà la misura?

Già nel decreto legge “Ucraina”, approvato in via definitiva, è diventato operativo il Fondo 394 per le Pmi nella misura in cui provvedano a esportazioni verso i Paesi coinvolti nella guerra oppure che abbiano filiali nelle zone di guerra. Inoltre, nella legge di Bilancio 2022 erano stati stanziati 1,5 miliardi di euro per il 2022 e per gli anni fino al 2026 per garantire il supporto alle piccole e medie imprese nei processi di internazionalizzazione. L’ok definitivo alla rimodulazione delle risorse del Fondo 394 dovrà ottenere il via libera di Bruxelles. Ottenuto il quale, verranno fissate le condizioni operative per il sostegno delle imprese. Sui tempi, il ministero degli Esteri conta di rendere operativo il nuovo strumento all’inizio di giugno prossimo.

Partite Iva, quali finanziamenti e contributi a fondo perduto si possono richiedere?

Per le partite Iva sono a disposizione vari finanziamenti, contributi a fondo perduto e agevolazioni. Su tutti, gli aiuti per i giovani possessori di partite Iva e per le donne assicuranti dallo sportello On – Oltre nuove imprese a tasso zero e Resto al Sud. Peraltro, lo sportello On ha ricominciato ad assicurare i finanziamenti da poco più di una settimana (il 24 marzo 2022). Possono presentare domanda i giovani (che detengono il maggior numero delle nuove aperture di partita Iva nell’ultimo trimestre del 2021, pari al 46,1%) e le donne (con il 36% delle nuove aperture). Per chi presenterà domanda è possibile beneficiare di un mix di contributi a fondo perduto e di finanziamenti a tasso zero. I fondi a disposizione stanziati dalla legge di Bilancio 2022 sono pari a 150 milioni di euro.

Partite Iva, chi può richiedere i contributi a fondo perduto e i finanziamenti di Oltre nuove imprese a tasso zero?

Le partite Iva che possono richiedere i contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati della misura Oltre nuove imprese a tasso zero sono quelle che puntano a creare e a sviluppare micro e piccole imprese. In prevalenza si tratta di realtà giovanili, da 18 a 35 anni oppure da donne, a prescindere dall’età. In ogni caso, la prevalenza nelle imprese di giovani e di donne si costituisce in base al numero di componenti donne o giovani sia per le quote di capitale detenute che come compagine sociale.

Come si viene ammessi ai contributi a fondo perduto e ai finanziamenti di Oltre nuove imprese a tasso zero?

Pertanto, per ottenere i contributi a fondo perduto o i finanziamenti è necessario che vi sia maggioranza di giovani o di donne nella micro e piccola impresa. Ad esempio, se una impresa è composta da un uomo di oltre 35 anni e da una donna o da un under 35 anni, per la richiesta del finanziamento è necessaria una terza persona che possegga i requisiti richiesti. E dunque che sia un giovane under 35 o una donna. Inoltre, per procedere con la richiesta le imprese devono essere costituite da non oltre i cinque anni. Anche le persone fisiche possono presentare richiesta purché si impegnino a costituire una nuova società dopo l’ottenimento dell’agevolazione.

Per cosa si possono richiedere i contributi a fondo perduto?

I contributi a fondo perduto e i finanziamenti possono essere richiesti per le società dei settori del manifatturiero, dei servizi, del commercio e del turismo. I progetti possono essere richiesti per idee su tutto il territorio nazionale e hanno un limite di spesa di tre milioni di euro. La percentuale di copertura dei contributi può arrivare al 90% dei costi ammissibili. I finanziamenti ottenuti devono essere utilizzati entro i due anni successivi alla stipula del contratto.

Quali sono i costi ammissibili che possono essere finanziati dalle partite Iva?

I contributi a fondo perduto e i finanziamenti possono coprire le spese necessarie per:

  • l’acquisto di impianti, di attrezzature e di macchinari;
  • di programmi e servizi informatici;
  • di brevetti;
  • di spese per costituire la micro o piccola impresa.

È previsto un doppio ambito di copertura delle spese. Il primo riguarda le imprese costituite da non oltre i 36 mesi al momento della domanda; il secondo dai tre ai cinque anni. Per le imprese entro i 36 mesi si arriva a finanziare le spese fino al 20% con i contributi a fondo perduto. Per le altre imprese, il fondo perduto arriva al 15%.

Come presentare domanda della misura Oltre nuove imprese a tasso zero?

La procedura per la presentazione delle domande delle partite Iva è gestita in via telematica da Invitalia. L’incentivo è a sportello e non ha scadenza. Ma nei limiti delle risorse disponibili. Non ci sono graduatorie e le domande vengono gestite in base all’ordine cronologico di arrivo. È dunque necessario accedere al portale di Invitalia con le credenziali Spid, Carta nazionale dei servizi (Cns) o Carta di identità elettronica (Cie). Vengono richieste al richiedente sia la firma digitale che un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec). La valutazione delle domande prevede un colloquio dei candidati ai finanziamenti per approfondire le competenze tecniche e gestionali. Al superamento del colloquio è necessario fornire maggiori dettagli del progetto dal punto di vista economico e finanziario.

Resto al Sud, quali finanziamenti per le partite Iva?

L’altra misura a disposizione delle partite Iva è quella relativa ai finanziamenti di Resto al Sud. La misura ha risorse più alte rispetto alla prima misura (1,25 miliardi di euro per il 2022) e mira a sostenere la nascita e il consolidamento delle nuove attività imprenditoriali e dei liberi professionisti. Ma non è richiedibile in tutto il territorio nazionale. Infatti, i finanziamenti possono essere richiesti nelle regioni di Sicilia, Sardegna, Puglia, Molise, Campania, Calabria, Basilicata, Abruzzo. Inoltre, rientrano tra i territori ammissibili anche le aree del cratere sismico di Umbria, Marche e Lazio e le isole minori lagunari, marine e lacustre del Centro e del Nord Italia.

Resto al Sud, quali partite Iva possono presentare domanda dei contributi?

Ammessi alla presentazione delle domande di Resto al Sud sono le partite Iva con un’età minima di 18 anni e massima di 55 anni. Anche per questa misura non ci sono bandi, graduatorie e scadenze. Le candidature, infatti, vengono prese in carico in base all’ordine di arrivo delle domande. Le istanze possono essere presentate da chi ha già un’attività di impresa dal 21 giugno 2017. Ma possono essere ammesse anche le imprese di futura nascita, da costituire entro i due o i quattro mesi dall’esito positivo della domanda. Inoltre, è necessario non aver ottenuto altre agevolazioni per l’autoimprenditorialità (negli ultimi tre anni) e non essere in rapporti di lavoro a tempo indeterminato.

In quali aree si possono richiedere i finanziamenti Resto al Sud?

I finanziamenti Resto al Sud possono essere richiesti per finanziare investimenti nei settori:

  • delle attività produttive nell’industria, nell’artigianato, nella trasformazione dei prodotti agricoli e della pesca;
  • che forniscono servizi a imprese e persone;
  • nel settore del turismo e del commercio;
  • nelle libere professioni, sia individuali che in forma societaria. In tal caso, la partita Iva non deve essere stata movimentata nei 12 precedenti la presentazione dell’istanza.

Partite Iva, quali spese sono ammissibili con Resto al Sud?

Con Resto al Sud, le partite Iva hanno la possibilità di coprire fino al 100% delle spese ammissibili. Il finanziamento massimo può arrivare a 50 mila euro, tranne nel caso dell’impresa individuale con unico soggetto (finanziamento fino a 60 mila euro). Le spese ammissibili riguardano:

  • la ristrutturazione o la manutenzione straordinaria dei beni immobili per un limite del 30% del totale delle spese;
  • l’acquisto di impianti, attrezzature e macchinari;
  • l’acquisizione di nuovi programmi informatici, servizi tecnologici e telecomunicazioni;
  • le spese per gestire l’impresa nel limite del 20% sul totale del progetto. Rientrano in queste spese quelle per le materie prime di di consumo, i canoni di locazione o di leasing, e le garanzie assicurative.

Partite Iva, con Resto al Sud coperto fino al 100% delle spese ammissibili

Gli incentivi possono arrivare al 100% delle spese ammissibili mediante due canali: un contributo a fondo perduto per il 50% e un finanziamento bancario per il restante 50%. Il finanziamento è garantito dal Fondo di garanzia delle piccole e medie imprese (Pmi).

Come presentare domanda per Resto al Sud?

Le partite Iva interessate a presentare domanda per i finanziamenti e i contributi a fondo perduto di Resto al Sud devono utilizzare la piattaforma messa a disposizione da Invitalia. La valutazione della pratica avviene entro i 60 giorni susseguenti alla presentazione della domanda. Anche per questa istanza sono necessarie le credenziali di accesso a Invitalia (Spid, Cie o Cns), l’indirizzo di posta elettronica certificato (Pec) e la firma elettronica.