Superbonus, tutte le novità nella circolare dell’Agenzia delle entrate

Il Superbonus in questi anni ha subito notevoli modifiche al punto che la normativa iniziale risulta ad oggi completamente stravolta. Gli interventi normativi sono stati numerosi e a breve intervallo di tempo e chi si è ritrovato a dover applicare le norme ha avuto molti motivi di confusione. Anche per questo motivo l’Agenzia delle entrate ha pensato a una circolare ricognitiva delle regole ad oggi in vigore che almeno per i prossimi mesi dovrebbero rimanere invariate. Ecco le norme che si applicano.

Ambito di applicazione delle nuove norme Superbonus

L’Agenzia sottolinea che le nuove norme si applicano a:

  • i condomini e le persone fisiche proprietarie o comproprietarie con altre persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arti e professioni, di edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate
  • edifici unifamiliari;
  • enti del terzo settore;
  • Iacp;
  • interventi di demolizione e ricostruzione.

La normativa prevede ora il decalage, cioè la riduzione delle agevolazioni fiscali per i lavori eseguiti dal 1° gennaio 2023.

Il decalage si applica a: condomini, persone fisiche, organizzazioni non lucrative di utilità sociale, dalle organizzazioni di volontariato e dalle associazioni di promozione sociale.

Il decalage prevede agevolazione al:

  • 90% per spese sostenute nel 2023;
  • 70% per spese del 2024;
  • 65% per spese del 2025.

Superbonus al 110% in questi casi

C’è però una deroga infatti per gli edifici unifamiliari oppure unità immobiliari con accesso autonomo ( villette a schiera) è possibile avvalersi per le spese sostenute fino al 30 settembre 2023 dell’agevolazione al 110% nel caso in cui al 30 settembre 2022 risultava completato il 30% dei lavori programmati.

Per quanto invece riguarda gli altri immobili unifamiliari, è possibile avvalersi delle detrazioni al 90% al verificarsi di queste condizioni:

  • il contribuente sia titolare di diritto di proprietà o di diritto reale di godimento sull’unità immobiliare;
  • l’immobile sia adibito ad abitazione principale;
  • il contribuente abbia un reddito di riferimento non superiore a 15.000 euro. Si applicano per determinare il reddito i principi indicati nel decreto Bilancio per il quoziente familiare.

Gli istituti autonomi case popolari (Iacp) e altri istituti comunque denominati aventi le stesse finalità sociali, potranno beneficiare del Superbonus al 110% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2023 a condizione che alla data del 30 giugno 2023 siano stati effettuati lavori per almeno il 60% dell’intervento complessivo.

Eccezioni, quando non si applica il decalage al 90%?

La circolare fa una ricognizione relativa al passaggio dall’aliquota di agevolazione al 90%. La stessa non si applica nel caso in cui:

  • i condomini abbiano presentato la Cila (comunicazione inizio lavori asseverata) entro il 31 dicembre 2022 e abbiano adottato la delibera d’assemblea prima del 18 novembre 2022;
  • la Cila risulta presentata al 25 novembre 2022 e la delibera di assemblea sia stata adottata tra il 19 novembre 2022 e il 24 novembre 2022;
  • per edifici diversi dai condomini la Cilas risulti presentata prima del 25 novembre 2022;
  • interventi di demolizione e ricostruzione per i quali risulti presentata l’istanza di acquisizione del titolo per gli interventi al 31 dicembre 2022.

Leggi anche: Cessione crediti superbonus, Poste ed Enel pronte a ripartire

NASpI: comunicazione entro il 31 gennaio per non perdere l’indennità

Per i percettori della NASpI c’è una data importante da tenere in considerazione, cioè il 31 gennaio 2022. Si tratta del termine ultimo per presentare la comunicazione del reddito annuo presunto.

Cos’è la NASpI e come funziona?

La NASpI è la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego e viene erogata ai lavoratori dipendenti che perdono il lavoro per un termine massimo di due anni. Questa misura è stata introdotta dal decreto legislativo 22 del 2015 e ammonta al 75% della retribuzione media percepita in costanza di lavoro. Con il tempo l’ammontare dell’assegno diminuisce con l’applicazione del meccanismo del decalage. Con la legge di bilancio 2022 il meccanismo del decalage è stato leggermente modificato, infatti non si applica più dal 4° mese ma, solo per coloro che perdono il lavoro dal 1° gennaio 2022, si applica dal sesto mese e per coloro che al momento della presentazione della domanda hanno già compiuto 50 anni di età si applica dall’ottavo mese.

Perché inviare la comunicazione dei redditi presunti entro il 31 gennaio 2022?

La normativa prevede però dei motivi di decadenza o sospensione dalla NASpI ed è proprio questo il caso che ci interessa.

L’indennità mensile NASpI si perde, naturalmente, al momento in cui si trova un nuovo lavoro a tempo indeterminato, ma non solo. Infatti il soggetto che presenta la domanda, entro un mese dalla presentazione deve anche comunicare i redditi che eventualmente percepisce da lavori part time, lavori occasionali o contratti di lavoro subordinato ancora esistenti.

Sempre entro un mese dalla presentazione della domanda è necessario comunicare anche il reddito annuo presunto derivante da lavori part time ancora attivi.

Naturalmente il lavoratore deve inviare la comunicazione anche nel caso in cui inizi successivamente alla presentazione della domanda un lavoro autonomo o parasubordinato.

La percezione della NASpI si interrompe nel caso di sottoscrizione di un contratto di lavoro full time a tempo determinato. In questo caso si può nuovamente percepire al momento in cui cessa il rapporto di lavoro.

Limiti di reddito per la percezione della NASpI

Le comunicazioni che abbiamo ora visto sono necessarie in quanto la normativa stabilisce dei limiti reddituali entro i quali si può beneficiare della NASpI. Tale limite è di 8.145 euro annui. Ecco perché, oltre alla comunicazione necessaria entro un mese dalla presentazione dell’istanza, per non vedere sospesa l’erogazione dell’assegno NASpI il lavoratore disoccupato entro il 31 gennaio di ogni anno deve presentare la comunicazione del reddito annuo presunto per l’anno in corso.

Questo implica che entro il 31 gennaio 2022 chi sta percependo la NASpI, deve comunicare all’INPS il reddito presunto per il 2022. Se il reddito resta inferiore alla soglia vista, si può percepire la NASpI, la stessa si riduce in proporzione a quanto dichiarato come proveniente da rapporto di lavoro a tempo determinato.

Il reddito presunto deve essere comunicato utilizzando il modulo Naspi-Com esteso che può essere reperito sul sito dell’INPS. Naturalmente è possibile farsi assistere da un patronato per ottemperare a quest’onere.

Per chi vuole maggiori informazioni sull’obbligo di comunicazione dei redditi presuti per il 2022 entro il 31 gennaio 2022, c’è la possibilità di accedere all’assistente virtuale NASpI. Per sapere come funziona, leggi l’articolo: NASpI 2022: tra le novità l’assistente virtuale INPS, come funziona? Guida

L’assistente virtuale è al fianco degli utenti anche per ulteriori curiosità e informazioni.

NASpI gennaio 2022: importi minori per decalage non applicata nel 2021

Sei un percettore NASpI e nel mese di gennaio ti sei accorto che il tuo assegno è molto diminuito rispetto a quello percepito a dicembre 2021? Il motivo è piuttosto semplice, è stato riattivato il meccanismo di decalage, ma purtroppo è anche retroattivo. Ecco come sono calcolati gli importi NASpI gennaio 2022.

Il decalage applicato alla NASpI

La NASpI è la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego e viene corrisposta a coloro che hanno involontariamente perso il lavoro, è stata introdotta dal decreto legislativo 22 del 2015. La disciplina generale prevede che trascorsi i primi 4 mesi dalla percezione, l’assegno inizia a diminuire della misura del 3%, questa misura viene comunemente denominata decalage. Per gli over 55 il decalage inizia a decorrere dall’ottavo mese. Il decalage si applica mensilmente, quindi ogni mese si percepisce di meno.

Con l’avvento della pandemia per le famiglie sono arrivati momenti difficili anche dal punto di vista economico, inoltre è più difficile trovare lavoro. Proprio per questo, al fine di sostenere le famiglie, con il decreto Sostegni Bis era stato sospeso il meccanismo di decalage. Si trattava però solo di una sospensione, infatti l’INPS nel messaggio 2309 del 16 giugno aveva precisato che da gennaio 2022 non solo sarebbe ripreso il meccanismo del decalage, ma addirittura sarebbero state calcolate anche le riduzioni dei mesi in cui il meccanismo era sospeso.

NASpI gennaio 2022, ecco come effettuare il calcolo

La NASpI gennaio 2022 risulta quindi essere formata dagli importi rimanenti dopo aver sottratto il 3% di giugno 2021. Alla somma risultante viene quindi sottratto il 3% del mese di luglio, di seguito i mesi di agosto, settembre, ottobre, novembre, dicembre e quindi gennaio. Naturalmente per i lavoratori che non avevano ancora maturato i requisiti per l’applicazione del decalage, lo stesso si applica solo dal momento in cui questi sono stati raggiunti.

Un esempio aiuterà a capire meglio il meccanismo con cui viene calcolato l’assegno NASpI gennaio 2022. Se Tizio a giugno percepiva l’intero ammontare dell’assegno NASpI e aveva percepito solo il primo assegno, per il mese di giugno, luglio e agosto comunque non sarebbe stato applicato il decalage. Da ciò consegue che si applica solo per i mesi di settembre, ottobre, novembre, dicembre e gennaio. Sempre sottraendo il 3% per ogni mese.

Se il lavoratore percepiva 800 euro, viene sottratto il primo 3%, raggiungendo 776 euro. A questa somma si sottrae il 3% riferito al mese di ottobre, per un importo di 752,72 euro. Si prosegue per il mese di novembre con un importo “virtuale” di 730,13, per dicembre avrebbe dovuto percepire 686,98 euro. Infine, viene calcolato l’importo di gennaio che è pari a 666,37 euro. Il disoccupato ipotetico, quindi percepisce tale somma a gennaio. Ovviamente non deve restituire le somme maggiori percepite per i mesi in cui il decalage è stato sospeso.

Se hai domande sull’assegno NASpI, ricorda che ora è disponibile anche l’assistente virtuale NASpI a cui si accede senza SPID. Trovi la guida all’articolo: NASpI 2022: tra le novità l’assistente virtuale INPS, come funziona? Guida

Da gennaio 2022 riparte di decalage sull’assegno NASpI

La NASpI è la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego e hanno diritto a percepirla coloro che perdono il lavoro. Dal primo gennaio 2022 c’è però una novità infatti torna in vigore il decalage sull’assegno NASpI.

Decalage sull’assegno NASpI: cos’è

La NASpI entra nel nostro ordinamento con l’articolo 1, decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22 ed è rivolta a coloro che hanno perso involontariamente l’occupazione, compresi apprendisti, soci lavoratori di cooperative, dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni, lavoratori dello spettacolo con contratto a tempo determinato. Sono invece esclusi i dipendenti delle pubbliche amministrazioni con contratto di lavoro a tempo indeterminato, gli operai agricoli con contratto a tempo determinato, coloro che hanno maturato i requisiti pensionistici (pensione di vecchiaia o anticipata), i lavoratori titolari di assegno di invalidità che non optino per la NASpI.

L’INPS eroga questo assegno mensilmente per un numero di settimane corrispondenti alla metà delle settimane contributive maturate negli ultimi 4 anni. L’importo spettante è pari al 75% della media delle retribuzioni maturate negli ultimi 4 anni. La disciplina però prevede anche che, dal primo giorno del quarto mese (articolo 4 comma 3 del decreto legislativo 22 del 2015) inizia ad applicarsi un decalage del 3% mensile. Se il beneficiario ha compiuto 55 anni di età, il decalage inizia ad essere applicato dall’ottavo mese.

Effetti del decreto Sostegni bis sul decalage NASpI

Con il decreto Sostegni Bis, decreto legge 73 del 2021, è stata però disposta la sospensione del decalage fino al 31 dicembre 2021. L’obiettivo era aiutare le persone che avevano perso il lavoro ad affrontare l’emergenza Covid senza particolari disagi, infatti il periodo emergenziale ha visto un aumento della perdita di posti di lavoro e quindi di disoccupazione e una maggiore difficoltà per chi già lo aveva perso a ricollocarsi.

Questo implica che dal 1° gennaio 2022 ricomincia ad essere applicato il decalage sull’assegno NASpI e a dare conferma di ciò c’è il messaggio 2309 del 16 giugno 2021. Il messaggio precisa che dal primo gennaio 2022 per le indennità NASpI ancora in essere “l’importo sarà calcolato applicando le riduzioni corrispondenti ai mesi di sospensione trascorsi”, si deduce che saranno comunque recuperate le percentuali di decalage non applicate in precedenza. Questo vuol dire che non si comincerà di nuovo il decalage al 3%, ma molto superiore.

Questo vuol dire che il calcolo prevede una riduzione del 3% per il mese di giugno, a questa riduzione si applica un’ulteriore riduzione che avrebbe dovuto essere applicata a luglio e via così fino ad arrivare a dicembre 2021. L’importo che i percettori avranno a metà gennaio 2022 subirà un taglio deciso. Dai calcoli eseguiti emerge che coloro che al primo giugno percepiva 1000 euro, in virtù dei vari tagli percepirà a gennaio circa 750 euro.

Le nuove regole per il reddito di cittadinanza: cosa cambia per i percettori

I percettori del Reddito di Cittadinanza (RdC) devono abituarsi a nuove regole, piccoli ritocchi intervenuti con la legge di bilancio 2022 che inserisce dei correttivi volti a evitare che i furbetti del reddito di cittadinanza possano continuare a percepirlo senza averne diritto.

Rifinanziato il Reddito di Cittadinanza per il 2022

Per i detrattori di questa discussa  misura di sostegno ci sono cattive notizie, infatti, nonostante siano stati scoperti numerosi illeciti, viene confermato anche per il 2022 e viene confermato anche l’importo complessivo, infatti il fondo anche per il 2022 sarà di 8,6 miliardi di euro (un miliardo di finanziamenti aggiuntivi), questo anche per far fronte al numero crescente di richieste, sintomo che la ripresa economica cammina in modo non equo per i vari settori e gradi di istruzione.

Nuove regole per il Reddito di Cittadinanza: maggior controlli al momento della richiesta

Naturalmente la scoperta di numerosi furbetti ha richiesto l’applicazione di correttivi e gli stessi sono di diversa natura. I primi cambiamenti si hanno al momento della richiesta, infatti sono stati rafforzati i controlli.

Le legge di bilancio 2022, in attesa di una convenzione tra l’INPS, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministero della Giustizia per lo scambio integrale dei dati riguardanti la posizione economica e patrimoniale (mobiliare e immobiliare, tra cui beni detenuti all’estero), l’INPS deve trasmettere al Ministero della Giustizia l’elenco del percettori del Reddito di Cittadinanza in modo da verificare se costoro negli ultimi 10 anni risultino condannati con sentenza passata in giudicato per un reato connesso alla percezione del reddito stesso, in particolare abbiano presentato false attestazioni, dichiarazioni e documenti falsi oppure, abbiano omesso la comunicazione inerente una modifica delle condizioni economiche che di fatto avrebbe portato a una revisione del reddito di cittadinanza o alla sua revoca ( articolo 7 decreto legge 4 del 2019 convertito con legge 26 del 2019).

Cosa succede in caso di rifiuto di offerte di lavoro

Oltre ai maggiori controlli sono previste anche delle “sanzioni” per coloro che rifiutano una congrua offerta di lavoro.

La legge di bilancio 2022 prevede che a seguito del primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua, dal mese successivo vi è una riduzione dell’importo del Reddito di Cittadinanza percepito di 5 euro ogni mese. Si tratta quindi di una riduzione progressiva degli importi anche chiamata decalage.

La riduzione quindi va a intaccare l’ammontare percepito solo per i lavoratori occupabili, mentre per coloro che non sono occupabili non vi sono modifiche. Non è prevista la riduzione anche nel caso in cui nel nucleo familiare siano presenti:

  • minori di tre anni;
  • persone non autosufficienti;
  • soggetti con disabilità grave.

Un altro limite alla riduzione è rappresentato dal totale percepito, infatti non sarà possibile ridurre l’importo erogato in favore di coloro che percepiscono fino a 300 euro. L’importo non potrà quindi mai scendere sotto i 300 euro.

Nel caso in cui il percettore rifiuti due offerte di lavoro congrue, vi è invece la sospensione del reddito di cittadinanza (in passato erano 3 offerte).

L’insieme di queste misure si inserisce all’interno del programma GOL, Garanzia Occupabilità Lavoratori, che prevede, tra le altre misure, anche il potenziamento dei Centri per l’Impiego.

Per saperne di più delle diverse iniziative presenti all’interno del programma GOL, leggi l’articolo: Cos’è il programma GOL: Garanzia Occupabilità Lavoratori

Nuove regole del Reddito di Cittadinanza: al Centro per l’Impiego almeno una volta al mese

Piccoli cambiamenti ci sono anche per quanto riguarda il Patti per il lavoro e per l’inclusione sociale, infatti questi devono obbligatoriamente prevedere la somministrazione di corsi di formazione e la partecipazione a colloqui di lavoro in presenza. In questa ottica si perde il diritto al reddito di cittadinanza anche nel caso in cui non ci si presenti (se non per giustificato motivo) almeno con cadenza mensile al Centro per l’Impiego di riferimento.

Cambia la proposta di lavoro congrua

L’ultima novità riguarda il concetto di “proposta di lavoro congrua” infatti deve intendersi un’offerta anche con contratto a tempo determinato, part time, lavoro in somministrazione con un contratto di almeno 3 mesi e fino a 80 km di distanza (prima erano 100 km), resta invece il requisito della raggiungibilità con mezzi pubblici in 100 minuti. Infine, se il contratto offerto è stabile non sono previsti limiti territoriali, quindi deve essere accettata anche una proposta di lavoro a una distanza superiore di 80 km.

Le seconda proposta di lavoro deve essere accettata ovunque si trovi per non avere la sospensione del posto di lavoro (se il contratto proposto è a tempo indeterminato).

Il ruolo dei Comuni e delle agenzie per il lavoro

Nel caso in cui il percettore di Reddito di Cittadinanza inizi una sua attività (autoimprenditorialità, lavoro autonomo, attività di impresa, partecipazione in società) la comunicazione all’INPS non deve più essere fatta entro 30 giorni dall’inizio della nuova attività, ma già dal giorno precedente all’inizio dell’attività.

Con le nuove regole per il Reddito di Cittadinanza vi sono nuovo impegni anche per i Comuni, questi infatti sono tenuti a impegnare almeno 1/3 dei percettori  in progetti utili alla collettività.

Tra i soggetti coinvolti vi sono anche le agenzie per il lavoro che possono svolgere attività di mediazione in favore dei percettori di RdC con l’obbligo di comunicare subito, e non oltre entro 5 giorni, all’ANPAL e al centro per l’impiego il rifiuto di un’offerta congrua.