Reddito di cittadinanza, cosa succede a chi a settembre non lo percepirà più?

Il 2023 è un anno rivoluzionario per chi fino ad ora ha usufruito di forme di sostentamento pubbliche e in particolare con il reddito di cittadinanza, infatti le nuove regole saranno in vigore dal 1° gennaio 2024, ma l’erogazione del reddito di cittadinanza termina dal primo settembre 2023. Resteranno quindi dei mesi scoperti cosa succederà ai percettori del reddito di cittadinanza?

Reddito di cittadinanza in pensione dal 1° settembre 2023

Il reddito di cittadinanza è una misura che ha creato molti contrasti all’interno della società tra persone favorevoli a questa misura e detrattori che pensano possa costituire un disincentivo alla ricerca attiva di un lavoro e un modo per coprire il lavoro in nero.

Già dall’insediamento, il Governo Meloni ha iniziato a lavorare a uno strumento alternativo rispetto al reddito di cittadinanza. Il primo provvedimento adottato ( legge 197/2022, legge di bilancio per il 2023) ha previsto che già dal 1° settembre 2023 non ci sarà più l’erogazione di questa misura di welfare.

Cosa succede a chi non percepirà il reddito di cittadinanza dal 1° settembre 2023?

La normativa dispone la divisione dei nuclei percettori in due categorie. La prima comprende famiglie con componenti  disabili o minori o over 60,  con ISEE fino a 9.360 euro annui, la seconda categoria di nuclei percettori comprende invece soggetti occupabili di età compresa tra 18 e 59 anni.

Per i primi nuclei fino al 1° gennaio 2024 non cambia nulla, le misure transitorie prevedono la corresponsione del reddito di cittadinanza fino al 31 dicembre 2023, dal primo gennaio invece potranno chiedere l’assegno di inclusione con durata massima di 18 mesi, rinnovabili.

Per i secondi nuclei invece è prevista una sorta di misura di accompagnamento. Le famiglie composte da soggetti occupabili percepiranno il reddito di cittadinanza fino al 31 agosto 2023, mentre il 1° settembre se non già prese in carico  dai servizi sociali in percorsi di formazione o orientamento, dovranno richiedere il Supporto formazione e lavoro (art 12 DL 48 2023) con durata massima 12 mesi.

Attualmente ancora non sono state dettate le linee guida per questo fondamentale passaggio, ma si dovrà provvedere entro l’estate in modo che i percettori possano correttamente adempiere a queste nuove misure.

Leggi anche: Dal Reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, cosa cambia?

Contributi datori di lavoro per chi assume percettori assegno di inclusione

Aumenti Assegno unico e universale, ecco a chi spettano

In seguito all’introduzione di nuove norme nella legge di bilancio 2023, molte famiglie vedranno crescere l’importo dell’Assegno Unico, ecco le novità che attendono le famiglie.

Incrementi assegno unico per famiglie numerose

L’Inps ha precisato il quadro degli aumenti degli importi dell’Assegno Unico e Universale in seguito all’introduzione di nuove regole.

I nuovi importi prevedono una maggiorazione del 50% sugli importi riconosciuti per ogni figlio di età inferiore a 1 anno.

Per i figli di età compresa tra un anno e 3 anni di età la maggiorazione del 50% spetta alle famiglie con almeno 3 figli e un reddito Isee inferiore a 40.000 euro. In questo caso l’aumento Assegno unico viene riconosciuto per ogni figlio ricompreso in tale fascia di età.

Nel caso di famiglie con almeno 4 figli, l’incremento del 50% spetta indipendentemente dall’età del figlio.

Aumenti assegno unico per famiglie con disabili

Ai nuclei in cui sono presenti figli con disabilità, senza limiti di età viene corrisposto l’Assegno Unico con un importo massimo che può raggiungere 189,20 euro per ISEE inferiore o uguale a 16.215 euro per tutto il 2023.

Chi deve aggiornare l’Isee per avere gli aumenti Assegno unico

Ricordiamo che gli importi variano in base all’Isee questo implica che per avere importi aggiornati alla nuova situazione reddituale è necessario presentare una certificazione aggiornata. Se al momento dell’elaborazione della domanda per l’Assegno e universale l’ISEE non è stato ancora aggiornato la prestazione sarà erogata con gli importi al minimo di legge. Si ha però tempo fino al 30 giugno 2023 per presentare la certificazione senza perdere il diritto a ricevere eventuali maggiori importi arretrati.

Ricordiamo infine che online è disponibile il simulatore Inps per il calcolo dell’Assegno unico e universale.

Indennità di frequenza minori: cos’è, a chi spetta e come richiederla

L’indennità di frequenza è una prestazione economica corrisposta ai minori con disabilità fino al compimento del 18° anno di età e finalizzata all’inserimento scolastico.

Cos’è l’indennità di frequenza minorenni

L’indennità di frequenza minorenni è un’indennità corrisposta dall’Inps in favore dei minorenni che abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti normali in relazione alla propria età. Spetta inoltre ai minori ipoacusici con perdita uditiva superiore ai 60 decibel nell’orecchio migliore con le frequenze di 500, 1.000, 2.000 hertz.

Viene corrisposta per un periodo massimo di 12 mesi in corrispondenza della frequenza a un corso o a un trattamento terapeutico-riabilitativo.

Alla scadenza del termine annuale il tutore del minore avente diritto alla percezione dell’assegno devono presentare all’Inps una dichiarazione in cui confermano la presenza dei requisiti necessari all’ottenimento dell’indennità di frequenza minorenni. Per i ragazzi di età compresa tra i 6 anni e i 16 anni, basta presentare la domanda una sola volta e la stessa resta valida per tutto il periodo di frequenza della scuola dell’obbligo. Anche in questo caso occorre però comunicare l’eventuale cambio di scuola, ad esempio da un istituto di scuola secondaria di primo grado a uno di secondo grado.

L’importo mensile percepito è di 287,09 euro mensili, lo stesso viene però riconosciuto solo al disabile minorenne che abbia un reddito personale annuo inferiore a 4.931,29 euro. La corresponsione ha inizio dal mese successivo rispetto a quello in cui è iniziata la frequenza del corso.

Leggi anche: Invalidità civile 2023: nuovi importi e limiti di reddito

I corsi la cui frequentazione consente di ottenere l’indennità di frequenza minorenni sono:

  • scuole pubbliche o private di ogni ordine e grado ( anche asili nido);
  • centri di formazione o addestramento professionale pubblici e privati convenzionati la cui frequenza abbia la finalità del reinserimento sociale dei soggetti;
  • centri ambulatoriali, diurni o di tipo semi-residenziale, pubblici o privati, operanti in regime convenzionale, specializzati nel trattamento terapeutico, nella riabilitazione e nel recupero di persone portatrici di handicap.

Incompatibilità dell’indennità di frequenza minori

Non tutti possono percepire l’indennità di frequenza minorenni, infatti la legge prevede delle incompatibilità rispetto ad altre prestazioni, in particolare non possono ottenere l’assegno coloro che percepiscono:

  • l’indennità di accompagnamento per invalido civile totale;
  • l’indennità di accompagnamento per i ciechi totali;
  • la speciale indennità prevista per i ciechi parziali;
  • l’indennità di comunicazione prevista per i sordi prelinguali.

Un ulteriore limite è costituito da forme di ricovero presso strutture.

Coloro che si trovano in una situazione di incompatibilità possono optare per la rinuncia ad una di esse.

Come ottenere l’indennità di frequenza minorenni?

L’indennità di frequenza minorenni può essere richiesta solo in seguito al riconoscimento da parte di una commissione medico-legale. Il verbale deve essere comunicato all’Inps compilando il modulo AP70 attraverso la voce servizio “Invalidità civile – Invio dati socio-economici e reddituali per la concessione delle prestazioni economiche”. Il tutore può autonomamente inoltrare la domanda tramite il sito Inps, oppure rivolgersi a enti di patronato. I tempi per la liquidazione della praticva massimi sono di 30 giorni, come stabilito da legge n. 241/1990.

L’indennità di frequenza spetta solo agli invalidi minorenni, ma cosa accade se a 18 anni si frequenta ancora la scuola?

Assegno Unico disabili: cambiano gli importi. Le novità del decreto Semplificazioni

Il Governo ha approvato il decreto Semplificazioni che inizia ora l’iter per la conversione in legge entro 60 giorni. Sono molte le novità previste e tra queste vi è l’aumento dell’Assegno Unico per nuclei con disabili. Ecco le novità.

Assegno Unico: fino al 30 giugno si possono ricevere gli arretrati

Siamo ormai vicini alla scadenza del 30 giugno, questa è importante per tutte le famiglie che ancora non hanno presentato la domanda per ricevere l’Assegno Unico e che potranno farlo entro il 30 giugno 2022 ricevendo così gli importi dal mese di marzo, quindi con gli arretrati. Sempre entro il 30 giugno 2022 potrà essere presentato il modello Isee dalle famiglie che hanno proposto la domanda, non hanno presentato l’Isee e di conseguenza hanno avuto il riconoscimento solo degli importi minimi. Coloro che completano la domanda entro il 30 giugno anche in questo caso potranno ricevere gli arretrati.

Tutte le domande presentate dal 1° luglio consentiranno di ricevere gli importi dal mese successivo alla presentazione e senza arretrati.

Leggi anche: Assegno Unico: c’è tempo fino al 30 giugno per ricevere gli arretrati

Tutte le novità per l’assegno unico disabili nel decreto Semplificazioni

Le vere novità contenute nel decreto Semplificazioni sono nell’articolo 35, fortemente voluto dal ministro Erika Stefani, questo infatti stabilisce un aumento per le famiglie in cui sono presenti disabili.

Il contenuto dell’articolo prevede:

1) l’importo previsto per i figli con disabilità maggiorenni viene parificato a quello dei minorenni, la misura dovrebbe riguardare 90.000 figli disabili.

2) le maggiorazioni previste in favore dei figli con disabilità che hanno tra 18 e 21 anni sono parificate a quelle previste per i minorenni, quindi:

  • 105 euro per i non autosufficienti;
  • 95 euro per i disabili gravi;
  • 85 euro per i disabili di media gravità.

Con la precedente disciplina la maggiorazione prevista in favore dei figli disabili maggiorenni era in misura fissa a 80 euro.

3) Infine sempre l’articolo 35 prevede che la maggiorazione ulteriore prevista per le famiglie con reddito Isee fino a 25.000 euro e che aveva l’obiettivo di consentire alle famiglie di recuperare la differenza tra quanto si percepiva con le detrazioni per figli a carico e Assegni per il Nucleo Familiare e quanto si percepisce con l’assegno unico, sia aumentata per il 2022 a 120 euro per le famiglie con disabili. Quest’ultima misura dovrebbe riguardare 37.000 nuclei familiari.

Gli aumenti previsti per l’assegno unico sono resi possibile da un fondo per le politiche in favore di persone con disabilità che ammonta a 122 milioni di euro.

Esenzioni Imu 2022: anziani e disabili ricoverati e pensionati residenti all’estero

Scade il 16 giugno il primo acconto Imu 2022, sebbene in misura ridotta rispetto all’anno 2021, in piena emergenza pandemica, anche per il 2022 vi sono delle esenzioni. Tra queste la più importante riguarda anziani ricoverati in strutture e disabili che si trovano in centri di cura e, infine, pensionati residenti all’estero. Vediamo in quali casi spetta tale esenzione.

Esenzioni Imu 2022 per anziani e disabili ricoverate in strutture di lunga degenza

L’esenzione Imu 2022 per anziani e disabili si applica nel caso in cui il proprietario dell’immobile sia un anziano ricoverato in via permanente in una casa di riposo o che si trovi in una struttura di lunga degenza.

Affinché tale agevolazione sia riconosciuta è altresì necessario che l’immobile per il quale si richiede l’agevolazione non sia in locazione in favore di terzi, in questi casi infatti l’immobile produce un reddito e di conseguenza è comunque necessario versare la prima rata e il successivo importo a conguaglio o seconda rata.

Non bastano però questi requisiti, infatti è anche necessario che l’immobile sia dal Comune in cui è ubicato parificato all’abitazione principale. Per conoscere se il proprio comune ha deliberato in merito è necessario consultare il sito dello stesso, oppure il sito del Ministero dell’Economia. Si può fare affidamento sulla mappa presente sul sito del Ministero 

Basterà inserire il nome del comune nella barra centrale per avere le corrette indicazioni circa l’esenzione dall’Imu.

Esenzioni Imu 2022 per pensionati residenti all’estero: requisiti

Questi non sono gli unici casi di anziani che sono esonerati dal versamento dell’Imu 2022, infatti tra coloro che possono godere di agevolazioni vi sono anche i pensionati residenti all’estero titolari di pensione maturata in regime di doppia convenzione internazionale. In questo caso siamo però di fronte a esoneri parziali.

In merito c’è una novità rispetto all’anno scorso, infatti l’esenzione viene potenziata. Nel 2021 l’esenzione Imu era al 50%, ora invece la percentuale da versare è al 37,5% e di conseguenza la quota esente è al 62,5%. Affinché i pensionati residenti all’estero possano godere di questa agevolazione è condizione necessaria che l’immobile non sia stato concesso in locazione o in comodato d’uso. Inoltre il proprietario deve essere titolare in Italia della proprietà di un solo immobile.

Le novità in merito all’Imu 2022 non sono solo queste, infatti vi sono agevolazioni anche per le imprese impegante nel settore turismo.

Per maggiori informazioni leggi l’articolo: Credito di imposta Imu 2022 per imprese del turismo: chi può usarlo?

Infine, a causa dell’emergenza Covid sono ancora esonerati dal versamento IMU i titolari di immobili in categoria catastale D/3 quindi luoghi adibiti a spettacoli. In questo caso la condizione necessaria è che il titolare dell’immobile e il titolare dell’attività coincidano.

Parcheggi disabili, ecco le novità del parcheggio gratis anche sulle strisce blu

 

Con il via libera al decreto ormai approvato ecco che finalmente il parcheggio gratuito per i disabili diventa realtà. Naturalmente si parla di parcheggio a pagamento con le strisce blu, perché negli spazi dedicati ai disabili per chi espone il contrassegno relativo, il parcheggio è gratuito da tempo. La questione dei parcheggi in Italia e degli spazi per le auto è sempre una problematica in numerose città. La carenza di spazi dove mettere l’auto è un problema serio per tutti gli automobilisti. E i disabili non sono da meno. Anzi, il problema dei parcheggi è ancora più pesante, naturalmente, per i disabili. Gli invalidi hanno serie problematiche a trovare dove collocare l’auto nonostante siti loro dedicati. Ma gli spazi relativi all’utilizzo del contrassegno sono assai inferiori alle necessità.

Però adesso il governo ha approvato il decreto che permette il parcheggio gratuito sulle strisce blu per i disabili. E questo sarà un notevole vantaggio per loro.

Il decreto infrastrutture e ciò che prevede per il parcheggio per i disabili

Con la canonica pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto, il governo ha finalmente reso esecutivo il progetto di sostenere i disabili in materia di parcheggi auto. Infatti come si legge sul Sole 24 Ore, sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il testo di conversione in legge del noto decreto Infrastrutture. E tra i tanti punti del decreto, quello tanto atteso era proprio questa agevolazione per i disabili.

Dal decreto esce fuori che per i disabili nasce il diritto alla sosta gratuita anche nei posti riservati al parcheggio a pagamento. In pratica tutti coloro che hanno il contrassegno per disabili avranno il diritto e la relativa autorizzazione a sostare in maniera gratuita, oltre che nei parcheggi loro riservati, anche nelle postazioni contrassegnate dalle strisce blu. E sono quelle postazioni che prevedono il pagamento del parcheggio tramite ticket e parchimetro.

L’autonomia dei comuni in materia di parcheggi a pagamento

Era dal novembre 2021, dopo il passaggio in Senato del decreto Infrastrutture, che si attendevano novità in materia. Si attendeva la definitiva entrata in vigore del decreto con il via libera alla novità dei parcheggi gratis sulle strisce blu. Adesso il decreto numero 121 del 2021, per l’appunto il decreto Infrastrutture, è stato definitivamente approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Come si legge nel testo, l’entrata in vigore del decreto autorizza gli invalidi con contrassegno per disabili esposto al posto del ticket per il parcheggio, a sostare gratuitamente. Finisce così la piena autonomia dai Comuni che fino a ieri adottavano regole e regolamenti differenti gli uni dagli altri.

Il contrassegno resta sempre fondamentale

A dire il vero da tempo il governo ha suggerito ai Comuni di rendere gratuito questo genere di parcheggio per i portatori di handicap. Naturalmente, essendo soltanto un semplice suggerimento, non tutti i Comuni si sono allineati. I disabili che non trovano spazio nei posti loro riservati, ed hanno necessità di parcheggiare, adesso potranno farlo liberamente anche nei parcheggi dove la sosta è a pagamento. Come evidente, al posto del ticket, che tutti gli automobilisti devono mettere esposto dopo aver pagato il corrispettivo per il parcheggio tramite parchimetro, dovranno esporre il loro contrassegno per disabili.

Altre novità del decreto infrastrutture non solo per i disabili

La materia dei parcheggi auto, oltre che per la novità delle strisce blu gratis per i disabili, presenta un’altra grande  novità nel prima citato decreto Infrastrutture. Infatti nel testo dello stesso decreto viene confermato il parcheggio gratuito e facilitato per le donne in gravidanza o per quelle con figli fino ai 2 anni di età. Si tratta naturalmente degli ormai noti parcheggi rosa. I Comuni dovranno adeguarsi a trovare spazi da riservare alle donne in dolce attesa o a quelle con figli piccoli. Sia sui parcheggi rosa che per le strisce blu a pagamento, o ancora per i parcheggi per disabili, vengono inasprite le multe per chi non essendone autorizzato, utilizza comunque questi stalli. Un mal costume tutto italiano quello di occupare spazi e parcheggi che sono destinati a soggetti con determinate problematiche.

La normativa quindi inasprisce pesantemente le sanzioni. Chi viola queste regole Adesso sarà assoggettato a sanzioni doppie rispetto al passato. Per esempio chi sosta nelle aree riservate ai disabili non essendo realizzati Adesso sarà multato con una sanzione che va da 168 a 672 euro. E pare che l’indirizzo sia quello della tolleranza zero per chi commette quelle che a tutti gli effetti sono violazioni del Codice della Strada.

Bonus Inps figli disabili fino a 500 euro, domanda per il 2021 e 2022 entro il 31 marzo

Si potrà presentare fino al 31 marzo 2022 la domanda per il bonus Inps fino a 500 euro per i figli disabili. Il contributo è a beneficio dei genitori disoccupati o monoreddito che abbiano figli disabili a carico. La misura è stata introdotta dai commi 365 e 366 della legge numero 178 del 30 dicembre 2020 (legge di Bilancio del 2021). L’Inps è intervenuta con la circolare numero 39 del 2022 per fornire istruzioni sui requisiti richiesti e su come presentare la domanda.

Contributo Inps fino a 500 euro per i figli disabili al 60%: quali sono le famiglie che possono presentare domanda?

Il contributo a favore delle famiglie con figli disabili a carico prevede la percentuale di disabilità pari a non meno del 60%. Per gli anni 2021, 2022 e 2023 è previsto il pagamento del bonus da parte dell’Inps fino a 500 euro mensili a favore di uno dei due genitori che risulti disoccupato o monoreddito. Nel nucleo familiare deve esserci almeno un figlio disabile a carico.  I commi 365 e 366 della legge numero 178 del 2020 fissano i requisiti che devono possedere le famiglie per presentare domanda all’Inps.

Famiglie che possono inoltrare domanda all’Inps per il bonus fino a 500 euro

Nel dettaglio, le famiglie che possono inoltrare domanda all’Inps per il contributo fino a 500 euro per i figli disabili devono essere così composte:

  • i nuclei familiari monoparentali, ovvero composti da un solo genitore con almeno un figlio con disabilità a carico;
  • i genitori disoccupati, ovvero i soggetti privi di impiego o con reddito all’anno che non supera gli 8.145 euro (se dipendenti) o i 4.800 euro (se autonomi);
  • genitori monoreddito, ovvero i nuclei che vivono in via esclusiva dell’attività lavorativa di un solo individuo, sia pure svolta a favore di più datori di lavoro. Rientrano in questa categoria anche le famiglie con redditi da pensione. Per questa tipologia di nucleo, l’Inps specifica che non si fa riferimento al possesso di una abitazione, mentre si tiene conto di eventuali altri sostegni percepiti in via assistenziale;
  • infine i figli legittimi o legittimati, gli adottivi, i figli naturali, i minori di età solo se fiscalmente a carico e con una disabilità pari ad almeno il 60%.

Chi può presentare domanda per il contributo Inps fino a 500 euro per i figli disabili?

L’Inps inoltre specifica che la richiesta del contributo mensile fino a 500 euro per i figli disabili può essere presentato da uno dei due genitori monoreddito o disoccupati, che facciano parte del nucleo familiare. Risulta necessario, ai fini dell’invio della domanda, del requisito della convivenza con il figlio disabile.

Requisiti dei genitori con figli disabili a carico e Isee per presentare domanda Inps del bonus 500 euro

Inoltre, il genitore che presenti domanda all’Inps del bonus 500 euro per i figli disabili deve possedere i seguenti requisiti:

  • la residenza in Italia;
  • il possesso di un Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) non eccedente i 3 mila euro in corso di validità. Se nel nucleo familiare sono presenti figli minori, è necessario l’Isee minorenni;
  • il monoreddito, il far parte del nucleo familiare monoparentale o lo stato di disoccupazione;
  • sia parte del nucleo familiare, così come risultante dall’Isee, nel quale siano presenti figli a carico con disabilità riconosciuta per non meno del 60%.

Residenza in Italia per la presentazione della domanda Inps del bonus 500 euro per i figli disabili: cosa avviene per gli extracomunitari?

L’Inps inoltre spiega che, in merito al requisito della residenza in Italia del soggetto che presenti la domanda per il bonus 500 euro dei figli disabili, è necessario che:

  • la residenza nel territorio italiano riguarda i cittadini italiani o comunitari;
  • oppure, per i cittadini di uno Stato extracomunitario, vale il permesso di soggiorno regolare. Non vi è una durata minima della permanenza in Italia.

Figli a carico fino o oltre i 24 anni di età, quali limiti di reddito per presentare domanda del bonus Inps?

I requisiti dei figli a carico per presentare domanda all’Inps del bonus fino a 500 euro prevedono dei limiti di reddito. Infatti, l’Inps specifica che sono considerati a carico i figli fino al compimento di 24 anni con reddito non eccedente i 4 mila euro. Per i figli che abbiano già superato i 24 anni, il limite di reddito è fissato a 2.840,51 euro.

Quanto si prende di bonus per i figli disabili a carico?

Presentando la domanda all’Inps che verifica il possesso dei requisiti richiesti, si ha diritto al bonus per i figli disabili per i seguenti importi:

  • il contributo minimo di importo corrispondente a 150 euro al mese, riconosciuto dal mese di gennaio per tutto l’anno;
  • un bonus del valore del doppio, ovvero di 300 euro al mese, nel caso in cui il richiedente abbia nel nucleo familiare due figli a carico con disabilità riconosciuta di almeno il 60%;
  • il contributo di 500 euro al mese per più di due figli a carico.

Pagamento degli arretrati del 2021 del bonus Inps per i figli disabili

Con la presentazione della domanda entro il 31 marzo 2022, si ha diritto al pagamento da parte dell’Inps del contributo per tutto il 2022 e anche per gli arretrati di tutto il 2021. Il pagamento del bonus è previsto nel limite di 5 milioni all’anno per il 2021, 2022 e 2023. Per la domanda del prossimo anno si avrà a disposizione l’arco temporale che andrà dal 1° febbraio al 31 marzo del 2023.

Come si presenta la domanda all’Inps per il bonus fino a 500 euro per i figli disabili?

La domanda del bonus fino a 500 euro per i figli disabili deve essere presentata ogni anno per beneficiare del contributo. In via eccezionale per il 2022 la domanda deve essere inoltrata all’Inps dal 1° febbraio al 31 marzo per ottenere anche gli arretrati del 2021. La domanda si può presentare direttamente sul sito Inps accedendo:

  • con lo Spid di secondo livello o superiore;
  • attraverso la Carta di identità elettronica (Cie) 3.0;
  • mediante la Carta nazionale dei servizi (Cns).

Si può fare richiesta del bonus anche attraverso il Contact center integrato dell’Inps. Il numero di telefono è 803 164 se si chiama dal fisso e 06 164 164 se si chiama dal cellulare.

Assunzioni disabili: dal 2022 aumentano sanzioni per le aziende

Il Ministro Andrea Orlando con una nota pubblicata il 30 settembre 2021 ha provveduto ad adeguare gli importi delle sanzioni per la mancata comunicazione dei dati relativi alle assunzioni disabili e del contributo esonerativo per ogni disabile non assunto. Ecco le novità per le aziende.

Contributo per la quota di riserva: contributo esonerativo

La legge 12 marzo 1999 n° 68 si occupa del collocamento a lavoro dei disabili, la stessa prevede tutta una serie di tutele per chi si trova in una situazione di svantaggio e prevede delle soglie di riserva, cioè un numero minimo di dipendenti disabili che le aziende devono assumere. Le soglie sono:

  • 1 disabile per le aziende da 15 a 35 dipendenti;
  • 2 disabili per le aziende che hanno da 36 a 50 dipendenti;
  • per le aziende che hanno un numero di dipendenti superiore a 50, la percentuale di disabili è al 7%.

L’articolo 5 prevede però una quota di esonero, cioè alcune tipologie di aziende possono chiedere un esonero parziale del numero di dipendenti disabili da assumere. Questa agevolazione però non è generica, ma viene riconosciuta esclusivamente:

quando la tipologia di attività svolta all’interno dell’azienda è pericolosa, troppo faticosa o comunque presenta particolarità di svolgimento.

In questo caso però è previsto il versamento di un contributo esonerativo commisurato a ciascun soggetto non occupato e per ogni giorno di lavoro non prestato. Il contributo deve essere versato in favore del Fondo regionale per l’occupazione dei disabili. Attualmente il contributo ammonta a 30,64 euro per ogni lavoratore disabile non occupato. Il provvedimento del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando ha provveduto ad aumentare a 39,21 euro giornaliere per ogni disabile non assunto a partire dal primo gennaio 2022.

Assunzione disabili e sanzioni per il mancato inviso del prospetto informativo

Le novità però non finiscono qui, infatti l’articolo 13 della legge già citata prevede anche che le aziende entro il 31 gennaio di ogni anno debbano comunicare telematicamente al Servizio territorialmente competente un prospetto informativo in cui sono indicati:

  • il numero dei disabili complessivamente occupati;
  • il numero dei lavoratori computati nella quota di riserva;
  • l’ammontare del numero dei lavoratori da occupare tra i disabili.

I dati devono essere riferiti alla situazione dell’azienda del 31 dicembre dell’anno precedente, quindi entro il 31 gennaio 2022, deve essere inviato il prospetto relativo al 31 dicembre 2021.

Tale obbligo viene meno solo nel caso in cui non ci siano state modifiche in azienda circa l’obbligo di assunzioni disabili o sulla quota di riserva.

Se nell’arco di un anno solare ci sono posizioni scoperte per disabili, l’azienda è tenuta ad assumere per la copertura delle posizioni scoperte, cioè a regolarizzare la posizione entro 60 giorni dal momento in cui si verifica tale vacanza. In seguito alla nuova assunzione l’azienda non è tenuta a inviare un nuovo prospetto informativo.

L’articolo 13 prevede sanzioni per il mancato invio del prospetto informativo o invio in ritardo dello stesso. Le sanzioni attuali sono di 635,11, cui si sommano 30,76 euro per ogni giorno di ulteriore ritardo. Dal primo gennaio 2022 anche tali somme però variano e la sanzione per la mancata trasmissione o il ritardo della stessa sarà di 702,43 euro, mentre le sanzioni per l’ulteriore ritardo sarà di 34,02 euro per ogni giorno trascorso senza regolarizzare la posizione.

Calcolo delle sanzioni

Dal punto di vista pratico è bene fare qualche precisazione, ad esempio nel caso in cui rispetto al 31 gennaio maturi un giorno di ritardo l’importo sarà di 702,43+34,02, quindi l’importo minimo della sanzione è sempre di 736,45 euro.

Il Ministro Orlando nell’annuncio presente sul portare lavoro.org ha sottolineato che tali nuove sanzioni sono dovuti al fatto che erano ormai 11 anni che tali importi non venivano modificati.

Per i disabili ci sono ulteriori agevolazioni, se vuoi saperne di più leggi:

Bonus disabili: ecco il decreto attuativo per richiederlo

 

Assegno unico: importi, requisiti e cosa cambia con le detrazioni

E’ stato approvato il decreto attuativo con il quale entrerà in vigore l’Assegno Unico per figli a carico e sono numerose le novità, infatti questo assegno mensile è destinato ad eliminare altri importi. Ecco cosa cambia per le famiglie.

Caratteristiche dell’Assegno Unico

L’Assegno Unico potrà essere percepito dagli aventi diritto dal 1° marzo 2022 mentre le domande potranno essere presentate da gennaio 2022. Si tratterà di un importo mensile il cui obiettivo è eliminare la frammentarietà del sistema di aiuti alle famiglie che nel tempo ha portato a un sistema complesso.

L’Assegno Unico spetta alle famiglie con figli fino al 21° anno di età, gli importi saranno calibrati in base all’età del figlio e all’ISEE. Sono inoltre previste delle maggiorazioni per famiglie numerose, per le giovani madri fino a 21 anni e nelle famiglie bi-reddito. Vediamo però con ordine tutte le novità e gli importi a cui hanno diritto i cittadini.

Importi dell’Assegno Unico

Il decreto legislativo del 18 novembre 2021 ha stabilito gli importi dell’Assegno Unico, vediamo quindi quanto prenderà una famiglia con esso. Le somme variano da un minimo di 50 euro mensili a un massimo di 175 euro per ogni figlio per i figli fino a 18 anni di età.

L’importo massimo di 175 euro al mese è previsto solo per i figli minori di età nel caso in cui la famiglia abbia un reddito ISEE inferiore a 15.000 euro. Per le altre famiglie l’importo si riduce in base all’importo del reddito ISEE. L’importo minimo di 50 euro è previsto per le famiglie che hanno un reddito pari o superiore a 40.000 euro.

Raggiunta la maggiore età si potrà beneficiare dell’Assegno Unico fino al compimento del 21° anno di età ma a condizione che il figlio segua un percorso di formazione e studio oppure che sia impegnato in un’attività lavorativa che generi un reddito inferiore agli 8.000 euro al mese. Per i ragazzi dai 18 anni ai 21 anni di età l’importo dell’assegno è di 85 euro per ISEE di 15.000 euro, scende gradualmente fino a un minimo di 25 euro mensili per ISEE pari o superiore a 40.000 euro.

Fase di transizione

Al fine di aiutare le famiglie a gestire in modo più semplice la transizione dall’ANF (Assegno Nucleo familiare) all’Assegno Unico, dal 2022 al 2025 è applicata una misura di transizione con una maggiorazione riconosciuta a favore di coloro che hanno importi ISEE fino a 25.000 euro.

Maggiorazioni per famiglie numerose e disabili

Il decreto attuativo del 18 novembre 2021 stabilisce delle maggiorazioni legate a situazioni particolari e andremo ad elencarle nel seguito. Le maggiorazioni spettano a:

  1. famiglie con più di due figli, in questo caso dal terzo figlio in poi, in base all’ISEE ci sarà un importo aggiuntivo di valore minimo di 15 euro e massimo di 85 euro;
  2. nuclei familiari con disabili: la maggiorazione sarà di 105 euro in caso di non autosufficienza, 95 euro in caso di disabilità grave e 85 per la disabilità grave, questo fino a 18 anni di vita. Dal diciottesimo anno al ventunesimo la maggiorazione per i figli disabili sarà di 50 euro mensili indipendentemente dalla gravità della disabilità.
  3. Maggiorazione per giovani madri, spetta alle donne madri prima dei 21 anni di età in questo caso la maggiorazione sarà di 20 euro mensili per ogni figlio.
  4. famiglie con due redditi, può sembrare un contro senso, ma in realtà si tratta di una misura il cui obiettivo è favorire il lavoro femminile. In questo caso la maggiorazione sarà di 30 euro per le famiglie con ISEE fino a 15.000 euro e si ridurrà in modo graduale fino ad azzerarsi per redditi pari o superiore a 40.000 euro. Deve però essere sottolineato che solitamente le famiglie con due redditi percepiscono importi superiori e quindi potrebbero più facilmente avere un ISEE che supera i 15.000 euro;
  5. Maggiorazione per famiglie con più di 4 figli, ci sarà un importo mensile forfettario di ulteriori 100 euro.

Soggetti che possono fare richiesta dell’Assegno Unico

Possono fare richiesta:

  • cittadini italiani o di un paese dell’Unione Europea;
  • titolari del diritto di soggiorno;
  • soggetti tenuti al pagamento delle imposte in Italia;
  • residenti e domiciliati in Italia;
  • persone residenti in Italia o che siano stati residenti in Italia per almeno due anni anche non consecutivi e che abbaino un contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato che sia però almeno semestrale.

La domanda può essere presentata tramite il sito INPS a cui si accede con un’identità digitale, cioè SPID, Carta di Identità Elettronica o CNS oppure rivolgendosi a un patronato.

Agevolazioni che cesseranno dopo l’entrata in vigore dell’Assegno Unico

La scelta di optare per l’Assegno Unico è determinata dalla necessità di mettere ordine tra i vari sussidi presenti in Italia.  Ne consegue che con l’entrata in vigore di tale misura verranno meno altri aiuti. Tra questi l’Assegno per il Nucleo Familiare (ANF), gli assegni familiari per i nuclei formati da almeno 3 figli, il Bonus Mamma Domani che cessa di esistere già a partire dal primo gennaio 2022. Inoltre tra i benefici che risultano aboliti c’è il Bonus Bebè.

Vengono meno anche le detrazioni per i figli a carico, con esclusione di quelle che in realtà non vengono inserite all’interno dell’Assegno Unico, ad esempio per i figli di età maggiore a 21 anni di età.

Il decreto attuativo tra le misure abolite non prevede il Bonus Asilo Nido, questo vuol dire che in teoria, a meno che non si sia trattato di una svista che sarà corretta nelle prossime settimane, tale misura resterà in vigore.

Quando si potrà avere l’Assegno Unico?

La corresponsione dell’assegno unico avverrà dal 1° marzo 2022 a partire dal mese successivo rispetto alla presentazione della domanda. Questo implica che coloro che presentano la domanda a gennaio, percepiranno il primo assegno a marzo, idem se la presentazione avviene a febbraio. Se viene presentata a marzo il primo assegno sarà percepito dal mese di aprile. Vi è però un correttivo, infatti per le domande presentate entro il 30 giugno del 2022, l’assegno sarà retroattivo e quindi si potranno riscuotere anche le somme maturate da marzo.

Prima di poter procedere alla presentazione della domanda è bene fornirsi di un ISEE in corso di validità al momento della presentazione della domanda. Chi ha in ISEE in scadenza al 31 dicembre 2021 dovrà quindi richiederne uno aggiornato. Infine, in base al decreto attuativo l’INPS ha 20 giorni di tempo per rendere note le istruzioni operative, quindi entro la prima decade di dicembre dovrebbero esservi ulteriori precisazioni.

INPS: gli invalidi che hanno un reddito perdono l’assegno di invalidità

Con un messaggio scarno l’INPS ha fatto sapere che a decorrere dalla data del 14 ottobre 2021 non sarà più erogato l’assegno mensile di assistenza previsto dall’articolo 13 della legge 30 marzo 1971 n°118 a coloro che hanno un reddito. Naturalmente sono molti gli invalidi che mostrano una certa preoccupazione di fronte a questo importante cambiamento. Ecco la nuova normativa.

L’assegno mensile di assistenza/invalidità

Per capire bene di cosa ci occupiamo è bene delimitare prima il campo. L’articolo 13 della legge 30 marzo 1971 prevede l’erogazione in favore di coloro a cui viene riconosciuta una percentuale di disabilità compresa tra il 74% e il 99% di un assegno mensile di assistenza per 13 mensilità.

Oltre a tali requisiti (disabilità) è necessario avere un’età compresa tra i 18 e i 65 anni di età e percepire un reddito annuo personale inferiore a 4.931,29 euro.

Sono destinatari dell’assegno di invalidità i cittadini italiani o cittadini di altri paesi dell’Unione Europea che però siano residenti in Italia, inoltre si riconosce tale diritto anche ai cittadini extracomunitari in possesso del permesso di soggiorno e soggiornanti di lungo periodo. L’assegno è incompatibile con altre pensioni erogate da INPS, INAIL o altri enti.

L’ammontare dell’assegno di assistenza è nel 2021 di 287,09 euro mensili ed è oggetto di rivalutazione di anno in anno in base all’inflazione. Al compimento del sessantesimo anno di età si trasforma in assegno sociale.

Cosa dice il Messaggio INPS 3495 del 14 ottobre 2021?

Questa è appunto la disciplina generale. Su essa nel tempo vanno a incidere delle sentenze della Corte di Cassazione e nel messaggio 3495 del 14 ottobre 2021 dell’INPS si sottolinea proprio che ci sono molte sentenze che confermano che il requisito economico previsto dalla disciplina della legge non debba essere considerato una “mera condizione di erogabilità” ma un elemento costitutivo del diritto a percepire l’assegno mensile di assistenza. Di conseguenza, secondo l’INPS, nel rispetto delle diverse sentenze dei tribunali italiani, è necessario affermare che lo svolgimento di un’attività lavorativa “a prescindere dalla misura del reddito ricavato, preclude il diritto al beneficio”. La scrivente ha preferito citare alla lettera le parole del messaggio perché esse non lasciano spazio ad alcun dubbio.

Resta, infine, da ricordare che il Messaggio INPS 3495 del 14 ottobre 2021 non si riferisce a coloro che hanno il riconoscimento dell’invalidità al 100%.

Appare in tutta evidenza che con questo messaggio si modifica una parte importante delle disposizioni prima vigenti, cioè quella che prevede la possibilità di mantenere l’assegno mensile di assistenza nel caso in cui il reddito sia inferiore a 4.931 euro annuali.

Naturalmente non sono mancate prese di posizione contrastanti con questo messaggio, infatti, pensare che un disabile possa essere autonomo economicamente con una blanda misura di 287 euro mensili è assurdo. Di conseguenza per lui cercare un lavoro, magari da casa, in smart working, un leggero part time, è essenziale . E’ però altrettanto vero che le entrate di tali lavori sono comunque basse e da sole non possono dare indipendenza economica mentre con il piccolo aiuto dell’assegno di invalidità sicuramente vi può essere una maggiore disponibilità economica, anche tenendo in considerazione le esigenze peculiari di chi è diversamente abile.

Come ha reagito la politica alla decisione dell’INPS di sospendere l’erogazione dell’assegno di invalidità?

A far scudo contro questa decisione ci sono volti importanti, ad esempio Iacopo Melio, free lance e ora consigliere nella regione Toscana che sottolinea come per un disabile sia difficile accedere a posizioni lavorative stabili e soddisfacenti dal punto di vista economico (anche a causa dei limiti alla mobilità) e, di conseguenza, tagliare l’assegno mensile di assistenza a fronte di erogazioni spesso precarie, rappresenta una forte ingiustizia. In effetti come dargli torto? Una condizione lavorativa anche precaria può essere un forte sostegno anche dal punto di vista psicologico perché lavorare può offrire stimoli importanti, ma se il prezzo da pagare è perdere l’assegno di assistenza, molti si troveranno a dover rinunciare anche a piccoli incarichi e collaborazioni da free lance.

Intanto qualcosa inizia a muoversi sul fronte politico, infatti dal dicastero del Ministro del Lavoro, Orlando, emerge che la questione è all’esame degli uffici competenti, mentre l’ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo (M5S) ha fatto sapere che c’è l’intenzione di presentare un emendamento fiscale che possa far superare gli ostacoli posti dall’INPS.

Nel frattempo i delegati delle due assiciazioni maggiormente impegnate sul fronte dalla tutela dei diritti dei disabili, Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) e Federazione tra le associazione nazionali delle persone con disabilità (Fand) hanno incontrato il ministro per la Disabilità Erika Stefani che ha confermato l’interesse a porre fine alla questione e a tutelare i disabili. Le associazioni propongono una radicale modifica della legge 118 in modo che non vi possano essere difficoltà interpretative e che sia concessa ai disabili la possibilità di lavorare senza perdere l’assegno di assistenza.

Se vuoi saperne di più sull’assunzione di soggetti disabili, leggi la guida: Assunzione come categoria protetta: caratteristiche e informazioni