Reddito di cittadinanza: addio navigator. Il Ministero non proroga i contratti

Il reddito di cittadinanza sembra essere ormai arrivato al capolinea. È certo che ci saranno delle modifiche, anche se ancora non ci sono certezze sulla mole, ma un’altra tegola sta per cadere sulla testa di migliaia di ragazzi, dal Ministero del Lavoro, guidato dalla Ministra Calderone,  è infatti arrivato l’annuncio che non è possibile prorogare i contratti di lavoro dei navigator.

Reddito di cittadinanza: la prima misura è la mancata proroga del contratto dei navigator

Il reddito di cittadinanza nasce come politica attiva per il lavoro, l’obiettivo non era semplicemente dare un sussidio a coloro che non hanno un lavoro, ma fare in modo che domanda e offerta di lavoro potessero incontrarsi anche attraverso percorsi di formazione.

Al centro di questo articolato progetto c’erano i navigator, entrati in campo in seguito a un concorso che prevedeva comunque l’assunzione a tempo determinato. Molte sono state le critiche a questa figura professionale, al punto che il governatore della Regione Campania, De Luca, ha più volte ribadito che erano persone che non riuscivano a trovare lavoro, assunte per trovare lavoro ad altre persone, quasi con capacità predittiva di quello che poi sarebbe stato il risultato, cioè la difficoltà di raggiungere l’obiettivo.

Oggi sappiamo che ci saranno modifiche al reddito di cittadinanza, che molto probabilmente sarà tagliato a circa 660.000 persone, ad oggi i percettori sono circa un milione e mezzo, la riduzione sarebbe del 50%. C’è altro, infatti dal Ministero del Lavoro è arrivata la notizia che non sarà possibile prorogare il contratto di lavoro per i navigator. Crolla quindi una delle figure centrali della normativa.

Al via la revisione del reddito di cittadinanza: addio navigator

I contratti di lavoro dei navigator di fatto sono scaduti il 31 ottobre 2022, quindi pochi giorni fa. Il Ministero del Lavoro ha quindi diramato una nota in cui si precisa che, nonostante siano circolate voci contrastanti, non sarà possibile tecnicamente prorogare i contratti di lavoro dei navigator.

Precisa il Ministero che sono state avviate attività di ricognizione in coordinamento con le Regioni. Inoltre sottolinea che per un eventuale riutilizzo dei navigator servirebbero norme apposite, ma che le stesse non sono allo studio del Ministero. Tra le righe si legge che non c’è volontà di procedere allo studio di norme per stabilizzare questi precari, cioè i navigator. Appare essere questo il primo passo verso uno smantellamento delle misure previste nella legge istitutiva del reddito di cittadinanza.

I navigator sono circa 2.400 (alcuni si sono già dimessi) e di conseguenza inizia già il taglio delle risorse, infatti il mancato rinnovo del contratto consente comunque di risparmiare. In base alle previsioni iniziali dovevano essere 10.000 poi in seguito ad accordo tra il Ministero del lavoro e ANPAL si raggiunse il numero di 3.000. Il mancato rinnovo dei contratti è dovuto anche allo scarso successo del loro lavoro, infatti solo il 40% degli occupabili è stato preso in carico dai navigator e di questi solo 1 su 7 ha trovato un lavoro, ma a tempo determinato. Solo pochissimi dei percettori di reddito di cittadinanza occupabili hanno ottenuto un contratto a tempo determinato. Lo stipendio medio di un navigator è di 1.730 euro netti, lordi circa 30.000 euro l’anno.

Leggi anche: Reddito di cittadinanza, arriva la proposta shock con sospensione per 6 mesi

Bonus 200 euro, chi lo prenderà e quando

Chi prenderà il bonus 200 euro e quando? L’erogazione dell’indennità prevista dal decreto legge “Aiuti” del governo, avverrà per tutte le categorie lavorative e per i pensionati. Tutti dovranno avere un reddito lordo annuo non eccedente il 35 mila euro. Inclusi nella misura anche colf e badanti e, in generale, i lavoratori domestici. Il bonus 200 euro sarà pagato anche a chi prende il reddito di cittadinanza e quanti hanno ricevuto nel corso dello scorso anno un’indennità per il Covid. A disciplinare la misura di aiuto contro il rincaro dei prezzi è il decreto legge numero 50 del 2022, in vigore da mercoledì 18 maggio. L’indennità verrà pagata anche ai commercianti, artigiani, liberi professionisti e partite Iva: ma i lavoratori autonomi dovranno attendere un altro decreto da emanarsi entro 30 giorni che disciplini le modalità di pagamento e quanto spetti di indennità.

Bonus 200 euro ai pensionati, come verrà pagato?

I pensionati con redditi personali del 2021 non eccedenti i 35 mila euro lordi all’anno prenderanno il bonus 200 euro con decorrenza entro il 30 giugno 2022. Sarà l’Inps a effettuare il pagamento nella mensilità di luglio 2022. I pensionati, dunque, non dovranno presentare alcuna domanda. Per il calcolo del reddito non si tiene conto della casa di abitazione, del trattamento di fine rapporto (Tfr) e delle competenze arretrate a tassazione separata. Anche i percettori del trattamento sociale o di invalidità civile percepiranno l’indennità. Sono incluse anche le prestazioni di accompagnamento alla pensione, come ad esempio, l’Ape sociale o i lavoratori usciti da lavoro con i contratti di espansione.

Indennità Inps 200 euro ai lavoratori dipendenti: cosa bisogna fare?

I lavoratori alle dipendenze riceveranno il bonus 200 euro nel cedolino della busta paga di luglio. L’indennità, prevista dagli articoli 31-33 del decreto legge numero 50 del 2022, è esentasse. Come tutte le altre categorie, i lavoratori dipendenti percepiranno l’indennità una sola volta. Il pagamento del bonus non prevede alcuna domanda. Tuttavia, il lavoratore dipendente non deve essere percettore di alcuna pensione, anche di invalidità civile, e nemmeno del reddito di cittadinanza. I datori di lavoro potranno recuperare l’indennità anticipata in compensazione sui contributi UniEmens.

Lavoratori dipendenti che percepiranno il bonus 200 euro: come verificare se si rientra?

I lavoratori dipendenti possono verificare se il bonus 200 euro spetti mediante il diritto allo sconto contributivo. Si tratta della misura introdotto per il 2022 che consente di beneficiare di uno sconto di contributi pari allo 0,8%. Ricevono lo sconto i lavoratori con reddito mensile lordo non eccedente i 2.692 euro. Dunque, basta che i dipendenti abbiano beneficiato dello sconto contributivo in almeno un mese tra gennaio e aprile per percepire il bonus 200 euro.

Prendono il bonus 200 euro i lavoratori autonomi occasionali?

Il bonus 200 euro verrà pagato anche ai lavoratori autonomi occasionali senza partita Iva. Ovvero ai titolari dei contratti previsti dall’articolo 2222 del Codice civile. Si tratta dei contratti con ritenuta d’acconto. L’indennità spetterà se è stato corrisposto almeno un contributo mensile durante l’anno 2021. Per questi contratti, tuttavia, è necessario il versamento dei contributi alla Gestione separata dell’Inps (che deve risultare aperta al 18 maggio 2022) che avviene se il totale dei compensi annui supera la cifra di 5 mila euro. Ne consegue che i lavoratori autonomi occasionali prenderanno il bonus 200 euro solo se, per uno o più contratti del 2021, hanno percepito almeno 6.330 euro. Questo importo è il minimo per l’accredito di un mese di contributi. Infine, per questi lavoratori serve presentare la domanda all’Inps per ottenere l’una tantum.

Bonus 200 euro, verrà pagato agli incaricati delle vendite a domicilio e lavoratori dello spettacolo?

Il bonus 200 euro verrà pagato anche agli incaricati delle vendite a domicilio. La condizione per ottenere l’indennità è che nel 2021 siano stati percepiti compensi superiori ai 5 mila euro. Tra le altre condizioni, serve la partita Iva e l’iscrizione alla Gestione separata dell’Inps. Occorre presentare domanda all’Inps. I lavoratori dello spettacolo con redditi 2021 entro i 35 mila euro percepiranno il bonus purché per il 2021 abbiano almeno 50 contributi giornalieri. A questi lavoratori il bonus viene pagato dall’Inps previa domanda.

Lavoratori stagionali, a termine, intermittenti e disoccupati agricoli: prenderanno il bonus 200 euro?

I lavoratori stagionali, a termine e intermittenti prenderanno il bonus 200 euro purché nel 2021 il reddito non sia stato eccedente i 35 mila euro. Anche per questi lavoratori sono necessarie 50 contributi giornalieri. L’Inps eroga il bonus previa domanda. Non serve la domanda all’Inps, invece, per i disoccupati agricoli. Sarà l’Inps stessa a erogare l’indennità purché sia stata percepita la disoccupazione nel 2021.

Lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.): prenderanno il bonus 200 euro?

I lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) prenderanno il bonus 200 euro a determinate condizioni. Infatti, il contratto deve essere in essere alla data del 18 maggio 2022. Il lavoratore deve essere iscritto alla Gestione separata dell’Inps. Inoltre, i lavoratori di questa categoria non devono essere percettori di pensione. E nemmeno essere iscritti ad altre gestioni previdenziali. Anche per questi lavoratori vale il limite di reddito di 35 mila euro. È l’Inps a erogare il bonus previa domanda.

Colf, badanti e disoccupati: prenderanno l’indennità di 200 euro?

Colf, badanti e lavoratori domestici prenderanno il bonus purché abbiano in essere un rapporto di lavoro alla data del 18 maggio 2022. Serve presentare la domanda all’Inps. I disoccupati, ex lavoratori alle dipendenze o parasubordinati, percepiranno il bonus 200 euro purché ricevano una mensilità di disoccupazione Naspi o Dis coll a giugno 2022. È l’Inps a pagare senza bisogno di presentare la domanda.

NASpI: comunicazione entro il 31 gennaio per non perdere l’indennità

Per i percettori della NASpI c’è una data importante da tenere in considerazione, cioè il 31 gennaio 2022. Si tratta del termine ultimo per presentare la comunicazione del reddito annuo presunto.

Cos’è la NASpI e come funziona?

La NASpI è la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego e viene erogata ai lavoratori dipendenti che perdono il lavoro per un termine massimo di due anni. Questa misura è stata introdotta dal decreto legislativo 22 del 2015 e ammonta al 75% della retribuzione media percepita in costanza di lavoro. Con il tempo l’ammontare dell’assegno diminuisce con l’applicazione del meccanismo del decalage. Con la legge di bilancio 2022 il meccanismo del decalage è stato leggermente modificato, infatti non si applica più dal 4° mese ma, solo per coloro che perdono il lavoro dal 1° gennaio 2022, si applica dal sesto mese e per coloro che al momento della presentazione della domanda hanno già compiuto 50 anni di età si applica dall’ottavo mese.

Perché inviare la comunicazione dei redditi presunti entro il 31 gennaio 2022?

La normativa prevede però dei motivi di decadenza o sospensione dalla NASpI ed è proprio questo il caso che ci interessa.

L’indennità mensile NASpI si perde, naturalmente, al momento in cui si trova un nuovo lavoro a tempo indeterminato, ma non solo. Infatti il soggetto che presenta la domanda, entro un mese dalla presentazione deve anche comunicare i redditi che eventualmente percepisce da lavori part time, lavori occasionali o contratti di lavoro subordinato ancora esistenti.

Sempre entro un mese dalla presentazione della domanda è necessario comunicare anche il reddito annuo presunto derivante da lavori part time ancora attivi.

Naturalmente il lavoratore deve inviare la comunicazione anche nel caso in cui inizi successivamente alla presentazione della domanda un lavoro autonomo o parasubordinato.

La percezione della NASpI si interrompe nel caso di sottoscrizione di un contratto di lavoro full time a tempo determinato. In questo caso si può nuovamente percepire al momento in cui cessa il rapporto di lavoro.

Limiti di reddito per la percezione della NASpI

Le comunicazioni che abbiamo ora visto sono necessarie in quanto la normativa stabilisce dei limiti reddituali entro i quali si può beneficiare della NASpI. Tale limite è di 8.145 euro annui. Ecco perché, oltre alla comunicazione necessaria entro un mese dalla presentazione dell’istanza, per non vedere sospesa l’erogazione dell’assegno NASpI il lavoratore disoccupato entro il 31 gennaio di ogni anno deve presentare la comunicazione del reddito annuo presunto per l’anno in corso.

Questo implica che entro il 31 gennaio 2022 chi sta percependo la NASpI, deve comunicare all’INPS il reddito presunto per il 2022. Se il reddito resta inferiore alla soglia vista, si può percepire la NASpI, la stessa si riduce in proporzione a quanto dichiarato come proveniente da rapporto di lavoro a tempo determinato.

Il reddito presunto deve essere comunicato utilizzando il modulo Naspi-Com esteso che può essere reperito sul sito dell’INPS. Naturalmente è possibile farsi assistere da un patronato per ottemperare a quest’onere.

Per chi vuole maggiori informazioni sull’obbligo di comunicazione dei redditi presuti per il 2022 entro il 31 gennaio 2022, c’è la possibilità di accedere all’assistente virtuale NASpI. Per sapere come funziona, leggi l’articolo: NASpI 2022: tra le novità l’assistente virtuale INPS, come funziona? Guida

L’assistente virtuale è al fianco degli utenti anche per ulteriori curiosità e informazioni.

Agricoltura: novità per i percettori di Naspi e Dis-Coll

L’INPS con il messaggio 4079 del 23 novembre 2021 ha precisato i limiti entro i quali i percettori di Naspi e Dis-Coll possono lavorare in agricoltura senza perdere il diritto alla percezione della disoccupazione.

Cosa sono NASpI e Dis- Coll

La NASpI è la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego e spetta a coloro che perdono il lavoro. La normativa prevede che non possano accedere a questo contributo alcune categorie di lavoratori e tra queste vi sono gli operai agricoli a tempo determinato e indeterminato. L’INPS eroga tale sussidio mensilmente per un numero di settimane pari alla metà di quelle effettivamente lavorate negli ultimi 4 anni, rispetto al momento in cui si perde il lavoro .

La Dis- Coll invece è una prestazione sociale a favore di lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, contratti a progetto, titolari di assegni di ricerca, dottorato di ricerca con borsa di studio iscritti in via esclusiva alla Gestione Separata INPS. L’indennità viene corrisposta per un numero di mesi pari alla metà dei mesi di contribuzione maturati tra il 1° gennaio dell’anno civile precedente rispetto alla cessazione del rapporto di lavoro e la cessazione stessa.

Percettori di NASpI e Dis-Coll possono lavorare in agricoltura senza perdere le prestazioni sociali

Naturalmente il diritto a percepire tali sussidi viene meno quando si trova una nuova collocazione nel mondo del lavoro, ma a causa del Covid e delle difficoltà di trovare manodopera in agricoltura derivata dalla pandemia, il legislatore ha previsto delle deroghe. Il Decreto Rilancio 34 del 2020 nell’articolo 94 ha previsto la possibilità di derogare al regime generale. Di conseguenza ha previsto la possibilità per coloro che percepiscono la NASpI o la Dis- Coll di essere impiegati per brevi periodi in agricoltura senza perdere questi importanti sostegni. Il Decreto Sostegni BIS ha ulteriormente prorogato la disciplina. Il messaggio 4079 dell’ INPS ha provveduto quindi a riepilogare la disciplina e di conseguenza a stabilire anche i limiti entro i quali è possibile usufruirne.

I percettori di NASpI e Dis-Coll possono entro il 31 gennaio 2021 maturare 30 giornate di lavoro in agricoltura. Tale periodo di 30 giorni può essere ulteriormente prorogato per altri 30 giorni, ma nel complesso non deve essere superato il limite di reddito percepito da tali attività di 2.000 euro nell’arco di un anno. Deve essere sottolineato che non deve essere complessivamente considerato il periodo di lavoro, ma le effettive giornate di lavoro prestate.

Colui che essendo percettore degli assegni NASpI e Dis-Coll che dovesse stipulare un contratto di lavoro nel settore dell’agricoltura, deve comunicare all’INPS utilizzando il modello modello Naspi-Com le effettive giornate di lavoro in agricoltura prestate.

Infine, l’INPS nel Messaggio sottolinea che le giornate di lavoro effettivamente prestare in agricoltura saranno considerate ai fini della maturazione di eventuali prestazioni di disoccupazione.

Per saperne di più sulla disoccupazione in agricoltura, ti propongo l’articolo: Disoccupazione agricola: cos’è, chi può percepirla e a quanto ammonta

 

Naspi-Dis coll, le novità in arrivo per la disoccupazione nel 2022

Sono in dirittura d’arrivo alcune novità contenute nella legge di Bilancio 2022 per gli assegni di disoccupazioni Naspi e Dis call. Per la Naspi, in particolare, verrà superato il requisito di dover dimostrare le 30 giornate effettive di lavoro. Tra le altre novità, si menziona anche l’estensione di applicazione dell’indennità di disoccupazione ad alcuni settori dell’agricoltura.

Disoccupazione Naspi 2022, cambia il meccanismo di decurtazione del 3%

Inoltre, l’altra novità della Naspi in arrivo nel 2022 con la legge di Bilancio è quella relativa al cambio di meccanismo di decurtazione dell’indennità stessa. Ild 3% verrà applicato al sesto mese e non più al quarto; per chi ha almeno 55 anni, la decurtazione scatterà all’ottavo mese.

Requisiti Naspi 2022: quali sono?

Pertanto, la legge di Bilancio 2022 delinea dei requisiti più facili da raggiungere per ottenere l’indennità di disoccupazione Naspi. Infatti, l’assegno verrà riconosciuto ai lavoratori che abbiano perso in maniera non volontaria la propria occupazione. Inoltre, i lavoratori dovranno presentare congiuntamente altri requisiti:

  • essere in stato di disoccupazione;
  • poter far valere, nei 4 anni precedenti il cominciare della disoccupazione, non meno di 13 settimane di contributi;
  • far valere almeno 30 giornate di lavoro effettivo nei dodici mesi che precedono l’inizio della disoccupazione.

Il disegno di legge di Bilancio 2022 elimina definitivamente il requisito richiesto delle 30 giornate di lavoro effettive applicato alle disoccupazioni che si verifichino a partire dal 1° gennaio prossimo.

Novità Naspi in agricoltura del 1° gennaio 2022

Altre novità dell’applicazione dell’indennità di disoccupazione Naspi sono attese per il settore dell’agricoltura. Il disegno di legge di Bilancio 2022 stabilisce infatti che saranno destinatari della Naspi nel nuovo anno anche gli operai agricoli che sono stati assunti a tempo indeterminato dai consorzi e dalle cooperative. Gli operai devono essere impiegati nella trasformazione, nella manipolazione e nella commercializzazione di prodotti agricoli e zootecnici.

Naspi, per le imprese agricole pagamento della quota contributiva dal 2022

Peraltro, proprio la legge di Bilancio 2022 istituisce l’obbligo, dal nuovo anno, per le imprese agricole di pagamento della relativa contribuzione dell’indennità di disoccupazione. Infatti le cooperative e i consorzi sono obbligati a pagare le contribuzioni per il finanziamento della Naspi con il contributo dell’1,4%. L’aliquota è applicata sui lavoratori assunti non a tempo indeterminato. La percentuale sale di uno 0,5% per ogni rinnovo dei contratti a termini dei lavoratori. Lo stesso meccanismo è previsto per i somministrati.

Disoccupazioni, le novità in arrivo per la Dis coll

Per quanto attiene alla disoccupazione Dis coll, l’indennità riconosciuta ai lavoratori parasubordinati che siano iscritti alla Gestione separata dell’Inps, cambia la riduzione dell’assegno. Ad oggi, infatti, è previsto che la riduzione del 3% scatti a partire dal quarto mese di pagamento dell’indennità. Con la legge di Bilancio 2022 la riduzione sarà posticipata al sesto mese di fruizione. La novità decorre per le disoccupazioni degli aventi diritto a partire dal 1° gennaio prossimo.

Dis coll, per quanti mesi la fruizione dell’assegno di disoccupazione?

Lo stesso disegno di legge di Bilancio 2022 introduce novità anche sulla durata della Dis coll. Infatti, stabilisce che l’indennità debba essere corrisposta ogni mese per un numero di mesi pari ai contributi accreditati nel periodo che va dal 1° gennaio dell’anno in cui sia cessato il lavoro e fino alla cessazione stessa. Non si considerano eventuali periodi contributivi nei quali il soggetto abbia beneficiato in precedenza della prestazione. La durata massima è fissata, in ogni modo, in 12 mesi.

Contributi figurativi, in quali situazioni si possono chiedere?

I contributi figurativi vengono riconosciuti in determinati casi e per specifici periodi nei quali il contribuente non lavori. Il riconoscimento dei contributi figurativi avviene senza alcun onere per il lavoratore. Dunque, il contribuente non deve pagare nulla per il periodo di inattività da lavoro.

I contributi figurativi sono gratis?

Tuttavia, proprio per il fatto che i contributi figurativi sono accreditati gratuitamente e nemmeno il datore di lavoro deve versare nulla, è necessario far riferimento alle particolari situazioni che hanno determinato l’interruzione del lavoro. E, dunque, al particolare momento della carriera lavorativa del contribuente. Pertanto è solo in specifici casi, che andremo ad analizzare, che la contribuzione viene accreditata al lavoratore.

Contributi figurativi utili alla pensione dei lavoratori del settore privato

Le regole dei contributi figurativi sono diverse a seconda che il richiedente sia un lavoratore del settore privato, pubblico o un autonomo (o anche artigiano o commerciante). Per il settore privato, la prima situazione nella quale il dipendente può maturare i contributi figurativi è quella del licenziamento. Nei periodi in cui il dipendente licenziato percepisce le formule di indennità di disoccupazione, matura i contributi figurativi.

Contributi figurativi per disoccupazione, cassa integrazione e mobilità

Oltre alla disoccupazione, la maturazione dei contributi figurativi avviene anche nei casi di cassa integrazione e di mobilità. Nel primo caso, i contributi figurativi maturano per i periodi di sospensione dell’attività. Nel caso della mobilità, invece, i contributi figurativi sono corrisposti per i periodi successivi al licenziamento da parte di un’impresa che sia stata dichiarata in stato di crisi.

Per il servizio militare e la gravidanza maturano i contributi figurativi?

Il periodo di servizio militare dà diritto ai contributi figurativi. L’accredito è ammesso anche per lo svolgimento del servizio militare non armato, ovvero per le missioni umanitarie, e per il servizio sostitutivo civile svolto per obiezione di coscienza. Anche l’interruzione obbligatoria del lavoro per puerperio e gravidanza fa maturare contributi figurativi. L’accredito avviene per tutti i periodi nei quali è prevista l’assenza obbligatoria e anche nei casi in cui la donna non abbia un contratto di lavoro e dunque risulti senza occupazione. Per quest’ultimo caso, la maturazione dei contributi figurativi necessita di almeno 5 anni di anzianità contributiva acquisita mediante svolgimento di attività lavorative.

Interruzione del lavoro per maternità e accredito contributi figurativi

Diversa dalla gravidanza è la maternità ai fini dell’accredito dei contributi figurativi. Infatti, per la maturità maturano i contributi per l’interruzione facoltativa e per un periodo massimo di 6 mesi, anche in maniera frazionata. La maternità riconosciuta deve avvenire entro l’ottavo anno di vita del bambino. Rientrano nell’accredito anche le assenze dovute a permessi in relazione a malattia del bambino di età non superiore ai 3 anni.

Periodi di aspettativa e donazione del sangue: i contributi figurativi

I periodi di aspettativa che permettono l’accredito dei contributi figurativi sono strettamente limitati. Infatti, sono ammesse le aspettative prese dal lavoratore dipendente che va a svolgere cariche pubbliche elettive quali, ad esempio, l’onorevole. Rientrano tra le aspettative ai fini dei contributi figurativi anche le cariche sindacali nazionali o provinciali. I contributi figurativi sono altresì riconosciuti anche nei periodi di assenza da lavoro per la donazione del sangue.

Malattia e infortunio fanno maturare contributi figurativi?

I periodi di malattia e infortunio possono generare l’accredito di contributi figurativi seguendo determinare regole. Infatti, attualmente è possibile richiedere i contributi nel limite delle 95 settimane, corrispondenti a 22 mesi. Il limite è riferito a tutta la vita assicurativa del contribuente. In precedenza, il tetto massimo per malattie e infortuni era fissato in 12 mesi (52 settimane), poi aumentato a partire dal 1997 in media di due mesi ogni 3 anni. Infine, è da ricordare che la contribuzione figurativa per malattia e infortunio deve riguardare periodi di assenza superiori ai 7 giorni.

Cosa bisogna fare per l’accredito dei contributi figurativi?

In genere per il riconoscimento dei contributi figurativi è necessario fare richiesta nel momento in cui si presenta domanda per la pensione. Tuttavia, per vari contributi maturati per periodi sopra analizzati l’accredito avviene in automatico. Ad esempio, i periodi di disoccupazione, di cassa integrazione, di mobilità e di assistenza antitubercolare, i contributi vengono accreditati senza domanda. La motivazione risiede nel fatto a questi periodi di inattività lavorativa corrisponde un’indennità (ad esempio, di disoccupazione). Dunque l’Istituto previdenziale ha già in possesso i dati relativi ai contributi figurativi da riconoscere.

Contributi figurativi, quando non bisogna fare domanda per farseli riconoscere?

Anche per la maternità, per la malattia e per gli infortuni, l’Inps procede d’ufficio nell’accredito dei contributi figurativi. Per il servizio militare, invece, occorre inoltrare all’Inps il foglio matricolare. Per il rilascio del documento è necessario rivolgersi al distretto militare di appartenenza. Tuttavia, in sede di domanda di pensione si può procedere con l’autodichiarazione per evitare di presentare la documentazione necessaria.

Lavoratori dello spettacolo, le nuove regole per maternità, malattie, infortuni e pensioni

Per i lavoratori dello spettacolo dallo scorso 1° luglio sono arrivare le nuove regole che riguardano la maternità, la malattia, l’infortunio, la disoccupazione, i contributi e le pensioni. Il nuovo sistema di welfare per i lavoratori dello spettacolo è diventato legge con la conversione del decreto “Sostegni bis” nella legge numero 106 del 2021.

Cosa cambia per i lavoratori dello spettacolo con il nuovo welfare?

Più nel dettaglio, ci si chiede cosa sia cambiato per i lavoratori dello spettacolo con le nuove regole del welfare. Innanzitutto, gli interessati possono godere di un rafforzamento delle tutele assistenziali, a partire dalla genitorialità, con la modifica del calcolo delle indennità. Infatti, si è provveduto a modificare il sistema di calcolo delle indennità: l’ammontare giornaliero va parametrato al reddito maturato nei 12 mesi che precedono il periodo indennizzabile. In precedenza il periodo di riferimento era limitato alle ultime 4 settimane.

Nuove tutele assistenziali per i lavoratori dello spettacolo: meno contributi per la malattia

Inoltre, dal 1° luglio sono cambiate le tutele assistenziali per i lavoratori dello spettacolo con la previsione di meno contributi a copertura della malattia. Infatti, per usufruire dell’indennità economica durante la malattia, i contributi giornalieri versati al Fondo pensione dei lavoratori dello spettacolo devono essere pari a 40 e non più a 100.  I lavoratori dello spettacolo devono aver versato i contributi a partire dal 1° gennaio dell’anno precedente a quello della malattia stessa.

Retribuzione giornaliera ai fini assistenziali

Passa da 67,14 euro a 100 euro la retribuzione massima giornaliera prevista nei casi assistenziali. La retribuzione massima di 100 euro, dunque, riguarda:

  • le prestazioni e i contributi del Servizio sanitario nazionale;
  • le prestazioni per le indennità economiche della malattia e della maternità.

I lavoratori dello spettacolo, anche autonomi, sono inoltre assicurati presso l’Inail. A tal fine l’adesione è automatica: è sufficiente l’iscrizione al Fondo pensione dei lavoratori dello spettacolo.

La disoccupazione dei lavoratori dello spettacolo

Il decreto legge “Sostegni bis” ha introdotto un’importante novità in tema di ammortizzatori sociali. Infatti, è prevista a partire dal 1° gennaio 2022, l’assicurazione per la disoccupazione involontaria dei lavoratori autonomi dello spettacolo, chiamata “Alas“. L’indennità si rende necessaria per l’assenza di veri ammortizzatori sociali a favore di questa categoria di lavoratori autonomi e per l’impossibilità di accesso alla disoccupazione Naspi.

Lavoratori dello spettacolo: come possono accedere alla disoccupazione dal 2022?

Per accedere all’Alas, si richiede:

  • la non esistenza di rapporti di lavoro subordinato o autonomo;
  • l’aver maturato, nell’ultimo anno, almeno 15 giornate di contribuzione;
  • un reddito riferito all’ultimo anno non eccedente i 35.000 euro.

Disoccupazione lavoratori dello spettacolo, a quanto ammonta l’indennità di disoccupazione?

L’indennità di disoccupazione per i lavoratori dello spettacolo, a partire dal 2022, verrà corrisposta mese per mese per un numero di giornate pari alla metà di quelle relative alla contribuzione al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo. Il calcolo delle giornate comprende quelle che vanno dal 1° gennaio del precedente anno fino alla conclusione dell’ultimo rapporto di lavoro.

Lavoratori dello spettacolo: le novità sui contributi previdenziali e sulle pensioni

Novità arrivano dal decreto “Sostegni bis” anche per quanto concerne i contributi previdenziali e le pensioni dei lavoratori dello spettacolo. Si riducono i contributi giornalieri, da 120 a 90, affinché possa essere riconosciuta al lavoratore l’annualità intera di contribuzione. Per gli attori cinematografici e audiovisivi, che in media maturano un numero di giornate inferiore, il calcolo varia. Infatti, per ogni giornata contributiva di versamento al Fondo pensioni ne viene accreditata un’altra, fino al raggiungimento delle 90 previste per la maturazione di un’annualità.

Bonus giornate accreditate ai fini della contribuzione

I lavoratori dello spettacolo che fossero sotto la soglia di reddito e con almeno 45 giornate di contributi, si vedranno accreditare le giornate mancanti fino alla concorrenza delle 90 necessarie. Ai fini pensionistici valgono, inoltre, anche le attività di insegnamento retribuite, quelle di formazione e quelle di promozione degli spettacoli. Infine, i contributi maturati presso altre gestioni previdenziali possono essere ricongiunti nel limite di un terzo dei contributi annuali. Ciò significa che l’annualità di 90 giornate di contributi viene raggiunta con 60 contributi giornalieri presso il Fondo pensioni dei lavoratori dello spettacolo e altre 30 giornate presso altre gestioni previdenziali.

 

Garanzia Giovani: a chi è rivolto il programma e come funziona

Garanzia Giovani è il programma dell’Unione Europea, conosciuto anche come Youth Guarantee,  volto a far fronte all’emergenza disoccupazione. Ecco a chi è rivolto e come funziona.

Garanzia Giovani: scopo

La lotta alla disoccupazione giovanile è uno dei principi cardine dell’Unione Europea infatti è una misura che consente ai vari Stati Membri di essere allineati, cioè di avere uno sviluppo uguale nei vari Paesi e condizioni di vita simili per i cittadini dell’Unione Europea. Purtroppo, sebbene la Strategia Europea per l’Occupazione sia stata varata nel 1997, ancora oggi non tutti i Paesi si trovano nella stessa situazione, è noto che quelli del Nord  hanno tassi di occupazione maggiori, offrono opportunità migliori ai loro cittadini e di conseguenza anche le condizioni di vita sono diverse. Per cercare di equilibrare le situazioni economiche è stato introdotto il programma Garanzia Giovani che v iene applicato negli Stati Membri il cui il tasso di disoccupazione giovanile supera il 25%. L’Italia naturalmente rientra tra questi Paesi.

A chi è rivolto il programma Garanzia Giovani

Il programma intende favorire l’inserimento lavorativo del giovani disoccupati:

  •  che abbiano dai 15 ai 29 anni di età;
  •  cittadini Ue o extra-Ue ma regolarmente soggiornanti in Italia;
  • non impegnati in attività lavorative o percorsi di studio ( i NEET).

Il programma agisce su più fronti, da un lato c’è una sorta di presa in carico del giovane che si trova nelle condizioni previste, cioè non lavora e non è inserito in un percorso di studio e formazione. Dall’altro lato si rivolge alle aziende a cui riconosce agevolazioni di tipo fiscale nel caso in cui assumano uno dei ragazzi del progetto Garanzia Giovani.  Deve essere sottolineato che i programmi di Garanzia Giovani di anno in anno vengono innovati e in virtù della Crisi Covid il programma Next Generation UE contiene ulteriori misure di rafforzamento del programma. Questo perché è naturalmente aumentata la disoccupazione giovanile e quindi occorrono incisive azioni d’urto per rilanciare economia e occupazione. Segno di questa crisi sono i numeri di coloro che si sono registrati al programma dall’inizio del 2021, si tratta di ben oltre un milione e 600.000 Neet registrati.

Cosa prevede il programma

Per i ragazzi che vogliono aderire al programma Garanzia Giovani è previsto un colloquio conoscitivo che mira a comprendere le esigenze e potenzialità del soggetto e quindi a inserirlo in un programma personalizzato.  Ad occuparsi delle procedure è ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) attraverso i Centri per l’Impiego regionali che devono sviluppare le iniziative volte ad attuare il programma nazionale. In particolare sono messi  a disposizione:

  •  percorsi di formazione specifici: prevedono corsi professionalizzanti con formazione individuale e collettiva della durata da 50 a 200 ore o percorsi di reinserimento nel sistema di istruzione. I secondi sono rivolti a coloro che ancora non hanno compiuto 19 anni e non hanno un diploma o una qualifica;
  • contratti di apprendistato con percorsi di formazione della durata minima di 6 mesi, i percorsi possono essere di diverso livello, ad esempio vi è il percorso per l’Alta Formazione e la Ricerca;
  • periodi di tirocinio in aziende della durata di 6 mesi e retribuiti (500 euro al mese e non più di 3.000 euro totali. I costi non sono a carico delle aziende;
  • servizio civile: i ragazzi sono impegnati in progetti di volontariato di diversa natura con un contributo di 433,80 euro al mese per 12 mesi;
  •  percorsi per l’autoimprenditorialità: il responsabile del progetto di inserimento offre un aiuto concreto nella realizzazione di un progetto imprenditoriale. Ad esempio si prevede la consulenza  per la redazione di business plan e del progetto,  consulenza per l’accesso al credito e supporto alle start up, tutoraggio per il disbrigo delle pratiche burocratiche, insomma un vero e proprio aiuto per far nascere l’attività;
  • sostegno alla mobilità, questo programma intende aiutare i giovani a trovare opportunità di lavoro all’altezza delle sue potenzialità anche al di fuori dei confini del Paese di origine. In questo caso sono messi a disposizione voucher e altri aiuti per le spese di viaggio e alloggio.

Chi aderisce al programma Garanzia Giovani può avere anche accesso ai corsi di formazione a distanza attraverso la piattaforma di e-learning di Cliclavoro, il portale del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali.

Come Iscriversi

Per aderire al programma Garanzia Giovani è necessario collegarsi al sito www.anpal.gov.it e registrarsi nella sezione MyAnpal (in alto a destra), occorre selezionare la voce “cittadino”. A questo punto basta seguire la procedura per registrarsi e quindi aderire al programma. Una volta fatto ciò, entro 60 giorni un referente regionale contatta gli iscritti per proporre la sottoscrizione del Patto di Servizio, una sorta di contratto in cui  le parti si impegnano a svolgere un’attività volta all’inserimento lavorativo. Dopo aver sottoscritto il patto, entro 4 mesi  dovrebbe arrivare almeno una proposta concreta per formazione e/o lavoro dallo sportello di riferimento. Deve essere sottolineato che se un giovane aderisce al programma e rientra in un progetto, ad esempio il servizio civile, al termine di questo, se non è utilmente collocato in una posizione lavorativa, può comunque usufruire di ulteriori servizi, ad esempio un tirocinio.

Benefici per le aziende

Naturalmente appare molto importante sottolineare anche i benefici per le aziende che decidono di avvalersi dei ragazzi del progetto Garanzia Giovani. Per loro vi è la possibilità di ottenere bonus e sgravi fiscali, l’ammontare dei benefici si determina di anno in anno e sono commisurati al tipo di contratto proposto: apprendistato, tirocinio, apprendistato per l’Alta Formazione e la Ricerca.  Sono disponibili inoltre sgravi contributivi nel caso in cui sia proposto un contratto di lavoro a tempo determinato o indeterminato.

Chi ha partita Iva può prendere la disoccupazione?

Chi possiede la partita Iva può chiedere la disoccupazione? La domanda è di interesse dei  lavoratori autonomi, dei liberi professionisti e degli imprenditori e riguarda la possibilità che possano fare domanda dell’indennità Inps per la perdita dell’occupazione con una posizione di partita Iva già aperta ed operativa. Ma riguarda anche i casi di una partita Iva latente, che non produca redditi. Nella generalità delle situazioni, ed escludendo il nuovo ammortizzatore sociale Iscro introdotto dalla legge di Bilancio 2021 a favore proprio dei lavoratori a partita Iva, la disoccupazione spetta solo ai lavoratori dipendenti e ai collaboratori.

Casi in cui il lavoratore autonomo con partita Iva può chiedere la disoccupazione

Tuttavia, chi ha una partita Iva non è escluso in partenza dall’indennità di disoccupazione Naspi. Ad esempio, può presentare domanda di disoccupazione il lavoratore alle dipendenze che perda il proprio lavoro e che abbia anche la partita Iva. È necessario invece che i collaboratori che abbiano partita Iva prestino maggiore attenzione nel momento in cui, alla cessazione del contratto, richiedano la Dis-coll, ovvero la relativa indennità di disoccupazione. 

Autonomi e collaboratori, chi può chiedere la disoccupazione?

Dunque, per rispondere alla domanda se un lavoratore autonomo possa richiedere la disoccupazione Naspi, la risposta è negativa se l’unica attività del richiedente è quella per la quale ha aperto la posizione di partita Iva, ovvero si tratti dell’unica attività di lavoro da libero professionista, da autonomo oppure da imprenditore. Nel caso in cui, invece, oltre all’attività in proprio, il richiedente è anche dipendente allora è possibile fare domanda di indennità di disoccupazione. 

Indennità di disoccupazione Naspi: quali sono i requisiti per ottenerla?

L’indennità di disoccupazione Naspi spetta ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che abbiano perduto, involontariamente, l’occupazione. Sono compresi gli apprendisti, i soci lavoratori delle cooperative con rapporto di lavoro subordinato con le stesse cooperative e il personale artistico con rapporto di lavoro subordinato. Sono ammessi alla disoccupazione anche i dipendenti delle Pubbliche amministrazioni con contratto a tempo determinato (esclusi, invece, se il contratto è a tempo indeterminato).

Rientrano tra gli esclusi alla prestazione Inps anche gli operai agricoli sia a tempo determinato che indeterminato, i lavoratori extracomunitari per i lavori stagionali, i lavoratori che abbiano maturato i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata, i lavoratori con assegno ordinario di invalidità. 

Redditi da lavoro autonomo: compatibilità con la Naspi

Chi rientra nei requisiti per ottenere la Naspi ed ha anche la partita Iva per attività in proprio può dunque fare richiesta di disoccupazione. La Naspi non è incompatibile nemmeno nel caso in cui si apra una partita Iva in un momento successivo a quello si fa domanda disoccupazione. In tal caso la Naspi non viene né sospesa e nemmeno decade, ma è necessario prestare attenzione sull’eventuale reddito che derivi dall’attività per la quale si è aperta la partita Iva. Infatti, la Naspi viene conseguentemente ridotta. 

Riduzione disoccupazione Naspi per chi svolge attività con partita Iva

Più nel dettaglio, la riduzione della Naspi opera nel caso in cui chi percepisce la disoccupazione svolge anche un’attività in forma autonoma dalla quale si generi un reddito annuo corrispondente a un’imposta lorda pari o inferiore alle detrazioni spettanti. Tali detrazioni sono calcolate ai sensi di quanto quanto prevede l’articolo 13 del Testo Unico delle Imposte sui redditi (TUIR), ovvero determinate in 4.800 euro.

In tal caso, l’indennità Naspi spettante si riduce dell’80% dei redditi previsti, in rapporto al periodo che intercorre tra la data di inizio dell’attività e la data in cui è determinata la fine del godimento della Naspi stessa o, se antecedente, entro la fine dell’anno. Se l’attività autonoma produce un reddito superiore al limite fissato dal TUIR, ovvero oltre ai 4.800 euro lordi annui, il richiedente decade dalla Naspi in quanto l’Irpef lorda risulta inferiore alle detrazioni per i redditi da lavoro autonomo. 

Partita Iva aperta prima della domanda di disoccupazione

La prestazione Naspi, ancorché ridotta, si conserva solo se il soggetto beneficiario comunica all’Inps il reddito presunto annuo derivante da attività autonoma con partita Iva. Nel caso in cui è presente l’iscrizione alla Gestione separata Inps, oppure l’attività autonoma è preesistente alla data di cessazione del rapporto di lavoro che ha generato la disoccupazione, è necessario che il richiedente lo indichi nella domanda di Naspi. L’interessato deve necessariamente indicare nella domanda anche il reddito annuo che prevede di conseguire dallo svolgimento dell’attività autonoma, anche se pari a zero. 

Disoccupazione e modello Naspi Com in caso di reddito da attività autonoma

Il lavoratore autonomo che presenti domanda di disoccupazione Naspi, ricorrendone le condizioni, potrà comunicare all’Inps il reddito annuo previsto anche successivamente all’istanza. In particolare, entro un mese dall’invio della domanda Naspi, potrà comunicare il reddito autonomo presunto attraverso il modello Naspi Com. Il caso è molto simile anche per l’apertura della partita Iva in un momento successivo alla presentazione della domanda di Naspi.

In tal caso, è previsto che entro un mese dall’inizio dell’attività il richiedente ne dia comunicazione tramite modello Naspi Com con l’indicazione del reddito presunto. La mancata comunicazione nei termini indicati dell’inizio o di svolgimento di un’attività lavorativa autonoma, nonché del reddito presunto anche se pari a zero, comporta la decadenza della Naspi. Gli iscritti alla Gestione separata Inps che svolgono attività autonoma devono indicare, annualmente, il reddito presunto. 

Collaboratori con partita Iva e domanda di Dis-coll

Diverso è il caso di partita Iva e Dis-coll. Per percepire l’indennità riservata ai collaboratori non è consentito avere una partita Iva, anche se la posizione non dovesse produrre redditi. Pertanto, un collaboratore coordinato e continuativo, anche a progetto, che abbia perso involontariamente un’occupazione e che sia iscritto in via esclusiva alla Gestione separata Inps, può chiedere l’indennità di disoccupazione purché preliminarmente proceda con la chiusura della partita Iva.

La stessa posizione, tuttavia, può essere aperta dopo la presentazione della domanda: il collaboratore che percepisca la Dis-coll e che intraprenda un’attività lavorativa di impresa individuale, parasubordinata o autonoma dalla quale si generi un reddito annuo corrispondente a un’imposta lorda pari o inferiore alle detrazioni spettanti (4.800 euro) dovrà darne comunicazione all’Inps entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.

Riduzione disoccupazione Dis-coll per attività autonoma con partita Iva

In tal caso, l’importo della Dis-coll viene ridotto dell’80% del reddito previsto, rapportato al periodo intercorrente tra la data di inizio attività e quella in cui finisca il periodo di pagamento dell’indennità di disoccupazione o, se antecedente, dalla data di fine anno. Se l’attività era preesistente alla presentazione della domanda di disoccupazione, il richiedente dovrà comunicare all’Inps, già all’atto della presentazione dell’istanza di Dis-coll, il reddito annuo che presume di produrre dall’attività stessa. 

 

Indennità di disoccupazione per collaboratori (DIS-COLL): come funziona

L’indennità DISCOLL spetta ai collaboratori coordinati e continuativi, anche a progetto, agli assegnisti e ai dottorandi di ricerca con borsa di studio che hanno perso involontariamente l’occupazione e che sono iscritti in via esclusiva alla Gestione Separata presso l’INPS.

Risultano esclusi dall’indennità DIS-COLL: gli amministratori e i sindaci, iscritti in via esclusiva alla gestione separata, non pensionati e privi di partita IVA, che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione.


Dis Coll a chi spetta e a chi no

In altre parole, l’indennità di disoccupazione DIS-COLL spetta ai collaboratori coordinati e continuativi, anche a progetto, che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione dal 1° gennaio al 31 dicembre 2015. Al contrario, non spetta:

  • agli amministratori ed i sindaci;
  • i collaboratori titolari di pensione o assicurati presso altre forme pensionistiche obbligatorie;
  • i titolari di Partita Iva;
  • gli assegnisti e i dottorandi di ricerca con borsa di studio.

La domanda per il riconoscimento dell’indennità DIS-COLL deve essere presentata all’INPS, esclusivamente in via telematica, attraverso uno dei seguenti canali. Direttamente dal portale internet del sito dell’Inps (accesso mediante pin dispositivo o Spid), mendiate i servizi telematici offerti da Enti e Patronati o anche mediante Contact Center integrato INPS, al numero verde gratuito da rete fissa 803164 oppure al numero 06164164 da rete mobile.

La domanda dovrà essere presentata, a pena di decadenza, entro sessantotto giorni dalla data di cessazione del rapporto di collaborazione, che decorrono:

  • dalla data di cessazione dell’ultimo contratto di collaborazione. Qualora nel corso dei sessantotto giorni si verifichi un evento di maternità o di degenza ospedaliera indennizzabili, il termine rimane sospeso per un periodo pari alla durata dell’evento e riprende a decorrere al termine dello stesso per la parte residua;
  • dalla data di cessazione del periodo di maternità o di degenza ospedaliera indennizzati.

Infine, si precisa che la durata della DIS-COLL sarà corrisposta mensilmente per un numero di mesi pari alla metà dei mesi di contribuzione presenti nel periodo compreso tra il 1° gennaio dell’anno solare precedente l’evento di cessazione del rapporto di collaborazione e l’evento stesso.