Chi ha paura della sharing economy?

Per tanti, purtroppo, l’espressione inglese sharing economy è ancora qualcosa di poco familiare. Diciamo purtroppo, perché in realtà, la cosiddetta economia della condivisione è un fenomeno sempre più importante e diffuso anche in Italia, Paese di solito più lento di altri a recepire simili cambiamenti.

A testimonianza di quanto la sharing economy sia ormai non più solo una moda è l’evento Sharitaly, che si è tenuto a Milano nei giorni scorsi e durante il quale sono stati presentati numeri e tendenze che rendono l’idea della portata del fenomeno.

Durante l’evento sono state infatti portate all’attenzione del pubblico due ricerche svolte su dati relativi a quest’anno: “Il crowdfunding in Italia. Report 2015: statistiche, piattaforme e trend”, realizzata dall’Università Cattolica in collaborazione con Tim e Starteed e “Sharing economy: la mappatura delle piattaforme italiane 2015”, curata da Collaboriamo.org in collaborazione con Phd Italia.

Dalle ricerche emerge che in Italia vi sono ben 187 piattaforme di sharing economy, +35,5% rispetto al 2014. Si tratta di 118 piattaforme di sharing (+21,6% sul 2014) e 69 di crowdfunding (+68,2%).

Spacchettando poi per settore merceologico i dati delle diverse piattaforme di sharing economy, si scopre che la parte del leone tra le aziende dell’economia collaborativa la fanno quelle dei trasporti (19%), seguite da turismo e scambio di beni (15%), alimentare e cultura (9%).

E a testimonianza del fatto che la sharing economy è qualcosa ormai non più relegato all’astratto mondo del digitale ma una realtà ben calata nel concreto dell’economia c’è il dato relativo alle piattaforme iscritte al registro imprese, che sono il 70% del totale, per la maggior parte Srl, (56%), seguite dalle start up innovative (26%). Lato crowdfunding abbiamo il 52,5% di Srl e il 17,5% di start up innovative.

Un dato confortante, perché sta a significare che il fenomeno della sharing economy ha ancora ampi margini di sviluppo, è quello relativo a utenti e donatori. Il 51% delle piattaforme di sharing ha meno di 5mila utenti e ben l’11% ne ha più di 100mila. Quasi la metà delle piattaforme di crowdfunding ha meno di 500 donatori (49%), solo in 9% più di 50mila.

Infine, due parole sulla profilazione per sesso ed età degli imprenditori della sharing economy: under 40, con laurea in materie ingegneristiche o economiche, 2/3 uomini. Di questi imprenditori, l’81% di coloro che hanno attivato piattaforme di sharing e il 65% di quelle degli ideatori di piattaforme di crowdfunding dichiara di aver messo in piedi la propria idea e il proprio servizio grazie a risparmi personali. L’augurio è che siano ben spesi…

Il Notariato nel sociale

Attraverso il portale del Consiglio nazionale del Notariato si accede a L’Arancia, un magazine online aggiornato che si occupa anche di startup ed iniziative sociali.
Tra queste, ci sono i progetti di Crowdfunding che mirano a sostenere, promuovere e finanziare progetti di utilità sociale ideati e gestiti da organizzazioni non profit e che necessitano di uno strumento innovativo di finanziamento.

L’ultimo, in ordine di tempo, si chiama Mr Crohn e riguarda la realizzazione di un cortometraggio da mettere a disposizione gratuitamente delle scuole medie e superiori, che in soli 15 minuti racconta vite vissute convivendo quotidianamente con una malattia, il Morbo di Crohn, che spesso colpisce gli adolescenti, costretti così a stravolgere la propria quotidianità per curarsi.

E’ stata fondata anche l’associazione Crohnonlus, che si occupa di fornire assistenza socio sanitaria in forma completamente gratuita a tutti coloro che soffrono di malattie infiammatorie croniche dell’apparato digerente ed alle loro famiglie. Tramite la realizzazione del cortometraggio si vuole promuovere una raccolta fondi a favore della ricerca scientifica, per poter debellare definitivamente questo terribile morbo.

Tra i progetti tuttora finanziabili ce ne sono due particolarmente interessanti:

  • Asili domiciliari Abruzzo: Il progetto consiste nella realizzazione di una rete di asili domiciliari che prevede l’accoglienza di massimo 5 bambini da 3 mesi a 3 anni nell’abitazione civile di una operatrice. L’obiettivo è quello di permettere ai genitori di affidare i propri figli a personale formato e professionale, in un ambiente protetto e sicuro, che fornisca massima flessibilità di orario. Le operatrici, non solo donne, ma anche uomini inoccupati o che hanno scelto di rinunciare al lavoro per accudire i propri figli, accolgono i bambini nella propria abitazione prendendosi cura di loro e producendo così reddito.
  • La casa a colori: dove le famiglie possano stare insieme e sentirsi al sicuro. Una casa dove i bambini possano giocare, giocare e giocare. La Casa a Colori nasce in un edificio di 1600 mq concesso in comodato d’uso dal Comune di Roma all’A.G.O.P.. L’obiettivo è quello di raddoppiare gli appartamenti che oggi l’Associazione offre gratuitamente ai bambini in cura al Policlinico Gemelli per malattie oncologiche e ai loro familiari e sarà un luogo in cui trovare assistenza infermieristica, riabilitativa e psico-oncologica, ma anche una ludoteca, una biblioteca, un giardino bioenergetico e un giardino pieno di giochi.

Vera MORETTI

Un premio al crowdfunding di Poste

Chi pensa a Poste come a un’azienda vecchia e un po’ elefantiaca, dovrà ricredersi di fronte a un riconoscimento che l’azienda ha appena ricevuto per un progetto legato a un fenomeno che più moderno non si può: il crowdfunding.

L’Associazione Italiana Financial Innovation (Aifin) ha infatti premiato PostepayCrowd, il progetto di Poste che supporta l’imprenditoria e la creatività attraverso il finanziamento raccolto con il concorso di diverse idee innovative. A Poste è andato il premio “Cerchio d’oro dell’Innovazione finanziaria 2014”.

Di fatto, PostepayCrowd è un modello di finanziamento collettivo attraverso il quale molte persone contribuiscono con differenti somme di denaro a un progetto di cui si fanno sostenitori in quanto lo sentono vicino ai propri principi e aspirazioni. In cambio queste persone ottengono il cosiddetto reward.

PostepayCrowd è stato realizzato da Poste in partnership con Eppela, la principale  piattaforma italiana di crowdfunding, ed è stato sostenuto da Visa Europe. Di fatto, la piattaforma di crowdfunding di Poste si basa su un meccanismo di co-finanziamento di alcuni progetti che riescono a raggiungere almeno il 50% del budget stabilito in partenza, tramite il coinvolgimento della rete.

PostepayCrowd ha ottenuto il primo posto nella categoria “prodotti e servizi di credito”. Poste Italiane ha poi anche ottenuto due menzioni speciali nell’ambito del premio, una nella categoria “Operations e IT” per PosteID, sistema di identità digitale integrato, e una nella categoria “Prodotti e servizi di pagamento” per SuperSim Nfc, la Sim di PosteMobile che trasforma lo smartphone in un portafoglio mobile.

A Firenze si parla di crowdfunding

Si svolgerà domani, 22 maggio 2013, a Firenze, un importante convegno rivolto alle pmi innovative che desiderano informarsi sul crowdfunding.
L’iniziativa è di Unioncamere, che ha organizzato l’incontro in collaborazione con le Camere di Commercio di Firenze, di Pistoia, di Prato e l’azienda speciale Metropoli.

Il convegno, dal titolo “Crowdfunding e start-up innovative”, si terrà presso la Sala Ghiberti dell’Opera del Duomo, e tratterà i principi base del crowdfunding, il sistema di finanziamento collettivo basato sulla collaborazione tra più finanziatori, impegnati a sostenere lo stesso progetto e a far decollare la medesima idea di business utilizzando le risorse della Rete.

Ci si soffermerà anche sulle novità introdotte in Italia per regolamentare l’equity crowdfunding, ovvero la raccolta da parte delle neo-imprese di capitali di rischio attraverso la Rete Internet, limitatamente alle start-up innovative come sono state definite dal decreto crescita-bis.

All’evento prenderà parte anche la Consob, che avrà l’incarico di definire le disposizioni attuative sulla raccolta di capitali di rischio da parte di start-up innovative attraverso portali on-line.

Vera MORETTI

L’idea di business si fa in… Com-Unity

Ne avevamo parlato qualche mese fa, anticipandone la nascita, all’interno dello speciale che Infoiva ha dedicato al fenomeno del crowdfunding. Ora, il portale Com-Unity (www.com-unity.it) è una realtà. La piattaforma di crowdfunding voluta da Banca Interprovinciale di Modena e da Studio SCOA di Bologna, ha infatti esordito sulla rete con la sua prima campagna, destinata al finanziamento di un progetto di ricerca dell’Istituto Tethys onlus, associazione che si occupa di studiare i cetacei che vivono nei nostri mari.

La presentazione di Com-Unity è avvenuta giovedì 21 marzo al museo Casa Enzo Ferrari di Modena davanti a oltre 150 persone tra giornalisti, istituzioni e operatori. Al termine dell’incontro il sito è stato messo online e nel giro di poche ore ha superato i 600 contatti e sono già sono stati già inviati diversi progetti all’attenzione del Comitato Etico, una delle novità di questa piattaforma assieme al business coach.

Con quest’operazione Banca Interprovinciale ha voluto dare una scossa a un mercato che risulta fermo, ponendo al centro di tutto l’idea e la capacità d’inventare di un territorio, quello emiliano, ma non solo, che in quanto a creatività non è secondo a nessuno. Banca Interprovinciale vuole aprirsi alle altre realtà presenti nella rete, collaborando con esse per creare un ecosistema in grado di dare una opportunità in più al Sistema Italia.

Il primo progetto presente sul portale, proposto dall’Istituto Tethys, vuole scoprire le abitudini alimentari delle balene presenti nel mediterraneo, in particolare nel Santuario Pelagos, un’area protetta tra l’Italia e la Francia. I dati raccolti serviranno a creare una solida base scientifica, in modo da dare a chi è preposto alla tutela e salvaguardia di questi animali informazioni accurate per poter agire nei migliore dei modi. Per sostenere questa campagna o le altre che saranno online, è sufficiente registrarsi sul sito di Com-Unity e avviare la procedura di donazione. Le somme donate, tramite carta di credito, saranno restituite ai donatori qualora la campagna da loro prescelta non dovesse raggiungere l’obiettivo preposto.

Crowdfunding, perché regolarlo

Abbiamo iniziato la settimana parlando del questionario sul crowdfunding, che Consob ha pubblicato sul proprio sito. Ora vediamo perché l’authority che vigila sui mercati finanziari ha necessità di disciplinare questo tipo di raccolta.

Il Decreto Crescita ha apportato alcune modifiche al TUF che consentono alle start-up innovative la raccolta di capitali attraverso portali online, secondo il principio del cosiddetto “equity crowdfunding”. In virtù delle deleghe contenute nel decreto, la Consob, dovrà quindi dettare con regolamento, entro il 19 marzo 2013, il principio e i criteri relativi alla registrazione e alla gestione di portali per la raccolta di capitali per le start-up innovative, oltre alla disciplina applicabile alle offerte attraverso portali per la raccolta di capitali.

Le finalità generali delle misure introdotte dal decreto a favore delle start-up innovative sono indicate dalla relazione al medesimo: crescita sostenibile, sviluppo tecnologico, occupazione – in particolare quella giovanile.

Le previsioni in materia di crowdfunding sono dettate con gli obiettivi di facilitare l’accesso al capitale per tutte le start-up innovative (anche in deroga al divieto per le Srl di ricorrere al pubblico risparmio) e agevolare o incentivare l’investimento nel capitale di start-up innovative anche da parte di investitori non professionali: cosa che richiede l’individuazione di misure in grado di fornire una dotazione di strumenti di valutazione del profilo rischio/rendimento dei progetti e, dunque, la loro selezione.

Le start-up innovative sono definite dal Decreto Crescita con riferimento al possesso di requisiti che riguardano: la forma societaria, il soggetto che detiene la maggioranza del capitale, il tempo trascorso dalla costituzione, il valore della produzione, la ragione per cui è nata e il legame con l’innovazione ad alto contenuto tecnologico, l’alta qualificazione del personale, oltre che la gestione degli utili. Il decreto contempla anche le start-up innovative a vocazione sociale.

La relazione illustrativa del decreto individua anche gli obiettivi che sottostanno alla delega regolamentare e al potere di vigilanza attribuiti alla Consob, che sono sostanzialmente due:

Creazione di un “ambiente” affidabile
Con riferimento ai “gestori dei portali online” (diversi dalle banche e dalle SIM che possono svolgere tale attività senza necessità di autorizzazione ad hoc) l’obiettivo della Consob è quello definire le regole in grado di “salvaguardare l’affidabilità” di tali soggetti ai quali il decreto riserva una particolare disciplina di favore. Sono destinatari di “oneri autorizzativi e regolamentari semplificati rispetto a quelli generalmente applicabili ai soggetti che svolgono servizi di investimento” e godono di “un regime derogatorio degli obblighi di comportamento e della disciplina della promozione e collocamento a distanza di servizi e strumenti finanziari”.

Dotazione di strumenti di valutazione dei progetti imprenditoriali da parte degli investitori (profili rischio/rendimento)
In materia di offerte al pubblico di prodotti finanziari condotte tramite portali on-line, il decreto delega alla Consob l’emanazione della disciplina relativa a tali offerte “al fine di tutelare gli investitori diversi dai clienti professionali”, mettendoli nelle condizioni di operare scelte consapevoli. Nel circuito di “finanziamento diretto” è l’investitore che finanzia i progetti imprenditoriali e, pertanto, il raggiungimento delle finalità generali del decreto dipende dalle sue capacità di selezione.

Crowdfunding, il nuovo social business

 

Un’idea di business che diventa realtà grazie all’aiuto di una comunità, un gruppo di persone (crowd = affollare, e in questo caso bisogna proprio dirlo, “più si è meglio è”). E’ il teorema che sta alla base del crowdfunding, come viene definito quel processo di finanziamento collettivo che permette di dare luce a nuove start up.

Ma quali sono le potenzialità oggi del crowdfunding in Italia? Come si finanzia concretamente un progetto o un’idea di impresa solo tramite la sua visibilità sul web e nell’universo dei social? Infoiva lo ha chiesto a Eppela, il progetto di crowdfunding che permette di condividere le proprie idee di business on line e raccogliere fondi per la loro realizzazione. Che molto spesso non resta solo un miraggio: Eppela ha infatti all’attivo decine di progetti di impresa che hanno visto la luce, come Trail Me Up, la community di visite guidate virtuali, o Fattelo!, la lampada di design che si costruisce da un semplice cartone.

Ma facciamo un passo indietro: da dove si comincia? Ce lo racconta Fabio Simonelli, Project Manager Eppela. 

Quando e come è nata l’idea di dare vita ad Eppela?
Eppela nasce da un’intuizione di Nicola Lencioni nella primavera del 2011. Tornato da uno dei suoi viaggi scouting negli USA, e dopo aver scoperto la piattaforma KickStarter, Nicola decide che anche in Italia è il momento di cercare un nuovo modo di proporre e fare impresa.

Secondo quali criteri scegliete i progetti e le idee da condividere grazie alla vostra piattaforma?
Eppela e il suo team non danno giudizi di merito sull’eccellenza di un progetto. Ci limitiamo a valutare l’etica dello stesso ma sopratutto l’idea di base e la volontà del progettista di portare a termine il suo “sogno”.

Quanti sono i progetti che ad oggi siete riusciti a finanziare?
Su Eppela sono andati a buon fine numerosissimi progetti: dai già citati Trail Me Up e Fattelo!, ma anche cortometraggi, progetti artistici e una linea di t-shirt ecologiche.

Perchè un ‘investitore’ decide di puntare su un progetto virtuale che conosce solo attraverso il web?
Perché’ il crowdfunding crea un legame empatico tra progetto e “consumatore”. E’ come un amore a prima vista. Il crowdfunding segue le logiche dell’e-commerce: si scommette sulla riuscita di un progetto ma anche sulla reale voglia di diventare parte del progetto stesso (anche se non si diventa soci del progettista….ricordiamoci che Eppela si occupa di reward base crowdfunding).

Il crowdfunding rappresenta oggi una valida alternativa rispetto ai classici finanziamenti o ai meno accessibili venture capital per un’idea di impresa alla ricerca della spinta iniziale?
Il crowdfunding rappresenta una leva di sviluppo. Rappresenta una nuova dinamica di social business, dove l’idea viene validata e supportata dalla folla con le donazioni, non con dei semplici like.

A vostro avviso, oggi esiste in Italia una cultura del crowdfunding e del social financing?
Non ancora, anche se abbiamo passato il periodo della filosofia. Eppela ha lavorato e sta lavorando per far capire cosa è il crowdfunding. Ma adesso siamo passati alla pratica. Stiamo dimostrando che funziona!

L’esempio di alcuni politici (come Barack Obama che ha finanziato parte della campagna elettorale con i soldi donati dagli elettori tramite crowdfunding, o per restare in italia di Matteo Renzi e del suo camper finanziato dagli elettori) possono essere una spinta o un volano per la diffusione della pratica del finanziamento che viaggia in rete?
La politica rappresenta sempre un tasto dolente per la richiesta di sostegno economico, ma crediamo che se alla base della proposta esiste un movimento e delle persone pulite, il crowdfunding rappresenti il modo più efficace per valutare la performance di un candidato o di un movimento politico.

Alessia CASIRAGHI

Se il crowdfunding “fiorisce” in banca…

di Davide PASSONI

Il crowdfunding è sinonimo di rete, liberalità, innovazione, finanza creativa. Non certo di banca. Eppure in Italia, dove il fenomeno sta muovendo i primi passi, un istituto bancario ne ha intuito le potenzialità e ha deciso di scommetterci forte. Parliamo di Banca Interprovinciale, istituto di credito modenese che, insieme a Studio Scoa di Bologna lancerà, il prossimo mese, Com-Unity, portale di crowdfunding creato e gestito dalla banca stessa. Noi di Infoiva, ficcanaso che non siamo altro, abbiamo voluto capirne di più e abbiamo intervistato il direttore generale di Banca Interprovinciale, il dott. Alessandro Gennari.

Che cosa vi ha spinti a entrare in questo mercato?
Ci siamo entrati perché pensiamo che nei prossimi anni non potrà che ampliarsi. L’attenzione al crowfunding che da noi in Italia è agli albori, ma all’estero funziona da tempo, potrebbe servire a stimolare la creatività e l’intraprendenza di persone che oggi fanno fatica anche solo a proporsi sul mercato del lavoro. La nostra iniziativa serve per creare uno stimolo, anche se amo dire che in questo modo, in fondo, la banca torna alla sua missione originaria nei confronti degli imprenditori: quella di selezionare idee, progetti e, appunto, imprenditori di domani.

Quanto seguite i dettami del Decreto Crescita con il vostro progetto?
La nostra attività di crowdfunding è una cosa abbastanza diversa da ciò che è scritto nel Decreto Crescita, ossia la sottoscrizione di equity. Noi abbiamo scelto di non fare questo perché si tratta di un aspetto ancora non normato; di fatto, ci fermiamo un passo prima, alle donazioni.

Il crowdfunding si rivolge principalmente e start-up e neoimprenditori… che non necessariamente, però, sono giovani…
Non ho dubbi che possano esistere delle start-up innovative dietro alle quali non c’è per forza un giovane, ma mi aspetto che un crowdfunding basato su donazioni interroghi più i giovani: studenti, neolaureati, giovani ricercatori…

E quindi, voi, che cosa offrite?
Se io, imprenditore, ho un’idea e vado in banca chiedendo un finanziamento, le prime cose che mi vengono chieste sono le garanzie a copertura del rischio imprenditoriale. Noi tramite il portale Com-unity mettiamo a disposizione degli aspiranti imprenditori un’altra cosa: la possibilità di metterci concretamente la faccia. Caro aspirante imprenditore, se la rete condivide le tue idee e te le finanzia, bene, altrimenti c’è qualcosa da rivedere.

E chi consiglia gli aspiranti imprenditori su che cosa rivedere?
Nel nostro progetto di crowdfunding è presente un business coach che ha il compito di verificare il piano finanziario di chi presenta un progetto. Inoltre, c’è anche un comitato etico, composto da personalità di spicco del territorio ma distinte e separate della banca, che hanno il compito di valutare opportunità e liceità dei progetti presentati, soprattutto a tutela di chi farà le donazioni.

Quindi tutto ciò che va online viene preventivamente vagliato?
Sì, tutti i progetti che saranno proposti online sul portale Com-unity saranno “filtrati” preventivamente dal business coach e dal comitato etico.

Composto da?
I membri sono l’ex presidente del tribunale di Modena e attuale difensore civico dell’università cittadina, Mauro Lugli, il rettore dell’università di Bologna Ivano Dionigi e Massimo Giusti, vice presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e membro dell’agenzia nazionale del terzo settore.

Quindi il problema della stretta del credito diventa un… non problema?
Ribaltiamo il punto di vista; fino ad oggi si è data la colpa al sistema bancario di non sostenere né ascoltare chi ha idee e progetti: ora la banca mette a disposizione di queste persone una piazza virtuale, con il popolo della rete che giudica e che di solito, mi pare, ci prende. E la banca si fida di questo giudizio. Tanto è vero che se non si raggiunge l’importo stabilito come soglia minima per un progetto, l’istituto si impegna alla restituzione delle somme a chi ha fatto le donazioni.

Quando partirà il portale?
L’appuntamento per la presentazione sarà il 21 marzo al Museo Ferrari di Modena, quando mostreremo anche il funzionamento del portale, che dal giorno dopo sarà attivo.

Pensate che sul vostro territorio ci sia “fame” per questo tipo di iniziative?
Secondo noi sì. In questo senso riteniamo che il mondo universitario o quello a esso contiguo possano essere stimolati da questo tipo di iniziativa. Vogliamo un portale aperto ad altri gruppi di enti, associazioni, università per diventare una piazza ancora più vasta e creare i presupposti perché sempre un maggior numero di persone possa contribuire al finanziamento dei progetti, al di là della territorialità dell’Emilia Romagna.

Ritenete che le normative cui sta lavorando la Consob possano entrare in conflitto con il vostro progetto?
No, perché le nostre sono donazioni di modico valore, atti di liberalità, non sottoscrizioni di equity. Pur apprezzando l’attività di Consob, il campo che l’authority punta a normare è contiguo al nostro ma i punti di collegamento si fermano solo al nome.

Crowdfunding, il questionario Consob

Che il crowdfunding sia un fenomeno il cui interesse sta rapidamente montando, lo abbiamo scritto nella nostra introduzione al tema. Una testimonianza a supporto di questo interesse è data dall’iniziativa della Consob, che sul proprio sito ha pubblicato un questionario sulla raccolta di capitali di rischio via internet per le start-up. L’authority che vigila sui mercati finanziari ha tempo fino al 19 marzo per emanare il regolamento attuativo che permetterà a siti e portali di avviare la raccolta di capitali per le start-up innovative, secondo quanto prevede il Decreto Crescita convertito in legge il 17 dicembre 2012.

Il decreto del 18 ottobre 2012, n. 179, coordinato con la legge di conversione del 17 dicembre 2012, n. 221, ha apportato, tra l’altro, alcune modifiche al Tuf per consentire alle imprese start-up innovative la raccolta di capitali di rischio attraverso portali web, il cosiddetto “equity crowdfunding“. Ecco dunque che la Consob dovrà dovrà dettare disposizioni attuative concernenti due macroaree: la gestione di portali per la raccolta di capitali per le “start-up innovative” e le offerte attraverso portali per la raccolta di capitali.

La Consob ha quindi dato avvio a una fase preliminare per raccogliere dati e informazioni necessari a uno studio approfondito del fenomeno, alla quale seguirà un’analisi dei costi e dei benefici delle diverse opzioni regolamentari, per individuare la meno onerosa per il sistema. Ecco la scelta del questionario pubblicato su Consob.it e rivolto a un’ampia platea di soggetti: dalle associazioni di categoria e di risparmiatori ai gestori dei portali, dagli esperti del settore agli accademici agli studi legali e ai consulenti. La compilazione del questionario è aperta a tutti coloro i quali hanno un interesse per la tematica del crowdfunding e le risposte dovranno pervenire alla Consob via internet entro l’8 febbraio.

Il questionario è articolato in più sezioni, ciascuna dedicata ai diversi destinatari delle domande: i gestori, anche potenziali, delle piattaforme di equity crowdfunding; i potenziali investitori; gli investitori professionali (venture capitalist, business angels, gestori di fondi); le imprese start-up innovative. Sulla base delle risposte al questionario, la Consob provvederà a definire una bozza di regolamento da sottoporre al mercato attraverso un documento di consultazione reso pubblico entro la fine di febbraio.

Il fatto che poi lo scorso venerdì 1 febbraio la Consob abbia organizzato un incontro con il mercato nell’Auditorium della propria sede di Roma per aprire un primo dibattito sul tema, dà l’idea di quanto l’authority di vigilanza abbia a cuore il tema e di quanto esso, al crescere della propria importanza e portata, abbia bisogno di un quadro normativo certo e funzionante. Per non diventare un altro caso di valido sostegno all’impresa messo nell’impossibilità di funzionare dalla burocrazia all’italiana.

Crowdfunding: io ci metto le idee, gli altri (tutti insieme) ci mettono i soldi

di Davide PASSONI

No, non prendeteci per snob o per quelli che vogliono fare i fighi a tutti i costi… Se due settimane fa vi abbiamo parlato di coworking e questa settimana vi parliamo di crowdfunding non è perché ci siamo improvvisamente messi a usare i termini di quelli che “parlano bene”, ma perché le nuove forme che stanno prendendo l’economia, il mercato del lavoro e il mondo delle piccole e medie imprese passano anche, volenti o nolenti, da parole ed espressioni come queste.

Come quando vi parlammo di coworking, partiamo da Wikipedia per spiegare che il crowdfunding è “un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone ed organizzazioni. È un processo di finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse“. In sostanza, si finanziano progetti, anche d’impresa, mettendo insieme i capitali di più persone che condividono le finalità dei progetti stessi, siano esse finalità etiche o di business.

Il crowdfunding è un fenomeno che, come tanti altri che nascono da internet, ha cominciato a prendere piede in Italia da poco ma merita di essere conosciuto, specialmente in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando. Può infatti essere un ottimo strumento per chi, giovane o meno giovane, ha una brillante idea di business in testa ma pochi capitali per poterla realizzare. L’importante è utilizzare i canali giusti per farla conoscere e, soprattutto, realizzare un business plan coerente e sostenibile. Grazie al crowdfunding, tra l’altro, è possibile dare forma e capitali alle proprie idee senza passare per le banche. E in un periodo di feroce stretta al credito come quello attuale, non è cosa da poco.

Come in tutte le avventure imprenditoriali, è necessario appoggiarsi ai professionisti giusti. Poche, ad oggi, sono le piattaforme di crowdfunding e scarsa è la conoscenza dei mezzi che mettono a disposizione di chi vuole raccogliere soldi e consensi intorno al proprio progetto. Forse anche per questo, alcuni istituti di credito hanno cominciato a capirne le potenzialità e si stanno attivando in iniziative di crowdfunding. Ecco, questa settimana cercheremo di raccontare alcuni aspetti, esperienze, casi di crowdfunding in Italia per dire che un’alternativa alla stretta del credito c’è: basta essere tosti, innovativi e avere le idee chiare. Mica così facile…