Fare impresa: come reperire fondi tra investitori e bandi

Nell’aprire o nel fare impresa, l’imprenditore ha necessità di trovare investitori e finanziamenti per portare avanti la propria attività. In questo senso, la liquidità è la parte essenziale per mettere in moto l’attività imprenditoriale. Può capitare, tuttavia, che questa liquidità manchi e ottenere un finanziamento può rivelarsi impresa tutt’altro che semplice.

Primi sostegni al progetto di impresa: familiari e amici

Concretamente, un imprenditore potrebbe avere il progetto di aprire un’impresa. Oppure ha già un’impresa ma vuole finanziare un’idea per espandere il proprio business. Il primo passo potrebbe essere quello di chiedere un sostegno a familiari e amici che potrebbero richiedere zero requisiti e garanzie. Ma non sempre si ha la possibilità di attingere ai risparmi delle persone vicine. In questa situazione è necessario ricorrere a investitori e fondi, con caratteristiche diverse tra loro. Non sempre è difficile entrare in contatto con gli investitori o ottenere un finanziamento: basta avere la giusta idea e intraprendere la strada migliore.

Incubatori e acceleratori per gli strumenti base del fare impresa

Se proprio non si vuole o non si riesce a ottenere il tradizionale prestito della banca, gli incubatori d’impresa e gli acceleratori potrebbero rappresentare una buona soluzione quando si è alle prime armi con il fare impresa. L’imprenditore viene messo nelle condizioni di portare avanti il proprio progetto entrando in quello che può essere considerato un network. In questa rete è possibile avere formazione e assistenza tecnica nel fare impresa, soprattutto per chi è alle prime esperienze. Ma gli incubatori permettono anche di arrivare ai finanziamenti, anche se di importo limitato. Per un’idea di business più articolata, tuttavia, può essere necessario perseguire altre strade, come quella dei Business Angel.

Affidarsi all’esperienza e all’investimento di un imprenditore: il Business Angel

Il ricorso ai Business Angel è già una possibilità più sofisticata del fare impresa. Si entra in contatto con veri e propri “angeli custodi” della propria idea, del proprio progetto, per arrivare a un modello più dichiarato di business. Se l’idea è particolarmente allettante, con basi solide, il Business Angel potrebbe decidere di investire per sfruttare le potenzialità di nascita e di crescita degli affari connessi all’idea stessa. Solitamente, la situazione per la quale si ricorra alla figura del Business Angel è quella di richiedere un sostegno ad altri imprenditori che lavorano nello stesso settore o in un altro attinente del richiedente. Ricorrere al Business Angel è pertanto una strategia che potrebbe dare risultati non solo finanziari, ma anche di gestione della nuova attività per il semplice fatto di rivolgersi a professionisti esperti e navigati.

Piattaforme di finanziatori, il Crowdfunding

Il Business Angel dunque potrebbe rappresentare il primo finanziatore per il soggetto che ha un’idea e che vuole tradurla in impresa, oppure per l’impresa già esistente che volesse aumentare il proprio business. Ma a questi obiettivi arrivano anche le piattaforme di finanziatori, ovvero i Crowdfunding. Si tratta, in questo caso, di più persone che investono per realizzare un progetto. È possibile ricorrere al Crowdfunding mediante apposite piattaforme web che sono facilmente rintracciabili facendo una ricerca su Google.

Consigli per avere finanziamenti con il Crowdfunding

Solitamente, chi fa parte del Crowdfunding è un finanziatore ma è anche un investitore. Ovvero dall’attività di sostegno alle imprese nascenti, alle start up o alle idee in corso d’opera, vorrebbe ricavare il proprio margine di guadagno. E, dunque, è necessario che la propria idea venga scelta dagli investitori tra le tante che arrivano a essere presentate continuamente. È opportuno, dunque, presentare la propria idea:

  • in maniera dettagliata, con tempi e obiettivi;
  • stabilire quale ricompensa concedere agli investitori;
  • scegliere accuratamente la piattaforma alla quale affidarsi, a seconda delle condizioni e delle differenti commissioni.

I Venture Capital per i finanziamenti ad alto livello di rischio

Rientrano tra i finanziatori di imprese e di idee progettuali anche i Venture Capital. Si tratta di uomini d’affari che investono con obiettivi ben determinati per lo sviluppo di prodotti o servizi innovativi o per risoluzione di problemi connessi ai cambi di proprietà o di trasformazione di aziende in grandi imprese quotate in borsa. Proprio per il tipo di copertura che offrono, i Venture Capital possono qualificarsi come finanziatori di idee ad alto rischio. E il rischio connesso all’attività richiede un iter di approvazione del progetto piuttosto complesso che si concretizza principalmente nella presentazione di un adeguato business plan.

Il ricorso ai bandi per fare impresa: Access to finance

Sono numerose poi le opportunità che offre l’Unione europea in fatto di finanziamenti alle imprese, sia per la loro nascita, sia per portare avanti un’idea innovativa, sostenibile e replicabile. Tuttavia, orientarsi e rimanere aggiornati tra i tanti bandi e finanziamenti messi a disposizione delle imprese potrebbe risultare un’attività davvero difficile. Una razionalizzazione delle tante opportunità è stata fatta dalla Commissione europea con il lancio di Access to Finance.

Finanziamenti europei, le opportunità per partecipare ai bandi e ricevere finanziamenti

Si tratta di un portale, tutto nuovo, dedicato ai finanziamenti dell’Unione europea che fornisce agli imprenditori e alle piccole e medie imprese informazioni dettagliate e semplici per accedere ai finanziamenti comunitari. Accedendo al portale, infatti, è possibile visionare i diversi programmi con i quali la Commissione europea finanzia i settori di attività, gli strumenti finanziari a tassi agevolati, i progetti, le iniziative e i concorsi già banditi. Tra i programmi che maggiormente sono alla portata delle imprese e degli imprenditori si segnalano Cosme e Horizon (l’ex Horizon 2020) che finanzieranno idee progettuali anche per il settennato 2021-2027. Ma anche in altri programmi è possibile ricercare strumenti di microfinanza, di garanzia del finanziamento, di condivisione del rischio e di prestiti erogati dalla Banca Europea per gli Investimenti (Bei) e dai fondi strutturali.

I fondi da ricercare sui portali delle Regioni

A proposito dei fondi strutturali, la maggior parte dei finanziamenti che la Commissione europea eroga a favore degli Stati membri passa per le Regioni e per le gli altri enti locali. In tutti i portali regionali è possibile trovare bandi per il finanziamento di imprese, per l’imprenditorialità femminile e per portare avanti idee progettuali che avvantaggino gli enti stessi e il territorio nel quale sono erogati i finanziamenti.

Quali sono i rischi del crowdfunding?

Non c’è dubbio che, almeno in teoria, sia più facile trovare tanti piccoli finanziatori che prestano piccole somme di denaro, piuttosto che convincere un unico finanziatore pronto a prestare i propri soldi per l’espansione di una start-up o di una piccola e media impresa: stiamo parlando di un crowdfunding.

Tra l’altro, il crowdfunding ha il vantaggio di ricevere tante informazioni che possono tornare utile al proprio progetto o impresa, grazie ad una comunità che si forma intorno alla sua piattaforma online. Ma quali sono i rischi di cui deve essere a conoscenza chi decide di utilizzare un crowdfunding per espandere a fini di lucro la propria impresa?

I rischi di un crowdfunding

Il fallimento di un’impresa finanziata da una o più fonti con elevate somme di denaro, non è molto diverso che da quello di un’impresa fallita dopo aver ricevuto tanti piccoli finanziamenti: in ogni caso, vanno restituite tutte le somme ricevute per la raccolta fondi.

Le idee innovative girano in rete e sono visibili a tantissime persone, ciò vuol dire che potenzialmente tanti altri soggetti con i dovuti accorgimenti strategici, potranno copiare il progetto con risultati eccellenti. Per ovviare a questo problema, è consigliabile chiedere una consulenza alla Camera di C0mmercio locale o ancora meglio a un esperto, per capire come proteggere la propria proprietà intellettuale.

Un altro dei rischi in cui si può incorrere è buttarsi in un crowdfunding senza le dovute conoscenze e competenze, sottovalutandone i costi e la gestione. In pratica, si dovrebbe già essere preparati a un piano B, o comunque a mettere da conto eventuali margini di errore. In ogni caso, una consulenza si rende sempre necessaria.

Effettuare una proposta banale nel mondo del crowdfunding, è come darsi in pasto agli squali. Ogni errore o mancanza verrà valutata e questo provocherà un danno alla reputazione non da poco, visto l’ampia platea giudicante.

Ogni mossa compiuta in un crowdfunding deve essere studiata con attenzione, anche perché ci si trova davanti a una tipologia di imprenditorialità diversa da tutte le altre. Tuttavia, vale per tutte le imprese il concetto di promettere solo se si hanno le capacità per garantire.

La piattaforma online va sempre supervisionata, si deve conoscere bene qual è la documentazione da fornire e quali i costi da sostenere per rispettare la normativa vigente. E’ da prendere in considerazione l’idea di avere delle risorse da investire in una consulenza legale.

E’ necessario avere una profonda conoscenza della legislazione che norma l’attività di un crowdfunding, il rischio è di violare la legge senza volerlo ma per mancata conoscenza della disciplina. Per prevenire che ciò possa accadere è sempre consigliato rivolgersi alla Camera di Commercio più vicina o alla pubblica amministrazione più pertinente.

Anche le piattaforme online possono diventare un problema. Alcune di loro sono poco affidabili e non completamente regolari, in tal caso è preferibile rivolgersi a una piattaforma rinomata.

Altresì, è necessario conoscere i diritti degli investitori, in modo da non incappare in un problema legale, soprattutto se si parla di crowdfunding azionario. Conoscerne esigenze e aspettative, gestire eventuali reclami. Tutto questo significa avere una competenza affatto superficiale e avvalersi in continuazione di consulenti e legali con conseguente dispendio di risorse. E’ importante anche costruire una struttura che abbia meccanisimi di governance societari con una certa cognizione di causa.

Infine, si deve tener presente che arriverà il giorno in cui determinati investitori vorranno abbandonare il progetto e vendere le proprie quote, con la conseguenza che altri investitori subentreranno. Anche per questa eventualità, ci si deve far trovare preparati.

In conclusione, utilizzare un crowdfunding non è così semplice come si racconta, a meno che non si voglia tenere conto di tutte le grane economico-legali a cui si può venire sottoposti.

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Come funziona il crowdfunding?

Per capire come funziona il crowdfunding, cerchiamo di capire brevemente di cosa si tratta.

Cosa è il crowdfunding

Il crowdfunding è una modalità di raccogliere denaro a favore di imprese e progetti, diametralmente opposta a quella del finanziamento tradizionale.

Infatti, se nel finanziamento tradizionale, ci sono grandi importi che provengono da uno o più fonti, il crowdfunding fa leva su piccole somme di denaro ma versate da tante persone. Tale raccolta avviene attraverso delle piattaforme online.

Non a caso, il crowdfunding è utilizzato in gran parte dalle start-up e da piccole ma anche medie imprese in espansione per avere accesso a finanziamenti alternativi. Indubbiamente, è un modo innovativo di reperire risorse per le imprese, i progetti e per finanziare nuove idee.

Tra l’altro, questa forma di raccolta denaro dà modo di creare intorno al fondo una comunità online utile per acquisire conoscenze sul mercato e raggiungere nuovi clienti.

Come funziona il crowdfunding

Abbiamo parlato di piattaforme online, proprio perchè il crowdfunding è rappresentato da siti web che permettono l’interazione tra i fundraiser (raccoglitori di denaro) e un vasto pubblico (crowd significa folla), attraverso le quali si possono esprimere e raccogliere impegni finanziari.

Solitamente, i fundraiser chiedono il pagamento di una commissione dalle piattaforme di crowdfunding se la campagna di raccolta fondi ha avuto successo. In cambio, tali piattaforme dovrebbero fornire un servizio sicuro e di facile utilizzo.

Molte piattaforme funzionano secondo un modello massimalista, ossia: se si raggiunge l’obiettivo si riceve denaro, altrimenti ciascuno riceve indietro il suo, senza problemi e senza perdite finanziarie.

Esistono più tipi di crowdfunding, di cui tre di essi sono comunemente più usati dalle start-up e dalle piccole e medie imprese in fase di espansione, quindi a fini di lucro.

Crowdfunding: le tipologie

I principali tipi di crowdfunding sono i seguenti:

  • Prestiti peer-to-peer: le persone prestano dei soldi a un’impresa che vuole espandersi per ottenere maggiori ricavi, in base al presupposto che quanto investito possa fruttare degli interessi. In questo caso, la folla è come una banca che presta delle somme di denaro per avere in cambio degli interessi, con la sostanziale differenza anche al posto di un istituto di credito ci sono tanti piccoli investitori.
  • Equity Crowdfunding: in tal caso, si tratta quasi di una scommessa, di un vero e proprio investimento dove è possibile perdere come guadagnare soldi. Quindi, una partecipazione ad un’impresa come accade in borsa, dove si acquistano o vendono azioni ordinarie mettendo a rischio il proprio capitale investito.
  • Rewards Crowdfunding: con questa modalità i privati effettuano una donazione per un progetto o un’attività imprenditoriale con l’auspicio di ricevere in cambio una ricompensa di carattere non finanziario, ad esempio beni o servizi in una fase successiva.
  • Crowdfunding per beneficenza: in questo modo i privati donano piccoli importi per contribuire a ben più grandi obiettivi di finanziamento per un progetto caritativo, quindi, senza l’aspettativa di ricevere in cambi qualcosa di materiale, che sia del denaro, dei beni o dei servizi.
  • Condivisione dei proventi: le imprese possono condividere i guadagni presente e futuri con il pubblico in cambio di un ritorno sul finanziamento effettuato in precedenza.
  • Crowdfunding con titoli di debito: i privati investono in un titolo di debito emesso dall’impresa, come ad esempio un’obbligazione.
  • Modelli ibridi: basta analizzare l’etimologia del termine ibrido, per capire che questi offrono alle imprese l’opportunità di combinare elementi di più tipi di crowdfunding.

La tipologia più diffusa di crowdfunding è il peer-to-peer, dove i prestatori del denaro sperano di incassare degli interessi su quanto hanno investito.

Molto utilizzata anche l’equity crowdfunding che dà l’impressione e il brividio di scommettere o meglio di giocare/investire in borsa anche a rischio di perdere una parte o tutto l’investimento.

Sta prendendo piede anche il rewards crowdfunding che intriga molto i privati che in cambio del loro contributo sperano di ricevere un bene o un servizio e non una somma di denaro.

Seed Money, un sostegno per le startup early stage

I primi passi di un’impresa nel mondo del business sono i più difficili e i più delicati da compiere. Esistono però realtà come Seed Money che aiutano in questa fase cruciale.

Seed Money è infatti un progetto che punta allo sviluppo di startup early stage, ossia giovani aziende in una fase molto iniziale di messa a punto del business.

Che cosa è

Come racconta Federico Barcherini, socio fondatore, “Seed Money è un veicolo di investimento e acceleratore per startup early stage fondato da un team di Business Angel di grande esperienza”.

I soci che entreranno a farne parte, grazie alla campagna di equity crowdfunding, potranno affiancare il team in tutte le fasi di lavoro”.

Barcherini ha fondato Seed Money insieme a una cordata di professionisti di grande esperienza, che conoscono in profondità il mercato delle startup.

Il crowdfunding

Seed Money ha da poco avviato una campagna di raccolta fondi su CrowdFundMe.it che proseguirà fino alla fine di novembre.

Siamo partiti con un obiettivo di 50mila euro, ma in pochissimo tempo abbiamo raccolto circa 70mila euro. Segno che nel nostro Paese un’iniziativa del genere ha spazio e mercato”, prosegue Barcherini.

Per gli investitori questa è una nuova opportunità di diversificazione, perché difficilmente le startup early stage trovano spazio nelle campagne di equity crowdfunding”.

Con Seed Money, oltre a partecipare ai successi del veicolo di investimento, tutti i soci saranno coinvolti dal team nelle fasi di selezione e accelerazione e potranno anche interagire direttamente con le startup”.

Oltretutto, molti dei soci che fanno parte del progetto sono artefici di altre startup di successo, professionisti di grande esperienza: una garanzia in più per chi si approccia a questo settore”.

I numeri del mercato

Per capire il quadro d’insieme in cui si muove Seed Money, è necessario dare un’occhiata al contesto di mercato.

Nel 2017 in Italia gli investimenti dei Business Angel sono cresciuti del 10%, per un totale di 26,6 milioni di euro, rispetto ai 24,4 milioni del 2016.

Il 34% dei Business Angel ha investito individualmente, mentre il 66% preferisce il co-investimento attraverso club di investitori o gruppi di Business Angel come Seed Money.

L’obiettivo

Il nostro obiettivo è aiutare gli imprenditori nella fase iniziale del loro progetto, nei momenti delicatissimi di messa a punto del prodotto e di primo approccio con il mercato”, conclude Barcherini.

Vogliamo dare a tutti la possibilità di partecipare alle nostre iniziative: è proprio questa apertura alla nuova generazione di Business Angel la parte più innovativa del nostro progetto”.

Seed Money ha inoltre attivato una collaborazione con Startup Academy, la business school di Startup-News.it per formare gli imprenditori di domani.

Equity crowdfunding, istruzioni per l’uso

Gli strumenti finanziari del crowdfunding e dell’ equity crowdfunding sono sempre più diffusi e su Infoiva ce ne siamo occupati a più riprese. Ricordiamo che il crowdfunding e un processo con cui molte persone donano somme di denaro, anche di piccola entità, per finanziare un progetto imprenditoriale o altre iniziative utilizzando siti internet appositi (e ricevendo talvolta in cambio una ricompensa.

L’ equity crowdfunding prevede che questa ricompensa sia per il finanziatore, come contropartita del denaro erogato alla società proponente, una partecipazione al capitale. Una formula diversa rispetto alla donation (un progetto civico o artistico raccoglie denaro sotto forma di liberalità) o al reward (si ottiene una ricompensa non in denaro in funzione dell’apporto ricevuto dai sostenitori).

Si tratta però di strumenti e di un settore in cui il rischio di deregulation è forte. Ecco perché assume particolare importanza il position paper messo a punto dal gruppo di lavoro sulla finanza innovativa del Consiglio nazionale dei commercialisti e dalla Consob, con l’obiettivo di avviare attività di studio e di education su temi importanti come l’equity crowdfunding, ma non solo.

In sostanza, il lavoro congiunto di Cndcec e Consob si propone di favorire, attraverso un linguaggio semplice e chiaro, la comprensione e la consapevolezza delle caratteristiche e delle peculiarità di un’operazione di equity crowdfunding e il suo utilizzo da parte dei diversi attori della filiera produttiva.

Nella sua prima parte, il position paper illustrata la normativa di riferimento, per poi delineare il processo di un’operazione di equity crowdfunding e trattare gli aspetti più rilevanti dell’operazione, tanto da parte di chi la avvia quanto da parte di chi la finanzia:

  • le regole di corporate governance di cui lo statuto di un emittente deve tener conto per gestire gli effetti di un azionariato a maggior base partecipativa;
  • le peculiarità di un business plan, per rappresentare in modo efficace l’iniziativa imprenditoriale ai potenziali finanziatori;
  • le agevolazioni fiscali dirette ad incentivare l’investimento in start-up e Pmi innovative;
  • le valutazioni di opportunità e convenienza di un ipotetico investitore.

Il crowdfunding arriva nelle grandi aziende

Nell’era di internet capita spesso che le idee migliori nascano dal basso e che, se funzionano, chi sta in alto le copi o se ne impossessi. Un caso del genere riguarda il fenomeno del crowdfunding, le cui piattaforme per la raccolta di fondi destinate a premiare le idee imprenditoriali più innovative e convincenti, da sempre utilizzate per sostenere piccole realtà, finiscono ora al servizio delle grandi aziende.

A Las Vegas, durante il CES, l’appuntamento annuale più importante del mondo per le novità tecnologiche consumer, Indiegogo, una delle principali piattaforme di crowdfunding ha guardato alle grandi aziende lanciato una piattaforma dedicata proprio a loro. Obiettivo: far conoscere alle multinazionali le potenzialità della sharing economy e del finanziamento collettivo.

La piattaforma di crowdfunding in questione è già stata provata da alcune grandi aziende americane, tra le quali Hasbro e General Electric, e si chiama Enterprise Crowdfunding. Non c’è molta differenza con le piattaforme tradizionali cui siamo abituati per le piccole imprese, se non l’obiettivo dichiarato di utilizzarla per aumentare il cosiddetto “engagement” (le dinamiche di interazione e relazione con in consumatori dei propri prodotti) attraverso il contatto con creativi e appassionati del settore merceologico di ciascuna azienda.

Tra gli strumenti messi da Enterprise Crowdfunding a disposizione delle grandi aziende ci sono anche programmi di sponsorship e strumenti di analisi e di marketing. In questo modo, le aziende potranno tagliare tempi e costi dell’ideazione, produzione e lancio di nuovi prodotti, conoscendo anche con un certo anticipo se gli stessi potranno avere un successo commerciale o meno, risparmiando nel caso risorse per posizionare prodotti destinati a non funzionare.

Crowdfunding e impresa in Italia

Quando in Italia prende piede una nuova tendenza, specialmente se legata al web e specialmente se con un nome inglese, in molti si fanno prendere dalla smania della novità e cominciano a cavalcare la moda. Con il fenomeno del crowdfunding, per esempio, succede così.

Ricordiamo che con crowdfunding si indica una formula che, attraverso il web, consente di raccogliere piccoli finanziamenti da parte di soggetti potenzialmente sterminati, il cui totale consente poi a chi ne beneficia di realizzare progetti di varia natura (imprenditoriale, politica, sociale…), ricompensando i donatori con riconoscimenti vari, i più significativi dei quali sono parte dei profitti o azioni della società finanziata, qualora si tratti di progetti del cosiddetto equity crowdfunding.

La raccolta dei fondi sul web avviene attraverso apposite piattaforme cui aderiscono i soggetti che hanno progetti da finanziare in crowdfunding. Per fortuna, in Italia non è possibile svegliarsi al mattino e implementare una piattaforma a questo scopo; quelle che ci sono, e quelle che vorranno esserci, sono sottoposte a normativa Consob, la società che vigila sulle operazioni di Borsa.

C’è infatti in Consob un apposito registro nel quale, tra le altre cose, i soggetti che vogliono attivare piattaforme di crowdfunding devono certificare la propria affidabilità e la qualità del servizio da loro reso. Fanno parte di questo registro i soggetti che ne fanno richiesta (accettata…), le banche e le società di investimento (Sim).

Come si diceva, quindi, anche l’Italia sta scoprendo il fenomeno del crowdfunding anche se i numeri in gioco sono per forza di cose minori che in altre realtà mondiali. Un po’ per il fatto di essere arrivati dopo, un po’ per le dimensioni non esagerate dei progetti finanziati nel nostro Paese. Stando alle cifre attuali, negli ultimi 12 mesi le piattaforme nostrane hanno raccolto circa 11 milioni di euro su un totale di 23, a fronte degli 1,6 miliardi di dollari del Nord America.

Eppure, specialmente per le start-up innovative, le realtà maggiormente inclini a ricorrere al crowdfunding per il proprio finanziamento, l’occasione è di quelle ghiotte. A maggior ragione se si sceglie di utilizzare la formula dell’equity crowdfunding (di cui abbiamo detto sopra) anziché quelle più classiche del crowdfunding per prestito o per donazione.

Anche perché la normativa Consob che regola la prassi dell’equity crowfunding è decisamente all’avanguardia in Europa e nel mondo, essendo stata varata in anticipo persino rispetto a quella americana.

Inoltre, i margini di sviluppo dell’equity crowdfunding sono decisamente più ampi delle formule in prestito o donazione: basti pensare che, a livello globale, questo tipo di formula cuba circa 116 milioni di dollari (30% annuo), contro i 1,2 miliardi di dollari del crowdfunding su prestito (+111% annuo) e degli 1,4 miliardi di quello su donazione (+85%).

Notai, L’arancia apre il suo crowdfunding sociale

L’arancia, la community del Notariato dedicata ai giovani aspiranti imprenditori, ha aperto il proprio network di crowdfunding sociale per ospitare progetti d’utilità sociale ideati e gestiti da organizzazioni non profit. L’arancia diventa così uno strumento per aiutare, promuovere e finanziare i progetti che necessitano di un sostegno economico.

L’arancia è un progetto del Consiglio Nazionale del Notariato, un magazine online aggiornato, una rassegna stampa, una community per chi si vuol mettere in proprio. Il Crowdfunding Network L’arancia nasce sulla piattaforma Produzioni dal Basso, una delle prime piattaforme di crowdfunding nate in Europa ed una della più grandi comunità italiane di autoproduzione online.

Il Crowdfunding Network L’arancia è partito nei mesi scorsi con due progetti di Libera-Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, l’associazione presieduta da don Luigi Ciotti con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia.

Il primo progetto “E tu … di che pasta sei?” consente di avere, con una sottoscrizione minima di 35 euro, 3 pacchi di pasta da 1 kg in confezione di cartone FSC misto, prodotta in edizione limitata ed esclusiva per il ventennale di Libera dal pastificio Afeltra di Gragnano con il grano in conversione raccolto nelle terre confiscate alle mafie, gestite dalle cooperative Libera Terra, e dai produttori che ne condividono il progetto di riscatto da ogni forma d’illegalità. Il ricavato dell’iniziativa è destinato a diverse attività associative.

Il secondo progetto “Dona una rosa. Adotta un filare” si propone di piantumare oltre mille rose vicino a tre vigneti confiscati alla mafia a Portella, Verzanica e Don Tomasi, in Provincia di Palermo, gestiti dalle cooperative Placido Rizzotto – Libera Terra e Pio La Torre – Libera Terra. Poiché la rosa è una pianta che manifesta prima i sintomi di eventuali attacchi di patologie e parassiti, viene messa “in testa” ai filari per una questione di monitoraggio e controllo. In questo modo è più facile tenere sotto controllo i cicli biologici di insetti e funghi, attuando così la miglior difesa. Le cooperative sono nate grazie alla promozione e al sostegno di Libera.

Il crowdfunding che spinge l’economia

Quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi in merito all’equity crowdfunding, al peer-to-peer lending e al crescente interesse che riscuotono tra gli investitori istituzionali e i semplici “prestatori” di denaro non è un fatto isolato né casuale.

Si tratta infatti di tendenze che sono emerse anche il 29 e il 30 ottobre scorso durante la quarta conferenza annuale della Equity Crowdfunding Network Association (Ecn) tenutasi a Parigi.

All’appuntamento hanno partecipato decine di esperti di diversi Paesi Ue, membri della Commissione Ue e rappresentati di alcune delle più importanti authority europee di vigilanza sui mercati finanziare, tra cui l’italiana Consob. Al centro della due giorni, il futuro e gli sviluppi del mercato europeo del crowdfunding, con un particolare focus sulle normative e sulle leggi che disciplinano la materia, che sono in costante evoluzione.

Ciò che per noi è l’evidenza più interessante emersa dall’assemblea di Parigi è proprio l’interesse crescente e condiviso che suscitano l’equity crowdfunding e il peer-to-peer lending specialmente tra gli investitori professionali, tipicamente i venture capitalist, e gli investitori istituzionali come i grandi fondi privati e le banche.

Si tratta di realtà ampiamente strutturate per aderire a questo tipo di investimenti in crowdfunding, poiché hanno gli strumenti per valutare il bilanciamento tra rischio e opportunità di guadagno. Proprio per questo, dunque, se il loro applicarsi a questa nuova tipologia di investimento diventasse una costante per diversificare il loro portafoglio di business, è facile che l’imprenditoria innovativa e l’economia tutta ne avrebbero giovamento.

Proprio in questo senso vanno gli accordi già in essere tra alcune banche e le piattaforme di lending crowdfunding, in virtù dei quali gli istituti di credito che coinvestono nel crowd completano con un proprio intervento i finanziamenti versati alle Pmi o alle start-up. E spesso non si tratta di somme risibili, dato che la copertura data dalle banche può arrivare anche al 50% della somma totale.

Allo stesso modo, i player dell’equity crowdfunding possono contare su gruppi di venture capitalist e di investitori non istituzionali che, come nel caso delle banche, co-investono insieme agli investitori individuali.

Si tratta di sinergie importanti, che possono davvero aiutare le realtà operanti nel peer-to-peer lending e nel crowdfunding a dare un impulso significativo all’imprenditorialità che, sempre più spesso, è ricchissima di idee ma povera di mezzi.

Crowdfunding e peer-to-peer lending

All’interno dell’articolato mondo del crowdfunding c’è una realtà tutta particolare che, come è d’obbligo in questi casi, ha anch’essa un nome inglese. Si tratta del cosiddetto peer-to-peer lending che, a differenza del crowdfunding classico, è un’offerta di credito online diretta e senza intermediari.

Gli attori sono gli stessi del crowdfunding – imprese, persone o enti che vorrebbero ricevere finanziamenti e investitori interessati a darne – che si muovono però per contatto diretto. Una modalità di raccolta fondi che, nel 2014, ha fatto registrare uno scambio di risorse per 11 miliardi di dollari a livello globale, pari dunque a oltre il 60% del totale del crowdfunding mondiale.

Una crescita importante, visto che nel mondo i volumi del peer-to-peer lending sono più che raddoppiati rispetto al 2013, con casi come quello americano ed europeo (+140%) o quello asiatico (+300%) che impressionano. Per il 2015 si prevede che il peer-to-peer lending possa arrivare a toccare i 34 miliardi di dollari

E nel nostro Paese? Sul fenomeno ha provato a fare luce la ricerca “Peer-to-peer lending: mito o realtà?”, commissionata da CRIF a SDA Bocconi, la quale ha rilevato che, anche se il crowdfunding in Italia sta conoscendo uno sviluppo importante, la componente del peer-to-peer lending è ancora un po’ indietro, con un valore complessivo dei progetti finanziati di poco superiore a 23 milioni di euro.

Nello studio si rileva che, tra il 2007 e il 2014, i volumi del peer-to-peer lending sono aumentati di oltre 40 volte rispetto alla situazione del 2007, così come è cresciuta la percentuale di accettazione delle richieste, dal 10% al 15%.

Ma qual è, in Italia, il profilo del possibile utilizzatore del peer-to-peer lending? Lo studio ha provato a capire anche questo. Intanto, l’assenza di una piattaforma di intermediazione per la raccolta dei fondi fa sì che il grado di fiducia – di trust, come si dice – tra chi offre un progetto e chi è disposto a finanziarlo deve essere molto più alto del consueto. L’identikit del possibile utilizzatore è uomo, con grado di istruzione, alta propensione al rischio e scarso livello di fiducia verso il sistema delle banche.

Invece, il possibile finanziatore di progetti tramite peer-to-peer lending è sempre maschio ma di età medio-bassa, inserito in nuclei famigliari medio-ampi e con una minore propensione a investire se la persona in questione costituisce la fonte principale di reddito familiare. In sostanza, i figli sono più propensi dei padri a finanziare questi progetti.

Quello che è certo è che, anche in Italia, chi usa frequentemente il web ha meno problemi, almeno potenzialmente, ad accostarsi al peer-to-peer lending, specialmente coloro i quali acquistano o vendono frequentemente attraverso siti di e-commerce.