Detrazioni su donazioni al Terzo settore: quanto sono detraibili e deducibili?

Quanto sono detraibili le donazioni e le erogazioni liberali al Terzo settore? In sede di dichiarazione dei redditi, le erogazioni al Terzo settore costituiscono una quota crescente delle detrazioni, soprattutto in applicazione di quanto previsto dal decreto “Cura Italia” approvato in piena emergenza Covid. Pertanto, nelle dichiarazioni dei redditi successive si potrà avere consistenza delle donazioni effettuate verso gli enti del Terzo settore soprattutto nel periodo della pandemia di Covid-19. Tuttavia, le tipologie di donazioni sono varie e variano a seconda dell’ente ricevente, senza dimenticare il bonus art e le erogazioni a vantaggio delle popolazioni colpite da eventi dannosi.

Qual è la percentuale di detrazione fiscale spettante per le donazioni al Terzo settore?

In linea di massima, le erogazioni liberali a favore del Terzo settore danno diritto alle persone fisiche che le hanno effettuate a una detrazione fiscale dell’imposta sul reddito corrispondente al 30% dell’importo della donazione stessa. Il contribuente può aver provveduto a effettuare l’erogazione liberale sia in denaro che in natura. Il limite della detrazione fiscale è fissato in 30 mila euro, secondo quanto prevede il decreto “Cura Italia” all’articolo 66.

Detrazioni della dichiarazione dei redditi 2021 in virtù del decreto ‘Cura Italia’

Tuttavia, questa disciplina non trova applicazione nella dichiarazione dei redditi del 2022 (per i redditi prodotti nel 2021). Infatti, la percentuale di detrazione fiscale e i relativi limiti sono stati applicati alla dichiarazione dei redditi del 2021 per l’anno di imposta 2020. Per la dichiarazione dei redditi del 2022, pertanto, le persone fisiche beneficeranno delle detrazioni fiscali, delle deduzioni o dei crediti di imposta a seconda di chi beneficia delle erogazioni liberali e degli obiettivi perseguiti.

Detrazioni fiscali delle erogazioni liberali al terzo settore: cosa c’è da sapere per il modello 730?

Prendendo dunque a riferimento le varie donazioni effettuate nei riguardi di determinati enti, si può fare riferimento alle norme introdotte per la riforma del Terzo settore. L’articolo 83 del Codice del Terzo settore (Cts) permette a tutte le persone fisiche che abbiano provveduto a donazioni a vantaggio degli enti del Terzo settore di beneficiare della detrazione fiscale ai fini Irpef per una aliquota del 30% dell’importo della donazione stessa. Il limite massimo della detrazione spettante è fissato in 30 mila euro. La percentuale aumenta se riferita alle donazioni verso le Organizzazioni di volontariato (Odv) al 35%.

Deduzioni sulle donazioni fatte agli enti del Terzo settore del 10%

I contribuenti hanno, peraltro, la possibilità di scegliere tra la detrazione del 30 o del 35% e la deduzione. In quest’ultimo caso, si può effettuare la deduzione delle erogazioni liberate rispettando il tetto del 10% del reddito dichiarato. Sulle eventuali eccedenze è possibile effettuare la deduzione nei quattro periodi di imposta susseguenti. In ogni caso, nelle istruzioni del modello 730 viene indicato che queste agevolazioni possono essere utilizzate dai contribuenti per le dichiarazioni dei redditi del 2022 sulle somme donate a favore di:

  • Onlus;
  • associazioni di promozione sociale (Aps);
  • organizzazioni di volontariato (Odv);
  • associazioni di promozione sociale (Aps).

Come indicare nel modello 730 di dichiarazione dei redditi le somme concesse in donazione al Terzo settore?

L’indicazione delle somme date in donazione agli enti del Terzo settore nel modello 730 di dichiarazione dei redditi comporta l’iscrizione:

  • del codice 71 in corrispondenza dei righi E 8 ed E 10. Questo passaggio vale per le somme erogate a vantaggio delle associazioni di promozione sociale (Aps) e delle Onlus. La detrazione fiscale limite è pari a 30 mila euro;
  • il codice 76 in corrispondenza dei righi E 8, E 9 ed E 10. Questo passaggio riguarda le donazioni effettuate nei confronti delle organizzazioni di volontariato (Odv) con detrazione spettante del 35%.

Donazioni agli enti del Terzo settore, quando serve il pagamento tracciabile?

Ulteriore requisito per la detrazione fiscale delle liberalità effettuate verso le organizzazioni di volontariato (Odv), le Onlus e le associazioni per la promozione sociale è quello del versamento delle somme mediante mezzi tracciabili. Ad esempio, il versamento deve essere stato fatto attraverso la banca, la posta o con carta di credito.

Ulteriori formule di donazioni agli enti del Terzo settore: quali sono?

Oltre alle agevolazioni fiscale che abbiamo visto in precedenza, sono presenti anche altre formule di erogazioni. La prima è quella prevista dal comma 1.1 dell’articolo 15, del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir) che prevede la detrazione fiscale con aliquota del 26% sull’importo delle erogazioni in denaro a favore di iniziative;

  • religiose e laiche;
  • umanitarie;
  • di fondazioni, associazioni, enti e comitati.

Il limite per le persone fisiche delle donazioni è fissato in 30 mila euro; per i soggetti Ires vige lo stesso tetto oppure il 2% del reddito dichiarato. Lo prevede la lettera h, del comma 2, dell’articolo 100 del Tuir.

Donazioni a enti di ricerca scientifica e di beni culturali: quali sono?

Ulteriori donazioni possono essere fatte a favore degli enti di ricerca scientifica e di beni culturali. È infatti previsto che le persone fisiche possano elargire somme di denaro o in natura in donazione con la deduzione fiscale sul reddito complessivo dichiarato nel limite del 10%. La stessa agevolazione spetta ai soggetti Ires. Il tetto massimo di deduzione fiscale, in entrambi i casi, è pari a 70 mila euro. Questa agevolazione, che deriva dall’articolo 14 del decreto legge numero 35 del 2005, non è più valida dal 2018 per le donazioni a vantaggio delle associazione di promozione sociale e le Onlus. La stessa verrà disapplicata anche per le altre tipologie di enti beneficiari con l’entrata in vigore dei regimi fiscali relativi agli enti del Terzo settore (Ets). Si attende l’ok della Commissione europea.

Enti di cultura e di arte, detrazione fiscale alternativa del 19%

Le donazioni alternative per gli enti attivi nell’arte e nella cultura riguardano le detrazioni fiscali del 19% sull’importo delle erogazioni liberali. Gli enti che beneficiano delle donazioni sono obbligati a usare le somme donate nei termini fissati dalla lettera h) ed h bis) del comma 1, dell’articolo 15, del Tuir.

Bonus art ed erogazioni per calamità naturali, che cos’è e quale detrazione è prevista?

Un ulteriore beneficio fiscale sulle donazioni effettuate si può ottenere dal bonus art. Si tratta di una detrazione del 65% delle somme donate, con il tetto del 15% rispetto al reddito imponibile. Le donazioni devono prevedere somme per:

  • la manutenzione, il restauro, la protezione di beni culturali;
  • il sostegno a istituti di cultura pubblici;
  • orchestre ed enti concertistici;
  • festival, teatri e centri di produzione teatrale;
  • centri di danza e circuiti di distribuzione.

Inoltre, si possono detrarre le erogazioni effettuate per le popolazioni danneggiate dalle calamità straordinarie o da aventi dannosi. Per la detrazione fiscale è necessario utilizzare i righi E 8, E 9 ed E 10 del modello 730 di dichiarazione dei redditi. Il codice da usare è il 20.

Partite Iva a regime forfettario: ecco quanto si paga di tasse mediamente con la flat tax

Dall’elaborazione dei dati sulle statistiche fiscali del ministero dell’Economia e delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi del 2021 emergono i guadagni delle partite Iva a regime forfettario. Tra aderenti alla flat tax e vecchi minimi, sono 1,7 milioni le partite Iva iscritte al regime fiscale di vantaggio. Tuttavia, considerando le nuove aperture di partita Iva, potrebbe essere stato già superato il tetto dei due milioni di contribuenti che scelgono il regime agevolato. In tutto, dalla flat tax arriva un gettito di imposte pari a 2,3 miliardi di euro per un prelievo fiscale di oltre 1.550 euro per partita Iva.

Partite Iva a regime forfettario, quante sono nel 2022?

Dall’elaborazione dei dati del ministero dell’Economia e delle Finanze emerge che il numero di partite Iva a regime agevolato (forfettari e vecchi minimi) ha superato quota 1,7 milioni. Se si aggiungono le nuove aperture (nel 2021 sono state più di 239 mila le nuove partite Iva forfettarie) e quelle del 1° trimestre del 2022 (all’incirca 100 mila nuove aperture), nell’anno in corso si supereranno abbondantemente i due milioni di partite Iva a regime di flat tax.

Partite Iva flat tax, quanto guadagnano mediamente?

I dati, inoltre, evidenziano che le partite Iva a regime di flat tax (con imposta del 15% o del 5% nei primi cinque anni di attività), pagano un volume di imposte pari a 2,3 miliardi di euro. Le informazioni sono tratte dalle dichiarazioni dei redditi del 2021 per l’anno di imposta 2020. Il valore medio di imposta pagato mediamente, dunque, è di 1.556 euro all’anno per ciascuna partita Iva. Il reddito imponibile, sul quale calcolare il carico fiscale, è di 18,9 miliardi di euro che, suddiviso per tutte le partite Iva a regime agevolato, produce un reddito medio di 12.961 euro. Il valore è in diminuzione rispetto all’anno di imposta 2019 (prima del Covid). Infatti, tre anni fa il guadagno medio era di 13.895 euro.

Quante sono complessivamente le partite Iva in Italia?

In totale, considerando tutti i regimi fiscali, il numero delle partite Iva in Italia è pari a 3,7 milioni di contribuenti. Meno della metà aderisce alla partita Iva forfettaria o al regime dei minimi. Sette partite Iva forfettarie su dieci concentrano la propria attività in quattro macro settori:

  • attività professionale, tecnica e scientifica pari al 35%;
  • commercio al dettaglio e all’ingrosso, pari al 14,6%;
  • sanità e assistenza sociale per l’11,9%;
  • altre attività di servizi per l’8%.

Qual è l’imposta media che pagano le partite Iva forfettarie a seconda dei settori di attività?

I dati forniscono anche le differenze di imposta media pagata dalle partite Iva a regime forfettario a seconda del settore di attività. In particolare, dai dati del ministero dell’Economia e delle Finanze emerge che:

  • attività immobiliari con partita Iva a regime forfettario pagano mediamente 2.230 euro all’anno;
  • le attività finanziarie e assicurative, 2.040 euro all’anno;
  • attività professionali, tecniche e scientifiche 1.910 euro all’anno;
  • attività di estrazione di minerali da cave e miniere, 1.890 euro;
  • le attività di costruzioni, 1.870 euro;
  • attività di fornitura di acqua; di reti fognarie; di attività di gestione dei rifiuti e di risanamento 1.820 euro;
  • attività sanitarie e di assistenza sociale, 1.570 euro;
  • le attività di fornitura di energia elettrica; gas; di vapore; di aria condizionata 1.520 euro;
  • i servizi di informazione e di comunicazione, 1.500 euro;
  • le attività manifatturiere, 1.330 euro.

 

 

 

Controlli Fisco modello 730 precompilato: come evitarli?

Arriverà dal 23 maggio prossimo il modello 730 precompilato utile per la dichiarazione dei redditi 2022. Per prenderne visione e, successivamente, per accettarlo, modificarlo e inviarlo, i contribuenti potranno entrare nell’area personale del sito dell’Agenzia delle entrate. Il modello 730 precompilato arriva in ritardo rispetto agli anni scorsi. Infatti, è previsto che la messa a disposizione sul portale dell’Agenzia delle entrate avvenga entro il 30 aprile. Con il ritardo, e in attesa della data che verrà comunicata dall’Agenzia delle entrate per procedere all’invio del modello precompilato, è occorrente sapere che è possibile evitare i controlli del Fisco, anche successivi, in vari modi.

730 precompilato, nel modello anche i dati del superbonus 110% e di altre agevolazioni fiscali

Il ritardo della messa a disposizione dei contribuenti del modello 730 precompilato inciderà anche sulle comunicazioni relative alle cessioni dei crediti di imposta per i lavori inerenti il superbonus 110% e gli altri bonus edilizi. Per i contribuenti che lavorano alle dipendenze sarà una corsa contro il tempo per ottenere i conguagli nel cedolino di busta paga di luglio prossimo. Per i pensionati, l’eventuale conguaglio positivo della dichiarazione dei redditi arriva con la rata di pensione di agosto o di settembre.

Scadenza di presentazione del modello di dichiarazione dei redditi 730 precompilato: entro quando?

Il modello 730 precompilato, utile alla dichiarazione dei redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, deve essere inoltrato al Fisco entro il 30 settembre prossimo. L’invio in anticipo del modello precompilato permette di ottenere l’importante vantaggio del conguaglio positivo della dichiarazione dei redditi a luglio (dipendenti) o ad agosto o settembre (per i pensionati). Affinché ciò avvenga è occorrente anticipare i tempi, soprattutto quest’anno, dato che il modello 730 arriverà in ritardo rispetto alla data prevista del 30 aprile. Il consiglio è quello di procedere con l’accettazione del modello precompilato, eventualmente apportando le modifiche necessarie, e inviarlo entro la fine del mese di giugno. In tal modo, i contribuenti potranno ricevere il rimborso anticipato in busta paga.

Cosa avviene se il modello 730 precompilato è a debito?

Al momento, il Fisco non ha ancora comunicato la data a partire dalla quale sarà possibile inviare il modello 730 precompilato. Diversamente dai contribuenti che avranno un saldo a credito, per coloro i quali è previsto un conguaglio a debito dalla dichiarazione dei redditi ci sarà più tempo a disposizione per visionare, modificare, accettare e inviare il modello fino alla scadenza del 30 settembre prossimo. Tuttavia, più il modello viene inviato in ritardo e meno mesi rimangono a disposizione per rateizzare l’eventuale trattenuta nel caso di saldo a debito.

Chi utilizza il 730 precompilato per la dichiarazione dei redditi nel 2022?

Il modello 730 precompilato, necessario alla dichiarazione dei redditi del 2022, può essere usato:

  • dai lavoratori dipendenti o con redditi assimilati come, ad esempio, i lavoratori con contratto a progetto;
  • da contribuenti con redditi da terreni, fabbricati o di capitale;
  • dai lavoro autonomi per i redditi prodotti, ma senza la partita Iva, come i contribuenti che svolgono prestazioni occasionali;
  • da chi dichiara redditi diversi derivanti, ad esempio, dai terreni e fabbricati che si trovano all’estero;
  • da specifici casi di tassazione separata, come i redditi derivanti dall’eredità, purché non fondiari, o di impresa, arti e professioni.

Come presentare il modello 730 precompilato per la dichiarazione dei redditi?

L’Agenzia delle entrate mette a disposizione il modello 730 precompilato nell’area personale del contribuente. Per accedere è necessaria l’autenticazione con Spid, Carta di identità elettronica (Cie) o Carta nazionale dei servizi (Cns). Ci si può rivolgere anche a un Caf o al proprio commercialista. Dopo l’accesso all’utenza personale del portale dell’Agenzia delle entrate, il contribuente può procedere personalmente con:

  • la visualizzazione delle informazioni e dei dati presenti nel modello precompilato 730;
  • l’integrazione o la correzione delle informazioni;
  • il lasciare inalterate le informazioni, se corrette;
  • l’inoltrare, infine, il modello 730 all’Agenzia delle entrate.

Quali dati sono già precompilati dall’Agenzia delle entrate?

Alcuni dati sono già precaricati dall’Agenzia delle entrate nel modello 730 nel foglio informativo (non nel modello precompilato vero e proprio). Si tratta delle detrazioni spettanti sui bonus edilizi (eco-bonus) che il contribuente dovrà poi aggiungere all’interno del modello 730 precompilato (o lo farà fare al suo commercialista). All’interno del modello, inoltre, risultano già presenti le informazioni relative agli oneri deducibili. Tali informazioni derivano dalle comunicazioni di soggetti terzi e riguardano, ad esempio, le spese medice, gli interessi sul mutuo e le spese universitarie.

Come inviare il modello 730 precompilato all’Agenzia delle entrate senza rettifiche per evitare i controlli

Se non vi sono da fare rettifiche o integrazioni delle informazioni presenti nel modello 730 precompilato, per procedere con la dichiarazione dei redditi basta solo inviare il modello stesso dal portale dell’Agenzia delle entrate. Con l’accettazione, senza procedere a rettifiche, il contribuente evita che sui dati presenti siano compiuti i controlli documentali degli oneri deducibili e detraibili. Detti controlli possono essere disposti dall’Agenzia delle entrate nel caso in cui la comunicazione delle informazioni avvenga da parte dei sostituti di imposta con la certificazione unica (Cu). Si possono evitare i  controlli anche se il contribuente rettifica le sole informazioni che non incidono sul calcolo del reddito complessivo e dell’imposta. Per esempio, le correzioni dei soli dati personali.

Presentazione modello 730 precompilato tramite Caf o professionisti: quali controlli?

I controlli dell’Agenzia delle entrate possono essere disposti anche nei casi in cui la presentazione del modello 730 precompilato avvenga attraverso il Caf o tramite un professionista abilitato. I controlli, in questo caso, sono disposti anche se non si sono fatte delle rettifiche e sono relativi agli oneri deducibili e detraibili. Il Fisco può richiedere delle integrazioni sulla documentazione. Per esempio, può chiedere un supporto di informazioni sui requisiti occorrenti alle agevolazioni. Se le detrazioni riguardano gli interessi applicati a un mutuo acceso per l’acquisto della prima casa, il Fisco può richiedere maggiori informazioni sulla residenza del contribuente.

Come avvengono i controlli preventivi da parte dell’Agenzia delle entrate?

Nel caso in cui il modello 730 presenti dei dati incoerenti, l’Agenzia delle entrate può disporre dei controlli preventivi. Nel dettaglio, l’incoerenza può sussistere rispetto ai criteri individuati in un provvedimento, emanato ogni anno. Il controllo scatta, soprattutto, quando il rimborso spettante al contribuente è superiore a 4.000 euro. Tale controllo avviene entro quattro mesi dalla scadenza prevista per inviare la dichiarazione dei redditi. Nel caso in cui l’Agenzia delle entrate disponga il blocco, il rimborso non verrà erogato più dal sostituto di imposta (datore di lavoro). Ma sarà l’Agenzia delle entrate, a conclusione dei controlli, a disporre il rimborso stesso. L’operazione avviene entro il sesto mese susseguente alla scadenza per trasmettere il modello 730.

Modello 730 precompilato: quali sono le novità fiscali anche del superbonus 110%?

Sta per arrivare il modello 730 precompilato relativo all’anno 2022: si potrà scaricare a partire dal 23 maggio sul sito dell’Agenzia delle entrate. La messa a disposizione tuttavia arriverà in ritardo. Il modello 730 precompilato avrebbe dovuto essere disponibile entro la fine di aprile scorso. Il ritardo inciderà anche sulla dichiarazione delle cessioni dei crediti di imposta per i lavori del superbonus 110% e degli altri bonus edilizi. I contribuenti avranno meno tempo per procedere all’invio entro giugno e ottenere l’accredito dei rimborsi in busta paga nel mese di luglio.

Dichiarazione dei redditi 730 precompilato: entro quando deve essere presentata?

La data di scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi con il modello 730 precompilato dei lavoratori dipendenti e pensionati è quella del 30 settembre prossimo. Presentando in anticipo la dichiarazione si può ottenere il conguaglio, nel caso in cui la dichiarazione dei redditi risulti a credito. L’accredito del conguaglio avviene nella busta paga, direttamente dal sostituto di imposta. Per i pensionati il rimborso arriva nella rata del trattamento di pensione di agosto o di settembre.

Conguaglio dichiarazione dei redditi: perché è importante presentare subito il 730 precompilato

Pertanto, i contribuenti dovranno accettare, modificare qualora ce ne fosse bisogno e inviare il modello 730 precompilato indicativamente entro la fine di giugno. In questo modo potranno ricevere il conguaglio positivo nella busta paga di luglio. Diversamente, se il 730 risulta a debito, dovranno procedere al pagamento delle rate con la trattenuta. Più presenteranno il modello 730 precompilato in ritardo e minori mensilità avranno a disposizione per procedere a saldare il dovuto.

Come accettare, modificare e inviare la dichiarazione dei redditi del 730 precompilato?

Con la messa a disposizione del contribuente del modello 730 precompilato da parte dell’Agenzia delle entrate a partire dal 23 maggio 2022, si dovrà attendere la data a partire dalla quale il modello potrà essere accettato e inviato. Si può procedere anche delegando un Caf o professionisti abilitati. Accedendo dall’area personale del portale dell’Agenzia delle entrate (tramite Spid, Cie o Cns), il contribuente può personalmente scegliere di:

  • visualizzare i dati del modello precompilato 730;
  • correggere e integrare i dati;
  • lasciare inalterati i dati;
  • infine, inviare il modello 730 all’Agenzia delle entrate.

Quali vantaggi se si visualizza e si invia il modello 730 dall’area personale dell’Agenzia delle entrate?

È pertanto importante sottolineare che se non si fanno correzioni o integrazioni nel modello 730 precompilato che si visualizza nell’area personale del sito dell’Agenzia delle entrate, si può procedere semplicemente a inoltrare il modello stesso. L’accettazione del modello 730 precompilato senza correggerlo o integrarlo, inoltre, permette al contribuente di evitare i controlli dell’Agenzia delle entrate circa gli oneri deducibili e detraibili.

Modello 730 precompilato: quali sono le novità del superbonus nella dichiarazione dei redditi 2022?

Le novità contenute nel modello 730 precompilato per la dichiarazione dei redditi del 2022 prevedono:

  • la riduzione del prelievo dei lavoratori alle dipendenze. Si tratta del bonus Renzi, poi integrato a 100 euro. L’importo annuale della detrazione è aumentato a 1.200 euro. Tale bonus, nel 2022, è stato assorbito dalle novità relative alle detrazioni rientranti nella riforma dell’Irpef;
  • il tener conto del superbonus 110% per il periodo di imposta del 2021. In particolare, le spese per gli interventi dell’ecobonus, del sismabonus e del superbonus 110%, nonché sui lavori per l’abbattimento delle barriere architettoniche, prevedono la relativa detrazione fiscale;
  • sulle colonnine di ricarica per l’anno 2021 è necessario considerare che gli interventi di installazione hanno dei nuovi limiti di spesa.

Credito di imposta sulla prima casa under 36 e altri spese alle quali fare attenzione nel modello 730 precompilato

Occhio anche al credito di imposta sulla prima casa degli under 36 anni nella dichiarazione dei redditi 2022. Nel modello 730 precompilato figura il credito di imposta maturato per l’acquisto della prima casa degli under 36 purché l’Isee familiare non ecceda i 40 mila euro. In tal caso, la compravendita della casa deve essere stata soggetta a Iva. Sul bonus mobili è necessario considerare che nel 2021 il limite di spesa era di 16 mila euro per una detrazione pari al 50%. Nell’anno in corso il limite di spesa è diminuito a 10 mila euro. Per le spese veterinarie, invece, nel 2021 il limite delle spese era di 550 euro con detrazione del 19%.

Quali altre spese si possono detrarre nella dichiarazione dei redditi 2022?

Tra le altre spese sostenute nel 2021 che si possono detrarre nella dichiarazione dei redditi 2022, si ritrovano le detrazioni del 19% per le iscrizioni ai conservatori, agli Afam e alle scuole di musica. La detrazione massima è di 1.000 euro per ciascun figlio iscritto, purché il reddito complessivo familiare non ecceda i 36 mila euro. Sul comparto sicurezza l’importo massimo della detrazione è di 609,50 euro, mentre viene riconosciuto il credito di imposta per i depuratori dell’acqua.

730 precompilato: la guida su tutto ciò che c’è da sapere

In arrivo il modello 730 precompilato del 2022: sarà disponibile on line a partire dal 23 maggio a cura dell’Agenzia delle entrate. La messa a disposizione per il 2022 arriva in ritardo. Infatti, l’Agenzia delle entrate dovrebbe provvedere a rendere disponibile il modello 730 precompilato entro fine aprile. Anche nello scorso anno il modello venne messo a disposizione dei contribuenti il 10 maggio. Il ritardo di quest’anno, però, inciderà anche sulle comunicazioni delle cessioni dei crediti di imposta per gli interventi rientranti nel superbonus 110% e nei bonus edilizi. Per i contribuenti si profila una corsa contro il tempo per ottenere i rimborsi nelle buste paga di luglio prossimo.

Modello di dichiarazione dei redditi 730 precompilato: entro quando deve essere presentato?

Il modello di dichiarazione dei redditi 730 precompilato relativo ai lavoratori alle dipendenze e ai pensionati deve essere presentato al Fisco entro la fine del prossimo settembre. La presentazione del modello precompilato consente di avere un importante vantaggio. Ovvero quello di ottenere il conguaglio, nel caso in cui la dichiarazione dei redditi risulti a credito, nel cedolino di busta paga emesso direttamente dal datore di lavoro già dal mese di luglio. Lo stesso vale per i pensionati che possono ottenere il rimborso direttamente nella rata della pensione del mese di agosto oppure settembre.

Rimborso per il credito in dichiarazione dei redditi dei contribuenti: perché è importante presentare velocemente il modello 730 precompilato

Pertanto, i contribuenti che hanno un credito nella dichiarazione dei redditi possono ottenere il rimborso dell’imposta versata. Per fare ciò è necessario anticipare i tempi, soprattutto nel 2022, anno nel quale il modello 730 arriverà con ritardo rispetto alla data prevista del 30 aprile. Dovranno, ovvero, accettare, eventualmente modificare e inviare il modello 730 precompilato indicativamente entro il mese di giugno. In questo modo, potranno ricevere il rimborso in busta paga a luglio.

Cosa succede se il modello 730 precompilato risulta a debito?

Ad oggi, l’Agenzia delle entrate non ha ancora provveduto alla comunicazione della data a partire dalla quale sarà possibile procedere con l’invio del modello. Avranno più tempo, invece, i contribuenti che riceveranno il modello 730 precompilato a debito. Tuttavia, più in ritardo si accetta e invia il modello precompilato, meno mesi ci sono a disposizione per la rateizzazione dell’eventuale trattenuta.

Chi può utilizzare il modello 730 precompilato di dichiarazione dei redditi nel 2022?

Il modello 730 precompilato per la dichiarazione dei redditi può essere utilizzato:

  • dai contribuenti che lavorano alle dipendenze ed hanno dei redditi assimilati a quelli del lavoro alle dipendenze. In quest’ultimo caso, si tratta, ad esempio, dei lavoratori che hanno dei contratti a progetto;
  • da chi ha redditi dai terreni e dai fabbricati;
  • dai contribuenti che hanno redditi di capitale;
  • da chi ha redditi da lavoro autonomi, ma non ha la partita Iva. Rientrano in questa casistica i lavoratori che offrono prestazioni occasionali;
  • dai contribuenti che devono dichiarare i redditi diversi. Ad esempio, i redditi che derivano dai terreni e dai fabbricati situati all’estero;
  • da alcuni contribuenti che adottano la tassazione separata. Si tratta dei contribuenti che hanno redditi dall’eredità, a eccezione dei redditi fondiari, di impresa e derivanti dalle attività di arti e di professioni.

Presentazione modello 730 precompilato, è indispensabile il sostituto di imposta?

Il modello 730 precompilato per la dichiarazione dei redditi può essere presentato dai contribuenti che non hanno un sostituto di imposta. Ovvero del soggetto che provvede a effettuare il conguaglio. Una situazione di questo tipo si può verificare per i contribuenti che abbiano dato le dimissioni da un posto di lavoro alle dipendenze e, nel 2022, abbiano aperto la partita Iva. In questa situazione è necessario che nella parte della dichiarazione dove è posta la dicitura “Dati del sostituto di imposta che effettuerà il conguaglio” venga spuntata la casellina “Modello 730 dipendenti senza sostituto”.

Come presentare la dichiarazione dei redditi 730 precompilata?

Il modello 730 precompilato viene messo a disposizione del contribuente dall’Agenzia delle entrate nella sezione personale del portale. Per l’accesso è necessario autenticarsi con lo Spid, la Carta di identità elettronica (Cie) o con la Carta nazionale dei servizi (Cns). Se si hanno ancora le credenziali di “Fisconline” è necessario sapere che dal 30 settembre 2021 queste sono state disattivate. Si può anche delegare un Caf o dei soggetti abilitati, come il proprio commercialista, all’operazione. Se si accede dall’area personale del sito dell’Agenzia delle entrate, il contribuente può personalmente procedere con:

  • la visualizzazione dei dati del modello precompilato 730;
  • la correzione e l’integrazione;
  • lasciare i dati così come si presentano;
  • inviare, infine, il modello 730 all’Agenzia delle entrate.

Quali vantaggi spettano al contribuente che visualizza e invia il modello 730 dall’area personale dell’Agenzia delle entrate?

Risulta evidente, dunque, che se non vi sono da fare correzioni o integrazioni nel modello 730 precompilato, per la dichiarazione dei redditi è necessario semplicemente inoltrare il modello stesso dal sito dell’Agenzia delle entrate. Accettando il modello 730 precompilato senza correzioni e integrazioni, inoltre, consente al contribuente di evitare i controlli documentali sugli oneri detraibili e deducibili. I controlli, invece, possono essere disposti dal Fisco a seguito della comunicazione dei dati dai sostituti di imposta per la certificazione unica (Cu). I controlli sono evitati anche nel caso in cui il contribuente provvede alla sola correzione di informazioni che non variano il calcolo del reddito complessivo e dell’imposta. Ad esempio, se si correggono solo i dati personali.

Presentazione modello 730 precompilato tramite Caf o professionisti: quali controlli?

I controlli del Fisco avvengono anche nel momento in cui si provvede alla presentazione del modello 730 precompilato tramite il Caf o un professionista abilitato. Tali controlli avvengono anche se non sono stati apportati modifiche e riguardano, anche, gli oneri detraibili e deducibili. L’Agenzia delle entrate può richiedere anche un’integrazione della documentazione, ad esempio, per la verifica dei requisiti necessari per le agevolazioni. Se si detraggono gli interessi del mutuo, l’Agenzia delle entrate, ad esempio, può richiedere la residenza nella casa oggetto dell’agevolazione.

Modello 730 precompilato, per quanto tempo va conservata la documentazione?

La documentazione relativa alla presentazione della dichiarazione dei redditi mediante modello 730 precompilato va conservata fino al 31 dicembre del 5° anno susseguente a quello nel quale è stato presentato il modello stesso. Pertanto, per la dichiarazione dei redditi del 2022 e i documenti dell’annualità 2021, la documentazione va conservata fino al 31 dicembre 2027 perché entro tale termine l’Agenzia delle entrate potrebbe richiedere ulteriori controlli entro questo termine.

Tasse, ingorgo scadenze 30 novembre 2021: Irpef, Ires, Irap, pace fiscale e dichiarazioni

Si avvicina la data del 30 novembre 2021, giornata segnata dall’ingorgo delle scadenze di varie tasse e contributi. Nella stessa giornata i contribuenti sono chiamati a versare il secondo acconto delle imposte dirette. In pagamento l’Irpef, l’Ires, l’Irap, le imposte sostitutive ovvero la cedolare secca e i versamenti delle partite Iva a regime forfettario.

Versamento entro il 30 novembre 2021 delle rate non pagate della rottamazione ter e saldo e stralcio

In più quest’anno c’è la scadenza della pace fiscale: dovranno essere pagate tutte le rate sospese a causa dell’emergenza sanitaria ed economica nel corso del 2020 e del 2021. Le rate fanno riferimento alla rottamazione ter e al saldo e stralcio. Per questi pagamenti c’è una tolleranza di alcuni giorni: il termine ultimo per pagare è fissato al 6 dicembre 2021.

Invio al 30 novembre dichiarazioni fiscali 2021

Sempre al 30 novembre è fissata la data di scadenza per l’invio, da parte degli intermediari, delle dichiarazioni fiscali 2021 inerenti l’anno di imposta 2020. Si tratta della scadenza del più importante adempimento fiscale dell’anno. Nel 2021 l’invio sarà condizionato dalla complessità di redazione del quadro Rs. Il quadro, infatti, dovrà riportare i vari aiuti di Stato che sono stati elargiti dal governo nel corso dell’emergenza sanitaria ed economica causata dalla Covid. Ulteriore quadro da compilare è quello Ru, inerente all’iscrizione dei crediti fiscali accumulati a partire da marzo 2020.

Scadenza del 30 novembre 2021: non si può rateizzare il pagamento del saldo

Non è possibile rateizzare il secondo acconto delle dichiarazioni fiscali 2021. Infatti, come dispone il comma 1 dell’articolo 20 del decreto legislativo numero 241 del 1997, il pagamento delle imposte e dei contributi dovuti dai soggetti titolari delle posizioni assicurative gestite dall’Inps, deve essere completato entro il mese di novembre del medesimo anno in cui è stata presentata la dichiarazione o la denuncia dei redditi. Pertanto, mentre si può dilazionare il saldo e il primo acconto delle imposte, ciò non è possibile per il saldo.

Fondo perduto a partite Iva, firmato il decreto sul contributo perequativo: ecco chi può beneficiarne e come

Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha firmato il decreto sul contributo perequativo che assicurerà il fondo perduto alle partite Iva che abbiano subito un calo degli utili o un aumento delle perdite di almeno il 30%. In tutto il governo ha messo a disposizione dei lavoratori autonomi 4,4 miliardi di euro per le difficoltà del periodo di pandemia da Covid. Il meccanismo perequativo si baserà su cinque scaglioni con aliquote di rimborso decrescenti al crescere dei compensi e dei ricavi.

Quali partite Iva e autonomi possono accedere al fondo perduto perequativo?

Avranno accesso al fondo perduto perequativo le partite Iva che siano residenti in Italia (o stabili in Italia) e che svolgano attività di impresa, di arte o di professione oppure che producano reddito agrario. Per accedere al beneficio del fondo perduto è necessario che si sia verificato un peggioramento del risultato economico di esercizio inerente al 2020 pari ad almeno il 30% in rapporto a quello del 2019.

Scaglioni di fondo perduto alle partite Iva, ecco a chi andranno gli aiuti

Il calcolo del contributo a fondo perduto delle partite Iva seguirà il meccanismo degli scaglioni. Infatti, sono previsti cinque scaglioni a seconda dei ricavi e dei compensi dei lavoratori autonomi. La percentuale spettante deve essere calcolata al netto degli aiuti già ricevuti, fino a un massimo di contributo ricevibile di 150 mila euro. Nel dettaglio:

  • la percentuale del 30% di aiuti andrà alle partite Iva e ai professionisti che abbiano compensi o ricavi fino a 100 mila euro;
  • il 20% andrà agli autonomi che abbiano ricavi e compensi tra i 100 mila e i 400 mila euro;
  • la percentuale del 15% andrà a partite Iva e autonomi con ricavi tra i 400 mila e il milione di euro;
  • il 10% andrà alle partite Iva tra il milione e i 5 milioni di euro di ricavi e di compensi;
  • il 5% andrà a chi ha ricavi tra i 5 e i 10 milioni di euro.

Quali sono i valori di compensi e ricavi da prendere in considerazione per il fondo perduto delle partite Iva?

I valori che le partite Iva e i lavoratori autonomi devono prendere in considerazione per definire le aliquote a gli scaglioni di competenza sono:

  • la dichiarazione dei redditi del 2020 che è stata trasmessa entro il 30 settembre 2021;
  • eventuali integrazioni e correzioni dopo il 30 settembre 2021 non devono essere prese in considerazione se il contributo che ne derivi dovesse risultare maggiore;
  • la dichiarazione dei redditi relativa al 2019 già validamente presentata.

Fondo perequativo alle partite Iva, non bisogna includere gli aiuti ricevuti in precedenza

Particolare avvertenza nel calcolo degli aiuti spettanti deve essere prestato dalle partite Iva in merito ai contributi già ottenuti in precedenza. Infatti, come specifica l’articolo 2 del decreto del ministero dell’Economia, il contributo da ottenere deve essere calcolato al netto degli aiuti a fondo perduto già eventualmente riconosciuti dall’Agenzia delle entrate dai vari decreti che si sono succeduti a partire da maggio del 2020. In particolare, si devono sottrarre gli aiuti ricevuti dal decreto “Rilancio”, dai decreti “Ristori” che si sono avuti tra l’autunno e il Natale dello scorso anno, e i due decreti “Sostegni” del 2021.

Come presentare la domanda di fondo perduto perequativo per le partite Iva o i professionisti?

Le partite Iva e i professionisti interessati a chiedere il fondo perduto perequativo per le perdite subite durante il periodo di pandemia, dovranno accedere alla piattaforma che verrà messa a disposizione dall’Agenzia delle entrate nei prossimi giorni. Si tratterà di un tempo limitato per presentare la domanda. Infatti, gli autonomi avranno 30 giorni di tempo per procedere con l’invio dell’istanza dal momento in cui verrà aperta la piattaforma stessa.

Come sapere da quando si può presentare domanda per il fondo perduto perequativo delle partite Iva?

Inoltre, i fondi messi a disposizione dal governo in attuazione delle misure del decreto “Sostegni bis” devono essere utilizzati entro la fine del 2021. Diventa dunque necessario che l’accesso alla piattaforma arrivi prima della fine di novembre. In ragione di ciò è necessario attendere il nuovo provvedimento in uscita nei prossimi giorni da parte dell’Agenzia delle entrate che fissi il giorno di apertura delle domande, nonché quello di chiusura.

Dichiarazione Redditi e Irap 2021, indicazioni aiuti di Stato solo per la contabilità ordinaria

Nella dichiarazione dei Redditi 2021 l’indicazione dei contributi a fondo perduto e degli aiuti di Stato va messa solo in caso di contabilità ordinaria. Nel modello Irap 2021, invece, vanno riportati solo i contributi che incidono sul tributo stesso. Dopo le numerose interpretazioni riguardo all’allocazione degli importi nei diversi quadri, principalmente nei righi RS 401 e RS 402 del modello dei Redditi 2021 e IS 201 e IS 202 relativi al modello Irap, è necessario fare chiarezza su come registrare gli aiuti di Stato caso per caso. Chiarimenti che si sono resi necessari anche alla luce delle ultime indicazioni del 6 settembre 2021.

Redditi dei professionisti e imprese, il quadro RF della dichiarazione dei redditi 2021

Per il Reddito dei professionisti e delle imprese, gli aiuti di Stato ricevuti per l’emergenza coronavirus possono non essere indicati. Si tratta di contributi ricevuti che – in via generalizzata – seguendo le indicazioni dell’articolo 10 bis del Decreto legge numero 137 del 2020, godono della detassazione. Fanno eccezione i professionisti e le imprese in contabilità ordinaria. Infatti, nel quadro RF dovranno apportare la variazione in diminuzione per “sterilizzare” il provento a bilancio.

Compilazione facoltativa quadri dei Redditi dei contributi a fondo perduto

Per gli altri contribuenti, la compilazione facoltativa dei quadri di Reddito ha come conseguenza la necessità di compilare il prospetto degli aiuti di Stato relativo al quadro RS. In questo quadro trovano obbligatoria indicazione i contributi a fondo perduto versati dall’Agenzia delle entrate.

Contributi a fondo perduto pagati dall’Agenzia delle entrate:  quando non si devono indicare gli importi?

Per i contributi a fondo perduto dell’Agenzia delle entrate, relativi ai codici 20, 22, 23, 27 e 28 del rigo RS 401, non si devono “popolare” i campi relativi agli importi. Sarà la stessa Agenzia delle entrate che procederà al recupero di queste informazioni sulla base dei bonifici versati ai soggetti contribuenti.

Dichiarazione Redditi 2021, si devono indicare i contributi degli altri Enti?

I contributi versati durante la fase di emergenza dagli altri Enti, come l’Inps e le Casse previdenziali, non devono essere indicati nel quadro RS. Anche questi importi risultano detassati secondo quanto disposto dall’articolo 10 bis del Decreto legge numero 137 del 2020.

Crediti di imposta Covid, bonus sanificazione e ‘Botteghe e negozi’ nella dichiarazione Redditi 2021

I crediti di imposta Covid, invece, devono trovare allocazione nel quadro RU e in quello RF in diminuzione dal reddito. Inoltre, si devono indicare con l’importo del credito nel quadro RS e in quello IQ se inerenti all’Irap. Fa eccezione il bonus relativo alla sanificazione degli ambienti di lavoro e quello delle ‘botteghe e negozi’ del Decreto legge “Cura Italia”: entrambi non devono essere inseriti nel Quadro temporaneo.

Codici 24 e 8: devono essere indicati nei Redditi 2021?

Nel rigo RS 401 del modello dei Redditi 2021 e nel rigo IS 201 del modello Irap sono diventati, rispettivamente, inutili i codici 24 e 8. Infatti, l’articolo 1 bis del Decreto legge numero 73 del 2021 ne ha disposto l’abrogazione come qualifica di aiuto di Stato delle misure ricevute.

Modello Irap 2021, come si procede con i contributi a fondo perduto?

Nel modello Irap 2021 si devono riportare solo i contributi e gli aiuti ricevuti che incidono specificamente sul tributo stesso. Rientra in questa indicazione anche l’eliminazione del 1° acconto del 2020 per i soggetti passivi beneficiari della misura. Inoltre, si ritiene che si possa scegliere tra cassa e competenza nella compilazione del quadro RS. Ciò deriva dal fatto che le istruzioni al quadro Rs prevedono la procedura per competenza, mentre le Faq accolgono la compilazione per cassa.

Ulteriori indicazione nella compilazione del modello Redditi 2021

Maggiori indicazioni sono state diramate nel corso del Question time del 24 giugno 2021 (numero 506180) e nella lettera inviata dal direttore dell’Agenzia delle entrate ai Garanti dei contribuenti a fine luglio scorso. In entrambe le occasioni si è ribadito come alcune informazioni derivino direttamente dalla disciplina comunitaria. Pertanto, dette informazioni non sono rintracciabili nelle banche date a disposizione dell’Agenzia delle entrate.

Errori e sanzioni nella dichiarazione Redditi 2021

In questo ambito rientrano i casi di soggetti che svolgano più attività. Per queste situazioni è necessario far riferimento al settore e al codice dell’attività che ha percepito il contributo o l’aiuto di Stato. Per quanto concerne le eventuali sanzioni per errori e omissioni nei quadri dichiarativi dei contributi a fondo perduto Covid, anche qui vi è una divergenza tra normativa comunitaria e quella interna. Infatti, la risoluzione 26/E del 2021 contempla una sanzione fissa residuale, mentre nel Question time di giugno si ipotizza l’illegittimità della fruizione dell’aiuto stesso.

 

Partite Iva, torna l’obbligo dei versamenti: entro il 15 settembre pagamenti Redditi, Irap e Iva 2021

Torna l’obbligo dei versamenti per le partite Iva: entro il 15 settembre è previsto il pagamento per i modelli Redditi, Irap e Iva per l’anno di imposta 2020. Si calcola che la scadenza riguarda oltre quattro milioni di autonomi. I versamenti sono quelli che erano in calendario dalla fine di giugno alla fine di agosto 2021. La stessa Agenzia delle entrate, con la risoluzione numero 53/E del 5 agosto scorso, ha precisato che non si può rimandare il pagamento in scadenza mercoledì prossimo, 15 settembre, con la proroga di ulteriori 30 giorni e applicando lo 0,40% in più.

Il rinvio del pagamento dei contributi del decreto Sostegni bis

Il rinvio dei pagamenti dei contributi dovuti è previsto dall’articolo 9 ter del decreto legge numero 73 del 2021 (decreto “Sostegni bis). La norma ha introdotto, per diverse categorie di contribuenti, la proroga al 15 settembre 2021, senza alcuna maggiorazione, dei versamenti dovuti secondo la dichiarazione dei redditi, Irap e Iva 2021. La proroga riguarda i versamenti in scadenza dal 30 giugno al 31 agosto 2021.

Partite Iva, chi ha potuto usufruire della proroga dei versamenti al 15 settembre

La proroga al 15 settembre, senza alcuna maggiorazione di pagamento, è stata prevista per chi esercita, come lavoratore autonomo o come impresa, attività economiche che hanno ricevuto l’approvazione degli Indici sintetici di affidabilità (Isa), a prescindere dal fatto che siano stati applicati o meno detti indici. Il limite dei ricavi o dei compensi non deve essere superiore a quanto stabilito per ciascun indice. Per il 2021 il tetto è fissato a 5.164.569 euro, come stabilito dal decreto di approvazione del ministero dell’Economia e delle Finanze.

Partite Iva a regime forfettario rientrano tra i soggetti interessati alla proroga dei versamenti

La scadenza del 15 settembre riguarda anche i contribuenti che, per il periodo di imposta fino al 31 dicembre scorso:

  • abbiano applicato il regime forfettario agevolato;
  • rientrino nel regime fiscale di vantaggio per l’imprenditorialità giovanile e lavoratori in mobilità.

Società e imprese che possono posticipare il pagamento delle imposte al 15 settembre 2021

Ulteriori soggetti aventi diritto a usufruire dei maggiori termini di versamento riguardano i contribuenti che:

  • partecipino a società, associazioni e imprese in regime di trasparenza fiscale. Nel dettaglio si tratta delle società di persone previste dall’articolo 5 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (Tuir), o società a responsabilità limitata secondo quanto disciplinato dagli articoli 115 e 116 del Tuir. In tutti i casi è necessario avere i requisiti per ottenere la proroga dei versamenti;
  • la cui determinazione del reddito avvenga con altre tipologie di criteri forfettari;
  • sono esclusi dagli Indici sintetici di affidabilità.

Versamento delle imposte al 15 settembre: come procedere con la rateizzazione

Per i soggetti che beneficiano della scadenza del 15 settembre per i versamenti delle imposte risultanti dalle dichiarazione dei redditi, Irap e Iva, le modalità di rateizzazione cambiano a seconda che il contribuente abbia fatto già versamenti oppure no. Infatti, si può provvedere ai pagamenti dovuti per il saldo e per il primo acconto delle imposte sui redditi, incluso il versamento annuale dell’Irap e dell’Iva, in rate mensili di pari importo.

Pagamento delle rate dei contributi successive alla prima

La prima rata deve essere versata entro il 15 settembre e le rate successive saranno prorogate di conseguenza. Le rate successive a quella del 15 settembre dovranno estinguersi, in ogni caso, entro il mese di novembre 2021. Su queste rate si calcolano gli interessi del 4% annuo.

Pagamento contributi partite Iva e imprese: modalità di chi ha già iniziato le rate

I soggetti che hanno già iniziato a pagare le rate, secondo quanto prevede la normativa in un momento precedente all’arrivo della proroga, possono continuare i versamenti secondo le scadenze previste dal piano delle rate. Pertanto, questi contribuenti possono considerare posticipato al 15 settembre il termine dei versamenti delle rate che scadevano dal 30 giugno al 31 agosto 2021. Su questi pagamenti non sono calcolati interessi. Per le rate con scadenze successive, ovvero quelle dal 16 settembre in poi, sono dovuti gli interessi del 4% annuo.

Pagamento imposte 2021: cosa deve fare chi ha fatto già più versamenti

I soggetti che, entro il 15 settembre prossimo, effettuino versamenti a libera scelta, ovvero con scadenze e importi senza un piano di rateizzazione, possono versare la differenza dovuta a saldo in due modalità. La prima prevede il versamento in un’unica soluzione entro il 15 settembre, senza interessi. La seconda può avvenire in massimo quattro rate, delle quali la prima deve essere pagata entro il 15 settembre. Le restanti rate possono essere pagate in data successiva con gli interessi del 4%.

Versamenti degli acconti delle imposte 2021

Particolare attenzione deve essere prestata per il calcolo degli acconti delle imposte del 2021. A differenza dei soggetti che eseguono il versamento dell’acconto in due soluzioni nelle misure del 40% entro il termine per il saldo delle imposte del 2020 e del 60% entro novembre prossimo, i contribuenti Isa e gli altri soggetti collegati pagano il 50% entro ciascuna scadenza.

Pagamento degli acconti per imposte 2021 dei soggetti Isa: la scadenza del 30 novembre

Pertanto, chi ha pagato il 40% alla prima scadenza in luogo del 50%, dovrà procedere con il versamento del 60% entro il 30 novembre prossimo. In questo modo non dovrebbero essere applicate sanzioni per il primo insufficiente pagamento.

Partita Iva regime forfettario: come si compila il quadro LM con due codici Ateco e aliquota agevolata?

Come si compila il quadro LM in sede di dichiarazione dei redditi per una partita Iva a regime forfettario con due diversi codici Ateco riguardanti due diverse attività? La prima considerazione da fare è quella che le attività possono rientrare nell’aliquota agevolata del 15% o del 5% (in caso di nuove attività per i primi 5 anni). Però è necessario verificare determinate condizioni.

Partita Iva forfettaria, due attività che non superano il tetto dei 65.000 euro

Ammettiamo che un lavoratore autonomo abbia aperto la partita Iva a inizio del 2020. Dopo qualche mese ha aggiunto una seconda attività e, pertanto, anche un nuovo codice Ateco. Le due attività, pur essendo diverse, ricadono nello stesso gruppo e dunque hanno la stessa percentuale di redditività. Dalle attività, il contribuente ha ricavato redditi che non superano, complessivamente, i 65.000 euro annuali. È questa una delle condizioni per continuare a mantenere la partita Iva in regime forfettario.

Partita Iva forfettaria, codici Ateco e coefficienti di redditività

La partita Iva forfettaria è compatibile con lo svolgimento di più attività ricadenti in differenti codici Ateco. Nel caso in esame, è necessario verificare che le due attività ricadano nel medesimo gruppo di redditività. Ci viene incontro l’allegato 2 della legge numero 145 del 2018. Infatti, nel documento sono riportati il gruppo di settore di svolgimento di attività, il codice Ateco classificato nel 2007 e il coefficiente di redditività. All’interno del gruppo di attività, ma in alcuni casi anche per gruppi differenti, può trovare applicazione il medesimo coefficiente di redditività.

Come controllare a quale gruppo appartiene l’attività svolta dalla partita Iva dal codice Ateco?

È il caso, ad esempio, di una partita Iva che svolga attività di commercio al dettaglio (gruppo 2) e, come seconda attività, quella di servizi di ristorazione (gruppo 7). Per entrambe le attività il coefficiente di redditività è pari al 40%. Ma attività diverse l’una dall’altra possono rientrare anche nello stesso gruppo. Ad esempio, nel gruppo 9 sono riportate le “altre attività economiche” con coefficiente di redditività pari al 67%. Le tante attività riportate all’interno del gruppo possono avvicinarsi tra loro ma anche essere estremamente differenti.

Come vanno riportati i redditi in sede di dichiarazione per due attività della stessa partita Iva?

Nel caso preso in esame della partita Iva con due attività e differenti codici Ateco ma con la medesima percentuale di redditività, è possibile procedere alla compilazione del modello dei redditi 2021 delle persone fisiche nel seguente modo:

  • nel rigo Lm 22 va indicato nella colonna 1 il codice Ateco inerente l’attività che può essere considerata prevalente;
  • nella colonna 2 va indicato il corrispondente coefficiente di redditività;
  • in quella numero 3 il volume totale dei compensi e dei corrispettivi percepiti nell’anno di imposta;
  • nella colonna 5 va indicato il reddito da determinare forfettariamente.

Applicazione dell’aliquota del 5% o del 15% sul reddito forfettario di una partita Iva

Il quadro LM così compilato ai fini della dichiarazione dei redditi delle persone fisiche consente l’applicazione dell’aliquota spettante. L’agevolazione può essere al 5%, applicata sui compensi di entrambe le attività e codici Ateco con lo stesso coefficiente di redditività. Oppure del 15% nel caso in cui si siano esauriti i primi 5 anni di nuova attività.

Determinazione imposta da pagare, si considera la sommatoria dei compensi delle due attività

La percentuale agevolata, dunque, va applicata sull’intero importo del reddito della partita Iva forfettaria risultante dall’applicazione del coefficiente di redditività. E, pertanto, sulla sommatoria dei componenti positivi riconducibili a tutte e due le attività che l’autonomo svolge.