Regali di Natale non graditi, come venderli e ricevere denaro

Riciclare i regali di Natale non graditi è un classico, si tratta di un modo per risparmiare anche di una sorta di rivalsa verso chi ha proposto un presente non gradito, ma ora c’è la possibilità di sfruttare le vendite online. Il vantaggio? Non si è costretti ad aspettare l’occasione giusta per riciclare, si libera subito casa da oggetti ingombranti non graditi e si monetizzano i regali.

Ecco come vendere i regali non graditi di Natale.

App per vendere prodottti di abbigliamento

La soluzione migliore per vendere i regali di Natale non graditi sono le app, tra le più conosciute ci sono Vinted, specializzata nella intermediazione per la vendita di prodotti di abbigliamento e accessori. Basta scaricare l’app, leggere bene il regolamento perché vi sono delle restrizioni (ad esempio pellicce), caricare foto e mettere il prezzo di vendita. Questo nel tempo può essere anche diminuito, quindi meglio fissare un prezzo congruo visto che nella maggior parte dei casi si tratta di prodotti mai usati quindi nuovi.

Come vendere regali di Natale: accessori, oggettistica, arredi

Nel caso in cui i regali siano di natura diversa, ad esempio dei giochi, prodotti per il bricolage, accessori per casa, decori, quadri, la soluzione può essere Ebay oppure Subito.it. Anche in questo caso il meccanismo è semplice e molto simile, infatti è possibile iscriversi, caricare le foto, fissare il prezzo e aspettare che qualche potenziale acquirente si faccia vivo per comprare il tanto odiato regalo di Natale. Il pagamento anche in questo caso può essere effettuato tramite un semplice trasferimento di denaro su una postepay o altra carta ricaricabile.

Vuoi evitare le spedizioni? In questo caso l’app giusta potrebbe essere Nextdoor, un’app di vicinato che mette in contatto venditori e acquirenti in un raggio breve in questo modo si può optare per la consegna a mano.

Un’altra soluzione comoda e conosciuta è Wallapop, in questo caso è possibile vendere qualunque tipologia di prodotto, che si tratti di abbigliamento, oggettistica, giocattoli e anche i regali più strani.

Ora non resta che scegliere la soluzione migliore per vendere i regali di Natale non graditi, l’alternativa è riciclarli facendo attenzione a non regalarli al donante.

Vendite su Internet e su eBay: si devono pagare le tasse?

Siamo in un’ epoca in cui la compravendita su internet è particolarmente dominante, anche perché in un periodo storico come quello pandemico, molte persone preferiscono acquistare beni di qualunque tipo senza spostarsi dalla propria casa, con pochi click. Anche il cibo è diventato un bene da asporto e molteplici piattaforme e app stanno agevolando la non chiusura di molti ristoranti e attività di ristorazione varie. Se acquistare è, però all’ordine del giorno da un bel po’, anche vendere è diventato più frequente. Ma, molti ancora si chiedono come funziona la tassazione, per le vendite private su internet e su eBay. E, quindi se per vendere sul web e su eBay si devono pagare le tasse? Scopriamolo assieme.

Esiste una tassazione per le vendite online?

Ebbene, se state pensando di vendere vecchi oggetti o se pensate di disfarvi della vostra collezione di statuine action figure, di Funko Pop o semplicemente di figurine, affidandovi a store online come eBay, sappiate che bisognerà distinguere da attività di cessione commerciale e attività commerciale occasionale.

In pratica se vendete oggetti, privatamente, in una singola, sporadica occasione (come ad esempio una vecchia collezione o addirittura un mobile) non entrerete nel novero della vendita di attività commerciale. Quindi, non andrete incontro a nessuna tassazione per la vendita. In altri casi, invece dovrete prestare attenzione.

Quando si devono pagare le tasse per le vendite su internet e su eBay?

Ormai, tutto bisogna rendicontarlo allo Stato, quindi sembrerebbe che ogni spostamento (soprattutto di denaro) stia diventando indispensabilmente, frequentemente, tracciabile. Anche la volontà di ridurre (in futuro eliminare definitivamente?) il contante, a favore delle spese digitali ne è un esempio.

E, pertanto in molti si chiedono se fare acquisti e vendite sul web porta ad una contabilità fiscale da inserire nella dichiarazione dei redditi. Come detto, la singola vendita di un prodotto, tra privati, su un portale come eBay non è tassabile. Ma, quando invece una vendita online ci porta a pagare le tasse? In moltissime occasioni. Sia se abbiate un negozio fisico sia se abbiate un “negozio online” in cui effettuate anche solo sporadicamente, le suddette vendite.

Abbiamo in pratica diversi regimi fiscali per la vendita online. Sostanzialmente possiamo parlare di tre differenti regimi fiscali, tutti basati sulla tipologia del venditore e sulla frequenza delle operazioni da esso realizzate: chi opera abitualmente su eBay (o su altri siti di e-commerce, come Amazon o Facebook Marketplace) è equiparato ad un vero e proprio negoziante e perciò è tenuto ad assolvere tutti gli obblighi fiscali previsti per gli esercenti commerciali.

Successivamente, troviamo chi vende una volta tanto, periodicamente, non avrà obbligo di partita Iva, ma dovrà ugualmente fare dichiarazione dei redditi sulle proprie vendite, protratte nel tempo. E, in ultimo, il venditore del tutto occasionale, colui che vende (come sopra) la vecchia collezione di fumetti, di figurine o il mobile usato, in una semplice occasione. E in quel caso è esente da obblighi fiscali.

Ora che finalmente vi siete liberati di un dubbio (o, almeno, si spera), sentitevi pure liberi di andare felicemente a rovistare nel vostro ripostiglio o nel vostro armadio, nella soffitta o nella vecchia cantina, per scovare quello scrigno di roba usata, quello scatolone ammuffito e dimenticato, pieni di roba da rivendere o quel paio di vestiti, carini ma che non usate più, per vendere su internet o su eBay, liberi dalla paura di essere tassati e racimolarvi, così, qualche euro sul vostro usato da “buttare”. Ma, attenti a non prenderci gusto, perché dalla vendita occasionale alla vendita commerciale, il confine può essere labile e insidioso. E l’ agenzia delle entrate è lì, sorniona e minacciosa, che vi guarda.

eBay dà una mano all’ enogastronomia italiana

Finalmente un po’ di sensibilità nei confronti dell’ enogastronomia italiana da parte dei big del commercio elettronico. eBay ha infatti annunciato che, a partire dal 2 aprile prossimo, azzererà le commissioni sul valore finale pagate dal venditore professionale sul prezzo del prodotto venduto online attraverso la piattaforma di e-commerce del proprio sito italiano.

Del resto, per eBay il food in generale e l’ enogastronomia italiana in particolare sono due galline dalle uova d’oro. Nel 2014, le categorie food del sito italiano hanno fatto registrare una crescita del 17%, con un valore medio d’acquisto di 31 euro. E le previsioni di eBay per il 2015 sono di un ulteriore incremento.

Una crescita in valore che, specialmente per l’ enogastronomia italiana, ha dei grandissimi margini di miglioramento se, come ha rivelato un’indagine dell’osservatorio del Politecnico di Milano, nel 2014 il comparto del food ha cubato solo l’1% del totale del commercio elettronico in Italia, contro, per esempio, il 13% del Regno Unito.
Una mossa, quella di eBay, che è una grossa mano per l’ enogastronomia italiana, anche in vista di Expo2015 e del focus che l’esposizione universale ha sul cibo. Ricordiamo che, attualmente, i venditori professionali che su eBay operano nelle categorie food pagano una commissione dell’8,7% sul prezzo del prodotto venduto. Questa commissione si azzererà tra meno di un mese.

Un’agevolazione all’ enogastronomia italiana che arriva anche dall’azzeramento delle tariffe d’inserzione per i venditori professionali.

Come ha sottolineato Claudio Raimondi, Country manager di eBay in Italia, durante una tavola rotonda organizzata da eBay con il ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Aicig (Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche), “l’enogastronomia italiana gioca un ruolo strategico nell’economia così come nel markeplace eBay. Questa iniziativa è parte di una più ampia strategia finalizzata a supportare le aziende italiane, in particolare le PMI, fornendo loro una piattaforma di business unica, capace di sostenere i loro affari e le loro strategie d’internazionalizzazione a costi contenuti, in modo sicuro, completo e affidabile“.

Made in Italy primo anche online

Le code interminabili, e la ressa di chi è alla ricerca del regalo natalizio perfetto, stanno per finire, ma questa volta non è solo colpa della crisi, che ha drasticamente cambiato le abitudini degli italiani, diventati più sobri loro malgrado.

Anche l’eCommerce ci ha messo lo zampino, poiché, per evitare stress e perdite di tempo, sono in costante aumento coloro che decidono di acquistare online.

Ma, anche con questo nuovo trend, il Made in Italy dimostra di “tenere banco” e si appresta a trascorrere un dicembre in vetta.
I dati di eBay, infatti, dimostrano che gli italiani esporteranno oltre 450 mila oggetti durante la stagione natalizia, proprio grazie alla piattaforma di aste online.

Considerando che l’anno scorso sono stati esportati 372mila prodotti, l’aumento relativo a Natale 2014 sarà del 20% e sarà relativo principalmente a oggetti da collezione e capi d’abbigliamento, ma anche ricambi, accessori e prodotti elettronici, che raggiungeranno mercati lontani come Stati Uniti, Canada, Australia e Cina e mercati più vicini come Germania, Francia, Regno Unito, Spagna e Polonia.

Non si tratta solo di quantità, ma anche di qualità, per la quale gli estimatori del Made in Italy sono disposti a spendere più della media rispetto ai prodotti esportati dai venditori inglesi, americani o tedeschi.

La Cina rappresenta un caso a sé, poiché, se l’Italia si trova agli ultimi posti per volume di oggetti, è anche vero che vengono apprezzati i prodotti di alta qualità, con un prezzo medio di 112 dollari.

A questo proposito, ha spiegato Claudio Raimondi, country manager di eBay: “A livello globale secondo le nostre previsioni, gli oggetti esportati dai venditori eBay durante la stagione natalizia 2014 saranno 100 milioni, in crescita rispetto agli 85 milioni del 2013. Il 20% della domanda durante il periodo natalizio a livello globale proviene da acquirenti internazionali”.

Vera MORETTI

eBay sbarca nella moda

La moda, da sempre regina dello shopping online, sbarca definitivamente anche su eBay.

In realtà non si tratta di un vero e proprio debutto, perché il settore fashion era stato al centro di alcuni test, rimasti finora casi sporadici.
Tra gli esempi più eclatanti, ricordiamo la Capsule Collection di Derek Liam, nel maggio 2010, seguita da altre collaborazioni con stilisti e designer che avevano dato vita alla eBay Holiday Collective nel 2012 e alla Valentine’s Collective nel 2013.

Ora, invece, il comparto fa il suo ingresso stabile ed ufficiale sul portale, partendo, ovviamente, dall’Italia.

Che questo passo fosse nell’aria, si sapeva, se non altro considerando i dati del fatturato 2013, e in particolare dell’ultimo trimestre: la moda ha fatto registrare 4,4 miliardi di dollari (3,1 miliardi di euro), pari a circa il 25% del turnover complessivo di tutte le categorie.

A spiegare questa importante novità è stato Claudio Raimondi, Head of Trading di eBay Italia, Francia e Spagna, che ha cofermato il ruolo chiave del Belpaese.

eBay, anche in questo caso, rimarrà il punto d’incontro tra domanda e offerta, e non venderà direttamente.
Il portale, leader mondiale per quanto riguarda lo shopping online, rappresenta per i venditori il partner ideale, perché è in grado di offrire tante opportunità di business e una garanzia di sicurezza e controllo per gli utenti.

Ha detto Raimondi a proposito: “Oggi con eBay Moda nasce un servizio in più per gli utenti italiani: la possibilità non solo di acquistare le cose di cui si ha bisogno o che si amano, ma l’opportunità di trovare in eBay.it una guida per lo shopping cool e accattivante, dotata di invitanti gallerie di immagini e box tematici costantemente aggiornati che esplorano il mondo della moda“.

eBay Moda, in Italia, segna la nascita di una nuova era, quella dell’Inspired Shopping, posizionando eBay come la destinazione online non solo per chi desidera fare acquisti, ma anche per chi è alla ricerca di ispirazione e intrattenimento.

Ha continuato Raimondi: “eBay Moda punta tutto sulla ricchezza e l’attualità dei contenuti offrendo costantemente agli utenti nuovi spunti per il proprio look. Si tratta di un radicale e progressivo cambiamento volto a posizionare eBay sia come partner ideale per i venditori, che come miglior luogo dove chiunque possa fare shopping, ispirarsi e informarsi, da qualsiasi dispositivo in tutta sicurezza. Su eBay.it, quindi dati relativi al territorio italiano, il Fashion è rappresentato dalla categoria Abbigliamento e Accessori, che ha raggiunto nel 2013 il terzo posto per numero di oggetti venduti, dopo il settore Tecnologia e quello dedicato alla Casa e all’Arredamento. Un risultato davvero notevole, basti pensare che nel 2013 è stato venduto un capo di abbigliamento ogni otto secondi e un paio di scarpe ogni 60 secondi“.

Vera MORETTI

Startup come secondo lavoro

Gli italiani si stanno dimostrando sempre più disposti a costituire nuove startup, per dare l’avvio ad un nuovo modo di intendere il lavoro.
Questa forma di impiego piace sia agli uomini (71%) sia alle donne (64%), soprattutto se di età compresa tra 25 e 34 anni e residenti a Bari (78,6%), Napoli (75,4%) e Reggio Calabria (74,4%), meno propensi invece i genovesi (57,4%).

La sfida delle startup è colta dal 67% di coloro che desiderano dare una svolta alla propria vita lavorativa o che, semplicemente, non hanno trovato nessuna proposta valida sul mercato.
Per il 18.9%, inoltre, si tratta di un secondo lavoro, da affiancare a quello “ufficiale”, con la speranza che, in futuro, possa diventare quello definitivo.

La startup come attività secondaria, comunque, sembra fruttare, in media, 29.703 euro all’anno in più rispetto a quanto percepito con l’attività lavorativa principale.
Le motivazioni spaziano dal voler incrementare il reddito (2 intervistati su 3) al voler migliorare la qualità del rapporto vita privata/lavoro (12,7%), fino al voler diventare il capo di sé stessi (17,3%) e al far diventare un lavoro la passione per un hobby (20,4%).

Ruolo chiave viene ricoperto anche dalle potenzialità di Internet, che riesce a semplificare in modo sostanziale l’avvio della startup.

A questo proposito, Robert Hoffmann, CEO Hosting 1&1 Internet, considera il web “un potente sito e i giusti strumenti per attrarre clienti possono spesso rappresentare la chiave di volta per trasformare un’idea di business in un reale successo. Esistono pacchetti moderni di soluzioni per i siti internet in grado di fornire tutti gli strumenti di eBusiness necessari ad attrarre, interagire e intrattenere relazioni con gli utenti online – già ottimizzati per posizionare il proprio sito in cima nei motori di ricerca e per connettersi alle community su Internet, come Facebook, Twitter ed eBay. Con strumenti così potenti a disposizione sul web, creare un sito Internet senza avere alcuna abilità a livello software o di programmazione, è più facile di quanto si pensi – il risultato è che un’attività parallela o un hobby possono non solo diventare economicamente praticabili e profittevoli, ma anche garantire un buon equilibrio tra lavoro e vita privata“.

Vera MORETTI

LoVendoPerTe: franchising e-commerce

Che l’e-commerce sia in espansione non è una novità: sono sempre di più i clienti dei maggiori portali di vendite online, da eBay ad Amazon, e la loro crescita è destinata ad aumentare ancora.

Non si tratta solo di comodità, ma anche di un notevole risparmio riscontrato dall’acquisto online che spinge a fare shopping sul web, invece che visitare i negozi reali.
Per questo motivo, il franchising dedicato proprio a questo settore è ricco di potenzialità e di nuove opportunità.

In questo caso, c’è LoVendoPerTe.it, il primo Franchising Europeo di Consulenza alle Compravendite Online con Sede Fisica.
In tutto, i negozi multiservizi presenti in Italia e Spagna sono oltre settanta e si occupano delle esigenze dei privati, ma anche delle aziende.

I servizi offerti sono: consulenza alle compravendite online, spedizioni, imballaggio e micro logistica, trasferimento denaro.
Le forme di affiliazione sono diverse, a seconda che il nuovo franchisee sia un’azienda, che in questo caso può entrare a far parte della vetrina online ed esporre i suoi prodotti/servizi, o un privato, che può decidere di avviare un negozio online, come succede su eBay.

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi su LoVendoPerTe.

Le PMi verso l’e-commerce

di Vera MORETTI

Gli affari si fanno in rete e anche le Pmi se ne sono accorte, tanto che l’e-commerce sta prendendo sempre più piede.

Ciò emerge da una ricerca condotta utilizzando 700 aziende italiane come campione, da cui si evince che è sempre più comune l’uso di e-Commerce Pack, il servizio self provisioning che il Gruppo Dada, attraverso Register.it mette a disposizione di imprese e liberi professionisti che vogliano buttarsi nella rete.

L’offerta che questa azienda propone ai nuovi arrivati è interessante, poiché si tratta di poter, per un periodo di tre mesi, attivare il proprio negozio online gratuitamente, optando per la soluzione e-Commerce di Register.it più adatta alle proprie specifiche esigenze.

La strada del business online sta prendendo piede in modo piuttosto forte, se si pensa che, rispetto all’anno precedente, nel 2011 gli utenti che hanno deciso di scegliere la via dell’e-commerce sono triplicati e tra questi ben il 67% è composto dalle pmi.
Ma, cosa ancora più importante, è che, parallelamente, è cresciuto il numero di acquirenti online, grazie soprattutto alla possibilità di pagare con sistemi sicuri tramite PayPal, soprattutto carte prepagate.
Tra le piattaforme marketplace, spopola, ovviamente, eBay, ma ci sono altri portali che si stanno facendo largo, come, ad esempio: Ciao, LeGuide, Pikengo, Antag, PaginePrezzi.

Per questo, le pmi che vogliono essere presenti sul web con i loro prodotti e servizi devono appoggiarsi a soluzioni affidabili e complete, per offrire performance di alto livello e accattivarsi la fiducia del cliente.
Fondamentale, infatti, per la buona riuscita di uno shop online, è l’utilizzo di un sito professionale, non solo dal punto di vista strutturale, con un’interfaccia grafica semplice e coinvolgente, ma anche per quanto riguarda l’indicizzazione e una strategia di marketing all’altezza.

Tutto ciò viene garantito dal servizio e-Commerce Pack del Gruppo Dada, e che è attivabile dal sito Register.it, attraverso un’assistenza per tutte le fasi della gestione del negozio, a partire dalla registrazione del dominio alla creazione grafica del sito, fino ad arrivare a gestione degli ordini e la vendita.
A seconda delle esigenze, esistono quattro differenti versioni, ovvero Starter, Professional, Premium e Platinum tra le quali scegliere e che offrono una vasta gamma di possibilità.
Tutte, comunque, indipendentemente dalle varianti esistenti, sono facili da gestire, anche se non si ha esperienza nel settore e permette anche alle pmi emergenti di barcamenarsi nel vasto modo delle vendite online.

Gamification, incrementare le vendite con il gioco

La stimolazione del cliente è la prima leva da applicare per incrementare le vendite. Un prodotto, per quanto ottimo sia, se non correttamente sostenuto dagli altri tre elementi chiave del marketing mix (oltre al product, il price, il place e la promotion a cui si può aggiungere anche partner – “4P”) ha scarse possibilità di successo. Per far leva sugli acquirenti, le aziende negli ultimi anni stanno tentando diverse strade. Le più promettenti sono gli investimenti in comunicazione e strumenti “social” a cui recentemente si sta affiancando il gaming. Per “gamification” si intende un processo di introduzione di meccanismi, durante la fruizione del prodotto, che fanno leva sui bisogni più ancestrali delle persone. Investire il prodotto di un aspetto ludico è un’ottima maniera per attrarre i clienti e invogliarli all’acquisto.

Il fenomeno delle “app” per smartphone ne è la riprova. Interazione, gioco e appagamento sono elementi alla base del loro successo. Naturalmente le nuove tecnologie, la diffusione della banda larga così come dell’internet in mobilità costituiscono un tassello essenziale per la crescita.

Uno degli esempi più riusciti di business attraverso applicazioni ludiche è rappresentato da 4Square. Si tratta di una applicazione sociale che fa della geolocalizzazione il suo punto di forza. L’utente, attraverso l’uso dello smartphone, può rintracciare attività commerciali di qualsiasi tipo nei paraggi, farsi un’idea attraverso i commenti già pubblicati da altri utenti e a sua volta esprimere un giudizio. Per incentivare gli utenti, le attività commercaili presenti in 4Square propongono offerte e sconti. L’aspetto videoludico giunge nel momento in cui l’utilizzatore effettua un check in al suo arrivo nel negozio, palestra, attività commerciale, rendendosi rintracciabile dagli amici. E ancora, nel momento in cui vengono raggiunti degli obiettivi l’utente è ripagato con un badge differente a seconda della “prova” superata. Se, ad esempio, ci si presenta in palestra con 10 amici interessati a iscriversi, oltre a ottenere un risparmio economico si otterrà anche lo status di “persona in forma”. Un topolino intento a fare esercizio con dei pesi si presenterà a fianco del nostro nickname. Si tratta tutto sommato di una piccolissima gratificazione, che sembra però funzionare a livello psicologico.

L’istituto di ricerca Gartner ha recentemente diffuso dati riguardanti il social gaming. Le previsioni parlano di 3,2 miliardi di dollari di fatturato entro la fine del 2011, destinati a diventare 4,5 nel 2012. Oltre alla psicologi,a dunque, entrano in campo elevati interessi economici. Rimanendo all’interno dei Social Network, ottimo ambiente per dar vita a fiorenti commerci, diverse software house hanno intuito l’affare e si sono gettate a capofitto nella produzione di applicazioni da utilizzare in-site. Molti conoscono Farmville, famoso videogame fruibile su Facebook. Il suo aspetto gestionale permette di innalzare il tempo medio di utilizzo e l’aspetto sociale (messaggi, inviti ad amici, scambio di oggetti virtuali, classifiche ecc.) stimola la sua diffusione in modo virale. Questi giochi sono colorati, simpatici e facili. Non manca nulla al fine di attirare un pubblico giovane che, durante le ore trascorse al pc, dimentica gli impegni quotidiani, cedendo a volte anche all’acquisto di prodotti virtuali pagati con denaro tutt’altro che virtuale. Gli sviluppatori hanno creato un meccanismo di acquisto/spesa di crediti ormai assodato e che sembra rispondere puntualmente alla necessità degli acquirenti di poter appagare gli “sfizi” attraverso micropagamenti. Se si vuole che il personaggio del videogame cambi abbigliamento si paga, se si vuole guadagnare punti più rapidamente si paga, si sborsano soldi anche solo per rendere la propria “fattoria” più bella (in Farmville si gioca a fare i contadini).

In compagnia la gente compra di più e più impulsivamente. Lo hanno capito bene ad Ebay. L’azienda sta sviluppando una serie di tool in collaborazione con Facebook per rendere l’esperienza d’acquisto più divertente e semplice, riducendo le procedure di registrazione ai siti di e-business e di pagamento, attraverso una miglior integrazione con PayPal.

Vendere è un gioco difficile ma stuzzicando il pubblico il riscontro positivo sembra automatico. Non si tratta di una formula matematica ovviamente, ma tentare non nuoce. Non servono investimenti corposi, non è necessario stravolgere il processo produttivo e allora perchè non provarci? Alcuni esempi: in campo automotive l’introduzione di display raffiguranti alberi che diventano più o meno folti a seconda della guida più o meno rispettosa dell’ambiente. Tra i gadget tecnologici si può citare FitBit, contapassi tecnologico che calcola le calorie consumate, ore di sonno spese ecc., stilando grafici e monitorando i progressi come fossimo all’interno di un videogame. Solo solo un paio di esempi di imprese che hanno adottato la tecnica del gamification per incrementare le vendite. Numerosi altri sono i casi di successo discussi su Gamification.co, sito gestito da Gabe Zichermann, imprenditore e autore del libro “Game-Based Marketing” (Wiley, 2010).

Mirko Zago

Accordi tra Ebay, Facebook e Paypal spingono l’E-commerce

Periodo d’oro per l’E-commerce italiano secondo i dati del Registro Imprese. Già nel 2010 l’incremento di aziende interessate ad aprire un canale di vendita online è stato notevole, con numeri assoluti che parlano di 7.220 vetrine virtuali gestite da altrettante aziende. L’aumento rispetto al 2009 è evidente, ben il 25%, con Lombardia e Lazio che trainano seguite da Campania e Piemonte. I settori che maggiormente beneficiano di canali di vendita prevalentemente su web sono il turismo con la prenotazione di biglietti aerei (35,9%) e vacanze (33,6%). Buon andamento anche per le librerie online (25,4%), seguite da abiti e abbigliamento sportivo (24,4%) e ticket per spettacoli (21,2%).
A sostegno di queste imprese impegnate in investimenti in rete, arrivano oggi importanti novità frutto di allenze e partnership tra brand del calibro di Ebay e Facebook. I due giganti della rete si sono stretti la mano per favorire la creazione di  applicazioni innovative che portino vantaggio tanto ai due marchi, alle aziende che utilizzano le loro piattaforme e agli utenti finali dai quali dipende il successo di ogni progetto. Al centro dell’accordo vi è il potenziamento e l’integrazione del sistema basato su algoritmi Open Graph, usato da Facebook per tracciare movimenti degli utilizzatori e delinearne gusti e interessi. Tale strumento perfezionato verrà integrato in nuove applicazioni che sfrutteranno servizi e tecnologie di Ebay. A questo punto entra in gioco X-Commerce, progetto avviato da Ebay Inc. per potenziare la rete del commercio elettronico attraverso servizi integrati come Magento, la piattaforma software per creare siti di E-commerce, Paypal, il sistema di pagamenti immediati online ed Ebay, Gsi, azienda specializzata in soluzioni per il commercio elettronico (con più di 120mila rivenditori nel mondo) ed il noto sito di aste su web per l’appunto.  Grazie all’accordo, le imprese potranno trarre maggiori profitti dalle vendite online, grazie al loro aumento tendenziale.

Perchè le persone dovrebbero essere più incentivate ad acquistare online? Perchè l’esperienza dello shopping online sarà più immediata e “social” rispetto a quanto non accada ora. Social perchè gli acquisti o intenzioni d’acquisto verranno pubblicate sulla bacheca di Facebook, così come opinioni, recensioni di prodotti e raccomandazioni, con la possibilità di stimolare la curiosità di altri amici, influenzarli  generando ripercussioni sul trend di vendita. Le imprese potranno contare anche su un maggior numero di potenziali clienti in quanto potranno conquistare anche gli utenti più pigri ed indisposti difronte all’ennesima richiesta di registrazione e cessione di dati. Grazie alla nascita di Paypal Access, infatti, l’autenticazione ai siti di e-commerce sarà quanto mai rapida. Si useranno le stesse credenziali necessarie per il pagamento con tale strumento (ormai la quasi totalità dei negozi virtuali lo contempla). La transazione (naturalmente sicura) sarà più snella, l’acquirente dovrà solo accedere una volta con username e password, riempire il carrello e pagare.

Si tratta di funzionalità apparentemente banali ma che rappresentano una piccola rivoluzione del campo del commercio online. Facendo un parallelo con il mondo reale è la stessa differenza che c’è tra l’accogliere il cliente con un sorriso e a “porte aperte” e invece costringerlo a suonare un campanello, attendere una risposta, rincorrere il cassiere per pagare ecc. Una nuova chiave di volta che garantirà un futuro di crescita alle aziende pronte a scommettere nella rete potenziando i canali di vendita online.